Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

24.6 LO STATO MODERNO RASSEGNA DELLA STAMPA Crli merli (Risorgimento, agosto 1945) « Non a caso ci siamo soffermali sul– la posizione sociale degli intellettuali: essi possono essere elemento dirigente solo in quanto sappiano rinunciare al– ~a pretesa di un'autonomia del ceto me– dio e sappiano invece svincolarlo dalla soggezione alla borghesia e unirlo de– cisamente alle forze delle classi lavo– ratrici. La grande borghesia dando vita al fascismo si è isòlata e deve perire come classe dominante•· (Gastone Ma– nacorda). D'accordo per il destino ri– serbato alla grande borghesia, che per forza di cose sta trasformandosi e per– dendo il ruolo di classe dominante. Ma non si faccia confusione tra grande borghesia, detentrice degli strumenti di produzione, e borghesia tout court, che è poi ceto medio, e comprende un flut– tuante strato sociale al quale si accede non per possesso di beni mater:ali, bensi spirituali. Il ceto medio, dal pun– to di vista economico, è sufficientemente proletarizzato, spesso, anzi, si trova in istrettezze che il capo operaio o l'ope– raio d'una grande fabbrica non si so– gnerebbe di sopportare, appunto per mancanza di lieviti spirituali. Tant'è che il ceto medio, economicamente po– vero, si prende la rivincita sul terreno della cultura, come riconosce il Ma– nacorda quando afferma che « questo strato, che non è dunque propriamente una classe, e non è quindi una frazione indipendente della società contempo– ranea, può avere tuttavia una grande, e in Italia, in qualche momento, anche una decisiva funzione nella vita poli– tica •· Dove si vede che tutto il ragio– namento è inficiato dal volere schema– tizzare la società in classi, fino all'ar– bitraria definizione che per sostenere le proprie conclusioni il Manacorda dà. di piccolo borghese e ceto medio: « Nel– la terminologia sarebbe bene distin– guere, e intendere, almeno in senso eco– nomico, per piccolo borghese il produt– tore di beni con mezzi di produzione e con lavoro proprio (tipo artigiano); per ceto medio, invece, più propriamente, quello strato sociale di lavoratori ad– detti generalmente a lavori non pro– duttivi di ricchezza (intellettuali in ge– nere) o inseriti nel ciclo della produ– zione con funzioni tecnico-direttive». Accidenti a11a confusione! Sono i por– tati d'una visione classista della società, schemalizzatrice ed inadeguata alla realtà storica. Vificio idrale dei crli medi (Libertd, 25 settembre) A proposito del pezzetto o, come lo chiamava Bontempelli, pezzullo di cui sopra, invitiamo alla lettura delle se– guenti parole di Benedetto Croce, pro- nunciate al congresso del Partito libe– rale: « Poichè ora si suole malamente tradurre ogni forza sociale in termini di classe economica, udiamo rivolta a noi (liberali) l'accusa di essere l'espres– sione di una classe, del ceto medio o de!!a borghesia, come la chiamano. (Da cui l'identità di ceto medio e borghesia nel linguaggio comune classista, cui Croce si riferisce). E noi possiamo rac– cogliere l'accusa e farcene titolo di onore, ma con l'aggiunta avvertenza che il ceto medio o borghesia, di cui si par– la, non è una classe economica, e molto meno è la classe oggi aborrita sotto il nome di capitalista, ma è il supera– mento delle classi economiche in un uf– ficio ideale, nell'ufficio imparziale del pensiero e della cultura ... •· Il rorr/onromhelicalr. (La Nuova Europa, 16 settembre) • I detentori delle grosse fortune fa– sciste o ereditarie, 'che manovrano die– tro certi organi di cui non sai se am– mirare l'incoscienza o la spudoratezza, sanno perfettamente dove vogliono ar– rivare, cioè al discredito della demo– crazia. E la manovra si svolge a gonfie vele, favorita dagli errori dei due par– titi di sinistra: il socialista, che per dirla pittorescamente non quaglia, e il comunista, la cui tattica moderata non inganna più nessuno, perchè ha sco– perto il filo ombelicale russo». Ecco: il filo ombelicale russo si manifesta ogni qualvolta gli interessi del Paese entrano in gioco senza infingimenti. Il pezzo su riportato è di Arrigo Cajumi che con– clude con parole che ci piace trascri– vere: « Elezioni, comunque, dunque e presto. La repubblica dei comitati, osti– nandosi a sopravvivere, ci riporterebbe in breve al famoso ministero al disopra dei partiti che sappiamo benissimo dove va a sboccare: nella politica di Luigi Federzoni •. Toqliallesca (l'Unità, 19 settembre) Non faremo un commento ciN:ostan– ziato all'infelice articolo di Palmiro To– gliatti dal titolo: « II nostro paese nel mondo•. Sottolineeremo soltanto alcune frasi, lasciando al lettore intelligente di trarne le conclusioni. • Vi è un mezzo sicuro di ridurre al minimo, non solo l'influenza ma rautorità ed i1 prestigio del popolo italiano. Esso consiste nel fare del nostro Paese il servitore di una qualsiasi forza esterna reazionaria, col pretesto di riceverne un aiuto mate– riale immediato od un appoggio per la restaurazione di un ordine politico rea– zionario •· li che vuol dire: 1) che di una forza politica non reazionaria, ov– vero progressista (leggi Russia), si può fare del nostro Paese un proselite; 2) che l'Inghilterra e l'America sono rea- zionarie, anche dopo che il laburismo, fra tanta contentezza dei nostri comu– nisti, è andato al potere in Inghilterra. « ..• Noi consideriamo la questione per noi più importante, che è quella del Mediterraneo, non secondo Je scemenze imperiali del fascismo ma secondo la vecchia tradizione italiana per cui quanto maggiore sarà il numero degli Stati interessati al regolamento di que– sta questione, tanto maggiori saranno per noi le garanzie di indipendenza•· II che vuol dire: la Russia vada sul Mediterraneo. Che è un bel modo per salvaguardare la nostra indipendenza g!à !in troppo minacciata dagli appe– titi scatenati di altri Paesi. Una nuova bocca ci dovrebbe assicurare che nean– che le briciole ci resterebbero. • Siamo contro ogni sistema di alleanza o di blocco che tenda a farci partecipare ad un intrigo anche lontanamente diretto contro la pace•· La paura della guerra futura è qui tirata in ballo per evitare il pericolo (pericolo per i ceti comuni– sti) di una adesione dell'Italia agli inte– ressi occidentali, cosi chiaramente de– lineati da Blum in quella Francia do– ve i comunisti sono stati largamente sconfitti. Librrlà di srnmr,n (Gazzetta d'Italia, 20 settembre) Riproduciamo il testo di un tele– gramma inviato dal C.L.N.A.I. al gior– nale indipendente Gazzetta d'Italia di– retto da Massimo Caputo: « C.L.N.A.l. preso esame seduta 12 corrente at– teggiamento cotesto giornale ha unani– memente deliberato esprimere sua de– plorazione per manifesta contraddizione accordi assegnati cotesto giornale com– piti e carattere d'informazione per cui dovrebbe astenersi prendere posizioni polemiche e nettamente parte stop Ri– chiama conseguentemente cotesta dire– zione leale osservanza intesa evitando assumere atteggiamenti contrari. Pre– sente comunicazione non è resa pub– blica ed è· diretta cotesto giornale e C.L.N. piemontese. Segretario generale C.L.N.A.I.: Cecconi •. Che cosa ha fatto la Gazzetta d'Italia? Ha forse difeso Mussolini, Farinacci, Volpi? Niente di tutto questo. Ha soltanto attaccato chi riteneva di attaccare, ha polemizzato, ha insomma fatto il dover suo di gior– nale indipendente. L'antipatica diffida del C.L.N. contrasta, poi, con ciò che avviene a Roma, dove si pubblica una caterva di giornali indipendenti e nes– suno. si sogna più di intervenire. Con– trariamente, a Milano e a Torino, il C.L.N.A.I. crede di dover difendere una « politica » che non ha nè può avere, specie dopo il governo Parri e la Consulta, governo e consulta in cui il meglio, il più politicamente vivo dei C.L.N. si è travasato. SICANUS

RkJQdWJsaXNoZXIy