Lo Stato Moderno - anno II - n.7 - 1 maggio 1945
a LO i>TATO MODERNO, 1• MAGGIO 1945 annette nel marzo 1939 Boemia e Moravia, regioni ormai in– teramente ceche, con solo il due per cento di Tedeschi, e impone la sua protezione, cioè il suo protettorato alla Slovac– chia. E' un sopruso, che nulla giustifica, a danno di un po· polo che si era affidato alla sua buona fede, che svela firial– mentc anche agli ingenui il vero volto di Hitler. Questa vol– ta l'Europa, l'Europa civile, non può accettare il fatto com– piuto. E non lo accetta. Ma non accettarlo dovrebbe signifi– care, prima o dopo, fare la guerra, perchè non si potrà conti– nuare fino all'infinito nella situazione per cui la Germania considera suo proprio il territorio cecoslovacco, e le altre Potenze continuano a considerarlo uno Stato indipendente. Anzi, a tenore degl'impcgni di Monaco (sia pure non tradotti ancora in un documento formale), Inghilterra e Francia (e Italia) dovrebbero far la guerra, subito, per far rispettare la indipendenza dello Stato da esse garantito. Se dunque a questo punto Inghilterra e Francia fossero · intervenute contro la Germania, nessuno avrebbe potuto dar lOl'o torto, e meno che mai Mussolini, che nella « Lettera a Runcimann > aveva detto: « Se Hitler pretendesse di annettere tre milioni e mezzo di Cechi, l'Europa avrebbe ragione di commuoversi e muoversi> (ed ora egli ne ha annesso esat– tamente il doppio). Non la fanno, invece, vuoi perchè sperano aacora in una resipiscenza di Hitler, vuoi perchè non si sen– teno ancora sufficientemente forti. Ma è chiaro che questo è l'ultimo fatto compiuto a cui esse potranno assistere senza reagire, o reagendo soltanto con l'arma puramente passiva del non riconoscimento. Anche il vecchio Chamberlain non può non capire che poco importa se la Cecoslovacchia è lon– tana, e se domani le ambizioni tedesche si appunteranno 5ull'ancor più lontana Ucraina: effettivamente la pace è in– divisibile, l'equilibrio europeo è un tutto armonico, e la Gennania, una volta assicuratesi le risorse dell'Europa orien– tale, sarà in grado di attaccare anche le Grandi Potenze ec"Cidentali. Londra ricorre allora, trascinandosi dietro la Francia divisa i, incerta, alla politica del!' accerchiamento. Il 21 marzo, in uaa nota a Parigi, Mosca e Varsavia, constatato che la Ger– mania aveva iniziato una politica di dominio tale da minac– oiare tutti gli Stati europei, propone una « organizzazione di mutua assistenza da parte di tutti coloro che si rendono conto della necessità di proteggere la società internazionale contro l'ulteriore violazione delle leggi fondamentali su cui questa riposa. Il 23, dopo il nuovo colpo di forza che ha imposto alla Lituania la cessione di Memel, Chamberlain dichiara ai Comuni che il Governo di Sua Maestà Britannica interpreta le recenti azioni del Governo Tedesco come dirette a « cercare a poco a poco di dominare l'Europa, e forse di andare anche eltre >; se così fosse, « ciò farebbe sorgere una resistenza coronata da successo da parte della Gran Bretagna e di tutti :li altri paesi amanti della libertà>. Seguono il 31 marzo la dichiarazione unilaterale di assistenza a favore della Polonia, divenuta reciproca il 5 aprile; il 13 aprile la dichiarazione unilaterale, accettata dagli interessati, di garanzia a favore della Romania e della Grecia; il 12 maggio l'accordo di .mu– tua assistenza con la Turchia per « l'eventualità di un atto di aggressione, che conduca alla guerra nella zona del Me– diterraneo »; mentre sono in corso a Mosca i negoziati con l'U.R.S.S. Ed è pur sempre politica squisitamente difensiva, la politica dei Paesi che si sentono solidalmente minacciati dalle ambizioni tedesche. La formula infatti, con qualche variante, contempla l'impegno dell'Inghilterra di prestare im– mediatamente tutto l'aiuto in suo potere ai Paesi garantiti, nel caso di azioni che ne minaccino chiaramente l'indipen– denza e a cui essi considerino vitale resistere con le loro forze nazionali. Hitler deve capire che la corda è ormai troppo tesa, che non può più continuare col sistema che gli ha servito tanto bene fin qui. Egli ha avuto nel giro di pochi anni, una serie di successi quale sarebbe stato follia sperare. Ha ricostituito un potente esercito e una potente aviazione militare, ha ri– militarizzato la Renania, ha annesso l'Austria e il territorio dei Sudeti: e l'Europa, divisa e allibita, non ha reagito. Non può invece egualmente digerire l'annessione de!-Ia Cecos.Jo– vacchia; ma, poichè la guerra non scoppia subito, poichè la politica di accorchiamento si svolge alla luce del sole, Hitler ha tutto il tempo di riflettere e di maturare le sue decisioni. Le trattative sono ora rese estremamente difficili dal fatto che, dopo l'aggressione alla Cecoslovacchia, nessuno può più credere alla sua. parola: tuttavia egli ha ora in mano un grosso pegno. E' certo infatti che se egli fosse disposto a ne– goziare, a'l tavdlo di una Conferenza, la restituzione della Ce– coslovacchia - che nessuno gli vuol riconoscere ma per cui nessuno vorrebbe far guerra, e che non gli costerebbe nes– suna rinuncia ai suoi principi perchè non ne aveva mai fatto oggetto di rivendicazioni - egli potrebbe ancora ottenere delle concessioni in altri campi in cui ritiene im!'<l!!nato l'o– nore tedesco. Del resto, ancora il 1 ~ settembre, e pur senza chiedergli nessuna rinuncia preventiva alla Cecoslovacchia, Inghilterra .. Francia si dichiareranno disposte alla Conferenza internazio– nale proposta da Mussolini « con lo scopo di rivedere le clau– sole del trattato di Versailles che sono causa del!' attuale tur– bamento della vita europea »: conferenza in occasione della quale egli potrà senza dubbio strappare pacificamente nuove concessioni. Gli si chiede soltanto la rinuncia al nuovo fatto compiuto dell'invasione della Polonia, che è in atto da un giorno solo. Senza di ciò l'Inghilterra deve fare la guerra. Lo deve perchè non può mancare alla parola data alla Po– lonia, e perchè non può permettere che la Germania diventi. pezzo per pezzo, padrona dell'Europa. E' ozioso affermare che, col pretesto di difendere la Po– lonia, Londra ha perseguito la sua politica contro la Germa– nia. Non si può pretendere infatti che un governo faccia una politica contraria all'interesse del suo paese: e se questo In– teresse coincide con quello della difesa dei piccoli popoli, con quello della giustizia e della libertà in generale, l'opinione pubblica dei paesi civili non dovrà bensì fame un merito particolare a quel governo, ma è evidente che si schiererà accanto ad esso. La guerra, dunque, non è scoppiata, se vogliamo, per Dan– zica e per il Corridoio, che ne sono stati la causa occasionale. La guerra è scoppiata perchè Hitler, contro la parola data e al di fuori di ogni precedente rivendicazione, si è impadronito nel marzo 1939 della Cecoslovacchia; perchè, a questo punto, l'Inghilterra ha deciso di non permettere alcun ulteriore colpe di forza della Germania, e a questo scopo ha cominciato a prendere le sue misure sul terreno diplomatico; perchè Hitler non ha tenuto nessun conto dell'avvertimento, e ha voluto fare egualmente il suo colpo di testa. Che lo abbin fatto su Danzica e il Corridoio piuttosto che in un'altra di– rezione. non ha rilevanza. Del resto, è evidente che neppure di Danzica e del Cor– ridoio egli si sarebbe accontentato, così come non si era accon– tentato un anno prima del territorio dei Sudeti; e come la conquista dei Sudeti aveva costituito il primo passo per l'annientamento della Cecoslovacchia, quello di Danzica e del Corridoio doveva prepara~e l'annientamento della Polo– nia, che fra l'altro era necessario per arrivare all'Ucraina. Così, metodicamente, si sviluppava il piano di Hitler, il piano che Hitler stesso aveva tracciato nel suo prezi0110 Mein Kampf. Se qualcuno dubita ancora da che parte siano le responsabilità decisive della seconda guerra mon– diale, legga a pag. 387 dell'edizione italiana, conveniente-
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