Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

molli son sicuri d'averla trovata nella parte didascalica, culminante nella poesia del costume e in quella '' delle entrate e delle uscite,,. Tuttavia non è questo che possa sostanzialmente far differire un'opera di teatro da un racconto o da una descrizione di viaggi. Il regista può e deve se necessario manomettere le parole ; le didascalie possono esser messe dal' regista oltre che dall'autore con risultati eguali e migliori. Le note sui vestili, solla disposizione degli oggetti, sulla pronuncia hanno il solo valore di compiutezza per la comprensione di chi legge. Nel primo modo potrebbero stare in teatro " Madame Bovary H ridotta da Baty e le " Tom Show,. dei negri. Se in• vece permane la divisione in atti, tre o cinquanta, ma atti conchiusi e non capitoliquadri, non è per una dannosa placenta che ci leghi ad Aristotile e a ieri, ma per un buon senso che impedisce atteggiamenti, eccessi e adeguazioni a mode stagionali, per il medesimo motivo per cui generalmente le pitture vengono terminate in forma quadrangolare. La divisione in quadri può essere la necessità di un'opera, non un metodo costante. Conosciuto il significato corrente attribuito alla parola e teli.· tralità •, bisognerebbe cambiarla qui, se non fosse da modificare nell'accezione comune. Teatralità nasce dalla proporzione fra termini opposti, proporzione e indi gradazioni di termini e non dal rapporto fra toni e variazioni dello stesso motivo come accade a surrealisti ed astrattisti di tenden• ze estreme io molti casi. Gli autori dei drammoni popolari avevano persin troppo inteso il rapporto e ne avevano anche troppo bene sviluppato gli scorci in retorica. La teatralità è nell'argomento, nella concezione dell'opera per il teatro. li rap• porto più semplice ed il migliore è ancor quello fra suggestivo umano (leggenda) e misticismo, risultante del riverbero umano nel metafisico. E' chiaro che per misticismo non s' intende quello di Yeats ad ese1Dpio (2• alto de "' L'unicorno delle stelle,,, dove da una battuta ali' altra si avverte l' alzarsi ed il cadere. Rapporto base è quello fra realtà e finzione. Non sono cose nuove, ce ne ba dato il miglior esempio Dante, i Greci nel collocare Omero accanto ad Arcbiloco, Apollo e Dioniso. La " Commedia ,, è tea• tro nella sua esistenza strutturale, non lo è sempre negli incontri danteschi. La luce catartica è in questo rapporto neppure popolarmente completa in altro genere di proporzioni (come filosofia e personaggio dato; ombra e sistema filosofico; vuoto del personaggio e concezione poetica dell'es• sere), poichè nessuno dei termini vasti di queste relazioni è taoto popolare che la metafisica e segnatamente quella cristiana. Ognuna di queste seconde proporzioni dipende da una personale costruzione e il favore dell'accoglienza dalla divulgazione 10 Fondazione Ruffilli - Forlì del termine vasto della proporzione, quando sia così luminoso da imporsi da solo. Cocteau con i suoi saggi ha pensato a questo ed evitato un irragionevole pericolo. Caso particolarmente intimo è quello del vuoto del personaggio o meglio della nicchia e la intuizione poetica dt un reale. Tecnicamente sempre quello meno ben risolto. Questi citati non sono tutti i rapporti che vi possano essere e non st intende da questi trarre una misura di valore, che consiste piuttosto nella quantità delle pro• porzioni che nella qualità di esse. La funzione ed il valore de.Ila parola in questo è quella del mezzo unico a tale scopo. L' unità di colore, quella che viene intesa e adattata più praticamente e realizzata come densità d'ambiente in tutte le arti e già opportunamente traviata fino al dramma giallo, è il terzo punto di queste riflessioni. Intesa come densità d'ambiente in teatro si potrebbe pensar riferita particolarmente a occasioni e a scene di un' O· pera teatrale e nel miglior caso a quelle parti in cui fosse più perfettamente rag• giunta, dinamicamente, dovendo la staticità essere una parvenza potenziale. E prima attraverso la parola e anche senza l' azione. Con unità di colore si può invece immaginare il concetto pm vasto e completo. In pratica, per i matematici, è l'uniformazione costante ad un concetto, ma poichè ir.l arte non esistono termini dogmi punti, I' unità di colore è il piano da cui nascono i personaggi, una quas_i natura - Wille scho• penbauriana per avere un paragone colo• rato, e contemporaneamente il piano inclinato sul primo ad angolo in un punto o in un segmento (e i piani paralleli?), che giustifica l'esistenza dei personaggit im~ ponendo loro l'adeguazione ad un termine che collima colla loro, o dell'autore, ,·o• lontà d,i essere e necessità di essere. I dualismi continuano ad esistere, non avevo affatto pretesa di unificarli, piuttosto scoprirne e chiarirne, poichè il teatro na• sce da un rapporto. Il teatro è nel testo prima di essere sul palcosceuico. Questo è il solo dualismo che non esista poichè il teatro è compiuto nel testo (con o senza note non importa) come è compiuto nello spettacolo. Non è composito neanche sul palcoscenico, soltanto è una compiutezza più vasta che si serve fra l'altro del calore di uua platea, mentre alla lettura si serve soltanto della forza intensiva della parola. SERGIO MORANDO MARINO !IIARINI: Gli arlecchini

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