Il Socialismo - Anno II - n. 17 - 25 ottobre 1903

IL SOCIALISMO e semplice. Affare complicato e dispendioso, del quale solo pochi coscientissimi possono intendere il perchè. Quindi perdita di energie, dispendio inutile, o per lo meno superfluo, di forze e di lavoro. 11 Socialist Pari), stima invece che si possa arri– vare a persuadere una buona volta gli operai unionisti ad uscire dal vecchio corporativismo per spingersi al largo tra le belle lotte della classe lavoratTice contro il sistema capitalistico. Quindi esso sostiene la neces– sità cli non abbandonare quest'opera di ringiovanimento del vecchio corpo della unione pura e semplice, ed af– ferma essere utile per il partito nostro non l'isolarsi, ma il lottare in favore della partecipazione del movimento unionista al movimento socialista. Pochi esempi ba– stano a dirci come questa massa enorme di operai or– ganizzati che non può essere trascurata, si manifesta poco a poco favorevole a questa nuova lotta. I mina– tori del \Vest già hanno aderito al Socialismo e in pa– recchie Federazioni già si parla della necessità di una politica socialista operaia da contrapporsi alla politica dei grossi ladr~ che sotto le spoglie della democrazia o della repubblica, infestano questa terra fortunata. Può il Partito socialista disinteressarsi di questi sforzi o, peggio, può prenderli a gabbo come tentativi vani ,o di acchiappanuvole o di mistificatori? Io non credo. Nè l'ha creduto il Congresso dei socialisti italiani, il quale ha in proposito votato che: « In merito alla organizzazione economica, Ja Fede– « razione si adopera perchè tutti i soci si organizzino « nelle Unioni di mestieri e vi facciano una attiva pro– « paganda allo scopo di dare a queste organizzazioni << un carattere di classe e distarle dal ~gretto corpora– « tivismo nel quale sono state finora ». . .. Un'altra questione, intorno alla quale sono comple– tamente discordi i socialisti di questo paese, è quella della municipalizzazione o nazionalizzazione dei pub– blici servizi. Negli Stati Uniti ove lo sviluppo indu– striale e l'accentr~mento capitalistico sono tanto avan– zati e dove marcatissimo è lo spirito della iniziativa individuale, l'opera dello Stato e del Comune è limi– tatissima. I grandi servizi di utilità collettiva sono la– sciati interamente o quasi alla speculazione privata. In tutti gli Stati Uniti non solo appartengono ad immense Compagnie per azioni, le ferrovie e le linee tramviarie, ma il servizio stesso dei pacchi postali è fatto dalle Associazioni private chiamate Expres come l 'American Expres, la 1-VestPargo, I' Adams, ecc. Gli ospedali sono abbandonati al cosiddetto libero giuoco della concor– renza e con essi le case di salute, i manicomi stessi. Privato è il servizio telegrafico, monopolizzato dai potenti~simi trusts ,· privato il servizio della illumina– zione pubblica e privata. A New York è privato per– sino l'inaffiamento stradale: chi paga quel tanto all'im– presario vede il tratto di strada che ha dinanzi al suo magazzino o alla sua abitazione inaffi_ato,e chi non paga ha polvere negli occhi. Eppure io credo che nessun paese come questo possa tanto prestarsi ad esperimenti pratici e conclu– denti di municipalizzazione. lntere città sono formate attorno ad uno stabilimento industriale. Come Pullmann presso Chicago, dove 12 mila operai lavorano alla co– struzione dei famosi carri ferroviari - cosi tanti altri centri produttivi nord-americani sono formati da una popolazione esclusivamente industriale e proletaria, la quale non possiede alcun capitale proprio o ha soltanto la proprietà del cottage (piccola casa circondata da un giardinetto), ma ha una siiflìciente educazione, gode del diritto politico e può valersene nel suo interesse. · Qui la propaganda per la municipalizzazione "dei pubblici servizi e per l'esercizio statale o na,.ionale dei trams, delle ferrovie, dei battelli, delle farmacie, del pane, ecc., trova un ambiente pront.o a riceverla, a comprenderla e le idee della pubblica azienda, sosti– tuita alla speculazione individuale capitalista, possono essere intese. Il Socia/ist Pari;), ha compreso questo e fa attivis– sima propaganda in tal senso, per questo esso ha po– tuto reclutare nel suo seno gli antichi clementi che formavano il grosso dell'esercito del partito nazionalùta di Henry Guerge e del popolista di Giorgio Bellancy. li Socialist Labor Pa-rty combatte invece la tendenza municipalizzalrice e chiama socialisti spuri quelli che se ne son fatti banditori. Anche nella questione delle tasse i socialisti ameri– cani hanno trovata· materia di divisioni e di dissensi. « Gli operai non pagano le tasse~> - afferma il Socialist Labor Party - << noi non ci dobbiamo quindi preoc– cupare di questa questione. Preoccupandocene, avremmo forse i voti dei bottegai, dei farmers I dei piccoli indu– striali, ma tutta questa gente è destinata a sparire divo– rata dal grande capitale: favorendola noi ritardiamo l'avvento del Socialismo ». Esso crede ancora cieca– mente alla legge ferrea del salario. L'operaio è un animale da soma, e gli animali da soma non pagano le tasse. È il padrone che paga per loro. Questo affermano i propagandisti del Socialismo deleonista del Nord-America. Per essi non esiste quindi una questione tributaria, non esiste la g1'ande questione delle tariffe protezioniste che agita tutti i paesi e che interessa sommamente il movimento operaio nord-amc• ricanc. Mi sarebbe facilissimo trarre, dagli esempi forniti dalla recentissima storia economica di questo popolo, la dimostrazione di quella 'grande verità che fu affermata continuamente da noi che qualunque imposta ha per ej}etto di peggiorare le condizioni della classe lavoratrice, sia con la ripercussione, sia con i' esaurire le fonti «attuali» detia p1-oduzio11e, come ottimamente dimo– strava l'amico e compagno Antonio Lissoni nella Cri– tica Sociale e come dimostrava il Leone nei suoi po– derosi articoli sulla Politica commerciale dei socialisti. Coerente col suo sistema, molto semplice invero, il Socialist Labor Party combatte anche oggi ogni forma di cooperazione e chiama illusi coloro che· veggono nella cooperativa uno dei tanti mezzi per raggiungere la mèta finale del collettivismo. Certo non ovunque in questa immensa nazione, in cui tante e così varie sono le con– dizioni di ambiente tra Stato e Stato, tra paese e paese, è possibilC l'impiego di un tal metodo di lotta. Contro ai grandi trusts del tabacco o della carne non varrebbe certamente nessuna cooperativa di sigarai o di macellai. Sarebbe un voler far cozzare il vaso di terracotta contro 1 Campagnoli.

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