Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 19 - 15 ottobre 1901

RIVISPTOAPOLAR DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI AnnoVII. - N. 19 Abbonamento postale Roma,15Ottobre190 I Si fa vivissima preghiera ai nostri abbonati, i quali ancora non si sono messi in re~ola coll'Amministrazione, di mandare subito l'importo del loro dare se non vogliono costringerci a SO!iiftendere loro l'invio della llivista che vive con le !!-Olseue forze e che non viene stampata gratuitamente dal tipografo. Noi non risparmiamo nè spese, nè cure coscienziose per render la llivisla sempre migliore, ma vo1-remn10esser compensati con la puotuulUà- ci pare non chieder troppo! - dei pagamenti. LA DIREZIONE. In RBDUbblica - Il sistomDraosrnonzialo I monarchici italiani. _nel periodo in cui credevano che il regime costituzionale fosse ancora fiacco e non ben radicato nel paese, al regime repubblicano perché esso, storicamente falso, aveva a.Imeno la prudente pretesa di riferirsi al caso speciale dell'Italia, e,tsenza volerlo, larciava la più grave accusa ai monarchici, lasciand-, intendere che in essi non c'era il benchè menomt spirito di abnegazione, e che• in'essi il sentimento monarchico, o semplice- ~ "" mente dinastico, si so- attribuivano difetti e pe- ·ricoli, o semplicemente sciocchi o assolutamente immaginari; difetti e pericoli che non trovavano alcun fondamento nella vita delle repubbliche contemporanee. S'intende che ci riferiamo alle repubbliche civili e bene ordinate; nella stessa guisa, in cui quando si fa la critica del regime monarchico costituzionale ci si riferisce alle monarchie che presentano le stesse condizioni. A chi volesse giudicare il sistema repubblicano dallo spe ttacolo, che offrono alcuni staterelli del Centro e del Sud America, noi potremmo rendere la pariglia giudicando il regime monarchico dallo spettacolo che offrono la Grecia, la Serbia, la Per combatterel'anarchia. vrapponeva sul sentimento unitario e sull'in• Spagna, ecc. teresse nazionale. Il tempo ha fatto giustizia delle sciocche obbiezioni contro il regime repubblicano. Si è visto trasmesso il potere negli Stati Uniti e in Francia in momenti gravissimi - ad esempio dopo l'assassinio di Lincoln negli Stati Uniti e dopo il tentativo per la restaurazione monarchica, cui slealmente erasi posto a capo il Mac Mahon, e durante il boulangismo in Francia - senza che l'ordine pubblico fosse stato menomamente turbato; senza che ci fosse stato il menomo accenno a guerra civile. In quei tempi nei qµali la repubblica si combatteva con argomenti inaenui, o a base climalafede, non si esitava ad assicurare che la repubblica equivale~a all'anarchia·, che ogni elezio- Se i mastini sono divenuti rabbiosi, anche i piccoli cani innocui sarannomessi a catena. ne del presidente _dava (Semplicissiinus di Monaco). In quanto alla continuità dei criteri di governo basterebbe ricordare la dottrina di Monr o e, · il protezionismo ecc., nell' America del Nord; l'alleanza rus~a che si persegue in Francia da dieci anni, e che ha resistito al mutamento di diversi presidenti. La realtà,infatti, è assolutamente diversa luogo a vere battaglie tra gli elettori; che mancava la continuità nei criteri di governo - difetto che diveniva grave in Europa per la mancanza del cosidetto esprit de suite nella politica estera. E non teniamo conto del famoso apoftegma di Crispi : la monarehia ei unisee, la repubbliea ei dividerebbe, Biblioteca Gino Bianco da quella che volevano dare ad intenderei monarchici; ed è questa: in repubblica, quando un'idea è nella coscienza del popolo, sa farsi la sua strada attraverso a tutti gli ostacoli e attraverso a tutti i cambiamenti di persona; e in repubblica s'impone l'idea collettiva

362 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI e non il capriccio dei singoli. Inconveniente, questo ultimo, che si. potrebbe attribuire più facilmente alle monarchie, nelle quali la volonla, l'interesse, il capriccio di un solo riesce ad imporsi alla collettivita, anche dov_evige il regime rappresentativo, come potremmo dimostrare con parecchi esempi cli mutamenti rapidi nei criteri di governo e nella politica generale dello Stato. Oggi, ad onore del vero, le vecchie e stupide accuse contro il regime repubblicano non si ripetono più che in qualche farmacia cli villaggio; non è raro il caso, anzi, in cui i monarchici, più intelligenti e più onesti, riconoscono i pregi eccezionali del regime repubblicano, o almeno di qualche modalità del medesimo. · A questo pensavamo leggendo un articolo della Stampa di Torino che porta per titolo: Il presidente, e che venne pubblicato dopo l'assassinio cli Mac Kinley. Ed a noi sembra tanto caratteristico e interessante che vogliamo riprodurlo integralmente, riserbandoci cli aggiungervi in ultimo alcuni nostri commenti e schiarimenti. • • * Scrive l'autorevole giornale cli Torino: « Il presidente llcgl i Stati Uniti d'America, non ò, come il suo collega di Frnncin, un bell'nomo rappresentativo sce!Lo dalle due Camére arfinchò non faccia nulla, o, meglio, si adatti a porre•Ja Orma in calce ai clecret,i ecl alle leggi che gli vengono messi dinnanzi dai cai,i dei Gabinetti che se11za trcgrn1 sono iunalzat.i sugli sondi e buttati git1, secondo le combiuazioui repentine dell'alchimia parlamentare. « Egli ha, un potere ~i:;o che gli cleri va <lal suftrao-io di milioni di concittadini, ed ha la forza, che ò nec~ssaria per far uso del suo potere. « l:gli è qualcosa di mezzo fra 1111 primo ministro e(1 un re. Non ha la diguità cli re e b sua carica uon dura quanto quella di nn monarca ereditario .. ì\Ieutre però nei paesi parlamenkLri la èonsuotuclino lrn, voluto eh~ i\ re re~aarise per tutta la vita _e non governasse mai, 11 pres1deute regge e governa da solo per tutti gli anni della sua vita presidenziale. cr I l>igotti del Parlamentarismo che concepiscono soltanto un capo dello Stato assorto ia sfore superiori, dove non gi1111go l'eco delle umane pas~ioni, ed un primo ministro, il quale se 11e va. iuoliinandosi, non appena la rnaggiornnza elci 508 sovrani reali gli volti le spnlle, dovrebuero spiega,re il motho p('r cni i fondatori gloriosi della democrazia :unericaua, 11011ancora usciti dalla ti. annia esosa dei Giorgi d'Jngliilterra, vollero darsi nu altro tiranno ed un tiranno ehe può disdegnare di tener conto, ove il voglia, dell'opi11io1Je degli elettori e cli quella dei ra,ppresent:rnti del po-. polo. cr Il presidente trae la nomina e la potenm dal voto dei milioni degli elottori, ma, una volta nominato, deve render conto dell'opera sua solo alla stm coscienza cr l~urt,roppo aneli 'egli è un uomo, e se è eletto per la prnna volta, la, bra,ma di conquistare per altri quattro anni l'altissimo potere lo fo forse condisoellllere soverchiamente ai desiderii della folla, od almeno lo induce a serbal'e il silenzio quando la sua parola poti-ebbe tornare poco gradita agli elettori. cr :Kel secondo termine cli sua ,,ita, però, il presidente rieletto non ha pi11 nommeuo paura degli ()lettori; egli sa ohe alla scadenza dei quattro auui una ferrea con;,uetudine, imperiosa pili di una lego-e gli comanda cli rientrare pol' sempre noll'oscnrità. 0 ~lelfo vita, privata. Ed allora accado ohe 110U1inidi non grande levatura, conscii della responsabilità che loro incombe cli fronte al giudizio della storia e dei posteri, osino gagliardemonte resistere contro il furor popolare ed osino seguire nna politica che non è <111e!Jvaolt1ta <falla turbn dei politicanti, ma è quell:1 imposti~ dal dovere alla coscieuz,t di citi regge i destini cli una grande nazione. « Nessuno può chiedergli ragione dell'opera sna di esecul-ioue delle leggi vigenti: ness11no, nemmeno le C:turnre eletti ve, a cui ò afOdato il carico di faro lo · leggi nuove o cli modificare quelle esistenti. Biblioteca·GinoBianco • Il presidente non sceglie i suoi ministri fra i membri rlel Congresso o del S,rnato; •• uon è te1111t,oa 11111tarli quan,lo un voto contrario ,!ella rnag"iorau7,a lo faccia accorto che gli anf;ichi snoi 111inistri~1ou "Odono i,iì1 la fìclncia dei Cf)rpi legislativi. I snui minist~·i sono i snoi sonitori. Egli li ohia111aattoruo a sè, si serve del!'u1:f\rn !oro fìn~hè qu~sta gli torna, conve11ie11te, o,s1a tinche essa nesce utile nl buon andameuto dd potere esecutivo; ma a nessnn h:o-islatore ò lecito <li mandar via qnelli che le leggi nin fauno, n,a unicamente applicano . • cr I s11oi ministri non possono uemmeno comparire m Parlamento, e poss11110non esse.re st:1,ti mai membri del Congresso e non aver mai preso JJarte alla polit,ica mili ta11t-e. cr Il miuistrn scompare di fronte 11,J presitlente. In li'rancia, quando le Camere so110 irritate buttauo l{ii't il Ministero e,l il preside11te, il q11nle h:: firn1ato tutto ma è irresponsabile por la cattiva politic .. ~ fotta si in~ china e sceglie altri cousi 0 rrlieri nella u11ont i\Ìa""iu- oo n111za.. cc In Amedea le Camere po,-sono ùeuc essere irritate contro i mini. ti-i; ma esso 11011 possono sbarazzarsene quaudo. 11011lo conseDta il preside11te, il. qnale è il solo responsabile degli atti del Goveruo, responsabile non verso le Camere, beusl unic:une11t11 verso sò stesso . . " Di verso in ciò tlal n_ostro primo ministro, il pres1~e11t,0non propone llllll le leggi, nrn s,i quelle fabb~·1?ate da_ll~ Cam~1:e 1;1011 gli piacciono, o se le giudica clL 1mposs1bile o d1t□ etle esecuzione, egli, solo giudice ~e una legge possa o non e~sere esegnit,1, vi appone 11 veto. cr È _ardua, impre"a l'approva;r,io11e di una leo-creoontr~ la volo~ t:ì del presideu te. È cl1iopo che i <1il'eterzi <lei membri <!el Congresso e del Senato coutempurnneamer:te la votmo una seconda volta: condizione difficilissima a ,·erificar,si, perchè sol per cast..' str~no i due terzi di due Corpi, così di ,,ersamente costitni ti come il Senato_ e 1ft:Camera, han 110la meclesinrn opinione. "Noi, 11s1a vedere I capi degli S,.nti parla1uentari appro,·are sempre le leggi votate dal Parlamento siamo forse inclini a ritenere che il presidente si co'mporti nella stessa guisa. _« _::-,ulladi più erro11Jo Egli si serve del suo diritto. V1 fa un tempo, sotto la presidenza, Cleveland in cho la con-ul-10ne e l'intrigo dominavano sovraui ~el Parlamento d'America., e vergognosi contratti si conchiu-. 1leva110 peroh ò i legisln,Lori potessero fare vile meroimon io del pubblico deuaro. I bill che concedevano vistose pcnsion i governati ve a cosi eletti solchti clell'indipenclenza e della gut1Ta ili secessione che non aveva110 mai visto 111_1ca1!1podi_ba,ttnglia, 111adi erano però gran1len!e11_ted1stmt1 11ell11:dustre traffico della C/\mpra dei v_ot1,s1 succede,·a1:o gli nDi a){li altri con una progressione spaventosa, 111 mezzo alla iuclifferente comolicità di tlepu tati e senatori. • - cc Per ven_turn il presidente vegliav11-, e ben 301 leggi furono col pite clal sno voto frn le acclamazioni eleo-li o_n~sti, !I cui uni~o usbergo c'ontro le oorruzioni dei pol1ticant1 ern la fortezza del capo dello Stato. Di queste 301 leggi, soltanto ùne le Camere osarono votare una seconda volta con la maggiornnza dei clue terzi richiesta per poter far a ~neuo del consenso del presideute. « Il qu,tle regge m tal modo l'amministrazione della cosa pnbblica con la rlovuta enero-ia ed osa assumere s11cli sè lo gran,li respon abilità ol~e sono l'ichieste clall'imperiositìt delle circostanze. « feffers?n, in un mome_uto critico della storia degli Sta~1 {!L1tt1,~ompr~ _la I:msiana e Lincolu emancipa gli scl11av1 negh Stati rn nvolta senza aspettare il voto del Congre~so. Furono atti di coraggio a cui i postel'i nconoscent1 hanno data la loro approvazione. .« ;\lentre_ il ~ongresso era lacerato dalle gare partigiane, - c)ico. 11Bryco, forse il più profondo indagatore della, cost1tuz1011e americana, - il presidente continuò a far lavorare quota,mente e ininterrottamente la macchina dello Stato. In momeuti cli pericolo il potere esecutivo si innalzò quasi sino alla dittatura, come dnrante la guena cli Secessione, ,~, ritornata la pace, seppe riassumere la sua po,;izioue rigidamente costituzionale. « Fuori dell'America il « presicleute D ha avuto pochi imitatori. Ma negli Stati Uniti l'esempio è stato fecondo. Le une dopo le altre, le grandi città del continente americano, dopo essere passate attraverso ad un periodo

RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA LETTERE E SClENZE SOCJALl 363 di parlamentarismo acuto e di onnipotenza delle Assemblee deliberative, banno compreso non essere possibile un'amministrazione seria ed efficace se di fronte ai numerosi consiglieri che còntrollano non vi è un capo del potere esecutivo che governa e comanda. Il Mayor della Greater New York, mostruosa agglomerazione di più di tre milioui di abitanti, è quasi uu despota. Il Consiglio municipale è ridotto alle pure funzioni di controllo e di voto dei regolamenti e delle norme legislative. Il solo sindaco governa la città. Nomina e licenzia gli impiegati inferiori e superiori; dirige la enorme macchina burocratica senza bisogno del consenso di assessori o di altri pubblici ufficiali. · « Sembra che il sistema funzioni bene, perchè quasi tutte le città americane vanno a gara nel concedere poteri quasi illimitati al l\fayor. <I Operando in tal guisa, il popolo d'America non ha creduto mai di abdicare alla libertà: ha inteso soltanto creare un organo ohe abbia, l'iwtorità e la forza necessaria per raggiungere efficacemente lo scopo di bene amministrare la cosa pubblica, sottrnendola agli intrighi ed alle corruzioni dei politicanti ». somma per una grande nazione, in nome della solidità del bilancio ecc. ecc. respingerà inesorabilmente la domanda di un milione all'anno per combattere la pellagra; di due o tre per rendere umana, se non aecente, la condizione dei maestri; di dicci per allacciare al resto della na~ione con una ferrovia una popolazione tagliata dal consorzio civile. In Francia, ' poi, in trent'anni di repubblica, senza tener conto degli in1eressi composti, e delle spese indirette si è risparmiata sull'Impero la bellezza di ottocentocinquantacinque milioni. · Un'altra differenza: il capo ereditario di uno Stato· - è Bagehot, che parla - per natura sua è conservatore, e cercherà sempre far prevalere le idee e gl'interessi dei conservatori; ed ha i modi e i mezzi di farli prevalere - è lo stesso ortodossissimo Bagehot, che continua - colla cosidetta influenza, che esercita an,che il Re più scrupoloso osservatore delle norme costituzionali. Il capo della repubblica parlamentare non ha interessi propri ed ereditari da far• prevalere, e non ha modi e Sin qui la Stampa. Ai nostri commenti ed ai nostri chiarimenti daremo principio con una notizia per così dire bibliografica. La libertàdi riunione. mezzi di farli prevalere ; la sua influenza, anche se è un uomo superiore, sarà una quantità assolutamente négli- ' geable. Buone o cattive nella repubblica parlamentare I e idee che prevarranno saranno sempre quelle della nazione; prevalgono e s' impongono tanto, che in Francia quando esse sono in aperto conflitto con quelle del Presidente, benché questo sia coperto dalla responsabilità ministeriale e dalla irresponsabilità propria sancite dalla Costituzione, l'ultimo è stato costretto a dimettersi sotto la pressione della opinione pubblica. Informino il caso Mac-Mahon e il caso Grevy. E. Laboulaye, nella sua acuta analisi della Costituzione degli Stati Uniti, imbevuto, com'era, e pieno di ammirazione pel cosidetto governo di gabinetto all' inglese - che trovò il suo geniale apologista nel Bagehot - alla prima rivol~eva la sola amara critica eh non darci il modello di una repubblica parlamentare. Oggi egli vedrebbe pienamente soddisfatti i propri desideri nella Costituzione della repubblica francese del 1875, ch'è strettamente parlamentare. Ma con quale. risultato? Con quello poco lieto clivedere indirizzate al regime francese attuale tutte le critiche di cui si è reso meritevole il regime parlaMà tornando alle constata• zioni della Stampa, dalle quali legava gli adunati, Zauar- solo in apparenza ci siamo al- - Del resto, un progresso c'è in senso liberale, e il programmaZani<rdellèi assolutamenteopposto a quello di Pelloux per quauto riguarda i comizi pubblici. - Eh? - Già ! Pelloux delli....... 1 i scioglie ! (Asino di Roma). lontanati, osserviamo che esse mentare degenerato in parlamentarismo. Sicché La Stampa ha potuto fare l'apologia a denti stretti del cosidetto sistema presidenziale, che vige negli Stati Uniti, ricordando che il Presidente della repubblica francese è .semplicemente un bell'uomo rappresentativo scelto dalle due Camere affinche non /accia nulla, o meglio si adatti a porre la firma in calce ai decreti ed alle leggi, che gli vengono messi dinan;;i dai capi dei Gabinetti, che sensa tregua sono inafrati sugli scudi e buttati giù, secondo le combinazioni repentine dell'alchimia parlamentare. Altri,- e tra questi molti socialisti italiani, passati e presenti, continuando la critica osservano, che non vale la pena di cambiare il regime monarchico in repubblicano, se ad un Jaineant ereditario si deve sostituire un Jaineant i cui poteri durano sette anni, e che si possono rinnovare per gli altri sette. In verità, per chi ama il regime presidenziale, l'assimilazione tra il Presidente di una repubblica parlamentare ed il Re di una monarchia del pari parlamentare, non è del tutto fuori di proposito. Rimangono, però, delle differenze che fanno traboccare la bilancia dal lato della .repubblica. Una: la divers·a spesa che importano i due regimi. In Italia c'è della gente allegra che parla con molto disprezzo di quattordici o quindici milioni all'anno in più che costerebbe il capo di una monarchia su quello della repu_bblica; ma la stessa gente allegra che giudica trascurabile tale 81bhotecaGinoBianco facendo il paragone tra il potere effettivo e la parte umiliante di semplice comparsa decorativa del Presidente della Repubblica francese, non si è accorto che tirava sassi nella propria piccionaia ... monarchica. Infatti, la inferiorità del secondo è per lo appunto quella che venne sempre rimproverata al Re in una monarchia parlamentare, nella quale sinceramente, secondo la formula classica, il Re regna e non governa. Perciò Napoleone I, colla sua soldatesca brutalità, considerava il Re, in regime rappresentativo, come un cochon en graisse; Giusti lo derideva come un Re travicello; e Bagehot stesso, irriverentemente constatava che il potere efficiente risiedeva nel Gabinetto, e che alla Monarchia era lasciata la parte di comparsa teatrale, necessaria dove il popolo è incolto e brutale. E tale riteneva quello inglese. Qu'on se le disent coloro che agli anglo-sassoni attribuiscono rare virtù di razza ! È chiaro, adunque, che se il sistema presidenziale degli Stati Uniti, per la sua efficacia, per la sua potenza nel fare il bene e nell'impedire il male, è superiore al sistema parlamentare: la superiorità sua non si avrebbe soltanto, di fronte al Presidente di una Repubblica parlamentare come ·]a francese, ma anche, ed a maggior ragione, per quanto abbiamo detto, rispetto alla Monarchia parlamentare. Ciò è tanto vero che tra i monarchici c'è una larghissima corrente intesa ad accrescere i poteri e

.RlVJSTA POPOLARE DI POLITICA Ll~i TERF: E SCIENZE SOCIALI la efficienza del Re nelle monarchie · lirl')itale. Si vorrebbe una monarchia semplicemente costituzionale, come é stata sinora queIJa prussiana, e non una parlamentare come si é andata evolvendo in Inghilterra, nel Belgio ed alquanto in Italia. Questa trasformazione del regime monarchico parlamentare in regime semplicemente costituzionale, che, sotto molti aspetti, sarebbe un regresso, per gli uomini più retti, che la propuanano, mirerebbe a dare al Re quella potenza e quetta efficacia che essi ammirano nel Presidente americano, a correzione sopratutto de'i reali inconvenienti del Parlamentarismo. Ma ottenuto tale intento, a difesa della libertà e per assicurare la prevalenza degli interessi supren~i della nazione, la superiorità assoluta rimarrebbe sempre al sistema presidenziale degli Stati Uniti. Lasciamo da parte la differenza della spesa ; trascuriamo la tendenza naturalmente conservatrice di un Re ereditario ; non teniamo conto dell'istintiva subordinazitme degli interessi della nazione a quelli della dinastia. Ma chi può affidare che il munito di potenza e d,i mezzi non sia un pazzo od un malvagio? I quarant'anni di regno di Giorgio III, un Re talmente pazzo che dovette alla fine essere interdetto, sono un fatto recentissimo. Sotto Giorgio III vigeva iJ regime rappresentativo; ma gli storici tutti più monarchici confessano che i ministri più autorevoli, lord Chathan e il figlio Gu~lielmo Pitt ad'esempio, spessissimo cedettero al volere del pazzo, da cui l'Inghilterra ebbe la guerra cogli Stati Uniti e quella contro la Repubblica e l'impero in Francia. Ora, per quanto degradato sia unpopolo, non é immaginabile che esso affidi il potere presidenziale ad u11pazzr, come Giorgio III; né i buoni bavaresi l'affiderebbero ai degenerati che li reggono, se stasse in loro facoltà la scelta. Un Presidente di repubblica di quello stampo, nella peggiore delle ipotesi, verrebbe eletto una prima volta; ma i suoi poteri non verrebbero riconfermati la seconda. La Stampa non avverte, poi, ma la cos·a è degna di nota, che il Presidente delJa repubblica degli Stati Uniti è potente si, ma é responsabile. Pur rimanendo in carica venne sottoposto a processo per una ;:~<:>t~e~violazione della Costituzione Johnson, che sostituì da Vice-Presidente il Lincoln, come oggi Roosevelt ha sostituito Mac Kinley ; e, se la memoria non ci tradisce, crediamo che anche Jackson sia stato processato. Ora, é supponibile una costituzione monarchica in cui si possa sottoporre a processo il Re? Ecco come, adunque, la potenza del capo dello Stato col sistema presidenziale ha un limite nella sua responsabilità effettiva; e non ne avrebbe alcuno nella monarchia costituzionale il Re, come non l'ha Guglielmo II di Germania, che ha del pazzesco, e che per suo capriccio e volontà potrà trascinare quandochessia una grande nazione in imprese. se non più scellerate di quelle compiute dai suoi Unni in Cina, certo più disgraziate e più perigliose. • • • Noi abbiamo avuto occasione di dire che parteggiamo per una repubblica a regime rappresentativo, in cui i mali e ~l'inconvenienti del parlamentarismo vengano corretti per mezzo del decentramento, del diritto d'iniziativa, del referendum. Nella Svizzera scorgiamo il nostro ideale. Ad ogni modo se le circostanze esigessero un governo forte, un governo in cui il capo dello Stato avesse molta potenza e molta iniziativa, non c'é alcun dubbio che tutte le nostre preferenze sarebbero pel sistema pl'esidenziale degli Stati Uniti. Sentiamo il debito di aggiungere che col sistema b ol 1ec r o 1:::S ~ o presiden::;iale, ad evitare i pericoli della creazione d'intere -si personali o familiari assai duraturi, cre- <liamo necessario che gli americani si mantengano fedeli all'esempio dato da ·w ashington, e sinora seguito sempre; cioé: evitare il Tlurd Therm, la terza rielezione. Crediamo altresi che il sistema presidenziale sarebbe molto pericoloso per la cosa e per la liberlà pubblica, doYeil popolo si lascia trascinare alle guerre e dove ò numeroso e disciplinato l'esercito stanziale. Perciò in Francia la forma attuale di repubblica ci sembra più adatta a scongiurare - e non potrà riuscirvi mai interamente in dati momenti - i pericoli che alimenta in sen0 la speranza della reoanehe. Con un po.polo che si da facilmente alla guerra, e con un esercito stanziale numeroso, il sistema presidenziale in un baleno può tras:ormarc in Cesare un Boulanger o un Roosevelt. (1) LA RIVISTA. La tPiste vendemmia! Appena publ,licato il mio libro: Per la econ01ni<, 11acionalc e vet clazio snl r1raII0 erodetti che i socialisti "areblioro st-uti i pi-i 11ii a tlare nddosso all'~Oìnnatore, <li111ostrnn<lone la, fallaci.i <!egli argomenti e la fali<ità dolio cifro t2). (;l'itiche sinora mi sono Yeuuto - e tntte cortesi o ass:1i benevoli; 111a da parte cli r(lpubblicaui come Eugenio Chiesa e da, ecouomist.i quali Lor:a, Giretti. l'Economist<i <li l•'irenze ecc. I socialisti non si s0110 fatti vivi. , pero tra non 111olto potere rispondere cnn tutta sincerit·:ì ui n1iei critici; int1111to rilevo una strnna circost,anza: cm1t.ro <lui mio libro si ripresentano alcune ol>biezio11i, dw furo110 già da me combattuto; e si ripresentano c11111u '"' di o~se 110n mi fossi occupnto. Ciò 11,i ohl,lighera a ripderr11i nelle argomentazioni e nello co11elusio11i; ma ~poro di poterlo fare arldncendo fatti 1111ovi,a cn11fer111a 11111ggior0delle ultime. Un:L dellu oltliiozio11i cui cre1le1·0 di a\'ere risposto esanrio11te111e11to1ì quella della sostit111::ione delle colttirc; op1·,11rn l'illustre e carn aulico prof. Loria l'ha ripetuta t-alo e qnale gli agronomi liueristi la presentano contl'O i di ferrsori del <lazio sul grn1w, e come se io non me no fossi occupato! L'obl>ioziom', che in fondo si ri<lnce al consiglio di dat·si allo colLurc arboreo e specialmente alla viticoltnrn, arrivn, perì,, in cattivo 111ome11to,e q11a11clo fai.ti nuovi sono venuti a conformare lnminosamente e dolorosamente le mie intluzio11i. Cosicchò senza che l'uno (I) L'Imperialismo, che s'infiltra negli Stati Uniti, fa temere ai m'glio1·iamericani per la durata della repubblica. B cosi che mentre correggiamo le bozze di stampa vediamo riassunti nella Rivista internazionale di scieme sociali un articolo del New Yor1t•s F,·eeman Jour1lal in cui si leggono que-ti g:u::Iizi: e, In un .discorso pronunciato ai primi dell'anno a Boston « il P,·e,idente dell'Università di Yale us,:ì nelle seguenti pa• <I role: <I Noi avren:o tra 25 anni un imperatore a Washington se <I non arriviam > a creare una opinione pubblica che senza <I troppo contare sulle leggi, prenda il sopravvento sui sin- « dacati di accapa, ramento . Nello stesso tempo !'es: governatore del ì\'lichigan nel messaggio col quale ha trasmesso il potere al suo successore, faceva la ~eguentc dichiarazione: <I lo prevedo che se quelli <I che sono al potere e che manipolano le leggi non modifi- <I cano il sistema d'ineguaglianza che presentemente nell•orD dine dei fatti a noi si impone, in meno di un quarto di « secolo una sanguinosa rivoluzione scopi:,ierà nel noitro « paesL » • (2) All'amico R.imeo Soldi, che mi rimproverò qussi di avei-e falsato il pensiero di alcuni socialisti tedeschi raccomando la lettura dell'ultimo libro del deputato sociali si a R 0hard Calwer: Die Meistbegiinstigtin,q der Vereinigte,i Staaten von Nord-America, di cui mi occ•1però tra poco, in una all'allro suo importantissimo: Handel und vVandel.

RIVISTA POPOLAflE DI POLITICA LETTERE E ~CIENZE SOCIALI 365 sapes~e dell'altro, duo nomini diversi nella coltura e uell'indole, i1 .l!'erraTis professore di Statistica uella Uuiversit:\ di Padova e l'on. Ottavi, insigne agronomo, hanno risposto al Loria, l'uno in questa stessa Riviste, e l'altro nel Coltivatore di Casale Monferrnto, dimostmnc\ogli quanto sia fallace il consiglio cli sostituire la viticoltnni allri cerealicoltura (1). Nel mio libro, ripeto, c'er11,la risposta al consiglio di Loria; ma altri, i signori fcitti, sono venuti in mio aiuto poderoso. Cedo a loro la parola; o meglio prendo la, parola da due giorna.li d'indole di versa e .-li diversa tendenza politica: dal Giornale clel Popolo di Genova, politico, liberista e repubblicano e dal Sole di Milano commerciale-agricolo-industriale e protezionista. Il valoroso giornale repubblicano di Genova n,i presta anclle il titolo di q nesto articolo; lo noto peréllè non si supponga che coi titoli romantici voglia commuovere ì lettori della llicistci in fa,·ore dello itlee mie. E' lo Schinetti che così s'intrattiene Lll'lla Triste vendemmia: « In Piemonte, in prodncia di Pavia, e in generale nei paesi dove l'industria vinicola costituisce per molLi l'uuica fonte di guad;igno, si verilica quest'anno un singolare fenomeno, che è precisamente il contrario della carestia, ma che non ò per ciò meno 1loloroso: 11wntre non mancano lo uve per b ,endem_mia, mancano quasi do! tnt.to i co111pratori sui mercati. Si può ium1aginare quindi quale shi lo stnto d'ani1110 degli agricoltori La vendem- <I raccolto non è per niente eccezionale, poichè la pero- « nospora fece gran danno; e inoltre se mai potè dirsi « che la grandine abbia. ingenerato carestia, questo è il « caso dell'annata 190 t in Pioinonte, poichè ·vi sono lar• « ghissime zone devastate dalla grandine. Eppure ì com- « pratori non solamente sono in misura inferiore al- " l'offerta della merce, ma non si fanno vivi affatto; « non è deficienza rela.ti va, - è, finora al?n,mo, assenza " quasi assol1tta ». (Giornale del Popolo - 28 settembre 1901). Ed ora sentiamo l'altra campana, che per un caso rnro cl:\ lo stesso suono. Nel Sole di Milano si discute cla molto tempo sulla crisi vinicola; non c'è che la difficoltà della scelta tra gli articoli e le notizie relati ve alla. grave questione. Ecco che cosa seri ve Intorno nlla crisi enologica nel n. del 26 settembre: « Dalle inchiesto pervenutemi da quasi tutte le regioni viticole nostre si potrebbe assicurare che il raccolto tiell'nve in questa annata supererà di molto quello della scorsa campagna viticola; quindi avremo una produzione vinaria notevolmente maggiore. Ed invero questa fatale previsione si è già ri,erberata da qualche mese a questa parte sul mercato del vino, che, quasi ovunque, ha segnato ribasso nei prezzi. « La crisi enologica minaccici, ed in molte località troviamo i viticoltori civviliti a tal segno che già parlano cli spiantare Le viti. L'avvilimento maggiore si trova in rnià dovreb\Jc essere gi:\ inoltrata; e invece le uve as1:1ettano invano di essere staccate dai tralci : onde uuo sgomt•nto gravissimo in quelle popolazioni elio ponevano uel raccolto le loro maggiori speranze. Gli Stati Uniti, la Venezuelae la Colombia. quei paesi, cl1e, sino ad oggi, erano abituati ad iruportaro vino per il consumo propi:io, vendendo a prezzi rimuneratori Ja produzione locale. In meno di due anni tale pro· duzione è aumentata del doppio e non essendo ancora bene conosciuta, minaccia di restare ferma ad ingombra.re le cantine. " ·U 11 red,tttore dclb .Gazcetta del Popolo, cito ha visitat,o iu pochi gior11i il Monferrntu e l'Ast.ig ano, Rpingondosi poi si 110 a Valenza, ad Alessaudria, a 'l'ortona e Voghera, pe1- ripiegare indietro sino alle colline delle Langhe, così descrive lo. s1-ato.delle cose: « Il problema che oggi presenta la crisi enologica è molto complesso, e per l'importanza che occnpa l'industria vinaria nell'economia agraria nazionale inviterei tutti gli interessati ad uno studio serio e profondo ». " Il fenomeno econo- « mico è così strano e " persistente, che, come "' nell'anno passatoperot- « tenerne ht definizione Lo zio Sam : Se si morderanno finirà che li legherò tutte e due. ( Lustige Bliitter di Berlino) Ma si tratta forse di malinconie cli giornalisti'? Ohibò! L'allarme è tale " bisogiiava accettare un contrasto di termini quale " cm quello di att.rilrnire nna crisi all' abbonda,nza " del prodotto, così in questi giorni a tracciare la fi- « sionomia delhi veuclem111ia nelle 1·identi colline dovo « lussureggia la vite e i pampini piegano sotto il peso <! dei grappoli maturi, bisogna ancora commettere una · « contraddizione dicendo malinconico qnesto raccolto « che di tutti è, per tradizione la più lontana, il più « schiettamente, intriusec:uuente allegro. « Eppure il fatto è questo. Il raccolto urge, lo can• « ti ne sono ancora. piene di vi no e non potrebbero al-· « logare il nuovo, i compratori non si vedono e quasi « diventano, ogni giorno più, nn mito, e i prezzi cli cui << si parla sui mercati sono tuttavia incerti o se pos- « sono valere per il commercio cli piccole quantità non « rappresentano ancorn la \J,1se su cui possa dirsi as- « sicurato l'esito di grosse partite. <I Si avverto che se l'cinno scorso si poteva accusare « l'abbondan1ct come detenninnnte la crisi, q1test 'mmo il (I) L'Ottavi così comincia l'articolo: Perchè non si vende. it vino? « Achille Loria, una delle menti più profonJe e per3picue del socialismo italiano, uno degli sc1·ittori più sereni e coscienziosi, vanto dell'at~neo padovano, ha fatta una benevola critica del libro in cui Napoleone Colajanni dimostra, con dottrina e con logica ·fo1·midabilel,a necessità attuale per l'Italia del dazio sul grano; ed anche Ach•lle Loria, che tale dazio non vuole, non ha potuto esimersi dal solito consiglio: convertite in vigneti una parte dei campi. Anche lnl c'è n1s atot » BibliotecaGino Bianco che mentre in Catania, ad un'estremo d'Italia, si riuniva un importante comizio per invocare provvedimenti in favore della enologia e degli agrumi, a Casteggio, in provincia di Pavia, cioè all'altro estremo della penisola, si riuniva un altro importantissimo comizio coli 'in t.ervento di dnemifo, viticultori, deidcputati Dal Verme e ~fontemartini, dei rappresentanti dei comuni, delle cattedre ambulanti, della regia scuola cli agricoltura, dei consiglieri provinciali ecc. della zona viticola del Piemonte e della Lombardia e si votav11, quest'ordine del giorno preceduto da discorsi vivaci: « I viticoltori dei circondari di Voghera e Bobbio, radunati in pu\J\Jlico Comizio coll'intervento degli on. deputati Dal Verme e Mo11ternartini, aderente l'on. Meardi, presenti i Consiglieri provinciali dei Circondari, i Sindaci e i rnppresentauti ,lella grande maggioran7.a dei Comuni gravemente colpiti dalla persistente crisi che rovina il commercio dei loro vini e della loro uva, senza motivo a sperare nello svolgimento naturale di migliori vicende, con danno irreparabile della loro potenzialità contributiva; « Convinti che il Governo del Re, rendendosi ragione di tale situazione deplorevole 11ei rapporti economici e minacciosa Rotto altri aspetti, sappia e voglia, come gi:\ fece per altre regioni, ,ipplicare gli immediati provvedimenti che sono nelle facoltà sne indipendentemente dall'azione ciel Parlamento, attestando così la solerte· cura al pubblico interesse e la ferma intenzione di arrestare gli effetti delle privilegiate condizioni, che, a danno di queste, già anche troppo favoriscono la viticoltura etl il trasporto dei vini di altre regioni i

366 RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI « Mentre fanno voti: <r a) Cl.te nella prossima rinnovazione dei tra.ttati cli comme1·cio siano tutelati gli interessi dell'enologia, italiana sì. da ottenere miti titrifl'e per l'esportaziouo dei nostri vini, o 1·ougfl, quando ciò sia possibile, prontamente abolito il dazio cli favore di cui fruiscti l'importazione delle nve e elci vini clallci Tiwchia, adottando, ove è cl'-uopo, dazi di rappresagli,i siill 'iinporta.iione cli prodotti concorrenti, come acl escmz;io la birra; « b) Che una sollocit:'.t riforma tlel nostro sistema tributario nel senso di abolire completamente i dazi sui consumi e cli permettere il miglioramento del beuessere medio della popolazione mediante corrisponcloute riduzione delle spese improduttive nel bilancio dello Stato valga ad aprire al commercio delle uve e dei viui di questa regione i maggiori centri di consumo, ·oggi dominati dalla concorrenza dei prodotti cli altre regioni quando non infestati da vini adulterati; <r e) Che possano nel piì1 breve tempo possibile i produttori di uve organizzarsi in .modo da rendere loro possibile il diretto commercio dei loro prodotti, promovendo la costituzione di Cantine Sociali che uon siano colJ)ite da nessum1 imposta, sotto qualsiasi forma, o con quelle altre organizzazioni cooperati ve che yaJgauo a, mettere in diretto rapporto il produttore col consumatore; « Chiedono « 1.0 Che, come già avvenne a favore di altre regioni, per Decreto Reale da convertirsi in legge, sia accordata l'esenzione della tassa sugli spiriti stabilita nell'art. I (legge 30 giugno 1896 N. 22) e sia pflrequata la tassa medesima fra le distillerie cli 1• e 2• categocia, con esenzione da qualsiasi tassa per l'alcool denaturato per scopi industriali; « 2.° Che special i perentorie disposizioni siano emanate dal Governo del Re per una più diligente applicazione della Legge snlla sofisticazione dei vini, eccitando i funziona.ri cli polizia giudiziaria, opportunamente assistiti clrt persone competenti, ad adempiere gli uffici ad essi imposti dal Codice di Procedura Penale per la. ricerca ed accertamento dei reati contemplati nel libro II, titolo VII, capo III, del Codice Penale; « 3.° Che, come per Decreto Ministeriale furono accordate ecoeziouali facilitazioni di trasporto per le uve, mosti e vini del Mezzogiorno; eguali facilitazioni ottengano in via di giustizia distributiva le uve, mosti e vini del Settentrione, e per tutti poi siano ribassate le tariffe del loro tras1)0rl,0 al conflue })er l'r,sporfazione; « 4.Q Che l'uso del vino sano e non ad1ilte1·ato venga esteso all'Esercito ecl alla Marina sostituendolo ad altre bevande, come il caffè, per le quali siamo tributari all'estero. a: E finalmente, mentre plaudono alla iniziati va del Comitato, lo eccitano a comunicare il presento ordine . del giorno a tutti i Comuni interessati della Regione, perchè !e rispétti ve Rappresentanze vogliano prontamente farne oggetto cli analoga deliberazione da trasmettere al Sindaco cli Casteggio, il quale, a sua volta, col Comitato medesimo ne curerà la comunicazione ,,I Governo». Queste le tristissime condizioni della coltura, che si vorrebbe sostituire 11, quella del grano! E si badi ('he le condizioni sarebbero assai più tristi, da,-vero disperate, se in Sicilia e nel Mezzogiorno non fosse venuto meno in gran parte il raccolto del vi110 nell'anno J900 e in parte nel 1901. Sicchò i viticultori oggi se uon soffrono maggiormente, nel loro insieme, lo denmo ai benejizL.. delta filossera, della peronospera ecl 1m poco <mchc... clcllci grandi ne !! Ed ora gindichino i lettori imparziali se sia il caso di accettare il consiglio del Loria ulla sostit-nzione della viticoltura alla cerealicoltura, o so non si debba quasi discutere un altro rimedio antico di cui si è occupato il Prof. Charles Gide in nna sua conferenza sulla Orisi del vino in li'rcincia clettn al Mnsée socinl (20 maggio, WOO) sotto la presidenza cli Dnpuy, ministro clell'Agricoltur,t. L'eloquente professore cli Montpellier clisso: « Ci sa- <r re bbe un'altro rimedio piì, radicale e piìt semplicista, « e cl è quello .del resto ch'è stato applicato in Francia « quasi in tutt.e le "poche <lolla storia, sino alla rh·o- <r luidone alrueuo : lei limitazione per opera dello Stato BibliotecaGino Bianco « della s11ve1:ficiepiantata a vigne e la pi~oibi,ione di pianlJ tarne delle. nuove senza autorizz<izione. Per quanto ti- « ranuica possa sembrare, essa è stata applicata pareo- « cbie volte nella storia della Francia. Nell'anno 92, Do- " iniziano orcl:nò cli strnppare tut-te le vigne piantate « nella Gallia. Nel 1566 Carlo IX e nel l5ì7 Enrico III « fissarono l'estensione delle vigne in ogni cantone. E « noi 1731 nn editto proibì ogni nuova piantagione di <r vigna senza l'autorizzazione dell'Iutendent,e. Per otte- " nerla l.,isogna dimostrare, dopo una inchiesta, che il <r terreno era improprio ad ogni altra coltura•. (La crise clii vin en France et Ics assoeiations clevinifications. Kella Rev1w d'Econoniie JJolitiqiw. Marzo 1901, p. 230). Mi affretto a clichiarare, per evitare al mio capo qualL che altra scomunica, che il rimedio eroico come non è accettato dal Gide, cosl non ci penso nemmeno io a proporlo, Ma il fatto cli avere l'economista francese rievocato quei precedenti è caratteristico, ed avverte a quale grado cl'inteusit:ì, sia pervenuta la cl'isi clel vino oltre le Alpi. La quale non può nemmeno indurci ad esclamare: mal coinwie, inezztJ gaudio! ·Infatti il male altrui aggrava il nostro, o almeno ci toglie la speranza di qualche rimedio. E quali i rimedi contro questo ma1anno dell'abbondanza del vino t Si può dire che nell'ordine del giorno sopracitato siano stati indicati tutti quelli possibili e immaginabili : riedncazione al consumo del vino, ribasso di tnriffe ferroviarie, cantine sociali, facilitazioni nella distillazione dei vini guasti o a debolissima alcoolicità, sostituzione del vino al caffè ai soldati italiani cli terra e cli mare, misure severe contro la fabbricazione dei vini artilìciali e la sofisticazione di quelli naturali, abolizione del dazio di consumo o adozione dell'imbottato in sostituzione del primo, protezione cont-ro i vini stranieri specialmente turchi o greci, facilitazioui all'esportcizione per l'estero ecc. Questi rìmedi in gran parte vennero proposti a Casteggio ed a Catania nei duo nccennati comizi e consigliati dal Taricco, dal Campredon cl'Albaretto nel Giornale vinicolo, dall'on. Maggiorino Ferraris nel discorso cli Ovada; e da altri in altri cliscorsi e in altri giornali e riYiste. Tra tanti rimedi 1100 c'è da fare una cernita? Sicuro che c'è da farla, e la tenterò nel modo più sommario, che mi sarà possibile. • * • Cbarles Gide, riferendosi specialmente alle condizioni che si sono venute svolgendo in Francia, ha una certa fede - ma molto limitata veh ! - nella associazione dei produttori, che dovrnbbE) fissare la gi nsta scala dei prezzi secondo le varie Q 1talità dei vini, ed a rifare il gusto dei consumatori, che pare si siano allontanati dal vino per sostituirlo o col lat,te o colle bevande alcooliche e colla birra .. Egli giustamente osserva che il consumo del vino è diminuito e climiuuirà aDcora per questi tre motivi: J0 In altri tempi non si beveva cl,e del vino e questa era la sola bevanda nazionale; oggi vi souo molte bevande che gli fauno conco. renza, e specialmente il thè, la birra e il sidro. 20 In altri tempi l'alcoolismo n()n esisteva; e l'alcool è il piìt terribile concorrente del vino. Chi ha preso l'abitudine dell'abisinthe non si adatta più al vino. Aumentò• in Francia il consumo dell'alcool sino a due milioni di ettolitri, che Jmnno sostitnito 'venti milioni di ettolitri di vi110. ;j 0 In altl'i tempi tutto il mondo considerava il vino come una bevauda saua, igienica, furtificant6 per eccellenza. Si diceva che il vino era i I latte clei vecchi; ora precisa.• mente per reazione contro il pericolo dell'alcoolismo si condannano tutte le bevande alcoolicht1, compreso il vino (1). Sicchè il vino si trova per una singolare fatalità, dice il Gicle, eliminato ad una volta dagli alcoolici e dai temperanti! In Italia il bisogno cli rieducare il popolo al eonsnmo del vino non è così. urgente come in Francia; ma non (1) Nel libro: L'alcoolismo; sue conseguenze morali e sue cause - libro che ha avuto la doppia disgrazia di essere molto saccheggiato e poco citato - ho dimostrato: 1° che sono esagerati o fantastici i danni fisici e morali attribuiti all'alcoolismo: 2° che i danni reali derivanti dall'alcoolismo non sono quelli determinali dal consumo del vino.

RIYISTA POPOLARE DI POLITICA LE1TERE E SUENZE SOCIALI 367 si può 1;eg,ue che se i temperanti uon aumentano, auu1eutauo, però, i consumatori cli bcn:1,ucle alcooliche e specialmente di birra. La Germania i>er impedire cltc il popolo lasci la bevanda, nazionale, la birra, ha im posto sul vino un dazio di 20 marchi (ta.r~O'acli favore) al quintale; cioè u11 dazio del 100 per ceuto snl valore del vino stesso. Potremmo forse alqtrnnto rialzare il dazio sulla birra che ci viene dalla Gerurnnia e clall'Austria-Uugberia, se lo statti quo dovesse dalle nostre alleate venire altemto; 1l1ai viticultori cli Casteggio non ,wrebbero da sperare molto, poichè l'importazioue clell,1,birra germanica ed austriaca uel 1900, ad esempio, non fu che di 50,738 etto! itri. In quanto alle sotìsticazioni del vino si devono fare le stesse constatazioni eh,, da tewpo imrnemornbile si fecero sul coutra,bbaudo: i dazi altissi111i lo fecero fiorire; così gli alti prezzi del vino ne incoraggiano la sofist-icazioue. L'Ungheria. osserva l'on. Ottavi, ha forse in Europa la legge più severa contro i vini artificiali; le 1wn1J al'rivano a 5L00, 10,0UO e pitt fiorini, nitre la prigi-Jue. Eppure la. mala pianta, del li~ sofisticazione, inconiggiata dall'alto prezzo del vino, ha prodotto il raddoppi.Lmeuto nel 1900 delle contravvenzioni e delle condanne del 1899. Un negoziante uel Gonwiercio di Milaùo ha poi constatato, che non c'è pit't co1nenieuza i11 Italia, coi prezzi attuali, a fabbricare vi11i artificiali. Le cantine sociali, come lcs assooicitions de vini/ication, possono uH1,ntenero ,llqtrnnto i prezzi; ma c~rta· mente non potrnnno mai edercitarc l'a,zione dei trnst~ 11,11iericani.E, giustamente osserva !'on. ;\I. ~'el'l'a.ris, per dare buoni risulk1,ti le cantine sociali devono avere mezzi pecuni;i,ri; con ciò si. riafferma l,1, se1nprc constat.at,1, necessità del credito a.grario. Non si dimentichi inoltre che i trnsts tengono s;1esso alti i prezzi disci • plinando la produzione; <iioè limitandola o proporzionandola alle richieste e al consumo. A Casteggio, in Lllla regione cioè dove la sta1upa democrat,ica assai diffusa vuole fare credere che imperi il liberis1uo economico, si domandò proto1,ione contro i vini tli Turchia o cla.zi di rappresaglici contro i pro• dotti concorrenti come la birra. Non me ue sorprenclo in gui ·a alcuna, e il c,1,so frt da me previsto. Kella Camera dei IJeptltati, il 20 n1r1,rzo di qnest'auno, ri volg<Jntlomi ,1,i setteu trionali li be risti dissi che non ern lontano il giorno in cni il Setteut,rione avrebbe domandato JJl'Otf\7.ionecontro i vini strnuiel'i, rinunziando all'entusiasmo liberista di una volta. Gih: qtiando vogliamo esportare tntti predichiamo liberismo; ma quando ci vedituuo minacciati da importar,ioni similiu·i diventiamo rapidamente prote:ionisti ! Lo stesso fenomeno ha constatato il Gide in Franci,i. « Nou tarderà il giorno in cui i ,·iticnltori francesi che prote3tavano contro ogni trnttato di commercio colla· Spagna e l'Italia, nel timore di \'eder0 entrare i loro vini in Francia, reclameranno co11 insistenza dei trnt· tati di commercio coi medesimi pàesi, nella spernuza di vedere aperte le porte ai loro vini: essi saranno liberi scambisti come lo erano 30 11,nni fa. Uno di essi mi diceva: <I Noi ritorneremo libel'o-scambisti appena. « vi avremo il nostro tornaconto. Io amo quesk'l t'rnnchezza tutta meridionale.» « Il fenomeno in verso è avvenuto in Italia; ma il movente è identico e tale movente ha. determinato strani o improvvisi Yoltafaccia come ho dimostrato nel mio libro: Per lei economici nciziona le e pel llci~io s1il grnuo. Ma l'Italia ha giusto motivo ili ,tlhu·m,1,rsi della importazione dei vini stranieri t In tesi generale data ];1, nostra sopraprodnzione non c'è da temerne. E l'onore• vole Ottavi 11011teme cho l'i 111porta1,ione I.urca. La 'l'tlr· chia, importi, ettolitl'i 04,052 nel L899; ett. 46,724 nel 1900; è arrivata ad ett 93,3'8 nei primi Slitte mesi del 1901. Probabilmente vi è del vino greco che entrn sotto bantliern turca pagando lire 5,77 invece di 12. <I Turchi e greci dice !'on. Lnzzatti, divisi cl1, Dio, riconciliansi traverso il liquore dell'amicizia D. Jfo torto, però, a non allarmarsi della importazione francese: sarebbe già stata considei·e,·ole se non si fosse corso ai provvedimenti doganali impcdcnclo l'entrata dei vini alcoolizzati. E contro i 'l'nrchi c'è ,la fare, poichè lo stesso on. Ltlzzatti ritiene che Ja Turchia non ha il ,]iritt,o ili godere d<'llh1,buiff,1, ili fan,re pel v\no. Con1u11que, nessuno peuseriì. che t'impedire l'entrata di BibhcJecaGinoBianco 1·0 mila ettolitri all'anno possa rialzare considerevolmente il prezz'o dei vini. l\leritano maggiore atteuzione le proposte intese a diminnirc lo st0k del vino e ad aumentare il consumo all'interno. Il primo scopo si ottiene agevolando la distillazione dei vini scadenti. Qui osta l'intere~~e del l<'isco. Il qnale secondo i calcoli del Carnpredon d'Albaretto Yerrebbe a perdere circa 30 milioni all'anno col ritorno alht legge Doda del 1889, che forma la glorh\ di Edoardo Panta1w, che la difese e la fece trionfare. Credo che il calcolo sia molto esagerato; ma se realmeute la, perdita dell'erario a ta,nto ammontasse, l'economia nazionale restituirebbe da un lato ciò che le sarebbe concesso da,ll'altro. Il consumo rlel vino verrebbe considerevolmente au• meutato se ai sold,lti di terrn e di mare si classe nn quarto di litro di buon viuo al gion10 invece di quella bevanda amarognola che si pretende sia caffè, ma che di caffeina non contiene un grammo in ogni cento chilogramn.ti. Si tmtterebbe, in qucstaguisa di aumentare il consumo di circa wi milione e me;co cli ettolitri all'anno; più della metà della quantitil, che esportavamo negli anni migliori del la nostra esportazione, e quando non eraYamo ancora 32 milioni di consumatori. Allo stesso scopo si riuscirebbe coll'r1,bolizione completa del dazio éli consumo, che diminuendone il prezzo diminuirebbe anche le adulterazioni e. aumenterebbe la v,m1lita elci buon Yino. In parte si raggiungerebbe l'i11tonto anello colla sostituzione dell'imbottato o di altro da1.io e()nivalent.c, ehe peserebbe meno st1i consumi, perchè ripartito egualmente non su pochi milioni di ettolitri, ma su tntta, la produzione nazionale. Ifa inlìne una grande importanza la questione delle tariffo clei trnsporti marittimi e ferroviari Le tariffe attuali 1100 tengono conto della conf:ìgu·razione geografica 1lell'ltalia. L}t quale con la sua forma di stiva,le, ass,ti lunga, fa ·ì che le vicende atmosferiche di una grande regione 11011 siano identiche a quelle tli un'altra. Uosì mentre nl'l 1900 il raccolto fu ubertosissimo nel Piemonte o dette luogo a quella mevente di cui si parlò .da. principio, in Sicilia e nel Mezzogiorno invece fu molto scarso. Che cusa sarebbe avvenuto in un paese, in cui le tariffe ferroviarie e i noli delle Società sovven1,ionate mira~sero allo sviluppo della economia nazionale 1 Il soprnppi tt del Settentrione si sarebbe riversato nel Me1,7,oglurno e in Sicilia, pel prezzo e pel consumo si avrebbe avuto un unico mercato. Invece si ebbero due mercati con prezzi alti e vi va ricerca nel Mezzogiorno, e con viva offerta ·e prezzi bassi nel Settentrione. Il caso _perfettamente inverso si ebbe negli anni preccdent .i., ']Uando la crisi vinicola infierì uel Mezzogiorno e in Sicili,t; per parecchi anni di seguito. ;\fa si può rinscire con la modificazione delle tariffe ferrovia.rie a favorire l'esportazione all'estero, come spemno i vitict:ltori di Casteggio"/ Ecco una. illusioue, che bisogna dileguar..i ,iffinchè il problema si affronti con chiara conoscem,1, tlei suoi termini e si possa adegua- . tàmente ri,;olvere. • .... Cowe le tariffe ferroviarie possano servire acl annnllarc o mitigare gli effetti degli elevat,i dazi di entrata ce lo lta es1)osto 1'011. Luigi Luzzatti, svelnndo quali nrnii sottili e s,,,iisitmnente avvelenate prepcirino i tedeschi contro i tede-~chi. Dice l'elo']uente e dotto tlepntato di Abano, che l'Austria-Ungheria di frnnte al progetto <li tariffa doganale gcnuanica ribasserobbçi in tr.l guisa le proprie tariffe ferroviarie per le merci spedite in. Germania da eli1lere it1 buona pa.rte, pe1· qnanto è possibile - è l'on. Luzzatti che sottolinea !;1,frase - l'effetto dei maggiori dazi tedeschi. Di più, profittando della sua eccellente posizione topografica, 1·inccirerebbe tntti i noli clelle merci teclesche tmnsitcinti nel suo territorio e dirette ai Dalcaui e all'Oriente, infliggendo così alla Germania dello gravi perdite per punirla clella e· srtcerbr1,zioue doganale. (Il Sole di ì\lilano, 27 settembre 190 I). Queste armi squisitmnente avvelencite può :u1operarle l'Anstri.t Ungheria che è padrona della maggior parte delle sne reti ferroviarie. Kon così l'Italia, che per ottenere facilitazioni nei trasporti e riclu1,ioni di tariffe deve fare I unghe e noiose trattati ve colle sue compagnie fenoviario od riccorclare loro dei compensi. Inoltre qnest,'anna può riuscire llliCilliale per certi

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