Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 14 - 30 luglio 1901

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE1 TERE E SUENZE SOCIALI 267 cessità di tale si:1da0ato p31 retto funzionamento e a guarenligia del l'egime rappresenlativo. Se a Napoli invece di un Tullio e di un Foschi ci fosse stato il Magnaud, il buon giudice di Chateau Thierry -- anche nella mancanza di quelle prove giuridiche, che nel processo Aliberti c'erano; anche se il processo non fosse stato essenzialmente polilico-' morale - nella requisiloi·ia e nella sentenza avremmo avuto un meraviglioso squarcio di buon senso, di giustizia, di a!la moralità e di sana educazione politica! ,,_ * * Ma è poi vero eh; il magistrato italiano condannò il 1799 in omaggio alle ragioni giul'idiche, che gli s'imposero? Nessuno lo crede. Si dice alto e a;iertamente che si condannò per ragioni puramente politiche. Non si volle gettal'e un maggiore discredito sulle classi tristiscono la vita pubblica italiana, mantenendo in uno stato perenne d'infezione cronica, che si; riacutizza in certi momenti, due degli organi più impor _ tanti, piC1vitali d~lla società: quello dell'amministrazione e l'altro della Giustizia. Per l'amministrazione. Sarebbe grave ~olpa dei pubblicisti onesti e indipendenti il silenzio e l'oblio sul l'episodio Cassone-Elia-Afan de Rivera. L'episodio è venuto fuori nel proceso Aliberti; ma esso dimostra: 1 ° che gl'in teressi dello Stato vengono sacrificati sull'altare degli interessi di un appaltatore quando questi ha con sè un influente uomo politico. In questo caso tale non avrebbe potuto considerarsi l'Aliberti; ma a lui venne in aiuto l'Afan de Rivera: un ispettore generale dell'arma di artiglieria, ed un ex ministro del Regno! Ma chi non sa che il easo Hlia non è un caso napolrdano esclusivamente, e che speI prigionieriBoeri Telegramma ufficiale : « Noi abbiamo preso un gran numero di prigionieri » (A1nsterdammer di Amsterdam)) dirigenti e sulla borghesia napolitana, assolvendo il giornale accusatore; non si volle dare nuova forza e ·nuova popolarità ad un giornale repubblicano, come la si era data al giornale socialista asso Ivendo lo. E ciò a difesa delle vigenti istituzioni ... Disgraziati ! Essi non si accorgono, che condan- . nando i denunziatori coraggiosi degli inquinatori delli. vita'pubblica, coinvolgono in una triste responsabilità le classi, i cui interessi YOrrebbero salvare, e le istituzioni che vorrebbero conservare. Ci sarebbe un modo solo di raggiungere lo scopo che si prefiggono : rendere giustizia severamente e imparzialmente; colpire i disonesti a qualunque par-' lito essi appartengano, e quale che possa e0 sere la loro condizione sociale; scindere le responsabilità, e mostrare che le istituzioni politiche vigenti e la presente org-anizzazione economica non hanno bisoguo di nascondere le crepe col fango e coi mezzi più laidi e più detestabili. Solo in questo modo sarà restituita nelle masse la fiducia nell'amministrazione della giustizia, ch'è la base indispensabile di tutte le istituzioni politiche e sociali. " * * Abbiamo promesso d'intrallenerci separatamente e in ultimo di un episodio del processo; manteniamo la promessa aggiungendo che non uno, ma due sono gli episodi che hanno bisogno di particolare illustrazione, e che e'!3orbitano dal processo Aliberti, e denunziano cancrene più vaste e più profonde, che inBibiioteca Gino Bianco cialmente tra i grandi ladroni ferroviarii - [quasi tutti settentrionali - potrebbe trovare precedenti più giganteschi e i)iù mostruosi? 2° che ad un eccellente ufficiale dell'esercito, al colonnello Cassone, viene scelleratamente troncata la carriera, per avere commesso l'enore, di non comprendere che non bisognava dare torto ad un appaltatore protett0 da un uomo politico e che non bisognava prenderla calda nella difesa degli interessi dello Stato ... Sembrerebbero cose impossibili se non fossero documentate: da un lato da una deliberazione del Consiglio di Stato, che annullò un Decreto che danneggiava il Cassone; e dall'altro dalle risultanze del processo Aliberti (1). Ed anche questo, pur troppo, non è un caso isolato : sono notissimi i raggiri dell'alta bui·ocrazia quando vuole rovinare un galantuomo, che le è inviso. Per la giustizia. Il processo Aliberti ha rivelalo uno dei cento, dei mille episodi clamorosi, che fanno fede dello inquinamento della magistratura italiana. Narriamo rapidamente. ,Un brigadiere di finanza con alcune guardie coglie in flagranza di gioco p:'eèolo un certo Esposito che abitava nel Palazzo Aliberti ... ( 1) Il colonnello Cassone disse a voce alta in Tribunale che nella decisione presa dalla Commiasione di avanzamento e che gli chiuse la carr·era, Re Vittorio Emmanuele III - allora Principe di Napoli - fu tra i tre a lui favorevoli. Un misterioso trafiletto del Caffm·o di Genova confermò esplicitamente l'asserzione. Noi non vi prestiamo fede. Se il Principe di Napoli fosse stato convinto della iniquità commessa a danno di un alto ufficiale dell'esercito, divenuto Re d'Italia avrebbe saputo trovar modo di compensare una nobile vittima del dovere.

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