Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 14 - 30 luglio 1901

RIVISTA POPOLAR DI POLI1'ICALETTERE E SCIENZESOCIALI ---- ------ ---------- AnnoVII. - N. 14 Abbonamento postale 1 Roma,30 Luglio1901 GDI RVVENIMENJ'l1I E GDI UOMINI Sempre scioperi I Lo sciopero colossale iniziato in America contro il trust miliardario presieduto ùa Morgan pitre che sia fallito. Il deputato socialist[I, Cabrini alla sua volta aveva commentato sfavorevolmente lo scioJ}ero di Briga (Svizzera) terminato male per gli operai. M;i le lezioni che vengono da foori e da paesi che possiedono classi lavoratrici bene organizzate, solidarizzate e· usate alle lotte, nulla insegnano a.gli italiani. In Italia c'è una ver,t nbriacatnra; ùi scioperi, cùe. quello dei ferrovieri di Sardegna e l'alt,ro degli operai delle manifatture dei tabacchi. Kon intendiamo negare che i lfl.,,oratori che prendono parte a, quei dne scioperi non abbiano diritto a Yeder migliorata hl loro condizione. ì\fa pei ferro\'ieri di Sardegna si deve ossenare che essi insorgono contro una Societ,'t, cl1e si trova in tristi condizioni economiche, e che molti socialisti e cle.mocr,ttici com mettvno l'errore di con fondere con la fa,.. mosa Società Reale, che tanto pii\ gnaclagna quanto meno lavorano le sue macchine e i suoi vagoni. Pelloux,Giolitti~ei~proletari. I I I. ,;?'. ,-~ \«~ i'lff:)11 I; 3· f1"LL.ov.{ I,, ,. \ . ,, e ~ - ~Q Giolitti : Non è vero che qnesto è dolce 1 Proletario : Certo, signorn, m; piace di più, ma non si.J può vivere - di fesso come non si può vivere di mitrnglia (1) (Nette Gluhlichte,· di Vienna). (1) Pellonx ha in mano i pn,vvetlimenti eccezzionali, Giolitti - che il caricalurista ha fatto con una barba dirudiniana - un vaso di miele. (N. d. R.) potranno finire qualche volta peggio cli quello di Ilerra ferrarese. In Italia mancano le condizioni intrinseche del successo, e quelli che finiscono bene pei lavoratori, ottengono l'inspernto risultato, per con ,1 izion i estrinseche, che non vogliamo esporre e comlllentare. Ricordiamo soltanto che i lavoratori cli Sicilia si ubriacarono altra volta, clisprezzarono i consigli dei loro veri amici, fecero scioperi, ottennero vitt,orie numerose; ma queste in ultimo terminarono coi massa.cri, cogli stati di assedio e coi tribunali di guerra (I). Dlle di questi scioperi merita.no una nota speciale: ( 1) In un articolo dell'on. Colajanni pubblicato nella Zeit di Vienna, il pericolo grave che c'è in questo ripetersi verti• ginoso di scioperi venne denunziato prima che avvenisse la Bibtl'3teéia 0G n0Bianco Quello rlei lavoratori delle manifatture dei tabacchi ha dato luogo acl osservazioni - da pa.rto dei suoi difensori - ,lavvero bestiali. Il Commendatore Sandri, direttore generale delle Privat.ive, in una risposta, malamente ed a,utocraticamente forrnnlata, alle prete;;e degli o:~erai che volevano rialzati i salari pel motivo che l'azienda dei Tabacchi dava grandi profitti, a,eva ginst:,1.mente osserv;i,to : « essere (< assiird<i In pretese, di commisurare i snlari agli 11tili cr cli wui nzieud<i clie li prclcvci <lnl consnino coine im- " postn ». Ebbene: sapete, amici lettori, come ha risposto un soci al ista p,iratlossale 1 Sentite: " E chi ha mai detto « a voi, sciocco, che null'anuo in cui il socialismo com- ,< batte per l'abolizione del salariato sia assurdo com- « misurare i salari agli utili cli una azienda~ È un cli

262 RlVI~TA POPOLARE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIALI « ritt,o degli sfruttati di cercare se c'è sproporzione tra « l'utile netto del monopolista e il loro settimanale. « E quando trovano che i vostri padroni incassano, « dedotte tutte le spese, tanti profitti per uua somma « che varia da 150 a 200 milioni all'anno, allora hanno « diritto di uscire dall'ambiente che li mantiene magri, « e di gridare : ai ladri ! ai ladri ! D. Lo sproloquio fatto in nome della giustizia sociale qui non potrebbe essere più colossale, e giustifica coloro che la democrazia dicono degenerata in demagogia. ~utista stolta pretesa cli commisurare i salari agli utili ·- cioè alle imposte! - dell'azienda dello Stato, fo, il paio con quella che altra volta chiedeva la concessione delle ferrovie ai ferrovieri, colla quale cessione, - sempre in nome della giustizia sociale! - si voleva creare un mostruoso privilegio a beneficio di 100,000 lavoratori a danno di 32 milioni d'italiani, che avevano p:i.gato cinque 1niliardi per costruirle. ln nome di questa logica, più che bislacca, inconcepibile,le guardie di tiuanzaavreb· bero il diritto di avere commisurati i salari alla stregua delle centinaia di milioni che danno le dogane, e tutti gl'impie~ati dei ministeri delle Finanze e del •Tesoro, avrebbero il diritto di avere commisurati i salari in base al miliardo e settecento niilioni all'anno che rendono tutti i dazi e tutte le imposte all'azienda ... dello Stato! La democrazia, in tutte le sue gradazioni, se vuole essere degna di rispetto e di esser discussa sul s~rio, deve protestare contro queste aberrazioni. Filippo Turati nello articolo della Uritica sociale, che viene esaminato in altra parte della Rivista, alludendo agli scioperi in generale, avverte che pel momento al partito .socialista s'impone l'ufficio di moderatote deyli impulsivi, perchè « l'improvviso rallentarsi del giogo, c,b.e aveva e compresso per tanti anni i lavoratori, avrebbe senza « dubbio prodotto un risveglio di agitazioui, uno spes- <I seggiare di scioperi impi:eparati, che doveva urtare « tante pacifiche abitudini e spostare tutti in una volta ( tanti interessi». E continua avvertendo che il governo avrebbe piegato verso la reazione « se il partito << socialista spinto da irnpazieuze bambinesche, t1brici- « cato dalla vittoria, aves~e, pretendendo lauto bottino <t: o anche solo levando troppe strida fatue e sprwalcle, « sgomentat<> quelle forze coadiutrici, senza le quali la « tendenza liberale di governo tosto sarebbe soprat:.. « fatta ». Orn noi dobbiamo constatare che in pratica, dai socialisti e dallo stesso '!'urati, questi savi consigli sono stati spesso dimenticati. Il liuguaggio tenuto dai socialisti nello sciopero degli operai della manifattura dei tabacchi cli Milauo n'è la prova. Noi, oggi come ieri, sentiamo il dovere di levare la voce contro le fadli }tbricicMurc, che potrauuo tern1inare col danno <lii1Ja·hbertà. e tielle chissi lavoratrici. l'. S. - Era scfitto lìuesto asterisco quando due incidenti, che si connett~n'o colla questione degli scioperi, vennero a richiamare la nostra a.ttenz,ione. Vi facciamo brevi commenti senza modificare in alcuna guisa le precedenti 03servazioni. Il primo è grosso e non si possono misurarne adesso le cons(}guenze. Allntliamo al loclo Za,rnrdelli nella con• troversia tra la gente cli mare e gli armatori di GenoYn. Socialisti e repubblicani movono parecchi rimproveri al Presidente del Consiglio, come altri appena accettat,a la proposta cli farla da arbitro avevano giudic,,to come un atto di leggerezza, che esponeva, il governo ad un insuccesso, l'accettazione stessa. Si osserva contro Zauardelli: 1 ° che egli h 1 messo molto tempo ad emettflre il suo giudizio: a WaldeckRousseau erano bastati tre giorni por conoscere i termini della controversia <' dare la sentenza arbitrale. Si arriva quasi a sospettare che il Presidente del Consiglio abbia voluto menare il can per l'aia lLbenefizio degli armatori; 20 che egli ha dato prova di rrrnnde !ngenuità. e cli .ave_re a sna disposizione uua 110lizia metta, se non rmsc1 acl avere sentore, se nou all'ultima ora, della pregiudiziale che sollevarono gli armatori• 3° cito egli ha fatto male a lavarsi le mani come Pi: lato, della grave questione, negando alle Leghe ""eno1·esi il carattere giuridico per esserti rap))resentate di fronte agli armatori, ed accettando, quiudi, le capziose ar""Omentazioni di questi ultimi. 0 Sembra a noi che ci sia del vero nelle due prime ac81 blloteca Gino Bianco cuse. L'on. Zanardelli e la sua polizia in questo caso non smentirono la tradizione sulla oculatezza e sulla sollecitudine delle autorità e dei politici italiani. Non possiamo menar buona fa terza. Forse l'on. Zanarclelli sottillzzò troppo nella• distinzione tra cliritto e fcitto, dimentico che il fatto modifica continuamente il cliritto; e che la distiuzione si regge meno ancora nelle questioni sociali oùierne e di fro11te agli organismi sociali nuovi e iu via, cli fonuazion<>. Cn~diamo, però, cho egli non poteva costringere gli armatori ad accettare come legittimo l'intervento dei rappresentanti delle Leghe. Ed ora~ Il primo tentativo di arbitrato volontario in . un conflitto tra capitale e lavoro è fallito. ìlfa non hanno motivo di rnllegrarseue i cousenatori della vista corta. Il caso prov:L sempre più lit necessità. dell'arbitrato obbligatorio, come cominciano a convincersene in Inghilterra, specialrnl'nte dopo che fallì il grande sciopero dei meccanici. Cade in acconcio, a proposito cli questo sciopero inglese, di rammentare che i padroni e capitalisti inglesi furono af!sai più leali degli armatori genovesi. Quelli, qnando l'ufficio di conciliazione. istituito presso il Boa, cl of :Lmde, propose l'arbitrato lo respinsero brutalmente, ma lealme11te. La malafede clegli armatori genovesi invece è palese. Essi sape\"ano ohe le Leghe tli Genova intendevano trattare nell'iuteresse della gente di mare, e conoscevano i foro rappresentanti nfficialmeute no• minati. Tesero un vero tranello ai lavoratori sollel'ando la ptegiudizialo all'ultima ora. Sngli armatori genovesi, quindi, ricado tutta intiera la responsabilità dell'esito negativo dell'arbitrato. Essi 11ou farebbero male a rammentare che certi errori e certe colpe non si scontano immediatamente; ma si scontano sempre, con ritardo sì, ma con gl'interessi, per cvsì dire, in ragione composta.. La gente <li mare deve nutrire giusto risentimento contro gli armatori che l'hanno turlupinata; ma dove dare tempo al tempo per faro le proprie vendette. Nou si ·ubriachi per gli nlt;imi successi, per l'amor di Dio ! Ecl a questa ubri<icatum. che abbiamo sempre cleplo• rata, si rifel'isce il secondo incidente, cni n,coennammo iu principio di questa notri a9giiintti. Esso consiste in 1m articolo pi<:,no cli fie\·ezza e cli dignità che Pio Schinetti .dedicò ad uu giorualucolo socialista di Genova, la cui ignoranza e villania ci em nota, che velatn.meute l'a1·eva attaccato pei consigli onesti e sinceri dati agli operai genovosi, che con troppa frequenza da qualche tempo in qna si danno agli scioperi. Lo parole del Direttore del Giorncile clel Popolo coufermano ciò che noi abbiamo sempre detto sulla intemperanza e sulla intrnusigemm di certi socialisti; ci apprendono altres\ - e cli ciò siamo lietissimi - che non siamo soli a biasimare la leggerezza colla quale si ricorre allo sciopero, e .che come noi la pensano 11011solo i repubblicani del Giornale clel Popolo, ma anche deputati come Pietro Chiesa e Diuo Rondani, dellit. autenticità delle cui dottrine socialiste nessuno vorrà dubitare. Si può presentare ,rn progetto tli riforma tl'ibntaria sul serio? Quando parve vicina la discussione di quell'aborto di riforma tribut,nria presentato dall'on. Wollemborg, la Rivistci pnbblicò un articolo, che avreblie dovuto richiamare l'attenzione 1lella stampa democratica, e speciahuente <li quell;i. dalle tendenze o dal programma, nettamente foderalista, se questa stampit, per motivi che ci riescono incomprensibili, nou facesse la più sr-rnpolosa cosvirazione del silenzio snllo cose pubblicate da noi. Discntendo d<:,lla rifornie cli 9iganti e clei tcntcitivi à(i nani in quell'articolo (15 maggio 1901) si esponevano le grandi linee della riforma eseguita da, i\liquel in Prussia. e avvertivamo che la cessione ai corpi locali della imposta fondiaria, in Italia pi1i che in Prussia, sarebbe indicata, perchè consentirebbe l'abolizione del dazio di consumo senza ricorrere atl espedienti meschini, inefficaci o ridicoli, e sommi11istrerebhe il mer.zo più ade• guato per riso! vere, senz,t aggravare le esistenti sperequazioni regionali o senza crearne di nuove, il problema del catasto. Sono passati due mesi e mezzi dalla pubblicazione del nostro articolo, duraute i quali le più bizantine discus-

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 263 sioni sono continuàte sugli aborti finanziari, che venivano fuori dal Palazzo di Via Venti Settembre; adesso ritorniamo sull'argomento per riprodurre la seo-uente notizia, tale e quale l' ha data un giornale di Ro1~a: « Al Ministero delle Finanze si sta lavorando alacreI';}e1~teper allestire il nuovo progetto di riforma finanzmna. ,< Possiamo assicurare che le linee del nuovo pro- . getto sono le seguenti: <r Passaggio di tutta la imposta fondiaria ai Comuni. « Passaggio dei cespiti C (professionali) e n (industriali) della imposta di ricchezza mobile, ai Comuni. . « Imposta globale progressiva sul reddito per risarcire lo 13tato della perdita di circa 200 milioni, derivante dalla cessione ai ~omuni dei cespiti sopraindicati. <I Abolizione totale della imposta di Dazio Consumo governativo e comunale "· Sar~ vera qnesta notizia 'l Molti erano disposti a prestarvi fede pel fatto che tra i consiglieri più ascoltati dall'on. Wollemborg c'è il chiarissimo Prof. Conigliani che ha studiàto con grande amore la questione dei tri: buti locali. Noi per un fortunato accidente siamo il: condizione di confermarla pienamente. Quando conosceremo le linee precise <lei nuovo disegno di legge, se all'on. ìVollemborg sarà .concesso di presentarlo, le discuteremo largamente. Sin da adesso però, sentiamo il dovere di fare queste due os8ervazioni; 1° per dare modo ai municipi di abolire il dazio consumo senza dissestare le proprie finanze, basterebbe concedere ad essi la imposta fondiaria ..a.. la vera imposta reale - senza cedere in pari tempo una parte dei cespiti di;ricchezza mobile; 2° cl sembra enorme che si possa ottenere da n11aimposta globale sul reddit.o, duecento milioni, che dovrebbero compensare lo Stato delle perdite, che verrebbe a subire dalla cessione della fondiaria. L'arditissima e razionale riforma del Miquel non sarebbe stata possibile se egli avesse dovuto attendere dall'imposta prngressiva sul reddito la cifra sopra enunziata. I termini del problema tributario sono tali in Italia che una grande e benefica riforma non è possibile se non è accompagnata da una forte riduzione nelle spese. Minacce doganali germaniche. Fa il giro dei. giornali italiani la notizia pubblicata dal .Berliner Tageblatt e dallo Stuttgarter Beobachter sulle proposte di aggravamento del protezionismo agrario germanico, che il giornale berlinese attribuisce agli agrari; ciò che viene ripetuto pappagallescamente da molti nostri diari politici. Secondo il Berliner 'l'ageblatt, che considera niostrnose le proposte degli agrari, il dazio sui cereali verrebbe portato a L. 6,50 e sarebbero elevati i diritti d'introduzione sulle Yoci : bestiame, pollame, came salata e latticini. Queste sarebbero le voci che interesserebbero molto le esportazioni italiane. Ciò che noi dobbiamo notare è questo: se queste fosst1ro proposte dei soli agrari non avrebbero grande importanza, benchè essi siano assai potenti in Germania. Ma il guaio si è. che quelle proposte sono per lo appunto quelle studiate dall'nflìcio doganale dell'Impero germanico, e sono contenute in quell'Entwioj einen neuer Anorclnwig clesDentschen Zolltarifs o progetto, che il nostro ambasciatoro generale Lanza non potè ottenere dal governo tedesco, ma che noi, pel primi, ci procurammo e facemmo conoscere dando un grido di allarme agli itafiani: grido raccolto dalla stampa nostrana, dopo che su di esso richiamò l'attenzione l'on. Luigi Luzzatti. La nostra modesta Rivistci ba preceduto di ben ciuquo mesi gli autorevoli giornali di Berlino e di Stuttgart nel dare le notizie che ora tra noi suscitano• così vivo interesse. La gravità di quella nostra denunzia allora stava precisamente in questo: l'Entwn1f non era l'espressione dei desideri di un partito, come ancora erodono alcuni giornali italilmi; ma rappresentava il pensiero ufficiale clel governo germanico, per quanto esso si sforzasse cli tenerlo nascosto; tanto da negarne una copia all'ambasciatoro generale Lanza., che in via diplomatica ingenuamente la chiedeva. E noi che ricordavamo il fatto sorridevamo quando i nost,I'i liberisti si compiacevano della caduta <li 1'Iiquel come di un prossimo trionfo del liberismo. Il governo e gli agrari insisteranno sulle proposte Bibl"otecaGino Bianco succennate qmmdo verrà l'ora di rinnovare il trattato coll'Italia? l'orso. Se ciò si avverasse l'agricoltura nostra 11ericeverebbe nocumento; ma non sarebbe minore il danno che ne riceverebbero le industrie tode~c~1e.. L'iuter~sse recip1yco delle due nazioni, quindi, cons1gherebbe 11 mantenuuento dello stat1i qiio o leo-- geri ritocchi per rendere pit1 organiche le tariffe. Ed a ?iò ~i r)uscirà_ ~e i nostri governa~ti sapranno valersi dei_ cnten pollt1c1 e sapra_nno scegliere abili negoziatori. In questa scelta speriamo cbe vorrà tenersi conto del Mezzogiorno e degli interessi agricoli in generale. N B. All'ultimo momento ci arriva la notizia della pubblicazione ufficiale della nuo, 7 a tariffa tedesca. E dire che si voleva processare il Beobachter per la indiscrezione commessa facendo conoscere in luglio, ciò che noi avevamo annunziato in febbraio! La politica della tortura dei fanciulli. Ogni giorno che passa cancella, uno dei' caratteri che con t~n~a leggerezza sono stati notati come segni di superiorità della razza anglo-sassone; ogni giorno che passa insegna che l'Inghilterra conquistatrice e milita• rista è ugu~lo se non peggiore alla Spagna degenerata o alla Russia barbara: le due nazioni che gli mncinitari di oltre Manica negli ultimi tempi dt-1rnnziarono con tanto fervore al mondo civile. · La storia della conquista delle due repubbliche africane rimarrà come onta indelebile per la Gran Brettagna; ed è doloroso che alle sue vergogne abbiano voluto associarsi le libere colonie dell'Australia e del ç,inadà. Più volte noi ci siamo intrattenuti dei procedimenti scellerati adoperati dagli inglesi nell'Africa estrema ed abbiamo pure accennato fLi campi dei i·econcentrados che disonorarono la Spagna a Cuba, e che sono stati riprodotti nel Transwaal, per opera e virtù di quella razza che si pretende superiore, e che vorrebbe insegnare la ci viltà a tutti. Su di essi noi lasciamo la parola allo Stead - un inglese puro sangue - cl.te cosl scrive della 1Joliticadella tortiira dei fcinciulli nell'ultimo numero delle Review of reviews. « Si è deliberatameute creato, in nome dell'Inghilterra, un. inferno, per raggiungere, a .mezzo della tortma, ciò che si ò completamente Kallito di raggiungere per forza di armi. Lord Lansdowne ba giustificak1 la misura di trascinare nei campi clonue e fanciulli, con la opinione di Lord Kitchener che questo fosse !\mie-o mezzo per porre fine alla guerra. Altri, in posizione meno ufficiale, han·no dichiarato che l'unico modo d: far deporre le armi ai Boeri, era di far la guerra alle loro mogli e i loro figli. « La peggiore, forse, di tutte le bugie dette ad ingannan· il popolo, ò che i campi siano espedienti umanitari, creati allo scopo di provvedere ai bisogni (folle donne e dei fanciulli. Questi accampamenti-prigioni, nei quali il sig. Brodrich solennemente dichiarava che le donne cercavano 1·ifugio, e restavano libere di uscirne a piacere, sono, come è stato rivelato al mondo, luoghi di tortura, degui della Inquisizione spagnuola, nei quali il freddo e la fame servono di strumento per far deporre le armi ai padri, ai mariti etl ai fratelli dolio vittime. Certo alcuni ufficiali, come Miss Obhouse attesta, sono umani abbastanza, e fanno quanto loro è possibile per alleviare i dolori che il sistema che essi eseguono fu creato a produrre, ma è possibile che anche dogli ufficiali della Inquisizione piangessero, nell'applicare la ruota. « Basta il fatto che si è ricorso ad affamare donne e fanciulli per esercitare una presRione sugli uomini. La guerra deve finire ad ogni costo. Non si riesce a prendere gli uomini, ma è possibile martoriare le donne, e far morire di fame i fanciulli, e ciò si sta facendo. « Se avessimo fatt.a la guerra come uomini civili, e non come barbari, non vi sarebbe stato bisogno di questi campi. Le donne e i fanciulli vivevano nei loro poderi, non molestati dagli indigeni, e non chiedendo a noi che cli esser lasciati in pace. Divenendo disperati per il completo insuccesso nel tentare di battere, o di far prigionieri gli uomini boeri, abbiamo presa questa orribile vendetta sulle loro donne. Le così dette operazioni volanti, che Lord Kitchener ha aununziato, settimana per settimana, per vari mesi, consistoJlo nello scagliare sul

264 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE1 TERE E SCIENZE SOCIALI paese colonne di demoni devasta.tori, che lo scorrono urnltratta.11do, brucia11do, tagliando alb,,ri frnttiferi, e distruggendo deliuoratamente tutta la proprietà privata dei boeri che essi iucontrano. '« A\·encto distrntti i mezzi 11i esistenza tlollc famiglie boere, le abbiamo trascina.te nei campi, do\·o ci era impossibile untrirle bene. Da ciò una i11,mensa morta.lit:ì, specie dei fanciulli, as~a$sinat,i co11la fame e col freddo, per costringere alht ~ottomis,ione De Wet. Botha e Dela.rey. Se ciò si fosse fatto chti tnrrhi, ogni pulpito nella cristianità avrebbe scngli,1,tn l,t sna parola tli esecrnzioue. Ora. iuvece, le uostre chiese cri~t,iane si rifìut:i110 di permettere a ;\liss IIob house di sostenere la. causa dei fanciulli di Cristo, in edifizi t1edicat1 al suo servizio. E poi ci meraviglia1uo dei progres~i dell'ateismo! 1> Tutti gli uomini che lrnnno cuore e conservano un culto per la ginstizia e per l'11111~nit~d, ovrebbero esprimere la loro ammirazione e l,t loro ricouoscenza per lo Steacl. che cou tanto coraggio e con tanta persevera11za, senza lasciarsi ubriaMre tlall'orgoglio nazionale, p1·0segue la nouile e saut;,1,ca111J1agnai11trnpresa, circa due anni or sono, contro i mostri 110Icapitalis1110 e del 111ilitaris1110, che oggi imperr.tno inco11t,1·n,,tati in Inghilterra. Noi gli rnandia1110 reverenti il nostro saluto ec1 il nostro plan,,o. E intauto attenc1inrno am,iosi il numero venturo della Review per leggervi le parole di fnoco. rolle quali il suo valoroso tlirettorc vorrà bollare l'ultima e colossale infamia commossa dai brutali goYernanti inglesi del Capo di Buona Speranza, che non tornerù, a chiarna,·si Capo clelle tempeste, ma che a buon diritto potrà essere deuomin,tto Capo clel clisonore. 1 telegrammi da Londra, infatti, annunzhrno che in Africa ò Rtata ancstata Olivia Schreiner,Ja scrittrice orni1rnnte, che nol Pnter Hallcet ha descritto con vivaci colori la schiavitì1 cui sono conclaunati i poveri negri che l:tYorano nelle miniere di Ceci I Rbodes; e non solo è stata arrestata la scrittl'ice, ma è stata ordinata, la distrnzio11e dei suoi libri in1preguati tutti di fede pnrissillla cristiana. Dinanzi a tutto questo noi dobbi,1,1110'1omant1arci co11 William Stead,se qualche cosa di peggio co111111isl'eInquisizione spagnuola; e ·e la ipocd~ia inglt•se, che manda dappertutto biubie e missionari, uon sia lo st,rnmento più efficace per la propaganda dell'ateismo. Il Dott. G. E. Dìllon, il principe dei gi,U'nalisti inglesi li dott. G. E. Dillon è di gran lunga il più abile, il più colto, il più avYenturnso fra i giornalisti inglesi contemporanei, malgrado che egli non abbia mai avu lo la direzione di un giornale inglese, e che i 11ove decimi dei direttori cli giornali, in J ,oncl,·a, non lo conoscan di persona, e la metà cli essi ne ignori anche il no ne li dott. Dillon riunisce le facoltà più rlisparale. Come corrispondente di guerra non ha clii lo superi; ma mentre la maggi01· parte dei co1Tispo11denti di gue,·ra è adatta solo a questo ufficio, il clotl. Dillon ha coltura e capacità cosi va0 tc, che i suoi meriti come cor·rispondente di guerra non formano che una piccola pa1·te delle qualità che gli a,;- sicurnno il p1·imato. i\lentrc, durante la gucna ultima, era corrispondente speciale ciel Dail!J Telegraph, a Pechino, egli impiegarn le sue ore libere nel fare una traduzione metrica dei poeti ebraici Eppu1·e egli è un uomo piccolo, modesto e mite, che nasconde del tutto le sue varie e vaste capacità. Emilio Giuseppe Dillon nacque fra 1850 e il '18GO, in Irlanda; suo pad,·e era irlandese e sua madre inglese, e la sua famiglia, per molto gc11erazio11i, non si era mai scostata dal 11:oe;odi 11acita. Egli cominciò i suoi studi a Dublino, e di là passò in Francia, ove studiò in vari istituti, si rreparò al baccalauréat, e frequentò le lezioni del Collège cle France. Sollo la guida del Renan studiò lingue semitiche, e specialmente la poesia ebraica e le iscrizioni cartaginesi. Studente · ancora, fu impiegato a compilar cataloghi per la Biblioteca l\'azionalè, ma, annoiato di questo lavoro. egli lasciò Parigi, e si iscrisse come studente alle Unive1·sità di Jnnsbruck, Biol roit~è~·eGfffosi~f~n~o[Wima, e dopo della Ru •sia, so<:tenendosi col dar lezioni ai _giovani russi e con lo scrivere articoli. Studiò filologia comparata, il persiano, la filosofia, la critica ".torica e la_teo!ogia, ed ollen11e a Lauvain la laureu cli dottore m hngue e letterature orientali. ed a Pietroburgo quella di maestro di lingue orientali. . . . . . Una sua critica dei due pr1m1 volumi d1 una storia uni\'ersale della letleralura, pubblicata dai pr_ofess_ori della Università di Pietroburgo, gli procurò l'mcarico di seri vere uno dei volumi seguenti di ques\a stess:i storia ma gli chiuse, a Pietrobur·go la car1:ier~ umversita1·ia a cui aspirava. Egh p_a~sò, qu_rnd1, al(a U11iversità di Kharkhoff, e non esistendo 111 Russia altra Facoltà Orientale che quella di Pietroburgo, ottenne a Ba1·kiuff la laurea in lingue classiche e filologia comparata, nel 1883, e fu nomiuato docente, poi dottore in filologia co_mpai:ata, e fin~lmente, ~el )884, p1·ofessore della Umver;.ilà_. Pubb_hcò una dissertazione sulla posizione della l11_1guarmena nel(a famiglia indo europea. Traduss~ m russ~ u113:storia armena e inse crnò armeno antico e storia onentale. Quando' fu abolfta l'autonomia delle U~iversi~à russe, eali abbandonò la cattedra. Dnranle il per10do del scto insegnamento a Kharkhoff'., egli sposò una signorina russa, e ne ebbe tre figh. Abbandonata l'Università, il dott. Dillon si recò, nel 1888, ad Odessa, dove ottenne la direzione della parte riguardante la politica estera, nel Jltfessaggero di Odessa, dal quale pas-;ò poi ad uu altro giornale della stessa città. Scrisse per questi giornali anche una serie di brevi rac,~onti russi. Venuto, l'anno dopo, a Londra, il dott. Dillon scrisse in varie Riviste, e di notevole fra i suoi scritti v'è una serie di articoli sulla R.us$ia, pubblicati sotto lo pseudonimo di E. B. Lanin, nei quali egli sosteneva la necessità di una coalizione europea, di cui sarebbe stata il nucleo la Triplice Alleanza, per opporsi al predominio russo. Ora, constatata la impossibilità di una coalizione simile, la sua attitudine è cambiata, ed egli sostiene la necessità di relazioni amichevoli fra l'Inghilterra e la Russia. li gran numero di pseudonimi da lui adottati gli fa attribuire, talvolta, degli scritti non dovuti alla sua penna. Fu per parecchi anni corrispondente da Pietroburgo, e poi da Vienna, del Daily Telegraph. pel quale lavora tuttora, e poi stabilì il suo domicilio a Londra, pur non restandovi più di due o tre mesi l'anno. Il dott Dillon scrive con eguale facilità il ru,aso, il francese, il tedesco e l'inglese. Egli è profondamente versato nelle lin~ue antiche e moderne, nella letteratura dell'Asia e dell'Europa ; è quindi un esempio rarissimo fra i giornalisti. ll suo scritto ultimo, degno di maggiore attenzione,

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA Lb:TTF.RE E SCIENZE SOCIALI 265 è quello sulla « Cri,;i in Russia», e sul minislt'o Wille, che il dott. Dillon considera, con Leo11e XIH e l'imperatore di Germania. u o dei lre grandi uomini clic dirigono la politica dell'Europa. li suo servizio di. co1·rispondenle da Pechino fu f' ,llo lra fatiche e µericoli immensi. Egli corse anche il rischio di annegare nel fiume Pei-ho, e fu salvo per miracolo. Le sue corrispondenze svelarono la vera natura delle operazioni militari in Cina. cc Diavoli stranieri i cinesi ci chiamano, e diavoli stranieri siamo » egli scrisse. Dalla Francia. al tempo dell'affare Dreyfus, egli mostrò come si monta, a mezzo di agitatori pagali. la o,,inione pubblica, e scris- ~AFOLI_ Per la seconda volta in un anno, Nanoli ba avuto un pròcesso celebre, che ha fallo parlare male di essa in tutta llalia e l'ha ci1·coofusa di una densa nube di disistima e cli commiserazione. Napoli la bella, Napoli la buona, Napoli la laboriosa è stata messa alla gogna per le cattive opere di un pugno audace di avventurieri, che per una certa fatalità che incombe sulla grande città, hanno potuto dominarvi, e fare strazio del suo buon nome. Venne prima il processo se i resoconti del proce 0 so, da solo, pel Daily Telegraph. Fu tra gli insorti, a Creta, travestilo da monaco, ed ottenne colloquio, come rappresenlanle degli insorti, con \'ammirfl.glio Canevaro, al quale impartì la sua beneNon c'è premura Casale-Propaganda; sopraggiunse a breve distanza il proces,:o Aliberti-1799; e sono sembrnte due varianti di un mede1,imo fenomeno, che si distinguono soltanto per ie note individuali dei due - ' - /,,,. ,✓-:;::,- , , I )11/1)/11}:\ ;;;;:.,:e:- r\ I~,) I/ \I ( - -~ -1)! .. f~~\ 17~---_ 1/ . , I t ' lr I ) ~~,,1,\1~ \I :;\ 1, 1 i j) i;/ i: i dizione. Come corrispondente s;Jeciale, si distinse per la prima volta nel H95, svelando le atrocità del Sultano sugli armeni, l•:gli penetrò nell'Armenia, malgi-ado il divieto e la sorvegli_anza del gover110 turco. Usciva la nolle, ~otto vari travestimenti, e otte11eva informazioni dalle famiglie armene, i cui pare11li erano stati massacrati. Riuscì ad ottenere una intervista co11 un capo dei Curdi, reo delle maggio1·i atrocità contro i cristiani, e al tempo 11elquale questi era prigioniero e condannalo a morte per aver insultalo la moglie di un uf'- ficiale'lurco. Si lenlò di uccidere il Dillon con del caffè av\'elenato, ma il tentativo 11011 riuscì, e le minaccie di morte, anche da parte del governo turco, f'urono vane. Gli articoli di L E. Dillo□ furono la fon le del discorso di Gladslone sulle alrocilà turche, e se per la gelosia delle potenze non liberarono l'Ar- ( ·; },11~• ·1;\: I. jJ ~ ~-t_ ;:-..... IJ:, 1 11~ 11 ,!' I : _':_"'." 'I I I -----.•; >( (\ . ~ ~ protagonisti. L'esito legale diverso dei due processi ha scarsissima importanza. Nel primo, un funzionario, rarissimo nel suo genere, indig11ato, nauseato della sfilata dei testimoni che andavano a deporre contro l'ex deputalo dell'Avvocata - forse anche spaventato della pos:sibile continuazione di scandali più gravi, e che avrebbero col pilo un maggior numero di persone non comuni ( l) -, strozza improvvisamente il processo proclamando raggiunta la prova della Propaganda contro ', • 1 ' ' I lj J - Addio ! buon uomo sta su allegl'O ! E questo conto quando me lo pagherete 1 Casale. D'onde l'assoluzione è.~!giornale socialista, la condanna morale e le dimissioni del deputato querelante. - A novembre, se torneremo a vederci ! Nel secondo, i testimoni contro Aliberti non sono (Uorno cli Pietra <li Milano). menia, segnarono per sempre la condanna del governo turco. I. E. Dillon é molto più di un semplice corri;,.pondenle. Egli ha molle volte sfidalo la morte a servizio della civiltà e della umanità, e finora pare che un incantesimo abbia protetto la sua vita. e conservata alla stampa inglese la penna più lucida, più luminosa, più dotta, e pi ..1capace di mostrare al mondo l'es$enza vera degli avvcn'imenli contemporanei. Nor. Gli abbonati che ùwierwuw subito alt' /lnimi · nistra.:ionc clella Rivista Popolare l'impol'lo clell'abbona,nento scaduto e più liee una e cinquanta, riceveranno franco cli porto il eolume Per l'economianazionalee pel dazio sul grano pubblicato il ,nese scorso dall'on. clott. Napoleone Colajaruii. BibliotecaGino Bianco meno numerosi e sono anche più autorevoli. Depongono contro di lui ministri, qucsto1·i, sottosegretari di stato, preretli; depongono contro clilui un colonnello dell'esercito ed il primo (1) La Tribuna del 7 Luglio ba questa nota telegrafica, che non occorre commentare: « A proposito d'interrogatori, si crede che quello di Alberto Casale davanti alla Commissione d'inchiesta, avrà. tutto un lato eminentemente sensazionale. Si aspett,a che el(li possa produrre documenti politici, che ùimost1·erebbero come gran parte dell'opera sua abbia avuto dei legami ministeriali, e dei sotto-legami che porterebbero la questione p81'licolare dell':1omo su un campo assai vasto della vita pubblica, destinato, senza dubbio, a produrre impressioni e considerazioni clamorose. o: Il processo Casale-Propaganda, tagliato netto nel suo svolgimento, non ebbe ancora. alcun sr,guito. li tempo che è passato, e l'annunzio che v'ho dato del richiamo in azione che il Casale av1:à col suo non lontano interrogatorio, porterà sul tappeto della complessa questione napoletana, appunto un seguito che si prevede certamente uscirà più oltre i confini personali e locali.

266 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI magistrato del Regno, il senatore Saredo, Prel?-idente del Consiglio di Stato. Ma il Procuratore del Re, Tullio, - un uomo gelatinoso, senza ossa, senza nervi e senza muscoli - non imita il De Notaristefani, e domanda ed oltiene la condanna del giornale repubblicano non oslante le brillanti orazioni dei suoi difensori Bevilacqua, Pansini, Altobelli, Semmola. E,·a il pubblico ministero convinto della colpabi. lità del 1799? sco1·geva in A.liberti la vittima di una calunniosa diffamazione 1 la sua convinzione era riuscito a trasfonderla nei giudici del Tribunale 1 Se così fosse stato, se si potesse essere convinti della sua buona fede e della sua sincerità, si potrebbe oggi deplorare un errore giudiziario di più; ma non si avrebbe da stig. rnatizzare un alto di viltà, una compiacente contor· sione dei fatti per rendere qualche servizio politico ad uomini ed a classi meritevoli di essere marchiate in fronte con ferro rovente. li dispositivo della sentenza - ancora non ne conosciamo i considerandi - e alcuni brnoi della requisiloria del Procuratore del Re suffragano il nostro giudizio. Fu proprio il Procuratore del Re, che pur avendo osato audacemente gettare del fango su tanti illustri testimoni, trattandoli da falsari, che avevano deposto contro Ali. berti per passione politica, ed- inversament~ accor· dando al deputato per Mercato l'onore di conside-. • rado come un uomo politico, fu costretto dalla ine-- sora1:ile evidenza delle prove e da un resto di pu • dore a fare questa dichiarazione : << Io non sento neppure il bisogno di soffermarmi sulla figura morale del querelante,· e discutere le ragioni che indussero costui a dal' querela, ed a darla limilando il campo della discussione, sen.a esporre alla terribile prova del fuoco l' inte1'a sua vita, pubblica e privala. << Se mi fosse lecito, se rientrasse nel compito mio e vostro, portare un giudizio sull'uomo pubblico e sull"uomo politico, io non avrei nessuna diffi~oltà di associarmi, nelle note generali e comuni, al giudizio solenne che sult' onorevole Aliberli portavano uomini autorevoli come il Giusso, il Smise, il Cavasola, il Curati, il De Martino, il Sare io, il Bovio, il Ricciardi, -il Gervasi ed altri, perchè tutti abbiamo dell'ufficio di deputato un concetto ben alto, ed anch'io penso che per aspirarvi occorrono meriti ed altitudini speciali, vasto pàt1·imonio d'idee, costanza e nobiltà d'ideali; che non sia lecito abbassare l' ufficio altissimo a servizio d'intere•si particolari, ma spenderlo tutto e nobilmente a servizio degli interessi generali del collegio in armonia con gl'interessi supremi della Nazione; e penso anch'io clie non sia lecito, per mantenere od accrescere la ba~e elettorale,- protendersi in terreni inquinati, col pericolo di lasciarci parte della propria riputazione e discreditare sé stesso e l'ufficio >J. Ed a questo linguaggio fa risconiro il dispo3itivo della sentenza che con formula nuova condanna perchè non 8zifficientemente provata l'accusa contro !'on. A.liberti. Ma come e perchè il custode della legge propo,e, e il Tril-unale accordò, la condanna del giornale re81bllotecaGino Bianco pubblicano, che con tutte le sue accuse non intese che stabilire la indeg°nità politica del deputato napolitano 1 La giustificazione del contrasto mostru.oso tra le premesse e le conclusioni si tenta colla distinzione tra prova giuridica, di cui dève tener con lo esclu~ivamente il magistrato, e prova morale ch'è di competenza del tribunale della pubblica opinione. ì\'oi non ripeteremo ciò che dissero gli oratori della difesa in favore della raggiuntà prova giuridica Se i magistrati italiani non ci avessero abituato a processi mostruosi ed a condanne altrettanto mostruose su semplici indizi potremmo anche essere generosi verso il Procuratore del Re e verso i Giudici, che condan:-:arono il 1799. :Ma essi in queslo caso rinnegarono le loro costanti tradizioni e negarono ogni valore agli indizi, ch'erano schiaccianti contro !'on. Alibel'ti. La cambiale Mamone-Capria avallat.a da Elia, dice come qualche Ispettore cli Pubblica Sicurezza poté prestarsi a deporre a difesa del vero accusato : A.liberti. li ritiro della querela A.liberti contro il .Mònitore dice quale paura il querelante avesse dell' Ispettore re Donalo, quando questi era ancora in grado di dimostrare la fondatezza del suo rapporto; e badino i lettori della Hivista: quando A.liberti ritirò la querela contro il Monito1·e, a giustificare il fatto disonorevole annunziò e promise formalmente, per consiglio dell'illustre senatore Pessina, che avrebbe presentata querel·a contro il De I.:'onato; ma la querela non venne mai! La scomparsa del famoso rapporto De Donato da s~ sola costituisce più che .l'indizio, la prova lampante della realtà del gioco piccolo. Come i magistrali non ricordarono la massima da loro sempre usata ed abusata : is j1:cit cui prodest? Nè questa è la sola scomparsa misteriosa: il processo ci ha· insegnato che si trovò strappata una pagina della fedina penale di un certo Leone, e fu strappata pe1· rendere · possibile un rapporto favorevole dell_apolizia, e la grazia chiesta ed ottenuta pel suddetto Leone dall'Alibe1·ti... Nè si creda che gl'indizi pel gioco piccolo siano soltanto quelli che si avrebbero potuto rinvenire nello scomparso rapporto De Donato: c'è dell'altro e di più grave, di ~ui ci occuperemo in ultimo per non ap1·i1·eadesso una lunga parentesi. Comunque, rimane provato che in Italia, in un processo essenzialmente politico, in un processo esclusivamente morale, :I magistrato ha voluto sorpassare il più autentico e sistematico fariseismo per attenersi alla lettera e non allo spirito della legge : alla lettera che uccide, e non allo spirito che vivifica! Se non Slifflcientemente provata l'accusa lanciala dal 1799 conlro !'on Alibe,·ti, come dice l'inqualificabile sentenza, il Tribunale non avrebbe dovuto · fare a meno di attenersi alle savie considerazioni sulla dottrina Jel sindacato pubblico svolte eloquentemente dal Semmola. In questa causa sopratutto, pnr s1.Jrpas',ando sugli addentellati che si trovano nel diritto e nella storia di Roma, i giudici avevano il dovere di ricordare ciò che Carrara, Mioghetti, Pessina, Thiers, il duca di Broglie - non mettiamo nel numero E. Laboulaye: troppo sovversivo il suo Parigi in America! - avevano sostenuto sulla ne-

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE1 TERE E SUENZE SOCIALI 267 cessità di tale si:1da0ato p31 retto funzionamento e a guarenligia del l'egime rappresenlativo. Se a Napoli invece di un Tullio e di un Foschi ci fosse stato il Magnaud, il buon giudice di Chateau Thierry -- anche nella mancanza di quelle prove giuridiche, che nel processo Aliberti c'erano; anche se il processo non fosse stato essenzialmente polilico-' morale - nella requisiloi·ia e nella sentenza avremmo avuto un meraviglioso squarcio di buon senso, di giustizia, di a!la moralità e di sana educazione politica! ,,_ * * Ma è poi vero eh; il magistrato italiano condannò il 1799 in omaggio alle ragioni giul'idiche, che gli s'imposero? Nessuno lo crede. Si dice alto e a;iertamente che si condannò per ragioni puramente politiche. Non si volle gettal'e un maggiore discredito sulle classi tristiscono la vita pubblica italiana, mantenendo in uno stato perenne d'infezione cronica, che si; riacutizza in certi momenti, due degli organi più impor _ tanti, piC1vitali d~lla società: quello dell'amministrazione e l'altro della Giustizia. Per l'amministrazione. Sarebbe grave ~olpa dei pubblicisti onesti e indipendenti il silenzio e l'oblio sul l'episodio Cassone-Elia-Afan de Rivera. L'episodio è venuto fuori nel proceso Aliberti; ma esso dimostra: 1 ° che gl'in teressi dello Stato vengono sacrificati sull'altare degli interessi di un appaltatore quando questi ha con sè un influente uomo politico. In questo caso tale non avrebbe potuto considerarsi l'Aliberti; ma a lui venne in aiuto l'Afan de Rivera: un ispettore generale dell'arma di artiglieria, ed un ex ministro del Regno! Ma chi non sa che il easo Hlia non è un caso napolrdano esclusivamente, e che speI prigionieriBoeri Telegramma ufficiale : « Noi abbiamo preso un gran numero di prigionieri » (A1nsterdammer di Amsterdam)) dirigenti e sulla borghesia napolitana, assolvendo il giornale accusatore; non si volle dare nuova forza e ·nuova popolarità ad un giornale repubblicano, come la si era data al giornale socialista asso Ivendo lo. E ciò a difesa delle vigenti istituzioni ... Disgraziati ! Essi non si accorgono, che condan- . nando i denunziatori coraggiosi degli inquinatori delli. vita'pubblica, coinvolgono in una triste responsabilità le classi, i cui interessi YOrrebbero salvare, e le istituzioni che vorrebbero conservare. Ci sarebbe un modo solo di raggiungere lo scopo che si prefiggono : rendere giustizia severamente e imparzialmente; colpire i disonesti a qualunque par-' lito essi appartengano, e quale che possa e0 sere la loro condizione sociale; scindere le responsabilità, e mostrare che le istituzioni politiche vigenti e la presente org-anizzazione economica non hanno bisoguo di nascondere le crepe col fango e coi mezzi più laidi e più detestabili. Solo in questo modo sarà restituita nelle masse la fiducia nell'amministrazione della giustizia, ch'è la base indispensabile di tutte le istituzioni politiche e sociali. " * * Abbiamo promesso d'intrallenerci separatamente e in ultimo di un episodio del processo; manteniamo la promessa aggiungendo che non uno, ma due sono gli episodi che hanno bisogno di particolare illustrazione, e che e'!3orbitano dal processo Aliberti, e denunziano cancrene più vaste e più profonde, che inBibiioteca Gino Bianco cialmente tra i grandi ladroni ferroviarii - [quasi tutti settentrionali - potrebbe trovare precedenti più giganteschi e i)iù mostruosi? 2° che ad un eccellente ufficiale dell'esercito, al colonnello Cassone, viene scelleratamente troncata la carriera, per avere commesso l'enore, di non comprendere che non bisognava dare torto ad un appaltatore protett0 da un uomo politico e che non bisognava prenderla calda nella difesa degli interessi dello Stato ... Sembrerebbero cose impossibili se non fossero documentate: da un lato da una deliberazione del Consiglio di Stato, che annullò un Decreto che danneggiava il Cassone; e dall'altro dalle risultanze del processo Aliberti (1). Ed anche questo, pur troppo, non è un caso isolato : sono notissimi i raggiri dell'alta bui·ocrazia quando vuole rovinare un galantuomo, che le è inviso. Per la giustizia. Il processo Aliberti ha rivelalo uno dei cento, dei mille episodi clamorosi, che fanno fede dello inquinamento della magistratura italiana. Narriamo rapidamente. ,Un brigadiere di finanza con alcune guardie coglie in flagranza di gioco p:'eèolo un certo Esposito che abitava nel Palazzo Aliberti ... ( 1) Il colonnello Cassone disse a voce alta in Tribunale che nella decisione presa dalla Commiasione di avanzamento e che gli chiuse la carr·era, Re Vittorio Emmanuele III - allora Principe di Napoli - fu tra i tre a lui favorevoli. Un misterioso trafiletto del Caffm·o di Genova confermò esplicitamente l'asserzione. Noi non vi prestiamo fede. Se il Principe di Napoli fosse stato convinto della iniquità commessa a danno di un alto ufficiale dell'esercito, divenuto Re d'Italia avrebbe saputo trovar modo di compensare una nobile vittima del dovere.

268 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Esposito scendendo le scale sogghigna e deride le bunale accolse la invocazione della luce fatta dall'oguardie, e preannunzia che Don Gennarino (Aliberti) ralore: egli è cieco! Giuseppe Semmola che chiede la avrebbe saputo liberarlo. E fu liberalo... luce nel senso metaforico e morale non ha la speL'Esposilo non fu tenuto in arresto; l'Esposito ranza di vederla più fisicamente. Sarà più fortunato non fu rinviato dinanzi al Tribunale; la rPCJuisitoria il popolo italiano; vedrà la luce che invoca a grandi del Pubblico. ministero, - un capolavoro! - con- grida sull' amministrazione della giustizia 1 sigliò il proscioglimento dall'accusa. Ed Esposito ' Non disperiamo completamente ; ma non sappiamo - il protetto di Don Gennarino - venne prosciolto nascondere il timore che esso, come l'onesto e insenza che nemmeno foss0ro stati sentiti il Castelli e signe difensore, sia condannato per molto tempo anle guardie che lo avevano sorpreso ed arrestalo... cora alle tenebre. Tutto ciò sarebbe inverosimile, se non fosse avve- LA RIVISTA. nuto in Italia. Continuiamo. Esposito viene prosciolto, e Castelli viene traslocato ... a Trapani. Castelli, l'umile funzionario, precede Cassone e gli dà il nobile e,empio sulla via da seguire: si dimette anzichè subire un trasloco che considera una punizione pel dovere -compiuto (1). Ed ora una domanda: poteva la magistratura che assolse Esposito condannare Alibe:·ti che - secondo tutte le apparenze l_o aveya protetto 1 Tra i giudici c'era tale solidarietà nel male che era follia sperare un atto di giustizia! Ripetiamolo: dinanzi a questi due episodi scompare l'importanza del processo Aliberli per qua,nto vi siano in giuoco altissimi interessi morali e politici. Il caso Ca~sone - Afan de Rivera e il caso Esposito-Castelli hanno bisogno, assolutamente, imprescindibilmente di altri giudici che non siano quelli che sede- ~ano e professavano il farisaismo a Castel .Capuano. E indispensabile che il ·commento alla sentenza, il giudizio in Appello e l'epilogo del processo si abbiano a Montecitorio. Là, il generale Afan de Rivera potrà difendersi, - e gli auguriamo di cuore, che possa farlo vittoriosamente - senza ostentare olimpici disprezzi per gli accusatori ; là il ministro guardasigilli potrà fare giustizia - e si spera che sia giustizia giusta - di coloro che la prostituiscono e la vendono nelle aule ad essa consacrate. * .. * Giuseppe Semmola, che fu della falange del!' Estrema in Parlamento, chiudeva la sua arringa in difesa del valoroso 1799, con queste parole, ch'è doveroso riprodurre: « Le istituzioni passano, ma l'amministrazione della ,, giustizia rimane. Guai se anche questa crollasse, « sarebbe il sintomo ine,,itabilmente precmsore del « completo decadimento. « E come Wolfaugo Goethe morendo gridava: « luce, luce, luce, il popolo italiano - non morente, ma « ancora pieno di forze e speranzoso dei suoi diritti , (( - invoca giustizia, gius"tizia,giustizia e questo sarà (< 11 labaro delle genti venture ». Al nostri lettori dobbiamo una notizia, che spiegherà a loro l'emozione profonda, di cui parlarono .tutti i giornali, con cui il pubblico nell'aula del tri- . (1) Gli episo~i Cassone - Elia - Afan de Rivera ed Esposito - C3stelli furono illustrati con anali•i finissima nella ma~istrale arrin,a di Altobelli. BibliotecaGino Bianco La crisidel socialismo Le parole hanno la loro sorte : lo dimostrò in un libro notissimo il Barone Manno ; e la parola crisi, ha quella di essere ogni giorno variamente interpretata. Per un amm_alato c'è crisi quando la,malattia '"olge rar,idamente e improvvisamente verso la soluzione: verso la morte o verso la salute. StaDdo al significalo genuino della parola, quindi, s'impennano a torto quei socialisti che non vogliono sentire a parlare della crisi del socialismri, quasichè con la medesima si intendesse intonare un deprofundis sul partito so, cialista e sulle sue dottrine. In realt1 prima che i :Masaryck avesse reso di moda la parola, il socialismo aveva attraversato e superato diverse erisi. Quella che altraverf;a oggi lo alloutana ognora più dal rigido dogmatismo formulato primitivamente da Marx e da Engels, che dai fatti meglio che dalle chiacchiere era stato in gran parte demolito. Su taluni punti Engels, ch'era sopravvissuto a Marx, si era curato egli stesso di ammettere il fatto, negato ancora dai fanatici, che si conservavano pii.I marxisti dello stesso autore del Capitale. Ma per un partito e per una teoria la crisi 11011 è di un ora, nè di un anno. Dura a lungo, sopratutto, perchè costa troppo agli uomini confessare di es ,ersi ingannati ; costa· troppo accettare come una verità ciò che ieri si era biasimato e deriso come un errore. La conversione. avviene lenta, graduale, incosciente·: incosciente tanto che taluni credono in buona fede di avere pensato sempre nel modo in cui pensano nell'ultimo quarto d·ora in cui precisamente pensa.no tutto l'opposto di ·ciò che a,·evano pensato una volta. li socialismo è in crisi ; e non in Italia soltanto. In Germania il movimento iniziato da Bernstein in modo organico, ma la cui tendenza c'era stata sempre nel Voimar, non si arresta. Gli operai· finiranno col comprendere che vale di più un miglioramento economico immediato anzichè la persecuzione esclusiva di un ideale remotissimo, e che si confessa e •plicitamente ere non potrà essere realizzato che a lunghissima scadenza. Del resto il conseguimento di un miglioramento immediato non esclude la coltivazione dell'ideale remoto; anzi ne prepara pii.I facilmente la realizzazione. In questo l'antica teoria catastrofica si può dire che non trova più aderenti . La crisi dura da anni in Francia, ma più che sulle cose spesso si è svolta, meschin!l-mente attorno alle

. ' . . RIVISTA POPOLARE DI 1-'ULJTJCA U:TTEll.E E SClEl\'ZI~· SOCIA.LI 269 -persol)e. Oggi lottasi contro Millerand e contro faurès .da molti, che forse noù sono che invidiosi de,lla posizione· allissima cui sono pervenuti i due ultimi ; -l'uno nelle sfere del potere, l'altro· in quella intellettuale, oratoria e p_olamica. Nella crisi francese la ge- :losia e l'invidia rappresentano una gran parte. Il giu- . -dizio potrà sembrare severo a chi non ne r.a seguito le vicende; ma è giusto. Tale in sostanza quello formulalo altravplla dal valoroso Sorel cLe nel campo ,delle idee da tempo brillantemente aveva dato addosso al rigido marxismo. Tra i tanti articoli che riflettono le controversie socialiste francesi - che hanno avuto un comment9 acutissimo e paradossale in una se1·ie di articoli pubblicali dal Sarraule nella Hevue socialiste - mi piace fermarmi su di uno ch'è il più l'ecenle, e che è un misto di osservazioni oneste e partigiane E' di Iluberl Lagardelle ; e lo preferisco perchè. tratta di un episodio della crisi perfettamente identico a quello che si svolge e si discute con vivacit t in Italia. Il Lagardelle nell'ultimo numew del J11ouvemmtso- -cialiste s'inlrattiene di lvfinisterialisme et socialisme. Egli ha ragione e fa mostra di spirito pratico respingendo il dilemma semplicista: o ministerialismo o opposizione. Ma è ingiusto più che mai nella requisitoria contro Millerand e cont,·o il Ylinistero "\Valdeck-Rousseau. La· ingratitudine verso uomini. che hanno salvato la r"epubblica e permettono a tutti di ,discutere ancora di socialismo e di libe,·tà, rattrista. Nella requisitoria del direttore del Jlfouvement socialiste, egli prende le mosse da una condanna sans appel, . come la chiama, della tattica ministerialista _pronunziata dal partito socialista f'rancese. La controversia francese sulla tattica ministerialista mostra la identicità completa coi casi nostri. Ma vedi .ancora quale altra strana coincidenza! Come a Giolitti si rimprornrn il lingu;1ggio tenuto al Senato pei fatti di Berra; così a vValdeck-Rousseau, il socialista francese non ~a perdonare il linguaggio conciliante tenuto al Senato nella discu -1cione della legge sulle .as,ociazioni. Sbaglia, però, il Lagardelle lasciandosi ingannare .dalle parole eloquenti del più rumoroso tra i socia1i;;ti italiani, quando crede di trovare, nella tattica del gruppo parlamentare socialista italiano, l'esempio da contrapporre, per condannarlo, alla tattica del gruppo ,parlamentare socialista francese cr.e appoggia il mini ;;tero vValdeck Rousseau. Egli quando scriveva teneva presente l'ordine del _giorno \"Otato dai deputati socialisti italiani alla vigilia del voto del ? ! giugno; perciò distingue il ministerialismo dottrinale francese dal concorso passeggero e condizionale cl:e i socialisti italiani nella misura, in cui l'hanno credulo necessario alla loro azione, han dato al ministero Zanardelli. Egli dovrà ricredersi quando leggerà l'opuscolo-programma di Turati con tutto il resto. ♦ • • Eccomi all'amico carissimo. Dal suo lucido e Yigoroso scritto: Il partito soe{alista e l'attuale momento politico, comincio col riBibliOÌeCaGino Bianco portare il punto che servirà a p~odurre l'amara disillusione nel Lagardelle. Se lJen mi appongo giudichi il lettore da questo _brano che riproduco testualmente. « Do\'e !'~pera « so1·ge, e preme la rtsponsabilit \, tacciono le vane « contese Nel gruppo sociali-la la condotta parla- << mentare non fu dapprima tampoco rnggetto di di- << sputa. A mala pena per un resto di preoccupa- « zione formale si disputò sulla formala, nella quale « la condotta del gruppo dovesse inquadrarsi. « ;\ella Critica sociale ebbi già a censurare, con << analisi cl e non poteva essere e non fu conti-ad- << detta, quell'o1·dine del giorno bilenco e contraddit- « torio, nel quale dopo varie prernes 0 e, a base di « lotta di cla~se e di collettivismo, si parlava di nn « appoggio al goYerno caso per caso (l'ordine del « giorno che trasse in errore il Lagardelle). Di « quell'ordine del giorno oggi è soverchio parlare: « esso / a allegramente rin9oiato, per comune ed e- « splicito consenso nella riunione successiva, quando « si decise di votare unanimi il bilancio dei-Jliesteri: « volo cl.e non poteYa essere se non -di fiducia - « come i,1 un meno . peggio - nell'indirizzo com- « plessivo del Gabinetto; perocchè_ è beh chiaro che « se vi era caso il quale, pre0 o isolatamente, impo- « nesse al gruppo socialista le palle nere, era pro- « prio la politica estera del ministro Prinetti. » Queste dichiarazioni espÌicite non so quanto si accordino con altre del Cabrini, senza parlare della Propaganda di Xapoli e dei socialisti napoletani, che pare Yogliano rimaògiare la pi·opria intransigenza, come il gruppo parlamentare ringoiò l'ordine del giorno ciel caso per caso - e farebbero bene - ; ma ce1·tamente distruggono le distinzioni del Lagardelle e mettono alla pa,~i il ministeriolismo dottrinalefmncese ed il ministerialismo dottrinale italiano. C'è di più. Nel socialismo francese rimangono antiministeriali giornali e riviste ed uomini della forza e del valore di Guesde, di Lafargue, di Vaillant ; gli an tiministeriali ·rimangono numerosi nel paese e nella Camera. Ma io Italia~ La secessione di ?11ilano intellettualmente è poca cosa; nè il numero degli antituratiani può rappresentare qualche cosa. Tra i deputati, credo che il solo Cabrini sia tra gli antiministeriali. La Propaganda, benchè scritta da giovani di molto valore, non può certamente controbilanciare L'Aranti! organo quotidiano ufficiale, che difende a spada tratta il Turati. Dissento in poche cose da Filippo Turali e per m;ia ragione assai i:.'emplice: molte delle t.:ose che egli sostiene oggi colla eleganza e col rnpore artistico r che egli sa mettere in ciò che scrive, le sostengo io da anni; ed alcune le sostenni anche contro di lui. I cardini della dottrina - collettivismo, lotta di clas,e e riformismo - di cui si occupa il 1° paragrafo dello scritto dell'amico Tnrnti, ci stanno - almeno i primi due - a far sapere che egli è socialista; ma non hanno e'fìcienza ve1·a. Il collettivismo è confinato in quel remoto avveni1·e, che hanno 1◊rto molti a respingere aprioristicàmente come impos-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==