Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 13 - 15 luglio 1901

RIVISTA POPOLAR DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 13 Abbonamento postale Roma,15 Luglio1901 GDI RVVENIMENJJ.1EI GDI UOMINI Il discorso Sacchi. La Rivista arriva in ritardo ad occuparsi del discorso pronunziato dall'on. Sacchi in Cremona, poichè era già andato in macchina il numero precedente quando egli parlava ai suoi elettori. gruppo. Ci sarebbe il nome, ma non la cosa. L'on. Sacchi ripeterebbe il tentativo inane cli Fortis che Yoleva chiamata Estrema sinistra quella accolta di clepntati, che lo seguirono sotto il ministero Giolitti. Quando l'on. Colajanni si portò in seno ad una loro riunione p11r protestare contro l'usurpazione cli quel titolo, i leLa stampa monarchica è stata larga di lodi insidiose all' on. Sacchi. Il quale non ha potuto giustificare in alcun modo la scissione provocata in seno al partito radicale dalla sna intransigenza dinastica. Egli volle farne pompa ferendo la suscettibilità della maggioranza degli amici suoi politici, che avevano accettato la monarchia nello interesse della nazione, e il cui programma si riassumeva nella formula: italiani prin!a, monarchici dopo. Tarantellanapoletana alit,.,-i i;on seppero rispondere; e non lo potevano. Lo sparuto~gruppo Sacchi non avrobbe oggi nemmeno il diritto cli chiamarsi : racliccile, •e non già per la esiguità del numero, ma per la mancanza di contenuto specifico che lo differenzi dalla Sinisfr(t · costituriÒnctle. \ ìUa nn gr_uppo parlamentare ~veramente 1·adicale pel suo programma ~apri\ affermarsi nella Camera e nel paese con gran de vantaggio della cosa pubblica'! Ne dubitiamo seriamente. C'è un punto sn cui potremmo a lungo intrattenerci: l'insistenza dell'on. Sacchi nel dare addosso ai repubblicani, quasichò essi, e non i suoi amici raclicali, siano la cansa della secessione. Questa insistenza spiega in gran pa1·te le tenereize dei monarchici, e forse pure le altre dei socialisti che sono stati da lui carezzati e lisciati. Questa formula dava una idea chiara delle tendenze, degl_i ideali e delle predilezioui del partito radicale ; ne rispecchia va e rispettava soprattutto le origini'. storiche, connettendo - attraverso ali 'ultima fase dell'opera di Cavallotti - le tradizion: di Bt=1rtani, concli.zionatmnente monarchico e conclizionatamente repubblicano, come lo chiamò Bovio, coll'a. zione politica di tutta l'Estrema. La vecchia formula manteneva fisonomia propria al z,artito radicale. Il prograru ma Dopo Casale e Aliberti è il Tafan de Rivera che )desso cominciano a far ballar. Noi non vogliamo turbare qnesta bigamica 1L1na di miele; ci duole solo, e fortemente, che l'on. di Cremona, invece, lo fonde e lo confonde colla Sinistl"a costituzionale; dalla quale non ;;i distingtte~nemmeno per una concezione diversa della politica estera. Anche nella quistione militare l'ou. Sacchi ha palesato una incertezzn nel discorso di Cremona, che lascia intendere essere maturo il suo avvento al potere entro l'orbita delle istituzioni. L'osservazione non è nostra; ina della Stampa di Torino. È giust,a e co l'appropriamo. Invano, quindi, l'on. Sacchi afferma che la donominazione di raclicalc debba essere conservata al proprio Biblioteca Gino Bianco ( Uomo di pieti·a di i\lilano) Sacchi voglia mettersi su <li una via dalla quale coraggiosamente, e utilmente per sè e per gli altri, si ora tonuto lontauo respingendo gli allettamonti del potere nel momento della formazione del miu ist,~ro Zanardelli-Giolitti. Conati reazionari. I reazionari ch'erano stati battuti solennemente nella Camera dei Deputati sperarono avore la loro rivincitù, nel Senato. Nella Camera cercarono abbattere il ministero coll'equi 1 7 oco, sovrapponendo una maschera libe

242 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI rate agli amici del bravo generale Pelloux, agli autori del Decreto Legge e del Regolamento-forca; nel Senato si affidarono alla viltà del voto segreto. Non solleveremo una quistione teorica sul diritto del secondo ramo del Parlamento ad intervenire in certe qnistioni e sulla legittimità di nna crisi determinata da uno di quelli interventi, la cui correttezza ed opportunità non sono cont,roversi in Italia soltanto, ma dovunque vige il regime rappresentatiYo; no11ricorda• remo ai Farisei del Costituzionalismo, che secondo gli insegnamenti dei migliori scrittori politici e dei piìt ortodossi monarchici, gli articoli scritti di uno Statnto vengono lentamente modificati dalla interpretazione ad essi data sino a farli cadere del tutto in dissuetudine ed a farli considerare come organi atrofizzati o uon aventi più alcuna funzioue re:1le; ma vogliamo semplicemente osservare che è incommensurabile la viltà di un corpo dello Stato perfettamente autonomo ed indipendente, che ha paura di un ,oto paleso e che ricorre al segreto delle urne - o lo provoca subdolamente. Noi siamo tra coloro che crediamo lecito abbattere un ministero su di un bilancio, contro la scuola teclesc', che pure è in onore tra i conservatori; poichò siamo convinti che tutto le occasioni sono buone per'm;i,nclare via nn gabinetto che si crede dannoso al paese; nè ci preoccuperemo della strana e pericolosa situazione politica cl1e il Senato a vreblle ci-eato so fosso ,riuscito a respingere il bilancio dell'Interno: forse si~sperava in una soluzione della crisi in senso conservatore colla teoria della tendenza ch'era trionfata. alla caduta del gabinetto Saracco. Ciò che vogliamo constatare, lo ripetiamo, è la incommensurabile viltà del voto segreto. .Francamente, data la sfacciata ingerenza del governo nelle elezioni, e dato il servilismo cli certe masse elettorali, noi ci spieghiamo1 senza mai approvarla, la condotta di quei deputati, che non osano esporsi alle ire ed alle vendette cli un ministro dflll'i11torno i11trnoreudente ed onnipotente. È umana. Ma di chi, e dt che cosa possono temere i senatori eletti a vita dal He? II voto segreto rappresenta, quindi, per loro l'eRpressione genuina della strntturn organica propria, la libi1line della viltà. E con un atto tanto laido i signori senatori vorrebbero iniziare la riscossa morale contro un ministro dell'interno, che accusano d'immoralità - essi che si mostrarono sempre umilissimi servi di France~co Crispi... Quale aborrazio11e! A quale pervertimento morale può trascinare fa passione poliitca ! L'equilibrio nel l\Iediterraueo. Fu questa una frase fatta che procacciò iu altri tempi ad un deputato italiano quakhe milione di lire, disonestamente guadagnati', promovendo costrnzioni navnli da parte nostra. In che cosa consistesse l' eqnilibrio nel .\1editernineo, si sa: in una menzog11a, noi predominio ~u quello cl1e dovrebbe essere mare latino, della potenza inglese. E che così fosse, venne confessato dal ministro Goeschen, che proclamò la necessità per la Gran Brettagna cli avervi nna flotta capace di battere le flotte <li pareccl1ic nazioni riunite insieme. Il contrammirnglio Boresford, lo scrittore che constat,ò la decadenza anglo-sassone. tPstè ha <lato un grido di allarme, denunziando la possibilità di veder fo,llire il programma di Goeschen ed invocauclo, perciò, un aument,o cldla flotta inglese nel )fecliterranoo La prospettiva di nuove spese militari ha SCORSO i liberali, che seguono Campell Bannerman, e che cominciano ad opporsi seriamente alla follìa imperialista; tanto che il Biblioteca Gino Bianco · ,11omi11_Lqeadcr,che è l'orgauo piìt aùtoreYole del vecchio partito liberale, si op1>oné già alle intimazioni della Naval I,eague, che vuole messi in mare altri mostri costosissimi per mantenere l'anticri. supremazia. Ma., <la buoni inglesi, gli antim perialist,i, mo~i vano la loro opposizione proclanutnclo la decadenza del i\Iedit.erraneo nel mondo moderno. Certamente il Mediterraneo non ha più l'importamm di nna YOìta; non è più il centro esclusivo della vita economica e della civill:ì, diYennta oceanica. i\fa il ?ifocliterraneo rimane la grande Yin che riunisce l'oceano Atlantico o il Pacitico, che conduce più rapidamente alle Indie e in Cina. Quando all'istmo di Suez farà com11agnia il taglio dell'istmo interamericano, l'Inghilterra ci terrà a, conservare il suo predominio sulla via attuale, sicurn com'è che gli Stati Uniti vorranno mantenere il proprio sul taglio che, presto o tardi, aprirà nel centro dell'America una nuova comunicazione tra l'Atlantico e il Pacifico. Qnesta ovvia cousirlerazione dovrebbe calmare i nervi della Tribuna; la qnale si preoccupa pel caso che l'Inghilterra volesse rinunziare a mantenere... requilibrio clel Mediterraneo - cioè la propria supremazia. Ma non è evidente che il giorno in cui la grande ladra mondiale volesse lasciare qualche sua preda, potrebbe cominciare l'èrn del vero eqiiilibrio del Mediterraneo, che Yerrebbc dominato della Francia, dall'Italia, dalla Spagna e dalle altre minori potenze, che vedono riflesse nelle sne acq 11ele loro litoranee cittì~ '? . Tanto può, anche negli uomini e nei giornr.li più autorevoli (lei nostro paese, l'antipatia verso la Francia! Preferiscono la tirnnuicle cli chi a .Malta ha mostrato in quale conto tiene l'Italia, alla possibilità di trattare alla pari, come in casa propria, colla. Francia! :\fo, non abbiano paura i nostri gallofobi: l'Ingl1ilterra auzichè riu unziare al suo dominio uel Mecliterrnueo, pensa a rinforzare Gibilterra, ed ha già votato la cost,ruzione Ili nuove ni~vi da guerra per mantenere l'equilibrio ... it proprio benefizio. L'Italia. potrà continuare a farle da vassalla; e la sovrana peuserà ad inventare altre Tunisi per dare qualche offa a.ll'avidità francese. Liberalità americane. Siamo fra i pocl1i che con una certa insistenza riportiamo e critichiamo ciò che cli anormale e di cattivo si Ya svolgendo negli Stati Uniti di America da alcuni anni in qua. Cosl facendo crediamo di compiere un dovere politico. Una democrazia illuminata deve conoscere il male cl1e si nasconde e che accenna a prevalere presso i popoli che si prendono a modello; deve conoscerlo. ancl10, per parare le obbiezioni che possono veni re ditgl i avversari. Agli americani del Nord si rimprovera spesso il culto fanatico che essi hanno pel Dio dollaro; ma è bene agginngtire che il denaro guadagnato malamente, di frequenti là è speso bene. Tutta la stampa europea si è occupata di recente delle decine cli milioni donati da A. Carnegie ai suoi laYoratori ed agli istituti scientifici della grande repub• blica. Si sa, però, che questo non è un caso nuovo ed isolato. 'l'utte le Università e collegi degli Stati Uniti sono sorti colle donazioni dei Cresi transatlantici. Nel :Jew-York Journal del 27 giugno troviamo questa lista eloquente di doni fotti ultimamente ai diversi collegi: All'Harvard. I. P. i\forgan Dollari 1,000,000 l> Coniugi Robison I> 300,000 Al Cornell. I. Rockfeller >> 250,000

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA 'LF.1TERE E SUENZE SOCIALI 243 Àl Vas~ar. T. Rockfeller .Dollari ll0.010 li Elena Gonld )) 10 000 Al Ya/e E. C. Salisbur.v 120,000•"· » He,. Stockes .,. 100,000 ), B. Stillman 10'),000 " F. Wanderbilt >> 100,000 ), M. Borden )) 100,000 J. I. Hill )) lt 0,0110 l) Miss Stockes )) 60,000 l> Un anonimo ,, 75,000 Al Columbia. B. Stillma.n )) '10000 n Un anonimo » 100,000 )) Gli alunni D 100,000 Al Princeton. Stafford Little /) 100,000 » Un anonimo » 60,000 • Gli alunni " 147; 00 AllaMilliken. I. Univ. I. Milliken D 150,0011 Così, in tutto, in pochi giorni agli istituti scientifici· sono stati donati oltre sedici milioni di lire. II dono di Morgao, il famoso organizzatore del 'trust ferroviario, fu fatto perchè ,enga eretto in memoria del padre Junius Spencer .\forgan, un edifizio centrale e due padiglioni della sezione medica <lell'lfovai·d University. Il grande assassino. Il centesimo massacro degli Armeni consumato in questi giorni ha richiamato per 1111 istante di nuovo l'attenzione sopra il mostro di Costantinopoli. Non è do1tto che noi dobbiamo presentare esclusivamente gli uomini, che ispirano sensi <li ammirazione; può raggiungersi lo stesso intento anche dando l'immagine degli scellerati che suscitano orrore. Si educa a,1 bene cogli uni e cogli altri. Jlipo1·tiamo perciò, oggi la fìgnrn <li Habdul Jiamid. Ue no porge l'occasione la 1mbbli!lazioue di un lillrn a$,;ai interessante, che lu della , iogrnfìa e del romanzo <lovuto ad un el.eno, che si uascontle sotto Io psondoui1110di George!! Dorys (1). (l) fla/Jdul Hamil intime, JBI' G, Dorys P..1ris.P. \'. Stock 1901. L. 3, 50 (27, Rue de l\ichelieu). Biblioteca Gino Bianco No11 seguiremo il brillante Sllrittore, che riesce no1t solo a fare odiare l'amico ed alleato dell'Imperatore degli Unni, ma anche a diue un'idea della vita orientale e delle condizioni del gmnde ammalato - l'Impero Ottomano. Pref',:,rian10 spigolare qualche cenno nella breve incisiva profar.ione di. P. Quillard. La serie degli epit,:,ti infamanti, scrive il Quillard, è infinita, ed essi furono tutti messi in corso da nomini moderati nel linguaggio e che conoscevano il valore esatto delle parole: Gladstone denunziò il (;rande Assassino; Albert Yandal stigmatizzò il S1ilta11-o1·osso; Anatole France fece tremare nell'antro di Yildiz il Despota folle d·i spavento .... Intanto vernuo di questi tennini, eccess1v1 in apparenza, è soddisfacente ed esprime in tutto il suo orrore il carattere di un ess11re a faccia umana che non ha esistito uguale sinora in alcnu punto, e che non esister.\ per l'avvenire. I conquistatori Assiri vantati nelle iscrir.ioni lapidarie per ,were estermiuato i popoli ribelli e parate colle pelli scorticate degli uomini le mura delle città vinte, Nerone, Caligola, Tamerlano, G,:,ngiskha11, gl'inquisitori cattolici e i torturatori cinesi - nessuno di tali uccisori di uomini rassomigliò ad Jfabdul Hamicl. Carceriere del proprio fratello, il sultano Mourad, di cu.i occupa illegal111ente il trono, qnesto figlio di una danzatrice armena, nella sua rnanìa omicida non ubbidì che ad un solo impulso: la difesa e la, couservazione dfllla sua sacra persona: se egli Ri crnde minacciato da un individuo o da 1w gruppo di uomini - razza soggetta o 1mrtito polit:co -· egli sopprime l'individuo e il gruppo ... Così fece uccidere Midhat Pasci:ì, al quale dove·rn la elevazione al potern, e uou fo sicuro se non quando un emissario sotterrò il cad:were, e t.agliata la testa odiata e temuta, inviò la cassa che la conteneva a Yildiz con la .iscrizione: Oggetti d'arte, A1,orio giapponese. Egli ha mitssacrato gli Arabi del Yemen. Ha massacrato i .Ornsi del Libano. Ha massacrato dei Curdi, dei Lazi, dlli Circassi in Asia, degli albanesi in Europa, dopo cs.serse11e servito come esecutori di altri massacri. Ha 1!1assacrato presso )fossul dei Yezidis perfettamente inoffonsivi. Ifa massacrato dogli Elleni in Creta e nel1' E piro. Ha massacrato i Bulgari, i Serbi, i Valacchi in )lacedonia. Ifa massacrnto migliaia cli Turchi annegandoli nel Bosforo, strangolandoli nelle prigioni, facendoli sopprimere nella terra di esilio. Dopo, io tempo di pace, a partire dall'anno 189-!, e specialmente nel 1895 e 1896, ha intrapreso l'ester111inio metodico dei suoi soggetti a,rweni, e dopo avere impiccato, squartato, bruciato trecento mila creature umane, durnnte questi ultimi tlue anni esecrabili, egli proseguì il cowpimento della sua opera colla fa1i1e e la miseria organizzata, eolle carneacine parziali: e t.ra non guari, se la viltà dell'Europit glielo permetterà, con nnove e deliniti,-e ecatombi. Dopo i massacri di Costantinopoli, quando bande armate ubbriaclie di sangue si sparsero in Stamboul, in Galata e in Pera, ucoitlendo tutti quelli che erano armeni; quando nella capitale si videro passare intermirrnbilmente cani pieni di cadaveri, il sig. De la Houlinière, incaricato ili affari cfolla Francia, indicava il colpevole con una frase che non laticia !JOsto all'equivoco: Non pol"l'ei citare a Yostra Eccellenza la serie ùninensa clifatti che provcrno sino alt 'eviclenza che è stato lo stessu S1ilta1w ctcl arnwre il braccio de_qliassassini. Ebbene che cosa ba fatto la diplomazia di Europa di fronte a questo mostro, a questo Grancte cissassi110 r

244 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Che cosa ha fatto il cavalleresco imperatore di Germania '1 La diplomazia, la losca megera, lascia assassinare; l'imperatore si è disonorato sino a fare penetrare la sua consorte nel gineceo del Grande assa.ssino; e quest'ultimo gli ha steso la mano e l'ha chiamato amico ufratello ... Tutte le sue ire,~tutta la sua indignazione ha riserbat,o contro i poveri cinesi. Con ragione. Laggiù, nell'Estremo Oriente, egli ha potuto liberamente sfogare I'iudole sua mostrando ,u essere non il croèiato, ma il degno successore dell'imperatore degl Unni... E il Grande assassino continua indisturbato nell'opera sua, sfogando la libidine tra le odalische passate in rassegna dall'imperatore ili Germania, spegnendo la sete nel sangue degli innocenti! Il principe <li Hohenlohe. A Ragatz, in !svizzera, il giorno 6, è morto il Principe Clodoveo Carlo Vittore di Hohenlohe, ex gran cancelliere dell'Impero di Germania. Era nato il 31 marzo 1819 a Rotemburg danna delle fa,miglie piit aristocratiche della Baviera. Entrò al servizio della Prussia nel 1842, e nel 184!) fn mandato a Londra. Deputato dal 1870, prese posto tra i cattolici di Stato ch'erano una gradazione tra i conservato1:i puri e i nazionali liberali. Ambasciatore a Parigi nel 1874, e nel 1885 nominato Statthalter di Alsazia, mostrò uno squisito tatto politico non inasprendo maggiormente i rapporti, in quel periodo molto tesi, tra la Francia e b Germania. Il 26 ottobre 1894, Guglielmo II, non soddisfatto cli Caprivi, chiamava il principe di Hohenlobe a succedergli nel Gran Cancellierato. Anche lui, come il suo predocessore, si mostrò abbastanza equo e sereno di fronte alh1 Democrazia socialista che il pugno cli ferro di Hismarck non aveva che aiutato a sviluppare. La grave età, e forse anche perchè contrnrio alla politica Cinese del sno imperatore, lo decisero nello scorso ottobre 1900 a cedere il posto a Hnlow. UNRAlSPOSTA AISOCIALISTI ff lTALIA La discussione si allarga. Agli Schim·inienti in JJ'aniiglia del collega Ferri, apparsi nel 11. 1639 dell'Avm1ti! è seguita un'arguta confutazione del valoroso Arturo Labriola: cui ha risposto, molto abilmente, l'Avanti! nel n. 1644. E nel dibattito banno interloquito benone il carissimo amico Gustavo Chiesi sul Giornale del Popolo di Genova, ecl uno de' più culti e sereni rappresentanti del partito socialista, su l'Jtalici del Popolo di Milano: Giuseppe Rensi. Altre riviste e gazzette, tra cui fa ]1ibertà di Ravenna, il Pensiero Boinagnolo di Forlì, il Brnscolo di Firenze, la Roma del Popolo ecc., hanno preso parte alla discussione suscitata dal i~erri: e segnatamente in una grande e nobile regione d'Italia, ove le passioni politiche sono più accese, è stato un vero vespaio. Io cercherò di essere sereno ed obbiettivo. * * Credo che il collega Ferri non abbia torto, quando sostiene che i deputati socialisti e l'Estrema non potevano votare contro un Ministero - che nel proletariato italiano, con visione chiara della storia contemporanea, aveva riconosciuto il diritto cli stringersi, associarsi ed B blfotec~inc:;"fn~lagj'à~ec~ndiera del lavoro. Solo, bisogna esser. canti: bisogna che intorno al rispetto per le organizzazioni economiche fiorisca - come ho dichiarato alla Camera nel mio discorso recente su bilancio dell'interno - l'omaggio de' poteri costituiti a quei diritti superiori politici, che SO!lO il fastigio degli Stati civili progrediti: il di1:itto della propaganda, della. riunione, della stampa ecc. La politica di uno Stato moderno dev'essere armonica - perchò anche il progresso delle organizzazioni economiche non si concepisce se non nel trioufo assoluto delle pubblicho libertà. E va. d'incanto che, po~to il dilemma, come lo pone l'amico Labriola, tra la fiera intrm1sigenza di fronte cii partiti monarchici e lei dedizione, il ùubbio non ha nem_ mf\no ragione di affa.;ciarsi: t,rnto più, quando il sistema della fiera intransigenza si poggia su la constatntci impotenzci <leivartiti nioncwchici a fcire sostanefolmente il bene de: paese. ì\la non dedizione vuol essere: e non può chiamarsi dedizione, io crf\clo, il plauso ad una politica - la quale avea dichiarato di dover stare a capo scoperto dinanzi al gran movimento proletario del mondo moderno. ... * * llfa nel dibattito con la Provagancla non voglio metter bocca: e passo a ciò che, pii1 direttamente importa a me - e si riferisce al partito repubblicano d'Italia. Il collega Ferri motte tutti in un fascio quelli, che lo hanno combattuto per l'acrimonia della sua propaganùa in Romagna: ùimenticando che, tra costoro, c'ò do' valentuomini, come il Bovio, il Chiesi, il Corradini, il Ghislori, lo Schinetti ed altri egregi - i quali non si sono già doluti dell'affermazione sua che la dottrina di Giuseppe Jfazzini non s'accordi co' due capisaldi del socialismo scientifico - che per lui, su le tracce di J\fa1·xe di Engels, sono la lotta di classe e la proprietl\ collettiva. No. Di certo, la lotta cli classe e la proprietà collettiva, secondo la concezione marxista, non entrano nel quadrante delln dottrina sociale di Ginseppe Mazzini - il quale, fiu dal 1851, dimostrò che noi non tendiamo a sopprimere, nici 1imiyliorare: non ci trapiantcire l'cittività o i conforti cl' 111w classe in wi'iiltra, nw schiu.clere lei via dell'attività e elci conforti a tiittc le classi - u, nel 1871, sostenne cl.te la proprietà, sebbene mal costituita - perchè l'origine clel riparto att1iale stci gene,·almc11te nella co11qnista, nella violenza, colla quale iii tempi lontani certi 1Jopoli e certe classi invadenti s'impossessarono delle terre e cle-ifnitti cl'mi lavoro non <·ompi'lltoda essi (onde il famoso bisticcio di Lassalle: Eigenthu.m ist Fre,nclenhtmn) : perchè le bcisi del riparto dei friitti cl',m lavoro compito clal proprietario e dall'operaio non sono poste sopra una ginstn ngnaglianzii proporzionata al lavoro stesso : perchè co11fcrencloa chi l'ha cliritti politici e legislativi che mancano all'operaio, tencle cid essere nionopolio cli pochi e inaccessibile ai più : perchè il sistema delle tctsse è mal costituito e te-nde ci mantenere un privilegio di riechczzn nel proprietario, aggravando le classi povere e togliendo loro ogni possibil-itcì di risparmio - non bisogna abolirla, se non si vuol sopprimere u:ncisor9e1itedi ricchez:m, d-i emulazione, cli attività e somigliare al selvaggio che per cogliet·e il frutta troncavci l'cilbe1·0. « Non bisogna abolire la propi'ietà perchè oggi ò di pochi; bisogna aprire la via, perchè i molti possano acquistal'la. "Bisogna richiamarla al principia che la rende legittima - facendo sl che il lavoro solo possa produrla. Bisogna avviare la societ:\ verso basi più eque cli rimunerazione t.fa, il proprietario capitalista e l'operaio. D

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC!ALJ 245 Questo è lo spirito pratico 11ello Statista illuminato. Io ricordo che nel 18DO, dispntando coll'amico Colajanni, dissi che il mondo continuerà a camminare e sorpasser,ì il Mazzini: per intanto non lo ha sorpassato! Credo oggi, come allora, che cristallizzarsi nel suo programma significa negare l'evohrnione; - ma credo bensì che stare oggi nel si10 programma vuol dire essere davvero, nel senso scientifico della parola, evoluzionista: senza mica bisogno di chiamarsi marxista, mazziniano, bernsteinin,no o altro che sia. L'evoluzione non ama i salti, ed è conformo al concetto evolutivo questo: che on tire - come diceva il Littr6, .il pii'! gran ))osi ti vista frnucoso, dopo Augusto Comte - de la situation présente tout le pcirti q1i'elle , (>- ~ ' ""'- _<,_r ~-=-;;~=-- / , ,<;;~J'.. I • • , - ,-;.,J•~~.-~ La Guerra (I): Quando tutlo questo (La Cina) sarà stato mangiato, i cani si mangeranno tra loro o si scaglieranno contro di me e mi distruggeranno. compor te, po ur améliorer cl 'un clegré la condition des travaillew·s. Abbiamo rudimenti di una organizzazione veramente socialista. Totit y est 1n·atiq1ie, expérinie1ital; on voit, on to1whe, on ju,ge. Percbè abbandonarci a co · strnzioni ideali - che sono, in fondo, di ostacolo alle cause migliori 'I È _vero: que' rudimenti non hanno la virtù di trasfor~are immediatamente lo stato sociale; mais, écartant /a chimère, l'état sociale n'est trnsfonnable q1iepas <Ì pas et c1eproche en proclte. Questa è legge evolut~va - ed il Littré intendeva così il socialismo economico e filosofico. " * * Non percbè, dunque, il mazzinianesimo non è il marxismo, noi possiamo dolerci col Ferri; - ma ci dolghiamo perchò egli ha voluto - senz'alcuna documentazione scientifica o storica - gabellare la dottrina del grande Italiano come sostcrnzia./me11teborghese ecl indivicvu.a!ista. 11) La guerra è rappresentata da un uomo perchè Krieg Biblto{ebl1 te~tnomsi~·nco N. d R Il che poteva essere un titolo d'onore, nel tramonto del secolo xvrn, prima della Rivoluzione, quando il Sieyès m,cì nel famoso : - Q1i'cst-ceque le tiers état ? - Rien. - Que doit-il étre? - Tout. - E ciò siguificava allora, secondo la giusta osservazione di H. Ca1:not, ripetere col Rousseau, seuza risalire all'éra etrusca o romana o comunale: - C'est le penple q1ii compose le ge.nre lmmain. Ma oggi, all'alba del secolo xx, il dire cli Giuseppe Mazzini - vissuto t.ra il 1805 e il l8ì2 - che l'orientazione del suo pensiero è stata borghese, ecl egli non poteva comprendere la missione storica e sociale del proletariato, e che non scorse nemmeno il contenuto e la ragione cli un'affermazione politica del proletariato - dopo tutto Una piramide Europea edificata sul lavoro• (Nebelspatter di Zurigo) quanto il movimento polit1co, economico, religioso, filo• sofico, sociale del secolo xix - significa disconoscere nell'tdtiino lle' gmndi italiani antichi e il pri11io de' 1m.ovi - come il Carducci definisce i\Iazzini - la visione illuminata e la coscienza civile, politica e sociale, che ebbe de' nuovi tempi: significa - come l\fazzini stesso pn1sagì nel '42, scrivendo al Lamennais - frainteuderlo, grossolanamente: fraintenderlo e ingiuriarlo! 11Ferri dimentica che Mazzini, fin dal 1849, condannò il sistema di Dentham - perchè nel Bentham non ravvisò un 'idea s1iperiore cill 'individno, 1ina legge coll~ttiva clel 11ioncloo mi progresso conurne vei·so un tipo di eccellenza ideale - e combatt.è il Sansimonismo, perchè la dottrina cli Saint-Simon trascurava l'inclivicl-nalità comune come uno degli clementi iudispensabili allo Stato: ma per Maz7,iui la formola « .IÌ chacnn selon sa capacité; é. chaqne ccipacité s1iivant ses amvres » era., incontrastabil111ente, superiore a ogni altra, fino allora conosciut:1. ,, La società, come oggi esiste, è regolata. nelle sue condizioni generali dalla formola: A ciascwno se•

246 RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI condo lei classe, allei, qw:1,le egl·i appartiene ; a cie1scnna classe secondo i 1nezzi o capitali, eh 'essa possiecle. Formola siffatta non provvede allei giustù::iri, né all ''lltile collettivo >. E GiuseJJpe Mazzini flagell:t la borghesia, che Pietro Ellero chia111a neo-git,d,iicc1: dallo scritto sugli studi economici e politici dul Sismondi nel 1838, al discorso di Londra nel 1855 - quando reputava giusto che la rh·oluzione futura facesse per il proletariato quello elio ·10 p11ssate fecero per la borghesia, ed egli dichiarava clte n01i avremmo diritto nl nome di partito nazionctle se in- ·vocassimo l'e1w1·gi,1dell'intera Nazione, a ùattaglfo mortale, per l'un-ico intento di riordincire la borghesia rinnegcitci del 1830 e l'c1,sseniblea borghese del 1849: dalla ldtera a Daniele Sttlrn del 1865 aJlo studio sul Comune e l'Assemblea cli Parigi nel 1871 - quando, nel 1865, segnalava la classe operaia come la forza dcll'avvt>uire, salvo a diventare una nuova borghesia, intristendo uella rabbia clei materiali interessi - e quando, nel 1871, dimostrava che la borghesia ha llimenticato il dover suo, lct più bella, la pih grande, fo pitì scrntc1 missione che potesse idearsi: stendere ,,ma 1nano fH1ter-na all<i classe uninediatamente inferiore, e sollevarla al proprio livello: lm, ne' traviamenti di una fals,1 filosofia e di una politica, che non pntea varcare al cU là dei cliritti dell'io, dimenticato che ogni conq1tista s' trc1 compiuta con l 'aiu.to delle moltitiidin·i chiamate, infiammate da promesse di miglioramenti e di libertà. Pur rispetta11do ed ammirando coloro - che si c~tfernicirono coll'a11tic,1 enwncipazione clei nostri Commi-i, e da cui escirono, in tempi più recenti, forti fatti cli lunga ostinata resistenza ai dmninatori stranieri, e tonne cli gio- ·vani 'Volontari per le battaglie clell'wiità na::ionnle, e npostoli i11contmninaU del vero e cli qu.estn stessa emcmcipcizione clcl popolo che noi preclich:ia~no - come nè piì1 nè meno del Ferri, che batte le mani ai bravi ùorghigiani medioeYali, i quali, preparati da un lavoro fecondo ecosciente, e dalle condizioni storiche, che cambiarono la orientazione economica del mondo, fecero poi la loro rivoluzione alla fine del secolo XVllT, segnando pagine d'oro nella storia del nwnclo civile colle epopee na;;ionnli e coi miracoli della scienza. .. * * li collega Ferri dice che « quando un . uomo lascia ecritti dei voi umi, non è difficile trovare qualche mezza pagina o qualche riga, che accenuino a quei grandi problemi teorici o pratici, che sempre hanno tormentato l'umanità D - e ciò significa che egli non ha letto Giuseppe Mazzini. Altl"imenti saprebbe che non sono pochi accenni alle quistioni economiche, non è qualche mezza JH1giua o qualche riga, cho si riferisca a' grandi problemi teorici e pratici del mondo mocleruo; - ma è tutto il contenuto ideale, ed nna pre<licazione lli -!O auui, clte in i\fiLzzini si ribell,ino al concatto arretrato clell'individmtlismo economico e del capitalis)J.lo borghese nel secolo XIX. Il Ferri non ricorda od ignora che anche le ultime parole, dette (la Giuseppe Mazzini ntl tI'flmouto della sua vita, furono queste: cc La piaga delln società eco110mica attunle sta nel fatto che il capitale è il despota del lavoro. I lelle tre classi che oggi forlllano economicamente la società - capitalisti, cioè detentori dei mezzi o strumenti del la,·oro; intraprenclitori, capi-hworo, commercianti che rappresentano o clo,rebbero rappresentare l'intelletto, e operai che rappresentano il lavoro manuale - lei classe elci capitalisti sola è padrona Biblioteca Gino Bianco del em11po, p<1dronc1di proin1iovcre, indugiare, cioeelera,re, rl-irigere ,verso certi fi11i il lavoro ». Onde per il Rensi, tra il concetto del socialismo scientifico che lo stri,mento di produzione debba essere in possesso del nucleo cli lavo1·atori che lo 1nette in opera, ecl il concetto mazziuiano che la fo1'1na della società futura. clebbc1essere rlatn rlall'(ls~ociadone di lavoratori, è ben poca o nessuna la cl{O'ere111Ja - e il Merlino, ricco <l'ingegno e di coltura, tiene per formo che l'ideale sociale cli lvla::zi11i - soppres.,·ionc del salcirinto, orgcmizzazionc del lavoro mediante a.ssocia~ione cli oper<ii fornite. del nccesscirio cap·italc - è sostanzialmente socialistico: ed egli lo preferisce al collcttivisin'1, come è stc1,to co1ntin&1ne11tc inteso dai socialisti marxisti. · L'arnico Colajanni è piì1 netto e reciso: ricorda 1111 giudizio del 'freves - secondo cui la rep1ibb{ica mazziniana è a,nti-borghese, e cioè repubblica socfole - ed il Colajanui stesso, autoro,olissimo, nella sua conferenza mrt,gistrale sn Mazzin i e il Socialismo, conclude - come io oltre uu decennio fa sostenni appunto in una polemica con I ui - che tutto l'ideale politico, sociale, morale, intel/ettnnle di Mazzini e· ancom di là da. venire. "' * * 11 -~'erri, o io m'inganno, non ha visto la, suprema importanz:t dell'a:ssociazio110 nel coucetto scientifico di Mazzini: quando emineu ti rappresentanti del socialismo internazionale, como il Rernst,ein, ravvisando la difficoltà cli esprimere e congloùare iu una formola concisa e precisa il .socialismo contemporiLneo - per definire se sia uno st<tto<licose o un movimento, una teor·ica o uuajinnlita - non si peritano di identificarlo col principio dell'asRociazione, come espressione simultanea ddla sua natura economica e gimiclica. li collega Ferri frniuteucle oggi il grande Italiano, come nel 1804 fraintese Herbert Speucer; - ma, egli - che, nella obbietti vitù, della sua coltura geniale, protesta di riconoscerne le grnndi benemerenze stori- ~-l1ce politiche, o ravvisa in lui, 11011solo il grande filo-- sofo animatore del principio di nazionalità, che costituì l'ideale politico della borghesia ue' paesi d'Europa, ma un precursore storico, come Kossuth e· Bismal'tlk, del ~ocialismo contemporaneo - sa ùeno che Mazzini si può studiarlo e compreuderlo, 11011crescergli o detrargli fama: tanto è alto collocato nella stima del Paese nostrn e do! mondo ! Come disse di Alfieri il De Santis rimbeccando ,fauin e rammentando la nobile risposta di Sa-int-Victor. * • * Ma nou è ilLprop11gauda anti-mazziniana del !<'erri, che mi b:L mosso oggi a scrivere; - bensì una contradizione sua grave e palm11rt', che a me par nociva: nociva alla verità - 110\'iva alla evoluzione politica e civile della causa democratica ed itlla compagine de' partiti popolari, - oggidì più che mai necessaria Intendiamoci bene. Il Ferri dice che l'ideale tle' socialisti è anti-monarchico: perchè la proprietà collettiYa cle' mezzi di prodnzioue e cli la,·oro è inconciliabile, come dichiarò il :22giugno alla Camera, con la forma monarchica cli reggimeuto, - eù intanto s'impenna dinauzi alla pregiudiziale de· repubblicani: cl1e va cl'incauto non è monarchica. Pcrchò? Si vede che non tutti i socialisti d'Italia hauno della pregiudiziale nostra un concetto politico e scientifico preciso.

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LllTTERE E SCTENZI!,' SOCIALI 247 [I }'erri dice che, secondo i repubblioitni, non si può far nulla, - se prima non sia cambiata la forma cli governo: parafrasi errata del lucaneo nil actmn reputans, si qtticl supere:;t agendnm. E l'Avanti I vuul chiarire~questo pun~o preliminare, affermando che " generalmente la pregiudizittle dei repubblicani è intesa così: il regime monarchico è inconciliabile colle riforme di cui ha bisogno il paese, dunque il doyere de' repubblicani è di combattere ques~o regime, senza attendere o mostrar di attendere alcuna riforma.. È questo l'atteggiamento dell'Jtcilia del Popolo di :\Iilano ~fa questo non ò l'atteggiamento di tutti i republicani d'Italia. Al contrario, il gruppo parlamentare repubblicano non intento quanto il coutennt.o democratico di uno Stato moderno, a tutta l'evoluzione progredita della civiltà politica: e non ò confondibile con questa o quella riforma legislativa, che può tendere e avvicinarci, come dice il Rensi, alla piena sovranità popolare - preparandone i germi e suscitandone quella che il Fouillée chiamerebbe l'iclée-forcc. E se cotesta pregiudiziale è capace di imprimere al metodo de' repubblicani il sigillo a•prioristico e metafisico, io ll0ll intendo davvero come e perchè debba essere invece sperimentale e positivo il metodo de' socialisti - i quali sono dominati da un'altra pregiudiziale, che più o meno de la pregiudiziale come la interpetrano Ar· cangelo Ghi sieri e Ar turo Labriola ». L'Addio vale la nostra: la pregiudiziale della inconciliabilità tra la forma monarchie?. di reggimento ed il collettivismo. No: non così la interrJetra il Ghisleri o il Labriola; almeno non credo. Ma, al di sopra tli tutti, deve valere la parola solenne del!' ultimo Con gresso - il quale ritenne che il programma intcgmle repu bblicano non possa aver la sua legittima soluxione, se non quando il popolo abbia ricuu• quistato la sua piena sovranità; ma frattanto proclamò che il p(l,t• tito repubblicano debba cittivamente interessarsi cmche di tutte quelle qiiistioni che appaiono, giorno per giorno, coine piattaforma di propaganda eagitaz·,one, 'VOlgen<lole ci riprovci della. lNCO.\ll'ATIBILITÀ ASSO· r~,- -,e--~~--) I •, - '' .,, Vero è che, per intanto, l'ideale de' socialisti sarebbe compatibilissimo con la odierna fonnapoliticadello Stato, perchè ogni giorno il collettivis1no si vie1ie facendo sotto ·inostri occhi, in regime monarchico ; - ma allora, se il moto progressivam ente accelerato del!' evoluziljne sociale può stare a braccetto con questo regime, l'antagonismo prima dichiarato del collettivismo con l'istituto monarchico si risolve in una vescica sgonfiata! LUTA DELLE ISTITUZIO· Nl PRIVIT.tGIATE CON UNA SINCERA E CO.\!- l' LE T A ATTUAZIONE DEI.LE VARIE RJFOR.\lE, ,valdersee (a Li-Hung-Tchang): Ebbene, addio, vecchio! e ricordati bene questo: se i tuoi Boxers ricominciano ancora i loro eccessi.... a me qui non mi \'edi più davvero! ( Liistige Blatter di Berlino) Anche il Lahriola hà notato questa contrad: dizioue. « Il Ferri - ecco le sue parole testuali - afferma che il collettivismo si vien facondo ogni g i o:re a co11fer1naclel principio della incl·issolubilitii clella q1,estione sociale ecl eco• noinica cla qtiella politica e 1norcile. Ciò ha ben visto il nensi - cito definisce inesatta la affermazione ùel Ferri: e riconosce che, secondo noi, la piena sovranità popolare non si può ottenere che con la repubblica, tipo svizzero o americano; - ma soggiunge che que~t.a pregiudiziale o: non trattiene i ro_ pubblicaoi (come gli nlti11ii loro Congre,si ùimostrano) Ùftl perseguire l'ottonimeuto di alcune di quelle riforme politiche, il complesso clelle quali costituisce la ossatura repubblicana di 11110 Stato; per 11101lo che dallo assieme di quetle riforme, a poco a }J0C0,o se possibile pacificamente conquistate, soaturisca rioi uecessariamente, o come un coronamento spontaneo, la, repub - blica >, Etl egli ha ragione. La nostra pregiudiziale, quindi - che risponde alh1 Y<1Cchiainconciliabilitit t,icitian:1 - Ì' collegata a L11tBiblioteca Gino Bianco no sotto i nostri oc - chi. Al tempo stesso, il Ferri afferma cbe monarcl1ia e colletti \·ismo sollo termini antitetici, Ora,· se il collettivismo si forma gradualmente sotto i nostri occhi, in pieuo dominio degli istituti monarchici, è anche evidente che fra Illona,rchia e collettivismo non ci è contraddizione E poichè il Ferri respinge la pregiudiziale repubblicana, e dichiara di mettere il collettivismo innauzi 1t qualsiasi altra riforma politica, ne viene anche che il Ferri deve riconoscere la monarchia, per 11011 retipingere il collettivismo, J> E indarno l'.dvanti ! risponde che questo è un gioco sillogistico: la logica - che ha tormentato il cervello umano, da Aristotile a Baiu - da ragione al Labriola: il quale crede cli poter sfuggire alla contradtlizione, notando che fra collettivismo e monarchia non c'è un contrasto logico, e ricordando lo Schtiffle, che negò l'antitesi, e il Rodbertus, ch'era collettidsta o monarchico, od è ~tato tlelìnito il Ricanlo del socialismo. Ma il

248 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LE1TERE E SCIENZE SOCIALI Labriola stesso soggiunge subito che i socialisti tedeschi, i quali hanno i'ingenuità cli essere repubblicani, hanno sempre considerato il Rodbertus come un nemico. Cosi tanto il Rensi che il Labriola richir-.mano i socialisti d'Italia - che rispetto al problema economico proclamano l'indifferenza delle forme politiche - all'os servanza di quolla parte fondamentale del programma minimo, - che esige la eleggibilitèi,la responsabilità e la revocabilità cli t-utti i poteri deUo Stato, SF.NZA ECCEZZIONE : onae, - premessa storica indefettibile, - la pregiudiziale repubblicana. " .... Noi - che non siamo un partito di retori microcefali - non facciamo la proclamazione· accademica di una sterile pregiudiziale astratta; ma a-posterioristieamente - con induzioni e deduzioni, scatenti da mezzo secolo di storia subalpina ed italiana, e disvelando le st.ridenti 0ontraddizioni, che tripudiano nella Carta costituzionale del Paese, alla base politica_ dello Stat,o, col principio plebiscitario e l'evoluzione civile della libertà nella storia contemporanea - vogliamo, non solo provare che la pregiudfaialll ha ragione scientifica e storica, ma vogliamo doterminare nel Paese la traiettoria di mia ricostituzione politica e sociale - in armonia co' ricordi gloriosi delle patrie t,radiziouìc col principio razionale informatore della sov1·anità nel mondo moderno. E questa propaganda non è a-prioristica o metafisica - se fatta, non di chiacchiere vane, ma di tradizione •e di scienza, di storia e di diritto: e se è intesa, come deve essere, a rintracciare e dimostrare ohe tutta quanta la parte misoueica dello Stato italiano ha un nesso causa.te con le disposizioni arretrate di un patto - su cui si aderge l'ii,tituto monarchico - e che sono appunto quelle contraddizioni stridenti la oausa fondamentale della paralisi, che mortifica la vita pubblica italiana: insite, si può dire non solo alla forma costituzionale dell'Italia odierna; m11,alla ,più parte de' regimi monarchici in Europa. .. * * Il collega Ferri,-· per dimostrare che il nostro metodo non è sperimentale e positivo, - dice che, nella recente discussione parlamentare, nessimo dei depiitatirepubblicani \a esplicitamente <~tfennatoVideale del proprio partito. E non è. Già, se tutti i deputati repubblicani non avessero interloquito, nessun acrobatismo logico potrebbe autorizzare un corollario così stravagante ! l\Ia il Ferri dimentica - che prima di I ui - nella seduta del 2l gingno, il Bovio illustrò magistralmente la ragion d'essere del partit<> repubblicano : confntando il Sacchi e gli altri che dichiarano un vecchiume il repubblicmiesimo, e che oggi la gran qnist_ione è cli sostanza, ·non di forma; de.finiti, perciò, dal Bov-io metafisici. « l\Ia via! smettetela una volta - disse il valentuomo - questa metafisica di sostanza e di forma : non ci sono che forme in continua evoluzione, e come da moto nasce moto, così da fenomeno nasce fenemer:o. La vostra sostanza appendetela ad un'ara votiva; non serve più nè alla scienza, nè alla vita: tutto è di forme, e ciascuna arriva al suo tempo. E del programma republicano un termine è avverato, l'unità patria: un altro è cli là da venire. Verrà, se è nella serie causale delle forme; ma per vederla conviene che guardiate innanzi, non alle spalle ll. lo termino - e qui fo mia un'osservazione, che è comune al Rensi e al Labriola. L'uno e l'altro giustamente aYvertono il gran pericolo che corre la causa democratica in Italia. Biblioteca Gino Bianco Il Rensi -· dichiarando che i socialisti. non devono dimenticare la necessità dello Stato democratico, dove il proletariato si senta realmente uguale, politica,~ente e gi uriclicamente, al capitalista; e quindi.... fatte le cariche senza ecce~ione, eleggibili, revocabili, responsabili - si meraviglia come il grido famoso del Bissolati, durante la battaglia ostruzionista nel Parlamento italiano, possa aver perduto, a pochi mesi di distanza, tutta l'importanza sua: e il Labriola, nel dubbio angoscioso che si ritorni così a quella deplorata fase clel socialismo itnliano, in cui l'ind~tferenza deUe .forme politiche era un modo in· diretto ver dichiarare elle si nccetfrivano le vresenti, fa la giusta rivendicazione della tendenza politica e della tradizione storica del socialismo in EuroJ)a. Pur troppo, tra noi i socialisti hanno avuto il torio di disconoscere la grande correlazione de' problemi storici nel!11,vita, moderna: ed anche oggi vedo, con rammarico, che ci sono parti d'Italia, ove la concezione sperimentale de' rapporti tra l'economia e la politica - più che agli ultimi postulati scientifici del socialismo internazionale - s'inspira aflo spirito fazioso delle sette: incapace d'intendere la grande evoluzione della coscienza storica e scientifica, politica e sociale, del mondo contemporaneo. lo ricordo le as1lre e strenue battaglie, combattute in questa Rivista dall'amico Colajanni e il suo monito gagliardo e sapiente su la lezione delle cose, dopo la tor• menta del 1898 - e domando se possano i socialisti d'Italia dimenticare che la loro atara.ssia, per gran tratto di tempo, dinanzi al problema fondamentale delle forme politiche, è stata fatale all'evoluzione democratica degli istituti ci vili, politici, economici, sociali. Dimenticano forse i propagandisti volgari ed i gazzettisti spropositati - i quali nella loro microcefalia, inconscia o ribalda, sputano rujussi bestiali contro un partito ed un principio - che ricorda le tradizioni migliori della vita italiana., ecl ba segnato una grande stri- .scia luminosa nell'orizzonte storico del mondo antico e modemo. i\Ia non possono e non devono din:ienticare coloro, che nel partito socialista, d'Italia rappresentano autorevolmente la coltura, l'ingegno, la dignità e la sincerità politica - i•lfastigio civile del cervello e del cuore. ROBERTOi\ImABELLI. Deputato al Parlamento. ANCORDAELDAZIOSULGRANO, <1 ) C<ii·oed illustre Amico, L'attenta e replicata lettura, ch'io ho consacrata alla di Lei recente apologia del dazio sui grani, ha suscitati nel mio spirito non pochi implacabili dubbi; i quali mi permetto di far palesi in queste linee, a cui invoco - né spero sia invano - la cortese ospitalita della sua rivista. Benché più disposto, per indole, a salire l'erta fa. ticosa, ma lucida, del ragionamento e della dimostrazione deduttiva, io non mi ricuserò di certo a penetrare sotto la di Lei amabile guida, nell'intricata foresta dello sperimentalismo economico in genere e doganale in particolare. - Sperimentiamo dunque, sperimentiamo tutto e ad oltranza. Ma innanzi di compiere degli esperimenti qualsiasi intorno ad una cos13.ié assolutamente d'uopo conoscere che sia questa cosa, (1) Pubblico ben volentieri questa lette,ra dell"illustre professor Loria ; e ne pubblicherò delle al tre contro ciò che ho scritto, se mi perverranno. Risponderò a tutti a suo tempo. N. COLAJANNI.

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE' E SCIENZE SOCIALI 240 di cui si tratta, averne una esatta nozione; poiché in caso diverso ci si trova al tutto incapaci ad orientare l'esperienza, nonché ad apprezzarne i risultati. Dunque prima di procedere ad esperimenti intorno al dazio s·ui grani, occorre rispondere a questi quesiti : che cosa é un dazio siffatto ? in che si risolve? E mi sembra che la risposta non presenti alcuna difficoltà. Il dazio sul grano, così l' osservazione più elem~mtare risponde, non é che un meccanismo, il quale consente ai proprietari di terre di por le mani nelle tasche dei consumatori e di sottrar loro, a proprio immediato vantaggio, una certa somma di danaro ; é un processo, il quale fa passare una certa quantità di ricc\1.ezza dal consumatore al proprietario, a quel modo che il giocoliere fa passare misteriosamente un oggetto da u,1 cofano all'altro. Ella mi dirà che son queste verità triviali e a tutti note · ma il fatto é che ben· sovente ci imbattiamo in asse;zioni, le quali dimostrano come esse siano tuttogiorno disconosciute o ignorate. Una di queste asserzioni, che il di Lei libro ricorda e suffraga, è dovuta a C. F. ·Ferraris; il quale pensa che il giudizio intorno alla convenienza, o giustizia del dazio sul grano esch1sivamente dip,mda dall'impiego che i proprietari faranno dei proventi che ne ritraggono. Se, egli dice, i proprietari dedicheranno tali proventi al miglioramento dell'agricoltura, od al .vantaggio delle classi lavoratrici, noi non avremo motivo di combattere il dazio, degnissimo, all'opposto, in tal caso di aver posto durevole nel nostro sistema finanziario ; ma se invece i proprietari spendessero il maggior provento ritratto dal dazio in improvvidi e pazzi scialacqui, allora il dazio meriterebbe irremissiva censura e dovrebb'essere abrogato. Ora, con tutto il rispetto dovuto all'illustre professore, a me pare che il suo ragionamento sia affatto simile a quello di chi, dovendo giudicare un tagliaborse, dicesse : Ecco, se egli impiegò il ricavato dal furto nella fondazione di utili industrie, od in beneficenza, io lo assolvo e lo elogio; ma se invece lo sperperò in gozzoviglie, lo condanno alla reclusione. - A me sembra che un provvedimento legislativo debba sempre giudicarsi in base al suo valore intrinseco e non già ad una determinata condotta, che potessero eventualmente seguire gli interessati, successivamente alla sua introduzione. Che se proprio si vuol tener conto del modo di agire degli interessati, convien muovere sempre dall'ipotesi' ch'esso sia il peggiore e più egoista possibile; dacché la legge viene emanata per ciò appunto, che l'uomo è dominato dall'egoismo e dalle più grette e volgari passioni, mentre se così non fosse, se l'uomo fosse di regola morale, altruista, benefico, non sarebbe, nemmeno necessaria una legge, che intervenisse a frenarlo. Dunque, dire che una legge é opportuna e benefica solo nell'ipotesi che gli uomini seguano una condotta morale e perfetta, val quanto dire che detta legge è buona soltanto data una ipotesi inammissibile, ossia che è degna d'incondizionata condanna. Ed alla voluta ignoranza dell'intima essenza del dazio é pur dovuta la recente trovata di Adolfo Wagner; il quale, a proposito del disegno del Cancelliere tedesco di elevare il dazio sui grani, ero-:- gando il maggior provento dell'erario a vantaggio . delle classi povere e lavoratrici, osserva che in tal modo, grazie alla nuova gabella, verra a crearsi un fondo dei diseredati. Ma non s'avvede l' eminente economista che questo fondo dei diseredati è formato a Biblioteca Gino Bianco spese dei medesimi ? In realtà tutta la sostanza dell'affare riducesi a questa: che l'incremento di dazio toglie ai lavoratori 100, ma che di questi 100, 95, rappresentanti l'incremento di prezzo del grano nazionale, vengono intascati dai proprietari, mentre i residui 5, rappresentanti l'incremento di dazio percepito alle frontiere sul grano importato, vengono intascati dallo Stato e da questo poi restituiti ai poveri. È dunque precisamente come se_ il tagliaborse sullodato, dopo aver rubate 100 lire, ne restituisse dignitosamente 5 al derubato, esigendo, a compenso di tanta munificenza, la sua eterna gratitudine. O può darsi, io lo chieggo, una maggiore e più strana mistificazione ? :Yii affretto a soggiungere che queste considerazioni, ch'io ritenni necessarie a dissipare alcuni equivoci stridenti, non valgono per se sole a risolvere il problema che ci interess~. No; quand' anche sia riconosciuto che il dazio è una appropriazione irtdebita dei proprietari di terre a danno de' consumatori, non perciò é detto che il dazio debba ad ogni costo abrogarsi ; poiché potrebbe ben darsi che t~le indebita appropriazione fosse la condizione sine qua non allo sviluppo normale o fiorente dell'industria agricola e più generalmente dell'economia nazionale. E qui interviene per l'appunto lo sperimentalismo da Lei tanto caldeggiato, il quale, richiamandoci alla realtà delle cose, ci grida : Il dazio sar.à ingiusto finché volete; ma provatevi a sopprimerlo e vedrete su buona parte delle terre cessare d'_un tratto la coltivazione ; onde gran numero di operai verranno licenziati ed il flagello già tanto terribile della disoccupazione ne sarà inciprignito. Dunque è nell'interesse delle stesse plebi agricole che il dazio venga a perpetuarsi. A tale argomento gli operai potrebbero con malizia rispondere : Noi siamo veramente grati ai proprietari di terre ed ai protezionisti della cura affettuosa e solerte, ch'essi prendono delle nostre sorti, nonché dell'interesse vigilante ch'essi mostrano alla permanenza del nostro impiego. Ma poiché noi siamo tanto stolidi, da preferire il pane a buon mercato e la disoccupazione al pane caro accompagnato ali' impiego permanente - che volete farci? Perché vorrete imporci contro la nostra voglia la beatitudine economica a colpi di. dazi protettori, a quel modo che imponete la civiltà ai popoli selvaggi ·a colpi di cannone ? - Lasciateci una buona volta alla disoccupazione e alle fami, di cui ci addosseremo· quindi innanzi tutta la colpa, anziché còstringerci a f)rza ad un benessere, che non siamo in grado di comprendere e di apprezzare. Ma la opposizione ignara del proletario troverebbesi nel caso concreto suffragata dai positivi risultati della più riposata investigazione. Già nello stesso Suo libro (pag. 121) io trovo a tale proposito una constatazioneassai grave ed è questa: che il dazio sui grani in Italia non dette luogo ad alcuna espansione della granicoltura, od alla coltivazione del grano su nuove terre, meno produttive delle precedenti. L'osservazione é vera, ed io mi affretto a riconoscerlo, correggendo così l'opposta asserzione, che trovasi nella mia conferenza contro il dazio sui grani pubblicata nel 1892. Ma quando si riconosca questo fatto, che divengono le reiterate affermazioni dei protezionisti sulla necessità di mantenere il dazio per non offendere gli interessi cui esso diè vita, e non compromettere le coltiva-

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