.. RIVISPTOAPOLAR DI POLirfICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 6 Abbonamento postale Roma,30 Marzo 1901 GDI HVVENIMENJ'.l1EI GDI UOMINI La discussione sulle spese militari. La Camera ha iniziato la discussione delle spese militari straordinarie e del bilancio della guerra 0On un elegante e convincente discorso dell'on. Giustino For• tnnato. Il partito politico in cni egli milita di\ speciale importnnza alle sue parole, intese a dimostrnre che mauca sperienza fatta nell'Eritrea e in Cina servirebbe a qualche cosa, e sprnnerebbe alle riforme uecessarie. Ma in Italia~ Pochi nutrono una siffatta speranza. La prima, l'urgentissima riforma, sarebbe quella di ridtu·re i corpi di esercito da doclici ad otto; riduzione che all'esercito darebbe in realtà, la consistenza che attualmente gli manca; riduzione cl1e venne caldeggiata nella sostanza dal generale Ricotti, che nessuno sospetPelledi tamburo è pelled'asino. (À proposito dell'introcluzionc elci tmnb1wi). L'Asino (piangendo): E dire che sembrava una esagerazione quando dicevo che un giorno o l'altro mi avrebbero levata anche la pelle! (Asino di Roma.) assolutamente la corrispondenza tra le spese militari e le spese civili, tra le prime e le condizioni economiche della nazione. Non c"è commisurazione, come si suol dire, tra le uno e le altre. E quel che è più le spese sono sproporzio- ~iate coi fini militari, che si vogliono raggiungere. · Infatti, pochi ancora s'illudono sulla con,istenza reale dei nostri dodici corpi di esercito. Si è ,isto che quando si tratta di mobili?:zarlo, gli inconvenienti assumono p1·oporzioni gigantesche, e in qualunque altrn paese l'eBibliotecaGino Bianco terà poco tenero per le istituzioni ; riduzione invocata con calda eloquenza dall'on. Fortunato. Ma non l'avremo! Non l'avremo perchè si ha timore di scontentare il corpo degli ufficiali : nna parte dei quali dovrebbe immediatamente essere mandata a casa; il resto vedrebbe ritardata notevolmente la carriera. La paura del malcontento, che susciterebbe la riduzione dei corpi di esercito - quantunque tra noi, fortunatamente, non ci sia la tradizione dei pron-imciamientos - trattiene dall'adottarla coloro che sono con vinti della
102 RIVTSTA POPOLARE DI POLTT!CA LETTERE E SCIENZE SOCIALI sua necessità: necessità, elle deriva evidente dalla impossibilità di provvedere agli attuali 11oclici corpi col cosidetto bilancio consolida,to in 239 milioni. Tale consolidazione non è che 1111 iDganno volga.re ed a tutti noto. Chi non sa che per nrri~·are alla fine dell'anno finanziario con quel bilancio si mantengono sotto le armi compagnie umoristiche composte di :35soldati t Chi non sa che la ferma di tre anni viene ridotta. a, diciotto mesi col ritardo della, chiamata sotto lo armi dei contingenti delle leve a.nnuali e coi congedi anticipati 'I · Questi sono gli espedienti conosciuti; ma certitn1en te la gostioue del ministero dellit guerra nelle latebre dei nostri bilitnci altri ne nascondo e che si traducouo in consumo di patrimonio, rinvio cli spese, accensione di debiti mascherati col servizio cli tesoreria e ohe a da,tii ora sbocciftno come funghi velenosi. Lo spese militnri italiano nelln, misnm apparont;o di 239 milioni sono già enormi, superiori a quelle di ogni altro paese, tenendo couto della votenzialit1\ economica. nostra e dello proporzioni delle spos•J intangibili - debit,o pubblico, lista ci vile, ecc. - e coi servizi ci vili - tutti vergogaosamente rachitici e insufficienti; ma atl ogni modo, anche lasciando quale è il bi lancio della guerra consolidato, ò indispensabile, è urgente, al me_- desimo proporzionare i corpi di esercito e completn,ro la riforma col passaggio franco o aperto Llel reclutamento nazio1rnle a quello territoriale. Questa riforma,, non meno necessaria della riel uzio11e dui corpi di esercito, ò nvversata, con sincerith ccl anfore <li apostolo dall'on Fortunato, che scorge in essa uu pericolo poi sentimento e per llt comp:1giuo .lell'unit:ì nazionale. Qnosti tilllori sono in fonda,ti. L'esperienza anzi h:1 do lorosamente insegnato ohe il sentimento unitario è in tliniiu1rnione. Lo constatò Ruggero nonghi~ A che valsero atlunriue qua,rant'anni cli reclntamento nazionale1 E concludiamo: se l'Italia. non procede a.Ila rifonna tecnica (reclutamento) ed econom ic:t (riduzione dei corpi) dogli ordinamenti milita,ri, un brutto giorno potr1\ accorgersi che essa ha, 1111 esercito valido per la, repressione dei moti interni e impotente per In,difesa contro lo straniero. J fispani<L clocacit! Altri notevoli discorsi sono stati pronunziati pro e contro le speso militari. Dal lato tecoico le difesero con una cert~1 abilit:'t i gcnernli Dal Venne o l'.istoi11. Il J[inistoro clella guerra ha ce1·ca.to anche influire sul la oviniono pubblica con 111111, puublica7.ione anonima della Casa Bditrice Italianu, tli cui ci occuperemo LLelnumero venturo. Alessandro l?ortis portò la, nota, imperi:1list:1 contro Fortu1rn,to ed ebbe lu speciali congrntnhtzioni di Crispi ... Notia.mo intìno che Luigi Luzr.atti, sgarbatamento redarguito cl.il colonnello ,\[arazzi, chiamò zw.rassitririe le pe11sion i. Bon detto! E lo stt:sso voto della Camera st1lla seconda parte dell'Ordiue Llclgiorno ilella Giunta Generalo del Bilrincio, accettato dal :\[inistcro, in conclnsione venne, a, dargli ragione. Nella tel'l'a dello lmont. Jl movimento studentesco rnsso al quale noi, tra i pri rni in Italia, in qnesta. stessa ru bric11, fin tfal :28 fel>brnio, a,cceuuammo. si è andato allarganllo uolla terra dolio knout, e })enetramlo nelle masse operaie, sature dcli,, n,isoria più orrenda, ha assunto tut,to il carnttere Lli un movimento rivoluziona.rio, a cui hL scomnni.ca inJlitta a 'l'olstoi dal Snntissimo Sinotlo <r per la, cura tlollo anime della Chiesa ortodossa·» non ha dato che alimento a,ll'incendio delle anime nobili e generose. La 1epressioue è stata, feroce. L'1t.l~ase del 29 luglio 18!)!),che contiene il Regolmnento concemente il scrvi~·io militare degli allievi delle scuole snperim·i esclusi per disordini collettivi, ò stato :ipplicato i:,eur.a pietà. 'l'utti i riuelli che potevano essere dispensati clal servizio o per la situazione di famiglia, o pel loro grado d'istrn1,ione, o pel numero che avevano tirato, o persino percitò non avevano l'età, prescritta, sono stati incorporati nei reggimenti, o a centinaia mandati in Siberia, o dirottamente spediti nella Jlfauciuria in mezzo ai cosacchi coltivatori della civiltà i\fa la repressione feroce che ci deue direttamente cout'ermnta da notizie che riceviamo <lai Comitati cli Parigi non ha ottenuto cbo l'effetto opposto. Le dimostrazioni miste cli studenti e operai - di operai ohe erano restati finora indifferenti ad ogni moBibliotecaGinoBianco vime11to liberale - le dimostrazioni fa.ttP. iu Mosca a 'l'olstoi portnnclolo trionfalmente sulle braccia dopo lii, scom trnica; Ie grida. di ribbasso lo Czcir che dnlla folla del popolo risuonarono altissime sotto In finestre dello stesso grnnduca Sergio fratello dello Cznr, alle quali furono persino rotti tutti i vetri : hanno un carattere bon pii\ grave che gli attentati indidduali, riusciti o no, cho nn tempo si ,:01npievano dai 11icltilisti. E' la resistenza collettiva che poco a poco si sostit.uisco all'intlividun,le, cito sembrava, malgrado le sne forme eroiche, riuscire impotente a, scuotere l' iudifferenrn de.Ha popolazione. · La stessa. uccisione del :IIiu istro dell'Istru~ione Bogoliepoff, compiuta in questi giorni dallo studente Krupowitcht; l'ttttentato contro il Ministro degli Interni Sipjagiu; la bandiera ros~a, con .,n scritto Viva la Riissin liberei, eh tJ il 22 marzo è stltta trovata sulla cattedrale di J,;:asan, nonostante fosse circondata da poli7,iotti o cosacchi : sono manifestazioni che diventano secondarie clina.nzi alla circolare }innata da qimrnntalJLUtllro dei riù noti scrittori russi, i quali in uome tlei sentimenti di cliguit,\ e di umanità, come testimoni, pro- • testano e " fauno appello alla stampa del mondo in• « tero » por la difesa del loro paese « abbanclonrito alle « frnsle dei cosacchi e alle scilibole clei birri. D. ·se questo linguaggio clegl'intellettuali rnssi, e il movimon to degli studenti che lo lrn originato, potrà esser o pel momento soffoca.to n<:11sangue dagli uomini che sono l'itlcale dei reazionari ili casa nostra, le nobili proteste e i s1,crifici an-m1110la loro ripercnssiono nelle masse, ove, in conseguenrn dello condizioni tlisporntissime delle pubbliche Piuanze, a,ggrnvate poi per lo nuove spese militari in China, e per la care.stia e per la 111ancauza di lavoro, si è finito col dare al malcontento 1m esercito anelante cli esser condot,to a,lla battaglia. Una confessione di Guglielmo II. Ma so i fn,tt,i in Rnssia sono la <limostrn7.ione<lell'im• potenza dell'11ntocrazia a, governare nuo sta.to moderno, aperto, ,wcl,e per 1111 solo spiraglio, itlla corrente delln ci viltà, lo parole di Guglielmo II al presidente della Dieta prnssia1rn, che si ern recato ad esprime1:e i sentimenti tli rnm1narico per l'ultimo attentato, sono Jn. conforma, e ,tugusta confernut, che non maggioro è la fortuna doi governi costitnziona.li col pugno cli fen·n, riuali sogna, }Jii'1o meno temperati, l'on. Sonnino, «: I tempi si :tnuuziano tristi» - ha, detto Guglielmo lf con grnntle malinconia e commozione. - « Gli a.tti « <lei governo si sottopongono a critica troppo aspra, e «: dalla morte cli Guglielmo I l':1utorit1\ della, Corona è «: scnsibilmeDte diminuita». Guglie.11110H, malgrado tutto il suo mE,dioevalisrno, è troppo intelligento per uou comprendere che la Germania., al punto a cui è giunta, ha cominciato a sontfrc che può camminare da sè, senza essere legata, ai capricci di un nomo che compromettono il bnon nome o l'avvenire economico della nazione. Si spiega facilmente come avvenga che a Gugliel1110 Il, con tutta la sua fede uel J\lonarcato, che talora. pa,re pursino mistica, stieuo cadendo lo braccia. Tolta di uuir.zo la ragion ll'essere e la necessit:\ tlel1'1,;titur.ione; il Militarismo, sotto la frusta della, critica, di v1rnt:1to sempre meuo fosforescente; il sogno d'u11 Sacro Tedesco Impero ridotto ad uu apparato coreogrnfico qualnnqne: che resta'? U1u1personalità altisonante, ma auche compromettente .... Via, non vale la pena!. Come segno dei tempi, cd anche come monito ai forcn,ioletti nostrani che hanno cercato scioccamente di gon fin.re il cC1solleiisch, è bene tener conto delle critiche aspre liberamente rivolto a,ll'imperiale sproloquio tl:il Deputato Ricliter - un semplice progressista - nella Dieta prnssiana, e dal Yorwdrts e dai giornali liuerali nella s1ampa. La Germani,L si avvia a grandi pa,ssi a, trasl'orma,rsi in Impero a regi.me parlamenta.re. Luigi Botha Nella, lotta, epica - una lotta che attende il sno Omero - che i repubblicani del '1'1·ansvaal e clell'Orange, per la difesa della loro libertà e indipendenza, combattono, contro il colosso inglese, ogni momento si disegnano e spiccano in una grnn htce ideale, <lelle figure che per la precisione o nette;iza dei contorni subito s'impongono: Uronje, Joubert, Kriiger, De Wett, Luigi Botha.
RIVISTA POPOLARE DT POLITICA LETTERE E SCTENZE SOCfALI 103 Piuchè le tra,ttative ll0n lord Kitchener non intaccarono la dignità e l'indipendenza delle repubbliche rappresentate da Luigi Botha, egli non si rifiutò cli clisct1tere per una possibile intesa; ma quando per ordine cli Chamberlain - ormai dimostrato in Tribunale essere ·a capo di una famiglia .J.iazionisti delle miniere sud-africane - appari chiaro che si trattava cli ridurre le due eroiche repubbliche a condizioni anche inferiori cli quelle cli colonie della Corona dell'ex principe di Galles: il ge· neralissimo dei Boeri rifiutò ogoi contatto col rappresentante del governo nemico. I giornalijingoisti inglesi gioiscono e tornano a ripetere il solito Detenda Transvaal, come se la_guerra a fondo non abbia ormai da un pezzo dimostrata Ja sua rnmorosa inutilità; e Luigi Botha sorride cou De Wett, perchè, incoraggiato del passato, ,ede che il meglio partito è quello di non disperare. Intanto il War O.Dice a Londra deve comunicare che a tutto il 1° febbraio i morti ing;lesi in Africa sono stati 12989, i feriti e malati rimpatriati 40829, i feriti o malati iti Africa 11927, i prigionieri, non ancora rilasciati, 9032; e il ministro tlella guerra deve far sapere ai Comuni che sinora le spese sono sta.te 2 niilictrdi e 37 milioni, ossia 120 milioni al mese! Giustino Fortunato. L'oratore, che, ultimamente, nel 23 l!Htrzo, parlando per H primo sul progetto di legge per le spese straordinarie militari, ha posto il dilemma: « o rafforzare il bilancio o proporzionare l'esercito alla nostra potenzialità economica )) ed ha riscosso così largo plauso nel protestare con sincera energia contro le ipocrisie e gli equivoci cleplore.voli dei mezzi termini, è una fra le più simpatiche figure intelligenti della nostn1, Camera dei Deputati. Tempra mite, serena, geniale, mn, nel tempo stesso austera-e sdegnosa di ogni volgarità, port,1, in ogni questione la secura franchezza, là nitida comprensione ·del SllO spirito largo ed acuto. Ha coltura varia, profonda, veramente moderna, che non è però mai d'ingombro all'agile duttilità e alla rapida percezione del suo iugegno. E sebbeue una uaturale tenùeuza ad esaminare le cose con attenta rifles~ioue, sotto tutti gli aspetti, lo rentla talvolta il critico di sè stesso; sebbene egli sia sospinto da una vera passione a carezzare le piÌì tenui sfumature ùel)n, forma; purn la sua parola lucidissima, incisiva, elevata., Yibrante delle migliori energie attinte alla liugtrn vi ,·a, è sempre la trasparenza piÌì schietta del suo pensiero. La sincerità appunto è Ja nota dominante del suo carattere, e si rivela .continua, quasi imperiosa nella pura onestà della vita, nella intima coerenza della condotta. politica, nella espressione immediata, impulsiva, persino nervosa cloi sentimenti. Riguardo a moltissime cose è idealista per l'ottimismo stesso della sua uatnra, ma crede di essere uno dei più rigidi pessimisti, forse sol pernbè ha del dovere il concetto più alto, la pratica più immutabile. E intanto, dal lato del sentimento, anche l' idealismo cli Leono Tolsto'i lo affascina e in gran parte lo conquide. La sincerità infine trionfa ancora nel suo vero senso cli modestia che ha indotto qualcuno ad attribuirgli scherzando <r l'orgoglio della modestia D. Non altrimenti nella vita pubblica. Pieno d'intima fede nelle istituzioni parlamentari, sino a difenderle con entusiasmo dalle crescenti accuse; ma, naturalmente, avverso al mal governo ohe pur troppo ha messo tra noi radici saldissime, si trova da itlcune legislature all'Opposizione, siede nella Camera al centro cli sinistra, ed è sempre rimasto, secondo le sue stesse parole, « monarchico D, perchè, secondo lui, la monarchia è l'unico cemento dell'unità; conservatore, non del molto male ohe ancora persiste come triste eredità del passato, bensl del non poco bene che pure siamo giunti ad ottenere; liberale, perchè nemico di tutte le false energi1,, che si riducono ad ingerenze indebite, a protezioni illecite, a soprusi, a offese pitt o meno aperte al buon senso, al diritto, alla legge. Convinto che non è possibile veder migliorate le condizioni generali del paese, se lo Stato non si arresta sulla china degli errori e <lelle illusioni, ha così formulato, in un famoso discorso, il suo Oredo politico : « Per la libertà e per Ja legge, contro lo sperpero e contro la corruzione, le due ascose, le due funeste tendenze dello Stato italiano. D. Quindi <t non rimaneggiamenti cli tributi, non accorgimenti cli BibliotecaGinoBianco prestiti, non provvedimenti di finanza ohe non significhino - puramente e semplicemente - riduzione tli imposte : pe.r conseguenza guerra aperta ai facili promettitori e pili facili mancatori di promesse; opposizione assoluta ad ogni aumento cli spese, per qualunque ragione, per qualunque motivo si sia, anche e piit per gli armamenti di terra e di mare D. Ciò gli ha procurato l'accusa di essere un seguace della metafisica disperata del nulh.1,in fatto di fiuanza, e un solitario della politica, in genere, alieno da ogni partecipazione al governo; e ciò forma appunto il suo modesto orgoglio; ma non gli ha impedito cli continuare a combattere serenamente e coraggiosamente per le sue idee. La dimostrazione più recente e più luo1inosa della sua rara sincerità si ha nell'ultimo suo discorso - che noi riassumfamo in altra parte della Rivista - contro .. le spese straordinarie 111 ili tari, che è stato a dirittura una prova cli franco ardimento ed un successo magnifico di veridicità, il qu,1,Je ha fatto apparire ancora una volta di quanta forza Lli consenso e cli simpatia sia circondato, nelh1 Camera, questo <r solitario della politica », questo « eterno indipendente ~, come varie volte han volnto definirlo. Non volle mai saperne cli essere Ministro; rifugge dall'azione. E ciò paralizza in parte la benefica influenza rigeneratrice che potrebbe esercitare nel suo Mezzogiorno. Dei molti discorsi pronunziati da Giustfoo Fortunato nella Camera o fuori, e dei molti scritti da !pi pubblicati, destando sempre discussioni e commenti, come avviene di ogni cosa veramente importante, sono sopratutto da ricordare : i discorsi con cui egli ha esposto ai suoi elettori del collegio di Melfi l' opern e il significato delle varie legislature : I partiti storici e la XIV legislatiirci (2 sett. 1882), I nuovi partiti e la XV legislatura (6 giuguo 1886), Il problema eco-nomico e lei X.VI legis_lcitnrci (5 clic. 1890), Il bilcmcio dello Stato e la XVll leqislaturn (25 ottobre 189"2), Lei crisi banc<irùi e l<t XVIII legislatura (16 maggio 1895), La politica coloniale e la XIX legislntura (i I marzo 1897,) ll regime p<ir!amenfore e la XX legislat1irn (31 maggio 1900). - Fra i piì1 recenti suoi discorsi parlamentari, quelli sul Reclutamento territoriale (5 clic. 1895), sul Deccnh·mnento regionale (3 luglio 1896), sull'Orilina1nmito dell'ese·rcilo (4 maggio 1897), - fra gli a!tri discorsi, quelli per le lcipi<li c01n1nemorative al martiri del Risorgimento (20
lO't RIVISTA POPOLARR DI POLTT!CA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ~ettewbro 1898) e Ai cacltiti cl'Afric<i (0 maggio 1!)00), quelli sull'Ora p1·esente (19 mn,ggio 1895), e _sul Dover~ polit'ico (9 ottobre 1898); - quel complesi;o eh numerosi scritti e discorsi per le stracfo ferrntc ofantine (1880-97), che deve considerarsi come opera cli alta benemereuza ciYile per l'inizio di una soluzione intorno al problemn, dell'Italin, meridionale. In tutta la varia sua prorlnzione sono veramente mirabili gli stucli storici, in cmi è profuso tanto acume di ricerca, tanto vigore di geniale ricostruzione, su I fencli e i casali ili Vit(l.l/)(1, Snntci JÌlfnrici rli Fitnlbn, Sa-ntci Mririn cli Perno, Bioncro medioeco.le, ossia su così gran parte della prerlilelt:i sna terra. Importanti infine sono parecchi n,ltri suoi scritti diversi, come : Un enore geo9rnfico, L 'A ppc1rni110 deUci Oa.inpanici, L'cilta valle clell'O.fcmto, I napoldcini rlel 1799, J l 1799 in Bcisiliccita, lici questione rlenianiale, I monti fru.me11tciri, ecc. Infine, ricordiamo a suo orrore, clte egli fo 11110 dei fondatori e dei collauoratori della, Bassegiia. Settimancile di Sonnino, cl1e dette un primo impulso vigoroso agli studi sociali in Jtali,i. Noi. ERRATACORRIGE. Per una svista del tipografo sul prcccllente numero fit messa, nella prima pagina del testo, In,clata del 1.5 .febbraio inve,ie che del 15 marzo. Laùiscussiono ù ldazisoul ~rano La discussione sulla mozione Agnini-Berlesi per l'abolizione ùel dazio doganale sul grano è durata vivace per una settimana ali' incirca ed è terminala a Montecitorio col voto del :2-2 marzo, che la respingeva a grande maggioranza. Nessuno se ne sorprese perchè conoscevasi che al suo mantenimento erano interessati i rappresentanti di tutta Jtalia e non òel solo Mezzogiorno. Ciò avevo dimostrato .in uno dei miei precedenti articoli, e non so comprendere, quindi, perché l'amico Giretti nella ìlila Intel'na:.;ionale abbia voluto avvertirmi sulla esistenza di siffatta circostanza. La discussione fu viva, ma la sua maggiore importanza le venne dalla dimostrazione fatta del conllitlo d' interessi tra la industria e l'agricoltura; tra il Nord, ove predomina la prima, cd il Sud, la cui vita economica s' impernia sulla seconda. Come e perché, poi, l'abolizione del dazio avrebbe potuto riuscire più dannosa al Mezzogiorno, alla Sicilia e alla Sardegna lo dissi altra voHa, ma giacché certe verità si dimenticano facilmente, o non si vogli0no apprendere mai, non sara male che io lo ripeta in pochissime parole. :-;el ::---Jorid danni dell'agricoltura vengono meno risentili perché equilibrati dai benefizi dell'industria; nel Sud e nelle isole mancano in grandissima parte tali compensi. Nel )lord, l'abolizione del dazio colpirebbe maggiormente i proprietari e i fillaiuoli: i lavoratori, in una certa misura, troverebbero occupazione nelle officine. Nel Sud e nelle isole il danno si ripercuoterebbe inesorabilmente sui contadini - ai quali non resterebbe altra risorsa che l'emigrazipne : risorsa limitala, perchè non tutti posseggono i mezzi per valicare l'Oceano. Accennando alla ripercussione del danno sui lavoratori del Nord, dissi che questi, scacciati dalla terra, avrebbero trovato occupazione nell~ industrie soltanto in. una certa misura ; e sottolineai la frase per richiamare su di essa l'attenzione del lettore. Infatti s'illude e illude gli altri, anche nella massima buona fede, chi crede che lo sviluppo delle industrie nell'Alta Italia sia tale da potere assorbire la popolazione che non trovasse più lavoro nelle cam- . pagne, come è avvenuto sinora in Inghilterra. Che BibliotecaGinoBianco le fabbriche siano sature di braccia, anche nelle presenti condizioni dell'agricoltura e coll'attuale regime doganale, risulta, colla massima evidenza, dalle proporzioni, veramente dolorose ed eccezionali, della cosicletta emigl'azione tempol'anea, il cui significato non sarà mai abbastanza apprezzato. I centocinquanta mila uomini ali' incirca che ogni anno, movenclo quasi esclusivamente dal Piemonte, dal Veneto, dalla. Lombardia e dall'Emilia, oltrepassano le Alpi e vanno a cercare pane e lavoro in !•rancia, in Svizzera, in Austria, in Germania durante la buona stagione, dicono che oltre l'incremento della emigl'azione permanente, che prende la via delle Americhe e dell'Africa settentrionale, colla diminuzione della coltura del grano noi vedremmo triplicare o almeno raddoppiare la prima cifra. ~fa è notissimo che le altre nazioni del vecchio continente ne hanno gia abbastanza della immigrazione dei .cinesi in Europa - gl' italiani - ; ogni ulteriore aumento della medesima aggraverebbe terribilmente la concorrenza al lavoro, che i nostri connazionali fanno al cli là delle Alpi, e che provoca le selvagge esplosioni dell'egoismo umano conosciute sotto il nome di eo.ccia all'italiano . Ecco il lato sociale importantissimo della conseguenza dell'abolizione del dazio sul grano, che socialisti e repubblicani non hanno voluto menomamente prendere in considerazione. Era il lato che poteva riuscire alla condanna della propaganda abolizionista; perciò essi, con qualche abilità, ma con poca leal là, hanno taciuto scrupolosamente degli insegnamenti che scaturiscono lampanti dalla crisi agraria in Inghilterra, nel Belgio, in Germania, in Norvegia, e che sono stati messi in evidenza. da mc negli articoli qui stesso pubblicati, e nei discorsi pronunziati nel Comizio di Palermo il 1\) marzo e nella Camera dei Deputati il giorno successivo. Tale silenzio, messo in riscontro coli' abbondanza di frasi sui punti nei quali essi hanno creduto di poter combaUcre gli avversari, è davvero eloquente, e sarebbe anche ingeneroso insistervi. Sull'azione che il protezionismo possa esercitare sui salari dei lavoratori, e che ha formato il tema prediletto dell'on. Agnini, non m'intrattengo adesso : <]uibasta ciò che dissi scrivendo clcll'InglLilterra; più ampiamente me ne occuperò nel volume d'imminente pubblicazione. Mi piace, però, constatare che ali' on. Ber tesi non sfuggi la di versi tà delle condizioni tra il Nord e il Suò, tanto che benevolmente propose doversi abolire il dazio sul grano per ora, per prendere, poi, opportuni provvedimenti per le regioni che ne venissero maggiormente a soffrire. Prendendo atto della significante concessione, cui il gruppo socialista è perven11to in se~uito alla campagna da me intrapresa, e nella quale ho trovato non pochi alleati, più o meno disinteressati, è bene osscnare che Je buone intenzioni e le promesse future valgono ben poco dinanzi ai fatti ed ai danni immediati. È savia politica poi il prevenire le conseguenze nocive già note di un provvedimento invocato, e non attendere che esse si esplichino e riescano ad avvenimenti spiacevoli, che possono sorpassare nella loro portata le stesse previsioni. · Lo stesso valore ha l'espediente dell'ultima ora esposto dallo stesso on. Agnini, in seguito alle dichiarazioni assennate ed opportune degli onorevoli Pantano, Bcrio, Guerci e Comandini. Essi su per giù avvertirono che l'abolizione del dazio sul grano aveva tutte le loro simpatie, ma che Ja volevano integrata colla riforma di tutto il sistema delle nostre tariffe doganali : con una riforma tale che togliesse i vincoli che inceppano lo sviluppo della economia nazionale, e somministrasse automaticamente all'agricoltura altri compensi per le perdile che potrebbe
U{VISTA POPOLARE Dl POLlTICA LETTERE E SCLENZE SOClALl 105 subire dalla misura invocata dai socialisti; e che quindi avrebbero votato l'abolizione del dazio come tendenza, come inizio della più larga riforma di la da venire. Ai socialisti parve favorevole l'occasione per accaparrare voti alla mozione; perciò ]'on. Agnini, prima che si procedesse alla votazione, pur insistendo sul si&nificato d'immediata abolizione del dazio ch'essi intenctevano dare alla loro proposta - ciò ch'era stato messo in dubbio dallo stesso Bertesi e da altri benevoli verso la mozione - sentiva il doil mio protezionismo cli oggi col mio liberismo di ieri. Se egli avesse letto i miei articoli della Nuova Antologia avrebbe saputo che i fatti, lo studio onesto o attento delle crisi agraria ing1ese operarono la mia ~onversione ; conversione discussa lungamente con Maffeo Pantaleoni, che no seguì tutte le fasi. L'onorevole Agnini avrebbe dovuto e potuto fare a meno di rilevare la pretesa contraddizione, come io mi ero astenuto dal rilevare quella in senso inverso che avrei potuto notare riguardo all'on. Ciccotti, che sostenne nel 1892 nella Critica Sociale le idee che sovere di dichiarare, che i socialisti intendevano dare alla proposta il valore di un primo passo verso la riforma generalo in senso liberista del nostro regime cloganale. In China. st•mgo oggi io, e avrebbe dovuto e potuto farne a meno specialmente l'on. Agnini, cui, se lo avessi voluto, avrei potuto rimproverare non una legittima, aperta e dichiarata conversione, ma una vera im- , perdonabile contraddizione attuale. Eglj, infatti, come avvertii, é protezionista per le industrie e liberista per l'agricoltura. Questa dichiaraziopo provocò il mio intervento· Avvortii che nella mozione non poteva ficcarsi di straforo ciò, che non c'era; che i Parlamenti votano leggi concrete e lasciano lo studio e la determinazione delle tendenze alla Sociologia. La forma del mio intervento fu vivace; o logicamente. Parve a me - e nessuno potra contraddirmi - che della tenden:.a che !'on. Agnini voleva ficcare nella mozione fosse lecito dubitare, quando era noto che gli autori della medesima, proprio ieri, si erano fatti sostenitori vittoriosi della continuazione nel regimo attuale accordando i premi alla marina mercantile I Le mie parole suscitarono gli applausi di gran parte della Camera - da parte di quei deputati che militano in partiti politici avversi al mio. Ciò che mi procurò sciocchi rimproveri da parte di qualche deputato, quasicché io avessi tradito le mie convinzioni, e fatto qualche concessione disonorevole ai miei avversari per procurarmene l'approvazione! DOTT. NAPOJ,EONE COLAJANNI Deputato al Parlnmento . . P. S. Senza alcuna mia sorpresa ho constatato che la modesta e sincera opera mia è stata discussa - Ioclata o biasimata-nell'Alta Italia, e specialmente in Milano da 11a stampa cli ogni colore. È passata inosservata nel Mezzogiorno e in Sicilia, come se alla Camera si fosse discusso degli interessi economici del pianeta Marte .... Non me ne sono sorpreso, perché altrettanto accadde nel 1892 quando alla Camera risollevai la questione del Catasto; quando colla stampa più volte assunsi la difesa della razza del Mezzogiorno e delle isole. Raramente mi toccarono gli applausi dei miei avversari; quasi mai ebbi quelli degli amici politici. Ma nessuno potrà dire che io abbia mai adoperato un I frutti della cultura europea ... inaffiata col sangue (ùlut). (Wahre Jcicob di Stuttgart). Mi sono addolorato, invece, del contegno dei giornali settimanali repubblicani e socialisti dello stesso Mezzogiorno e della Sicilia. Essi ubbidendo alla parola d'ordine dei confratelli del Settentrione - per sentimento di disciplina, o per mimetismo o per ignoranza o per antipatia personale - mi hanno dato addosso, tradendo gl'interessi economici della loro regione. linguaggio che potesse interpretarsi come tendente a procurarmeli. Verso gli amici e gli avversari sempre adoperai frasi, che parevano ricercate appositamente per assicurarmi i segni di disapprovazione. Nella stampa e nella Camera adoperai un linguaggio, che mi procurò l'assalto hesti11lrnente materiafe di una banda capitanata dall'on. Alberto Agnello Casale il 31 luglio 1895, ed indi un duello con lo stesso ex-deputato di Napoli. Nei giornali e nei discorsi - a Palermo e a Montecitorio - anche in questa occasione ai conservatori e ai latifondisti rivolsi parole roventi, che non si leggono nelle concioni dei socialisti e dei repubblica.ni più ardenti. Ancora una parola di carattere esclusivamente personale. L'on. Agninì si divertì a mettere in contraddizione BibliotecaGino Bianco A loro mi permetto soltanto ricordare questo episodio della mia vita di lotta. All'epoca della discussione delle tariffe doganali e della denunzia del trattato di commercio colla Francia fui solo - davvero singolare, come direbbe un ebdomatario socialista - solissirno in Sicilia a combattere la denunzia e le tariffe nuove come nefaste per un grande ramo della nostra agricoltura: le tariffe nuove e la denuncia. Fui commiserato anche dai miei amici politici. Il Giornale di Sicilia solo, per cortese deferenza personale, pubblicò qualche mio articolo sull'argomento. Poco tempo dopo, quando avvenne la catastrofe economica del Mezzogiorno, tutti riconobbero la giustezza delle mie osservazioni. Sono lasciato solo - ad eccezione della Lucania e di Aurelio Drago della Battaglia, che stanno per
106 H!VlST:A. POPOLARE DI PUI,lTlGA LETTERE E SCIENZE SOCÌAL/ me, e che ringrazio - anche adesso. Dio non voglia che si ripeta la durissima lezione delle cose l Allora l'economia del Mezzogiorno fu assassinata in nome del protezionismo, che doveva riuscire tanto benefico alle industrie del Settentrione; ora si tenta di riassassinare la stessa economia in nome del liberi.~mo, e sempre nello interesse delle industrie settentrionali .... N. C. LESPESETRAORDINARIE MILITARI (Il discorsodi un monarchicsoolitario) Sicuri di far cosa grata ai lettori della JUvista diamo un largo riassunto, cercando mantenergli tutta l'ossatura, del discorso chiaro, onlinato, argutissimo dell'ou. Giustino Fortunato, riuscito Yeramente efficace non soltan GO per la forma, ma soprattutto per l'argomentazione derivata in questo nio'liarchico solitario danna convinzione i,incera e coraggiosa. Ln Rivista. Fortunato. (Segni di vivei citten.zione) Onorevoli colleghi! Invoco la vostra benevolenza, con l'animo ancora turbato dal più acerbo dei dolori che possano ferire un uomo; solo il sentimento del dovere Jia po~uto costringermi a tornare qui. Non è contro il Ministero nè contro la persona del ministro della guerra che io mi levo: chiunque fosse al Governo, io parlerei a un modo, nè altri, certo, potrebbe al Governo essermi piìt caro dell'onorevole Zanardelli, cui mi legano tanti anni di affetto vivo e sincero. L'ora è decisiva, la responsabilità di ognuno di noi è tanto più grande, quanto meno evidente è la direzione verso cui tutti, <jua dentro, siamo mossi. Chi infatti volt1sse conoscere, dopo tanto mutar d'uomini e di cose (più di uomini che di cose), come e perchè noi ci troviamo al presente disegno di legge per le spese straordinarie del Ministero della guerra, dovrebbe stentare non poco su non pochi documenti parlamentari dal 1897 ad oggi, e pnre non essere, io temo, perfettamente sicuro di raggiungere l'intento, tanto è ostico il linguaggio, tanto è cluro, difficile, a cavarne il significato. Io mi sforzerò di esporre a voi il frutto ùei miei studi. Abbiamo un bilancio della guerra, « consolidato », sino a ieri in 146, da ieri ad oggi in 239 milioni, dei quali 223 per le spese ordinarie e lG per le straordinarie, ossia per tutte quelle le guaii si attengono alle fortificazioni, all'armamento, agli apparecchi di mobilitazione, alle caserme. Questo, per tlato e fatto dell'odierno dibattito. Or l'Amministrazione della guerra, non appeua vinta, quattro anui addietro, la b,1ttaglia definitiva contro la riduzione degli organi,}i, proposta, dal genera! Ricotti; appena al coperto di ogni nuova opposizione al presente ordinamento dell'esercito, che tante volto il generai Ricotti aYeva dimostrato incompatibile con le cifre assegnate: quella stessa Amministrazione, che pure allora aveva rigiurato di non dovere mai più ricorrere a maggiori crediti, pensò bene chiedere al Parlamento, da un canto, l'approvazione anticipata cli tutto lo ammontare delle spese straordinarie por un quinquennio, dall'altro, la facoltà di vellllere direttamente alcuno aree fortilizie e vecchie armi, e tleYolverne a 1n·oprio utile i proventi. Per quali motivi il disegno di lrgge non ò venuto sino ad ora in discussione, io non ripeterò per uon tediare la Camera. La Camera ricorda, che ad ogni nuovo stato lli preYisione la Giunta, generale del bilancio, rimandò, di anno iu anno, l'arruffata cliscu~~ioue, limitandosi, volta per volta, a concedere le sole spe~e di un solo esercizio, nella somma prestnbilita rli 16 milioni. Così oggi noi ci 1;roviamo nollo ,;trauo caso <li avere un bilancio della Guerra, qnale è qt1eUo dell'esercizio iu corRo, già da tempo approvato nella parto ordinaria, a già più cho mezzo consttm:tto1 ma l~ cui Biblioteca e.no Bianco parte straordinaria è ancora sospesa per aria, ancora incerta se dovrà, o no, essere inclusa in questa nuova specie di oninib1,s, in qnesto nuovo genere di rcbns fi. nanziario cl10 ci sta dinanzi.. Di cl1e infatti si tratta, e che cosa vogliamo noi ott,enere i Come aJ solito, come Rempre, un dire e un nou dire. mirando a nn fine, con mezzi, per il momento, inadeguat-i, 1ua ai quah clovr:\ 11ecessariamente prOV\"eclere, impegnata l'oJ)Ora, l'avvenire; sempre cosl, eia venti anni i11qua, per tnt.to quello, pii'1 specialmente, che si attiene agli ordini milit;ari! Ebbene, se ai Governi non ò piaci11to mai dire in ti era la verità, tocca ormai a noi pal'la,t·o <ll1iaro, per farci intendere. Non occorro molta scienza per leggervi addentro; c'è. pure una sapienza llratica, una, vi rtì1 modesta, cho fa a meno della scienza, e ne lla gli ultimi frutti: ed è la sincerità. Di che mai si tratta'/ Di questo : uoi vogliamo, noi dobbiamo rifare di saua pianta tutta l'artiglieria campale, così nei cannoni eia centimet,ri 7, come in quelli da 9: un gran bisogno, senza dnbbio, forse il maggiore, forse il più urgente, ma non l'unico di gm1nti ancor~ soprast,ano, realmente, alla difesa na1,ionalc, valutati in moneta confa,nte, non piiì tardi dell'autunno del 1899, dalla Commissione suprema cli guerra, iu 400 milioni ci.rea;. Ancora 400 milioni, dei quali 72 ller l'artiglieria da campo! Come adempiere l'immane obbligo~ In nu quarto di secolo, risponde l'Amministrazione della guerra, con i soli assegni annui della parte straordinaria del bilancio (poi che 16 moltiplicato per 25 dà 400), noi piacendo a Dio, ne verremo tranquillamente a capo, ma .... a un patto, un solo patto: che, fra tanto, noi provvedfamo, al piì1 presto e il meglio possibile, all'rtrtiglieria, 72 milioni, e ad alcune altre impellenti necessità, le quali import.ano altri 73 milioni. Un tutto <li 145 ! Dove prenderli 1 Ecco. Secondo l'Amministrazione della guerra, in soli ciuque anni noi potremmo, per uu verso, con gli assegni effettivi della parte straordinaria (poi. che IG moltiplicato per 5 cl:\ 80), pagare quanto ora occorre al!e fortificazioni, alla, mobilitazione e alle caserme, per l'altro, mediante i residui e le vendite delle aree e dei fucili fuori uso, trasformare, non tutto, ma parte del materialé di arti~lierin.. Invece, secondo la Ginnta generale del bilauc10, in sei anni, non più in cinque, noi ani ve remo, da nn lato, mercè gli stanziamenti propri del bilancio, a rinnovare interamente l'iwtiglieria, dall'altro, con i residui, con le vendite e, per un cli piì1, con economie su la parte ordinaria, a sopperire ai rimanenti bisogni. Perchè questa differenzaf Evidentemente, perchè c'è qnalche cosa di aleatorio, ùi molto aleatorio, nel conto delle entrate, riguardo, piìt specialmente, alle famose permute, alle decantate trasf'ormazioui. I residui, per esempio, e lfl economie, che la Giunta calcola, i primi in 12 e le seconde in 20 milioni, trovano o discorde o scettico il ministro. Tre milioni e mezzo, circa, per anno, di economie nella parte ordinaria del bilancio! O percbè alJora. stentiamo tanto a da,re il cavallo a tutti i capitani, a migliorare le condizioni degli ufficiali inferiori, pagati che peggio non si può, in coutinua lotta con sè stessi, non contenti nè di sè ne di noi? Dove trovarle queste economie se il ministro era ginnto a proporre di cassare dal prossimo bilancio, sinanche lo scarso fondo di sussidi alle fa11.ligliebisognose dei richiamati sotto le armi? E per restare nell'a,rgomeuto delle artiglierie, o non ci ha eletto l'onoreYole Afo,n de Rivera, il 25 noYembre dell'anno scorso, che volendo e dovendo riunovare il materiale ùi artiglieria lla ca,mpo, bisognerà pure ricostituire i reggi menti da costa e da fortezza, sdoppiare il reggimento di artiglieria da moutagna, riordinare gl'Ispettornti, tutte cose urgenti, 11ecessarie, m,t che costano quat.triui ~ Le aree poi - ca1irn inril·itcrnti ! - daranno, al pi11, secondo il ministro 25 milioni. Chi vivr:\ vedrà. E in quanto, finalmente, ai vecchi fucili, noi altro non sappiamo se 11011 che essi ammontano a 900 mila. A 20 lire ognuno, ecco qui un altro bel gruzzolo ili 18 milioni: una vera manna del cielo, senza dt1bbio ! Ma trovo1·eruo noi mai chi vorrà acq uist,trli 1 potremo noi darli al primo venuto, e, finchè ciò non sia, dovremo o no spendere tutti gli anni qualcosa, 20 centesind ognnrto, p.-r conservarli t
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALl 107 L'alea è quindi manifesta, inclisrmtibile: ai crediti d,t esai rappresentati il mi11istrn voleva affidare l'artiglieria, su di essi, al contrario, la Giunta vuol poggiare le ,ti tre opere. Questa la di vergenza capitale, sostanziale, tra l'un disegno e l'altro. Insomma, il ministro assiclll'ava le opere e, in qlianto all'artiglieria, faceva certa h, sola rinnovazione dei cannoni da 7, per un importo di soli 25 milioni, rimettendo lo baUerie da 9 alla generosità no3tt·a o dei no.,tri sue. cossori, di qui a due, a trn anni: la Giunta fa salva tutta quanta l'artiglieria, 1n,\ lancia in gre1_nbo agli dei e fortificazioni e al)parecchi di mobilitazwne e caserme. O cannoni, dunque, o il resto; ecco il dilemma L'.1.Giunta, per mezzo dell'onorevole M,tra7,zi,un uomo da cui io molto dissento, ma che molto io stimo pot· la lealtà del carattere, afferma che le batterie da 7, in servir.io da venticinque anni, e le b,itterie da 9, vecchie anch'esse e appena rabberciato ora è poco, sono logore o quasi; con che vuol dire, Certo, uou io che qui inneggiai, or sono otto anni, ,~Ilanostra marina da guena - non mai sospettando che il suo bilancio si fosse, a così breve scadenza, risoluto in un bilancio meramente industriale - non io potrei nè vorrei contraddire, se ancora io convenissi in un indirizzo generale cli Governo cla elfi volontariamente, e da un pl:lzzo, io mi sono staccato. La questione, dal mio punto di vista, oggi è ben altra. Per provvedere alla necessità della marina l'ammiraglio Bettòlo chiese ed ottenne dal ministro del tesoro, due anni addietro, 40 milioni, che egli si obbligava di restituire via via, in quattro anni, con economie di là da venire su la propria amministrazione. La Giunta del bilancio non i~ccettò Ql1esta originalissima forma di prestito, e, dopo molto tentennare, 111:l concesse 38, prelevandoli dal fondo inesauribile della coutribueoza. Il. Governo, secondo le dichiarazioni qui fatte dal presidente del Consiglio il 7 couente, pare ora propenso a sostituirvi una opera• "'ione di tesoreria. Una che noi abbiamo 750 cannoni delle prime e 1200 delle seconde, scadenti in confronto dèll' e stero, tanto nella celerità del tiro quanto nella gittata. La pestenell'Africadel Sud. operazione dij tesoreria! Cousumo di capitale o debito larvato ? i Chi sa mai! Comunque, :il· disegno non è ancora nè discusso nè votato, e giri 6 cli quei 38 milioni sono spariti nelle falle del precedente bilancio, già due nuove navi, che costeranno, non a2, ma 50 mi1 ioni, sono « impostate D suirli scali ... . O che stiamo qui a rappresentare? facciamo qui sul serio o da burla1 l Vive cipprovazioni). Egli è, o signori, che si parli della Guerra o della Marina, così non si va, così non si può anelare assolutamente avanti! E sarà voro ; anzi, è vuo. La stessa Giunta, io rammento, il 23 aprile del 1898, per bocca elci· l'onorevole Chiapusso, so• steneva che « alla fro11. « tiera occidentale le O· " pere cli sbarralllento « non sono ovunque com- « pinte, e che all'orien- " t;ale tutto è ancora da « faro per 11n sistema di <I forti ficazioui ». o se non basti, giova ril ggero le parole, che qui profferiva, nella 1wi rna tornata del 15 giugno l899, il ministro Mirri: « abbiamo « perfettamente scoperta " la frontiera · orientale, « poichè, mentre dalla « parte opposta l'Austria « ha costruito e costruisce « fortilizi e strallo di <I grande importanza, noi « non abbiamo, meno in " qualche punto del Ca- « doro, neanche un can- ~ none. Abbiamo le do- " t a zio u i insufficienti, <I nouchè per la mobiliz- « zazione, anche per l'e- ([ sercito di pace, e siamo La Peste (a lorcl Kitchener): Sono ai vostri ortlini, signor generale! (Postillo,i). La questione delle spe• se militari è spina acutissima nelle nostre carni, e invano noi ci abbeveriamo cli oppio per non sentirla. Certo, non vi è niente rli peggio che clis c u t ere continuamente dell'esercito e della ma• rina. Ma di chi la colpa 1 È la forza delle cose, non la volontà nostra che ri· mette in campo un problema come questo, che non è punto vero sia di indole esclusivamente tecnica. Esso, al contrario, a costretti a tirare inuan· « zi a furia cli ripieghi. Abbiamo infine caserme, per lo <I più• antichi conventi, le quali sono la negazione cli <I ogui principio igienico, così che il maggior numero di < uomini, che contiamo negli ospedali, è dovuto quasi « unicamente alle catti rn condizioni e al vecchiume cli <I esse». • . .. Occorre o no accresoore rli altre somnrn il capitolo del bilancio per la riproduzione del naviglio? Anche non volendo sognare U11'arnrn.ta italiana che fosse pari a qualcosa più della metà dell'armata francese; anche negando ogui fede ai procuratori, ai patrncinatod del presente no,tro costo.,issimo ordinamento marittimo_ dei cinque nostri ar3enali di Stato, difettivi e manchevoli, di fronte ai tanti no,tri cantieri privati, fatti onnipoteuti dal favore dei Governi: occorre, o no, tollerare in pace una condizione di cose, secondo cui, scartata quella ingeu.te 1nassa cli materiale, più o meno inutile, che galleggia, nelle acque stagne dei porti mi• litari, segnacolo cli comandi vani e oziosi (Bravo! Benissimo!), noi, in conclusione, noi non avremo, e di qui a un anno, se non undici buone navi da battaglia, di cui sole quattrn modernissime e potentissime, oltre cinque buoui incrociatori corazzati 7 BibliotecaGinoBianco è essenzialmente economico e politico. E fino a tanto che i tecnici non si persuaderanno di ciò, noi, ed essi con noi, non verremo a capo di nulla, e, insieme, ne riporteremo laceri i panni. Proprio, cos\: percbè, se non vogliamo instabile il bilancio dello Stato, che sappiamo cli che sangue grondi e di che lacrime; se vogliamo non tornar daccapo con bilancl come quelli che, una volta, i ministri presentavano per illudere la Camera, e la Camera votaya per illudere il paese, è bene, soprattutto, parlarci franco ed aperto. Si tratta di conoscere se noi possiamo, se noi dobbiamo ancora persistere nella incognita delle spese militari, che rappresenta il pericolo maggiore, o continuo, della nostra consistenza finanziaria. E rigmtrdo all'esercito, che è il tema del presente disegno, e che da solo forma, secondo me, il cardine di tutto il problema, « uno è il punto da decidere. Vo- <r gliamo noi, continuando nel sistema dei ripieghi, « mantenere l'antinomia t-ra fini e mezzi, tra organid « e bilancio? Oppure vogliamo, anche per chiudere di- « scussioni che tutti riteniamo cleleterie, restituire al- « l'esercito ordine e solidità, 7 Ebbene, non potendo
108 RIVISTA POPOLARF: DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI « aumentare il bilancio dPi trenta milioni che l'ordi- « namento attuale richiede, unico e solo mezzo è ri- • durre le unità, restringere gli organici D. Queste parole non sono mie, ma del genera[ Ricotti, (Bene! - Bmvo ! - È vero !) Guerci. Un generale sul serio! Fortunato. ... che voi tutti potete rileggere nella relazioo.e al disegno di legge presentato alla Camera nella tornata del 15 luglio 1896. Il problema resta tal quale era nel 1897. I termini sono sempre gli stessi: o rafforzare il bilancio, o non volendo, come io non voglio, accrescerne la spesa neanche di un centesimo, modificare l'ordina,- mento dell'esercito in guisa, che esso possa, senza espedienti e senza infiogimenti che si traducono in dannose mistificazioni, senza agguati e senza minacce ad ogni più piccolo rifiorire delle nostre entrate, ad ogni più lieve proposito di sgravi tributari, contenersi, durevolmente, veracemente, ·nei limiti assegnati, dando anche qualche cosa alla Marina. A un taglio della spesa pit1 o meno cervelloti,·o, assurdo, a quella vera operazioiie cesarea, che i socialisti reclamano, clella falcidia di cento milioni, io non ho mai creduto nè creclo. Certo, anche io sono partigiano tli una riforma raclicale clei nostri organamenti militari: esercito riclotto quanto basti alla custodia dei seicento chilometri della cerchia delle Alpi, marina potentissima a salvaguardia clei sèimib chilometri delle coste. Ma questo è un ideale lontano. Per ora ciò che preme, e che solo possiamo raggiungere, è assodare, assicurare, come meglio ci è dato, ma netto e lleciso, gli ordinamenti cl1e abbiamo, e che la necessità politica ci impone di avere, poi, che ci troviamo, geograficamente, tra due Stati, una Repubblica· e un Impero, eminentemente militari, e tutta l'Europa, non esclusa la Svizzera, è armata sino ai denti come non mai in passato. Non dalla riduzione delle spese militari, come i socialisti propongono, clee il bilancio italiano aspettare la salute. E' il debito pubblico, con i suoi 815 milioni annui, il cancro roditore del bilancio italiano, poi che l'Italia, fra tutte le nazioni moderne, è la più indebitata, la più usurariameute indebitata! Ma il giorno in cui potremo a fronte levata, da galantuomini, convertire lit nostra rendita al 2.50 o al 3 per cento nun è lontano. II bivio è quindi ineluttabile : o au1uento di bilancio, o riduzione cli organici (Benissimo!). Baccelli Guido. O scuola complementare e educazione militare a tutto il paese (lnterru~ioni - R1iniori). Fortunato. Un aumento del bilancio ! e chi oserebbe proporlo? Avete o no avuto stamani, per la più corta, qui, alla posta della Camera, copia cli una petizione cli seicento professori dei nostri Ginnasi e Licei al ministro della pubblica Istruzione, con fa quale essi chie"'gono di essere autorizzati a dar lezioni private, per ca~pare la vita 1 (C01nmenti). Un aumento! e perchè? E' forse necessario alla sicurezza del paese , Se la storia contemporanea ha pure le. sue fatalità, una politi~a. di audac_i iniziative, una politica cli grande potenza m1htare non rncombe, fortunatamente, all'Italia, siccome al Piemonte prima del 1859. Noi non abbiamo una questione cli rivincita, come quella che rende impossibile ogni accordo fra la Francia e la Germania, nè una questione di supremazia come quella che divide l'Inghilterra dalla Russia: una sola causa cli « irredentismo D noi abbiamo, e dipenderà solo da noi risolverla, se e quando (Bravo! Benissimo!). Ci basti, almeno per ora, una politica cli valida organizzazione difensiva, capace, allo scoppio della guerra, di mettere in campo, su lo scacchiere strategico del Po, 300 mila giovimi soldati, che l'Italia non ha umi avuto, che non ha mai sognato cli avere : 300 mila combattenti bene istruiti e meglio armati, sicuri dei loro ufficiali, forti della fede in sè e cli quella concorde dei concittadiu i iu essi. Un'aumento, onorevoli colleghi! Ma è forse magra la spesa che già sosteniamo? Spendevamo nel 1876, a,ll'avvento della Sinistra al potere, per gnerra e marina, 225 milioni; cinque anni dopo, quando io entrai qui, e~·avamo a 250: ne spendiamo ora 350, ossia, pii', rlel cinquantci per cento di tntte le {IJltrate di8pon ibili .. Che iiltro si vuole! Di q111111tloe 11ostre i,pese 11,ilitari, in BibliotecaGinoBianco rapporto alla ricchezza nazionale e alle entrate disponibili, sorpassino, nel confronto, quelle cli tutti gli altri paesi d'Europa, io non voglio ripetere. Dal giorno in cui l'onorevole .Sonnino lasciò il Ministero del tesoro, le abbiamo o no accresciute, ne' due bilanci di una ventina di milioni, per anno~ Le accresciamo o no di altrettanti, con i due disegni di legge che abbiamo ora dinnanzi i E c'è di più ! Nella distribuzione dello nostre entrate, avverte un acutissimo scrittore della Criticti Sociale, si è proceduto in Italia, da venti anni in qua, con un criterio molto diverso da quello degli altri paesi. Mentre all'estero, a mano a mano che aumentavano le entrate, si è provveduto a scemQ,re il debito e ad accrescere le spese civili in proporzione maggiore delle spese ruilitari, in Italia; al contrario, a mano a mano che aumentavano le entrate, sono cresciuti gli oneri del debito e le spese militari, ma i servizi civili, rimasti pressochè immobili, hanno dovuto acconciarsi ad una percentuale più bassa. Dunque ..., riçluzione degli organici! e perchè no? Ci è forse vietata cla patti internazionali, da segreti accordi della triplice alleanza, come l'onorevole Ferri teme e sospetta 1 Ah, io uon ignoro, che questo fu sempre da molti creduto, poi che la persuasione venne di ,·ulgata dai non pochi oui giovava dilfonclerla. Ma fu ed è credenza irragionevole, falsa. Gi.ì, il Crispi l'aveva qui, pubblicame11te smentita. Ma valga per tutte la testimonianza dell'onorevole Cappelli, anch'egli già ministro degli esteri, il quale, commemorando il conte di Robilant nella inaugurazione clel monumento in 'forino, proferiva, non più tardi del 27 maggio dell'anno scorso, queste testuali parole: « Se eccedemmo negli arma- « menti, ciò non n,vvenne a causa. delle alleanze, ma <I non ostante le alleanze. Una giovanile spensieratezza « ci fece perdere, nel 188!, il senso della misura clelle « nostre forze economiche, e queste ci apparvero ingrano: dite, come attraverso un ingannevole prisma, da f'ao: tali illusioni. Quando la benda cadde, le alleanze non « ci impedirono che nelle spese militari, come nelle « altra, noi potessimo arrestarci, ed anzi indietreggiare. « Attribuire falsamente a cause estrinseche ciò che « noi, sia pure per errore, lilleramente volemmo, è cosa « non degna D. Nessun vincolo, dunque, da parte degli alleati, e ar• bitri noi, in casa nostra, dei nostri interessi. So bene che a una qualsiasi riduzione cli organici i tecnici preferiscono l'adozione del sistema cli reclutamento territoriale, anche in tempo cli pace : una gran fonte ascosa, essi affermano, e il generai Ricotti nega, di economie finanziarie. Io non ho mutato opinione: chi esorta, seconclo me, a cuor leggiero cli rinunziare a quel grande fattore dell'unità moralè, che è stato ecl è il reclutamento nazionale, tende, senza Yolerlo e, certo, senza saperlo, la massima delle insidie al nostro paese, * .. * Non è onesto, io concludo, sacrificare a una parvenza di grandiosi t-à gl'interessi pitt vitali delia Patria. Io sono beu lungi dal clericlere gl'ideali di coloro, i quali vorrebbero militarmente grancle l'Italia, quantunque, ormai, io abbia un concetto più umano e più moderno della grandezza cli un paese (Bene! bravo!); bramerei solo conoscere come possa l'Italia, ieri appemL risorta, diventare, da u11momento all'altro, una nazione potente e temuta. Comunque, tutti conveniamo, io credo, che a nulla giovi rimandare un provvedimento Aspettare è vano. Le illusioni non sono più possibili, e, almeno per me, è chiaro come la luce del giorno, che senza far punto, con le spese militari, ogni nuovo passo sarà un nuovo errore su la via, sul falso indirizzo, che ci ha condannati alla impotenza, non solo di fare il bene, ma anche d'impedire il male. Vogliamo, sul serio, sgravare de' maggiori pesi, e dei pi1, odiosi, le classi popolari, e abbattere il casotto daziario, senza mettere nell'imba,razzo le aziende comunali~ Ebbene, cominciamo tlal garantire la finanza contro la eventualità piìt proliabile e pil't pericolosa, a cni i congegni odierni delle nostre milizie di terra e di mat'e ci sospingono, ogni anno, itTesistil,ilmente .. :-: l'antica via, è l'antico indirizzo da citi clollbiamo rifuggire mutando registro, seguendo un J)rogrnm ma che molti ~e11tono o n1olt;i veggono, 111a pochi l!a11 nn
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