RIVISPTOAPOLAR DI POLl~fICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Anno VII. - N. 4 Abbonamento postale Roma, 28 Febbraio 1901 GDI HVVENIMEN!l1l E GDI UOMINI Il movimento anti-imperialista. negli Stati Uniti. La grn,rnle repubblica americana, clte comiucia a prcse11tare i segui ùella fatale decadenza che hanno subìto tutti i vopoli, si ò impegnata nella via che condt1ce al trionfo deLla iuginstizia ed alla perdita del111, libertà E le liete novello riguanlano le condizioni tristissime di alcune classi sociali delle grandi cittiì. amerioaue, gli episodi t1ella g11erra della Cina, e del 'l'rnnswaal e delle Filippine. Di nn revoroudo Arnont che scrive candidamente in di fesa dei 111issioJ1ariprotestauti, cl.te dichiara superiori in bontà ai cattolici, coll' impe1·iat-ismo affermatosi nella guerra iniqua dello l<'ilip pine, nella conquista di Porto Ricco, nello tergi \"ersazioni. per ri • conoscere l' inclipeudenza cli Cuba,. L'imperinlismo vittorioso D('lle ultime elezioui con la uorniua di .Mac Kinley e di Roosewelt alla presidenza e vice-presidenza della repubblica, suscita però delle vivaci OJJposiziuni. in ogni sfera, le quali ranno sperare nella fn. tura riscossa qel la rettitudine e del buon senso politico. Tra, i segni - llOJJ }Jiccoli e non pochi - di questa salutare renzioue, annoveriamo il contegno ammirevole degli intellettna h. Essi scri- .vono, parla110, si agitano in tutti i modi per iscuotere l'iudifforenza degli uni e per ricondurre gli altri sulla retta via: o non è poca cosa, ad esempio, il vedere che in un sol numero della pii1 grn111lerivista che si pubblica al di là dell'Atlantico. vi siano due articoli di dne clei maggiori suoi uomini - uno dei qual i cli fama mondiale - scritti nello stesso senso anti-imperialista. Mark Twain, il grande, il pii1 celeure umorista vivente, uell'ultimo numero (febbraio) della North .American Review si volge 11llepersone che si frovano nelle tenebre ('ro the person sittiug in clarlrness). Il Boeroinsegna Il Boero ai generali em·opei : - Per vincere, ragaz1.i miei, non v'è bisogno nè di galloni, nè d1 pennacchi, nè di decorazioni, nè di caserme, nè di manovre. 1 fucili, le munizioni e i viveri ~i pn,ndono al nemico. Quello che però è indispensabile è che il µopolo invece di e~sere angariato, abbrutito, affamato, sia educato al culto della liberta, e nudrito di mater-iale benessere. Date cou ciò una causa giusta da difendere ed avrete un popolo di eroi. (.\sino <li 1\01110). i crani o le ossa incrocia,te .... dice che in Cina egli rappresenta bene lo spirito degli antichi americani.... le Pelli Rosse. E per un momento, mettendo da parte l'ironia, ripr o duce un brano di cor· rispondenza da Tokio al New York Tribune, in cui notasi che le potenze occidentali dovrebbero sopprimere in Cina le missioni, che vi costituiscono nna costante minaccia alle relazioni internazionali pacifiche. Kon risparmia i cristiani inglesi ohe vogliono -portare la luce tra i cristiani che stan• no nelle tenebre nel Sud-Africa, ed è severissimo sempre nella forma ironica coi suoi concittadini dissemincitori cli progresso e delle benedizioni clella civiltà nelle isole Filippine. Là constata che· i nord-americani hanno adottato i metodi di Lord Kitchner. Ciò può rilevarsi da questo sempli(,e dispaccio del generale Mac Arthur: D11rante gli ultimi dieci niesi l~ nostre perdite sono state: 268 uccisi e 750 fe1·iti. Perd-itedei Filippini: 3227 1wcisi e 694 feriti. « Buon Dio ! esclama Mark Twain. E' chia- " ro: i Filippini rispet- « tano i feriti; gli Ameu ricani che portano « la lllce li uccidono.» Perciò egli propone che nella bandiera americana allo striscio bianche si sostituiscano le nere; alle stelle Con foroco ironia, dai giornali americani dd giorno di Natalo raccoglie liete novelle, degno <li cssoro ricordr1te in qi,el giorno di festa. J n un altro stile è scritto l'articolo di Beniamino Harrison, cx-Presidente l1ella repuLblica, che meclita. sui Biblioteca Gino Bianco
82 RIVISTA POPOLARE DI POLITlCA LETTERE E SCIENZE SOAC!Ll casi clel qiomo (Jllusings npon current topics); ma no1l è meno severo nel condannare lo spirito dell'imperialismo. Ai nord-americani egli ricorda elle om è più di nn secolo essi non tro, 7avano parole di lode sufficienti per la difesa che Pitt e llurke avevano fatto della loro g110rra d"indipendenza. La Virginia decretò una statua al primo e New York gliela eresse in Walland William Street. Lo spirito che animava allora gli americani è quello stesso che oggi spinge i filippini alla reeistenza; ed è invano che si vuol negare la rassomiglianza tra G. "'ashington ed Aguinaldo. E' poi una rafiinatl\ ipocrisia quella di dire: che i popoli che non sanno go1·ernarsi da loro stessi devono essere governati da altre 1iazioni nell'interesse dell'umanità. Agli americani che sono ubbriacati dell'orgoglio tli essere divenuti una grande potenza ricorda che Io erano nel passato nel senso racchiuso nel motto cli \Vebster: Noi siamo alla testa del sistema cli governo popolare e rappresentativo. « Nel senso militare Agli Gli studenti in Ru1'sia I giornali :taliani e stranieri hanuo parlato vagamente <li climostr111:ioni e di repressioni in alcune Uni versit:ì. della Russia, 11m in modo cosl oscuro che n11l11tsi è potuto compr1:1mlere tielle cause e dellv, entità dei fatti. E' 1,erciò che togliarno volentieri dai Tcinps 1101wcau.i; q1mlche uotizia pit'1 precisa. Iu Russia gli studenti sono sottoposti a rigorosa sorYeglianza della po] izia. Lo studente non può far parte di alcun grnppo o di alcuna organizzazione; entrando nella 1~11colt1ì. è obbligato di sottoscrivere un impegno in tale senso; non pub entrare nemmeno in ur:a societ:ì. tli 111utno soccorso 11èscogliere i corsi che vuole seo-uire. Ogni manifestazione collettiv1t gli è interdetta, 0 etl oltre che alla sorveglianza dello. polizia comune deve sahire quella di un altra polizia speciale composta <lai Rettore e da <liversi Ispettori. A Kiew nell'autunno scorso gli studenti si mostravano agitati e tecero delle manifestazioni contro il professore Eichelmaun, a loro inviso. l\Ia a mostrare quan- • • aIIllCl to sia nobile lo spirito che li anima e quale sia il sentimento di solillarietà,basta questo particolare. Gli studenti volevano l'allontanamento cli continua Uarrison - noi non avevamo bisogno della guerra di Cuba e delle Filippine per essere ritenuti una grande pot6nza; e come potenza nai•ale certamente la gloria che ci <lettero J one~, Decatur, Perry o Farragut non può essere superata. Ohi_unqueprocurerà UN NUOVOABBONATO, che paghi però anticipatamente, riceverà in dono, quel professore; ma il Uonsiglio dell'Ouiversit:ì. 11011 YOlle consentirlo. Il goyernatore, ad e,·i tare disordini, pensò lui a<l allontann,rlo; allora gli studenti si rntiero solidali col Consiglio per rt>spingere l'intromissione del primo nelle cose int,erno dell'Universit:ì.. Pii1 tiwtli la st,ampa ren,zionada, con alla testa il i;-ior11n,le Kicvlinninc comincicì una campagna calnnnioR,t contro gli studenti. Questi teu11ero 1111 comizio di protesti\ entro l'U· 1tiversit.à. • « La dottrina di l\Ionroe ci doveva clifferenziare dalle altre potenzo. Essa., dice Jefforson, fu la protesta contro le atroci violazioni dei diritti delle nazioni coll'intervento di una negli affari interni di un'altra. Nella dichiarazione doll'iodipendcnza ci sono massime che costituiscono oggi il maggior imbarazzo nella via, cho vogliamo seguire e o m e grande potenza. So il conscgiiimento clella .felicità, chu la Dichiarazione ar;- segna come scopo supremo al popolo, è un diritto inalienabile, ogni nazione a scelta, una delle seguenti pubblicazioni dell'on. Dott. NAPOLEONEC0LAJANNI: llou-re11,e,ils s,1ci11ux e,i ltttlie; lt·e e s111•0110siti tli Cesa,·e Lo111b1·0S.o; Nel i•ef/llO tlell,, ll11fia; Gli VRici del lti1'ot•o; Lti G1°allde Btillflglia del lt11'01•0. Chiunqueprocurerà DUE NUOVIABBONATI, che paghinoperò anticipatamente, riceuerà,a scelta, tre delle suaccennate pubblicazioni, o Lti Polilicti colotf'itile dell'on. Dott. NAPOLEONE COLAJANNI, oppure l'Att1•a~et•so la Svi~~e,•ti dell'on. prof. ETTORECICCOTTI. Ciò dispiacque al Consiglio e ne condannò dne al carcero universitario, iutrodot,to coi regolamenti del 1884, assai mal tollerati non dovrebbe essere libera di ricercarla nelle vie eho crede migliori 'I >). E lo scrittore chiude le sue meditazioni con questo nobili parole: « La barbara condott,a delle forze alleate in Cina, il « Yergognoso saccheggio dello case private e degli isti- « tuti pubblici, lo sprezzante e crudele sconoscimento « di tutti i sent.imenti e di tutti i diritti delle alt,re e nazioni, che caratterizzano le potenze mondiali, ferisce « i nostri sentimenti. Koi ci sentiamo pi1'torgogliosi <lolla « rozza !ettera di protesta contro i Mcchr.gg-i o contro « le crudeltà del nostro generale Chaffoe, che dei suoi « splendidi combattimenti. Non dobbiamo cessare di « essere una potenza mondiale nel buon senso antico e della parola - in quello di una nazione c:,paco ili « proteggere in tutti i mari i giusti clirit,ti elci suoi « cittadini ed incapaco d'infrangere pazzamente l'auto- « tonomia delle altre nazioni ». Noi ci anguria.mo che il moYimento cinti-impera/ii.sia negli Stati Uniti sia più fortunato cito in Inghilterra, clorn le eloquenti proteste cli Steacl e cli pochi altri non valsero ad impetlire l'assassinio delle tlne repubbliche Sud-africane. Ed a sperare bene c'inducono, e il voto della Camera del Missouri contro la guerra delle Filippine, e l'azione intentata innani1i alla S1iprema Corte feclcrnlc tlallo stesso llarrison per fare dichiarare i11co1<titmdonale la stessa guorra. Biblioteca Gino Bianco I condannati nou u':>- bidirono, e furono espulsi dall'Uni versitù. Ciò Yalso a remlern pi11grn1·c l'agitazione: gli ~tude11ti tutti tsi resero solidali coi primi e chiosero in una 1·i11nio11el'abolizione ciel carcere e la libertà tli rin II ione por <liscutere dei loro atfari. Essi si burricai-ouo nell"Universit1\ o non voJIPro uscirne benchè il Rettore li it1·esse privati delht lnce elettrica o <lell'ac11ua. Iuteneune il geuernle dei gon• darmi Xovit.z1·.,·, be11noto, e l'Unil"ersiti't fu presa di ass1ilto dai cosacchi e diti soldati di fanteria. Tutti gli stntleuti furono giudicati ila UDI\ Commissione straordinaria <li cui faceva parte il suddetto generale. .\i pit't co111pro1.nessi,200 circa, fu applicatti la legge del 1 9H, sccouclo la q1rnle gli studenti colpe1·oli di a,·orc preso parte 1\ torùitli potevano essere incorporaLi 11ull"t:sornito: legge cho uo11 trol"a riscontro se non in quelle ferocissime <lei regno sinistro tli ~icola I. Dei contlannati, da 40 ,t 50 sono stati mandati a Port Artlrnr, per 11011 vederli piì1 ritornare. Gli altri saranno ripartiti iu localitiì. piì1 o 1110110 remote. Corre la voce che es:;;i si siano rifiutati a prestare ginrnmento; ma mancano sinora notizie sicure. Oh quanto diverso per la can a e per gli effetti f!UORte agitazioni degli stndeDti russi da ']UCIJe periodicho dogi i 1<t11dcntiitaliani! I tumulti in Jspagna TI mntrirnonio ,lolla Pdncipcs~a dulie Asturia, una possiùile crede tlol 'l'rouo, con Don Carlo di Borbone
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 83 conte di Caserta, un rappresentante genuino del partito della più dissennata reazione, lt,t dato origine in lspagna a gravissimi disordini. Con gli arresti, con le cariche di cavalleria, con gli stati d'assedio il movimento è stato, almeno pel momento, soffocato; ma, per la violenza a cui è giunto, indica chiaramente a qufl.l punto di esacerbazione siano giunti gli auimi. Come seguissero uua striscia di polvere, le manifestazioni si sono accese in ogn iangolo della Spagua; e quel che è piìt grave, spontaneamente, senza alcun preordinamento di partiti, anche là, come da noi, continuamente organizzantesi, ma in realtà disorganizzantisi sempre. Oggi, in Ispagna, gli eroici conti Cristiani: oggi, ha voluto ·essere anche lui in prima fila nella battaglia ohe la Francia del Popolo dà a coloro che vorrebbero ricondurla all'Ancitm Regime, come se la Rivoluzione del 1789 non fosse stata che un sogno. Ma, pur rallegrandosi per questa vittoria che non lascia dubbi sulla qualità dei 4255 elettori di Allemaue, nou possiamo a meno che riflettere tristamente sui 3347 voti raccolti da Max Regis. Malgrado sieno un misouglio di ogni genere, e specialmente dovuti alla corruzione, essi ci indicano che a Parigi vi è molto da fare perchò si possa dire d'avere trionfato, che vi sono molte intelligenze da per il matrimonio di una principessa delle Asturie che potrebbe reguare clii sa quando - forse mai ! - Ri mette fuoco ai conventi, si prendono a sa8 • sato le ant,oritìi, si resiste alla forza pnbblicn; domani .... Gli incendi al Transvaal illuminare, molti cuori che non battono più per quelli ideali generosi che non possono essere rappresentati, nè dal gesuita, nè dall'antisemita, nè dal nazionalista, uè dal professi on ista militare i qnali ancora riescono, pur troppo, se non acl atrofizzare « il cerve] lo della Francia », certo a non farlo pensare come dovrebbe. 11 malcontento 'è dunque enormC', e se la nost.ra sorella lak na coutiuuorà arl essere governata come, prPsso a poco, lo siamo noi - e, per la vorit:ì, laggiù è ancl1t, peggio - gravi avvenimenti si maturano por (]nel popolo che (]nnndo òav,·ero Ri . è destato ha inflitto dello lezioni solenni lUIche allo ste8so J\'apoloone, in nn momento in cni qna~i tutto il mondo stav:t ai suoi piedi tre man te. La vittoria repubblicana a Parigi. Ln vittoria <li Giovanni Allema.11e contro l\[ax H,•gis, 11dla vota,z1011e,li ballottaggio di domenica 17 nell'l 1° circo11rbrio di Pnrigi, è stat.a un grau colpo pei rea- :r:io11nri,i qnali era no l'ondotti alla hattagl ii~ dagli abilissimi Go;;niti ,•estiti da militiui o da preti. l\Iassimo Pettenkofer Massimo Petlenkofer si è ucciso. Il grande igienista ad 83 anni, sentì la forza del suo spirito Yacillare, credette di non potere essere più utile sulla terni, temette di dovere un giorno non lontano diventare un pazzo od un bambino, e si ncci;;e. Ottone Mittelstac,d fece lo stesso. Eù il principe di Bismarck, perduta la fedPle compagna, ebbe giornate ùi sospiri e pensò di finire come ì\littelstaed, come Petten kofer. Gli antichi, egli diceva ai suoi inti mi, erano più savi <li noi. Catone, il giovane, Senee,t l'educatore dei monarchi,godettero di una libertà. che a noi è negata, oggi, dallo superstizioni ci vili. Re1igione infatti e dritto prescrivono che un uomo viva nella sua sedia, assistendo alla morte della sua intelligenza, la quale è l'anima ed è la vita vera ed unica. Giovfl.nni Allemano, un lottatore come al giorno nostro eu ne SllllO pochi, con Ri ò presentato ai suoi olet tori di verso da qnello che è. Socini ist-a ri - volnzionario convinto, pur nulla s11ernndo dall'attuale societ:ì borght>se, ha voluto però, affermare che la' difesa della Repub • blica contro la Reazione, è sopra tutto il primo dei doveri di un uomo libero, borghese o socialista che - Il missionario inglPS~. - E troppo buio qui, caro Bobb ( lord Roberts), incendia dunque una fattoria perchè io ti possa leggere dalla Bibbia la preghiera della sera. Chi di noi non ucciderebbe misericordio · samente un vecchio cane, che trascini per le strallo fangose una dolorosa ed inutilevecchiezza 'I (Lristige Bl/ittcr di Berlino). sia. Allemane che ba combattuto l'Impero; che nel 1870, per la repubblica sociale, si guadagnò la pena di morte, poi commutata nella deportazione in Numea; che, ultimamente, a Longcbamps, insieme a Jaurès si è trovato alla Lesta di 100.000 so~htlisti per difendere, al caso col revolver in pugno, il presidente Louhet contro BibliotecaGino Bianco M:a l'uomo non è un cane .... Or bene, il Prof. Pettenkofer non è stato di questa parere e, vedendo la sua opera finita, pensò di· finire egli stesso. E finì con la serenità di uno stoico, con· la logica inesorabile di un naturalista, col coraggio cli un nomo. Nessuno osi parlare cli teologia e teleologia! Insegnò ~agli uomini, Max Pettenkofer, la igiene del-
84 RlVJSTA POPOLARE Dl POLTTlCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI l'esistenza senza temere il bacillo, angoscia degli odierni scienziati.'E lavorò, insegnò, studiò non per allontanar la morte, ma per evitar la morte non necessaria. Poichè la morte non deve esser temuta, quando è legge: egli non temette la morte. Non piì1 di lui. La mente corre subite alle parole di Arturo Schopenhauer, il triste, il cattivo a dir di certi vecchi egoisti e cretini: « Solo i monotbisti temono la morte e trattano il suicidio come un delitto. Quando un sogno assume proporzioni dolorose e la angoscia raggiunge un grado ~o: lorifico, il sognatore si sveglia e le sventure, le tristi. imagini si dileguano nella notte. Cos; appunto succede nel sogno della vita, quando l'angoscia dolorifica ci costringe a svegliarci, rinunziando all'esistenza inutile J>. E giacchè ci siamo perchè non citare anche . :Fed~rico Nieksche? << Muori a tempo opportuno > - disse 11 filosofo del superuomo. Ahimè egli non fu così felice come il Prof. Pettenkofer! P. I nuovi ministri Giuseppe Zanardelli, il Preside-nte del Con~igli?, . ò nato a Brescia il 28 ottobre 1828. Studente eh g1unsprudenza a Pavia nel 1848, fu tra i primi ' prendere le armi scoppiata l'insurrezione e combattè, distinguendosi, durante le 10 giornate cli Brescia. Dopo il 49 tornato nella sua città nath·a., eglr, malgrado!la continue persecuzioni che ginnsero fino a fargli vietare l'esercizio dell'avvocatura e <liqualunque ufficio richiedesse l'approvazione goveruatiYa, tenue un fiero dignitoso contegno -verso l'austriaco. Nel 185(){riprese nuovamente le armi, e nel 1860 ! lo vediamo, :t Napoli tra i consiglieri di Garibaldi il quale ebbe per lui sempre una particolare predilezione, Biblioteca Gino Bianco Nel 1876 fu ministro dei Lavori pubblici nel primo ministero di sinistra, ma l'anno dopo si dimetteva per non firmare deJle Convenzioni ferroviarie che rettamente giudicava dannose alla Nazione. Ministro dell'Interno nel gabinetto Cairoli del 1878 - il più liberale che ci sia stato dal 1860 ad oggi - per l'attentato Passanante sostenne una memorabile discussione a difesa della libertà, ma il voto contrario avuto alla Camera 1'11 dicembre 1878 lo costringeva a dimettersi. In disparte per qiwlche tempo dalla vita attiva parlamenta.re, egli nel sno ritiro ad Iseo scrive,a que)lo splendido lavoro sull' Avvoccitnra che fn accolto dal plauso da tutto il mondo giuridico. ~el maggio ciel 1881 accettò il portafoglio della Gra• zia e Giustizia nel gabinetto Depretis, ma, non volendo seguirlo nel trasformismo, nel maggio 18fl3 tornava a dimettersi. In questo periodo avvennero i fatti cli Piazza SciaiTa con relativo processo e condanne contro gl'irrede1itisti, e la condanna di Alberto Mario per articoli pubblicati contro il Papato nella Lega clella clemocrada. Fu attaccato vivamente allora dal partito avanzato; ma a torto, perchò si sa (che 1/,anardolli lascia ampia libertà alla magistratura. Guardasigilli nel ministero Crispi, cfal 11:387?-l 1891, in quel periodo evmpiè ht riforma del Coc11~ePenale o istituì la Cassazione Unica in materia penale. Fu uuovamente chiamato al mini~tero di Grazia o Giustizia nel gabinetto Rudinì (18!:!7-98) col quale cadde in seguito ai fo,Lti cli Milano. Av,ocato insigne, oratore ammfratissimo, tre volte president,e della Carnera, egli oggi 1 a 73 anni, e dopo
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LI!,'TTERE R SCIENZE SOCIALI 85 42 di deputazione, è chiamato per la prinm volta alla J>residenza del Consiglio. ,, '<I La fiera lettera di dimissione da presidente tlella Camera, le sue dichiarazioni e tutto il contegno suo durante il periodo dell'ostriizionisino ristabilirono le sue buone relazioni coll'Estremci sinistra, che gli teneva il broncio pel famoso articolo 247 del Codice penale, di cui si usa e si abusa per perseguitare ogni libera propaganda. Giovanni Giolitti, ministro clcll'Interno, torna a palazzo Braschi da dove - dopo la deplorazione dei Sr.tte per la nomina cli Tanlongo a senatore, e per· le 50.000 lire prese })er !'elezioni generali - ]parev,t ]fosse stato allontanato per sempre. Nato a Mondovì. il 27 ottobre 1842, nel. 186u sostituto procuratore del Re, nel 1877 segretario generale della Corte dei Conti, nel 1882 consigliere tli Stato, fece nnn, brillante rapidissima carriera che continuò alla Ca.mera, ove nel 1890 lo si vide ministro del Tesoro con Crispi, e dal 16 maggio 1892 al 28 novembre l8J3 presidente del Consiglio e ministro dell'Interno. . Egli dopo il 23 novembre 18(13 lm saJJuto aspettare e prepararsi lentamente la risurruzione. I suoi discorsi in favore cli una equa riforma tributarin,, e la intonazione democratica cbe seppe dare ad essi, ne fecero guardare il ritorno al potere con simpatia da molti dell'Estrema e specialmente da Turati. Egli sarebbe di• venuto il vero capo di un partito rculicalc all'inglese, se il silenzio ostinato - significante per la insistenza sua sugli altri punti del suo nnovo programnrn - sulle spes,1 militari non suscitasse molta diffidenza. Di lui si può dire cbe molto ha peccn,to; ma i successori suoi lo hanno riabilitn,to. La sua azione verso i Fasci, che n, suo tempo pri,rve liberticilfa, oggi sembra liberalissima. Frnncesco Cocco Orto, ministro guMclasigill·i, 11011 è nuovo al ministero della Grazia e Giustizia ove è stato già sottosegretario con Zanardelli rlal 1887 al 1891. Nel primo gabinetto Pelloux del 18!J8 fu ministro dell'Agricoltura, ove era stato gi,ì sottosegretario con Cairoli nel 1878. È nato a Cagliari nel 1847. Appartiene al gruppo zn,nardelliano. BibliotecaGino Bianco Giulio Prlucfti, ministro clegli A,Oari Esteri. È nato i~ Milano nel 1848. Ingegnere industriale di non comune valore, diresse personalmente i suoi stabilimenti in• dustriali, e<l entrato nella vita pubblica nel 1882 vi portò l'esperienza degli affari e il carattere energico cli un nomo avvezzo alla lotta.. Ed ammirevole oltre ogni llire fn l'opposizione che per parecchi anlll fece a Crispi ed al crispismo, messo com'era tra i due fuochi della clestra e dell'estrema sinistra, che manifestò sempre per lui delle vive antipatie. Ministro dei Lavori pubblici con Rudinì nel ·1896-97 riuscì a conquistarsi la simpatia degli stessi suoi onesti avversari, che ammirarono il contegno formo e risoluto ch'egli tenne nel suo ministero per ~ener testa agli appaltatori che ten• t1uo110 anche con lui padroneggiare a San Silvestro. ,, --~! <i,': ".i/1tt,iiii' :J,'u lodevolissi111a l'epurazione che egli fece nel personale del suo dicastero e tra gli appaltatori. Alla Rete Sicula fece rigurgitrtre alcuni milioni frodati allo St,ito. Ma negli ultimi tempi le adulazioni dei cortigiani, specialmente nel :\[ezzogiorno, gli dettero alla testa. La visita ch'egli, IDancanclo di ogni tatto politico, fece a Milano all'iutransigentissimo cardinale Ferrari, lo costrinse a lasciare il portafoglio dei Lavori pubblici. Oggi gli hanno dato il portafoglio degli Esteri ! ! Ernesto Di Broglio, ministro clel Tesorn, è nato a. S. Biagio di Collalta nel 1845. Si dice che sia competentissimo in materie economiche ed amministrative, e che per ciò appunto sotto il secondo gabinetto Di Ruclinì sia stato nominato Consigliere di Stato, e oggi ministro clel Tesoro; ma alla Camera dal suo banco di destra ha fatto poco sentire la sua voce. Come finanziere è un incognito; come politico è un reazionario. Leone Wollemborg, niinistro delle l'inanze, è il pm giovane degli attuali ministri percbè è nato nel 1859 a Padova. Ha fatto molto parlare di sè per le Casse cooperati ve tra contadini e piccoli proprietari sul sistema Raffeisen ch'egli iniziò nel 1883 nel Veneto, e che oggi i clericali governano tutto a vantaggio della loro influenza sul Veneto. Deputato di Cittadella dal 1892, appn,rtiene al gruppo zanardelliano. A lui si deve la copin, della relazione Bia_qini sulla
86 RIVlSTA POPOLARE DI POLJTICA LETTERE E SClENZE SOOlALI Banca Romana, ch'ebbe dal senatore Alvis~; e fu _lu_i che la consegnò al gruppo del Giornale degli Economisti, dal quale, per mezzo di Matteo Pantaleoni, pervenne nelle mani di Colajanni. Wollemborg è competente nelle materie economiche, che studia assiduamente. Sarebbe stato meglio affidargli il Ministero del Tesoro. Girolamo Glusso, ininis/.ro dei Lavori Pubblici, è nno dei solitari di Destra che finalmente si è deciso ad entrare in uni), combinazione ministeriale. I suoi precedenti amministrativi sono onorevoli. Successo a San Donato nel 1878 come sindaco di Napoli riuscì a di· minuire il disavanzo e aumentare il credito di quel Municipio; è Direttore del Banco di Napoli propugu_ò la popolarizzazione del credito specie tra la classe agncola. Favorl, anzi, l'abuso del credito, e colle pili rette intenzioni di quest,o mondo riuscì di grave daunu all'Istituto che dirigeva. Entrato alla Camera nel 1886 sostenne sempre lo economie nelle pubbliclJe amministrazioni. È partigiano sincero della politic,i coloniale; e in ciò si trova in contraddizione col suo liberismo o·utrè. A destra è uno spostato; si troverebbe molto meglio all'Estrema accanto a Pantaleuni. Ha le forme e la sostanza di un vecchio gentiluomo. È nato a Napoli n!ll 184:3. Silvestro Plcardi, ministro di Agricoltura, Inclustria e Ooininercio, è figlio del compianto deputato Vincenzo Picai:,cli che si larga fama lasciò di sè in Messina, che prima di lui aveva eletto suo de.putato Giuseppe ~~azzini esule in Patria. Silvestro Picardi, nato a Messrna nel 1853, appartiene alla Camera dal 18!!0, ed è stato sempre fedele a Zanardelli. È colto e versatile, e, caso raro tra gli uomini politici, egli suborùina scrupolosamente ogni sua aspirazione personale ai pubblici in• teressi. E' tra i pochi che pel disinteresse e per la correttezza riabiliterebbe il parlamentarismo presso i suoi denigratori". Tancreili Galimberti, m,inistro delle Poste e '.telegrafi. È stato un giornalista brillrmte e battagliero che ha lasciato traccia di sè nella Sc'lttinella delle Alpi che per molto tempo ha diretto. Dal 1887 cbe entrò alla Camera appartenne sempre al gruppo Giolitti che seguitò nella buona come nell'avversa fortuna, difeudeudolo poi strenuamente durante il processo della Banca Romana. :Fu altravolta sottosegretario di Stato alla pubblica istruzione ed .ha coltura letteraria ed economica superiore di molto a quella che ordinariamente gli viene attribuita. È nato a Cuneo il 25 giugno 1857. 1\01. _.ILNUOVO MINISTERO Lo diciamo subito: pel nuovo ministero non nutriamo r,randi simpatie e non ci desta molte speranze, benchè di esso facciano parte uomini che stimiamo e che, singolarmente considerati, darebbero affidamento pel trionfo di un buon indirizzo di governo sotto l'aspetto della politica interna e tributaria. In quanto a quella estera crediamo, che si sottragga, nella sostanza, alla loro azione. Le vicende della crisi, più che la sua soluzione, hanno contrassegnati due avvenimenti; che hanno grande importanza attuale e che, a nostro avviso, ne avranno una maggiore nell'avvenire. Tali vicende ci apprendono che n'è uscito qualche cosa di buono e che apre il cuore alla speranza. Da un lato - e dobbiamo constatarlo noi repubblicani per debito di lealtà - rompendosi la serie delle consuetudini riprove\·oli abbiamo visto la Corona comportarsi correttamente. Essa nonostante l'insidioso tentativo dei Sonniniani d'imbrogliare le carte e d'ingenerare la confusione sul significato del voto che abbattè il ministero Saracco, comprese che la sola indicazione vera dell'ultima battaglia parlamentare era per la tendenza liberale. ' BibliotecaGino Bianco Ed a ~nesta indicazione, come la Riviste, notò nel numero precedeute, ha ubbidito con loclel'Ole sollecitudine, e cou rammarico dei reazionari, affidando sin da principio l'incarico di comporre il minietero all'on. Zanardelli che di quella tendenza era la pii1 spiccata incarnazione costituzionale. Dall'altro lato il contegno dei radicali - l'ala più temperata dei pai·titi popolari - ha rotto le brutte tradizioni ùegli uomiui, che nel passato - da Giovanni Nicutera a Fortis, a Luigi Ferrari - militarono uelle sue fila, anche in tempi in cui c'era la sostanza di un partito raclica.le costituzionale ancornhè non vi fosse ancora la denominazione. I radicali, come avevamo previsto, per opera di Sacchi e di Marcora hanno, finalmente, fatto conoscere che tra loro non c'erano ambiziosi volgari, avidi soltanto di potere; ma che c'era un gruppo parlamentare, che si curava poco delle persone; che nel governo volev,t portare il contributo delle proprie idee ed aspirava _alla realizzazione sincera, benchè graduale. del proprio programma. Nou volendo riunega.re ciò che avevano sostenuto nei comizi e nel Parlamento sulla necessità tli ridurre e, nella peggiore ipotesi, di consolidare nel limite attuale le spese militari, i raclicali hanno preferito di rimaner fuori della combinazione ministeriale. Con ciò essi hanno rinvigorito la propria compagine politica, e della onesta e coraggiosa condotta si vedranno rimeritati nella Camera, e più nel paese, con un aumento di autorità e di simpatie. Oggi il gruppo legalitario ha rinunziato sdegnosamente ad uao o due porto.fogli, forse secondari; domani potrà esigerne un numero maggiore, ed imprimere all'opera, del governo nn carattere pit'1 uettamente democratico. -~Ia la causa, che determinò l'esclusione dell'ala moderata dell'Estrema Sinistra dal nuovo gabinetto, per. 11oi,costituisce il punto pii'1 nero del medesimo. Noi non conosciamo tutto il clietroscena delle trattative; se lo conoscessimo non pot,remmo liberameute discuterlo. Temiamo molto, però, che la questione delle spese militltri rimanga come giustificazione di quello scetticismo, che abbiamo spesso manifestato verso le speranze dell'on. Sacchi sulla possibilità di certe evoluzioni. La causa della esclusione dei raclicali, infine, lascia intendere che ogni tentativo di riforma tributaria si ridurrà ad nna miserevole parodia, che non servirà in alcun modo a migliorare nè le condizioni dei contribuenti, nè quelle del bilancio: tentativo, insomma, che se anche approdasse, lascerebbe immutate, nella migliore delle_ ipotesi, le sorti della economia nazionale e della Fiua1rna dello Stato. Ecl ecco come e perchè il rifiuto cli Sacchi e ~farcorn di far parte del ministero Zimardelli ha una importanza negativa attuale assai notevole e che. èovrà averne una maggiore positiva nello avven·.r{.l• :Forse a e; nesto episodio della crisi si connette l'altro della sua soluzione sotto l'aspetto parlamentare. L'indicazione della tenden.cn liberale dell'ultimo voto faceva sperare che si avrebl.Je avuto un ministero di colore, come suol dirsi, e che avrebbe ristabilit<> la netta delineazione clei partiti costituzionali: - conditio si-ne qua non del retto funzionamento del regime rappresentativo parlamentare. Invece si è avuto un ministero di coalizione, elle continua il periodo infausto del trasformismo, sebbene vi sia sicura la prevalenza della sinistra. Deve giudicarsi continuato il trasformismo guardando alla composizione di un ministero presieduto dal più eminente uomo della vecchia sinistra e bene sorretto dalla presenza degli on. Giolitti, Piccardi, Galimberti, \Vollemborg, Cocco-Ortu, ma cli cui fanno parte uomini di pura destra - e della più reazionaria - quale il Pri· netti e clJe volendo avere anche un elemento del centro. riesce all'esclnsione del Guicciarclini, per includere il Di Broglio. Non deploriamo la presenza del Giusso: egli siede a clestra per antica abitudine, ma vi è spostato; è un siucero liberale che ~ostenne l'Estrema nella lotta dell'ostrno-ionismo. Egli farebbe bene, in una a poohi altri che lo rassomigliano, a lasciare quei banchi ed eliminare la contraddizione stridente tra la topografia della Camera e le idee e i voti dei deputati clJe siedono a destra. Dei deputati che furono altra volta al governo o da ministri o da sottosegretari nulla diremo. In quanto ai nuovi siamo lietissimi di rendere omaggio a Silvestro
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 87 Picardi. in cui si fondono armonicamente la coltura larga, le i«loe liberali, Jn, inn,ppuntabile vita privata, l'eccezionale modestia che lo tenne sempre lontano dagli intrighi di conidoio. Non possiamo c:;e es5ere severi verso il ministro del tesoro. Se l'on. Di Broglio, fosse un semplice carneade la cosa sn,rebbe gi,'t deplorevole: al 01inistero del Tesoro non si può collocare il primo venuto, che 11011 ha alcuna speciale conoscenza economica e finanziaria e che all'attivo non ha che il ricatto compiuto cont,ro il ministero Di Rudini nella qnistione del Catasto. Deplorin,mo poi che il Prinetti sia anelato agli esteri e non sia ritornato ai lavori pubblici, dove complessivamente altnwolta aveva fa,tto bene. Questo spostamento riconsacra la manìa dell'avanzamento nella carriera ministeriale, che allontana gli uomini dai posti pei quali si rivelarono adatti, per farne loro occupare de,,li alt,ri, che sono ritenuti pi1'1importanti. Invece la prisenza cli Girolamo Ginsso al Palazzo San Silvestro, se il ministero Zanarcldli dovtsso avere vHa lunga e si dovessero preparare sotto di lui i prov,·edimenti fer · roviari, resi urgenti dalla imminenza della sca,denza delle Convenzioni del 18S5, sarebbe un pericolo: l'uomo, tanto stimabile per parecchi motivi, non è soltanto un liberale ma è anche un liberista in economia, quali lo deside'rauo le Compagnie esercenti. Si commenta poi poco sione deO']i affari e della produzione nazionale. E siccome il termine correlativo di diminuzione clipesi, deve essere diminuzione di spese, credo che se si facesse un plebiscito per rispondere al quesito generico se le spese dello stato debbano essere o no diminuite e largamente diminuite; la maggioranza, forse la gran maggioranza, risponderebbe si. Perché dunque mvece le spese continuano a crescere anziché diminuire? Perché la pressione dell'o pinione pubblica é cosi lieve sugli uomini di governo e sul Parlamento ? Egli é che se si vuole in genere la limitazione delle spese dalla maggioranza del paese, poi essa si divide in mille gruppi quando si viene a concretare specificamente come si debbano fare le riduzioni di bilancio. Ogni gruppo ha nel bi.lancio dello Stato qualche categoria di spese alle quali attribuisce una superiore importanza. Anzi giudica troppo modesti gli stanziamenti relativi, mentre é dispostissimo a voler. to~Iierc su quelli in altre categorie che negli altri ~ruppi si ritengono egualmente indispensabili ed egual men te esigue. benevolmente il fatto che dei due maggiori UO· mini che hanno promesso con insistenza la riforma tribut.al"Ìa, cioè laCsoluzione del problema pit't urgente, nemmeno uno sia andato n, regi:-ere il dicastero tecnico, in cni dit·ettamente avrebbe potuto esplicare l'azione sna in gnisa da manteCambiodel maestrodi cappella Questo fenomeno che pare contraddittorio e che si presta alla satira, è però ben naturale. La ragione sta in ciò: che da noi tutti i servizi pubblici - niuno eccettuato - hanno disponibilità di fondi assolutamente inadeguata. allo scopo che si propon()'ono. Le stesse spese militari sulle quali tanto si dibatte, se spassionatamente si esamina la questione della nostra difesa, sono tutt'altro che sufficienti al bisogno assoluto. Ora tutti quelli che più specificamente si interessano ad un determinato servizio pubblico, del quale più che altri apprezzano l'importanza, vedono nell'insufficienza del modo come funziona,o un , nere le promesse. Giolitti agli interni e Priuetti agli esteri signitìcauo il trionfo delle preoccupazioni personali o il predon,inio di quell'alchimia parlamentare, nella quale IJOU trovano posto gl'interessi vitali del paese. Constatiamo, infine, cl1e nelJa politica intorna e· è d:t attendersi il trionfo di nn indirizzo liberale: Zanarclelli, Giolitti, Picardi, \>Vollemborg,Cocco, Ortu, Galimberti, Gi11sso sapranno tener testa alla Da Saracco a Giolitti, dopo il rifiuto dell'Estrema in quanto a polpa non si è guadagnato niente.· 1L' Uomo di pietra cliMilano). corrente reazionaria rappresentata da Prinetti e da Di Broglio. E sotto qnesto aspetto la colllposizione del nuovo ministero affre abbastanza garanzie; ma il ptin· ctiiin salicns oggi è la qnistione tributaria, che si connette intimamente a qnella militare eri alln, politi0a estera. Ecco lo scoglio della naYe ministeriale. LA RIVISTA. Seguiamoun programma. (I) Per quanto in Italia ci siano ancora molti che non si son dati ben conto della necessità di ridurre le spese, l'opinione pubblica - almeno in massima - é per questa riduzione. Intuitivamente si capisce anche da quelli che non se ne danno ragione ragionata, che la soma degli enormi balzelli che pesa sulle spalle del popolo italiano, non solo é grave relativamente a quello di cui può disporre per vivere : ma che è anche ingombrante; che inceppa l'incremento della ricchezza e del benessere perché neutralizza continuamente .ogni iniziativa, ogni espan11) Que,to articolo del chiaro amico e collaboratore nostro non potrebbe arrivare in momento più opportuno. BibliotecaGino Bianco danno personale insopportabile, o un pericolo per il paese, o per lo meno quanto questa insufficienza lo tenga al disotto in confronto d'altri paesi. Interessandosi poi solo lontanamente di quelle altre funzioni che altri a loro volta ritengono d'importanza primaria, non capiscono perché questi ultimi vogliono dare loro la precedenza, o attribuiscono la cosa a malvolere, a egoismo, a spirito di classe e di casta più che realmente questo spirito o l'interesse personale, non abbiano posto nella foga con cui sostengono il loro punto. Non bisogna credere che tutti quelli che sostengqnn l'espansione delle spese militari, lo facciano per egoismo di carriera, per profittarne nelle forniture o nelle costruzioni, o anche per puro spirito di conservazione di organi che hanno esistito sempre in un organamento della società che si ha paura di far traballare se si tocca. Come non bisogna credere che coloro che sono invasi dalla paura di veder cascare il mondo ad ogni pietra che si voglia cambiare ali' edifizio esistente, attribuiscono intenti di sovvertimento sociale a coloro che domandano allo stato nuove funzioni pel miglioramento delle classi inferiori né a puro egoismo burocratico il desiderato aumento di tutela dello stato nelle relazioni tra cittadino e cittadino. No, in moltissimi, forse nei più, è amore del bene
88 RJVTSTA POPOLAR/,; DI POLITICA L!ffTlmR F. SCIEN7,ff SOCIALI pubblico, é la tema che la nostra Italia, messa insieme con tanti sacrifizi, possa un giorno essere di nuovo dilaniata dalle armi straniere; o in altri il dolore di vedere la popolazione così incolta, superiore alle altre nazioni solo nel delitto e nella povertà, essa ch(l per ragioni storiche dovrebbe essere alla loro testa per civiltà e ricchezza. Mesi fa Fabio Ranzi sull'Alba di ,\1 lilano scriveva delle pessime -condizioni di carriera in cui si trovano gli ufficiali subalterni dell'esercito, costretti à passare anche vent'anni al comando di un plotone prima di poter raggiungere il grarlo cli capitano nel quale rimarranno poi ancora forse altri dieci anni, raggiungendo i gradi di ufficiali superiori - se li raggiungeranno - solo quàndo la vecchiaia fa sentire i suoi sintomi, mentre ancora il vigore' della gioventù si richiederebbe al comando di un battaglione e anche di un reggimento. Egli diceva sacrosanto dovere l'occuparsi di migliorare la carriera di quelli ufficiali, e spesa doverosa quanto si richiederebbe per ciò. Si capisce che la lentezza della carriera deve allontanare i giovani intelligenti che sentono in sè lo spirito delle grandi cose, e che altre carriere più rimunerative chiamino a sè i giovani che potrebbero dedicarsi alle armi, ma che non si sentono tanto eroi di dover vivere una vita disagiata senza il conforto di una famiglia negli anni della virilità, quando l'uomo sente il bisogno cli qualche agio nella vita e di qualche cosa di materiale che compensi le illusioni della prima giovinezza che stanno pass~ndo. Di fatti gli allievi delle scuole militari vanno scarseggiando, e fra pochi anni sarà un problema pel ministro della guerra il rifornimento <lei subalterni nei quadri. « Ma che vi occupate delle condizioni degli ufficiali, » dicono altri proclivi arl occuparsi invece, per es., della amministrazione della giustizia in Italia. « Ebbene scelgano pure un'altra carriera, se quella delle armi non é rimuneratrice. «Dopotutto la guerra non é un evento che minacci tutti i giorni l'Italia. Ma l'amministrazione della giustizia minaccia d'andare a rotoli perchè mal pagati i giudici, naturalmente ogni giovine giurista preferisce la carriera libera di gran lunga più rimuJ1eratrice. È un alto interesse sociale che si tutela innalzando il livello della magistratura, anzi é la società stessa contro i suoi nemici. E guerra di tutti i giorni quella che combatte la magistratura e per questa guerra bisogna avere un esercito scelto se non si vuole la rovina della g·iustizia in Italia; e un paese senza giustizia è un paese in decadenza sicura ». E come questi che dichiarano la più sacra delle spese quella per la giustizia, e quindi la sola che bisogna aumentare, mentre benissimo si possono ridurre le altre ; cosi altri tuonano - e pure a ra9ione - contro lo stato della iskuzione pubblica in Halia. Anzi fra questi forse ce ne sono che si preoccupano più degli umilianti confronti del nostro insegnamento universitario che dell'assoluta insufficienza delle scuole elementari e tecniche per quantita, qualità condizione e livello di coltura degli inse~nanti. Tutte cose che un paese civile, una grande nazione deve avere. Spese sacrosante, insufficienti i fondi attuali ! Chi lo può ne0 are? Ma in Italia mancano anche quelle cose che altrove servono a promuovere la ricchezza e quindi indirettamente e con una certa scadenza ad allargare gli introiti dello Stato. Se si è speso molto. in ferrovie - lasciamo stare se bene o male - ; s1 è speso poco o nulla in bonifiche, prosciugamenti, irrigazioni ecc. E appunto perché queste son tutte cose che promuovono il bene economico del paese, perché BibliotecaGino Bianco ridondano in fin fine a vantaggio di tutti e anche del bilancio dello Stato, é, naturale che chi propugna un canale, una bonifica, dichiari la spesa quella si necessaria e da non premettersi qualunque siano le condizioni attuali della finama italiana, e gridi a <1uellidelle spese militari, dell'istruzione, della &iustizia. <e Lasciatemi passare _avanti perché le spese da me propnste sono quelle che un giorno permetteranno le vostre, dopo che avran fruttificato». Siccome poi tutta questa gente mette più forza nel sostenere le proprie sacrosante spese, che in combattere quelle sacrosante degli altri, perché_ più le pare il vantaggio cli far passare le sue che il danno cli vedere approvate quelle degli altri; si occupa meno di combattere queste che di impiantare le sue nel bilancio dello Stato. Da qui una lega tacita cli gente che credono forse· di combattersi perché di intenti differenti, per aggredire il IJilancio della spesa e obbligarlo a subire tutte quelle gonfiature di cifre che il paese non potrebbe sopportare. Ecco perché la gran maggioranza del paese vuole economie, ma le economie non si fanno. Quelli stessi che predicano economie, fanno poi invece pressione sul Parlamento e sul Governo perché si vada innanzi nel sistema di spendere. Può darsi che ci sia una sproporzione tra certe categorie di spese e certe altre, come è certamente tra le militari e le civili propriamente dette (le nostre spese militari sommano a quattrocento milio,ii, mentre i servizi civili, cioè istruzione, giustizia, lavori pubblici, marina ,nercantile, agricoltura e commercio ascendono appena alla metà cli quella cifra o poco più - ben inteso non computandovi la spesa delle poste e telegrafi, percltè sono piuttosto un'industria, e rimuneratissima, che un servizio oneroso: cosi dei tabacchi e privative)· può darsi, dico che ci sia una certa sproporzione tra categorie di spese diverse ; ma il fatto vero è che tutte però sono insufficienti ai servizi cui mirano, siano civili che militari. Per rimettere la nostra finanza su solide basi bisogna dunque rassegnarci tutti a non domandare nuove spese; anzi adattarci a riduzioni anche in quelle per le quali ciascuno di noi ha più predilezione o interesse. Ed è naturale che le riduzioni si pensi a farle in quelle categorie cli spesa che relativamente alle altre son già sin d'ora le più forti - sebbene, ripeto, insufficienti. E anzi prima ancora si dovrebbero sopprimere o ridurre ad un minimo quelle spese clie i megalomani si illudono di credere che man tengano presso le altre nazioni il pres ligio di grande all'Italia: voglio dire le occupazioni coloniali, che viceversa sono la causa di molta debolezza nel nostro prestigio militare. • "' .. Per rimettere la nostra finanza su quelle solide basi che non solo le permettono cli andare innanzi sicuramente e senza affanno per l'avvenire, ma che la costituiscano in punto d'appoggio dell'economia nazionale, non basta evitare i disavanzi. Non basta dunque neppure che le economie o le spese evitate, mirino semplicemente ad assicurare per un lungo per\odo d'anni il pareggio. Il pareggio tranqui!l, 1 amentde. sicuro non deve essere scopo a sé stesso. lv a _su 1 esso si deve far sorgere l'edifizio del nostro rmnovamento finanziario. Noi abbiamo metà del bilancio annuale della spesa dedicato a pao-are gli interessi del debito pubblico ; interessi che ~ommano a una cifra anche più alta di quella cui dovrebbero arrivare se le nostre finanze si trovassero non dico nelle condizioni di quelle in-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SC!F.NZE SOCIALI 89' glcsi, e neppure dirò di quelle francesi e tedesche, ma in quelle almeno della Russia. Noi paghiamo un tasso d'interesse ancora relatiYamenle forte ai no- :;tri creditori per via delle nostre finanze dissestate; che, non solo non ci fanno buon credito, ma che ci nbhligano a tenerci il nostro regime monetario in condizioni false, che concorrono col credi lo incerto dello Stato, a rendere impossibile di fare quello che ila tempo hanno fatto i paesi a finanze sicure, e che gli ha sollevati di forti somme di interessi da pagare: parlo della conversione della rendita pubblica. Di economie, cli pareggio, di conversione della rendita, di riforme tributarie, si parla tutti i giorni, se ne scrive su tutti i giornali, ma guasi di cose staccate. Troppo poco si capisce che debbono fare sistema tulle insieme. Il che vuol dire che . abbiano una certa dipendenza fra loro, e quindi un certo ordine cli precedenza. Una larga riforma tributaria non può farsi se non si ha mano libera ; se cioè non si trova nel bilancio tanto margine da prevenire un eventuale minor gettito dei tributi riformati, sia pure momentaneo. E r1ueslo margine sarà difficile procurarlo con economie sui pubblici servizi che non siano il rlebito pubblico. Le economie potranno servire a qualche ritocco ; mai a quella larga riforma tributaria che il paese si aspetta e che deve essere complessa di minor aggravio effettivo pel contribuente e meno vessatoria dell'attuale sistema tributario, nelle sue 1nodalità cli riscossione e cli incidenza. Questa larga riforma tributaria, che - come è avvenuto in lutti i paesi che si sono troYali nelle n·ostre condizioni tributarie e finanziarie e che hanno saputo attuarla - dovrà aprire la porta agli slanci dell'attività economica degli italiani che sta trattenuta appunto dalla - barriera che il nostro angarioso sistema tributario le para dinanzi. Da una conversione del debito pubblico soltanto potremo avere quelli avanzi di bilancio che renderanno sicuro un ampio sistema cli riforma dei tributi. La conversione deve essere quindi la mèla più prossima da raggiungere. E quindi prepararne i mezzi con quella quantità cli economie che garantiscano il pubblico portatore della nostra rendita che i bilanci dello Stato si chiuderanno sempre in avanzo: il pareggio deve proporsi quindi anche come tramite alla conversione. La quale però deve avere altra condizione che assicurare al portatore ?,nche la stabilità. del valore della nostra moneta. E necessario far precedere l'abolizione del corso forzoso insieme alle economie che permettono il pareggio. Anzi queste permetteranno in parte cliprocurarci i mezzi cli abolire il corso forzoso. Con un po' d'energia non sara difficile neppure questa cosa, come ho dimostrato nell'ultima parte di una mia recente pubblicazione dal titolo Finanza e AvoenÙ'e al quale rimando. il lettore che avesse la bontà cli volermi seguire nella ricerca e nella discussione, che porterebbero troppo in lungo questo articolo a volerle qui ripetere. Lo nostra rendita é a prezzi tali, nonostante il poco credito di cui godiamo all'estero, da far credere cosa non impossibile il farle passare il pari e stabilmente, il giorno che scomparso l'ag~io sulla nostra carta, scomparisse anche la notevole differenza di prezzo che ha la nostra rendita sui mercati stranieri in confronto dei nostri. Quindi la più prossima méta da inserire su un programma di ristauro delle nostre finanze, dovrebbe essere l'abolizione del corso forzoso, il ripristinamento della circolazione metallica, e un assetto razionale dei nostri istituti d'emissione. Prima rnéta cui dovrebbe seguire a poca distanza la converBibliotecaGino Bianco sione della rendita, alla quale l'abolizione del corso· forzoso deve servire di preparazione. Le economie che si dovrebbero fare per trovare i pochi milioni necessari per ripristinare la circolazione metallica, fossero anche dolorose economie, fruttificheranno poi ·subito colle molto più larghe economie che la conversione della rendita regalerà ai bilanci degli altri servizi. Basterebbe la mela di quello che spendiamo effettivam_cnte in Eritrea ogni anno, per· fare l'abolizione del corso forzoso, e· ottenere quindi la conversione, la quale ci darebbe quasi cinquanta milioni subito, e altre decine di milioni in se~uito se la politica finanziaria saggia, che suppongo adottata, fosse continuata. La prospettiva di avere cinquanta milioni almeno fra un paio. d'anni, con cui soddisfare molte voglie che ora non possono che meschinamente soddisfare coi brandelli di bilancio che riescono ad afferrare, do_vrehbe consigliare gli energumeni degli aumenti di spesa, ad avere un po' cli pazienza e mettere acqua fredda nei loro bollori, almeno momentaneamente. · La meta potrebbe essere subito spesa per i servizi deficienti, mentre l'altra dovrebbe servire cli margine· alla riforma tributaria, intesa in modo largo, con larghi intenti, sicuri allora di averne un largo successo : alleviamenti del pubblico, cioè, e ripresa nel maggior gettito delle imposte meglio assestate alla contributibilità s11a, e quindi non più opprimenti di quella operosità che lasciata libera riflette benefiche conseguenze ancl te sul bilancio dello Stato. Usandone moderatamente si avrehhe un progrecliente bilancio di entrala che permetterehhe un costante miglioramento di tutti i pubblici senizi: di quelli che hanno intluenza diretta a promuovere la pubblica ricchezza, _di quelli che dovrebbero metterci al livello delle altre grandi nazioni per istituzioni ciYili,e cliquelli infine che la nostra civiltà e la nostra integrità devono difendere contro le insidie dello straniero. Anzi a proposito delle nostre spese miritari dirò che avendo per mira più prossima la difesa della nostra integrilù, potremmo in seguito di pari passi colla nostra potenza economica e quindi finanziaria cresciuta, aspirare a essere tanto forti in terra ed in mare da esercitare nel consesso delle grandi nazioni quel coefficiente cli contrappeso necessario a impedire i soprusi, le ch·ili barbarie delle nazioni moderne, e assidcrci arbitri ascoltati nelle contese dei popoli: missione altamente grande, la sola degna delle grandi tradizioni italiane. Ma per arrivare a tal punto bisogna seguire un ordinato programma di sistemazione cli tutta l'azinne dello Stato. Bisogna rifare le fondamenta della nostra finanza coi mezzi suesposti, lasciar libero campo alla pubblica ricchezza di svolgersi, e coi frutti della finanza assicurata, dell'economia fiorente, darci quelle istituzioni che ci possono fare realmente ch·ili e forti, se no, saremo sempre agli sforzi impotenti. La ricchezza, la civilta, la potenza, la gloria d'Italia avremo sempre in bocca, . senza conquistarle mai. Questo programma bisogna volerlo e fortemente volerlo tutti, sacrificando momentaneamente le nostre predilezioni individuali, per poterlo attuare. P. F. CASAl{ETTO. AVVISO A.GLI A.UDO~ A. TI Per variazioni di residenza, invio copie arretrate, reo/ami, ecc., gli abbonati debbono unire una fascetta con cui ricevono la «Rivista», indirizzandola al Sig. Gioacchino Montalbano, Viadella Vite, N. 74, Roma. *
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