Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 17 - 15 settembre 1900

RIVISPTOAPOLAR ·DI POLirfICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVI. - N. 17 Abbonamento postale Roma15 Settembre1900 Il·JJrogramminaimooeiso~ialisti Non mancberebbero alla Rivista argomenti g_ravi di politica interna da trattare ; ma per quanto sieno fermi i nostri proponimenti di evitare le carezze del Fisco, che sta in agguato contro di noi - come ci risulta da prove irrefragabili - noi siamo sicuri che se di certe attualità volessimo occuparci non mancherebbe il pretesto Confessiamo cli avere provato un vivo compiacimento alla lettura cli questo programma minimo, che ci dà la misura· della trasformazione avvenuta nello spirito del partito socialista italiano. La lezione delle cose di cui ci occupammo replicatamente (N. 2 e 5 anno VI) pare che abbia giovato non solo ai singoli, ma alla collettività. Se nei nostri amici socialisti ci fosse la buona abitudine cli riconoscere ciò ch'é dovuto a~li altri, essi dovrebbero affrettarsi a dichiarare che la quintessenza del loro programal Regio Procuratore di Roma di sequestrarci. § In quest'ora torbida, nella quale imperano le brutture della violenza e della ipocrisia, seri vendo serenamente, facendo anche semplicemente la cronaca del giorno sulla reazione che imperversa da un capo all'altro del regno; sullaconcorrenza llei soldati ai poveri mietitori di Molinella costrelli ad arrendersi per fame: ,nille scempiaf$gini e sulle calunnie c110 i uoJ:ers d'Italia dicono e scrivono, sotto la protezione, e collo incoraggiamento Jel governo, sui partili popolari -, si può essere sicurissimi che il sequestro, senza relativo processo, s'intende, non mancherebbe: la sicurezza nostra viene dal fatto, a noi noto, che non si può ripubblicare a Roma ciò che è stato pubblicato a Palermo o a Milano! Convinti di ciò, rinunziamo pel momento ad ogni articolo politico, e scriviamo del programma minimo dei socialisti, che sarà discusso nel Congresso di Roma nei giorni 8-10 settembre. !I panni sporchi ma minimo non differisce di una linea dai desiderati, che vennero sempre esposti dalla Rioista e nei congressi dei repubblicani. Jnvece temiamo - e il timore ci viene suggerito dall'esperienza: non si videro infatti dei propagandisti socialisti dare per roba della privilegiata loro fabbrica ciò che era autentica roba di Giuseppe Mazzini? - che i divulgatori del presente prog1·amma minùno, pro fi ttanclo della ignoranza delle masse, se ne faranno belli e se ne serviranno per attrarre nell'orbita del loro partito la brava gente, che ama le riforn1e possibili e di non lontana realizzazione. Ciò é molto abile ; ma non è altrettanto corretto. La relazione porta le firme di Filippo Turati, di Claudio Treves e cli Le lavandaie (le nazioni europee): È inutile, signorina, (l'Vinlinità) queste macchie dalla biancheria non ci riesce ct levarle! Le ventidue trasformazioni - e perché non riforme? - politiche, economiche, amministrative e tributarie che il partito socialista · italiano invoca in questo quarto d'ora sono comprese nel programma ma·lziniano. Molte cli e&se, anzi - giustizia per tutti - sono cli già un fatto in Germania e in Australia, in !svizzera e in Inghilterra, in Francia e negli Stati Uniti. ( Wnhre Jncob di Stnttgart). Carlo Sambucco, ed ha perciò una grande importanza pel valore indiscutibile dei firmatari, che rispecchiano tendenze alquanto diverse nel partito socialista italiano. Essi vogliono trasformazioni politiche, trasforma- ~ioni economiche, e trrlsformazioni amministrative e tributarie. Non le e11umeriamo perché quasi tutti i giornali politici quotidiani - compresi quelli più monarchicamente ortodossi - le hanno riportate, e riteniamo, quindi, che siano note ai nostri lettori le trasformazioni desiderate dai socialisti. Prese una per una queste riforme possiamo assicurare che esse sono un fatto compiuto in questa o quell'altra repubblica, in questa o quell'altra monarchia. Nulla in sé contengono che possa dare una fisonomia speciale al partito socialista; a nostro avviso, invece, potrebbero essere accettate dall'Unione dei partiti popolari come programma comune. Sono tutte nel Patto di Roma. 1 tre egregi relatori hanno sentito che in realtà il programma minimo attuale non può servire a differenziare il partito socialista dagli altri ed avver-

322 RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA LETTERA' E SCIENZE SOCULl vertono: « il programma mmimo del partito socia- « lista sta al suo programma massimo nei rapporti « di mezzo a fine; in ciò consiste la sua distinzio- << ne qualitativa da tutti i programmi riformistici << borghesi, per i quali le riforme sono fine a sé stesse, << ossia soddisfano, volta per volta, ai bisogni del « sentimento, eccitato dalla visione singola di questa « o di quella maggiore o più evidente ingiustizia o << malattia sociale, senza assalire le ragioni del male « consistenti nell'organizr.azione economica e.politica << della società umana ». Ci sarebbe da ridire sulle intenzioni attribuite ai partiti riformistici borghesi; noi crediamo, infatti, che i veri progressisti non si sognano di porre colonne d'Ercole alle riforme. nel futuro. . Ad ogni modo noi constatiamo con piacere che, anche prefiggendosi una meta _da raggiungere in un avvenire remoto, i socialisti italiani hanno adottato una tattica, il cui obbiettivo immediato è il presente o il futuro prossimo. Badano, oramai, più al mooimenio nel senso cli Bernstein che allo scopo jin(l,le dell'antica intransigenza collettivista. Tanto di guadagnato .... pel futuro, che vorremmo sperare prossimo. Noi combatteremo insieme coi socialisti italiani per ottenere, guandochessia, la realizzazione delle ventidue non riforme ma trasformazioni del partito socialista italiano. Pensi quest'ultimo, però, che in quanto al presente majora premunt: noi dobbiamo conquistare il diritto all'esistenza; noi dobbiamo assicurare il retto funzionamento del regime rappresentativo; noi dobbiamo conquistare la libertà politica. Ecco il porro unam dei partiti popolari. La Rivista. P. 8. - Che lri lezione delle c-ose abbia giovato non solo ai singoli ma alla collettività del partito socialista lo dimostra il riassunto che in altra parte della rivista diamo del Congresso, come risult.a pu1·e che l'antica intransigenz'l ha ormai smussati i suoi angoli, e, adagio adagio, "a adattandosi al !'uovo movimento più positivo del partito socialista. Il VI Congrn3so :--lazionale socialista cli Roma. sotto tulti gli aspetti, è stato perfettamente somigliante a quelli delle Società ope,-aie affratellate tenuti d~I Pa1·tito repubblicano dal JS'ì2 al 1892, e dei quali fo,·tunatamente vi sono ancora i resoconti sta.c,pati nelle biblioteche. E. BEI{TDAUX.. La ma1ari a in Itali a(]) ~li ·trovai, per la prima volta,, di fronte alla malaria, ritornando da Ostia a Roma,, nel tempo della mietitura. Dalla nostra carroua a qualche distanza dalla strada che segne le a,:que torbide del fiume, si scorgeva1l\l delle grandi masse net·astre, sparse nella bionda estensione del piano. Un fumo si elenwa ~opra di queste masse. Attirati cfalla curiositii, mettemmo piede a terra e ci avvicinammo: la Ìlrnssa scura era una capanna,, o meglio un gran tetto di frasche e di paglia direttamente appoggiato al suolo. Dinnanr.i all'apertura che seni va di porta, alcuui bimbi ci tesero la mano, con occhi spauriti. Erano pov1,ri esseri pallidi, me3chini, ma.cilenti: corpi rachitici, pan!le gonlie, facce tenee di vecchi. Gettando uno sguardo nell'apertura, della ca.pauua, si d,Btiugne\'auv, a traverso il vapore sta,• guante, nna ventiua di cuccette sporche. Quattro dunue gi,tcev,ino lì, sotto un 111uccl1iocli quelle copertine ri- (I) Dobbiamo alla cortesia del DirJttore della Reviee des Deux Mondes, che ne ha consentito 1n riproduzione integrale, ed a quella dell'egregio avv. Luigi Fer1·ara, che l'ha reso elegantemente in italiano, di poter dare ai nostri lettori questo studio sociale del Bertaux, l'insigne storico dell'arte medioevale nell'Italia Mel'Ìdionale, studio il cui breve sunto demmo nella Rivista dette Rivistt del numero precedente. gato, di ciii le campngnuole fanno n. loro modo un grellluiale o un ,·elo, e battevano i denti per i brividi dolln. febbre. 'l're famiglie occnprw,ino qnel dormitorio, ch'era piantato iu pienn. campagua, e che dh,entavn. un ospecla,le, senza medico e senza rimedii. Quelli cl1e si mantenevano in piedi, lavora-vano un po' più lontano, sotto il sole ardente. I cenci delle donne appartuuevauo al costume che hanno le iloune della Sabina: rna in,·ece di Rtendersi con ampiezza su corpi floridi, sodi e robusti, essi pendevano su membra scarne e $ecchc. Per chi a.veva ammirato la forza e la fierer.za <li quel popolo nell'aria viva della montagua, all'uscita dei villaggi fiancheggiati talvolta da mma ciclopiche, era una tristezza profond,t osservare lo stato di quelle 1rnrsone leutamente sfiorite e decrepite, qnelle braccia che stenta,vnno a reggere la falce, quelle facce smunte e rneschiuc, <love la sofferenr.a, e l'anemia a1·evano come cancella.to i lineamenti di una. razza ant,ica e pnra. D'allorn in poi, percorrendo le regioni che si stendono a.l Sud di Roma., ho rivisto a.ssai spe8S0 a.Itri simili infelici. Ho conosciuto i cioaiciri, che si accampa.no alle porto di Tenacina in caprtnne da selvaggi, e che con mogli e figli discendono dal paese dei Volsci nei mesi iu cui l'aria della pianura pontina è fatale. Una cosa mi l1a colpito anche pit't dell'orrido destino ciù vauuo iucoutro questi essllri, rischi.111Clo la loro vita per un poco cli cibo, che nou consist-e nllmmeno nel pane; ed è la loro rassegnazione feroce. Essi corrono stoicamente i l'isclti di una battaglia contro uua !!'orza che uon possono scongiura.re. li contadino di un villaggio delle montagne latine, va ogni n,nno alla malaria senza c11rarsi del pericolo certo e senza preoccupMsene piìt del calabrese sotto la perpct-ua minaccia del forremoto. E non soltanto l'uomo cnrvato sulla zappa si aubanrlona così alla natura nr.mica. Anche quelli che meglio armati per la lotta, si trovano a(l essere inviati 11elle regioni malsane e vengono assaliti dal flagello, son presto vinti e inca,paci di resistenza. Ricordo un capostazione toscano esiliato coi suoi presso un piccolo paese lungo la linea dellìl, valle dell'Ofanto. L11 Comp,tgnin, non ostante una serie cli reclami, aveva trascurato di cambiare la sentinella perduta. Il po,er' uolllO aveva visto m()rire suo figlio ; sua moglie era moribonda; egli stesso si senti ,,a condannato. Atteudeva al suo ut'ticio, con dei gesti di sonnambulo, senza un htmento. Si sarebbe detto che a.I p,tri dei coutadini assopiti nelle credenze primitive, egli si sentiva abbi1,ndonato il, una potenza ineluttabile; e i suoi occhi, resi piì1 grandi e cerchiati dal Iiviclo della febbre, sembraYilno aominati dal fascino delh1 llea letale, a cui i ma,- gistrnti cli .Roma hanno, un te111po,elevato degli altari. Per gli stranieri che 11011 passati o Yissuti in Italia, la malaria, racchinde tuttavia, in tre sill:tbo armoniose, un misLero che non è senza bellezza. 1 viaggiatori man ifesta no al riguardo una pfturn sn perst.iziosa, e credono di compiere nn rito pericoloso, qnando, tutti carichi di mantelli e di scialli, vanno a vedere il Colosseo negli umidi chiari cli lun,i. I romanzieri e i pittori traggono volentieri un soggetto ,la questo flagello di cui noll sanno nulla e intorno acni alimentnno così la leggenda. Il male che, dopo una lunga serie di accessi, conduce le sue pit't giovani vittime a un marasma senile, e clte talvolta prende, verso la fine, delle forme brntali come quelle del colera, di,entii il veleno atmosferico che una ~ cosmopolita » disillusa clall'esistenr.a va a bere soprn un lago nell'aria geli1la della sera e che in pochi giorni nvrà dolcemente condotta aUa tomba la disperata. L'a,nernia profonda che sfigura questi (l volti lividi e confusi » yisti giil. un tempo da Dante in val cli Chiana, non è più, soprn un quadro celeure, se non 1111 male ingegnoso ed artistie.o, che ron,le pallida la tinta delle clonne brnne. senza fare appassire il fiore clei corpi iut'antili e delle nuche bionde cariche lli trecce clorate. Por i dilettanti sembra che l'aria di morte aleg-giante sulla terra dei capola,,ori e delle rovino sia l'elemeuto collaborntore di un'opera tl'arte. Non è forse la malaria che mantiene il deserto in tomo allìl, città degli im peratori e dei paJJi, p,eservanclo la maest.ì. di Roma dalla promiscuibì di nna rete di sobborghi? Sottoporre la piauura augu ta. alla prosa delle culture palustri, signilìcherebbe, scommetto, agli occhi di alcuni farsi complice degli edili che con buona volontà maggiore del gusto banno risanata la vecchia Roma del Ghetto.

RlVIST A POPOLARE Dl POLlTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quanto ai cittadini ed ai funzionari politici, con quella intliffcreuza verso. la sorte degli nmili o degli ignoranti, che è ancora la viaga mornle dell'Italia nuova, essi d'ordinario uon si preoc<'-npano affatto di un male che risparmia la lorn <'asta. .Da ptirte lol'O, gli economisti hanno a ltrngo trascurato lo studio di nn flagello che aveva J)er complici il caldo delleestati e il fresco delle notti, che, regolare, o implacabile come il corso del sole, coutinnava a prelevarn la sua dee.ima snlle generazioni successive. Molto rari sono ancorn in Italia gli spiriti chia.roveggeuti e generosi che, misurando il male nella sua estensione e nella sna profondità, banno voluto consacraro la loro scienr.a e la loro energia a strnppare al n,ostro il suo segreto e la sua preda. Alcuni tuttavia son riusciti a raggrnppa,rsi sotto gli auspieii di Giusti no Fortunato, deputato al Parlamento italiano, cd ora, pure ripeten1lo agli indifferent,i che la questione tlella malaria è per l'Italia una qnestioue vitnle, essi possono anche proclamare che è nna questione risoluta. I Appena venti anni or sono un primo grido d'allarme ò stato lanciato. Una commissione parlamentare ritornava, nel 1880, da un breve vfr1ggio sulle nuove linee ferroviarie, che era stato non tanto nno studio deJle reti quanto una esplorazione nfficia,lo delle regioni del Sud, a,perto infine alle vie della, ci vilt;t moderna. Il riinteramente an 7 elenato,e la Sardegna ò da. nn capo al- !',1,ltro tempestata dai segni che attestano come durante l'anno la malaria tolga a un villaggio quasi la centesima parte dei suoi abitanti. Il male non è, come si crede ordinariamente, limitato alle ri,re paludose e alle ,aliate dei torrenti. Nella Sardegna e nell'Italia clel Sud esso si eleva fin sulle colline e sugli altipiani. Io stesso, in piena Basilicata, a poca distanza dal monte Vùlture, mi sono imbattuto in m,.a capa,nna isolata a circa 900 metri d'altezza, dove gli. abitanti mori vano di febbre. Avrebbe, per altro, uu 'idea molto pallida della po• tenza del flagello, chi si contentasse di contare dei cadaveri. Ìl'[olti uomini, presi dall'infezione, non soccom• bon<J nò alla « cachessia palustre» nè alle fo1·me singolari e tenibili che rivestono gli accessi di perniciosa. La malaria cli regola 11011 è t,anto una malattia mortale . quanto un indebolimento cronico che prepara la via a tutte le rnala,ttie acute: la maggior parte dei «malarici» muoiono d'una pneumonite o d'una enterite, e non sono contati fra le vittime della Malaria. Per giudicare delle forze che l'antico flagello fa perdere all'Italia, bisognerebbe poter calcolare il numero delle giornate di malattia che esso costa e quello degli uomini che esso ammazza o snerva (1). Le statistiche non penetrano, la massa oscura dei lavoratori della terra, disposti in maggior parte piuttosto a morirà sul loro lettuccio che a lasciarsi imprigionare in un ospedale. Ma si possono, per esempio, consultare le cifre che clne maggiori-medici hanno ricavato dai do- sultato pi11 impressionante di title inchiesta fu la, rivelazione di nn fatt-0 che nessuno, dopo l'Unità, iweva ar.cora sospettato : un terzo ,lei nuovo regno eni, il regno della malaria! Tra alcoolisti europei cumenti del servizio di sa,nità militare (2). Si rileverà che la malaria fa entrare nelle Sotto la emozione delJa scoperta si nominarono dello commissioni e si fecero redigere dei progetti, cl'onde si ricavò assai •poco. Ma, nel tern po stesso, si ritenne opportuno rivolgere a tutti i consigli d'igiene una circolare e un questionario Quando le risposte si furono raccolte, l'ufficio lii statistica al ministero tlell'foterno compilò coi dati frammenI chinesi non sono dei popoli civili: infatti, è innegabile, che sono abrutiti dall'oppio. infermerie o negli ospedali più del 10 pe1· 100 dei giovani sottoposti presso il consiglio di revisione ad una selezione che ha scartato il più grande numero possibile dei malaticci affetti da cachessia palustre. Si conteranno cinque guarnigioni dove la media degli uomini immobilizzati, almeno per alcuni giorni nell'a,nno, dalla malaria,raggiunge la metàdell'effetti vo. Il piccolo clist.a.ccarnento tli Cosenza, in Calabria, ha cfato, in tre anni, esso solo,J48Scasi climalarb. tari i una carta generale della malaria in Italia, cho fu pubblicata, fin dal 1882, co11 una eloquente dissertazione del senatore Torelli. Questa prima carta si limitava a notare le regioni dove la malaria esisteva: era una carta dei malati, ancora imprecisa e fluttuante. Dieci anni dopo, lo Stato fece formare una li uova carta s11lh1s, cala di un milionesimo, che era interamente composta, con cifre esatte e che dava, regione per regione, la proporzione dei deces~i causati diti flagello: era la carta dei morti. Le macchie funebri che segnano una media annuale cli 3 a 8 morti di malaria sopra 1000 a,bita,nt,i, formano sulla carta della penisola grnppi nettamente di visi. Dalle Alpi sino a Roma, la zona mortale comprende soltanto tre isolette, cli cui la più grande copre una parte delle lagune, trn Venezia e Comacchio, uua isola largamente estesa sulla Maremma toscana, da Pisa sino a Civitavecchia. Una macchia densa e scura vela tutta la campagua romana e la pianura pontina. Di 1,·1, aYanzando siuo all'estremo Sud, si trova appena, su ciascuno dei due versanti, una regione cl,e resti incolume. Se si eccottua una parte della Campania, e della Te:-ra cli Bari, l'Italia meridionale è contaminata in ogni senso. Oltre Salerno, nella 'l'erra d'Otranto, nelle CalalJ1'ie, le macchie rivelatrici si moltiplicm10. Una lunga striscia parte dall'Adriatico al ~orci-Ovest del Gargano o giunge al golfo cli Taranto, dopo esser passata ininterrotta sulla Capitanata e sulla Basilicata (1). Fuori della penisola, l'angolo Sud-Est della Sicilia è (l) Dr. G. PrcA, La Basilicata, e le sue condizioni igieniche e S'J,nitarie, con una carta regionale della malaria. Potenza, 1899. (Rire di Parigi). Le statistiche pubblicate dnlle a.iuministrazioni ferroviarie non sono meno spa,ventevoli. Sul complesso delle linee coutaminate, la media degli impiegati colpiti in un auno è clol 90 per 100. Sulle linee da Napoli n, Taranto e da Taranto a Reggio, occorre cambia.re il persona,le ogni sei mesi per salvare i febbricitanti; su linee secoudarie che non hanno servizio notturno, come quella ila Catania a Siracusa, si formano nei mesi estivi dei treni speciali che riportano la sera gli impiegati da,i lnoghi malsani ad nn centro più sah1bre. Sopra più di 1500 chilometri di strade ferrate gl'impiegati ricevono, - sempre C()Jl troppa parsimonia e con troppo ritardo, - una provvisione di chinino e un supplemento cli soldo destinato a migliorare il loro magro pasto quotidiano e a renderli più ribelli contro gli assalti del male. La sola Compagnia delle ferrovie Meridionali, pur trovandosi con le sue linee già in deficit per le spese cl'impianto e per la scarsezza del transito, paga, oltre ogni spesa cli esercizio, un tributo cli più di un milione alla mitlaria, (3. Da quest.i poche cifre esatte si può giudicare di tutte le cifre che restano ignote: bisognerebbe contare per decine di milioui la perdita di clauaro che viene acl aggi ungorsi alle perdite di vite, rli tempo e cli forze. Ma quancl'nnclie si potesse riescirc a fare una enumerazione minuta dei varii eleml:'nt.i vitali che la malaria toglie (]) « Per uno che ammaliZa, ne snerva cento » (Torelli) (2) C. SFORZA e R. GrGLTARELLT, La malaria in Italia. Roma, 1885. • (3) T. R,ccm, Malattie del personale delle ferrovie italiane. Bologna, 1894_.

RIVISTA POPOLARE DT POLITICA LF:TTERE E SCIENZE SOC!ALT ogni anno a un paese cui occorrono tutte le proprie attività per mantenere il posto ripreso nel mondo, bi• sognerebbe ancora tener conto dei mali accessorii, dove ia malaria interviene come un fat,tore che con la sua azione sfugge al calcolo. La vecchia malattia della terra italiana non è quindi estran11a, - e si può provare, ·- a nessuna delle malattie sociali e politiche da cui ò tormentato il giovine regno. II tu questa stessa Rivista si son letti dei forti studii sui dt1e pericoli più gravi che minacciano l'Italia unificata. Giorgio Goyau, analizzando in base a ecrit.ti italiani e ad una ricerca personale, il regime ùella grande proprietà che mantiene sul suolo italiano la lebbra delle terre deserte (1) e l'emigrazioue che indebolisce il paese come per effetto tli una perdita continua di sangue (2), ha denunziato giustamente delle responsabilità incontestabili e delle colpe inespiabili. Tuttavia, volendo appre·zzare con la massima equità i tentativi del governo attuale, bisogna tener conto delle tradizioni storiche e delle fatalità geografiche, di cui l'Italia moderna ha raccolto la pesante eredità. Gli errori umani non han fatto, in Italia, che continuare e tal ,·o!ta aggr:ware l'opera di un male tisico. Giorgio Goyau ha per il primo indicato nel suo studio l'azione reciproca che hanno esercitato -l'un sull'altro questi due fenomeni funesti: la persistenza della grande proprietà e l'esistenza del miasma palustre. Se ancora oggi i latifondi mantengono la mal,uia, in origine la malaria ha prodotto i latifondi. Perchè, infatti, sopra una così gran parte del suolo italiano, le abitazioni si trovano come esiliate lungi dai luoghi di coltura 'I Perchè, dalla campagna romana sino alle ri vé del mare Jonio, il lavoratore, salvo rare eccezioni, non è più un fittaiuolo attaccato alla terra, ma soltanto un bracciante mezzo noma.de 1 Perchè i possessori di queste . estensioni fertili e malinconiche non risiedono mai in mezzo ai loro dominii, e lasciano ad intendenti rapaci l'a,mministr:1.zione dei loro beui o il governo della gente loro sottoposta i Perchè questi uomini pi1re abbiano paura della terra! La ragione sta in un fatto assai semplice. La terra è veramente nna forza, nemica. Il ricco non si cura di affrontarla; e il povero la fugge, a sera, dopo averla combattuta per tutto il giorno. Il lavoratore che si è emancipato col possesso cli un piccolo peculio o con una istruzione primaria, non rischim-à certo in una lotta simile la vita sua o quella dei suoi; ma lascierà il pericolo a qnelli che vi devono cimentare per la loro estrema miseria. Gli indigeni della Basilicata o della Calabria sono condanna.ti ai campi 1 come altri, nei paesi del Nord, sono condannati alle miniero; e come altri sudano nelle cave di carbon fossile, essi lavorano in pieno sole, nella gran vampa, in un'atmosfera di fuoco. Nè gli uni nè gli altri conoscono il proprietario o l'azionista che essi arricchiscono. Perchè queste folle oscure possano produrre degli uo• mini liberi, le forze ostili che decimano i lavoratori devono essere state vinte dalla scienza. La terza d'Italia sarà il campo dei contadini quando non sarà più il campo della malaria. Era legittimo cercare persino nella irresponsabile natura l'origine di un male tanto antico quanto i lcitifimclia, a cui Plinio, in un pa.sso famoso della sua Storia naturale, attribuisce già la rovina d'Italia. L'emigrazione che ogni anno importa delle migliaia d'Italiani verso le Americhe, è invece un male nuovo. Prima del 1860, non si conosceva in Italia che l' « emigrazione temporanea D dei Piemontesi e dei Lombardi, che anda".ano a guadagnare un po' di danaro di J:'. dalle Alpi e ritornavano dopo qualche mese. L'emigrazione per- ~imente è venuta in seguito all'unificazione. E pure se s1 confrontano le statistiche regionali della malaria e della emigrazione, si troveranno delle coincidenze troppo notevoli per lasciar credere che il primo di questi due tatti non abbia avuto azione sull'altro. Sono ancora (I) V. 19. Revue des deua; Mondes, 10 gennaio 1898, Le régime de la grande propriété dans les <.:alabres (tra:d. da L. Ferrara nella Rassegna Pugliese, Anno X V). (2) V. hl Revue des deux Mondes, I O settembre 1898, L'émigration dans l' Italie méridionale (trad. da L. Ferrara nella Rassegna Pugliese, Anno XV), numerosi i contatlini, che fedeli al rnnle sopportiito dai loro paLù-i. curne i capanniiri di Ostia o -i ciociari di Terracina, non cerc,-ino di sottrarsi al tlrtgello se non t?nrnndo ogni_ sera a un Yillaggio lo11tano, o pure nsalendo ogm anno, alla fino della fatica e della mietitnrn., sulle montagne d'onde. sono discesi. Ma. quelli ogni giorno più numerosi che prestano orecchio ai rumori della città o agli echi di paesi lontani quelli a cui !apertura delle strade ferrate l.tastrappat~ il velo di antiche tradizioni doYe era addens:ita la loro ignoranza, come mai potrebbero infine resistere a.Ile promesse fantastiche di agenti che reclutano uomini per le terre transat.lantiche, quando essi non dovono lasciare dietro di s,ì se non mui, terrn maledetta o un'aria ammorbata, e quando con l'abbandonare lii patria essi possono aver la fortuna di s,il i•are la fonm, del loro corpo e la vita dei loro figli~ Appunt;o nelle regioni di malarfa si sono estesi da, tempo im111emorn· bile i pii\ vasti latifondi; e appuilto di là J)arte al giorno d'oggi, senza sicura speranza di ritorno, la mao-- gior parte degli emigranti. Cresce così la minaecia clfe le braccia manchino sempre più ai possessori di terre. Se alle ossen·azioni fatte sinora occorresse come uua consacrazione ufficiale, io citerei un passo del pro.,etto di legge del 1882 dove era così definito il " terzo ar~do » della malaria: 11 La categoria della malaria (fra;issiurn, e mort1Lle comprende i paesi dove è imposiibilo SO"· gioruare senza essere esposti a prnudere le febbri. 0o dove l' emigrazio•ie è l'imico nie~;o cli sottrn.rsi al pericolo D. Così la malaria è, se non la cm1sa determinante, alrueno la condizione prima dei mali economioi in mezzo ai quali si dibatte l'ltalia. Essa appare anche nell'origine del' male politico, che oun la sm1,gra\·it,1, comincia a s11aventare tntti qtielli che non si lasci,tno stordire dalle paro.le ambiziose. L',u1tagouis1.110 fra il Nord e il Sttd si è ridestato minaccioso. Lo folle che avevano marciato d'accordo contro lo straniero, sono ricaclnte nelle difficoltà di 1m gran governo in comune. Le doglianze sono egualmente vive così da 111m parte come dall'altra, e, co1wien dirlo, anche egnalr11cnte ingiuste. La Lombardia accusi1 la· Basi.lic,tta di esserle a carico e la tratta da pareute povera; le Calallrie, in ricambio accusano Roma, che le sfrutti, ooure un paese cli con: q~ista. Anche qui vi sono dei colpevoli. Si ò potuto tlunostrare come con la rottnrn dei trattati di commercio con la Francit~ e la chi usura_ùegl i sbocchi ape1t.i. srno allora alle Calabne e alle Puglw, la nuoYa politica ~stern dell'Italia aveva precipitato una crisi ai l)Olitioa rnterna 11). ~fa per convrncerst cbo pttre con l'amministrazione pitt cauta il male si sarebbe tuttavia manifestato, IJasterà guardare di uuovo le cartu clell,1,malaria. li Bodio, l'illustre direttore della statistica, osserv,1, egli stesso che sulla carta dove è indicata la 1,rogre,·siono della mortalità <luvuta alla mala.ria, l'ltalia (con le isole1 si trova nettamente divisa in due metà « dal parnllelo di l~on~a ». ~l_N?l'd ~li questa linea non vi è una sola provincia, lll cm s1nievi annualmente sopra 100() anime un caso di 1norte prodotto dalla nrnlaria. Al Sud non vi è una sola provincia che sopra 1000 alJitanti non ne perdf1, oo-ni anno almeno 5 per caus,t della malaria; in Basilic;ta si arriva a pitt di 11 ; in Sardegna a pilt di 26. Queste cifre bastano, io credo, a far comprendere lo stato di singolare inferiorità in cui la malaria mette l'Italia ricostituita nel concerto delle grandi nazioni europee. E' ben lontano il tempo in cui l'endemia JJalustre regnava a Londra, in cui anche altrove si usava minacciare a guisa di bestemmia « delle forti febb1·i quartane D, in cui Luigi XCV, guarito cla una febbre intermittente mediante la a: cincouina » del medico 'l'albott, faceva, co11oscere al suo popolo in un avviso ~ftlci~le a: il ~·imedio ingle,e p~r la guarigione delle febbn D. Oggi a Londrn, a Berlrno, a Parigi, il o-over110 non si preoccupa delle febbri palustri che pei totoni o pei soldati in via ti nei possedimenti d'Africa o d'Asia. 1\fa, dopo l'annessione del reame di Napoli e il trasporto della capitale in mezz(I all'Agro romano, la malattia che per l'Inghilterra, la Germania o la Francia, resta una malattia coloniale, è <li,entata per il reo-no d'Italia una malattia na.~ionale. '1'1·iste destino di O un popolo energico e ardente, che la sua stessa sobrietà (1) G. GoYAU. L' Unité italienne et t'ltalie du Sud-Est, nella Revue des deux Mondes. 1 settembre 1899.

RIVISTA POPOLARE Df POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC!ALl trndizioualc l.ta sinora preservato ùall'intossicazione a, cui non sanno resistere le popolar.ioni del Nord: la malaria, da sò sola, produce iu Italh~ le stesse stragi òhe producono il pall1dismo al Tonkino o al Madagascar e l'alcoolismo in Francia. I fatt-i fin qni raccolti pare concorrano a scemare la rcsponsabilit:\ degli uomini che in Italia da trenta anni han presieduto ai destini dello Stato e delle città, rigettando sulla malaria il peso degli errori cli cui essa ò colpevole. Bisogna, tuttavia giungere a una confessione; la, piì1 gnwe di tutte quelle che si sono formulate dopo l'inchiesta del 1880 •l la piì1 dimenticata: nell'ftalia del Surl, la malaria, cfol 1860 in poi, à c11unen,.- tata. Il senatore Torelli. che ba fatto l'accusa, ha nominato gli accusati, che so110l'[talia nuova e la civiltà di cui essa si ò resa riniziatrice nelle provincie rimaste indietro sulla via generale del progrnsso. 1 lavori delle strade e delle ferrovie sono stati spinti da ogui parte, senza che si badasse alle precauzioni necessarie. Le trincee e i terrapieni hanno sconvolto il corso gi,ì, capriccioso dei torrenti; delle pozze di acqua piov11,na stag1rnnte si sono impuLridite lungo alcune vie nelle escavazioni non ricolmate. Poi, per poggiare le rotaie, sono occorse traversine a, migliaia, per costruire le stazioni e i casotti ùei cantouieri si richiedevano tavole e travi: le Compagnie ottenID 'f?tl_EMIO .SUDD'E$1?0'.(l_IflA~ION:S ·del grano e delle farine in Francia eglieffetstiulprezzdoelgraneodellfearinienlta.lia Nella storia dei tentativi e degli espedienti protezio. nisti di questa seconda meta del secolo, è interessante il disegno di legge sui premi d'esportazione delle farine e del gral'lo, votato dalla Camera francese prima di separarsi per le vacanze estive, ma che ancora attende l'approvazione, non certa, del Senato. E inoltre argomento che non foteressa solo la Francia ma tutti i paesi, particolarmente, che hanno introdotto dazi protettivi sulle importazioni del grano, e, fra questi, in modo specialissimo l'Italia, a causa della facilita che quella nazione avrebbe, per la vicinanza, a riversare sui nostri mercati l'eccedenza dei suoi grani e farine. Ed infatti la questione sembrò in principio appassionare alquanto la stampa agricola e commerciale italiana, - mentre, poi dopo la votazione cioè del disegno di legge, è sembrata cadere nella maggiore indifferenza. nero facilmente di poter abbattere tutti gli alberi di cui avevano bisogno. Dinnanzi alle locomotive, delle larghe breccie si aprirono 11elleantiche fore~te. E quando le l)rovincie, i comuni, i privati, clovettero pagare le spese delle vaste imprese così rapidamente eseguite, sni boschi appunto si prelevò ancora la taglia Le forrovie, le imposte, le speenlnzioni hanno spogliato tutta la Basilicata e ht mag-gior parte delle Calabria delle loro quercie e dei loro faggi. Le acque imprigionate it I tlllgo nelle reti clelle melici profonde, hanno ripresa la loro libertà, funesta alle caropagne e agli uomini, e ~ngli altipiani, dove poco prima prosperavano dei vilA tre alla volta ! Né ciò deve sorprendere. Non è difficile trovare qualche buona ragione per spiegare tale indifferenza. Ali' annunzio del disegno di legge sul premio, che era innanzi alla Camera francese, molti in Italia gridarono l'allarme, credendo che quel premio, una volta istituito, avrebbe portato alla riduzione del prezzo del grano e delle farine in casa nostra. Si era allora in una stagione troppo poco inoltrata perché si potessero prevedere le deficenze nella raccolta dei grani e il naturale elevamento dei prezzi. L'approvazione però del disegno di legge, da parte della Camera franceli tliscorso clcll'imperatoro Gugliehuo : Senza qu:trtiere ai barbari chinasi. laggi ai piedi delle foreste tntelari, la malaria ha disteso il suo impero. Così per vole1· migliorare la, condizione (lolla grande Colonia indigente e malata cho essa aveva ineorpornta alla madre patria, l'Italia si è trovata in un caso deplorevole e singolare: l1a provocato un aggravamento tiella malattia. Ora oss11d, eve tentare ogni mezzo per g11arire un male, che, sen1,a pensarci, ha provocato. 'l'ntto oiò ò 11el tempo stesso umi uecessit;\ urgente e un dovere imperioso. L'0gnaglianz,t tra il Nord e il Sud d'Italia non si raggiungeriL e l'Unità non sarà compiuta so non quando ttttti gli uomini di b1rnnavolontà si saranno uniti contro il rlagello ohe attacca l'esistenza stessa della patria recupera;ta. (Lei fine al prossimo nmnero). Gli abbonati che invieranno lire Una e oinquantaalla nostraAmministrazione,riceveranno: POLITICA COLONIALE dell'on. dott. Napoleone CoJajanni. AVVISO AGLI ABBONATI Per variazioni di residenza, invio copiearretrate, reo/ami, ecc., gli abbonati debbono unire una fascetta concui ricevonola «Rivista», indirizzandola al Sig. Gioacchino Montalbano, Viadella Vite, N. 74, Roma. (Le Paris di Parigi). se, si è verificata quando gia gfi effetti dei recenti raccolti erano visibili. Non si è quindi avuto più animo di muovere lagnanze per la minaccia di una riduzione di prezzi, la cui progressione spontanea gia non manca d'impensierire lo stesso· Governo. Il breve disegno di leage di cui parliamo si compone dei se~uenti articofi che vale la pena di riprodurre testualmente: « Art. 1. - Jusqu'au 30 mars 1904, toute exportation de blè ou de farine de blé, quelle qu'en soit la provenance, donnera lieu a la délivrance, par la donane, d'un bon d'importation indiquant: 1 la quantité et le poids net de la denrée exportée; 2. a) pour le blé, la somme que cotte denrée clevrait payer a l'importalion; b) pour ]es farines, le chiffre qui sera déterminé par l'article 4. Ces chiffres indiqueront la valeur des bons. Ce bon servira au porteur a acquister !es droits de donane sur les blés, cafés, thés et cacaos. A l'expiration du délai ci-dessus stipulé, la présente loi, si elle n'est prorogée par aucune disposition légisJative nouvelle, cessera d'étre applicable. - Art. 2. - Le bon d'importation peut étre transféré au porteur. - Art. 3. - La validité du bon d'importation ne pourra excéder un an de la date de sa création. - Art. 4. - Un réglement d'administration déterminera, selon le taux de blutage des farines de blé, le chiffre dont elles pourront béné-

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE i!,' SCIENZE SOCIALl ficier du bon d'importation; les types de farine admis à la sortio seront les mèmes pour lo bon d'imporlation que pour l'admission tomporaire. Le blé dovra étre d'essencc indigène et de bonnc qualité commerciale. - Art. 5. - Sont applicables a la présento loi l'articlo 1 de la loi du 30 mars 1887 et l'article 14 dc la loi du 12 janvier 1892 ». L'origine del disegno di leggo, dovuto all'iniziativa parlamentare e presentato quasi contro la volontà del Govorno, si trova evidentemente nelle tendenze protezioniste che prevalgono soprattutto fra gli agricoltori della vicina nazione. Questa volta però é il caso di dire che i discepoli hanno superato il maestro, perché lo stesso Giulio Méline, il sommo sacerdote del protezionismo in Francia, non si è mostrato favorevole al nuovissimo espediente doganale. Come poi i protezionisti si siano trovati costretti ad escogitare un espediente, che può dirsi nuovo in Europa, per quanto riferiscesi al commercio dei grani, é dimostrato dalle condizioni della produzione granaria francese. Questa, insieme con il grano che viene direttamente dalle colonie senza pagare il dazio d'im1ortazione cli L. 7 al quintale, é quasi sufficiente a bisogno della popolazione, la quale, come è noto, si mantiene stazionaria. 1 egli anni di raccolto normale, quindi, le importazioni di grano dall'estero sono ben limitato o non hanno perciò la forza di elevare il prc~zo del ~rano all'interno dolla somma corrispondente al dazio doganale: e cosi lo scopo economico del dazio stesso viene in gran parte a mancare. Rimaneva pertanto, come suprema speranza, il premio sull'esportazione del grano e delle farine. Sull'efficacia dell'espediente non è il caso, ora, di insistere. Basti l'osservare che l'utilità per i possessori francesi di grano e per i mugnai è diretta cd indiretta: diretta, per coloro che esportano grani e farine, - indiretta, per tutti gli altri, in quanto cho il prezzo cli tali generi, a causa della minore offerta e della scemata concorrenza, dovrà cleYarsi. Occorre anche accennare che si discusse a lungo se si dovessero favorire col premio cli esportazione il grano o le farine. L'autore del disegno di legge, il deputato Debussy, sosteneYa che il premio dovesse estendersi ad ambedue i generi, mentre la sotto-Commissione parlamentare nominata dalla Commissiono delle Dogane per l'~samo del clis_egno,opinava_ c~e si dovessero favorire solo le far111e,e ciò per 11 timore che le uscite· potessero essere soverchie, con danno troppo grave del bilancio. Come si è visto, però, la Camera francese elette ragione al proponente : dato lo scopo del progetto. e:ssa fu logica. Ma quali gli effetti presumibili del disegno di legge sopra il prezzo dei nostri grani e farine? Tutti vcggono, scriveva qualche mese fa uno dei nostri più importanti periodici commerc\ali, _come, a~cordando il Governo francese un prem10 di esportaz10ne, che é quasi parificato a quanto pagano clicla?:ioJe farinc1 per la loro introduzione in Italia, Yerremmo a. parificare i prezzi dei nostri frumenti a quelli francesi ; in poche parole, i frumenti nostri che si vendono, oggi, a circa 25 lire, verrebbero a portarsi, pure tenendo conto del cambio sull'oro, a circa 22 lire. Questo ra~ionamento, che pare così evidente, pecca del solito vizio logico nel quale cadono coloro che non sono abituati a considerare i fenomeni dell'economia sociale nella loro complessità. Si rilc,,a infatti il primo cd immediato effetto dei premi francesi relativamente ai prezzi italiani, ma si dimentica di considerare gli effetti dei premi stessi sui prezzi in Francia, e quindi le nuove e immediate conseguenze che, nel secondo stadio del fenomeno, vorrehbsro, a seguire per rispetto anche ai prezzi del orano e òelle farine italiani. 0 Se scopo dell'espediente escogitalo dai protezionisti francesi è principalmente quello che noi abhiamo chiamato indiretto in quanto che quello diretto faYorirehbc un numero troppo ristretto cli persone e più i commercianti e gli industriali che i produttori e i:sli agricoltori, i quali sono appunto coloro che calcteggiano maggiormente il cli egno) e se tale scopo è veramente conseguibile, ò evidente che rlonà attendersi di Jatto un olevamcn to generale del prezzo del grano e quindi anche delle farine in tutta la Francia: i premi di esportazione dovrebbero dare ai granicultori francesi ciò che il dazio doganale d'importazione non ò più capace cli elargire. Sarebbe assurdo, contrario cioè alle più elementari leggi economiche, che tali effetti non fossero per verificarsi. Ed in vero, poiché il grano e le farine esportati avrebbero il vantag()'io, in confronto del prezzo dei mercati interni dcffa Francia, cli cs:serc venduti a que to prezzo, aumentato del forte premio di esportazione, i possessori di grano e cli farine si darebbero evidentemente, con grande slancio, alla esportazione. Ora, cosi avvenendo, la condizione del mercato, in Francia, dovrebbe giungere fatalmente ad 1111 punto tale per cui la scemata offerta rli farine e di grano farebbe salire i prezzi delle une e dell'altro. Se il grano e le farine francesi tenderanno, dunque, ad un prezzo più elevato di quello che avrehliero naturalmente senza lo speciale eccitamento all'esportazione, il premio di esportazione, servendo unicamente ad eliminare per i generi esporla.Li tale elevazione artificiale di prezzi, non vcrrehhe ad es:scre più nocivo ai grani italiani, i quali resterebbero così salvati dalla temuta concorrenza cli quei francesi, portati sul nostro mercato - ripetiamo - ad un prcz?:O o uguale o di ben poco inferiore al corrente. Cosi si dovrebbe verificare dopo brevissimo tempo dall'applicazione dei premi protezionisti francesi. Coloro che forse verrebbero a risentire danno dei premi francesi sarebbero gli industriali elci molini. perché la nuova concorrenza delle farine francesi potrebbe rompere quella certa e latente tendenza monopolistica, che rivelano i grandi moJini italiani cli fronte tanto ai produttori di grano quanto ai consumatori. Ma ciò, lungi dall'essere dannoso alla nostra agricoltura ccl al paese, sarebbe il conscgt,timento di un vero clesideratum. In conclusione, se il periodico commerciale, a cui sopra abbiamo alluso. segnala un pericolo p~r l'Italia, questo può con maggior fondamento segnalarsi principalmente e quasi esclusivamente per gli industriali dei molini. E' bene poi rammentare che gli agricoltori italiani non sempre si lasciano illudere sino a divenire facile strumento degli intere si altrui. Prof. FRANCESCO CoLETTI. Lecondizioni economiche dellaRussia (Un imperoeuropeoa incivilire) Lo Rioislct Popolctl'e - i nostri lettori lo sanno - si sforza cli far conoscere quanto più è possibile, ciò che si scrive e ciò che avviene nel mondo a quanti non hanno modo e tempo di leggere molti libri e molte riviste. Oggi crediamo cli rispondere bono al compito, che ci siamo prefissi riproducendo, in gran parte integralmente, due articoli che vennero pubblicati nella Zeit di Vienna (n. del 18 e 25 agosto) sulle condizioni economiche della Russia. L'autore, \\'aelaw Studnick-Gizbert, è un liberista ardente; perciò vanno accolte con una certa ri. crva le sue dimostrazioni incomplete sui risultati del protezionismo industriale. Anertiamo, del pari, che al-

RIVISTA POPOLARE DI POL!TlCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 327 cune sue induzioni statistiche sulla diminuzione del consumo dei cereali, argomentando dall'aumento della loro esportazione, ci sembrano sbagliate. Ciò che resta d'inoppugnabile, e documentato da cifre ufficiali, è quanto egli scrive sul peggioramento continuo delle condi·doni economiche della classe agricola e dell'agricoltura, sulla gravità delle imposte e sulla barbarie dei metodi per esigerle. Quanto influisca il mal governo sulle condizioni economiche del grande impero risulta all'evidenza dallo scritto presente; e ciò che avviene in Russia, dove lo czarismo non ha alcun freno, dovrebbe far meditare i pochissimi cli buona fede, che tuonano ogni giorno contro il regime rappresentativo ed esaltano il potere personale cli un Sovrano. La Russia è il solo grande stato di Europa, oltre la Turchia, che non ha Parlamento; ma non c'è paese nel vecchio continente, oltre sempre la Turchia, in cui i mali economico-sociali siano così intensi .... Et nunc eradimini! La Russia è stata certamente, ed è, uno degli Stati che vogliono pescare nel torbido della Cina; ma questo scritto prova ad esuberanza che in Russia c'è da compiere una missione incivilitrice più urgente che nel Celeste impero! Saremmo tentati di fare raffronti tra le conseguenze del fiscalismo in Russia e in Italia; ma, col vento di reazione che tira, crediamo prudente astenercene, e cl-tiudiamo questo cappello avvertendo che abbiamo alquanto modificato il titolo dello scritto, che tradotto alla lettera sarebbe : Immiserimento economico della Russia (Die wirtschafUiche Vereledegung Russlancls). Lo scritto è preceduto da questa epigrafe: « Iu quest'anno .il raccolto 11011 ò stato tanto c,tU.i,·o <1 qna,nto nei prP-ce,lenti; eppure la miseria del popolo « è piì, tenil.Jilo ili pri111a; perciò la causa i1el fenomeno « lleYo cercarsi altrove. La farne di oggi è la consc- <I gucnza logica 1lelle precedenti. La, clas e agricola - il « contadina.n10 - ò complot.unP,uto rovinat;a, il contadiuo " è decaduto o indebit.tto. Ogni sporanz,t l'ha da luogo « tempo aliba111lounto ». Leone 'l'olstoi: Salici jimw. ì:\ol giornale russo: La Russia. Maggio 18ll9. Corrono ruolto erroneo opiuioni sttll.1 potenrn economica dell"lm pero dogi i Czars. Esso sono ir, grau varte goHeratc dal fatto che gli occhi di .\rgo del govnrno non permettono la pubbiicaziono di uotizie esntte; e lo gazzette europee pubblicano di ordinario ciò che riesce grndito al goYerno. Puro le carestie che si sono <loguite nell'impero, dal 1891 in poi, richiamarono snlle condi• zioui oconomicbc tlella Rn,sia l'attenzione dell'Estero; ma aon si pose attenzione alla stn1ttura. ocouomica, ch'è la vera causa del fenou1ono, e che dimostra elio non si tratta cli crisi passeggore, be11chò sin dn,l 1891 lari vist:t rus~a 11'.jestnikYcwropy ( 11 ~[ossaggero E11roJJeO)ahl.Ji,t ric,n1oticiuto che si itvova da fare cou urn1 depressione economica larga o prnfouda, che non do,·ova confondersi collo ordiua.rie carestie. Iota.uto i governi visitati dallo carestie nel 1891 e 1892 lo furono di unovo uogli ulti111i due 1tuni, e le regioni del Volga dovo 1<iern ver~a.ta, l'0111 igrazione come neJla terra promessa, e ch'erano state il granaio dell,t Ru~sia intera e dell'Europii,, ebbero deficenza di cereali per la semiua. e per l'alimentazione. Xell',tnuo 1898 noi gon:rno di Ufa, ad esempio, atl ogni•abitante non spettarono piì1 di dllo Pncl (] J per l'a,limentaziono. Il deficit del gr,t'no per l'alimentazione o por la ~e1ni11a fu lii olt,ro 50,000 Pncl. 7\olJe contrade ripetutamoute colpito dal catti1·0 ra\lcolto, b miseria fu ,·ormnento estrema, e il q1mclroclrn present,witno i coutadiui non poteY,L ossoro piì1 desolaut(,, E~si 8i privavano del necessario, o, per avere una pi1;coht somma nelle numi, vendevano tutto, e si da.vano in preda degli usurai. Ciò che si legge nello .\'otfr:ie cli P-ietroùnrqo (:-i0 7-1 del 1890) sul go,·orno di Nischogorocl è i ncreclibile. l contaui11i rin,asero 3e11zauu solo animalo e perciò uon po- (l) Il Pud è Kg. 16.380. N. d. R. terouo fare piit alcun lavoro; senza. mezzi per comprare le legna, rovinarono siuanco lo loro capanne o ue abbrnc.iarono le assicelle e la paglia per riscaldarsi. Nessun soccorso venne in tanta miseria ai contadini dispera.ti. La burocrazia russa per molto tempo non prestò fede ai fatti, o invece di pane per gli affamati nrnodò circolari segrete che proibivano rigorosamente di con1uuicaTe notiz_ie ai giornali. Ma la. misorht alla fino s' irupose. e. il governo dovette mondare soccorsi. Riesce interessante a.Horn guardare all'opera film1tropica del goyerno russo. Lo pratiche burocratiche assorhiscouo grau tempo, e gli a.iuti arrivano quasi sempre iu ritardo In conclusione por lo piì1 i soccorsi per gli c~ffmnctti servirono ad arricchire gli insaziabili funzionari. Il grande soccorso del governo, del resto, si ridns~e a 30 Pfnncl (]) al mese per ogni membro della famiglia. di nn coutadiuo, con esclusione dei piccoli fanciulli e degli nomini atti a.l hworo, che assai difficilmente ne trovavano. Nessnna meraviglia, perciò, che i contadini alla met,\ del mese fossero costretti a ricorrere come a sostituto del grano a.Ile farine di ghianda ed a sostai1ze analoghe. In cousogueuza a.nmcn~trono terribilmente il tifo della fame e lo scorbuto, di cui morirono centinaia di migliaia di uomini. Da Samara, ad esempio, si scriveva il 5 maggio 1899 che vi erano 3000 ammalat,i di scorbnto, o che il tifo, nelle forme pii, gravi, vi faceva stragi; che maucav,ino i mezzi di sussistenza e gli uomini destinati a IH'ovveclore. La maucanza di organizzazione per distribuire i soccorsi fu la cosa rnaggiormente deplorata dapertutto ; essa dori va. da,ll'assolu t-ismo e dallo impero della burocrazia, che hanno spento ogni iniziati va. Questi due mala1111ica.rntteristici, assolutismo o ù1irocrazici, sono in intimo nesso causale colla decadenza ecouomica llella Russia. L'agrieoltnra estensi va esa.urieute vi è in perfetta corrispondenza colle furme di governo arretrate. C'è uua soprapola.zione. conseguente ai sistemi agrari preva.len ti; ht fame e tntte le altro conseguenze, che ne potevano 1lerivare, furono OYita.tc, per qualche tempo, colla em igraziono verso l'Oriento; ma o.rn non c'è 1)iÌI spazio por la colonizzazione in Oriente, e la terra della grande Russia Ri trova completamente esaurita. Il cli.: ma. si ò mutato colla distruzione dei boschi, e i fiumi e i torrenti sono divenuti causa. cli devastazione, mentre al suolo mm1ca l'umidità necessaria che gli vieue dall11 piogge regolari. Mancano le piogge estive, che di orcli1rnrio arriviwo tardi. In tali condizioni s'impone il passaggio alla coltura intensiva. ~fa coutro questo passaggio vi sono due grnvi ostacoli: la indescrivibile ignoranza, dei contadini (su 1000 abitanti solo 30 frequenta.no la scuoht), che è una conseguenza naturale dello czarismo; o la mise1·ia attuale degli stessi conta.diui. Il pa,;saggiu al.la coltura intensiva non è possil)ilo senza capitali. E questa deficienza risulta. evidente guardando hi rapporti dei contadini col fisco. Le imposte non pagate , come osservò un ecouomi~ta russo, costituiscono uu carattere speciale rlella vita russa. Questo imposte, non pagate negli ultimi trenta anni, aumentarono con una rnpidit:\ incredibile. li minimo aumento fu del 4 al 9 O[O nei governi di Rjazan e di Perm. Nella maggior parte dei casi aumentarono del 30 al 40 0t0 ('Voronesch, Ponza, Saratow., ecc.); qualche volta. aumenta.rouo del 90 al 100 0t0 {Ufa, Orcmuurg. l.Cazan, Samara). Kol 1885 ci fo diminuzione; ll\,L il feno1nono rip,·ese b sna intensità negli anni successivi. Questo fenorue110 è pHt intenso nella Gn,nde Russia J)ropriamente detta; e se ne comprendo la ragiono. ì\Icntre noi governi del Rud-ovest, del nord ovest e della Piccola Russia le intposto sono di 14 [t 89 copecki (2) per abitante, esse, alla fine tlcl 1890, raggiunsero nei governi industriali del centro presso Mosca, i due rubli cd 8 copecki, uei governi della terra nera. presso Orel,2 rubli e 40 copecki, e nei governi orientali del Volga, 7 rubli o 40 copecki. E ci furono altri aumenti nel 18!:J0 e 1895 nei governi fli Orol o del Volga! E ciò negli anni che precedettero la gratHlo carestia che colpì maggiorn1ente quei governi! Il sistema. elevatissimo di esigere le imposte è quella così detta. del bctslone (3). In molto regioni in fatti ò pre- (l) Denominazione tedesca della libbra; ad Kg 0,484. (2) Jl rublo è di 100 copecki e vale lire 4. (3) Sistema dell'Aussprugelns. Amburgo vale (N. d. R.) (N. <l. R)

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==