Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 12 - 30 giugno 1900

l i1 ri J l ,J r , RIVISTA POPOLARE DI POLITICA Ll!..'TTERE E SCIENZE SOCIALI come vut>lsi che l'Oriente rimborsi i prestiti avuti, o su di essi paghi gli interessi ~tipulat ? L'Argentina ed il Brasile -finirono per venire meno ai p•oprii impegni, più . per colpa nostra che per colpa loro, non riuS"cendo a farci acpettare le loro merci. E cosi sarà pure del Giappone e della Chma, se l'Inghilterra e gli Stati-Uniti non serviranno, con grande be11efìzioproprio, Ja intermediari per il commercio europeo. Ma ciò suppone che l'Europa sia disposta ad acco&liere almeno me, ci inglesi e mnci ame-· ricane in quantita adeguata per il pareggio dei conti. 6. Ma, il mercato cinese, anche se a noi italiani non fosse chiuso per fato nostro, cioè, in virtù delle nostre dogane, resterebhe ancora tale per il genere di prodotti che chiede all'Europa. In l ina ora si import 1110 e.apitali, e no , già lavoratori comuni, o articoli di consumo europeo quali noi produciamo. . Possiamo noi esportare capitali, là dove a noi mancano in casa-~ . Lavoratori e capitali pos• sono bensi combinarsi in proporzioni svariatissime, ma hanno le diverse com· binazioni anche una fecon• dità diversa Or bene, nel!:) combinazioni che in Italia si fanno tra capitali e lavoratori, ciò che ognora è deficiente è il capita].., ! Dove questo può essere aumentato, cresce il rendimento della combinazio11e.Ebbene, vorremmo forse ancora , ssottigliare il nostro capitale, e quindi accrescere l'offt'rta di lavoro, relativamente gi\ esuberante e dete1·minare una diminuzione nella produttività nazionale t Ora. c ò seguireb e si· cnramente ,e andassimo a costruire ferrovie, acquedolti, case, opifici in Cina? Nessuno creder/i che in Cina noi possi;Jmo avere un mercato per i nostri braccianti, essendo la Cina essa medesima forte espor• tatrice di braccia e pift densamente po, olata in molte regioni, di quello clie lo sia l'Italia. prese metallurgiche, edilizie, agricole, case vinicole, case che Ja,·orano in olii, fabbriche di zuccheri, cotonifici, società marittime ecc ecc. sono dovuti tutti quanti a largo eone Jrso di capitale estero e questo capitale ha avuto bisogno ed ha ancora bisoe-no di essere manwrato con il concorso cli tecnici strameri. In che mai, dunque, può consistere un·nostro interesse cirnise? 8. Tutti cofnprendiamo che può esservi un interesi,e militare a ciò che da noi si prenda una parte ampia alla sistemazione della Una e comprendiamo pure che potrebbe esservi un interesse politico se determinate condizioni fossero reali:s:sate. Le due cose sono ben distinte. Il nostro esercito sente vivo il desiderio di rifarsi dell'onta di' Adua. E questo è bene. Ed il desiderio dell'esercito è secondato da una a• spi1·azione latente in tutta la nazione, la quale non può rassegnarsi alla assenza assoluta, costante, di gloria militare. Prima che ciò possa mai essere, il carattere nazionale dovrebbe essersi spezzato, come può spezzarsi quello di un individuo che già da fanciullo in iscuo• la e poi da adulto nella vita, ognora fosse stato sconfitto e avesse finito per persuadersi di non poter in nessun modo valere quanto valgono gli altri e quindi si fosse rassegnato a scegliersi spon • taneamente ovunque il posto più umile, anche prima che gli venga assegnato dalla forza dee-li altri. Tra• ducesi anche III danno economico l' opinione, diffu · sasi all'estero, che gli italiani o non si battono o si battono con insuccesso, Se i nostri braccianti vo• gliono emigrare temporaneam~nte, l Europa è per loro un mercato assai più vantag(sioso di , gni altro in rag1,111edei salarii elevati, della vicinanza e quindi Andare nella Cina 1 ma credi tu che non ne abbiamo abbastanza in casa nostra di corlini da combattere ... e senza spargimento di sangue. Ma, si persuadano pure i nostri generali, che i brevetti della loro capacità non basta più che ci vengano da Creta o da Sammun. In Cina non c'è gloria da raccogliere; c'è, tutt'al più, dell'avanzamento da consegtiire, dei soprassoldi da richiedere e sovratutto ci sono delle spese da mascherare, affìnchè il paese non si accorga che non è provveduto ali'armamentonecessariodei dodici corpi d'armata e che va ricostruita la flotta, se vuol,i che ques·ta possa navigare, e se non si vuole che, tenue spesa di trasferta, e della sicurezza degli averi e della vita. Se poi vogliono emigrare in modo permanente, offresi loro terra in proprietà nell' .A.rgfmtina, e nel Brasile, in mozzo a connazionali e a gente amica. 7. La ina importerà tuttavia, tra non molto grande copia di uomini dall'Europa e dall'America; ma, saranno dei tecnici, cioè ingegneri amministratori, negozianti e medici. Cc,storo saranno richiesti dalle imprese che i capitali europei avranno iniziato e da quelle analoghe che il capit,ale chinese fa .. à sorgere Or bene, al collocamento di questi tecnici non è di ostacolo il non aver preso parte alla conquista e al riparto delle spoglie. Vedremo i belgi, gli svizzeri e gli olande i trovare impiego alla pari dei tedeschi dei francesi e degli inglesi. I iuttosto, fuorchè per gli ingegneri e pei medici. (• da temersi che i tecnici siano ancora scarsi da 11oi.Commercianti, ammhlistratori. ancora s'importano dall'estero in Italia. C,ò accade su scala cosi vasta che certi quartieri di Milano hanno ora apparen a più tedesca di qoello che fo1 se l'avessero al tempo degli austriaci e che case tedesche, svizzere e francesi si vedono numerosissime -fino in Puglia ed in Sicilia. I consigli d'amministrazione di ogni grande società industriale o commerciale contano fra i loro membri un buon numero di forestieri. Banche, ferrovie, tram vie, im- (Pasquino di Torino). in caso di guerra, faccia la -fine di quella di Spagna. Ora. il paese npn intende di reg:olare le esigenze dell'esército e deli'armata senza rendersi conto di ciò che fa Oramai è convinto che con la spesa attuale non può darsi l'occorrente a più di otto corpi d'esercito e che se sono dodi • ci lo sono affìnchè l'Italia possa avere più generali di quello che il PaJ_.,a ha carainali. il paese vuole coJJsolidata la spesa attuale dell'esercito e f ,re sì che l'esercito esista per il paese, e non già il paese per l'esercito. Similmente per la marina. Il paese non vuole subire spese, che d'altronde è pronto a discutere con le carte in tavola, trascinatovi, con bende sugli occhi e mentiti obiettivi 1 da una camarilla di ufficiali, di fornitori e di forcaiuolt. Il paese è pronto a ogni sacrifizio per un servizio pubblico. Non è invece disposto a farsi cavare sangue da affaristi. Il paese non è ostile all'esercito o alla marina ; anzi, fa nppello a quanto v'ha ancora di buono e di vita e nell'esercito istesso, affinchè in esso si ritemprino i caratteri, demoliti da 30 anni di « note caratteristiche ) clandestine, da organizzazione loyolesca, da favori'ismi indecenti, da ozio e ignoranza. Ma il paese vuole che cessino l'esercito e la marina di essere una società per azioni, fradicia quanto la Tiberina o la Banca Romana, e non vnole abboccare all'amo della emis;ion'3 dell' im• presa cinese,

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