Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VI - n. 12 - 30 giugno 1900

.. RIVISPTOAPOLAR •. DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI Ànno VI. - N. 12 Abbonamento postale Roma30 Giugno1900 Ai pochi abbonati che non hanno ancora pagato l'abbonnmento scaduto da tanto tempo, ed ai moltissimi ai quali scade con questa flue di Giugno raccomandiamo caldissimamente di porsi in regola coll'Amminidrazione. Farlo a loro costa uu lievissimo i<acrifìzio: il ritardo nel pagamento produce invece all'Amministrazioue un grave imbarazzo. · Intanto avvertiamo i primi, che manderemo loro la ricevuta per mezzo delln posta aggiungendovi una parte delle spese di esazione, e ricl•rdiamo a tutti che· per ottenere in premio l'Attraverso la Svizzera, del deputato Prof. Ciccotti, devono aggiungere centesimi 60., e~irauna La vittoria Ciò ch'è avvenuto a Montecitorio da quindici giorni in qua non ha bisogno di commenti. Basta la cronaca per fare intendere anche ai più tardi di mente, che è avvenuta non una rivoluzione, come alcuni si compiacquero di chiamare la serie degli avvenimenti che vi si sono svolti, ma una vera e grande restaurazione: la restaurazione della decenza che noi ci auguriamo possa preludere a quella della legge e del regime rappresentativo. ' per ricevere Jl Socialismo (2a Ediz.) del deputato Colajanni: Leggano i nostl'i amici l'avviso in copertina e vitroveranno altre utili indicazioni pei premi. Col prossimo numero sospenderemo l' invio della Rivista a -tutti i rivenditori niorosi. Qnoi Jcttod clic quindi non troveranno più da com11rare il numeri> separato dal rivenditore, ne conosceranno la causa, e non avranno che ad abbonani: l'unico modo per esser sicuri di leggere sempre la Rivista, e leggerla non solo, ma ave1·e anche i premi che la rendono quasi gratuita, fatto applicare coi carabinieri ed all'occorrenza coi cannoni - il generale Pelloux dovette subiré un Presidente della Camera, che pose come conditio sine qua non all'accettazione del mandato, la revoca cli quel regolamento e l'accordo coll'odiata e calunniata Estrema Sinistra? E allora, perché non far votare all'accolta di pecore che fu la maggioranza, il nome di Giuseppe Biancheri,- che era pegno cli pace - e di pace con dignità - anche pei ministeriaU, che non la sa- , ~ pevano apprezzare, perchè non la riconoscevano necessaria? Mistero ! Saremo generosi verso i caduti; perciò non reciteremo l'orazione funebre del ministero Pelloux. Ci limiteremo a constatare ch'esso è morto com'era vissuto: è morto senza dignità e senza che sia nota la causa della sua scomparsa. Perché era venuto al mondo nel 1898? Nessuno l'ha mai s~puto. Perché è andato via? Nessuno ne sa indicare la causa immediata e diretta. Questo è certo : il ministero Pelloux, vissuto in mezzo alle più volgari ed umilianti contradclizioni, non ha voluto, morendo,. allontanarsi per un solo istante dalle sue tradizioni. \:; \ :· ·.il': . All'indomani delle elezioni del 3 e 10 Giugno, coloro che non avevai10 perduto il ben dell'intelletto videro chiaramente che al Ministero Pelloux s'imponeva quel fatale dilemma che nei 1878 Gambetta pose al Maresciallo Mac Mahon: dimettersi o sottòrQ,eltersi: · La' dimissione sarebbe stato l'atto più logico ·: il primo e solo atto di dignita,• che · avrebbe compiuto l'ex Presidente del Consiglio. Sottomettersi poteva giovare per mantenere il potere, facendosi forte della incoscienza e della suprema vi!~ tà de_llamaggioranza venuta fuori con metodi ultra-imperiali dalle ultime elezioni. Sottomettersi e dimettersi ad una volta sa- ,,~~-Yfj\ ·•,-·.•--J.).J-::.. . ·•·.c--/,,,-:- .ill!' . _,,,--•i,-- -.;~{t;. ' <'.~- 'i! ¾ ·m· • I .•, ., Oh me infelice! Chi farà la propaganda sovl'erdiva adesso che Pelloux è scomparso ! Con una Camera numerosa, quale non si era vista forse, da cinquant'anni in qua - poiché tra cinque centotto deputati, soltanto ventidue mancarono all'appello il giorno 16 - il ministero Pelloux scomparve all'indomani della vittoria materiale ottenuta sulla nomina del Presidente della Camera. Ma che vittoria poteva mai essere la sua se dopo avere fatto le elezioni, per mantenere energicamente il regolamento - truf'ta, il regolamento - capestro del 3 aprile, se dopo avere annunziato che c0n quel regolamento avrebbe fatto tutto intero il proprio dovere - cioè lo avrebbe ( Uomo di Pi~tra di Milano) . rebbe sembrata una ipotesi assurda e inverosimile anche all'ultimo ascaro attendato nel paese cli Montecitorio. Ma l'assurdo e l1nverosimile divennero realtà .. Il generale Pelloux si sottomise .prima, venendo a patti coll'Estrema per mezzo del neo-eletto presidente della Camera, on. Gallo ; si dimise immediatamente dopo, senza che alcun fatto nuovo fosse intervenuto a determinare l'improvvisa determinazione. Si telegrafò al Corriere cleUa Sera che le dimis-

lUV!St'A PoPOlAllE DI POLlt'ICA LIJ1'1'ERE E SCIENZE SòCIALl !3Ìortlfurono imposte dalla Corona, èhe avrebbe eseròitata quella prerogatival ch'era stata ricordata qui !!tesso alcuni mesi or_sono da un deputato sincera'"' mente monarchico; cui stavano a cuore le istituzioni vigenti. Ma la sùpposizione non può avere alcun fondamento. Se la Corona avesse voluto fare uso cli una sua prerogativa che si adclice al regime costituzionale ed è la negazione del regt~e parlamentare ; se la Corona, ripetiamo, avesse voluto fare uso della sua prerogativa non avrebbe atteso il giorno 18 giugno, non si sarebbe presentata al Parlamento a fianco del morituro mimstero, del predestinato alla morte, - non avrebbe accettato i propositi fatti manifesti col discorso reale - non avrebbe consentita al Gabinetto la nomina dei nuovi senatori (1) La pietosa ed accorta interpretazione del giornale di Milano, quindi, rimane .esclusa definitivamente. Non è men vero, però, che nessun altra più plausibile se ne può mettere innanzi. Si può dire soltanto, che il Ministero sentendosi morto da tempo, visto che 111, maggioranza non aveva neppure il coraggio di seppellirlo, volle risparmiare ·a sè stesso ed al paese la continuazione di uno spettacolo indecente e grottesco, che poteva divenire pericoloso, Coi,i assistemmo a ciò che dovremo denominare : suicidio di un moribondo, suicidio tardivo che non può ispirare nemmeno quel sentimento di commiserazione, che suscitano i disgraziati, che pongono termine ad una vita che fu di danno agli altri,idi disonore e_ di peso a sè stessi. * * E saremo parchi di commenti anche sulla successione. Tutti comprendono che la soluzione Saracco preconizzata nella Rivista popolare ( 31 marzo) è venuta tardi ed è inadeguata alla situazione. Comunque, passando sopra allç genesi misteriosa del n~ovo ministero ed alle sue prime inconcludenti ed equivoche dichiarazioni, noi metteremo al suo attivo, per ora, una grande partita: la buona, l'eccellente intenzione dimostrata d1 voler tornare alle rette consuetudini parlamentari ; intenzione in gran parte realizzata, mentre scriviamo, e che sarà coronata domani, o doman l'altro, coll'approvazione del nuovo regolamento, col sepJ?ellimento di quello criminoso, irrito e nullo del 3 aprile - d'infausta, di vergognosa metnoria. ~ulla buona via si· fece un gran passo il giorno 28 colla nomina e col discorso dell'on, Villii ·: discorso che rimJrrà impresso nella memoria di· tutti, e che stampò un marchio d'infamia sulla fronte dei reazio• nari e. dei vili che, credendo morto il paese, avevanél tentato di sopprimere di soppiatto il Parlamentò. Quando ron. Villa - che. col suo discorso e colla sua leale e coraggiosa condotta ha c.ancellato qualche pagina non bella della sua vita pubblica - con voce commossa accennò al pensiero che lo guidò accettl:tndo la carica di Presidente della Camera, la Sinistra tutta, e qualche punta della Destra applaudi. freneticamente. « Restituire all'istituto parlamentare tutta la vigo- « ria, tutta la sincera integrità delle sue funzioni ; « fare che la tribuna parlamentare rimanga, come fu « sempre, la libera palestra sacra alle lotte del pen- (l} Come segno dei tempi togliamo dul Giorno (30 giugno) questo brano del resoconto della seduta del Senato: « L'onorevole Finali dà lettura del progetto d'indirizzo in risposta al discorso della· Corona. L'on Guarnieri propone che 11elli'ndirizzo si aggiunga questa frase: nell'ora in cui potess!ro essere in ·pericolo le istituzioni, il Senato d'Italia sarebbe al suo posto ironore, a fì.anco del suo Re, per adempiere al suo alto ufficio di vigile custode dello Statuto. L'on. Finali si dichiara contrario all'aggiunta anche per non dare occasione ad allarmi ingiustificati... • (( sjero ; ~erbare inconta.~inata e pur~ da ~gnj pre~!U• « d1z10d1 parte, da ogm mfluenza d1pass10m e d'm- « teressi, dalla brutalità, dalla violenta sopratutto, « questo sacro deposito delle lib-ertà parlamentari, che « una Venerata tradizione ci ha affidato e che deve « essere sacro per tutti ; ed in questo intento can- « celiare dall'animo ogni traccia di meschine ambi- « zioni, ogni ricordo di vacue discussioni, di lotte in- « feconde per raccoglierci tutti ad un opera 'seria, « inspirata soltanto dalla coscienza dei nostri doveri ; « ecco la buona novell:;i., ecco la promessa, che, io « pensavo, avrebbe dovuto, come annunzio di pace, « inaugurare i lavori della nuova legislatura. Questà « promessa riceve oggi per opera vostra la sua cqn- « sacrazione : io non sono l'eletto di un partito, sono « l'eletto della Camera. » Queste nobilissime parole delJ'òn. Villa, interrotte spesso da entusiastiche acclamazioni dell'Estrema, discesero come gocce cli piombo liquefatto sull'animo dei servitori della maggioranza, che rimasero :muti, allibiti, che non ebbero nemmeno il coraggio di una qualsiasi protesta, destando soltanto una sprezzante commiserazione nel pubblico, che le ascoltò. Questo discorso onesto e fiero dell'eletto di Villanova d'Asti, com'egli si chiamò, furono la giustificazione piena ed intera della lotta per la liberta combattutasi per oltre un anno dall' .Estrema : ne consacrarono, e solennemente, fa vittoria clamorosa e meritata. Nel numero rrecedente, constatando il significato del verdetto de 3-10 giugno, noi dichiarammo quali erano i propositi dell'Estrema: « essa v_uoleseguire « una po)jtica di discussioni proficue sui più vitali « problemi economici; essa vuole ritornare alla calma « dei forti ed al lavoro utile. Non esige che la rea- « -lizzazione di questa sola condizione:· la rimozione « di un ministero che ha disonorato l'Italia sinchè « visse, e che l'appesta ora ch'è virtualmente morto. » Cosi scrivemmo ; e, sperando in un barlume d'intelligenza e di percezione esatta della realtà nella maggioranza, aggiungemmo:« E alla calma, al lavoro, « al retto funzionamento del regime rappresentativo « si arriverà di sicuro, se la maggioranza sentira il « dovere di seppellire il cadavere in putrefazione. » Ebbene: l'intento è raggiunto, ma contro l'intenzione e la volontà della maggioranza, la cui inconscienza sbalorditiva serve soltanto a rendere più strepitosa la nostra vittoria. La Rivista. :ìas Biso~mnuatla'rinodirizzo di ~ vorno Diamo un largo sunto di un opportunissimo articolo del senatore Ugo Pisa - pubblicato nell'ultimo numero della Nuova .Antologia diretta dall'on. Maggiorino Ferrari11 - percbè, e per l'autorità dello scrittore e della - rivista in cui l'ha scritto, e per essere le idee consone a quelle espres3e dal nostro Direttore dell'Italia del 1898, ci sembra meriti esser rilevato;se non altro per mostrare che tutti gli uomini intelligenti e sereni erano d'accordo nel condannare l'indirizzo forsennato di governo del ministero Pelloux, ispirato dall'Eminenza Grigia Sonnino. LA REDAZIONE. « I dolorosi fatti del maggio 1898 erano dovuti piu « che altro al malcontento sempre crescente del < paese, acuito dall'aumento del prezzo del pane : « malcontento spiegabile in un popolo impoverito dà. « una lunga criBt economica, oppresso da ,un sistema

RlVISTA POPOLARE DI POLITICÀ LETTERE E SCIENZE SOCIALI « tributario ingiusto e vessatario, sfiduciato della ma- « gistratura e del governo; addolorato da una guerra « altrettanto impopolare qµ,anto inutile. · « Svanito dalle menti più serene, tanto più dopo « il giudizio dei tribunali militari e civili, il dubbio « che le sommosse scoppiate in vari punti della pe- « nisola, fossero l'opera di un piano premeditato, e « il frutto di un'organizzata cospirazione repub- « blicana, socialista ed anarchica », sorse logico e spontaneo il pensiero di colpire il male alle radici con una serie di riforme che valessero a scemare le sofferenze delle masse, e soddisfare i bisogni e la sete di giustizia, e di « studiate,. con proponimenti di restrizioni e mo'di- « ficazioni elettorali, con provvedimenti regolamentari, « intesi a ostacolare le libere discussioni pnrlamen° « tari. Quasi che, mutandosi il vestito a un infer-' « mo, si potesse senz'altro ottenerne la guarigione ; « quasi che, col tentare di coprire o di fasciare stret- « tamente le piaghe, senza medicarle, si potesse « sperare di emarginarle. . « Ma gli è ché tutto ciò non preme, e urge invece, « avanti tutto, di assicurare l'ordine pubblico, di im- « pedire ad ogni modo il progresso del socialismo, « l'avanzarsi dei partiti estremi ... » Ma, dato e non con• buon ~overno. Ma si . volle ricorrere a riforme d'ordine politico, prima di porre mano a quelle d'ordine economico ; d' onde le tris ti vicende parlamentari che affliggono ·il paese da un anno e mezzo, e che hanno reso pressoché sterile l'azione del potere legislativo ed esecutivo, e annullata ogni efficacia digoverno, sicché la nazione si trova coIl ModernoAtlante. cesso, che alla legge restrittiva, tosto o tar,- di, fosse pur mestieri ricorrere, è forse logi• coj savio riattare· il tetto prima di por ma• no al lavoro urgente! indispensabile per coh- ' solidare l'edificio ? , La Flotta e la Borsa in Germania. stretta agl' inconvenienti del regime parla- . men tare senza averne i vantaggi, e a subire le parvenze di un governo assoluto limitato \· ~ , ' ~ Tlf\-S' · · ~tii]i. Nel recentissimo 're· sponso deùe urne spie• ca l'aumento dei so• cialisti e dei repub• blicani, e per arre ... ·stare o almeno inde• bolire la loro propa• ganda non v'ha che convergere·ogni sforzo all' effettuazione delle riforme reclamate dal paese, che varranno, sia pure lentamente, a pacificarlo, a ravyicinare le masse alle classi dirigenti e alle istituzioni. Nelle discussioni di tali riforme, col retto funzionamento parlamentare, risorgerà quella utile, sincera di• di fatto soltanto al compito della salvaguarcliadell' ordine pubblico. E ciò, strano a dirsi, sotto l'azione di uno stesso Ministero, che, sorto per pacificare il paese ha finito coll'agitarlo ed eccitarlo maggior mente, 1111).- tando più volte i criteri di o-overno, per finire coli'appello alle urne su una questione cli regolamento della Camera. Malsrado il consenso della parte più assennata del paese che, cioè, « urgesse e s'im- « ponesse una serie di Dappbrtutto si dice che la Borsa deve portare la Flotta; ecco perchè suda tanto ! s tinzione di parti ti dal• la quale soltanto po• trà nascere un gover• no serio, illuminato e basato saldamente sulla maggioranza,· su- ' gl'interessi reali del paese, che, lavorando e producendo, chiede di progredire e pro• sperare. (Lustige Blatter di Berlino). « riforme economiche, sociali ed amministrative, si « fini coll'agire in senso diametralmente opposto »: coUeleggi e provvedimenti d'ordine politico sulle as• sociazioni, sulla stampa, sul diritto di riunione, come da ciò si potesse conseguire quel miglioramento ecoJ nomico e sociale reclamato dall'Italia odierna. f « Che più? a tali provvedimenti si volle annettere · « carattere di si urgente necessità da volerli appli- « cati di fronte alla resistenza di una parte della « Camera, con decreto legge ... » per poi dopo un anno ritirarli, sotto t'retesto di pacificazione degli animi, « per cacciarsi m un ginepraio di riforma re- « golamentare, nè discussa, nè regolarmente appro- « vata, nell'intendimento di prevenire ostruzionismi « futuri ». Forse che inancava la materia ad un'azione savia e riparatrice di Governo e di Parlamento ? No. Ebbene quel che doveva farsi si pose in non cale « per « ,trastullarsi con leggi politiche nè urgenti, nè ben « E' DUNQUE NECES· << SARIO OI MUTARE FRANCAMENTE, RADICALMENTE L'INDI• « RIZZO DI GOVERNO IN ITALIA ». Si lascino da banda 1 tranne che una urgente necossità lo esiga, le leggi politiche e s'inizi « lo studio e l'applicazione delle leg- « gi d'ordine economico s~ciale f..... . . , « La libertà non può scmders1 dalla g1ustiz1a;s~- << ciale dal benessere generale, senza correre 11 r1• « schi~ di esser travolti nel disordine, nelle :riv9lu- « zioni ; e queste, siano pur transitofie nelle loM << convulsioni e'siziau, oltre a costare moltb sangue! << spostano pure la ri~che:.zq,e a,nstanpi quqndp ~qtì « lo distruggono, il risparmio. Nort lo d1meht1chmo lè « classi dirigenti. » Nel prossimo numero pubblicheremo un esauriente è brillantissimo articolo di Roberto Mirabelli sulla Rap-' presentanza proporzionale, e uno di Benedetto Sdlemi-Pace sul « Dirlt.to di vivere» di Roberto Bracco,

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ADnnntl sul aDOlitica aliana i Cina . SuHa ..P?li_tica italiana in Cina ha dato il proprio parere 11Cr1spt. Ciò facendo ha dato un buon esempio. 11 perchè si vede subito. I/influe1)za che la volontà del paese può esercitare sulla pc;ltt1ca estera, ora come ora, noh può essere che indiretta. All'atto pratico, e nl-'lla generalità dei casi, q_uesta infl~enza è !1uJ:1a;talvolta, neJla migliore ipotesi, riesce tardiva e qumd1 soltanto riparatrice. Comunque si sia1 la volontà del paese è sempre condannata a contare per poco, perchè i trattati non si fanno con il con_, corso del J>a~lamento, e basta già un solo trattato per v:ncolare mt1eramente la condotta politica del parlamento e del paese, e quindi anche là dove in teoria di questa con- ?Otta pos~on? sembrare restati arbitri.Ma, quella qualsiasi mfluenza md1retta che la volontà del paese può esercitare sulla condotta della politica estera, potrebbe essere mao-- giore di quella_ che è, se in tempò ut,Je venissè prov:fcata a rendersi palese. E questo ha contribuito a fare il Crispi. E~li ha portato in piana la quistione dei nostri interessi m Cina. Ebbene, gli risponde la. piarrn! · E la piazza a me pare che dica più cose. 1. Là dove s1 massacrano degli italiani, e non vi ha modo di ottenere in via diplomatica che i colpevoli siano puniti e i danni ri_sarciti, bisog,,a che ci ,facciamo ragione da noi_ste s1. Il governo 1 - troppo spesso la piazza ha dovuto ri?ordarglielo, -: 1ci sta princi"palmente per questo: che rtescano tutelati la vita, gli averi ed i cliritti degli italiani all'estero, e l'esercito e l'ar~ata non hanno alcun altro scopo legittimo e confessabile all'infuori_ di quello cli garantire gli italiani contro ~iolenze stJ·amere. A questa !unzione t~trice degli italiani all'estero, governo, esercito, e mar1Da da molto tempo s01Vl venuti ~eno. Al C\1ilì, in Colombia,_ agli Stati Uniti, che dico, ID Francia, m Svizzera, in Austria, gli ita iani sono costrett! di pensare ai casi loro da per loro. Il governo · non li protegge. . Se quin~i or_a il governo sente il proprio dovere di intervemre ID Cma e di vendicare ivi i torti subiti da cittadini italiani_ e di provvedere a ciò che non si possano r11?et~re, la_p1az_zasaluterà l'o]:Jera del governo come un prmc1p10 di resipiscenza. Faccia presto, faccia bene, cioè ID modo da non doverct mettere le mani due volte! E p1:enda l'ab_itudine di regolarsi. secondo il precetto bibltc_o: occhio per occhio, dente per dente, ossia lincia, - dosi italiani in America, lasci linciare americani in Italia espellendosi un italiano dalla Svizzera, si espella un~ svizzero dalPI1al a, e facendosi una perquisizione e un arresto austriaco su nave italiana, facciasi una perquisi- ~1one ed un arresto italiano sn nave austriaca. Questa e_la r~gol~ della piazza. E' dunque la nostra cooperazione ID CIDa un punto sul quale può dirsi esseni consenso uni versale. 2. Ma,. qui finisce pure l'accordo generale. Al_tr_oe la_tut~la della vita, ~]egli a\·eri e dell'onore degli 1_tal1antali estero,_ e altro e cogliere il pretesto dei d1sordm1 ID Cma per rmnovare la politica megalomane, accrescere permanentemente le spese dell'esercito e dell'a1·mata, arricchi, e cantieri e fabbriche fornitrici stimolare ~ediante una stumpa prezzolata il chauvini~mo del pubblico, accentrare ii~ tempo di p_ace i poteri politici come occor~e che lo_s!an,o s~ltanto ID tempo di guerra, aumentare t mandar1m d Italia e mettere a servizio loro a Mi~ano o Napoli le forze che sembravano destinate per P~chmo e San Mu_n. 11 t~nore dello scritto del Crispi, gh argomenti suoi e quellt della stampa affarista Il guer· rafondaia, qualche discorso in Senato, autorizzano a ritenere che all'intento puro e semplice di tutelare il nostro diritto in Cina, si associano altri intenti. E la piazza non vuole essere distolta dalla ricerca di soluzioni per i problemi che sono il tormento delle masse in Italia da sciocchi miraggi di imperialismo africano orl orientale. ~ on già che le plebi italiane e coloro che le guidano siano tutti quanti ascritti alla le~a della pace eterna! i' essuna p_rofessione è stata esercita~ dal genere umano con m~gg1or11 costanza e frequenza d1 quella delle armi e non e. P:evedib1le il giorno i~ cui ciò sia per cessare. Le. plt>bt, m particolare, sono ricche di istinti atavici. l\Ia, in~ominciano ad essere i-J_luminate e quindi a non voler pm fare guerre che tornmo a beneficio esclusivo di una classe di affaristi, alla quale finora riuscirn di utilizzarne le forze. Le plebi a~cett_ano la guerra, se per esse vi sono delle spoglie. Ora, ID CIDa, pe: le plebi d'Italia queste spoglie non sono visibil'. ' 3. li timore che ora il mondo si spartisca in modo definitivo e mai più rivedibile, è una ehm ra. Spesso è stato spartito il mondo. Ciò non ha mai impedito che colui il _quale _a una divisione non aveva preso parte, non sape~se come mvocarne una nuova, il giorno in cui era pronto per prendervi !?arte. Cuba era spagnuola. Ora è ;lmeri~ cana. I tedeschi non avevano colonie, quando già ne avevan? assai i francesi. gli spagnuoli, gli olandesi, gli mgles1. Eppu. e, le cose ~t sono aggiustate • ome desiderayano glt um _e non <le~1deravano gli altri, il gio1·no in cm la Germa01a ebbe ricchezze e for·za sufficiente per farsi asco Itare. Dunque, se anche Russi, Inglesi, Tedeschi e F1·ancesi avesse1·0 adesso da dividersi la Cina, anche noi non saremmo imbarazz~ti n Ila ricerca cli un posto per noi sul nostro p1a!1eto, sia lì,_ sia altrove, il giorno in cni dispon~ss1mo dt argome~t1 veramente validi sui quali poggtare le nostr~ r1ch1e~te.Non occorre farci_prendere dal la febbre per 11 timore d1 arrivare troppo tardi. Troppo tardi, secondo _la fa~ola,n~n giunse che il poeta, quando 11 Signore d1v1sc i bem dt questo mondo. E anche a lui venne dato un com penso. 4. Gli eventi della Cina possono avere molti r·sultati ora del tu~to !mpre"'.edibili,~ di queste conviene clinon ragionare. Alcum r1sultat1 sono ID\·e.·e certi. Questi soltanto vanno .considerati. P1:imo Ira tutti è ovvio il se~uente: la Russia diventa, maggiormente d1 quello che già ora lo sia. una potenza mongolica. Per un secolo almeno essa avrà lavoro nell'estremo Oriente. Ne segue che diminuirà la sua press!one sull'Europa ed in particolare si affie\·olirà J'appogg10 _che essa fino~a ha p tnto dare. agli slavi dell'A.ustna e della pemsola balcamca.In que,10 sta per noi un grande vantaggio, diretto, imm_ediato. Occone forse cli spiegarlo •~ 5. Altro aspetto dell'attuale contatto con la Cina è questo. Là, dove nella spartizione della Cina, o nell'assegnamento di zone di influenza, sventolerà altra bandiera che non sia quellit inglese, il mercato sarà chiu-o per noi, come lo sarà per tutti, da colui che ne avrà fatto un monopolio. Sarà questo un danno i' Ecco qua: 1I mercato cbmese, come del resto moltissinii altri mercati, il brasiliano, l'argentino, ']Uello dell'India e del Giappone, ce li chiudiamo noi stessi con i nostri dazi protettori e con quelli fiscali. Volete vendere merci in Bra $ile?_ Ebbei:e, bi~o_gn~che ai brasiliani .sia lecito di pagarct. }[a, i bras1l1am soltanto con caffe possono !laldare i_·oro co,,ti, e caffè i nostri dazi non ci permettono di ncevere I Vc-lete vendere vino e tes,uti nell'Argentina? 1?bbene, _bisogna ".olei· accettare in cambio grano del1Argentma e cuoi e lana. i\la, g~·ano noi non vogliamo, e altra roba nemmeno! Volete Tendel'e in Cina? O te se siet" disposti a ricevere del riso, ciel thè e della seta I Altrimenti, che discorso fate col volere mercati! Mercati nei quali si venda senza essere pagati non occorre anelarli a cercare in Cina. Sono notissimi a ogni contribuente italiano. Ravvi qui un punto che è fondamentale. Se !"Italia vuole vendere all'estero, bisogna che sia disposta a impo~tare merci estere per uguale valore. ~e poi essa preferisce d1 proteggere 11 mercato nazionule con dazi, e quin<i impedisce, ne'la misura in cui la protezione è efficace, merci estere a essere comperate dall'ltalia, essa non può vend_ere all'estero. La prot.ezione accordata, p. e, alla fabbr1caz1one dello zuccher,l in Italia, diminuisce l'esportazione_ di quegli articoli italiani con i quali si pagavano gh zuccheri provenienti dalla Germania, cioè, l'esportazwne per la Germania di prodotti ao-ricoli, ve eetali e a11imali. 0 - Se abolissimo i nostri dazi pro'.eltori, avremmo subito una esp rtaiione notevdissima, cioè, avremo un mercato estero dei più ampii a colpo sicuro e senza muovere una sola nave da guerra. L'Europa intiera, ad eccezione dell'Inghilterra e dell'Olanda, ma tuttavia in misura assai varia .e quindi con risultati di\·ersi, teme l'importazione di merci estere ed è desiderosa di vendere le proprie. All'Estremo Orienta P?,t l'En.ropa ha acconsentito :prestiti _vistosi, come prime gia aveva fatto con l' Argentma e ti Brasile. Or bene 1

l i1 ri J l ,J r , RIVISTA POPOLARE DI POLITICA Ll!..'TTERE E SCIENZE SOCIALI come vut>lsi che l'Oriente rimborsi i prestiti avuti, o su di essi paghi gli interessi ~tipulat ? L'Argentina ed il Brasile -finirono per venire meno ai p•oprii impegni, più . per colpa nostra che per colpa loro, non riuS"cendo a farci acpettare le loro merci. E cosi sarà pure del Giappone e della Chma, se l'Inghilterra e gli Stati-Uniti non serviranno, con grande be11efìzioproprio, Ja intermediari per il commercio europeo. Ma ciò suppone che l'Europa sia disposta ad acco&liere almeno me, ci inglesi e mnci ame-· ricane in quantita adeguata per il pareggio dei conti. 6. Ma, il mercato cinese, anche se a noi italiani non fosse chiuso per fato nostro, cioè, in virtù delle nostre dogane, resterebhe ancora tale per il genere di prodotti che chiede all'Europa. In l ina ora si import 1110 e.apitali, e no , già lavoratori comuni, o articoli di consumo europeo quali noi produciamo. . Possiamo noi esportare capitali, là dove a noi mancano in casa-~ . Lavoratori e capitali pos• sono bensi combinarsi in proporzioni svariatissime, ma hanno le diverse com· binazioni anche una fecon• dità diversa Or bene, nel!:) combinazioni che in Italia si fanno tra capitali e lavoratori, ciò che ognora è deficiente è il capita].., ! Dove questo può essere aumentato, cresce il rendimento della combinazio11e.Ebbene, vorremmo forse ancora , ssottigliare il nostro capitale, e quindi accrescere l'offt'rta di lavoro, relativamente gi\ esuberante e dete1·minare una diminuzione nella produttività nazionale t Ora. c ò seguireb e si· cnramente ,e andassimo a costruire ferrovie, acquedolti, case, opifici in Cina? Nessuno creder/i che in Cina noi possi;Jmo avere un mercato per i nostri braccianti, essendo la Cina essa medesima forte espor• tatrice di braccia e pift densamente po, olata in molte regioni, di quello clie lo sia l'Italia. prese metallurgiche, edilizie, agricole, case vinicole, case che Ja,·orano in olii, fabbriche di zuccheri, cotonifici, società marittime ecc ecc. sono dovuti tutti quanti a largo eone Jrso di capitale estero e questo capitale ha avuto bisogno ed ha ancora bisoe-no di essere manwrato con il concorso cli tecnici strameri. In che mai, dunque, può consistere un·nostro interesse cirnise? 8. Tutti cofnprendiamo che può esservi un interesi,e militare a ciò che da noi si prenda una parte ampia alla sistemazione della Una e comprendiamo pure che potrebbe esservi un interesse politico se determinate condizioni fossero reali:s:sate. Le due cose sono ben distinte. Il nostro esercito sente vivo il desiderio di rifarsi dell'onta di' Adua. E questo è bene. Ed il desiderio dell'esercito è secondato da una a• spi1·azione latente in tutta la nazione, la quale non può rassegnarsi alla assenza assoluta, costante, di gloria militare. Prima che ciò possa mai essere, il carattere nazionale dovrebbe essersi spezzato, come può spezzarsi quello di un individuo che già da fanciullo in iscuo• la e poi da adulto nella vita, ognora fosse stato sconfitto e avesse finito per persuadersi di non poter in nessun modo valere quanto valgono gli altri e quindi si fosse rassegnato a scegliersi spon • taneamente ovunque il posto più umile, anche prima che gli venga assegnato dalla forza dee-li altri. Tra• ducesi anche III danno economico l' opinione, diffu · sasi all'estero, che gli italiani o non si battono o si battono con insuccesso, Se i nostri braccianti vo• gliono emigrare temporaneam~nte, l Europa è per loro un mercato assai più vantag(sioso di , gni altro in rag1,111edei salarii elevati, della vicinanza e quindi Andare nella Cina 1 ma credi tu che non ne abbiamo abbastanza in casa nostra di corlini da combattere ... e senza spargimento di sangue. Ma, si persuadano pure i nostri generali, che i brevetti della loro capacità non basta più che ci vengano da Creta o da Sammun. In Cina non c'è gloria da raccogliere; c'è, tutt'al più, dell'avanzamento da consegtiire, dei soprassoldi da richiedere e sovratutto ci sono delle spese da mascherare, affìnchè il paese non si accorga che non è provveduto ali'armamentonecessariodei dodici corpi d'armata e che va ricostruita la flotta, se vuol,i che ques·ta possa navigare, e se non si vuole che, tenue spesa di trasferta, e della sicurezza degli averi e della vita. Se poi vogliono emigrare in modo permanente, offresi loro terra in proprietà nell' .A.rgfmtina, e nel Brasile, in mozzo a connazionali e a gente amica. 7. La ina importerà tuttavia, tra non molto grande copia di uomini dall'Europa e dall'America; ma, saranno dei tecnici, cioè ingegneri amministratori, negozianti e medici. Cc,storo saranno richiesti dalle imprese che i capitali europei avranno iniziato e da quelle analoghe che il capit,ale chinese fa .. à sorgere Or bene, al collocamento di questi tecnici non è di ostacolo il non aver preso parte alla conquista e al riparto delle spoglie. Vedremo i belgi, gli svizzeri e gli olande i trovare impiego alla pari dei tedeschi dei francesi e degli inglesi. I iuttosto, fuorchè per gli ingegneri e pei medici. (• da temersi che i tecnici siano ancora scarsi da 11oi.Commercianti, ammhlistratori. ancora s'importano dall'estero in Italia. C,ò accade su scala cosi vasta che certi quartieri di Milano hanno ora apparen a più tedesca di qoello che fo1 se l'avessero al tempo degli austriaci e che case tedesche, svizzere e francesi si vedono numerosissime -fino in Puglia ed in Sicilia. I consigli d'amministrazione di ogni grande società industriale o commerciale contano fra i loro membri un buon numero di forestieri. Banche, ferrovie, tram vie, im- (Pasquino di Torino). in caso di guerra, faccia la -fine di quella di Spagna. Ora. il paese npn intende di reg:olare le esigenze dell'esército e deli'armata senza rendersi conto di ciò che fa Oramai è convinto che con la spesa attuale non può darsi l'occorrente a più di otto corpi d'esercito e che se sono dodi • ci lo sono affìnchè l'Italia possa avere più generali di quello che il PaJ_.,a ha carainali. il paese vuole coJJsolidata la spesa attuale dell'esercito e f ,re sì che l'esercito esista per il paese, e non già il paese per l'esercito. Similmente per la marina. Il paese non vuole subire spese, che d'altronde è pronto a discutere con le carte in tavola, trascinatovi, con bende sugli occhi e mentiti obiettivi 1 da una camarilla di ufficiali, di fornitori e di forcaiuolt. Il paese è pronto a ogni sacrifizio per un servizio pubblico. Non è invece disposto a farsi cavare sangue da affaristi. Il paese non è ostile all'esercito o alla marina ; anzi, fa nppello a quanto v'ha ancora di buono e di vita e nell'esercito istesso, affinchè in esso si ritemprino i caratteri, demoliti da 30 anni di « note caratteristiche ) clandestine, da organizzazione loyolesca, da favori'ismi indecenti, da ozio e ignoranza. Ma il paese vuole che cessino l'esercito e la marina di essere una società per azioni, fradicia quanto la Tiberina o la Banca Romana, e non vnole abboccare all'amo della emis;ion'3 dell' im• presa cinese,

RlVlSTA POPOLARE Dl POLTTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 9. E' probabile molto che in Cina nulla si spartisca.~ ~ 10. Qui invece premono alle plebi d'Italia guistioni. che La gelosia delle potenze che hanno reali interessi nella hanno un interesse assai più immediato e vivo; ricorCina, porterà a questo, che se benefizi speciali vi saranno,1 diamoci che vogliono il pane e il sale più a buon meri:lovranno esser limitati. e che probabilmente tutto si ri- cato; che non vogliono pagare imposte a propr:etarii durrà a rendere sicuro il transito di uomini e di mezzi fondiari e a industriali, ma soltanto allo Stato; che in una parte del grande impero. "' vogliono siano servitori, e non già p_adroni, i fonzionarii La spartizione in zone d'influenza di un impero come pubblici; che domandano s1 sopprimano I mandarmi quello cinese, se potrà mai farsi, non potrà ad ogni prima in Italia e poi in Cina; che temono assai più lo modo riuscire di primo acchito. Si consideri in quante · Tsung li yamen di Roma che quello di Pechino ; che riprese si è dovuto procedere alla spartizione parziale già sentono approssimarsi l' ingente carrozzone delle della Turchia, quanto tempo ci si è messo, quanto in- ,;onvenzioni ferroviarie e certi trattati di commercio che completo e provvisorio sia il regime ivi creatosi, e da ciò potrebbero convincerle che meglio vale morire in campo si giudichi delle difficoltà che si oppongono ad una di- aperto e lotta virile come bande di hoxers, anzichè di visione anche soltanto commerciale della Cina. tisi, rachitide e pellagra come proletarii d'Italia. Benefizi speciali potrebbero ora conseguirsi soltanto nel caso in cui la posizione e le forze di coloro che si disputano la preda fossero molto, disuguali. In questo caso il nostro· concorso da una parte o dall'altra potrebbe avere pregio e dovremmo prenderci un compenso adeguato. Se non è così, ogni cosa è differita e giungiamo in tempo quanto più e meglio ci presenteremo all'ora nostra, scelta e preparata da noi stessi. D'altronde tra le cose possibili v'ha pure questa, che la lotta militare con la Cina, anzichè accrescere le rivalità politiche tra le nazioni europee, riesca a mitigarle e spinga un passo più avanti il problema di una federazione europea. Su di che tuttavia deve parere ·per ora prematura ogni speculazione per chi ha coscienza della lentezza con la quale si svol~ono i fenomeni di integrazione politica. Così pure non e il caso di gloriarci :fin da ora che l'azione delle potenze europee in Cina sarà un'opera civilizzatrice. Potrebbe anch'essere, come già fn, un'opera di deteriorazione della civiltà. In Cina l' ostacolo al progresso sta nel governo cinese. I cinesi già alcune volte tentarono di riformarlo o di liberarsene, e i rivoltosi fu. rono abbattuti da potenze europee. Alle potenze europee può convenire oggi, come convenne altra volta, di intendersela con il governo cine 0 e, anzicbè con le popolazioni, se il primo è più maneggevole del secondo e rende più facile il conseguimento dei profitti. Se quindi in Cina si. vada a fare opera di civiltà o di barbarie e di sfruttamento, è cosa che resta a vedersi. 10. Non manca chi s'interessa alla quistione cinese per prevedere gli effetti economici e morali che avrà il nuovo e intimo contatto tra quella civiltà e la nostra. E' una quistione codesta elegante, più di molte altre, ùi equilibrio economico, prima turbato e poi ripristinato. Il meglio è di lasciarla nelle scuole, come ivi si lasciano le quistioni di astronomia o quelle clibatteriologia, perchè il pubblico non ha e non può avere preparazione adeguata per intenderle. Il pubblico non ha nemmeno quel grado di cultura specifica che basterebbe per metterlo in grado di scegliere tra il vero e il falso che in proposito potesse venirgli esposto. Desso è quindi costretto a regolarsi in ragione della fiducia che ha in coloro che della quistione hanno fatto oggetto di studio, co;ì come procede chi, essend·o ammalato, sceglie un medico, o avendo un litigio, affida i proprii interessi ad un av,·ocato. Il timore che più comunemente si manifesta nel pubblico è quello di un allagamento dell'Europa con merci cinesi, che suppongonsi prodotte a minor costo delle nostre in ragione cli salarii bassissimi e di risorse naturali immense in forma di carbon fossile, petrolio, ferro e cadute d'acqua; e l'altro pericolo che si paventa è quello di una invasione di molti e molti milioni clioperai cinesi più sobrii, più modesti nelle loro esigenze, più proficui e più resistenti al lavoro degli operai europei. Entrambi questi pericoli non esistono. Le ragioni per negarlo non possono formularsi e discutersi qui. Ma, può invitarsi chi questi pericoli prevede, di domandare a sè medesimo, se l'occupazione delrindia per parte dell'Inghilterra non sembri un caso analogo a quello di una ipotetica occupazione della Cina per parte di potenze europee, o se il contatto economico stabilito da molto tempo tra l'India e l'Europa non sia un caso analogo a quel contratto eco• nomicamente più intimo che ora sembra in procinto di stabilirsi tra la Cina e l'Europa. E allora dicasi se i rapporti economici avuti con l'India siano stati un disastro o una fortuna per l'Europa. La frase" il pericolo giallo,, non è altro che un grido di battaglia protezionista (1). (!) Leggasi sull'argomènto l'articolo sulle rivalità interna- :1ionali in Cina, pubblicato dalla March. E. L'eviti Demarco nel Giornale det;li Economisti, fascicolo di dicembre 1898. MAFPEO p ANTALF.ONI. Deputato al Parlamento. Nell'estremo Oriente. (Notizie e giudizi americani) Crediamo che i nostri lettori ci saranno grati del riassunto che loro presentiamo di alcuni articoli, eh~ la più implrtante rivista americana - The NorthAmer,can Revieio - ha consacrato, nel numero d1 maggio, al prob1ema di tanta attualità dell'Est.remo oriente. J'lfichailoff vi si occupa della Grande ferrovia siberiana. Se ne cominciò a parlare s·n dal 1850; ma si deve all'enero-ia del ministro Witte se i progetti sono in gran par te r~alizzati materialmente Nel primitivo progetto i diversi tronchi di ferrovie a partire da Chelyabmsl11 ad Omsk, da Omsk ad Irkutsk. da Irkutsk a Mipovaya, da Mipovaya a Stretensk,. da Stretensk a I< harabarowka e da lCharabarowka a Vlad1vostok dovevano percorrere 7533 chilometri. Colla concessione ottenuta dalla China di attrav rsare la Manchuria, fu abbandonala la linea c'ell'Amur e si accorciò il percorso di 5~0 chilometri .. La ferrovia sarà completa nel. 1902 non essenc'o_v1 attualmente da terminare che la lmea della l\Ianchuria. Il più grende risultato sin~ra o_ttenut_o è quello dell'aumento nel numero deo-h 1mmio-ranti: furono sotto 50 mila nel 1890 e supl'-r~rono i 2()0 mila nel 18HI'. Tutte le altre specie d'industria ed di commerci sono da sv1lup: parsi; il granò siberiano comincia a prendere la via dei mercati stranieri; ma il suo sviluppo è stato_ troppo_rapido per le risor_se dell~ linea; cos_ì,nel 1898, 11materiale da trasporto fu msuffictente per p1n dt meta del grano pronto per la esport.azione . .Attua 1mente c'è. una sola Jinea; ma in dil ci anni sarà pronta la seconda. L' America può prepararsi a fornire la mf<ggior parte dei 96~1 milioni di chilogrammi di rotaie, che occorreranno, delle macchine e dei c rri. La maggior parte dei viaggiatori e delle merci Mll'avvenire prender anno a preferenza la via del~a S1heriana per l'Estre_mo Orient_e. Anche adesso è p1u )Jrev_e, quantunque la lrnea ron ~1a tut·a completa. li_ v1ag:g10 da Pario-i o Londra alla Chma o al Giappone rn pnma classe c~sta L. J.EOO; sulla siberiana si spende da 8Ju a 950 lire. Jn un altro articolo è il signor James l\Jardoch che si occupa c'ella posizione della Russia e rlel Giappone nell'Estremo Oriente. In quanto al Giappone si osserva che mentre i suoi armamenti hanno raggiunto un alto grado di efficienza, lascia molto da des:dr rare lo sviluppo interno del paese. C'è maricanza di capitale e di direzione tecnica neffiudustria; le comunicazioni interne sono incomplete, ed lè molto b!l6so il livello dell'educazione, Gli sforzi dei riformatori giapponesi sono volti sopratutto alla difes·a del paese anzichè allo sviluppo interno. Nella Jotfa nell'Estremo Oriente la flotta giapponese è il piimo fattore. Quest'anno il Giappone avrà una flotta di 220,COO tonnellate circa, mentre la Russia, se non manda altre navi nell'Estremo Oriente, non vi avrà che 85 a 90 mila ton, nellate. L'esercito dopo la guerra colla China ~i è a%ai sviluppato, e alla fine del 1898 vi erano 120,800 uom1m sotto le bandiere, 4520 allievi nelle scuole militari ; 115

R VISTA POPOLARE DI POLlTICA LETTERE E SClEN2!E SOCIALl mila uomini nella: ptlrrl'à dse'l'Vll e 75,' 00 nella seconda. O_ggi sul. piede ~i _guerra sì p-ossono trovare non meno ·d, 8,0 mila uomm1. Le :finanze del Giappone sono bene amministr te ed essé! hà una rìsena di guerra di 5 miJioni di sterline. Le sue risorse finanziarie immediate sono sufficienti per una campagna improvvisa. Le forze della Russia nella Siberia Orientale arrivano a HO mila uomini. La controversia tra la Russia e il Giappone concerne la Corea, e non si tratta semplicemente di una preponderanza politica. Il Giappone ha bisogno di terra per la sua soprapopolazione e crede che la Corea possa I astare per 10 milioni d, i suoi uomini. La lotta per la Corea è, perciò, una lotta per l'esis1enza. L'occupazione della Corea da ·parte della Russ·a sarebbe fatale al Giappone; e viceversa. I rapporti tra il Giappone e la Russia rispetto alla Corea sono regolati del protocollo di Nissi - Rosen del 1898. In forza di quel trattato il Giappone ha sviluppato una grandissima attività nella Corea in contrasto coll'apatia mostrata nel trar vantaggio m China dal trattato di Shimonoseki. Sino a quando il Giappone sarà libero di sviluppare i suoi legittimi interessi nella Corea, e sino a tanMa quantunque l'interesse di tutte le potenze dovrebbe essere quello di rispettare la China, pure le reciproohe gelosie potranno riuscire a conseguìre lo soopo opposto. . * * * U dott. Raid non previde che gli stessi Chinasi, pel momento, colla insurrezione dei Boxers, si sono dati la premura di sviluppare la solidarietà tra le potenze eu, ropee accelererando i./?'ravi avvenimenti che da tempo si vanno maturàndo nell Estremo Oriente. LA POLITICADELLAGERMANIA E LA TRIPLICE ALLEANZA (Ricordi, colloqui ed osservazioni), Adolfo Thiers, in un suo celebre discorso, con quella lucidità che distingueva la sua parola, il 3 Maggio 1863, gridò al popolo f~ances~ c~e la Pru~- s1a commc1ava a diventar pericolosa. Per scongiurare il pericolo i o che sarà rispettato il tratto di Nissi Rosen esso sarà tranquillo e soddisfatto. Il Napoleonedel Sud Africa. prussiano, egli invocava fin anco i trattati del 1815. Bisogna leggerlo ancora quel discorso, al quale tre giorni dopo Napoleone III rispondeva con tanto disprezzo, per avere una esposizione completa, ed una idea chiara clell'opera tedesca. * * * Il reverendo dott. Gilberto Reid si occupa delle Potenze e della spartfaione della China. Gli interessi relati vi alle singole potenze sono i seguenti. , La posizione del!' Inghiltm·ra è stata indebo• lita dalla sua incertezza tra la politica della porta aperta e quella della sfera cl'infiuenza. l capi della China intanto ten• tano di liberarsi dalla influrnza dell'Inghilterra. che sappiamo troppo occupata altrove. La Russia sospetta dell'Inghilterra; e questa di quella. E' una allucinazione il credere che la Russia aspiri alla conIL MARESCIALLR!)onERTS: Soldati, non sono le migliaia d'anni delle Piramidi di Egitto, ma delle c~ntinaia di milioni di lire sterline che vi contemplano. Sono passati circa quaranta anni, appena il tempo necessario alla maturità di una singola creatura umana : e quaranta anni sono stati sufficienti per Io sviluppo, pieno, maestoso, di una nazione, di un popolo. Tre anni dopo il profetico discorso di Thiers, si aveva Sadowa, e la politica nefa- (Humoristiche Blatter di Vienna) quista dell'intera China o almeno della China settentrionale. La lì.ussia preferisce di avere un v1cmo pacifico come la China, anzichè un rivale intraprendente come la Germania o la Gran Brettagna. I ru~si non hanno una grande attitudine nel commercio e i.ella diplomazia; ma essi hanno una gran fede nella Provvidenza, che li aiuta. La Francia non ba veri interessi commerciali in China e non ha che l'in•eresse dei missiona,·i ; essa rassomiglia alla Russia nel non desiderare la sparìizione della China. Essa, oltre che i suoi interessi nel Sud, ha una grande influenza a Pekino, ed è la maggio1·e interessata nella fenovia Pekino-Haukou, ch'è quasi terminata. Il map-giore pericolo , iene dal quartiere della Germania. L'aggressività dei teéleschi e la turbolenza dei Chinesi di Shautung costituiscono il maggiore pericolo per nuovi massacri e per una conseguente espansione della Germania. Gli Stati Uniti correranno pericolo nei loro interessi se la China venisse smembrata. La politica dell'America più che ad ogni altra dev'essere favorevole a quella della porta aper:a; perciò deve mirare a mantenere intatto il Celeste impero. L'interesse del Giappone non meno di quello della stessa China e delle potenze europee è quello di mante• nerla intatta. Come nazioni orientali Giappone e China stanno insieme e lo smembramento della seconda può .produrre la decadenza del primo. tenza dell'Austria rotta. sta del 1815 era finita, e l'opera di Metter - nich distrutta, e la poSette anni dopo Sedan. E con Sedan, la nascita fe. lice dell'impero tedesco. Ai primi giorni del 1872 Francesco Giuseppe, sciolta la dieta di Boemia, veniva per aiuto e consiglio a Berlino. L'Austria non si infeudava - come un pubblicista francese pretende - alla Germania : l' Austria riconosceva la necessità degli avvenimenti, e per l'amicizia della forte vicina, sperava un sollievo alle sue lotte interne. Che cammino trionfante, da quel giorno, per il giovane impero ! Cammino percorso a passi da gigante, senza interruzioni, in una attività febbrile ma non tumultuosa, con una sicurezza ed una precisione mai vista! Ah, io ascoltavo, una di queste sere, la solita lezione cli economia politica, in una delle grandiose sale della Università cliBerlino, affollata di uomini e donne, di russi e francesi, inglesi ed americani, italiani e giapponesi, e fremevo di ammirazione I Ancora rivedo il Prof. Schmoller, sulla piccola cattedra, che a conclusione del suo discorso, e con un orgoglioso entusiasmo, gridava ai suoi uditori: - Noi tedeschi possiamo guardar con fiducia l'av•

228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI venire: cento anni or sono, eravamo un povero-popolo di contadini, di pensato~i, di poeti, in piccoli stati, privi di ogni mezzo, cd oggi ~n grande,. un po_tcnt? impero, il cui ben?ssere,_ l~ cm _grande rn_dustr1a, il cui esercito la cm amnumstraz10ne, la cui potenza, la cui forz; ha superato ogni aspE-Hativa. Si, noi possiamo esser superbi ~ contenti! (la wir lwennen heuie stolz u. dankbar sem! !) . ... * * La evoluzione sociale della Germania, darebbe occasione ad un Bagehot, per un nuovo voll!-mc sulle Lois scientifi.qties clii déoelopp_em~nt des ~çittons. Co- -loro ai quah fu affidata la direz10ne del! impero, ebbero una idea lucida, chiar~ della via da seguire, ebbero anche più netta la mèta. da raggiungere: popoli e reggito:i ~i c~mprcsero_ e l'azione fu una, coordinata, come il pensiero e la idea. In questa comunione, forse unica nella storia, tutto, politica, arte, scienza, religione, fu fatto conv~rger? allo scopo: niente ando perduto, perché__0~1~1 attività venne sviluppata con una tendenza, chrei innata, di servire, preparare, aiutare !a evoluzione ,della patria. • Or bene, partendo da _codeS;tapr?messa, a mc p_a:re, che si possa avere la mterpi;etaz1onc della pol1t1ca tedesca, dal 70 fino 3:d oggi, e si possa prevedere, nei limiti del possibile la futura. t certo che uno sviluppo economico 'éome il tedesco non poteva fare a meno della tranquillità inten;a ed esterna. La Francia con la sua réoanche e la Russia, erano gli spettri che turbavano i sonni del Principe cli Bismarck. Ecco la origine. madre deJla Triplice. . . Sono bene ing?1;1uiq~1e$li L~omi_n<ili stato, i q~1al_1. , cantando su tutti I tom che I Italia dopo lo schtaf-lo cli Tunisi non poteva restar sola, mostrano tan_ta O'ratitudine alla nostra alleata. Il cancelliere di ferro, ghe ad un suo vecchio amico affermava clinon aver nessuna fiducia nell'Italia, la quale aoeoa nel 6G tradito la Pmssia, non era cli cosi facil cuore! Era invece il suo progetto, che, per l'occasione, trovava finalmente la sua piena realizzazione. Kon più. AO'giungete: il rinnovamento nel 1887 fu apertamente desiderato da Bismarck, che lo fece annunziare prima che fosse compiuto, mentre Robilant affermava la nessuna utilità della infeconda alleanza. Ricordate dippiù che nel medes:rno tempo il Reichstag approvava la legge per il _settennato mili~arc. La p~- litica tedesca era chiara: isolar la Russia (1), assicurarsi, per quanto. era possi~ile, da qual~he colp? cli testa francese : ridurre ogm preoccupazione al minimo, riversandola su altri. . . La Trp lice aveva dunque, per 1101, uno scopo difensivo nel caso in cui fossimo stati attaccati, ed una utilità futura ed incerta. · La Germania ricavava, invece, una utilità certa e presente: senza l'assicurazione che le veni va dalla Triplicò essa non poteYa continuar l'opera. E l'opera è stata' veramente titanica. Bisogna venir qui per osservare ciò che un popolo può e sa fare. In un breve volgere di anni la popolazione agricola che rappresentava 314 della popolazione totale, è rillot~a ad _1[4. In InO'hilterra fu - nel 1887 - gettalo 11 prm10 ()'rido cl~llarmc. e si ebbe il lvlare!tancliseJ1ar!.:s-.Ael, ~he comminava: una pena a tutti q11ci negozianti, i quali vendessero mercanzie importate ctall'est.ero, spacciandole per indigene, e che obbltgaya alla marca (1) Janiais, t<mt g_iieje semi le ma1tre, je ne perme_ttrai <Ì la France cle contracter ww alliance nvec lri Russie. Je ne me résigncrai pas cì 1·ester entre (leux ennemi. - Parole di Bismarck all'ambasciatore francese (1879). cli origine: Jlacle in Germany ! E la legge appunto contro la Germania era diretta. Allora fu necessario il supremo sforzo. · La politica cli Bismarck, .all'interno spccia~me_ntc, cominciò a mutar via: furono fatte concess10111 al Centro, e senza andare a Canossa, fu chiamato arbitro il papa in una questioncclla. Si neghi pure che la Triplice permetteva al)a Germania di non concentrare tutta la sua attcnz10ne al cli là dei Vosgi: è certo che la Triplice ha assicurato la pace. . . · . . Codesta pace utile al mondo, utile a 1101, era ed e stata necessaria, vitale per il popolo tedesco. Senza codesta paoe esso non vedreb(Je . la sua esportazione aumentare anno per anno c:11mrca 250 milioni di lire mentre l'Inghilterra vede diminuita la sua; senza cdclcsta pace il capitale tecle~co, la banc~ tedesca la speculazione iedesca, le navi tedesche, 1! lavoro tedesco non avrebbero invaso l'Europa, l'America, l'Asia e l'Africa! . . . Sembrò che gli Itali3:111a.vessero ape:to gl! occhi, quando Francesco C~1sp1, nell'.1 sua 111terv1sta co! conte Caprivi, parlò cli Zolloer_ein. 11 succoosore di Crispi si affrettò a rinnovare _11tratta_to,. senza toccare più la questione cconom1c3:. In fat~t pc! tratta~? di commercio del !)2 la Germarna non ct concede pi u di quello che concesse più ta~cli alla Svizzera, alla Serbia, al Belgio, alla Rumem~ (Genn. del 9-1). La nostra csportazion~ agricola a~~ebl~c _dovuto meO']io essere incoraggiata, con fac1ltLaz1orn maggio~i. Le statistiche sono li a provarl?. Eppu:e ~h~ cosa non ha detto la stampa tedesca m rlucst1 ulturn giorni! . , . . . . Escluso il fatto degli armamenti, la I riphce v~111 v~ e doveva essere sopportata solo perchè: d~to 11_sistema delle alleanze, non conveniva all Hal1a, la 1solazione, e, date le nostre relazioni con la Francia, e la tradizione inglese. l'unica e possibile alleala era la Germania. . E ciò sebbene le Amburger 1Vachri~ltlen (legg! Bismarck) confessassero che « le garanzic le qu~li in caso cli auerra la Triplice poteva dare all'Italia non fosscro 0 sufficienti (1). » Per l'Austria la cosa era diversa, del tutto diversa; essa ricavàva e ricava utilità presenti e politiche dalla alleanza. Dopo il trattato cli Berlino il dissidio fra l'Austria e la Russia si è fatto acre. . Come 1'rancesco Giuseppe aveva un tempo 111co~ raO'O'iato il risveO'lio della nazionalità tedesca, cosi poig dopo la Ru~'3ia _in~ominci? a vendi_carsi ~rn1and~ in nalizia i Ruteni, mc1tanc!o m _Boemia ~li Czech1_ e nell'UnO'hcria ()'li Slovern, attizzando gli och dei o o . "·f . . Serbi. dei Croati contro 1 lv ag1ari. Sofo la Gern;3:nia P?teva limitare l'azione della Russia; e non c e clubb10 che fino ad ora essa non l'abbia l'atto \2). og·ai forse il criovane Imperato,· et Re;,c ha mago o . l I I. li L gior motivo di occuparsi oc suo v~cc uo a e3: o.. « L'Austria è molto ammalata», clicono che 11 triste discendente di Absburgo abbia detto a suo giovane vicino. . In tutte le riviste si discute lo sfacelo e la pross1!11.:1; fine della monarchia Austro-Ungarica e delle sorti_ d1 Trieste. Ah, se il principe di Bismarck avesse _ud1t~ il formidabile ()'rido che si ripercuote nelle vic cl, Vienna Los otn R~m; se avesse_ se;1tito_gli i_n_c?raggiamenti, e la comp!acen7;a _dei. circoli , pol1t1c1 te~ deschi, se avesse vista I att1tud111e clell ltnperatorc (1) Faccio not11re queste 111~rol~ q~alche pubbl_icis~~ tecìesco, che parla <li beuefiz1, 111 a1ut1 presel?t1 e fu~uu. (2) Dice un pubblicista fr3:uces11: Ln R_ussie est ~ip~~- mati,znc11wntrécliiite à l'ùnp·1iissance. (Debidon r: .Thstoii e cliploincit-iqne cle l'l!Jnrope). I

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