RIVISTA POPOL.A~E DI POLITICA LETTERE E SCIE'N.,ZE SOCIALI soffre pei dolori di tutli,_ e fissa _gli oc?hi con un ideale.un commerci~ ignorante, con~ervat~re e imp~rialista: sia pur lontano, ma Iummoso, d1 bonta ?ss~luta, ,e ad e Cn?mberla!n le domanda d1 c?mb1a~e la tathcn comesso intendendo con tuLte le forze dell anima. L uomo merciaie e d avere un commerc10 sapiente, mentre essa forte è l'uomo giusto e buono. (Rivista Moderna di cut- non_sogna che. violenza. Ma è come dii-e a un pesce di tura 28 febbraio). aprire le sue pmne e volare. Un popolo non può essere ' ad un tempo imperialista e commerciante, e cioè operaio Victor Berard: L'Empirismoinglese. L' Inghilterra in della pace e della concordia umana, servitore dell' utiquesto ultimo secolo é stata sempre meno pensosa del liLà e della scienza internazionale, conciliatore di tutti sapere, ha avuto sempre meno simp_alia per: gli scien- gl' intere3si. Tra i bisogni della guerra e i lavori della ziali, é stata sempre più diffidente dei metodi e delle teo- pace bisogna scegliere. - (Revue de Paris - 1 Aprile). rie sc:entifiche. Unicamente guidata dall'esperienza personale, é giunta a mettere in questa sola esperienza la sua speranza e la sua regola. « Leggere un sacco di monete» diceva già Burke alzando le spalle; e, da Burke a Balfour, la nazione ha avuto sempre un debole pei detrattori ~el :·aziona!ismo ~cientifico, pei pr:o·_curatori e avvocati dei vecchi errori, del vecchio spmto e della vecchia fede. La rinnovazione che abbracciò tutte le industrie durò due o tre generazioni, ed ebbe il suo massimo sviluppo nel 1830; ma da allora la fede e l'ardore riformatore perdette il suo impero in Inghilterra. Generalmente parlando, si può dire che l'Inghillerra, in 11uestomezzo secolo, ha prodotto la sua parte, la sua larga parte d'utili e grandi invenzioni, ma l' ha dovuto soltanto al caso, alla fortuna inaspettata, e, il più delle volte, immeritata di alcuni individui. Ma la paziente ricerca e il metodo scientifico non ha presieduto a uno sforzo continuo degl' individui o delle comunità. L'Inghilterra non h'a avuto né un Pasteur, né un Edison, benché, nelle due scienze create od applicate da questi maestri, sia stata proprio essa che abbia aperte le prime strade. Giammai la classe industriale ha avuto il bisogno di estendere le sue conoscenze teoriche e pratiche. Proprietaria o vicina dei grandi mercati di seta - India, China, Giappone - essa non ha tentato che ultimamente di penetrare i misteri della seteria, ed è restata tributaria di Lione, Zurigo, Milano o Crefeld. Similmente proprietaria o vicina al Capo delle grandi miniere di diamanti, detentrice a Londra del gran mercato del diamante rozzo, non ha ancora imparato a tagliare questo diamante, di cui le sue oreficerie di Birmingham vendano tanti milioni alla loro c!i.~ntela indigena o coloniale, ed è restata t1·ibutaria dei tagliatori belgi, olandesi o della Franca-Contea. TuLto ciò che esige una mano d'opera abile, ingegnosa, artista o sapiente le é antipatico o straniero. Essa non ha che una regola: l'esperienza personale, e che un insegnamento : l'empirismo il più individuale e il meno metodico. L' industriale inglese non ha dato al suo popolo operaio l' istruzione tecnica artistica, scientifica che fa l'uomo padrone della macchina. L'Inghilterra operaia ha dei cattivi esecutori senz3 gusto e senza pazienza : non dei creatori. I Bteu Book e i rapporti consolari confermano tutto ciò. Certo si é faUo molto per uscire da questa situazione, ma gli effetti non hanno corrisposto agli sforzi, perché l'industriale inglese, operaio o padrone, non é soltanto ignorante, non é scettico sull'utilità del!' istruzione scientifica che solo permetterebbe al popolo d'applicare rapidamente e sviluppare le conoscenze popolarizzate. Pel commercio é peggio ancora. Da venti anni l'Inghilterra non ha saputo spinge1·e avanti la vendita dei suoi prodotti. La necessità di una riforma apparisce a tutti. Salisbury e Rosebery l'hanno proclamato già alla Camera dei Lordi (30 gennaio 1900). Chamberlain stesso ha fatto riunire in un grosso Lir.,re Bleu le pruove e della decadenza inglese e della concorrenza estera sempre crescente in seno del!' impero brittanico. Come prefazione a questo libro di600pagme, Chamberlain ha riassunto le cause e proposto i rimecti. Bisogna riformare tutta la tattica commerciale: 1° produrre a miglior mercato: « i nostri concorrenti guadagnano la loro vita a spingere degli articoli perfettamente simili ai nostri, e molto meno cari )); 2° adattal'e meglio le merci ai gusti e ai bisogni dei clienti: produzione meglio studiata e meglio finita; 3° migliore imballaggio per diminuire i noli e la cassa, e per aumentare le facilità di collocamento, e di magazzinaggio; 4° migliore conoscenza dei mercati; 5° crediti più larghi; 6° migliori studi sui trasporti, e diminuzione dei noli; 7° necessità di accettal'e piccoli affari; 8° necessità di adotta,·e il sistema metrico; 9° necessità di mandare .dei rappresentanti e non soltanto dei cataloghi nel mondo; 10° necessità di sopprimere gli scioperi che cambiano ogni momento la condizione e i prezzi del mercato intiero. L' Inghilterra imperialista ha G. S. Gargàno : L'Universitàpopolare. Vi sono idee indubitamente desLinate a trionfare e che aspettano solo, per mutarsi in un fatto, che sorga l'uomo che le manif'esLinella maniera più acconcia ad ollenere il consentimento universale. L'Unive1·sità popolare é uua di queste. Ma è necessario badare a quello che si é fatto altrove per non dover dannosamente ripetere errori già commessi, o disperder-e inutilmente le forze. L'Ojetti ci rivela già alcuni mali che sono in germe nella nuova associazione, sorta a Roma tra i liberi docenti : in essa « la vecchia Jue conservatrice e burocratica che infetta ogni attività ital!ana é scoppi~ta _fuori.». Prima ~i t_uttoé necessario es11mmare quale sia 11pubbhco a cm s1 deve far sentire il beneficio dell'istruzione universitaria, ed a quel pubblico accomodare il proprio insegnamento. Quali classi adunque della società possono frequentare la nuova scuola? Non una sola certamente, quella di cui Ugo Ojetti si é ricordato, l'operaia, ma altre ancora delle quali sarebbe ingiusto non tenere il debito conto. Vi sono le signore e le _persone che n_onhanno alcuna o~cu_pazione; v' é 111piccola borghes~a che attende tutto_11g10rno ai vari uffici, vi sono finalmente gli operai. D1queste tre classi conviene studiare i bisogni intellettuali comuni, e. a tutte tre insieme cercar di parlare t1·attando argome\"Jti che veramente possono interessarle. La questione principale per coloro che ham:10 buona volontà e che vogliono tentare l'esperimento in Italia, non istà nel compilare programmi e regolamenti inutili, ma nel cercar la via più atta perché certi insegnamenti prod~cano .tu_tto il loro effetto , e sopra tutto nel cercare chi questi msegnamenti sappia trattare con quella facilità e con quella abilità che riesce a destare l'attenzione e l'interesse. A questo si deve principalmenLe badare. Il professore della nuova Università che spandesse sui nuovi scolari quel terribile dono che è la noia, nuocerebbe più lui solo a questa nobile causa che non l'indifferenza di cento altri per queste gravi questioni. E ad un'altra cosa è necessario por mente. In Inghilterra si cerca di evitare con ogni diligenza quella maniera di far lezione che consiste nel recitare dall'alto di una cattedra la lunga orazione, e sparire dopo, tra gli applausi degli astanti, dietro una qualche pesante cortina. Alla lezione colà succede sempre la classe, come é comunemente chiamala, che è l'intrattenersi che fa il professore a discutere con tutti gli scolari, e non per un momento soltanto, ma per un tempo assai lungo. Di più non mancano esercizi scritti che il professore stesso consiglia e che gli sono rimessi ogni settimana: e finalmente a tutti gli scolari è distribuito il Sillabus, una specie di sommario stampato di tutte le lezioni fatte su un medesimo argomento, che serve a mostrar come si prendono gli appunti e come si compendia, e indica brevemente i libri più importanti a consultarsi su un determinato soggetto. Se io volessi mostrar gli immensi vantaggi che questa estensione di una coltura superiore ha prodotto in tutta la nazione inglese dovrei troppo indugiarmi : il soffio di vita che amma queste istituzioni libere, é passato anche sulle istituzioni secolari: e le antiche Università sono diventate più umane. Che cosa avverrà in Italia? Ha ragione da vendere Ugo Ojetti, quando vuole che a· decidere dell'indirizzo da dare é!l nuovo insegnamento non sieno soltanto i professori. E necessario prima di tutto che coloro i quali vogliono da esso raccogliere frutti di sapere indichino, con le curiosità e le aspirazioni che hanno, qual via si debba seguire. Non la Camera del lavoro soltanto, ma ogni ordine di cittadini, dovrebbe entrare a far parle di quel Comitato che, uscito da quelle classi stesse per cui l'insegnamento deve esser fatto, sa i bisogni e sa più facilmente consigliar mezzi opportuni per rinscire. Insomma l'Università popolare serve a strmgere i legami fra le classi più varie di una nazione, e l'Università popolare, come pare l'abbiano concepita i liberi docenti di Roma, quei vincoli non instrin- '
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