RIVISTPAOPOLARE DI l">OLITICALETTERE·E SCIENZ:ESOCIALI Anno VI. - N. 3. Abbonamento postale Roma15Febbraio1900. JOHN RUSKIN L'uomo che tranquillamente si spense il 22 gennaio in tarda età, e fra i tesori di arte che egli amaya e comprendeva, e che per tutta la sua vita insegnò agli altri ad amare e comprendere, aveva eser.::itata un' in fluenza veramente grande sul modo di pensare e di sentire dei suoi concittadini, e questa influenza, come critico d'arte, 001;11e0ducatore delle classi alte e dei lavoratori, e. come riform1to· re sociale, fu, presa nel suo insieme, altamente ed11catrice ed essenzialmente benefica. Perci,Jeg1i ru:grande ~ ha diritto di (-83erricordato con grat\tudine ed àÌnmirazi0ne da quanti, sia pure con conv'nzi nidiver se, e molte volt~ opposte alle sue, desiderano che gli uc,mini siano più felici e migliori, e la\·orano, in una sfera ·vasta o piccola, fra gli umili o fra i grandi, a renderli tali. lui doveva ogni anno, per i suoi affari, visitare molti luoghi del nord dell'Inghilterra e della Scozia meridionale. In questi viaggi, in carrozza per le vie maestre del suo paese, il padre del Ruskin era accompagnato dalla moglie e dal figlio, e sceglieva sempre un itinerario che gli permette.3se di visitare i luoghi pi~ pittoreschi del paese Nel 1833 la famiglia Rusk:n si recò per la prima volta all'estero,· lungo il Reno, nella Svizzera ed ai laghi italiani. La vista delle Alpi,_il Ruskin scrive nella sua autobiografia, fu quelle che fissò il suo destino. I viaggi sul continente completa vano così l'educazione estetica cominciata in patria. Nel 1837 il Ruskin pubblicò il suo primo lavoro: « La poesia dell' Architet-_.. tur~ >, nel quale egli considera questa nei suoi le.- garni con la situazione na, .. turale dei vari paesi e con i sentimenti dei popoli. A diciotto anni il Ruskin si iscrisse come stu3ente nell'Università di Oxford e terminò i suoi corsi nel 1842, dopo un'interruzione di qualche anno, resa ne cessaria dalla sua malferma salute. Ll. sua vita universitaria non pn.re 'ab-· bia lasciate traccie notevo·- li sulla sua educazione. Ilcarattere della sua mente era' già formato quando egH_ entrò, ad Oxford studiò. con affetto gli storici Greèi, in special modo Tucidide.' Nel 184:3 il Ruskin, sotto lo pseudonimo dì ar. Oxford Graditate, pubJ.ohn Ruskin nacque l'otto febbraio 1819. Suo padre era un ricco commerciante di vino, che sapeva attendere alle cure della sua azi,mda e coltivare ad un tempo il proprio gusto letterario ed artistico. Il Ruskin Yennesu, sotto la guida amorevolissima, ma severa, dti suoi genitori. La ..ma dre, rigidamente religiosa,- lo S-Jttopose fin dalla più tenera età ad un cor.,;odi letture bibliche, comindando dalla prima parola della Genesi, e finendo con l'ultima dell'Apocalisse,per riprendere, il giorno dopo, dal principio. Essa sperava .Joh11 R11skl11 blicò il primo volume· di fai: del figlio un vescovo, e mal si rassegnò quando egli rifiutò di entrare nella carriera ecclesiastica. Il Ruskin si emancipò in seguito all'angusto ritualismo evangelico, e specialmente dall'avversione alla Chiesa Cattolica, ma rimase sempre uno spirito profondamente. religioso. L'educazio:!.e del Ruskin contribuì molto a svilup. pare le qualità. estetiche della sua mente. Il padre di (L'Italia Ride di Bologna) una delle sue opere più . importanti e lVlode.rn,Painters, Pittori moderni ,,. Que•: sto libro aveva avuta da principio la forma di uno scritto polemico , rivendicante il merito del pittore Turner, ma poi l'autore fu tratto ad allargarne il campo, fino ad esporre le leggi fondamentali dell'arte.' Fin qui il Ruskin non si era occupato, co~e scrittore1 che di architettura e della pittura di paesaggio, disegnava egli stesso e coltivava con ardore gli studi
~I'P'ISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI di geologia e di mineralogia. Fu la sua visita a Lucoo ed a Venezia che gli indicò quale dovesse essere l'opera principale della sua vita. La statua di Ilaria di Caretto, a Lucca, e le pitture del Tintoretto, conservate nella scuola di S. Rocco, a Venezia, gli fecero sentire che egli poteva giudicare del valore di un'opera d'arte, qualunque fosse il suo soggetto, e che poteva comuni,·are agli altri le sue im:eressioni. Il suo libro « Stones of Venice » è la glorificazione delle bellezze artistiche della città dei Dogi, e si disse in Inghilterra che Ruskin scovrì il Tintoretto e riscovrì Venezia. Nel libro « Seven Lamps of Architecture », il Ruskin indica le qualità morali, senza le quali riuscirebbe impossibile ad un architetto concepire un'opera d'arte; Una mente innamorata del bello non poteva non risentir fortemente· il contrasto fra i suoi ideali di bellezza e la condizione della classe lavoratrice, ed egli si diede con tutte le sue forze a combattere il brutto ed il male nella società. In conferenze popolari, alcune delle quali sono dei veri gioielli, il Ruskin tentò rendere intelligibili alle mas3e i suoi alti criteri estetici ed etici, e nei suoi libri « Unto this Last » e « Fors Clavigera ,., espose un programma di riforma sociale. Dal 1870 al 1878, e poi dal 1883 al 1884, il Ruskin fu professore di arte ad Oxford, ma la sua salute non forte lo costrinse a rinunziare all' insegnamento. Il libro del Ruskin più interessante pel gran pubblico è forse la sua autobiografia « Praeterita ,., quantunque l'autore non abbia portato a termine questo suo lavoro. Il Ruskin fu scrittore fecondissimo, avendo lasciato più di settanta volumi, e il suo stile, talvolta troppo ricco di similitudini, è sempre meraviglioso per forza dialettica, per la compiutezza della frase, per purezza di linguaggio. * • • Quando il Ruskin cominciò ad occuparsi della critica dell'arte, !a pittura inglese era in un periodo di decadenza. Alcuni srgomenti, sempre gli stessi, preferiti come ornamenti da stanza dal pubblico inglese, monopolizzavano l'attenzione degli artisti: la volgarità, la convenzionalità dominavano. Contro questa decadenza sorse il pittore Turner, con quadri vivi, ricchi di pensiero, liberi da ogni convenzionalismo. E Ruskin fu di Torner l'ammiratore devoto ed il banditore entusiasta della sua fama. Egli si lanciò nella lotta con tutta la veemenza della sua natura, dominata spesso da. simpatie ed antipatie, e p rtò al cielo il suo artista. Il Ruskin è stato spesso tac0iato di parzialità e gli è stato rimproverato, fra l'altro, di non apprezzare al loro giusto valore Michelangelo e Raffaello La s~uola preraffa.ellista trovò poi in lui se non proprio un inspiratore, uno strenuo difensore. Ma l'opera del Ruskin non poteva limitarsi all'esame dei meriti di questo o di quel pittore, e nei suoi libri si trovano, fin dal prinuipio, dei concetti fondamentali di arte. L'arte è per lui qualcosa di più che un pia• cevole accordo di linee e di colori; essa può, e quindi deve, esprimere delle idee, come una specie di linguaggio, e miglior pittore è quello che esprime idee di verità, di bellezza e di immaginazione, in maggior copia, e di maggiorc3elevatezza. (Modern Painters, vol. I.) Nel suo libro « Seven Lamps of Archilecture », egli tenta mostrare come sia impossibile un' opera d'arte senza un insieme di condizioni morali nell'architetto, sen1.a l'amore della verità e di ogni cosa nobile e degna, l'abnegazione e la. purezza morale. Nel secondo volume dei « Modern Painters • il Ruskin scrive della contemplazione da parte degli uomini dei fenomeni naturali, che questi possono solo comprendersi con la gioia loro prvpria ed interpretarsi in maniera de,;na dell'intelletto umano, quando si accettino come l'opera e il dono di uno spirito vivente, maggiore del nostro. Abbiamo quindi nel Ruskin una fusione dell' elemento religioso, di quello morale, di quello estetico. L'ar~e. non è possibile, se non ha per base la morale e la religione. :· Nella patria di Francesco de Sanctis è appen~ •Jie,., cessario accennare che non è accettabile il criterio· del Ruskin. L'arte deve rappresentare la realtà. Purchè, questa ci stia innanzi viva e naturale, abbiamo l'opera~ d'arte, -quali che siano i motivi che hanno ispirato l'.a'lltore. Andate un po' a bandire Anacreonte dalla lette~ ratura ! Ci piace solo ricordare qui di sfuggita un' osservazione acuta che fa in un suo libro recente uno scrittore ed educatore egregio, il Candia, il quale nota che in quasi tutte le maggiori opere d'arte non manca un fondo morale. (1) • Per quanto non si possa consentire col Ruskin nei criteri d'arte suesposti; il suo è un errore molto meno grave di quello dei decadenti, i quali tengono conto, non solo nell'arte, ma nella vita, del solo elemento estetico, riducendosi così a guardare alla forma dei fatti, tralasciandone la s9stanza. La confusione del -R~- skin può attirare delle anime elevate; la teoria-,dei decadenti non è che il travestimento teorico della degenerazione. Nè col Ruskin si può convenire, che non si possa comprendere la bellezza della natura, se· non considerandola come fatto e come dono di uno spirito superiore. La natura è bella in sè stessa, e ci interessa per i mille legami che la avvincono a noi ed ai nostri simili. Dire chl3 ciò non basta, significa non saperlo apprezzare. Ma qualunque sia il nostro giudizio sulle teorie.est.etiche del Ruskin, non è possibile negare l' immeliSa influenza che egli ebbe nel rendere comune il culto del bello, inseparabile, per lui, dal culto del bene; Gr.àn parte della sua attività prodigiosa fu dedicata a. questa crociata. Fra le sue conferenze •popolari, « Cr-own of Wild Olive, > in cui predica il disinteresse,· l'ambire il solo premio morale, in tutte le lotte del-la ·vita, è quella in cui si rivela tutta l'anima .dell'Autor-e, ·Da qualche tempo il Ruskin, come educazione .:a queéto culto del bello e del bene intendeva.raccogliere e pubblicare scritti di suoi amici, che cogliessero episodi della vita reale. Bellissima è una piccola .storia semplice e toccante, « La storia di Ida,,. racconto della morte -di una giovanetta italiana, scritto da una giovane -fu.- glese (2). •0 , (i) Prot. Egidio Candia. Il Ginnasio inferiore. Napoli, Pi~~ro, 1900. (2) The Story of Ida, by Francesca - G. Alleo Sunnyside. Kent, 1885.
·'R..IYIST .A. ·POPOLA:RE·.DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI . . ;. . . .. 43 • "'"' Le teorie del Ruskin riformatore sociale sono una . conse 6 uenza delle sue concedoni estetiche. Se l' arte deve e8primere il bello della realtà, e la rJaltà non è bella, ··è. evidente che bi::1ognamodificar questa. Ecco l'origine Jstetica delle idee riformatrici del Ruskin. Egli glorifica il lavoro, e condanna l'ignavia dei ricchi, che significa sfruttamento dei poveri. Egli denunzia i vizi del presente sistema industriale: il vapore, le macchine rendon 1 meno .l;Jellala natura, e degradante il lavoro, togliendogli ogni intere3se pel produttore. L'econÒmia polit:ca, egli dice, non può darci vere. leggi per la _vita, se non quando rispetti la dignità e il destino morale dell'uomo. La prodÙzione e l' accumula zione della ricchezza h'lnno una.·importanza molto inferiore all'uso di essa, per ·sviluppare in tutti i suoi Il Ruskin non vede che i sistemi _economicisi sviluppano secondo leggi necessarie, e non secondo il volere degli uomini. Voler tornard alla produzione a mano, è :voler richiamare alla vita un morto. Se oggi esiste la possibilità di una organizzazione sociale che . produca il benessere di tutti, ciò è soltanto in grazia delle macchine. Il Ruskin sacrificherebbe senza rimpianto il progre3so sull'altare dell'estetica, Egli rimpiange che Venezia accenni .ad un risvE>gliodi ,attività, perchè .cosi non sarà più la citt.à della. contemplazione e deU'art~, e sostiene che non valga la pena di guastar le };)~l; l I •i--:l~ lezze naturali di una regione, perchè il primo :v~nutopossa, viaggiare a quaranta miglia all'ora. A lui.'.~fùgge,.~' gran significato di affratellamento umano, ch,e_·µa·questo semplice fatto, di poter giungere, in tre gior~i.,11;d.a • Roma a Londra. E d~_.l.\li lati buoni la natura umana. La forza della vita sta nel· mutuo aiuto, nella benevolenza, e non nello stretto diritto. Le riforme legislative non possono giovare a gran che, occorr~ che la riforma cominci dall' anima, che abbia origine dall'indi-. viduo, sviluppando in esJo l'ammirazione, la speranza, l'amore. La civilizzazione inglese in Africa sfugge . completaménte ·:la poesia della grande indu~ stria. Il lato brutto •e doloroso non sta n_ellamacchi • na, in quanto strumento, ma in quanto capitale. Togliete la miseria, e lasciate la macchina, ed e3sa $arà la glorifi.cazioné del lavoro dell'uomo, lo strumento e il simbolo della sua vittoria sulla natura. Pure, il R_uskin domanda alcune riforme materiali: e fissazione di un minimo di s~lario, . manifatture e scuole industriali nazionali, •__ ;====· John Bull da civilizzatore trionfante percorre l'Africa. Al Ruskin sfrigge 'aricòr~ il carattere rivoluzionario dell'industria moderna; Più di tutte le scuole, più di tutte le conferenze educa- per la produzione ed il pa• gamento. di tutte le necessità dell'a vita, •e per l' e-' (Neue Gluhlic{iter di Vi'enua) trici, per quanto nobili, dallo . stile lucido e puro, saranno setcizio di ogni arte utile; impiego in questi stabilimenti dei disoccupati; pensioni ai lavoratori vecchi; igiene delle case operaie assicurata dalla legge; il diritto dei proprietari inferior'e, in alcuni casi, a quello dello Stato. Il Ruskin non giunge fino alla· nazionaliuazione della terra. (1) Vorganiz_z,zione industriale che egli desiderava fondare, o meglio richiamare in vita, era quella del lavoro a mano, abolite le macchine. Egli odiava le ferrovie,· ed ·aveva fede che si sarebbe tornato a viaggiare in carrozza. • Il· Ruskin, èome si vede, 'è ponte di passaggio fra l'umanitarismo, ari::3tooraticodel Carlyle, e il comunismo a base di' esteti~a dal Morris. Egli ha molto maggior fiducia .del primo,·nella capacità dei lavoratori di educarsi e di giudicare da sè, ina non h~ del Morris la ,conce-Lionede1la necessità di una radicale rifor~a •dei rapporti s·~ciali. • - Il Ruskin di~_conoscela grande yerità, espressa dal Marx, che.è il''tnodo·di.vivere che determina il·modo di pensare, e che, per conseguenza, è•alla-mbdificazione della organizzazione economica che bisoD"na anzitutto , r , O . mirare. La riforma intellettuale é morale ne. sarà la conseguenza: (1) Mè!in-: L~ socialisme en Angleterre.- pag. 82~Paris'Alcan 1897. • i mostri di acciaio, che si vorrebbero distrutti, :i quali trascineranno la società sulla .via del progresso. È il male - dice Hegel - la gran for~a motrice del mondo. E, come contro l'industria, il Ruskin prese posizione contro la scienza moderna. Vana lotta contro l' inevitabile! Ma, per quanto non si possano accettare le opinioni del Ruskin, gli si deve riconoscere il -merito di aver richiamata sulle condizioni _dei lavoratori l' attendoile del mondo dello studio e dell'arte, e di aver .1co.n{or..1 mata alla sua teoria tutta la vita. Per glorificare il lavoro, egli co"truì, con i su.oi stu- •denti, una strada « più bella a vedere che a camminarvi su, e migliore peJ· camminarvi che per cavalcarvi. > Generosissimo, s·ostenne e incoraggiò gli artisti, aiutò scuole, fece doni a musei ed università. Per sua iniziativa, o sotto la sua ispirazione, molte istituzioni sono venute su, alcune, come la SI. George's Guild, destinata a realizzare i suoi ideali .di organiz7azionè industriale, già infrantesi negli ostàé?li della realtà; altre,. come là University Extension, prospere e feconde del maggior bene alle classi lavoratrici. I~port~ntis-- si~a, fra queste, la Ruskin Hall, istituto in cui gli operai possono, con una spesa modesta, procurarsi delle ·cognizioni superiori, assistendo a corsi univerditari
44 'R._IVISTAPOPOLAREDI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALC delle più varie materie, tenuti per essi. Grande fu l' influenza del Ruskin su un altro benemerito del popolo, il Toymbes, in memoria del quale si è fondata nel quartiere più povero di Londra la Toymbec Hall, istituto di educazione popJlare in cni insegnano gli studenti delle università, vivendo per qualche tempo fra i poveri, ed i~parando a conoscerli. Il Ruskin studiò con affetto il problema della educazione della donna, e non sdegnò, lui, il dittatore del gusto artistico dell'Inghilterra, di scriver libri per l'infanzia. La sua azione educativa e miglioratrice esercitava, oltre che sulle masse, sugli amici che riuniva infurno a sè, e non gli pareva mai di aver dèdi.cato loro troppo tempo, di 'ayer lavorato troppo per essi. Egli non vide le direzione dello sviluppo della società, non se.,,pe indicare al proletariato la sua missione nella storia. Ma che monta? Altri lo ha fatto. Il· Ruskin schiuse ai lavoratori il mondo della be~lezza ~ 1 deÌÌ'arte; "egli glorificò il lavoro, e condannò l'egoismo e l'ignavia dei potenti e dei ricchi. E perciò la sua memoria ha diritto alla venerazione ed alla. gratitudine della classe lavoratrice. • E. C. LONGOBARDI AI NOSTRI ABBONATI Una Rivista la quale abbia lo scopo di contribuire al miglioramento intellettuale, morale e politico di una regione, di un paese, è come un idea che deve crescere forte, come un bimbo, che bisogna educare bene, per lottare, per riuscire utile alla sodetà. ,E come lotte ed amarezze indicibili costa la maturazione di una ideai come sacrifizi penosi ed ignorati costa l'educazione di un figlio, così la dire.?:ione di un Rivista popolare procura amarezze, vuole sacrifizi silenziosi, da chi non voglia fare opera di speculazione. Orbene, noi possiamo con orgoglio, af: fermare di aver superato molte prove, e di· esserci di molto avvicinati al nostro scopo, al· nostro ideale, di una rivista pel popolo, nella quale cioè tl popolo trova§se i coefficienti necessari per una giusta orientazième intellettuale. I mezzi non .-trascurammo: ed insieme con la collaborazione di autorevoli scrittori italiani e stranieri, mostrammo ancora una prova più evidente del nostro sacriflzio - il contributo finanziario dei nostri abbonati resta va lo stesso - e con l'aumentare le pagine del fascicolo quindicinale, e con la nuova rubrica « Rivista delle Riviste » e con illustrazioni satiriche. Anche nella scelta dei doni per gli abbonati non ci facemmo guidare da criteri, utili, ahimè!, e securi per l'Amministrazione, ma contrari alla idea della DirezioneRestamn10 fermi nella nostra missione, ed offrimmo un libro di sociologia dell'on. Colajanni, e subito dopo un volume del Ciccotti, in cui venivano descritte, la vita e le istituzioni di un paese del quale molte cose dovremmo imitare. Che i lettori non ignorino i sacriflzi che ogni miglioramento ci è costato! Che non ignorino la lotta sostennta e fin qui vinta l Che i lettori non siano egoisti, come spesso si manifesta l'odierna società, la quale accetta ogni benefi~io, senza d.omanàar don<~e venga, senza domandarsi se esso non sia costato qualche dolore l .. Questo ripetiamo, e ricordiamo annunziando che ai nuovi abbonati offriamo un dono destinato al più: grande successo:· un romanzo: SAO~IFIZI di Fede,·lco Splelhagen ' il celebre· autore di Nature Problematiche. · Questo lavoro, come lo ebbero a definire le riviste tedesche, costituisce il più grande romanzo sociale, che vanti l'odierna l~tte~ ratura. (1) In esso l'autore esamina tutta Ja vita moderna, nelle sue diverse classi, nei suoi diversi tipi, nel suo splendore vuoto, nella sua tristezza desolata: l'uomo nellà sua caduta e nella sua i:µ-ipotenza al risorgimento - l'uomo nella sua opera inutile, nel suo olocausto inutile - la società odierna che inghiotte tutto il buono - e la vita, che continua il suo corso. Una grande omb.ra di tristezza, è vero, passa attraverso le· cinquecento pagine del volume, e copre personaggi ed ambienti - ma è una tristezza· dietro la quale si sente la contentezza gaia, è una nuvola, die~ro, la quale si nasconde il sole. « Non ciò che volesti essere, non ciò che pensasti di essere, non ciò che ,'i;ogniancora di essere, ma ciò che sei. Ecco il tuo peccato .. Tu sei la vittima, e con· te una generazione tutta. >i Il romanzo - la cui traduzione è affidata al nostro Giuseppe Paratore - nella sua prima pagina porta questo doloroso pensiero. Ne più diciamo. L'illustre autore, Federico Spielhagen, ci ha reso meno pesante il sacriflzio, conce- (1) Nella Zeilschrift fur Letteratur Sudermann. ◄
RIYIS14 'POPOL.AREDl POLITICÀLETTBRBE SCIENZESOClÀLl 4S dendoci volentieri e senza alcun compenso il diritto di traduzi01Je della sua opera. Con noi, tutti gli abbonati nostri, che leggeranno avidamente il romanzo, gli saranno grati. Per noi codesta gratitudine sarà un gran conforto: il solo cui possa aspirare chi del giornalismo fa una missione. LA R!VISTA. Per assoluta mancanza d·i spazio siamo cm,tretti a rinv·lwre la pubblicazione di lmportant·issirr_ii <irficoli di Achille Loria, di Sorel, di Ettore Ciccotti e una inte,ressqntissima corrispondenza dalla Spagna di Luigi Lucchesi. Peprroteggere l'agricoltura itali na La Rivista popolare coll'articolo dell'Avv. Lo Sardo (Anno VI n. 1), è stata tra le prime a movere una grave obbiezione al progetto di riforma agraria delrebbe un'amministrazione agraria, nella quale tutti i proprietari della terra italiana paganti venti lire ai.:. l'anno, o più, d' imposta erariale, sarebbero chiamati dai Sindaci a costituire 1800 Unioni agrarie· mandamentali con 3000 agenzie comunali dipendenti; le Unioni mandamentali sì devono aggruppare in 16 Unioni regionali e queste nell'Unione nazionale. Per mezzo di questa organizzazione si dovrebbe distribuire il crediw alla terra e si dovrebbe promuovere efficacemente la trasformazione e il progresso dell'agricoltura italiana; e siccome all'uopo occorrerebbero molti milioni, che non si potrebbero trovare a mite interesse per far riuscire il credito veramente utileall'agiicoltura, l'on.Ferraris propone di prenderli dalle Casse postali di Risparmio. Per non ... allarmare, poi, i depositanti, il credito accordato agli • agricoltori verrebbe garantito non solo col privilegio sui prodotti agrari ; ma anc4e con ipoteca del pari privilegiata sulla stessa proprietà immobiliare. Infatti in caso di mancato pagamento alla scadenza, e quando re-. secuzione mobiliare non riesca, il debito sarà pagato in 20 o 25 annualità da riscuotersi a rate bimestrali. In questa guisa, giustamente osserva l'on. Salandra, il •progettato credito agrario dell'on. Ferraris si viene· .a trasformare nè più nè meno che in credito fondiario. l'on. Maggiorino Ferraris, che ha suscitato tanto ecce- • zionale. interessamento - e Le loro divisioni Il nostro Lo Sardo ha •già rilevato che per la va - stità della riforma agraria proposta sarebbero insufficienti i .fondi, che potrebçero venire somministrati dalJo Casse di risparmio postali, e che i depositanti si potrebbero allarmare sapendo investiti i ~oro depositi ~ un impiego che non 1i rende facilmente realizzabili. Ora su questo pericolo insiste, con acute osservazioni; l'on. Ministro di Agricoltura e Commercio,e si capisce che i depositanti avrebbero davvero di che allarmarsi acquistando la sicurezza che con ragione - in Italia. ( 1) Fra le tante si è pure levata la voce dell'on. Salandra a criticare le basi del progetto nelle colonne della stessa Nuova Anwlogia, che ha d~- to cosi un esempio eccellente di tolleranza. e di ri- • sp~tto verso le opinioni di.un avversario. Il parere del Salandra non è autorevole pel posto ufficiale di ministro di agricoltura e commercio ch'egli attualmente oe;cupà, ma per la indiscutibile . competenza sua nelle discipline economiche . della quale dà un saggio in questa cortese ed impoi:- Gianduia assiste trasognato ad un singolare spettacolo elettorale. tante polemica sull'agricol- Due partiti divesi si trovano d'accordo per fare un solo manifesio, tura italiana e,sui modi effi- mentre un partito solo, discorde, sciupa forze e quattrini per fare . . l . . t . tre piccoli manifesti. i loro piccoli risparmi,· ·di. cui potrebbero aver bisogno da un momento all'altro, • ·si troverebbero im.mobilizzati nella terra e non potrebcaci per vernr e m •am o m Italia. . Per comodo dei lettori che non la conoscessero, sulle tracce dello studio del Salandra riepilogo lo schema del grandioso e ardito piano di riforma agraria dell'on: Ferraris. Due sono i suoi punt.i fondamentali: 1' 0 • organizzazione ; 2° éredito. L'organizzazione dal suo autore viene definita un ordinamenw agrario amministrativo del Regno avente carattere di pubblica istituzione da crearsi per legge, e che. dovrebbe essere d'indole obbligatoria. Costituì- (i) Siamo lieti di potere annunziare che l'on. l\faggiorino Ferraris ha promesso al nostro Direttore un articol_oin risposta alle critiche cui è stato fatto segno il suo importante progetto. I lettori della Rivista potranno cosi meglio apprezzare le ragioni dell'illustre direttore della NuorJa Antolog_ia. N. d. R. (Pasquino di Torino) bero essere realizzati, che in venticinque anni! ••'· • Non discutiamo adesso se l' ipoteca in sè e per sè sia un male grave pel piccolo e medio proprietario·; pare che su questo proposito l'on. Salandra esageri U:n poco e metta in conto dell'ipoteca in genere i danni reali che vengono all'agricoltura ed ai proprietari, da un debito che si deve ammortizzare in breve tempo, e sul quale si devono pagare interessi ad .un ·saggio elevato, superiore ai benefizi che si possono trarre dal-·· l'impiego del denaro nei miglioramenti agricoli. Rimane, però, in tuttala sua gravità ed interezza l'inconveniente che deriva dalla trasformazione del credito agrario in credito fondiario nei rispetti dell'istituto - la Cassa di risparmio postale - che deve accordare il credito.
VYIS'IA 'POPOURE DI 'POLITICA LETTERE B SCIÈNZB SUCIALl Su questo punto non pare possibile· che l'on. Ferraris risponda vittoriosamente. * ,,.,,. Se sul punto sopracennato l'on. Salandra dovrà a- .vere causa vinta contro l'on. Ferraris, ce n'è un altro su cui hanno entrambi torto, a nostro modesto avviso. L'autore del progetto di Rifo1·ma agraria, conscio dell'antipatia che c'è in molti contro lo sviluppo della burocrazia asservita allo Stato s'indugia a dimostrare che il Suo Ordinamento agrario amministrativo del regno, dovrebbe essere autono·mo, indipendente dallo Stato. Ma l'on. Sàlandra rimbecca ché, data l'origine dell'ordinamento, dati i mezzi economici di cui dovrebbe servi'rsi, l'azione dello Stato sarebbe evidente e immanente. Lascia anche intendere che lo Stato, che-sarebbe quello che· in fondo accorderebbe il credito bifronte - agrario e fondiariò (1) ad un tempo - perchè esso rispondesse verso 'i depositanti delle somme affidate alle Casse di risparmio postali, avrebbe più che 51diritto il dovere di ingerirsi nelle cose della Amministrazione agraria. Dialetticamente l'on. Salandra trionfa contro l'on. Ferraris; ma questi potrebbe alla sua volta prendersi una facile e bella rivincita pre· dendo il toro per le corna ed accettando tutte le c·onseguenze logiche delle premesse di fatto. «Ebbene; egli potrebb~ rispondere, « accetto la ingerenza dello Stato, chiedendo allo Stato , « che· venga in aiuto della agricoltura ; rimane intero ·•lo schema della proposta .organizzazione, che dovrebbe 1 essere lo strumento per mezzo del quale lo Stato po- « trebbe distribuire il credito alla terra ». ~n' questa guisa, mi sembra che il progetto dell'on. _F~rraris diverrebbe più serio, più sincero e più .reafofzabile. . Ma non ci sarebbe da spaventarsi di questa ingerenza dello Stato; non farebbe sollevare essa le alte strida e le indignate proteste del libemlismo economico che in Italia - salvo le nobili eccezioni dei De Viti de Marco, dei Pantaleoni, dei Pareto, dei Papa.fava, dei. Giretti e di pochi altri - non è tutta una cosa col liberalismo in politica ? ·' L'on. Salandra in teoria non si spaventa, non ha paura dello intervento dello Stato ; ci tiene a far sapere ch'egli è un eretico scomunicato già dai liberisti ortodossi e fa sue queste parole del Ferraris : • quando « uni· istituzione può riuscire veramente buona; efficace « utile per il paese, non la giudica dal solo punto di .« vista della libera iniziativa o dell'azione di Stato, ma « accetta quella delle soluzioni, che più direttamente « conduce al successo ». Poi si ricorda di essere ministro - bénchè •sia un ministro che ha già sulla coscienza la propqsta o la esecuzione di parecchi consorzi obbligatori:... - e da persona accorta che non vuole promettere ciò che sa di non poter mantenere) mette innanzi dei se e dei ma, che riducono a len poca cosa l'adesione all'intervenzionismo; ed esce in alcune discutibili e dogmatiche asserzioni « sull'elevamento della moralità « e della coltura e l'accumulazione del capitale, i due fate tori cioè del progresso economico, come di ogni pro- « gresso ci vile, che sono innanzi tutto opera di libertà; (i) I nostri elettori che vogliano sapere come e quanto fosse profonda la mente di Carlo Cattaneo, che la maggior parte degli italiani - per loro vergogna - devono ancora imparare a conoscere, leggano le sue lettere sul Credito fondiario e agricolo. (Opere Vol, V. p- 25f e seo-.) « e protesta contro quel mondo morale, che vorrebbe • creare l'on. Férraris, e che non è stato mai creato « per imposizione amministrativa >. In queste riserve, in queste proteste è evidente la mistura del vero e del falso; è evidente l'esagerazione, da cui son sicuro che si sarebbe tenuto lontano· l'on. Salandra se invece di essere ministro fosse semplice studioso delle cose economiche e sociali. Allo studioso si può chiedere: abbiamo esperimenti in favore dell'agricoltura? Li abbiamo; ed è proprio l'on. Salandra, che per provare all'on. Ferraris, che per essere logico dovrebbe invocare sinceramente 1' inter11enzionismo, li ricorda e li espone, incautamente distruggendo tutte le riserve e tutte le reticenze messe innanzi. E proprio Fon. Ministro di Agricoltura. e 'çommercio che scrive : « È vano il tentativo di sottrarsi all!1fatalità. logica • delle cose. Lo provano gli stessi esempi stranieri; ai·,· • quali l'on. Ferraris riconosce di essersi inspirato. Lo « Stato prussiano· ha dato - è vero - 50'milioni di « marchi a dotazione della éassa cooperativa centra!e, « ma l' ha dichiarata istitll;, ione d~ stato per. :q1ezz9di « funzionari di Stato. Sie steht unter À.ufsicht 'ìtnd Z,ei• « fung des Staats. Die Beamten der • Anstal~ fiaben die « Rech'e una Pfichte der unmittelbaren Staatsb'eamten. « Cosi prescrive la legge organica del 31 luglio 1895. « La Repubblica francese ha destinato ..:..:._à vero - e parecchie decine di milioni, iri' parté anticipate··dalla e Banca di Francia, in parte da questa dovuta come « contributo annuo ad anticipazioni gratuite alle Casse « regionali di credito agricolo mutuo. Ma la legge.· S'f « marzo 1899 apportatrice del dono, contro il quale « protestarono i più insigni •e benemeriti cooperatol'.i « di Francia, dal Rostand al Rayneri, ha stabilito che « la ripartizione sarà fatta dal Ministro di agricoltura « sopra parere d'una Commissione presieduta dal Mi- « nistro stesso, e composta di senatori, di deputati, di « alti funzionari delle pubbliche amministrazioni_ e di e una piccola minoranza rappresentativa delle Società « di credito agricolo locale. La legge ste~~a ha stabi- « lito che sarebbero determinati per » decreto les moyens de controle et surveillance à exercer sur les ·caisses régionales. Che più? Il tesoro inglese « anticipò - è ve- « ro - in altri tempi, per effetto dei troppo citati Land « ùnprovenients acts 100 miµoni di lire pel 'prosciuga- « mento dei terreni paludosi; ma lo stesso· on. Feiraris « ci ha ra r,mentato che quei fondi furono investìti in « migliorìe agricole sotto il controllo diretto d'Ìmpiegati « governativi. » • « Non giova dunque parlare di autonomia. L'Ammi- « nistrazione agrària, dallo Stato creata, dallo . Stato « sorretta, dallo Stato alimentata,, sarebbe, o diventa- « rebbe in breve,· fatalmente, un'amminititrazione di «Stato». (1) . Ora che cosa scaturisce da questi esempi stranieri? Questo solo: che nella repubblica o nelle monarchiG più avanzate economicamente, ·moralmente e intellettualmente, lo Stato è intervenuto in forma diretta ed efficace per aiutare l'agricoltura ; è intervenuto là dove (1) Non so perché l'on. Salandra non abbia anche ricordato il miliardo circa che lo Stato ha anticipato per la trasformazione della forma - si badi! - della proprietà in Irlanda. L'esempio forse gli sembra pericoloso in Italia dove si parla sempre di tra,~. f9rp1azione del 1atifo:µdo.senza accennare ai Jl)ezzi. , ,
RIP'ISTAPOPOURB DI POLiflC~ LETTEREE SCIENZE SOCIALl 47 l'iniziativa privata è energica ; è intervenuto là dove esso non ha da riparare la grave colpa di avere stremata l'agricoltura con imposte e balzelli insopportabili, con vessazioni ed ostacoli di ogni sorta! Tanto meglio se quà e là tale intervento è stato tanto sapiente da saper rispettare i diritti della libertà. e da conciliare la ·iniziativa privata_ coll'azione dello Stato, come si prova a dimostrare l'on. Salandra; ma ciò che indul:-- biamente emerge dagli esempi è questo: che se l'intervento dello Stato riuscì utile in Francia, in Inghilterra e in Prussia, dovrebbe essere proficuo, necessario e doveroso in Italia dove manca l'iniziativa. privata, specialmente nel Mezzogiorno; dove Pono scarsi i capitali, tanto che si vorrebbero prendere quelli delle Casse di risparmio postali per costituire il credito agrario; e, c'è il dovere di venire in aiuto dell'agricoltura, cui si fanno sopportare pesi in una misura assai più grave che non in Prussia, m Francia e in Inghilterra. * * * Cosi dovrebbe essere ; così non sarà. Pochi potranno sperare che in Itàlia lo Stato, com'è ora, voglia imitare sulla via del bene gli esempi che gli vengono dal- _!' estero. Nè questo solo. La paura del peggio è tale e ~nta che si potrebbe accettare come un minor mà1e avremo ad un tempo: nuove spese, nuove imposte e forse nuovi debiti. Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI. Deputato al Parlamento IL SOCIM..ISMO Aununziamo con vivo piacere che la Casa editrice Giard et Briére di Parigi ha pubblicato la traduzione in francese del Socialism,o del D. N. Colaianni. È preceduta da una interessante prefazione dell'illustre sociologo G. Sorel, nella quale si dà ragione della tela del lavoro dell'autore e se ne mette in evidenza l'importanza. La traduzione è uscita alla luce da pochi giorni e la stampa quotidiana francese già se ne occupa con vivo inte- ,resse. L'ultigmuaerdreaslecoXloIX (i) Il secolo termina con uno degli avvenimenti più so- ~1enni della storia umana: la lotta dei Boeri contro gl' Inglesi. Quale che possa essere l'esito della gu~rra nulla di simile è avvenuto negli annali dei popoli. Fra la Grecia e i Persian! c'era una differenza di razza. Fra .la; non ingerenza. del governo ohe il Salandra argut1:1,mente ha compendiato come motto ·della·· sua amministrazione nei 'versetti; coi quali in Francia, nel secoloXVIÌI, si proibirono le follie dei oonvulsion ari : Inghilterra e Russia l'America del Nord e l'Inghilterra, era la lotta di tre milioni di Anglo-sassoni contro dodici milioni di loro congeneri; e i tre milioni senza dubbio sarebbero stati vinti, malgrado la di' slanza senza l'iu lervento della Francia e della Spagna: a Sara toga la rirnlLa sembrava domata. Fra Boeri e Inglesi è la lolla tra razze sorelle, è la lotta di una popolazione di meno di mezzo milione di uomini contro una di quaranta milioni. Ciò n~n si era mai visto; e le vittorie dei Boeri devono essere considerate come l'avvenimento più eroico del nostro secolo e di tutti i secoli. Si può immaginare che cosa sia questa armala di lavoratori - questa leva in massa di vecchi, di fanciulli, di uoDe par le Roy, defense a Dieu De faire miracle en ce lieu. Ci si potrebbe anche acco- .modare al programma che l'on. Ministro di Agricoltura formula in queste linee: « mia salda credenza è che lo Stato italiano abbia verso « l'agricoltura na- « zionale innanzi tutto e soprat- « tutto un doppio dovere da « compiere: quello di difenderla « contro nuovi aggravii, ratte- « nendo sè stesso nella facile « via delle spese e dei debiti, Joan a John Bull: Non temere per l' avvenire della tua serva (l'India), se tu soccomberai (nella guerra del Transvaal) io la sposer6. « e di attenuare, non appena sarà possioile e dove « sono più aspre, ù presenti gravezze; e quello di fare « che, nella legislazione interna e nei rapporti intere nazionali le sia resa giustizia come ad ogni altro « ramo dell'economia nazionale > • Chi lo crederebbe ? Queste modesto programma a molti sembrerà radicale o fantastico. Dati i tempi e gli umori, dati gli uomini che stanno al governo e la viltà e il servilismo degli italiani, molti - proprio molti e dei migliori, che amano la patria sinceramente - riirnnzierebbero all'attenuazione delle imposte e si aggrupperebbero attorno alla famosa bandiera del nulla innalzata a suo tempo dall'amico Giustino Fortunato ! Ma nemmeno la bandiera del nulla potrà a lungo sventoiare al vento : il governo chiede 0irca mezzo milia1:do per le nuove spese militari. Lo avrà e il modesto pr.<;>grammadell'on. Salandra sarà ricacciato nel regno dei sogni. Non avremo attenuazioni di gravezze; ma (Jloh di Vienna) mini disadatti al servizio militare, inquadrati tra gli . uomini validi~ Si può immaginare che cosa siano questi posti di guardia fioriti di barbe bianche frammischiale alle teste imberbi di adolescenti~ Che pensare di queste famiglie sotto le armi, nelle quali l'avo, i padri, i figli marciano insieme, nelle quali la morte e le ferite non colpiscono soltanto coloro che vengono direttamente o raggiungere, ma anche i parenti e gli amici intimi che vengono dietrot Ahimè! Mille palle non fanno una vittima solitaria! E ciò che spiega i silenzi sorprendenti delle sere di vittoria, come le descrive in termini commoventi questa lettera boera de Magerfontein: « Il sole « scomparve dall'orizzonte e l'esercito britanni<'o venne « respinto. Nel nostro la vittoria strepitosa non produsse « alcuna esaltazione; un profondo silenzio successe alla (1) Non abbiamo saputo resistere al desiderio di riprodurre questo plendido articolo. Presentandolo ai nostri lettori dobbiamo deplorare soltanto che l'autore non abbia avuto una parola di biasimo contro le conquiste fraucesi, r. d. R.
RlPISTÀ POPOLARE DI POLITICA LBTTERE E SCIENZBSOCIÀLl « terribile esperienza che noi avevamo fo 1I 1 . > F e,, e '1 e posto dieci volte minore? Non è molto noi scrivevamo straordinario esercito ha innanzi a sé l'esercito più igno- a questo proposito: « quando e dove si arresterà l'opera bile di Europa - un esercito di miserabili, un esercito « di distruzione comineiata all'epoca del Rinascimento? di mercenari raccolti nel fango delle città e dei borghi « Allra volta per quanto fosse feroce il Nini vita o il Rodella Gran Bretlagna, un esercito d' irresponsabili, « mano, la razza vinta restHva. Ma con noi, e special- - tranne che per gli ufficiali - che non hanno « mente collo spaventevole Anglo-sassone, non è più solcongiunti, non hanno sorelle, non hanno fratdli. Nel « tanto la tern, strappata al vinto, ma é la distruzione, campo inglese non ci sono i drammi terribili, che ren- « l'annientamento. In America, il Pelle rossa, vilmente dono sì dolorose le sere di combatLimento per i boeri. « calunnialo dal vincitore, é quasi scomparso; lo SpaCiascuno è ucciso per conto suo. Nulla arresta il corag- « gnuolo ha spazzato degli indigeni il Chili, la Plata, il gio e malgrado tuLLoquello che si è potuto dire, questo « Perù; il Portoghese, il Brasile. Il Tasmaniano non esiste coraggio é grande - tanto grande e della stessa qua- « più, e sul continente australiano non restano che alcune lità del coraggio degli uomini di "Wellington in Ispagna « tribù di Negri. Dei Polinesiani, ch'erano dei magnific- _ed a vVaterloo. . « tipi umani, non rimane che la decima parte. Poco fa E mentre i Burghers combattono questi miserabili della « ce~tinaia di migliaia di Armeni sono periti innanzi a Gran Brettagna, si vede indietro un immenso territorio « noi! ... E a questi massacri di uomini si deve aggiuntetro, dove in migliaia di fattorie isolate, le donnt:', i fan- ·« gere la distruzione sfrenata e folle di razze intere di ciulli, gl' invalidi, i vecchi infermi aspettano nell'orrore e. « animali immolati per un poco di pelo, di piume, di nella desolazione! Si può immaginare l'angoscia all'arrivo « olio, di corna, di avorio ..... delle lettere in questa solitudine funebre che rende dieci « Sino a tanto che la sola pietà agitava le anime sui volte più terribile le tr·isti novelle'? « periori _ipnanzi a queste carneficine deplorevoli, non Intanto che cosa farà l'Europa'? Per un concorso ecce· <~ si poteva sperare di vederle finire . .zionale di circostanze quasi ogni grande nazione ha quar « Ma un sentimento nuovo è nato. Si scorge oggi che che ragione particolare ad interessarsi con passione a « può esservi, per tutta l'umanità e sopratutto pei vinquesta lotta prodigiosa. Pel Tedesco il Boero é un fra- « citori, un serio pericolo nel romperé bruscamente la tello di. razza; pel Francese è un cugino a causa dell'al- « Catena degli esseri. Senza dubbio ogni specie deve celeanza dei Boeri coi rifugiati della revoca dell'Editto di « dere il posto a qualche altra meglio adatla, Ma i noNantes; e quanto al Russo l'ora é meravigliosameQte scelta « stri mezzi di distruzione, troppo potenti, troppo rapidi, per minacciare l'Inghilterra e strapparle, col timore di « falsano la legge. Noi distruggiamo all'impazzata; noi una guerra nelle Indie, la sua preda africana. Di più, l'u- « distruggiamo senza necessità, senza utilità. Noi ci metmanilà intera é vivamente interessata a che la Gran « tiamo fuori la r,ita, mentre a misura eh~ diveniamo .Brettagna cessi infine d'ingrandire il suo sinistro im- « più forti, dovremmo moltiplicare la vita. Quando noi perio sul pianeta. Malgrado ciò è possibile che non ci \< avremo sorpassato le scienze fisiche, quando entreremo sia una sola potenza che si muova. Se i Boeri saranno « veramente nelle. scienza vitale, saremo colpitj di orrore vittoriosi, tutto andrà pel meglio e la gioia di tutti i po- « all'idea di ciò ch'è stato sacrificato. Pensiamo a ciò poli accoglierà la loro vittoria; ma se essi saranno vin ti « che i discepoli di Pasteur hanno scoperto sugli infinili si lascerà schiacciare miserabilmente. Quale momento « tamente piccoli; pensiamo che questo non è che un per l'Europa e quale rammarico, più tardi, quando l' In- « inizio, eè. immaginiamoci di quale furore saranno inv.asi ghilterra si sarà ricostituita, di aver lasciato scorrere « i nostri discendenti contro di noi che, abusando da quest'ora decisiva .... _! « fanciulli feroci delle nostre armi abbiamo distrutto Molti in Francia e in Germania scusano l'indolenza « tipi meravigliosi di uomini e di animali! La vita è si europea invocando i diritti della civiltà. Alcuni an- « rara : una pellicola sul pianeta ! E noi ne abusiamo che accentuano la loro simpatia pel forte contro il de- « come se essa fosse infinita! ... Leviamoci dunque conbole e ripetono la calunnia inglese: « il Boero é un es- « tro il furore cieco delle razze conquistatrici. Pren- « sere retrogrado, disadatto all'industria, ribelle all'istru- « diamo la difesa dei p0poli deboli e delle specie animali « zione, incapace di organizzazione sociale. » Queste « scomparse per metà; la;,ciamo una parte a sviluppi sono parole leggere. Tutti i popoli arrivati ali' alta cui- « diversi dalla nosLra impetuosa civiltà. Cominciamo ap- . tura hanno cominciato per essere meno civili dei vii;ini « pena ad inLravrndere la scienza degli esseri; non decadenti. Il Greco omerico non aveva la cultura egi- « usiamo della nostra scienza meccanica e fisica per ziana, né l'assiria; il Romano primitivo era ben lontano « uccidere l'avvenire! Conserviamo dei territori liberi dall' etrusco e dal cartaginese; il Germano di Arminio « affinché i nostri nipoti non si trovino privi delle prinòn era che un barbaro; ed anche il Tedesco del me- « mitive energie: affinché essi possano ricorrere, contro dio evo era evidentemente meno civile dell'italiano. Lo « gli stessi, alla natura; affinché essi non siano, in una sviluppo non si fa in linea retta. Tutta la storia umana « ai loro animali domestici, portati via da qualche male lo mostra. Il Boero che ha saputo organizzarsi per la « misterioso, da qualche decrepitudine nata dall'umanizlotta attuale, che ha saputo nascondere i su0i pI'epara- « za.Jione troppo pronta del g1obo; affinché essi possano tivi ad un nemico astuto e formidabile, che mostra sì « gustare un poco più di poesia e di armonia, perché la belle qualità di bravura e di umanità, di resistenza e di « vita non sarebbe bella, sarebbe odiosamente monorassegnazione, ha certs.mente in sè virtualità che si svi- « tona, se essa non presentasse più che alcuni tipi di lupperebbero a suo tempo e eguaglierebbero o sorpasse- « uomini e di animali indefinitamente ripetuti! « rebbero le qualità civilizzatrici dell'Anglo-sassone. Concludiamo che bisogna interessarsi con passione È da desiderarsi che la civiltà si sviluppi presto~ Non alla vittoria dei Boeri e, che ciascuno nella sua piccola abusiamo noi in questo momento delle nostre armi contro sfera deve inviare il suo obolo o fare il suo sforzo di il resto del mondo? Non possiamo colonizzare più ra- parola e di azione. Bisogna fermare l'Anglo-sassone I zionalmenlef È necessario, ad esempio, che l'Americano Senza dubbio, un Inglese_ é un bel tipo umano; ma il del Nord occupi tanto spazio, distrugga tanti uomi- più bel tipo ripetuto con monotonia, diviene una povera ni e tanti animali indigeni, quando esso avrebbe po- cosa. La vita valP- per la sua varietà - e se le razze tuto nutrire i $UOi sciami occupando materialmente tin più alte qevono1 in verit~, occupare un posto preponde.
RIVISTA POPOLARE Dl POLIT1C4 LETTERE E SCIENZE SOCl.ALl 49 rante, sarebbe miserevole cosa per esse stesse, che prendessero tutto lo spazio. Gli Anglo-sassoni hanno tanto rubate, del patrimonio dell'umanità, che l'umanità deve considerarli come nemici. Il giorno in cui il loro slancio sarà frenato, nulla c'impedirà di restiluire le nostre simpatie a questa razza forte e bella. Ma oggi è l'ora di combatterla. I. H. RosNY. (Dalla Deutsch -franz6sische Rundschau. Gennaio 1900). vVV GiudsinzilAl'TTRAVERSO LASVIZZERA di ETTORE CICCOTTI Dalla Rassegna di Sociologia e Scienze affini dirf:tta dal Prof. Alessandro Groppali: Questo libro è tutto una condanna dei sistemi di governo che ci reggono, e un inno alle libere istituzioni della libera Svizzera. Scritto quando lo scoppio del turbine di malcontento e di reazione di due anni fa costrinse l'autore a cercare la via dell'esilio, questo libro porta in sé impresse le orme di quel periodo inobbliabile e doloroso. Si sentono fremere tra le righe di questo libro, e l'anelito della battaglia contro chi ha ridotto la nostra patria ad una vera terra. di morti, ove il silenzio di cimitero è ritenuto come il simbolo della tranquillità, e la ·nostalgia di chi vorrebbe che il nostro paese presto raggiungesse quel livello di civiltà in cui si trova la Svizzera vicina. Bellissimi sono i capitoli sulla vita economica, politica e sociale della Svizzera. Lo stile, sempre vivo e vibrante, del Ciccotti rende la lettura di questo libro, che è una vera lezione di cose, assai attraente e interessante. Unaconcezione s ciologdieclal'rte ConUnuazione - Vedi N. precedente. Quanto a l'arte delle civiltà intermedie il M. stesso negli articoli che seguono ha fatto la critica della concezione troppo schematica e semplicista esposta nel primo. Qui infatti carattere di essa, di fronte al realismo idealistico e al superficiale delle altre due, è l'assenza del realismo: ma quando il M. viene a parlare dell'arte tedesca e scandinava, dell'inglese e sopra.tutto dell'olandese, non può non ammettere che una corrente realistica larga e profonda è anche in questi tipi per eccellenza delle civiltà intermedie. È vero che egli tenta salvar la formula contrapponendo questo realismo a quello superficiale e triviale che attribuisce a le civiltà democratiche, e poichè in quello è una visione speciale e una intensificazione del reale, negando si possa dire realistico e parlando di simbolismo in senso larghissimo: ma ha egli diritto di far ciò ? No : poichè come ho detto, dicendo realistica l'arte delle civiltà aristocratiche, egli usa realismo non come contrapposto ad idealismo, ma nel senso generico di arte del reale in opposizione a l'arte simbolistica, fantastica, di sogno: ora se realistica è in questo senso l'arte classica, anche è realistica l'arte germanica in genere. Solo si tratta di diverse forme di rappresentazioni della realtà: l'una accoglie di questa solo il bello, l'altra è più eclettica, l'una tende più al tipo generale e ideale, l'altra a l'idea al carattere del particolare,· l'una mira ad abbellire, l'altra ad approfondire, ma perciò stesso questa è nel senso detto più realistica di quella e ad ogni modo è certo che il realismo è una delle due tendenze dell'arte intermedia. Ora che significa ciò? Significa che il senso della realtà e il sogno, che si fondono nell' idealismo classico in epoche in cui la realtà è bella come il sogno, si scindono nelle altre ; donde, da una parte l'arte che approfondisce e interpreta la realtà, da l'altra quella che la trasfigura in simbolo ed in sogno : a seconda dei popoli, delle tradizioni, del momento storico prevale o la prima come nel 600 olandese o la seconda come presso gli anglo-sassoni d'oggi. Resta l'arte democratica che il M. trova nelle civiltà. primitive o in quel Medio-Evo che rappresenta, come dice il Nietzsche, l'insurrezione degli schiavi nella. morale e il loro imporsi, moralmente, ai padroni: carattere d'essa è, secondo il M., il realismo superficiale e del brutto. Ora io non so come si possa accettare questa concezione: non si nega una corrente realistica nell'arte popolare da la comedia antica a la comedia dell'arte, ma accanto a questo rigagnolo s'allarga da le Mille e una notte a l'Odissea, dai Vangflli al. mistero medievale, dall'arte simbolica delle catacombe all'architettura gotica e a la prima pittura tedesca ed olandese il gran fiume dell'arte per eccellenza fantastica, d' imaginazione, di sogno in quasi completo divorzio con la realtà. Ed è inutile citare in contrario la pretesa voluta bruttezza dell'arte cristiana o le rappresentazioni demoniache e l'orrendo di Notre- Dame : come quella sia una leggenda hanno provato anche recentemente le discussioni fra il Labanca e il Venturi e la pubblicazione dell'Album dei cimiteri di Domitilla e Priscilla: quanto a le rappresentazioni demoniache e a l'orrendo, nel campo del fantastico c'è il bello e il brutto, il paradisiaco e l'infernale e ad entrambi è naturale si volga la fantasia del popolo: ma ad ogni modo è certo che non la realtà, come dice il M., ma il sogno, il fantastico, l'ultrareale, l'al di là è il campo in cui principalmente si è mossa l'arte popolare. E ciò si spiega facilmente con la stessa psicologia del M.: se al sogno tendono insoddisfatte della realtà mediocre le civiltà intermedie, con quanta maggior forza non debbono tendervi le popolari che una realtà ancora inferiore trovansi intorno l * "" E passiamo a l'arte latina del nostro secolo. A me par veramente che da una sua visione di questa l'autore abbia tratto la teoria .generale, cercando poi di estenderla, coi risultati ora visti, a tutta la storia dell'arte. Ecco. Napoleone fonda o tenta una civiltà di tipo aristocratico: segue un periodo intermedio di decadenza, poi dopo la metà del secolo uno di civiltà inferiore « non tanto, nota il M., nello schema fondamentale dell'organizzazione sociale quanto nell'attività psichica e sentimentale della coscienza collettiva,., cioè come nel M.-E. Ora soltanto « i privilegiati si accorgono che la condiscendenza faciliterà la spogliazione e che solo la ricostituzione dell'incontrastato dominio potrà ristabilire la sicurezza del benessere e dell'ordine superiore», e inaugurano un periodo intermedio di ascensione. A questi quattro momenti corrispondono, naturalmente in perfetta armonia con la teoria, il realismo idealistico del classicismo, il romanticismo, il
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