Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 9 - 15 novembre 1899

I8o RIJ'ISTA.POPOLA.RE'DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI Jean Finot: Per gl'innamoratdiella vita. La nostra vita ·.non è che una lunga, implacabile battaglia con la morte. Il pensiero della fine inevitabile rie.mpie il fondo misterioso del nostro essere. La filosofia della Fine resterà la filosofia suprema dei popoli, delle religioni e delle civiltà. Ma che cos'è la morte i Si soffre generalmente troppo pel suo avvicinamento, si pensa troppo poco al sue vero significato. La morte dovrebbe essere considerata e pensata in altro modo da quello che si fa oggi. Se lo· svanire del nostro corpo, in luogo di esser chiamato morte, sparizione, fosse stato concepito come una risurrezione, U!l ritorno all'immortalità della natura, evocherebbe un fremito delizioso non come l'orrore del niente. L'opinione che si ha della morte, ch'essa sia un male; ecco il male. Considerato aaa luce della scienza moderna, la morte trasforma, ma non distrugge nulla. Quando si pensi che noi moriamo a poco a poco in tutti gli istanti, non si capisce lo spavento che ci causa la liberazione finale. Il nostro corpo é composto di una quantità innumerevole di cellule che compongono il nostro io fisiologico, e che nascono, evolvono e muoiono. Riguardato così, il nostro organismo non è che un vasto cimitero e i nostri processi vitali una serie di sotterramenti continui. Queste morti parziali del nostro io si realizzano frattanto senza provocare in noi alcun turbamento. Una conseguenza imperiosa della vita é di non potE:r nascere che dalla morte. L'incenerimento stesso dei cadaveri non può uccidere i germi della vita. Essa si manifesta sotto una forma meno afferrabile di gas e di cenere, che rientrano nel dominio del regno minerale, riserva immensa della vita di tutto l'Universo. La morte non distrugge la vita : non fa che rendere la libePtà alle cellule: la vita persiste malgrado la rottura del patto comune che le collega. La morte che noi temiamo non è che una parola vana. La continuità della vita, è la legge elementare dell'evoluzione degli esseri. La morte ct>ncepila come il niente repugnante, aveva di che avvelenare la nostra vita : la morte considerata come il cambiamento della vita ci impedirà di temerla, e ce la farà quasi amare. (Revue des reoues. 1 Novembre). 1. Zangwill. li Sionismo non è che un sogno irrealizzabile. Gerusalemme non ha niente di seducente. La città è piena di uomini di tutte le razze. Vi sono più di 40.000 ebrei, la ma~gior parte bigotti, mendicanti o operai senza lavoro. lo mi ricordo come il mio cuore si serrava quando il mio cavallo percorreva il suolo sassoso che la circoada. La maggi_or parte della Palestina è senza un albero, senza una goccia d'acqua. Recentemeute ·1abaronessa BurdettGould voleva dare a Gerusalemme l'acqua di cui ha tanto bisogno, ma dovette rinunziarvi dinanzi ai numerosi recipienti di vino che esigevano i funzionari turchi per permettere che si facesse questo regalo. Del resto, Gerusalemme è oggi una città santa tanto ·per il Cristianesimo che pel Maomettismo e il Giudaismo. Al problema non vi sono che quattro soluzioni possibili: 1.0 una rigenerazione nazionale; 2.0 una rigenerazione religiosa; 3.0 la distruzione: 4.0 nessuna soluzione. Quest'ultima forse si realizzerà. (Contemporary Ottobre). Adolfo Zerboglio: Il problemadelli felicità. - È senza dubbio il problema di Lutti i problemi. Essere felici è la aspirazione alla quale tendono tutti gli uomini anche quando paiono di non volerlo e agiscono nel modo più opposto a quello che sarebbe necessario perché si realizzasse nei fatti. Io che mi sono occupato della questione ho veduto con vera compiacenza l'analisi del terna tentato dalla signora Paola Lombroso col suo ultimo libro che porta il titolo, Il problema della felicità. Non è una analisi esauriente, ma un contributo a cui non si può lesinare l' ammirazione e il plauso. Per molti l'idea di felicità e di p,iacere si confondono, e, veramente, non senza ragione: Il piacere però è la felicità di un secondo, la felicità è invece il pia~ere conquistato nel tempo e nello spazio. La felicità è un effetto dallo sviluppo più o meno grande che può avere la personalità. Gli elementi da cui dipende questo sviluppo sono due: il temperamento individuale e il mezzo in cui si manifesta e si svolge. Dall'accordo, dalla proporzione, dello slivello fra questi due elementi deriva il fatto di essere felici o infelici. La causa per cui il numero dei felici è così esiguo sta nel difetto di conoscenza che l' uomo ha del proprio coefficiente individuale e del coeffici :mte esterno. (Vita Internazionale. 5 novembre). Il palazzodell'Italia.all'Esposizione di Parigi fu ideato dall'architetto Ceppi. E un edificio di stile gotico-italiano, stile che ha i suoi meravigliosi modelli negli antichi edifici veneziani. Il prospetto è diviso in tre grandi scompartimenti in ognuno dei quali predomina quell'ammirabile architettura che è l'accesso al gran cortile del Palazzo Ducale di Venezia. Il palazzo avrà una facciata a ciascuna delle sue fronti. Lo sormontano agli angoli quattro cupole e, nel mezzo, una cupola maggiore che ricorda quella di S. Marco, della quale ripete la copertura. Da un portico, sul davanti, si passa all'interno ad una gran sala su cui corre una svelta galleria alla guale si va per un ampio scalone. L'edificio alto 46 metri fino all' aquila che sormonta la cupola centrale, sarà lungo 6? metri e largo 38.50. L'aspetto esterno riuscirà vaghissimo. La luce guizzerà in mille giuochi fra il ricamo dei trafori gotici, la policromia dei marmi ricorderà l'opulenza dell'arte dei nostri padri, ed un centinaio fra statue e gruppi popolerà le nicchie, riproducendo note opere antiche o simboleggiando idealità moderne. Sono centoventi gli operai che vi lavorano, e, tranne qualche eccezione, tutti italiani : gl'imprenditori, i falegn~uni e i carpentieri, veneziaai; i modellatori, milanesi; gli stuccatori piemontesi. (Illustrazione italiana, 5 novembre) RECENSIONI Dr. N. Colajanni: L'Italia nel 1898 - (Tumulti e reazione) - Milano. Società editrice lombarda. 1899. Le riviste si sono cominciate ad accorgere di questo 1ibro dell'on. Colajanni, a cui nessuno dei bollati ha osato rit.pondere. Diamo con piacere il ~iudìzio che il Groppali ne ha dato nell'ultimo numero <1ella Rioista di JUosofìa, pedagogia e scienze affini: Pubblicato subito dopo i luttuosi avvenimenti dell'anno scorso che gettarono un fascio di vivida luce sui mali della nostra patria, queslo libro ha tutto il colore di una fotografia 0ggettiva e istantanea e serberà sempre, sebbenJ rude, la sua freschezza nativa, perché scritto,, .JùÒ dire, quando ancora non era cessata l'eco di qut:: \umulti, oggi ancora dolorosamente vivi nella memoria e nel cuore di ogni onesto italiano. Il Colaja1.ni possiede la prioativa di questo genere di scritti: abituato per lunga esperienza e P.er sLudio inde- · fesso a vedere lontano e a fondo nel vilup:po dei fatti sociali, tanto normali quanto patologici. egh è dotato di una freddezza e di una serenità d'animo incomprensibili in un meridionale. Con queste doti è facile poter capire com'egli possa serbarsi equanime anche in un ambiente ancora caldo di passioni e di odii, e come possa penetrare nell'intimo del complesso delle cause che ad altri non possono non sfuggire. E così egli ci ha dato, oltrecché dei voìumi di alta im- ·portanza scientifica come quelli sulla sociologia criminale, sul socialismo, sull'alcoolismo. ecc., dei libri, come quelli sulla politica coloniale, sulla questione delle Banche e sugli avvenimenti di quest'ultimo anno che reste- .ranno per la diagnosi acuta ed esatta di certi avvenimenti che impre-ssionarono moltissimo e che non si perderanno tanto facilmente nell'oblio. La disamina delle cause economiche, politiche e morali dei tumulti e della reazione dell'anno scorso, il capitolo sulla capitale morale e quello intitolato Confronti costituiscono la parte più bella di questo libro che è una vera battaglia combattuta contro la· menzogna e l'ingiustizia. · · GlsicritdtiMarExn, geLlsassall Prosegue regolarmente la pubblicazione degli Scritti di .Marx, Engels e Lassalle diretta dal Prof. ETTORE C1cCOTTI ed edita da LurGr MoNGINI (Roma, Via delle Colonnette, 9). La raccomandiamo ai nostri lettori. 'Dr. Napoleone Colajanni proprletar.lod, lrettor~-responsabile. --~~~~~~~~__.._...,_,.._./'.,/",./~,/V'/'-/'../'-./'\J",,.,,..,._,,,..._~r..- Roma, Tip. Tiberina. Via de' Gigli d'Oro, 16.

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