RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma · il I 5 e il 3 o d'ogni mese 1TALI.A : anno lire 6 ; semestre lire S - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nuDl'.ero separato s Oen-t. 20 AnnoV. - N. 9. Abbonamento postale · I Roma (5 Novembre 1899. UNA·SORPRESAPEI NOSTRILETTORI Col 1° gennaio 1900 la Rivista uscirà completamente trasformata. Oltre che stampata con l'aggiunta della copertina e con caratteri n·uovi, le due pagine centrali saranno consacrate ad una grande novità: "•\~ LA RIVISTA DELLE OARIOATURE POLITIOHE Ogni anno un passo innan~i, i lettori ci rendano questa giustt~ia, e r.endenàocela ci procurino nuovi abbonati. La Rivista, orma·i, si può d·il/~euna pubblica~ione regalata. So1u1nario LA RIVISTA: Da Montecitorio a Vienna. On. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI: Il dissidio tra il Nord e il Sud. Nm: Gl'ltaliani nell'Argentina. G. N. BRESCA: Pro Colajanni. 11 Commercio segue la bandiera? Prof. AGOSTINOSAVELLI: I conflitti nazionali nella Monarchia · Austro-Ungarica. :G1u~EPPEPARATORE: Il Genio di Giovanni Bovio. ..._ SperimentalismoSociale. ''R..,ivi.stdaelleRiviste. - 'l{.ecensioni. ·nA MONTECITORIO A VIENNA · Mai come ora é stato eosì grande il nostro sconforto, perché mai come ora è stata così palese l'inferiorità politica della nostra Italia, che non regge neppul'e al parasone dell'Austl'ia, dove, nonostante l'asprezza dei conflitti di razza, che di ordinario a tutti gli altri si sovrappongono e dominano, i partiti in questo si accordano: nella difesa della costituzione e nel proposito di vederla migliorata in senso .... liberale I Quale strazio da anni si faccia del nostro Statuto, così poco democratico, così retrivo rispetto alle altre costituzioni moderne, é risaputo. Colla osservanza rigida della Carta Albertina un partito conservatore :i.vrebbe potuto avere sempre del buono in mano per tenere in freno non solo i cosidetti sovversivi, ma anche i liberali e i demo~ratici devoti alle vigenti istituzioni. Violarlo e calpestarlo per potere impunemente schiacciare quanti osavano aspirare a qualche cosa di meglio fu sempre ed é vera ed ingiustificabile voglia di mostrarsi reazionari e violenti, quasi a prova1'e sin dove arrivH la tolleranza del paese nel subire gli attentati per un. ritorno verso regimi condannati dalla civiltà moderna e dalla esperienza politica. E la tolleranza, pur troppo, è stata soverchia! Lo Statuto albertino - di cui fu avvertito, appena promulgato, la necessità di riformarlo-in alcuni punti poteva essere interpretato in senso liberale: nei punti nei quali taceva o si esprimeva in modo equivoco. E ci furono moi;nt::nti nella vita del nostro paese nei quali si ebbe davvero qualche accenno alla interpretazione liberale; si poté anche credere, che, senza bisogno di esplicite riforme scritte dello Statuto, precisamente come si pratica da due secoli in Inghilterra, al regime puramente costituzionale si potesse sostituire quello parlamentare imperniato nel governo di gabinetto. La trasformazione si era iniziata appena promulgata la Carta Albertina e si e.ra in certa guisa consolidata in trent'anni di vita italiana, nonostante gli strappi, ora palesi ed ora mascherati, che &i erano dati e allo Statuto e alla sua inte1•pretazione liberale. 1 Negli ultimi anni il regresso fu sfacciato ed ogni pretesto fu buono per giustificarlo; ci fu regresso. nei fat_ti, che trovarono poscia la loro formula teorica nel ritorno allo Statuto proclamato dall'on. Sonnino e di cui a suo tempo ci siamo occupati. . . . L enormità di questo regresso nei fatti e nella teoria non ha bisogno, per essere messa in evidenza, del con• trasto della evoluzione democratica della Costituzione inglese - evoluzione malinconicamente, ma onestamente illustrata in un suo libro da un aristocratico italiano (l) ; basta porre il raffr·onto con ciò che avviene in Austria. E il raffronto per noi non potrebbe essere più umiliante. Più volte abbiamo accennato al maggiore rispetto della libertà e della costituzione che c' é nell'Impero de.- gli Asburgo; ma la soluzione, che ha avuto la _quisti.09e delle lingue é veramente tipica per fare vergognare- .gJi italiani; se questi di vergogna, in politica, fossero .s~~ scettibili I È noto che l'elemento tedesco e i rappresentanti del partito socialista nel Parlamento austriaco promossero una formidabile opposizione all'ordinanza delle lingue, che due anni or sono il Ministro Ba'deni emise per contentare gli Czechi. . Per noi non cade dubbio, che l'ordinanza in fondo rispondeva a g;ustizia, poiché non si può approvare l'egemonia tedesca, anche nella lingua, in Boemia dove i tedeschi sono in minoranza. Ma l' ordinanza nella forma era illegale; d'onda la giustificazione della opposizione, ~he divenne ostruzionismo violento, che inghiottì parecchi ministeri. Vienna e tutte le città tedesche dell'Impero (1) Duca di Gualtieri : L'eooluzione dernocratica delle isti• tuzioni inglesi. Rou:x:e Frassati. Torino, 1899. ·,
'R..IVIST A POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI austriaco parteggiarono per l'opposizione, che provocò in piazza le stes'"se J11anifestazioni violente, che aveva prov_ocato nel Re[chstag. Il Parl~mento impossibilit~to a funzionare normalmente a •cagione dell' ostruz1001smo· venne chiuso più .volte e si riapri adesso per proclamare il trionfo degh ostruzionisti con qualche altra cosa di più e di. meglio. ra dei repubblicani e dei radicali, che solo nei benefizi considerano alleatt, noi conveniamo in massima sulle conclusioni che trae dal confronto. Però sentiamo il dovere di completare il concetLo e~presso in questo periodo : « Che cosa dice il paragone tra l'Austria e l'Italia f « Dice la inferiorità morale, la insufficienza politica, la << viltà organica delle classi dirigenti italiane». No, amici dell'Aoantil La inferiorità, la insuffi~ienza, la viltà non sono delle sole classi dirigenti ma é di tutto il popolo italiano. Pensare e dire diversamente é illudere' sé stessi e ingannare, anche senza volel'lo, gli altri. · · InfatLi per conseguire una vera e durevole pacificazione. degli animi il nuovo Presidente dei ministri Conte C~ary \.nqn. solo revocò--!' ordina-,nza delle lingue, che era stata causa di tante proteste e' di due anni di lotta tumultuosa, ma dichiarò tra gli applausi del Reichstag, che voleva governare colla Costituzione ed entro i limiti della Costituzione. . Per assoluta mancanza di spazio rimandiamo Poteva essere più completa e più strepitosa la .vitto- al prossimo numero la pubblicazione di un huria-· degli ostruzionisti 't Ma il più e il. m~gli_o1 cui abbia- portante a1.•Ucol.o del Prof. Pietro :Fontana sulmo accennato poco t'a, viene adesso. . . - · ~ i'EVOLUZIONE DEI .. SOCIAI ...ISMO E IL CONNella costituzione austriaca- come c'è un -paragrafò,:. -GRESSO DI ANNOVER-.· •· che prevede il caso della proclama~ione deJlo stato di · . · as§~dio e lo disçiplina, c'é pure un. paragrafo 14° che. - .... autor:izza. il -gov,erno ad ernet. tere ordinan~c legislative - 11· i p~stri_ decreti-leggi - in. c~so di urgenza ed a Camera chi.usa. In questo paragrafo, quindi, il Badeni e i suoi successori vollero trovare l'addentellato per giustificare l'ordinanza delle lingue; addentellato, che manca assolutamente nello Statuto italiano - p~rciò, teorìcamente, più liberale dell'austriaco - per tentare la giustificazione degli Stati di assedio e dei Decreti-leggi, che· la · Corte·.di Appello· di Mila1io si compiacque di enumerare come motivazione della celebre sentenza colla quale si riconobbe la validità del Decreto-Le~ge del 22 Giugno 1899. - · Ma· 1 d'eputati · tedeschi e i socialisti incoraggiati dal successo; rinvigoriti della lotra hanno compreso che la vittoria di oggi la$ciando immutato il paragrafo 14 della•· Costituziol}e, poteva domani essere seguita da una serie di ·sconfihe_: perciò, non soddisfatti delle dichiarazioni del ministro Clary, ittico et :mm.ediate hanno proposto la soppr.es.sione del .pel'icolo.so paragrafo. La mozione, che mirava alla riforma radicale dello Statuto austriaco venne presentata dai·'socialisti e sostenuta dal loro leader Daszinsky con, un -vigoroso discorso nel quale si attaccava non solo il ministero, ma anche la Corona. Ebbene - spalanchino le ·orecchie i bigotti della· monarchia in Italia: quei bigotti, .eh~ negherebbero la -luce del sole,· pur di non associarsi ad una proposta della temperatissima Estrema Sinistra - la mozione arditissima nel Reichstag austriaco ottenne la maggioranza. di 57 voti! Non venne adottata, perché la Costituziona in questi ·casi esige una maggioranza di due -terzi, che -non venne raggiunta. Veniva, però, approvata la proposta di revisione generica della Costituzione-e nominata una commissione che deve riferire entro .qunttrò giorni. Che cosa possiamo- contrapporre in Italia a questi progressi costituzionali, che con senso d'invidia dobbiamo constatare in Austria 't Il risveglio della opposizione costiLuzionale cominciato col discorso di Castiglione dell'on. Zanardelli e continuato con quelli degli on. Giolitti, Galimbe1·Li,.Talamo, Alessio, Coppino, Brunialti ecc. A quelli dei repubblicani e dei radicali - Pantano, Sacchi, Mazza ecr.. - non accen•niamo, perché non ce n' é bisogno; l'Estrema sta al suo posto di battaglia da anni ed ha fatto sempre il propr10 dovere; Questo risveglio della opposizione costituzionale è qualche cosa nella- infinita misel'ia poliLica, che ha permesso -ad; un soldato -di vantarsi in Parlamento di poter emettere -decreti illegali; ma in sè è una misera cosa perché priva in gran ·parte di efficacia vera: non possono averla che scarsissima- le dichiarazioni degli uomini politici,- le cui opere, disgraziatamente, sLanno in co~i manifesta an:. titesi eblle parole: ·Potranno acquistaria quando avranno provato;· che la resipiscenza è sincera e completa; e al-· lo-ra,,-fà.rse, avranno agio di dichiarai·e che in Italia vanno soggelli a revisione i giudizi emessi stilla éonciliabilità tra prin_cipatum, et libertatem. LA RIVISTA. 1'f.•·D:· . 1Dop·o scl'itto l'a1·ticolo ·abbiamo letto· l'Aoanti cho anch'esso si bécupa del pa1·allelo t1·a l'Austria e l'Italia. Pur dep1odhdo la speci'ale disinvoltura politica dei socialisti italiafif; ch\{auri'buìsccino sempre ed esdusivarnente a loeo stessi.· tutto eiò che si p1·aLica e si tenta tra noi in difesa della lipe1·tà, taceudo-sistematicamente dell'opeEsortazioni ·di un parrici~a. Il dissidio che da dieCÌ anni vado segnalando in tutte le occasioni nel Parlamento e di cui, con insistenza degna di maggiore considerazione da parte di coloro che solo oggi se ne sono accorti, mi sono ripetutamente occupato in questa R_ivista; quel dissidio tra Nord e ,Sud cui io e l'amico CiccotLi abbiamo consacrato uno studio speciale· - oggi si è allargaro ed è divenuto argomento · di vi vnci discussioni nei caffè e in tutte le riunioni priva te. La stampa di ogni colore se n'è impadronjta e se n'é occupata con una continuità di sforzi che rara·mente ~i è vista nel nostro giornalismo in una quistione, e~ esorbita l'interesse del momento o quello delle persone più in vista nel campo politico. Vi hanno consacrati articoli in vario senso i principali giornali del re~no - dall'Adriatico di Venezia al Giornale di Sicilia di Palermo, dalla Perseoeranza di Milano, al Pungolo, al Mattino di Na,P.o!i, alla Tribuna, al Don Chisciotte, all'Aoanti di Roma. (1) ' (1) Per comodo dei lettori che non, avessero seguito l'opera mia in Parlamento e fuori ricordo queste date : . Novembre 1890 discorso-programma nel Politeama di Palermo in cui rapidamente esposi le ragioni che mi inducevano ad essere federalista ; Gennaio 1891 mio primo discorso nella Camera in cui, provocando rumori e proteste da parte dei settentrionali - dei quali si fece eco l'on. Bonardi - rammentai la sopraffazione di cui erane stata vittima il :Mezzogiorno l'agricoltura; mterpellanza sul catasto (1892) in cui "dimostrai che la formazione_ del· nuovo catasto era un una iniquità politica e :finanziaria che costava. 500 milioni allo Stato solo pel gusto di poter ferire il Mezzogiorno ; disçox:sosul. trattato di commercio coll'Austria Ungheria e colla Germania 1892 col quale in una all'on. Pantano che piu volte aveva trattato lo stesso tema, strappammo all'on. Ellena manipolatore delle tariffe del 1887 l'esplicita confessione cbe ragricoltura del :Mezzogiorno e delle isole era stata maltrattata a benefizio dell'industria del Settentrione; interrogàzioni per ispingere il governo a concludere un trattato di commercio colla Svizzera nel 1892 da cui poteva venire benefizio all'agricoltura del Mezzogiorno; interpellanza sulla strage di Caltavuturo in Gennaio 1893; discussione. della· legge oancaria dell'on. Giolitti - 25 Giugno alli 8 Luglio 1893 - nella quale più volte sostenni gli interessi dei Banchi meridionali e specialmente del .Banco di Sicilia; vari discorsi sugli avvenimenti di Sicilia nel Dicembre 1893 e nell'inverno 1894; discorsi vari sull'ordinamento territoriale dell'esercito in cui dimostrai che la spesi). di mantenimento sa~ retbe meglio ripartita tra le regioni; discorso sul regio commis~ sario •in Sicilia in Luglio 1896 ecc. In ·quanto agli articoli della Rfoista Popolare richiamo alla memoria : Contrasti economici regionali (Anno II, N. · 13); Giustizia ,fin de siècle (Anno. II, N. 23); Distribuzione, regionale della miseria (Anno III, N. 1); La decadcn.ià del sentimento unitari9, in. Italia (Anno IV, N, 20); A proposito di una storia de.lla .ftitan.za. italiana (Anno IV, N. 24); L'assenteismo dello Stato nel Me:;~ogiorno (Anno V, N. 4). ·, Da quin•lici anni, poi sto sulla breccia a combattere le teorie erronee del Lombroso sulla pretesa inferiorità della razza che popola il mezzogiorno continentale, la icilia e la Sardegna. A questa quistione oltre numerosi articoli ho consacrato gli opuscoli : La delinquen:;a della Sici/dt;t, (1885); Per la ra;za maledetta (1897); Settentrionali e Meridionali (1898) e lunghi capitoli nella Sociologia Criminale (1889) e nella Politica coloniale (1891). I discorsi, gli articoli, i libri mi procurarono strane accuse da parte de~·li unitari, le insolenze volgari di Li.ligi :Miceli, le apostrofi acri cti M. R. Imbriani; e mi fecero designare come pa1·rlclda nella lottà elettorale del .1892.... • ·:
r 'R..IVISTAPOPOLARE DJ. POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Non tenterò di riassumere ciò che é stato scritto ades- t.amenlo, mentre per un errore bestiale viene consideso pro o contro il Mezzogiorno; noto soltanto che la rato come un accattone che vive alle spalle delle ricche diagnosi più sbaglia la, perché la si é voluta costPingere regioni lombarde, liguri e piemontesi. La verità è assai entra la formula rigida del materialismo storico, l'ho !et- diversa - come in molti articoli ho dimostrato, come ta nell'Aoantil. Ed ho provato vivissimo rammarico leg- continuerò a dimostrare. (1). Tra il Mezzogiorno e il Setgendo, in un giornale sotto tanti aspetti eccellente, un tentrione i rapporti economici sono semplici e chiari e articolo in cui i fati.i sono male esposti e peggio inter- tutti a baneficio del secondo dal punto di vista privato~ petrati. ·M.a .su 1di esso spero ritornare, se l'amico Bisso- Il Settentrione valendosi del minimo accorgimento e lr,ti vorrà _concedermi un_po' di spazio nelrAvantil dello scarsissimo sentimento di solidarietà della rappreAltri ha. osservato che la quistione ingrossa. Non é sentanza del Mezzogiorno, ha plasmato le leggi a sé van-, esatto,: le pro.porzioni del dissidio. sono quelle che fu-. taggiose colle tariffo doganali del 1887, ha sacrificato la. rono. pel passato. C'è questa sola "differenza : ciò che a~ricoltura, di cui vive quasi esclusivamente il Mezzo-, era latente vien~'foori . alla luce del gio1~no;, ciò che g10rno, sull'ara degli int~ressi industriali suoi: Pantano era semplicem,ente ne~li animi .di tutti .e che· sì sussur- ed iò costringemmo Ellena a eonfessarlo in PllrÌamento rav.a somm~ssamente~.t.ra amici. i:-1timi ora si dice aper- discutendosi il trattato di commercio; tornò a confes-. tam~n~e. ed. a voce alla. Tl'!,_ntomeglio. Non . c'è ma- sarlo implicitamente nello scorso anno lo stesso on. Colanno che si possa curare se non vi~n~ conosciuto_ con.•_; lombo intrattenendosi della esposizione di Torino nella. precisione ir;i tut_ti: ,i suoi_ dettagli_; e ·quelli, .che ~f~ig- · Nu_ovq,_Antologia_. ~on sol?; i~ Settentrione_ricco_di capi-. gono la compagine naz10nale riescono pericolosissirm tah, d1 forze moti'ic1 naturali, di coltura tecmca, d1 strade, se non vengono studiati e curati a tempo, prima che. di energia, non poteva che schiacciare il Mezzogiorno sopraggiungano le catastrofi irtirnediabili. nelle sue industrie: parla chiaro la storia delle industrie Infatti il grande dissidio che esiste, che denunziai della vallata del Liri, nelh provincia di Salerno. Ora è quando tutti fingevano di non credervi e cercavano an- minacciata anche la pastorizia meridionale: l'Emilia e che di dare ad intendere che non se ne accorgevano, la Lombardia fabbricano caciocavalli e li importano nel porta in sé alcune conseguenze che sono giovevoli alle Mezzogiorno, come rilevò in forma mestamente, arguta istituzioni vigenti, ma che possono in qualche ~riste mo- alcuni anni or sono un giovane e fervente unitario momento avern~ altre disastrosissime per la patria. narchico - l' avvocato Federico Savarese. La necesIn quanto alle p1•ime notai allra volta in Die Zeit dL saria, la inevitabile unione tra due grandi parti del regno,. Vienna, che la ...... traeva forza e sicurezza dalle la cui evoluzione economica è tanto diversa, non può antipatie e dalle diffidenze esistenti tra la parte set- essere paragonata che al cozzo imposto a due <vasi, di tentrionale e meridionale d' Ilalia. Chi non sa, infatti, che cui uno di ferro e l'altro di creta; e quale dei due dovesse all'epoca dei moti di Settembre del 1866 in Palermo, spezzarsi si poteva prevedere. riuscì così bene .al governo di fuorvia1·e la pubblica Nella concorrenza tra due regioni a grado di sviluppo opinione, da far .sorge1·e la proposta tra garibaldini an- diverso, l'inferiore - il Mezzogiorno - doveva soccomcol'a sotto le armi di andare a. reprimere l'insurrezione bere. Date per buone le argomentazioni dei protezionidella città delle barricatE> in nome del sentimento unita- sti - e il Parlamento votand•.' le tariffe del 1887 tali le rio f Pii:i tardi lo stesso giuoco riuscì al governo all'epoca ritenne - ~er proteggere le industrie bambine del Mezdei moli dei Fasci, resi invisi alle massa dei settentrio-, zogiorno contro la concorrenza delle industrie adulte del. nali perchè segnalati come separutisti. In senso inverso Settentrione, dopo avere sollevato le barriere delle Alpi. nel 1898 si rese antipatico tr& le masse della Sicilia e ali' interno avrebbero dovuto sollevarsene altre al. tra le classi colte del resto del Mezzogiorno, il movi- Tronto ... (2) . mento settentrionale designando come un tentativo per Né si creda, - come potrebbero immaginarlo i vec-. realizzare l'aspirazione alla costituzione dello Stato di chi armonici - che il Mezzogiorno nelle sue nascenti e Milano. poco progredite industrie abbia potuto prendere la sua, Ma se questo stato di cose, sfruttalo abilmente rivincita coli' agricoltura. Su questo terreno le illusioni s'impone all'attenzione dei repubblicani e dei socia- sono fatali e devono distruggersi. Quell'armonia tra in-: listi, che non vogliono vedersi schiacciati nel Nord dustria ed agricoltura preconizzata da tanti economisti per l'inerzia - e questa sola già basterebbe - o ed anche dal pontefice sommo dell' et?onomia nazionale, colla cooperazione attiva del Sud e viceversa: d'altra da List, non esiste, almeno nella fase presente della evoparte essa dovrebbe interessare quanti italiani al di- luzione della produzione. La grande prosperità dell'indusopra della Monarchia e della Repubblica pongono gli stria inglese fa uno strano e doloroso contrasto colla interessi supremi della patria. Essi non dovrebbero di- grande e terribile crisi agraria che affligge_ l'Inghilterra. menticare un solo istante, che in un momento in cui L'ho dimostralo ampiamente altrove. (La crisi agraria. l'Italia venisse assaltata dal di fuori tutte le antipatie in Inghilterra. Nuova Antologia 16 agosto 1899). Né questo' e tutti i risentimenti regionali potrebbero esplodere for- é solo un fenomeuo inglese: in Germania é vigorosa la midabilmente coadiuvati ed eccitati dal grande ed irre- lotta tra gl'interessi agricoli e gl'industriali; ed è signiconciliabile nemico che la nazione fatalmente annida ficante il fatto che in !svizzera la preoccupazione in fanel suo seno : il clericalismo. vore delle indust,·ie ha cagionalo lo stesso risultato che Di più mi sembra che non occorra per imporsi n in Inghilterra: la crisi agraria. Lo ha constatato il sotutti. lo studio diligente del grande dissidio; di più non cialista Greulich come si può rilevare dall'eccellente lioccorre perché settentrionali e meridionali abbiano chiara bro dell'amico CiccoLLi. (Attraverso la Svizzera, p. 73 a 75.) la visione della realtà e si rendano .ragione dei doveri L'esperienza altrui non poteva fallire in Italia; dové ché a loro incombono. mancano cause speciali, che avrebbero potuto produrre Riprendiamo la discussione sul dissidio tra il No.rd e risultati diversi. La protezione accordata alle 1µdustrié il Sùd d'Italia, che comincia ad imporsi anche agli uo.- del Settentrione non poteva che r,1Uocere gravemente mini; che sinora non prestarono fede alla sua esistenza ali' agricoltura del Mezzogiorno, che vjde chiuso di un o che stoltamente si rifiutarono di occuparsene seguendo colpo ai suoi principali prodotti il magg'iore suo mercato la tattica fatale dello struzzo, che nasconde la testa tra ----- · le ali quando il cacc.iatore sta per ammazzarlo. Ri pren- (1) Si rile~gano tra gli altri nella Rfoista Popolare: co.ntra• dendo questa incresciosa ma doverosa discussione mi '?ti economici regionali. - Anno 2. N. 13; Giustizia Ji,n de rivolgerò anzitutlo agli uomini qel settentrion·e, e cori siècle, Anno 2, N. 23, Distribuzione regionale della m,iseria; p&dicolarità agli amici dai quali potrò essere con mag- Anno 3. N. 1. A proposito di una storia della finanza italiana. ~iore ~enevolenza ascolt~to. A loro la situazione impone Anno 4. N. 24. - L'assenteismo dello Sato nel Mezzogiorno; ov~ri, che se trascurati avranno, conseguenze, gravi per Alm) la ie;sei,eranza che ha suscitato l'indignazione tardiv~ tutti. dei monarchici meridionali chiamando Napoli prima del 1860 un Mi pare vano parlare in nome d'idealità, che non hanno imm,enso e lurido villaggio, in un altro articolo (8 Novembre) più presa, in questo triste quarto d'ora, sull'animo delle confessa l'antagonismo tra agricoltura ed industria; riconosce che mass~_e degli uomini rappresentativi che ne rispecchiano le tariffe del 1887 furono di grande giovamento alla seconda, e i bisogni e 1e passioni. Sacrifico anche io in questo mo- consiglia al Mezzog-iornodi divenire industriale, come ha fatto il · mèn,to al Dio materialismo storico, e parlo loro in nome Settentrione. Spicèio il rimedio consigliato ! Ma la Perseveranza dégli -stessi interessi loro. . ha dimenticato che al Mezzogiorno·mancano 'tutte· le condizioni, · · b d bb d che. sono necessarie -per la trasformazione e che si potrebber.o Qu~st1 m teressi, se ene intesi, ovre ero in urli a supplire - ad impedU'e la .concorrenza - colle barriere doganali · conoscere meglio ed a meglio apprezzare I Mezzo~iorno, al. ... Tronto. Non le inyocarono i settel)trionali, nel period9 (jella che non dev'tssere; com'è, Ùna semplice colonia d1 sfrut- ' loro inferitJt•ità, contro la Svizzera, contro la Francia 1
'R...IPISTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI - la Francia - come conseguenza inevitabile della prima. Il Mezzogiorno •~osidovette comprare più cari i prodotti indusLriali del Settentrione in grazia della proLezione, e vendere a prezzo vilissimo - a Giarre, a Riposto, ad Acireale per alcuni anni non si trovò da vendere del buon vino a centesimi dieci il litro - i propri prodotti agricoli. In Italia anziché esistere delle condizioni speciali neutralizzanti gli effetti della lotta tra l'industria e l' agricol'tura, ne esistono talune, che l' aggr-avano a danno della seconda, cioè del Mezzogiorno. Infatti mentre l'agricoltura è, si può dire, se non la esdusiva, la prevalente sorgente di ricchezza nel Mezzogiorno, non può dirsi altrettanto dell'industria, che non è esclusiva, nè assolutamente prevalente nel SeLtentrione. Le pingui pianure della Lombardia, dell'Emilia, del Veneto, le colline piemontesi producono gran copia di prodotti agricoli concorrenti con quelli del Mezzogiorno. Laonde è avvenuto spesso, che nel Settentrione si è protestato e si protesta energicamente contro ogni provvedimento inteso a favorire l'esportazione dei prodotti agricoli dal Mezzogiorno e dalle isole nell'Alta e nella Media Italia. Così è mancato in gran parte ai meridionali il compenso che essi avrebbero potuto trovare nel SettenLrione alla chiusura di alcuni importanti mercati esteri: e questa mançanza tornerà ad essere disastrosissima pei primi alla scadenza del trattato di commercio coll'Austria-Ungheria, se·_ come sembra sicuro - non verrà rinnovata la clausola convenzionale pei vini. : La configurezione geografica, completata dalle tariffe pei trasporti marittimi e ferroviari, é stata infine di grande aiuto agli agricoltori del Settentrione; nella configurazione ~eografica e nelle tariffe essi hanno trovato quella protez10ne indiretta - ma non meno efficace - contro i prodotti similari del Mezzogiorno, che i loro industriali seppero. procurarsi contro i prodotti dell'estero. Invero i prodotti agricoli di grande volume e di poco valore hanno bisogno di tariffe di trasporto mitissime per essere trasportati a grandi distanze; ora in Italia i meridionali devono percorrere il lunghissimo stivale per mandare vini, oli, aranci, limoni, granaglie nel mercato settentrionale; e le tariffe ferroviarie e marittime, quasi ad aggravare gl'inconvenienti naturali, sono altissime. - Così avviene un grande dislivello nei, prezzi dei prodotti similari, che non é l'effetto della sola differenza di qualità ; ·un ettolitro di vino a Riposto o a Castellammare ael Golfo vale meno della metà che ad Asti o a Torino. E ciò perché - come fu notato durante la crisi della primavera del 1898 - costa meno il trasporto di un quintale di frumento da Odessa a Napoli, che da Foggia in qualsiasi altra grande città del regno; e i vini della Sicilia, in quanto a prezzi di trasporto trovano minore convenienza ad essere diretti a Marsiglia, che a Genova. Quindi: a Marsiglia non vanno perché le tariffe meliniane non lo consentono; e non vanno a Genova, almeno nella misura in cui ·dovrebbero, perché le tariffe ferroviàrie e marittime non lo permettono. · La conseguenza di questo stato di cose, in parte dovuto alla natura e in una maggiore dovuto agli uomini, è chiara e lampante: l' agricoltura del Mezzogiorno ha sentito la· ripercussione fortissima della politica doganale senza. averne risentito i benefici; ha perduto qualche mercato estero senza aver potuto guadagnare un mercato interno sostitutivo. Se !a crisi agraria nel Mezzogiorno oggi non si sente così terribilmente intensa come all'indomani della denunzia del trattato di commercio colla Francia ciò si deve al trattato di commercio coll'Austria Ungheria ed un poco - vedi ironia delle cose! - alle devastazioni della filossera. Se la crisi agraria non si é aggravata come in Inghilterra, divenendovi cagione di maggiore pericolosa miseria dui lavoratori della terra é merito del dazio sul grano, che sino ad un certo limite é. indispensabile e contro il quale, in senso assolut9, stoltamente si protesta. · E chiaro da tutto queslo che l'unità d'Jtalia sotto l'aspeLto della economia privata è riuscita di grande gio- :vamento al Seltenlr-ione, che ha nel resto della penisola un mercato privilegiato per i suoi prodotti industriali. I suoi uomiui, perciò, hanno il dovere, come corrispetLiv? di Lan_tibe11efi~i,_di r1·endere _maggiormen~e a _cuore gl'mteressi economici de Mezzog10rno, la cm m1ser·ia ad un certo punto, può riuscire a loro di 11ocumento ~ il mercato di una r·egione esaurita necessariamente si restringe. Questo dovere cresce a mille doppi per altri motivi. La leggenda delle imposte non pagate dal Mezzogiorno é sfatata. Il Mezzogiorno paga in una misura maggiore di quello che dovreube - specialmente il continente napoletano e la Sardegna. Se il Settentrione paga materialmente di più egli è che la sua ricchezza é di gran lunga maggiore, come inconfutabilmente dimostrai nell'articolo: Distribuzione regionale della miseria (Riv. popolare Anno 3° N. 1); ed esso paga molto meno di quello che dovrebbe, ai sensi p1·ecisi del testo dello Statuto. Se la dogana di Genova dà il maggiore reddito doganale del re~no ciò si. deve_ all~. su~ posizione privilegiata, alle decme e decme d1 m1hom che lo Stato ha speso nel suo porlo, facendone il massimo se non esclusivo emporio di coloniali e di altri prodotti di maggiore consumo - ferro, carbone ec. - che vanno ad alimentare le sorgenti della ricchezza propria e delle altre regioni dell'Alta Italia. · La sperequazione tributaria - odiosissima nella parte che si esplica sotto forma di dazio di consumo - a danno d~l !vlezzogiorno -yien~ peggiorata d~Jla circostanza gravissima, che des1gna1 col nome d1 assenteismo dello Stato (Rivista popolare Anno 5° N.0 4). Infatti non solo il Mezzogiorno paga di più ·di quello che dovrebbe ma il prodotto delle imposte viene speso in misura maggiore del dovuto nel Settentrione ed a benefizio dei Set-· tentrionali. ' · ,..·' - ·· I lettori della Rivista conoscono già dal citato articolo sull'Assenteismo dello Stato come normalmente le spese di mantenimento dell'esercito, nella parte che mi fu possibile di conoscere, vengano fatte annualmente nella proporzione di oltre due terzi - L. 85,880,000- nel Settentrione contro un poco meno di un terzo - L. 41,360,000- nel Mezzogiorno e in Sicilia. La spro-' porzione cresce nelle spese per la marina ! Questo é poco. Se le esigenze supreme della difesa dello Stato impongono una maggiore sp(;lsa nel Settentrione nei due bilanci militari., non può accamparsi una uguale giustificazioue per la maggiore spesa, che si verifica nel Settentrione anche per gli altri dicasteri. In un prossim(1 articolo farò i conti - ed alcuni risultati sono davvero dolorosi - per quanto riguarda il bilancio della pubblica istruzione: lo Stato spende meno dove é maggiore, desolante l'analfabetismo! In minima parte li ho già fatti pel bilancio dei lavori pubblici quando per la non sospetta bocck del chiarissimo senatore Roux - un piemontese genuino - ho constatato che nel 1860, al momento della fondazione del regno d'Italia, le provincie napoletane di terraferma su 100 chilometri ai ferrovia ne avevano meno di sei, mentre il Piemonte, la Liguria, il Veneto e la Lombardia - senza i ducati - ne possedevano oltre sessantasette. (A proposito di una storia della Finanza italiana. Riv. popolare, Anno 4° N.0 24). Questa spaventevole sperequazione iniziale, - che spiega in gran parte l'inferiorità politica, morale, economica ed anche intellettuale del Mezzogiorno - non venne corretta; come di dovere, successivamente. Si scorrano i bilanci dei lavori pubblici dal 1860 al giorno d'oggi e si troverà che per le ferrovie, pei porti, per le bonifiche - eloquentissimo questo capitolo delle bonifiche I -;- per le arginature dei fiumi, pei ponti, per i trafori alpini - Cenisio, Gottardo, Pontebba ec:"cu'i' ora si va ad aggiungere il Sempione - su tutti i capi-' Loli la spesa viene fatta con grande prevalenza nel Settentrione ed a benefizio dei settentrionali ! · In questa guisa i duo grandi capitoli della vita fiqanziaria del Regno d'Italia - spese militari e lavori pubblici, - che hanno generato in massima parte quell'altro gross1~simo capitolo intangibile del bilancio italiano, che ne costituisce il tremendo cancro roditore, il debito pubblico, che assorbe circa un terzo della spesa totale, sono stati scritti a benefizio del Settentrione e dei settentrionali .... Si sa del pari che nella formazione primitiva del nucleo della valanga del debiLo pubblico l' apporto di quello del povero regno delle Due Sicilie fu di 31 milioni di lire e quello dell'Italia setLentrionale fu di 85 milioni di lire. Anche questa è una sperequazione formidabile, in senso inverso, di quella dello Assenteismo semp1·e a danno del Mezzogiorno ; sperequazione, che venne resa più grave dal corso forzoso, che, come ha dimostralo a luce meri - diana la famosa relazione del compianto Seismit-Doda, venne stabilito non nell'interesse dell'economia pubblica,
'R..[PISTAPOPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCJBNZESOCJALJ ·ma pe1• fare il salvataggio della Banca Nazionale e dei maggiori istituti di credito liguri-piemontesi. (1) . Epperò, riassumendo, é evidente che i seUentrionali hanno ricavato il massimo utile possibile dall'unificazione d'Italia, mentre il Mezzogiorno se non ne ebbe danno, cerlamenle non ne ricavò vantaggi propo1•zionati ai sagrifizi (2). Acquistino i settentrionali la piena convinzione di queste verità ed essi sentiranno il dovere di aiutare, e non di tirare le cuoia al Mezzogiorno, anche nel loro ,interesse benmteso, sul te1Teno e1'.onomico. Non é minore il dovere dei settentrionali di sorreggere, di assistere il Mezzogiorno promuovendone il miglioramento intellettuale e il risanamento politico (3). Li richiamo fraternamente a questo dovere - da loro completamente trascuralo sino a questo momento - senza rnvocare alte idealità, che qualcuno potrebbe deridere come morbose sentimentalità; li richiamo all'osservanza -di questo dovere in nome di una realtà che a loro stessi si dovrebbe impo,·re a custodia ed a difesa di ciò che loro sta a cuore. Seguano per un istante il mio ragionamento e se ne avvedranno. L'Italia bene o male - più male che bene a mio avviso - trovasi costituita sotto un regime unitario . ac- ·centratore. L'indirizzo politico ali' interno e all'estero viene dato dai rappresentanti di tutte le sue regioni senza distinzione di qualità. I voti dei deputati meridionali non si pesano, ma si contano e valgono quanto quelli dei séttentrionali. Quei voti in grandissima maggioranza vanno a fortificare quella politica che nel sett~ntrione incontra la più viva avversione. ', Ama la libertà il Settentrione; e disgraziatamente ·questo bisogno di libertà· si avverte poco nelle masse d_elMezzo~iorno, rhe lasciano .mano libera ai loro rappresentanti nel permetterne e favorirne la manomissione •voluta dal forte nucleo reazionario del Settentrione - forte, non per nurnero, ma per la correttezza della vita privata della maggior parte dei suoi, per la maggiore coltura, per la· coscienza esatta del fine che· vuole raggiungere. ·' Il Settentrione vuole il decent,·amento, odia la politica coloniale, avversa la Triplice, detesta il militarismo ; or bene la grandissima maggioranza della deputazione meridionale e siciliana preferisce l'unità accentratrice, conserva tutte le sue simpatie per la Triplice, per le avventure africane ed anche chinesi, per il militarismo! Nè, si creda che votando in armonia dei loro pensieri e ~elle loro aspirazioni i deputati del Mezzogiorno e della Sicilia agiscano contro i desideri o il volere dei loro rappresentati. No, no, mille volte no! Su questo l'accordo tra rappresentanLi e rappresentati é completo: il dissidio cornmcia - e spesso la 1nancanza di logica é nei rappresentati : non si accorgono che chi vuole certi fini dispendiosi deve volere i mezzi - sul terreno tributario. I meridionali e i siciliani vorrebbero gratis, o alrnE.:lnoa.I massimo buon mel'cato, la politica megalomane l . · Ed ecco come - non potendosi e non dovendosi rompere l'unità della nazione - se i settentrionali vogliono vedere trionfare i prop1•i sentimenti e prevalere quella politica, sulla quale mi trovo con loro in pienissimo accordo, che risponde meglio ai loro sentimenti cd ai lor0 interessi, essi devono seriamente pensare ed agire con persistenza per modificare la mentalità del Mezzogiorno. Essi non devono egoisticamente chiudersi nel 101 o guscio; ~uesto é egoismo che li rovina, li rende impotent~, h neutralizza, mentre rende sempre più profondo l'abisso che li separa dal resto d'Italia. Un egoismo sano e meglio inleso deve sospingedi ad una propaganda attiva ed efficace al di là della propria regione. lri qµesta propaganda sta la salvezza della libertà; in questa propaganda sta l'avvenire di una politica veramente italiana persecutrice ali' interno ed all'estero di un alto ideale. di giustizia e di benessere. . · ·.Questa la parola mia agli amici. del Settentrione; è (i) Verrei meno all'onestà e sincerità mia se non constatassi che il Mezzogiorno un certo benefizio trasse dal corso forzoso, che agì come premio di esportazione pei suoi prodotti agricoli. (2) In .un altrQ artic_olo mi _occuperò della contraria opinione manilesta ta nella Rioista da Arturo Labriola. · '(3) La Persevetanza, nel citato articolo, dice dure e sante verità sulrazione nefastissima esercitata dal governo italiano dal lato politico e morale nel Mezzogiorno. E La Perseveranza sostiene il generale Pelloux che si apparecchia a fare, ltd, le elezioni l parola franca e disinteressata, ·che vnrrei vedere discussa con serenità e con ispirito intento al bene della pat1·ia comune. * * Non sarà meno esplicito verso gli amici e gli avversari onesti e sinceri del Mezzogiorno. Gl' insulti della Perse<Jeran:.a hanno prodotto un certo effetto nel Mezzogiorno, meglio che non abbiano fatto gli avvertimenti affettuosi che da anni vado dando a questa parte d'Italia. Uomini di parte diversa nella Tribuna, nel Pungolo, nel Mattino si levano a difesa del Mezzogiorno ; ed a loro nobilmente - perché non spintovi da alcun sentimento regionale - si é associato Luigi Lodi nel Don Chisciotle. Il Mezzogiorno si scuote davvero "? Lo volesse il cielo. Intendiamoci: non basta protestare; non basta rispondere con invettive ed anche con insolenze alle calunnie ed alle insolenze della Perseveranza che sono, del resto; nel fondo dell'anima di tutti i settentrionali. Bisogna far~ di più, bisogna che il Mezzogiorno sappia e voglia energicamente far valere i propri diritti e adempiere ai propri doveri. . Dei diritti dal punto di vista economico più volte. mi sono occupato , nè ho tralasciato di ricordare i doveri: Ad essi consacrai molte pagine nello appello: Agl' Italiani del Mezzogiorno. Riassumo, ripetendo - ma. non mai abbastanza sino a tanto che non penetrerà nella coscienza pubblica e non divenga un imperativo categorico per tutti - questo breve decalogo: combattere l'analfabetismo e la delinquenza ; ricondurre le amministra--. zioni locali entro l'orbita delle leggi; far penetrare il. sentimento della giustizia nei rapeorti tra le varie classi sociali; epurare s_opratutto ed anzitutto - pei:ché quest~. è l' opra immediata di non difficile esecuzione - la rap-· presentanza nazionale. · · Agl' Italiani del Mezzogiorno ritenuti ignavi, decaduti,'. ed inetti a risorgere perché appartenenti ad una ·raz~a. inferiore, dico : fratelh, amici! mandate alla Camera uomini che rispondano a1vostri sentimenti e rispecchino le. vostre convinzioni. Fate a meno pure, se ne avete il coraggio - quantunque assai me ne dorrebbe - dei repubblicani, dei socialisti, dei radicali; ma per lddio! liberatevi dalla marmaglia lebbrosa, inguaribilmente posseduta dalle tabe del servilismo. Votate per i vostri uomini di destra, per i vostri uomini di sinistra, ma che siano sinceramente tali, che siano seriamente progressisti o conservatori. Coloro dei quali dovete liberarvi sono i miserabili che raccattano i voti del collegio coi favori piccoli o colle grosse promesse - talora soltanto promesse, ma non mantenute - a Cajo o Filano, coll'intimidazione, o colla corruzione - mai coll'aperta e leale professione di fede l Voi dovete liberarvi da coloro che pervennero a Monteci torio con mezzi bassi o fraudolenti e che vi si man-. tengono affittando la coscienza ai ministri per ottenere ricambio di altri meschini favori e che disonorano sé stessi e rovinano voi professandosi puramente e perpe-. tuamente ... governativi. Governativi ieri ed oggi con Depretis, con Crispi, con Rudini o con Giolitti e con Pelloux e che sarebbero 901Jernativì domani con Pantano, con Costa, con Sacchi.... · . Epperò oggi, come due anni or sono, quando predi.:, cavo al deserto, constatando· di nuovo che l' unità d' Italia pel tempo in cui si compi - essa non era che nella volontà degli intellettuali e degli eroi - e pei modi adoperati fu un grande equivoco, (Rivista Popolare Anno 3° N°. 14) conchiudo colle stesse parole di allora: « gl'ita- · « liani erano diversi·per i dati antropologici, per gl'in- « teressi, per la coltura, per la moralità, per le tendenze, « per lo sviluppo industriale, per le tradizioni; e ,li ·si « volle riunire sotto un regime rigidamente ·unitario. « Necessariamente il malessere non .tardò a sopraggi~n- « gere ed oggi tutti si dolgono dell'unità, cui attribùi- « sçono anche quelle conseguenze, ché non te spettano. « .... Comunque, oggi, forse, n·on potremmo· fare ritroso « calle; ·ma i temperamenti s'irnpoqgono e se vogliamo. · << salvare l'Italia dobbiamo preoccuparci del!' accen~ra- : «. mento unitario e non renderlo com'è sinonim·o di uni- « formità malefica; se vo~liamo· salvare l':unìone delle « forze italiane molto dobbiamo cedere e concedere al- « l' idea federale. » Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI. J)ezJ'Utato al Pa1·lamento
166 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl · Gl'Italiani nell'Argentina ( Una coloniamilitare ? ) Nel N° 7° della Rivista occupandoci dei lavo1·atorie degli stiulenti italiani nella Svizzera avevamo promesso di #tornare, nel numero prossimo, sulla emigrazione italiana nella Repubblica Argentina per segnalare un articolo di Sanesi (Rassegna Nazionale del 1 ° Ago - sto) ed un altro più importante di Piero Barbera (Impressioni Argentine. Nuova Antologia del 1 ° Ottobre). . La mancanza di spazio, cha si deve lamentare spesso nella Rivista Popolare, ci costrinse a rinV'iare a questo numero il mantenimento della promessa; ma del ritardo ci dichiariamo lieti perchè nel frattempo ci pervenne la importante pubblicazione del Generale Ric- (?iotti Garibaldi (Progetto di colonizzazione della Patagonia) di cui si è occupata largamente la stampa quotidiana. Il Comm. Barbera eh' è andato sul luogo - di che bisogna altamente lodarlo - a studiare la condizione degli emigrati italiani nell'Argentina osserva: ' «_Poiché la continua emigrazione di migliaia d'italiani é. una necessità che non può essere evitata, il governo d1 un paese che ~ubisce una tale necessità ba il dovere d'intervenire per tenerla entro giu,,ti confini, tutelarla, diri~erla. E oramai dimostrato che fra quante direzioni abbia prese e possa prendere la co1·rente emigratoria italiana, quella verso il Plata é la più razionale,. quella che_pi~ ~eri_ta di es.sere inco~aggiata; p~ic~é oltre le ragiom di chma e di razza, vi sono ragioni politiche che intervengono in suo favore; anzitutto quella del nu~ Illero: nell'Argentina vi sono a quest'ora Lanti Italiani da aver già costituita una forte maggioranza sulle altre nazion~lità, e fra non molle generazioni anche su quella argentma ». Non possiamo che associarci di tutto cuore alle considerazioni del Barbera per raccomandare che vengano riprese allo stato degli atti i progetti di legge sulla emigrazione dell'on. Pantano e del governo, e passare alla relativa discussione, ·che riuscirebbe al paese assai più utile di quella del Decreto-non legge del generale Pelloux. . Il Barbera, ribadendo ciò che l'on. Colajanni aveva obiettato all'Einaudi (Emigrazione e colonie. N° 3) sulla qualità degli emigranti italiani, aggiunge che: « a volere che si affermi e si mantenga nell'Argentina una p_revalenza non solo numerica ma eziandio morale, bis~gna che con i braccianti emigrino anche uomini di c-µltura e capitalisti; bisogna che le classi dirigenti italiane siano colà altrettanto largamente rappresentate quanto le classi lavoratrici: bisogna che l'intelligenza e ·il den.aro italiano contendano il posto agli Inglesi e ai Tedeschi ; case industriali italiane stabiliscano colà succursaJi o rappresentanze; capitalisti italiani inizino colà lavorazioni, assumano impianti ed esercizi di servizi pubblici, costruiscano ed esercitino ferrovie, scavino canali, sfruttino· miniere ecc. ». Come si vede ciò che per· l'Einaudi è una bene avviata realizzazione, pel Barbera, che conosce de visu là grande massa dell'emigrazione, è ancora una speranza. E agli italiani che vogliono emigrare, il Barbera dà savi consigli, che più volte abbiamo dato a tanti che ce ne richiesero e vollero indicazioni e raccomandazioni pei paesi del PJata. Gli ammonimenti suoi vanno a tutti cqloro che hanno una certa coltura, ma che non pos sono esercitare un'arte manuale o un mestiere qualsiasi,· e -li estende giustamente anche agli esercenti le professioni liberali, che posseggono la loro brava laurea. Egli seri ve : -« I medici e gli avvocati stranieri nell'Argentina per esercitar_vi l_aP:ofe~sione devono passare il cosidetfo esame d1 reoaltdact0n. Né bisogna credere che tali esami siano·mere formalità. La professione medica e quella giuridica sono affollatissime di Argentini, e Argentini sono gìi esaminatori, quindi non intesessati ad accrescere il numero di quelli che esercitano la stessa loro professione ». « I medici bravi, gli avvocati bravi, che dall'Italia si trasferiscono colaggiù, se anche son sicuri di superare qualunque esame pet' difficile che sia, debbono essere dispo~ti ad aspettare mesi ed anni, non solo per imparare .Ja lingua del paese, ma anche per ottenere di poter dare quel benedetto esame, semplicemente pet' mettere assieme il collegio degli esaminatori». « Si noti elle se i medici it:iliani trovano facilmente da farsi una clientela, quando sian abili, perché gl'italiani preferiscono sempre un medico italiano, non è lo stesso per gli avvocati, essendo sonpre preferiti, anche dai forestieri i figli del paese, non solo per I& pratica maggiore che essi hanno delle leggi e delle procedure, ma per le influenze di cui essi dispongono, molto più se all_'esercizio della avvocatura uniscono quello della politica ». Coloro pei quali c'è ancora posto nell'Argentina e in tutta l'America sono gli operai e specialme:p.te i ,contadini. E' questo il parere anche del Sanesi e di Ricciotti Garibaldi ; il quale, forse, limita troppo la possibilità di trovire buona occupazione nella sola ganaderia, cioè nell'allevamento del bestiame . .Potrebbe avere ragione dal punto di vista della speculazione; ma come lavoro crediamo che i contadini in genere e gli operai ve ne troverebbero se non con la fantastica retribuzione che alcuni sognano, di sicuro sempre in migliori condizioni che in Italia. • Un punto sul quale ci piace d'insistere colle parole del Barbera è quello della stima in cui è tenuta anche nell'Argentina la massa lavoratrice italiana, a dimostrare che anche laµ:giù, sulle rive del Plata, i nostri connazionaii, benchè ci si trovino in migliori condizioni che altrove, pure vi sono ritenuti abba!3tanza ... chinesi: Lasciamo la parola all'equilibrato scrittore fiorentino. « A forza di vedere sbarcare all'Ensenada o a Porto Mad_ero navi cariche di emigranti cenciosi, emaciati, rozzi, la gente del paese finì per credere che la nazione da cui tutti cotesti miserabili provenivano fosse la terra della miseria, dell'ignoranza, della degradazione, epperciò rp.entre di un colono tedesco, inglese, francese, si diceva: E un tedesco, è un fra_ncese, è un inglese; dell'emigrante itàliano si diceva : E un gringo. E la parola gringo non _sig~1ificòpi~ sempli~emente straniero, ma ~cquistò un significato dispregiativo, che fa esclamare risolutamente a qualche imberbe figlio d'italiani quando per ischerzo gli vien detto : « sei un gringo : no sono argentino ! » · Questa vergogna di dirsi italiano è tipica, e vale cento pagine eloquenti sulle condizioni dei nostri concittadini. Vi sono .poi, pur troppo, i peggiori gringos: gl'italiani del mezzogiorno commiserati dai figli del paese e dagli italiani, delle altre regi~ pel loro basso tenore di vita. (.FJarbera). . Non c'è da illudersi: dovunque è necessario, è urgen- . te rilevare la condizione morale ed intellettuale degli italiani per farli rispettare rendendoli rispettabili'.. L'impresa dev'essere condotta bene in casa loro. In America inoltre contribuirà molto a distruggere l'avversione che contro di loro si nutre, consigliandoli - come ab, biamo fatto noi richiestine da San Paolo - a prendere la cittadinanza dove emigrano, quando hanno intenzione di rimanervi permanentemente. Con ciò tutelaranno meglio i loro interessi. « La Germania, molto più pratica di noi - dice il Generale Ricciotti Garibaldi - quasi obbliga i coloni tedeschi, stabiliti nel Brasile, a diventare brasiliani» .. Ed ora eccoci al progetto di colonizzazione della Patagonia del Generale Ricciotti Garibaldi, di cui si è parlato e scritto, a proposito ed a sproposito, ma che solle:va una quistione· grave che merita di essere discussa attentamente.
RIVISTA. POPOLA.RBDI 'POLITICA.LBTTERB E SCIENlE 'sOCIALl · -Il valoroso di Domokos premette che la' condotta degli uomini di Stato argentini ha generato ·nella repubr lica una condizione economica, ·ed un poco anche _p.olitica, disastrosa e che riesce ad un contrasto dolòroso tra le ·immense risorse naturali del paese e le anp:ustie presenti, che potranno essere aggravate ancora da qualche probabilissima grande crisi. Per tnli motivi non crede egli che la emigrazione italiana ordinaria possa avere un successo per sé e pel paese dove si riversa, e ad essa vorrebbe sostituirne un altra, che dovrebbe in certo modo sottrarsi all'azione dei politicians argentini. T~le proposito risulta chiaro dal concetto generale dell'ex presidente della Repubblica Argentina Dott. Pellegrini sulla colonizzazione della Patagonia con colonie militari sui confini, che Ricciotti Garibaldi accetta. Quale esplicazione egli voglia darvi si rileverà meglio dalle sue stesse parole, che per la loro gravità trascriviamo integralmente. Il Generale Ricciotti .Garibaldi_ col suo << progetto « -presenta un tentativo di rimediare a tale .stato di « cose, dando per un certo tempo stabilità all'ambiente « con l'impedire lo svo~gersi, nell'avvenire, di una legi- « slazione inconsulta e dannosa trovando una garanzia « per i capitali, che si dovranno impiegare per prepa- , « rare i territori della Patagonia a ricevere la corren- ·« te immigratoria sul terreno riservato; e sopratutto « assicurando al colono la possessione delle terre da lui e coltivate e bonificate, senza pericolo di vedersi strap- .« pare il frutto dei suoi sudori da speculatori legisla- « tivi o privati; e tutto questo col fissare preventiva- « mente sino a qual punto p-uò intromettersi l'ingeren- « za dello Stato) riserva,ndo al colono o a chi lo rap- .« presenta tutti · i servizi pubblici e la facoltà di aprire ·« tutte le porte che possano essere necessarie allo svi- « Zuppo del cçnmnercio d'importazione ed esportazione « del territorio colonizzato » ,(p. VI). Non usi a mendicare frasi per nascondere e attenuare il nostro pensiero, diremo franchi e risoluti che questo tentativo di andare a creare uno Stato entro lo Stato argentino non ci seduce, e lo crediamo destinato a fallire ed a procurare guai agli emigranti italiani e forse grattacapi alla madre patria .. Non ci allarmiamo della risurrezione di vecchi me• todi di colonizzazione armata, che possono trova e la loro piena giustificazione nelle spec:iali condizionirdella ter1 a da popolare ; e diamo anche poco peso, benchè in sè ne abbia uno rilevante, alla circostanza che già si prevedono conflitti coi chileni e perciò motivi di antipatia contro l'Italia e contro gl'italiani da parte della Repubblica del Chili. Ma l'inconveniente maggiore, anzi il pericolo, per noi sta proprio nel succesrn del tentativo del Generale Garibaldi. Una colonia autonoma, èd armata per soprassello, con funzionari propri, con diritti tanto estesi sarebbe tentata, presto ò' tardi, di çlichiararsi indipendente. Sarebbe fatale. Anche con le migliori intenzioni nE>icoloni e in chi ne sarebbe a capo, non si ·sa bene in quale qualità e con quali poteri, la prosperità stess_a della colonia suscisterebbe apprensioni e gelosie negli Argentini; d'onde te~tativi di sopraffazione e di mancamentò alla parola- data e ai patti convenuti. Conseguenza necessaria: inasprimento di avversione verso gl'italiani e forse gravi conflitti armati. Queste le nostre previsioni, che qualcuno troverà pessimiste, ma che a noi sembrano più che probabili. Tali previsioni c'inducono a ritenere che sia se~pre preferibile ·1a forma privata attuale di emigrazione, che per dare tutti i suoi frutti dovrebbe essere, però, meglio disciplinata ed aiutata con capitali. _ Il governo da una parte) il· principe Odescalc4i ed il marchese Medici dall'altra, se realmente vogliono fare una grande speculazione utile a loro stessi ed ai propri concittadini, potrann_o risolvere il . problema _in guisa da rendere l'emigrazione di grande giovaménto ad un tempo all'Italia e alla Repubblica Argentina. ·Nor. . . PRO COLAJANNI Leggendo il N. 21 della EDUCAZIONE PoùTICA Io m'intrudo!. ... Perché no? Non si tratta di àffari intimi e di amori proibiti, ma· di pubblico interesse, e.. ,. Viva la repubblica! . La Educazione Politica ha ragione; Chiesi ,ha ragione; Colajanni ha ragione .... ed avrò ragione anch'io! Propriamente conveniva far meno dichiarazioni amorose e più di vedere se Colajanni pensa ed agisce da onesl-'uomo, da buon patriota, da saggio partitante accostandosi o scostandosi da Crispi. La spiegazio'ne sLa nella chiusa della sua calma epistola. Egli chiama « Disastrosa la campagna che si fece contro -Cri~pi dopo la scomparsa di Felice Cav/lllotLi ».... perché esorbitando si offese la Regione, la Sicilia. Così è; ma anche senza offendere là regione ... _I' « anticrispismo » era già un malanno deplqrevole - perché Cavallotti stesso confuse le imperfezioni de\ cttrattere politico italiano con l'arte macchiave 1 .liqa dell'odiato Crispi! Si griderà che. io non vedo bene? Il poco. che vedo mi basta ; e più vedo, più mi persuado che il .malanno produsse infiniti guai. . , _ . ColaJanni .non ha solo dottrina elevata, non ha ~olo accorgimento finissimo; ha pure nobile coraggio ed obbiettivo irreprensibile. Da'to ciò, non si .può beH ritenere che nei suoi rapporti con Crispi o con altri, soddisfi un gusto per le abbominevoli ofere. Egli, pon,endo sulle bilancie il bene e il male de . suo grande. concittadino, _non può assolutamente condannare, _n_é assolutamente .assolvere; cede alla « corrente cavallottiana » per rispetto alla moralità, ma non cede per solidarieLa d'odio. È innegabile che Crispi era dall'universale considerato l'unica personalità italiana capace di do111inarel'Europa diplomatica piena di diffidenza e di sprezzo verso una Italia .... cenciosa, falsa. ciarliera e discorde. L'avel'!o abbaltuto, piucchè battuto, chiamando crispismo ciò che è da antico assai comune in Italia, - e no_nsolo privilegio delle « Due Italie » - costituisce tal fatto storico, che meglio giudicheranno i posteri; a noi basta sentire gli effetti. . . Questo fatto stesso però non poteva non ingenerare, nella sua attualità, un commovimento degli a_nimi, là dove l'odio contro un_grande fattore dell'Unità d'Italia non appare giustificato nemmeno in nome di un puritanismo, ché non conosce neppure la Chiesa papale rettrice di mille popoli. Ha dunque ragione il Colajanni di rilevare l'antagonismo tra meridionali e settentrionali. O bimbi - non mentite a voi stessi! , La differenza esiste : il Niceforo vede due ltalie, altri ne vede tre, altri ne veggono venti. E se tal. varietà è una realtà, come potrebbe no,n esserne cqnseguenza l'antagonismo, quando la miseria vede la .baldoria~ Al- ·l'an~/:lgonismo, che ha ragioni nella Storia e più nello sgoverno eterno, si aggiunse ora l'avversione partigiana spinta d;sastrosamente, come se in Cavallotti e Crispi s1 concentrasso il passato, il presente e l'avvenire - la somma felicità e l'imo inferno!.... Basta! Basta I grida l'Europa, che dubita più sempre del senno italiano. Il bimbo rion osa,· - il furbo non vuole veder la realtà! Si: pur troppo - si sente, si vede, si conferma - i settentriònali non amano i_meridionali - e i. meridioTi,ali detestano i settentrionali; quelli· sentono orgogliosamente la loro. superiorità civile, questi la loro ,superiorità intellettuale; i prirp.i sentono di far troppi sacrificii, i secondi_ trovano di non ricevere beneficio alcuno .•. e così i figli della volpe gongolano speranzosi. In Roma convengono i due fieri elementi, non già- per aiutarsi a vicenda pensando. ad un inter:~.sse supremo, !ìle. per. scavalcarsi, sfruttarsi, sciuparsi con rettorica e .con astuzia - ciò chiamando senza_ scrupolo. p_arlcpnentarismo. E se Colaia,nni ebbe il coraggio di_i:ivelai;-e mi:di ]a tenti, pet·chò non proclumcrebpe l' impol'tunza di mali pubblici
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