Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 4 - 30 agosto 1899

66 'R..IVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Non mi riuscì di ottenere notizie sulla ripartizione della spesa della seconda categoria; ma anche ad essere larghi si può ammettere ch'essa avvenga nelle proporzioni della terza. Cio pel bilancio ordinario della guerra ; nella parte straordinaria destinata a fabbricazione di fucili, cannoni ecc. e nelle fortificazioni. Chi conosce la storia delle guerre italiane e della organizzazione della difesa nazionale comprende che in una misura maggiore la spesa si sia verificata sul passato e continuerà a verificarsi pel futuro nell'Italia Settentrionale. La sperequazione, infine, è enorme nella spesa pel bilancio della Marina. Nel solo arsenale della Sp,ezia si sono spese circa 140 milioni ; non si arriva ai 40 tra Napoli, Castellammare e Taranto. Nulla o ben poco si è speso in Sicilia. La spesa per mantenimento degli equipaggi e delle navi segue per lo meno la legge di distribuzione della spesa pel mantenimento dell'esercito. Un ultimo rilievo. Si sa che nel bilancio dello Stato pesano fortemente le pensioni; delle quali circa 40 milioni vengono assorbite dagi ufficiali di terra e di mare. Ora da uno studio del D.r Livi, capitano medico, risulta che il settentrione dà la maggiore proporzione degli ufficiali. Questa diversa proporzione ai due estremi viene rapprèsentata da un massimo del 60 per 010 nel circondario di Torino e da un minimo del 10, 8 per 010 in quello di Palermo. (Saggiodi ieograjiadelmilitarismoin Italia. ,. Roux e Frassati. Torino). Anche sotto questo aspetto, quindi, lo Stato spende assai di più nel Nord che nel Sud della penisola e in Sicilia. *** Di fronte a queste constatazioni, facilmente si puo rispondere che se sperequazione c'è in Italia, in quanto alle spese militari essa viene fatalmente determinata dalla configurazione geografica della penisola, che vuole concentrata nelle Alpi e nel grande bacino del Po la difesa nazionale. La risposta solo in parte è giusta; ma essa non distrugge le conseguenze economiche, che fatalmente derivano dal fatto, e che fanno dello Stato il grande assenteista àel mezzogiorno e delle isole. Lo Stato vi prende molto sotto forma d'imposta, e vi restituisce poco sotto forma dr spesa. Deriva dalle precedenti considerazioni che lo incremento nei bilanci della guerra e della marina riesce maggiormente dannoso al mezzogiorno ed alla Sicilia; che in questa guisa vengono giustamente punite dalla loro megalomania, che esige un grande esercito ed una flotta poderosa. Intanto, - vedi contradizione psicologica ! - le regioni, che impongono al Settentrione la politica militaresca, sono per lo appunto quelle, che, secondo le ricerche diligenti del D.r Livi, offrono la minima tendenza alla vita militare ! Dr. NAPOLEONE COLAJANNI. Depiitato al Pat·lamento D.r NAPOLEONECOLAIANNI L'Italia nel 1898 (Tumulti e reazione) AUTONOMILAOCALE L'accentramento mostruoso che si è mano mano impradronito del nostro paese, la cui indole, le cui tradizioni e la cui disposizione geografica parevano fatte a posta per escluderlo, è la causa precipua dei gravi perturbamenti che si manifestano nella vita pubblica locale. Il governo mira sempre più alla centralizzazione definitiva, per.:hè così può meglio ~sercitare la sua azione governativa, tornandogli comodo di tenere nelle mani la massima quantità di forza e di potere a danno delle località lontane, ove non è presente. Non contento di avere concentrate tutte le attribuzioni dell'autorità politica, ha aumentato l'ambito di quest'autorità, · attribuendosi una grande quantità di funzioni che non hanno alcun rapporto diretto con l'esercizio del potere. In tal modo ogni amministrazione locale è sparita per essere sostituita da un'amministrazione generale esercitata dallo Stato, o sotto la sorveglianza di questo, nella quale gli enti locali, privati di ogni vitalità non sono che delle astrazioni. Viene in tal mcdo rallentato l'andamento degli affari e degli interessi locali, lentezze che diventano an:ora più grandi perchè il governo, carico di oneri diversi, trascura le cose, o le ritarda oltremodo ; donde deriva il torpore generale. Non è punto necessario che il governo intervenga continuamente nei singoli affari degli enti locali, e tanto meno che usurpi quei diritti natu• rali :tppartenenti ai cittadini, che dovrebbe invece garantire e proteggere. E se è vero che non è permesso a un governo di sconoscere o manomettere questi diritti, allora ne viene la logica conseguenza che l'accentramento, limitando l'attività locale, costituisce una vera e propria usurpazione. Per quanto il centro deva essere forte e resistente, pure non bisogna, per rinvigorirlo, scuotere dalle fondamenta la periferia, impoverendo le singole cellule. I bisogni dei comuni, o non sono soddisfatti, o lo sono incompletamente e con enorme dispendio ; mentre la grande lentezza impedisce la produzione, uccide e soffoca fin dal nascere l' attività economica più efficace. Le forze degli enti locali possono forse sembrare mediocri ; ma la storia del genere umano è ri.:ca di esempii che provano come la forza interna abbia potuto equilibrare e sorpassare l'esterna; ed è appunto in ciò che si· sviluppa la potenza illimitata dello spirito pubblico, nata dal sentimento e dalla coscienza di essere liberi ( r.). Il de Torqueville (2) scrisse una frase memorabile : in politicasi deve accentrarei,n amministrazione decentrare. L'amministrazione infatti dev'essere tenuta da coloro cui interessa direttamente, perchè i bisogni locali sono compresi meglio nelle particolari associazioni, anche meno perfette, ove la coscienza è più viva, piu immediata, e più energico lo stimolo che previene il bisogno stesso. Nella vita locale sta la forza dei popoli liberi, perchè le istituzioni colT'unali stanno alla libertà come le scuole primarie alla scienza; e senza di (1) V. Herren - Polttique et cowmercedes pettplesde l'antiquité. - Rau - Finanz.enwissenschaft. (2) V. de Tor9ueville - 1Je111ocrateieu Ameri~ue. . '

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