Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 1 - 15 luglio 1899

'R..lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 7 SOCIALISMO E RIVOLUZIONE I. Si discute molto tra sociali~ti sulla rivoluzione ma lo si fa ordinariamente in m~do che non si può tr;rre alcun profitto dalle discus,ioni vaghe alle qmli quasi sempre s1 abbandonano tutti i c0nteodenti. In Francia, molti socialisti credono necessario di conservare l'etichetta rivoluzionaria, perchè temono altrimenti Ji perdere i loro aderenti, che sono sempre tentati dagli anarch:ci, ma in fondo, per quanto possono dire, essi diventano sempre più legalitari. Non è stato abb1stanza fatto os,ervare che anche all'epoca in cui Guesle e Lafargue pretendevansi tanto rivoluzionari, essi, anche allora, si separavano dai t lanquisti, che rappresentano la pura trajizione della vL,lenza rivoluzienaria. I blanquistl si son.J sempre preoccupati di riunire degli uomini tarchiati, capaci di prendere una posizione con la forzi, e che non abbian) paura di affrontare il furico: il blanquism1 ha sempre vi,suto sulla_ le~genda delle grandi giornate ri vùluzionarie : i p~tri~tti, i tape-:-dur sono stati sempre i suoi erui pred!letu. Il ma• x1smo, tale quale è stato introdotto in Francia, ha sempre avuto una conlc. tta timida: i suoi capi non hanno niente dei sovvertitori : e io non posso nemmeno concepire Guesde, Lafargue, Zé vaes alla testa di operai armati contro la truppa. In un'opuscolo (oggi introvabile), pubblicato nel 1883, sul programma del partito OFeraio, si vede che Guesde non sperava nemmeno allora di poter dare l'assalto ad un governo forte; Guesde ha contato sempre su quelle crisi politiche ~he la Francia ha avuto presso a poco ogni diciott'ar.m; ed era su di un governo girondino, e quasi disarmato, sul quale contava di poter esercitare l'azione rivoluzionaria del suo p~rtito .... La crisi politica, attesa da Guesde, non è venuta· ma s'è prodotto altro. Il parlamentarismo non ba pdtuto dare alLi Francia dei governi stabili, capaci d'imprimere una direzione di una dura~a notevole; noi abbiamo vissut? sotto il regime delle crisi ministeriali, rese necessarie per lo sminuzzarsi dei partiti, e noi abbiamo veduti uomini di valore, consumarsi in lotte sterili. S' è costituita nella nazione un'opinione nuova che gu.daD'na ogni giorno terreno, e che favorisce, secondo le cir~ostaoze, i r~dicali e i socialisti, e che nelle campagne prende un'importanza veramente straordinaria. I poveri domandano di essereprotetti, e intendono che i ricchi paghino di più. Se i socialisti fo,sero più circ0spttti nella scelta dei loro candidati, se essi non sostenessero spesso d_elle J?erson~ le quali non banno potuto farsi un1 posizione In altri putiti, la loro influenza t, a i contadini sarebbe mJlto più granje di quello che lo è presentemente. Si. comincia ad abituarsi all'idea di un' imposta pro- ~ress1v~ _che_pe_rmt:tta di sgravare i poveri; non sembra 1mposs1b1le 11 nscatto delle strade ferrate - col 40 °/ di perdita per gli azionisti - e la riduzione dt Il' inter;sse del_ ~ebito ~~bblic?; la t~a~fo~mu_ione dei sindacati agricoli In st.ib1hment1 pubbhc1 dt cm la cassa sia alimenta~a dall'impo~ta e che forniscono le materie prime e gh strumenti di lavoro ai contadini, è facilissimo a realizzare;_ infine_ I~ liquidazione dd debito ipotecario c?l credno fon~1ano potrebbe essere conseguita con uno spinto democ'ratlco. lo ho notato già (I) che in molte parti della Francia regna un 0pinione delle campagne, che ricorda molto quella del 1851; io credo che, se le cose vanno naturalmente, senza scosse, il socialismo francese divent, rà essen~ial_mente r?rale, e s'allonta~erà sempre più dalle soluz1on1 cornumste proposte anm or sono. I I. La Francia ha passate tante rivoluztoni in questo secolo che non è inutile interrogare la storia p. r Yedere (1) <J{_evuepolitique et parlamentaire, Decembre 1898. alcune previsioni sugli effetti che si possono attendere dalle rivoluzioni future. Si ammette, oggi, in un modo assai generale, che la liquid1zione del regime feudale e lo stabilirsi della Chiesa avrebbero potuto farsi per via pacifica, e che si sa• rebbe pervenuti ai medesimi resultati oggi raggiunti spendendo meno e risparmianlo molte esistenze uman/ Ciò non è esatto che in parte, perchè è restato da qu: sto rivolgimento un lievito rivoluzionario che è, nell'ora attuale, la garanzia fJrse più preziosa del progresso. · Si osserva, dall'altra parte, che la Rivoluzione ha avuto per con ,eguenza lo sviluppo eccessivo del clericalismo che nonostante non si trova mai soddisfatto delle vittorie ottenu~e; ch'essa ha rovinato ciò che restava della vi:a provin.:iale; ch'ess1 ha dato all'armata una parte prep,mderante nei conflitti politici oJierni. Sono queste tre gravi conseguenze, che si sarebbero potute evitare con un 1 ev Jiuzione riformista. L'ar,n ,ta regia er.1 de! r788 ben altrimenti civilizzata che l'ar nlta rep.ibblicrna J.'oggi; è appunto perchè i suoi capi erano delll! persone molto colte ch'e3si non sepper0 oppJrre una grande resistenza e non fecero niente Ji serio per salvare l'antico regime; essi avevano degli scrup.:>lt dt moralità che sono disparsi, da molto t. mpo, presc:;oi loro successori. Le guerre della Rivoluzione instaurarono il vero militarismo; si è detto spesso che alla fine del Direttodo l'armata era la sola istituzione veramente solida e si sono scritti dei romanzi pompcsi sulle virtù dei soldati di quel tempo ; il Direttorio era stato spalleggiato tra le ispirazioni pacifiche dei liberali che avevano fretta di chiudere l'era dei torbidi rivoluzionari e gli appetiti di tutte le classi che vivevano della guerra, gli uomini di guerra ebbero naturalmente, l'ultima parola; Napoleone dette un'apparente soddisfazione alla borghesia; assicurò l'ordine che il Direttorio non aveva potuto assicurare dopo il colpo di stato; credette che la soludone fosse definitiva. Pr~ udhon ba molto bene osservato che fu soltanto la Restaurazione che dette alla Francia la costituzione cercata d.il 1789; una rivoluzione interna non avrebbe potuto rovesciare l'Impero; non sembra verosimile, del re• sto, che si fosse potuto trasformare con l't:vo!uzione; Napolrnne dopo il suo ritorno dali'isola dell'Elba non pare abbia meglio compreso le ispirazioni della borghesia come non l'aveva comprese prima dei suoi disastri. Fu la coaliz one che impose la libertà alla Francia. Il regno di Napoleone 111 dà luogo a delle analoghe rifle3sioni: quando egli ebbe cominciato a fare alcune ~onces~io~i i_suoi consiglieri s'ingegnarono di cercare l mezzi d1 ritornare al sistema del 1852: fu per instaurare il regime autoritario che spinsero l'imperatore alla guerra, e questa fu decisa perchè era diventato impossibile di conservare E. Ollivier - che il partito di Corte aveva cercato di sfruttare-; e perchè era ancora più impossibile di richiamare i capi della reazione e sembrava impossibile di andare più a sinistra. « Noi non possiamo accettare un ministero Picard » mi diceva nel 187 I, uno dei più intimi consiglieri dell'imperatr: ce. D'altra parte giammai la Francia liberale non sarebbe stata capace di rovesciare Napoleone perchè le for~e rivoluzio?arie _delpopolo parigino avrebbero fatta una tnsta figura d10anz1alle truppe comandate da uomini decisi. Ciò che l'armata ba fatto durante la Semainesanalante l'avrebbe fatto dinanzi a qualunque sommossa; il bgiorno dei. funerali di Victor ~oir mtto era pronto per una repressione veramente· classica, e se Rochefort avesse seguito gli esaltati che volevano andare sulle Tuileries vi sarebbe stata una giornata sanguinosa, che ci avrebbe probabilmente evitato il 1870, secondo le informazioni c~e mi sono stat: date d~l medesi~o cons: gliere imperiale. Il secondo impero, incapace d1 evolvere verso il :egime liberale come il primo, non poteva cadere che lO seguito ad un disastro inaudito. I governi regi del 1814 e 1848 furono meno milita-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==