RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il 1 5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un nuniero separa,to s Oent. 20 AnnoIV. - N. 21 Abbonament.opostale Roma15Maggio1899. SOMMARIO: LA R1v1STA:Contro il Parlamento e contro il Paese. (Sequestrato). On. Dr. NAPOLEONCEoLAJANNI:Brigantaggio collettivo. Lo Zonco : L'America vittoriosa. FRANCESCOMoRMINAPENNA: La tendenza alla lotta econonomica nel partito Mazziniano. (All'on. F. Budassi). CARLODE ANGELIS: L1 Sardegna nella mente degli italiani. LUIGI EINAUDI:La colonizzazione italiana nell'Argentina. Il Gmio di Giovanni Bovio. P.: Ludovico Buchner. E. VANDERVELDEL.e città "piovre" Dr. P. BRIGANTI:Americanismo o imperiaFsmo? · '1{.ivisk:delle Riviste. - '1{.ecemio11i. Biblioteca della Rivista Popolare Dr. Napoleone Colajanni: Per la RaHa Maledetta, . L. 0,50 Id. : La gra11dbeattagliadellavoro » 0,75 Id. : Mouvementssociaux e11 Italie » 1,- Id. ( Settmtrio11ali e Meridio11ali Prof. Ettore Ciccotti ( Settwtrio11eeMez.zogiomdo'Italia 1,- ~ Il nuovo premio agli abbonatidellaRIVISTAPOP.OLARE Vedere avviso nell'ultima pagina IL NOSTRO SEQUESTRO Il Regio Fisco che in ormai 16 mesi - l'ultimo sequestro l'avemmo il 30 gennaio dell'anno scorso - si era mostrato abbastanza ragionevole con noi, e che, evidentemente, dopo le pruove, veramente del fuoco, date dalla - Rivista durante il periodo ultra-climaterico dell'anno scorso, doveva essersi convinto che noi non cerchiamo mai di ubriacare i nostri lettori colle parole e colle frasi ad alta pressione, questa volta, si vede proprio che deve avere avuto dei consigli categorici dal superiore Ministero, perche, ci ha sequestrato un articolo, Contro z'l Parlamento e contro z'l Paese, che avrebbe potuto firmare anche il più ortodosso dei professori di diritto costituzionale. Non protestiamo, perchè sarebbe inchiostro tipografico inutilmente consumato, e perchè non vogliamo rubare dello spazio prezioso ai nostri lettori, ma diciamo soltanto che, andando di questo passo, se non bastano più i miracoli delle circonlocuzioni a velare i pensieri, non ci resta altro che stampare nella Rivista le Massime Eterne ad uso e consumo dei neo-cattolici-liberali-conservatori, nati dal connubio, ormai non più recentissimo, tra l' Arcivescovo Ferrari di Milano e l'ora ministro di Grazia Giustizia e Culti, S. E. Adeodato Bonasi. LA REDAZIONE.
402 'R.I'fTISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Contro il Parlamenetocontro il Paese BRIGANTAGGIO COLLETTIVO Mentre scrivo - giorno I I - la maggiore incertezza regna sull'impresa di San Mun. I più ad-· dentro nelle segrete cose assicurano che sarà continuata contro la volonta del paese e del Pariamento; ed è scarsa la fiducia in coloro che non vorrebbero prestar fede nell'assicurazione di non ingannarsi. Ciò che dovrebbe sembrare una calucnia contro gli uomini che hanno il potere in un regime parlamemare, pur troppo pare appena una parte della ve, ità. Ma si occupi o non San Mun ; si occupi d'accordo colla China o contro la sua volontà - che non potrà mai essere libera davvero, perchè nessuno in questo mondo ama di essere spogliato di ciò che è suo - egli è certo che è necessario intrattenersi della politica coloniale, ,he rappresenta l'infezione maledetta; quella infezione i cui sintomi e le cui manifestazioni; scrisse F racastoro, rivivono dopo quarant'anni dalla loro primitiva scomparsa. Terminato l'episodio chinese, ricomincierà quelio africano ; e cosi di seguito sino a quando ci sarà terra asiatica o africana da occupare, cioè da rubare~ appartenente a popoli inferiori, o meglio a popoli che sono o si credono deboli e in condizioni da non potersi difendere. La discussione della politica coloniale, adunque, è, e rimarrà per un pezzo, di attualità, e si discutera sempre utilmente anche per ribattere le menzogne e i sofismi degli uni, per fugare la ignoranza e i pregiudizi degli altri : delle masse specialmente. * * * Sarebbe opera del tutto inutile discutere adesso la figura vergognosa fatta diplomiticamente dall'Italia in questo episodio chine"e ; essa che con tanta alterigia vuole farla - a dett? dei suoi governanti - da grande nazione nell'Estremo Oriente, ha invece rappresentato l1 plrte umilissima di vassalla, che non merita alcun riguardo. A tale trattamento, del resco, il nostro paese è 0rmai avvezzo; e senza ricordare i fasti diplomatici europei basterà richiamare l'attenzione sulla slealtà e sul disprezzo di cui l'Inghilterra altra volta onoro l'Italia in Africa. La Rivista se ne intrattenne più volte; e tra le altre riferendo dati e salati commenti del Generale Gandolfi e di Edoardo Scarfoglio. In questo ultimo in:i<lente della nostra politica ester.i, poi, la degradazione è stJta tale e tanta che non un solo si è potuto trovare a difendere il ministro Canevaro, buttato in mare dal Presidente del Consiglio di cui non fu che il povero gerente responsabile. Giova invece, ripeto, ritornare sulla politica coloniale in sè, obbiettivamente considerata. Che cosa essa sia dal punto di vista giuridico e morale, lo disii alla Camera e l'ho ripetuto qui: è un vero brigantaggio esercitato da collettività anzichè da individui. Ci si potè confermare nel giudizio all'epoca in cui più vivo fu il dibattito, per poco non degenerato in guerra aperta, tra Francia e Inghilterra pel possesso di Fashoda. Con vivo disgusto si sentiva vantare dai giornali e d1i deputati il diritto dell'una o dell'altra ... Qull'era questo diritto? Quello di occupare la terra.... degli altri ! Le due grandi ladrone alla fine si misero di accordo facendo pagare agli altri le spese della contesa; e l'Italia rimase addolorata assai perchè non potè entrare nella ccmbinazione per mangiare un boccone della cosa rubata. Nè il discorso corre meglio se la conquista coloniale la si guarda dal punto di vista della civilta. Tutta la storia delle conquiste coloniali, da Cortes e Pizzarro in poi, è sto1ia di sctlleratezze inaudite, e non si può protestare mai abbastanza fortemente contro l'inaudita ipocrisia degli europei, che si vantano di civilizzare gl'indigeni... distruggendoli lentamente coll'oppio o coll'alcool; violentemente col fuoco o col cannone. L'Inghilterra incivilisce l'India sfruttandola in guisa da far morire di fame a milioni gl'indigeni: Hyndmanr, il dotto e coraggioso socialista inglese, ha fatto la sroria documentata di questo spietato sfruttamento. E Caroegie - un americano non ubbriacato dalle facili vittorie contro la Spagna - giustamente ha osservato nella North AmericanRei·iew, che i conquistatori ad incivilire le cosidette razze inferiori mandano soldati, che hanno bisogno urgente alla loro volta di essere inciviliti... I * ,.,. E lasciamo da parte queste fisime della civiltà e del diritto nella conquista coloniale ; sono termini inconciliabili tra loro. I politici oggi ben volentieri mettono da parte tutti gli argomenti morali e tentano giustificare le loro disoneste imprese in nome delL, utilità e del tornaconto, ma anche su questo terreno non riescono molto fortunati. In quanto all'Italia, - ultima venuta nel concerto brigantesco ed a cui, perciò, non possono toccare in sorte buoni bocconi che abbiano il gusto dell'India, del!' Algeria, dell'Egitto ecc. - la fatica è ben poca per mostrare che nulla può mettere all'attivo per compensare le centinaia di milioni
1(1'/TISTA'POPOLAREDI ·POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI sprecati m Africa - le migliaia di figli suoi morti laggiù non contano: è grande la fecondità delle sue donne ! A Massaua se qualche poco di commercio si svolse in seguito alla nostra impresa, si svolse a benefizio del!' Austria e dell'India. Noi non vi guadagnammo che la rapida carriera di B1rattieri colla relativa pensione guadagnatasi da lui ad Abba Carima. Non incontrerebbe migliore sorte conquistando San Mun ed anche - si può essere generosi colla roba altrui - tutto il Ce Kiang coi suoi dodici milioni dt abitanti. Non potrebbe importarvi uomini; perchè gli uomini abbondano in China. E i Chinesi dell'Asia rass0migliano per le loro qualità e rei loro difetti ai Chinesi di Europa, gl'italiani. Contro i Chinesi dell'Asia ci sono già leggi negli Smi Uniti che ne respingono l'importazione perchè pericolosa ; contro i Chinesi di Europa sappiamo già che negli stessi Stati Uniti pende sul capo la proposta di legge Lodge. Importeremo prodotti m China .... Q..1ali ? QtJe11i di cui abbisogna la China, noi stessi li importiamo dalla Germania, dalla Francia, dall'Inghilterra. D1 olio, di vino, di frutta nell'e~tremo Oriente non si sente il bisogno. In quanto ali' esportazione ci riesce utile la seta I ma l'on Gavazzi ci ha fatto sapere che senza conquistare San Mun molta seta grezza della China viene a dar lavoro in Italia. È da os· servarsi, in verita, che la constatazione dell'industriale lombardo potrebbe somministrare un argo• mento in favore di coloro che vogliono le conquiste coloniali. Questi potrebbero dire: « il commerciJ dell i seta sarà deuiato dal nostropaese - sarà richiamato a Lione, ad esempio - in seguitoalle conquisie degli altri; assicuriamoceloconquistandoanche noi. n Ma per assicurare un lavoro di una decina di milioni è buon ca'colo spenderne qualche centinaio? E poi : il possesso di San Muu servirebbe a mantenerci tale commercio? Mmco per sogno. In China non si possono collocare assai proficuamente che i capitali, m1 sono proprio i capitali quelli che ci mm ·ano! * • Non occorre oltre dilungarsi nella discus~ione sotto questo aspetto, precisato e eh aritJ magistral• mente dalla conferenza del Profèssore Ricchieri ria~sunta nel penultimo numero della Rivista. Allarghiamo la sfera di osservazione per dimostrare che allo stato attuale delle cose ed al punto cui pervennero la civiltà e lo sviluppo economico dell'Europa - e.:cettuata forse la Russia, che potrà aprirsi nuovi e grandiosi orizzonti colle sue ferrovie transiberiana e cranscaspiana - non c'è il tornaconto per veruno degli Stati. La fine miseranda della Sp~gna, eloquentemente e coraggiosamente iìlustrata da una sua figliJ, dalla signora Emilia P,1rdo Iìazan, dovrebbe a tutti servire di grande ammaestramento. La ricchezza e h1 potenza politica non dipendono dalla estensione del dominio coloniale, altrimenti la Spagna che in principio di questo secolo ne possedeva uno vastissimo, su cui non tramontava mai il sole, non sarebbe ridotta adesso alla miseria squallida ed all'impotenzl dolorosa. Le ultime sue colonie: le Antille e le Filippine le servirono per arricchire i W t yler, i Bianco e gli altri generali e per disonorarla al cospetto <leIla storia e dell'umanità. Viceversa la civiltà, il benessere, l'espansione commerciale della Svezia e Norvegia, della Svizzera e del Belgio - e pel solo commercio si potrebbe anche aggiungere l'Austria-Ungheria - senza che esse possedessero colonie provano luminosamente che non c'è alcuna relazione come tra causa ed eff.:tto, tra il dominio coloniale, la prosperità economica e la grandezza politica. Per noi ha importanza specialissima 10 spettacolo, che ci offre la Francia; ce l' ha perchè l' Italia è posseduta oggi dal demone della conquista per gelosia ed invidia delle conquiste della vicina repubblica. Ebbene qual'è il profitto che ricava la Francia dalle sue colonie? Nelle conq liste profonde uomini e milioni e man mano che si allarga la superficie del dominio suo in Africa, e in Asia diminuiscono quasi in ragion diretta la sua vitalità economica e il suo movimento commerciale! Lo hanno dimostrato con esuberanza di prove, a base di cifre inesorabili, parecchi scrittori celebri appartenenti a tutte le scuole economiche e a tutti i partiti polic1ci. L'amico Louis nelle Revue Socialiste e nella Revue Bianche, il Pelletan nella 'R_evuedes 'R..evues hanno ripetuto la dimostrazione, e questa viene quasi ogni anno rinnovata con dolorosa monotonia dai relatori del bilancio delle colonie. La Francia continua la conquista coloniale e si constituisce un grande impero asiatico ed africano e non raccoglie che la rovina del bilancio e dei contribuenti, i trionfi del suo abbietto militarismo. Non c'è da dubitarne: la sorte della Francia non sarà di versa da quella della Spagna, se non muta strada al più presto possibile, se ancora ne è- in tempo. E si venga in ultimo alle due più grandi nazioni, che oggi si disputano il primato commerciale cd industriale: l'Inghilterra e la Germania. I p1ragoni tra la Germania e la Francia non sono piu possibili: quello che i patrioti foincesi denunziano ancora angosciosamente sotto il nome di <JJangerAllemand non si può più scongiurare. La Germania lasciossi indietro, e a molta distanza la repubblica nemica, in quanto a commercio e ad industria; ma quello che pareva sogno pochi anni or sono oggi è una rraltà: la Germania minaccia il colosso inglese; e al di là della Manica ora nessuno deride più il grido di allarme di W1lliams emess') dapprima nel: Made in Germany f Ed ecco l'ultimo insegnamento: la Germania raggiunge prima la massima potenzialità politica e poscia quella commerciale ed industriale senza possedere un palmo di dominiocoloniale. Cosl è infatti; oggi la Germania ha colonie in Africa e in Asia perchè cosl ha voluto lo spirito feudale del suo imperatore; ma la potenza politica e la prosperita economicahanno precedutoqueste conquiste, che non richiamano più emigr:i!lti e non ingrandiscono che in misera proporzione il volume del suo commercio. E che cosa rappresentano dopo tutto i tre milioni circa di miglia quadrace di cattive terre, coi suoi pochi milioni di abitanti che ha conquistato ia Germania, di fronte all'impero coloniale inglese, che nel r 896 contava una estensione di undici milioni di miglia quadrate in superficie e quattrocentotrentatremilioni di abitanti? Eppure la Germania minaccia l'Inghilterra e la stringe da vicino e questa si sente malsicura!
RIP'ISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC,\A.Ll Non bastJ. L'evoluzione del commercio e delle ~onqu!ste della stessa Inghilterra è ancora più 1>trutttva .. 1:-Jel. r~83 _il _dominio inglese compreo- (k~a 7. n:1hom d1 m'.gha quadrate, 30 5 milioni di ab1tant1; il commercio totale dell'Impero raggiun· ge 733 milioni di sterline - cifra superata sol· tanto nel r 889_,9. 0_ e 9 r; - nel 1896 la superficie a~nva ad I r. rr11ho01 e 43 3 miìioni, ed il commercio discende a 690 milioni di sterline! Se diminuì il commercio, ci fu, però, qualche altra cosa che aumentò: aumentarono le spese militari da 48 milioni di sterline nel r 88 3 - com• prese le spese per l'India - a 72 milioni nel 1896. La follia coloniale porta seco come compagna ins~~arabil~ la follia ~llitar_esca. Le conseguenze pohuche dt questa follia militaresca da tempo per la stes,s~ Ing~ilterr~ 1~ aveva segnalate lo Spencer; ora gl mgles1 commc1ano ad apprezzare le conseguenze economiche. In qu'.sto anno il bilancio che si era chiuso da gran tempo con dei,:li avanzi di centi~aia di milioni di lir.: anche in Inghilterra si è chmso con un grosso deficit, e per ripararvi s1 sono preposti aumenti opportuni d'imposte. Questi sono gl' insegnamenti che la storia e la statistica danno dovunque si vada a cercarli· ed ess~ sono tali c~e ~Ila condanna della politic; co• lon1ale a base d1 v10lenza danno tutto il carattere di un assioma. Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI, L'AMERICA VITTORIOSA* Ugo Ojetti, $iovane giornalista, che in breve tempo ha saputo acqmstare una certa fama, ha raccolto in volume le ccrrispondenze mandate al rorriere della Sera dagli Stati Uniti durante la guerra di Cuba. 'Il libro è uule ed è venuto nel momento buono. Egli ha scritto da giornalista, senza pretesa di dire cose nuove e profonde; ma ciò che dice, a molti in Italia non è noto, e lo dice bene. Perciò il libro, in cui piuttosto disordinata mente, si parla volta a volta di uo~ mini, d'istituzioni e di cose, di morti e di viventi di arte, di patriottismo, di coltura, di carne salata ~ di fabbriche di vanghe: il libro, ripeto, per tutto ciò piace e non affatica la mente, pur costringendo, talora, a pensare. L'Ojetti mi pare che abbia l'intenzione forse suscita il sospetto senza accorgersene - di difendere la Spagna e di spargere uno strato spesso di ridicolo sullo chauvinisme .e sulle vanterie dei nord-americani. Dopo t~tto lo scrittore non ha torto, e la constatazione giova; giova se non altro a gettare qualche secchio di acqua fredda. sugli entusiast?i d~I simpatico Guglielmo Ferrero per g)1 ~nglo-~ass_om. E m un punto è lo stesso Ojetti, che richiama I amico suo alla realtà. La quale è assai diversa dal romanzo etnico, che si vuole accreditare come storia genuina, dimostrante la superiorità di una razza ; e la diversità apparisce lampante dove si discorre - a proposito della donna americana - della ipocrisia sessuale degli A~glo-sassoni. E dell'altro, e di più pepato poteva aggmngere ! Passo sopra ai numerosi pregi e difetti del volume • accenno appena a quell'avidità di fatti, che caratterizz~ gli americani del Nord, e ne rende l'educazione essenzialmente antiretorica, e mi fermo su due punti di vivo interesse per gli europei e sui quali non di rado si sballano giudizi cervellotici : il militarismo e l'utilità dell'ultima guerra. (1) L',America vittoriosa, di Ugo Ojetti. Milano Fratelli Treves. 1899. L. 3. Scrive l'Ojetti: « Questi indisciplinati - i volontari - « sanno resi~tere mirabilmente a quarantott' ore di fuoco « e sanno v10cere. Come conciliare questi due termini, « che al nostro militarismo latino sembrano inconcilia- « bili? ... ~orse I~ spieg~zione è che qui allo spirito di « corpo dei n_os~nsoldati, spesso poco più che analfa- « bet1, è sosutmta una coscienza individuale del dovere « fissa e chiara, la quale sa discernere da sè quale sia il « vero momento della d'sciplina, dell'energia anche del- « l'eroismo. E rammentavo l'acuta osservazione di un « nostro giovane ~iplomati~o: -:- 'N.,on si pno giudicar « _nul'.a e nessuno in_ J1mcnca. coi cn_teneurope.i.. •· Ada• g10_signor d1plo_mat1co ! soggrn'.1go 10. C' è bisogno di vah~arc l'Atl~r.t1co per trovare che gl'indisciplinati, animati ~al senltmento del do~ere si battono meglio dei troupie!·s? Bastava restare m Europa - e tra Latini - dove s1 trovano memorie dei francesi del 1793 e degli italiani di GariLaldi. Non le pare ? Ma dove andranno a pos.m: i Nord-Americani colle conquiste e_col mili1ar_ism?, che batte alle porte della grand~ Umoo~? Certi piagnoni vedono già il finis republicae; e s1... fregano le mani per la contentezza. Non è di questo avviso l'Ojetti, che osserva: « an• « che se l'esercito regolare sarà elevato da venticinque- " mila uomini a centomila, anche se la flotta sarà du- « plicata, anche se i soldati peusionati arriveranno al « bel. numero di duecentocinquantamila, dov' è il « pencolo profetizzato da tutti gli economisti di « Europa, per una nazinne la cui esportazione ha in « qu~~t'anno superato l'importazione di 615,2591024 do!- « lan. ». Egli è anche ottimista sui risultati definitivi della guerra e scrive : « Da un punto di vista puramente « americano, contro molti americani, a me sembra certo « che la guerra recente sia stata e sia per esiere utilis- « sima all'Unione. Prima di tutto moralmente nelle na- « zioni come negli individui, un trionfo lasci; per anni « un ebbrezza attiva e una calda fiducia, che centuplica « le forze; la Germanfa informi ... Poi la viuoria e stata « utile. per. la scossa elettrica, ch_eha dato all'irrigidita « C<_>st1tuz10nde l 1776. Per noi che seguitiamo a dor- " mire sotto uno Statuto che, sia per violenze di reazio- « nari sia per fatale svolgimento di libertà non corri- " sponde più ali~ realtà e ci schiaccia, q u:sta dovrebbe « essere una lezione : una ddlc tante, che ci danno ». E vorrei continuare a spigolare nel libro; e vorrei almeno intrattenermi delle pagine consacrate a Boston all'Atene del Nord-America - all'Harvard University, « eh' è di grande ammaestramento a tutti i mania- « ci accentratori italiani, a tutti i disgraziati inventori « di leggi antiuniversitarie, per fortuna mai votate a « tutti i politicanti odiatori della coltura regionaleed ~u- « tonoma »; ma mi arresto, perchè la solita tirannia dello spazio non mi consente di andare oltre; e mi arresto notando che Ojetti termina protestando contro tutti co• loro che cantano nenie sulla tomba delle genti latine. Mi associo alla protesta I Lo ZoT1co. Latendenzaallalottaeconomica nel partito Mazziniano Al/'On. F. Sudassi Il deputato Badassi nel suo articolo: Ammonimenti dell'esperienzapei partiti popolari, pubblicato nel N• prec_ede~te della Rivista Popolare, fra gli altri ammonimenti, dice: • Cosi pure credo che il partito mazziniano dovrebbe con maggiore a:tività. e solerzia, dedicarsi pur esso a questo g~aere d1 st~d1 e a questo genere di azione (st11d1 ed azione economica) allargando il contenuto economico del_suo p_rogr~mma politico sociale » per la ragione che a1 mazzm1an1 « mancò una sufficiente tendenza ed
'R...IVISTA POPOLARE Dl POLI11CA LETTERE E SCIENZE SOCIALl attività per scendere collo studio e coll'azione nel campo d'una intensa e proficua lotta economica •. L'On. Budassi pare che fia arrivato un po' tardi nelle file del partito repubblicano, perchè ignora che le Società Operaie Italiane ..Ajfrale/!ate - organizzazione pu1amentti mazziniana, fondata da Mazzini nel 1871 - in tutti i loro congnssi nazionali, dal Novembre del 1871 al Maggio dd 1892, di~cussero nel modo piu largo tutte le questioni economiche, che il mo, ;n tnto sociale contemporaneo presentava alla loro attenzione, mostrando nelle loro decisioni « una sujficienle lenderrzacd attivi/a per scenderecollo studio e coli'm,.ionenel campo d'una intensa e proficua lotta economica ». Lascio la parola ad Aurelio Saffi, il quale, nel suo magistrale discorso inaugurale del XVI Congresso delle Società Operaie Italiane ..Affratellate tenuto in Firenze nel Giugno 1886, cosi splendidamente riassumeva 1'0pera economica dti Congressi anteriori. La parola autorevole del Saffi proverà all'on. Budassi che ai mazziniani non mancò giammai • la m(ficiente /,ndenz..a rd allività per scenderecolto studio e coll'azione nel campo d'una intensa e proficua lolla economica ». 11 Xlii Congresso, diceva il Saffi, convocato in Roma nel Marzo del 1874, Preside onorario Maurizio Quadrio di venerata mtrnoria, effettivo !'on. Fortis, relatore della Commissione Direttiva Siro F.va, svolse ampiamente i principali quesiti che si riferi1cono alla condizione dei lavoratori nella società contemporanea. l bisogni ndl' impotenza al lavoro, e quindi gli iitiluti di previdenz.,a, quali le: società di Mutuo soccorso e le casse per la \-ecchiaia e per gli orfani dtlle famiglie operaie: - i bisoJ!nÌ di economia nelle spese ad incremento della capacità del rispa,mio, e quindi le cucine economiche permanenti e i magazzini cooptrativi di consumo: - il bisogno di elevarsi a miglior grado sociale, e quindi le Societàper la compera delle matrrie prime, gli opifici coopera/ivi, i deposi/i comuniper la.vendita; breve gl' ist1tut1 c<i,etu 2d associare ndle sksse mam il capitale e il lavoro. furono passati in rassegna e dis,;uss1 con inttlletto pratico dellt r;orme più confacenti al!a loro riuscita e con chiara coscienza dell'intimo nesso che lega la questione economica alla que~tione morale. Nè furono dimenticate le triste condizioni materiali e morali fatte alla donna dal presrnte ordine o, per dir ruegl.o, mal'ordine economico e dei pregiudizi che vi si conntttono: - e l'Assemblea invitava le Società 0peraie maschili a promuovere le Associazioni femminili autonome e l'iHituzione in ciascuna di queste di una scuola per le fanciulle e dei laboratori - scuole secondo i metodi più approvati: primo pasrn alla emancipazione civile della compagna delJ'uomo, e ad aprire coli' istruzione un piu vasto campo di profittevoli operosi1à. Argcmento di speciale attenzione pel Xlii Congresso fu il quisito dell'estensione delle Associazioni nelle campagne e dei rapporti fra gli operai agricoli e i proprietari della terra. E l'Assemblea, dopo matura discussione inculcava, in apposito ordine del giorno, la diffusione dtlle Società di M. S. e d'istruzione fra i contadini, l'applicazione del mutuo lavcro, la istituzione di Camere operaie ed agr:cole, onde assicurare alle rispettive classi la necessaria tutela e agevolar loro i benefici del credito sulle Banche popolari; e designava la mezzadria come il sistt:ma agrario più equo fra gli esistenti. Passando ad rsaminare la questione dei mezzi di difrsa deglì operai contro le ingiuste pretese dei capif,bbrica e dei proprietari del suolo, il Congresso, proclamando che legit1im1tà d, 1 diritto di coalizione negli operai contro la coalizione dei privilegiati. sconsigliava nondimeno gli scioperi per la loro im:vitabile parzialita e inefficacia, pel pubblico danno e per le jatture materiali e mor,li che ne nsultano per le StèSSe classi lavoratrici. Onde raccomanda va alle Consociazioni regionali la cura di pre,enirli con ogni sforzo; e a sciogliere amichevolmente le questioni che potessero sorgere circa il salario, le ore di lavoro, ecc., invitava le Consociazioni stesse a propugnare la costituzione di arbitrati misti di proprietari o in tra prenditori e di operai, provvedendo ai casi estremi colla formazione di fondi o casse sociali di resistenza. Gl' Istituti di credito operaio ed agricolo, la fondaz'one di casse regionali coordinate ad una cassa centrale a beneficio delle imprese cooperative; ed altri argomenti intesi del pari al graduato miglioramento morale, intellettuale ed economico dei lavoratori, diedero materia al Congresso di utili discussioni e proposte ..... Il XIV Congresso, continua il Saffi, presieduto, con me, da Federico Campanella e da Valentino Armirotti, riassumeva l'opera del Congresso anteriore, prendendo più particolarmente in esame, ad intento di pratiche proposte i seguenti quesiti: - delle massime fondamentali a cui dovrebbe informarsi una legge ~ulle Associazioni cooperatrice sollo un regime proprio ai progressi dell'Associazionenella libertà, e dei mezzi di promuovere non esistendo tal legge, lo sviluppo del principio cooperativo, mercè l'azione collettiva e individuale delle Società operaie: - dei modi da proporsi alle Società e Consociazioni per la fondazione di una Cassa pensioni per gli impotenti al lavoro: - delle norme pel reciproco trattamento fra le Società Affratellate: - rendere infine solenne omaggio ai grandi principi della pubblica moralità e della dignità dell'umana natura, protestando contro i regolamenti che danno sanzione legale alla prostituzione e acclamando alle conclusioni di una gravissima relazione sul triste argomento di un giovane apostolo del riscatto morale della donna nella moderna società, ahi cosi pnsto rapito alla milizia del Bene, insieme alla m:idre e ispiratrice sua: - Giuseppe Nathan. Il la,·oro dei due mentovati Congressi fu proseguito dal susseguente, adunatosi esso pure in Genova nel Giugno 1882. E v'ebbero principale svolgimento i seguenti quesiti: - « Sul ricouoscimento giuridico delle Società di M. S., cooperative ecc. » - « Sul progetto di legge per la tutela degli operai nelle fabbriche, e per l'indennizzo loro sptttante in carn d'infortunio »; relatore della Commissione per entrambi i temi, Felic,e Alhani; - « Sulla concorrenza del lavoro dei carcerati all'indu,tria libera »; - « Sulle cause dell'emigrazione in Itali a e più mezzi pratici per regolarla e limitarne le dannose conseguenze » relatore Antonio Fratti. Intorno ai quali argomenti, aggiunge il Saffi, furono Habiliti principi e criteri intesi a guarentire l'autonomia delle Società da ogni indebita ingerenza governativa; a dettrminare norme di precedente prevenzione e di sicura riparazione rispetto agli infortun: del lavoro; a conciliare gli interessi del lavoro libero colle esigenze di un buon regime di occupazioni educative nelle carceri; a promuovere infine l'estendimento della colonizzazione agraria nelle terre incolte d'Italia come il piu efficace rimedio all'esodo dei nostri lavoratori in lontane regioni. L'Assemblea riconfermava da ultimo le massime del Congresso anteriore intorno agli scioperi; riacclamava al voto per l'abrocrazione dei regolamenti che danno sanzione ufficiale al meretricio; sconsigliava la fondazione di rncietà interne di M. S. negli stab· limenti industriali come perniciose all'indipendenza degli operai, e deferiva allo studio della nuova Commissione il quesito sui provvedimenti che lv Stato dovrebbe prendere sotto l'aspetto igienico e morale a farnre degli operai. Ed ora tutte le questioni affacciatesi ai passati Congressi, esclamava il Saffi, si presentano alla nostra attenzione, più definite nei loro particolari e rese piu urgenti dalle condizioni del paese da un lato e da bisogni legislativi dall'altro .... Qui a me preme di osservare, avanti di por termine alle mie parole, come tutti i Congressi sin qui tenuti dalla Fratellanza, consci che il sapere ed il volere, illuminati dalla coscienza dei fini morali della vita, sono scala al bene operare, volgevano cure speciali al doppio intento della istruzione e della educazione
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl degli operai e delle operaie, perchè, insieme ad un insegnamento confacente alla pratica delle varie arti, venisse diflusa, nelle città e nelle campagne, una assidua iniziazione degli animi al senso dei doveri dell'uomo e del cittadino, qual fondamento al retto e strenuo esercizio dei loro diritti. ('I(esocontodel X VI CongressoNazionale delle Società Operaie Italiane Affratellate pubblicato per cura della Commissione Direttiva uel 1887, pag. 25-27). Il lavoro delle Società aflratellate dal 1872 al 1882, cioè dal XII al XV Congresso, basterebbe a dimostrare all'on. Burlassi che al Partito Mazziniano non « manco una sufficiente tendenza ed attività per scenderecollos/1,dio e co~l'azionenel campo d'una intensa e profirna lotta economica. • Ma vi ha di più ancora per din:ostrare al Budassi che, la sufficiente tendenza ed attività ecc., andò accrescendosi nei Congressi XVI, XVII e XVIll del partito mazziniano, mano mano che il movimento operaio europeo lanciava sul tappeto delle discussioni nuovi problemi d'indole economica e sociale. Nel XVI Congresso delle SocietàOperaieItalianeAffratellate, tenuto in Firenze dal 24 al 27 Giugno del 1886 sotto la presidenza di Aurelio Saffi, si discusse in linea generale di principio del diritto di proprietà rispetto alla questione agraria; - della cooperazione come mezzo diretto a risolvere la questione sociale; - della missione spettante allo Stato nella soluzione dti vari problemi sociali ed economici; e in linea particolare intorno alla questione agraria ; se in qual modo le condizioni miserrime dei lavoratori di campagna possono essere migliorate ; dall'emigrazione; della colonizzazione e bonifica delle terre incolte ; dalle Società cooperative di braccfanti e di coloni ; dalle associazioni di resistenza e di mutuo soccorso. E intorno alla mezzadria il Congresso discusse il seguente importantissimo quesito: Ammesso che il contratto di mezzadria corrisponda all'equa ripartizione del prodotto fra capitale e lavoro, determinare fino a qual punto la mezzadria possa essere sottratta per legge alla varieta dei tipi che ne snaturano il principio; ricercare i mezzi per renderla applicabile a tutti i generi di cultura ; determinare le norme legislative per assicurare al colono, mezzadro o affittuario, la permanenza sul fondo, ovvero l'indeanizzo per le bonifiche e i miglioramenti da lui effettuati; del credito agrario e del modo di combattere l'usura nelle campagne, nonchè dt!l'igiene campestre e degli obblighi dello Stato o del Comune per assicurarne la tutela. E si discussero tutti questi quesiti in ordine alla questione agraria. In ordine poi alla questione operaia il Congresso discusse: dello sciopero e delle Società di resistenza ; se deve essere consigliata la federazione (o altra forma) delle Società di resistenza e delle leghe operaie - arte per arte - per coordinare gli interessi particolari agli ioteressi generali; delle condizioni delle società cooperative e di consumo, rispetto alla legislazione attuale ; degli incoraggiamenti da parte dello Stato e dei Comuni per facilitare la diffusione e l'impianto delle Società cooperative ; dei doveri dello Stato verso l'industria nazionale; della coovenienza d'una legislazione internazionale sul lavoro; della protezione dei fanciulli e delle donne oegli opifici; degli infortunii del lavoro. Nella parte dei principii generali e nella parte economica agraria ed industriale il suddetto Congresso prese deliberazioni importantissime sia dal lato teorico che dal lato pratico, senza dimenticare di affermare altamente di fronte al semplicismo economico anti-politico del socialismo italiano e di fronte al conservatorismo monarchico, il principio supremo della indivisibilità del!a quistione economica dalla quistione politica e morale, principio cordioale su cui si fonda il mazzinianesimo. Il XVII Congresso delle Societàaffratellate, convocato in Napoli nel Giugno del 1889, preside Giovanni Bovio, in una discussione memorabile, che faceva esclamare all'amico De Andreis: ma il nostro Congresso è un parlamentino 11 - esaminò ampiamente il diritto di proprietà e di eredità di fronte alla questione sociale. E dopo due discorsi magistrali ed esaurienti, pror:uoziati dal compianto Antonio Fratti e da Errico De Marinis - riflettenti i due indirizzi di politica sociale: l'indirizzo associazionista libertario del mazzinianismo e l'indirizzo associazionista autoritario del collettivismo - il Congresso a maggioranza approvò l'ordine del giorno, proposto e svolto eloquentemente dal Fratti, che: integralmente trascrivo per dimostrare all'on. Budassi quella sufficiente tendenza ed a:tività_ 1er scendere collo studio e coll'azione nel campo d unfl intensa. ~ proficua lotta ~co11?1mrn, ch'.egli nega al partito mazz101ano. Ed ec.:o I ordrne del giorno Fratti : « li Congresso : « Considerando l'indivisibilità di tutte le questioni sociali ed economiche dalle questioni morali t: politiche, e che il fine umano è la perfettibilità armonica e continua della società e dell'individuo; « Considerando che è contrario al libero svolgimento delle facoltà dell'uomo e al progresso sociale l'istituto della proprietà quale è in oggi, derivante in parte da violenza o da frode, o accumulatasi per ingiusta ripartizione di prodotti, e poggiata sul privilegio, onde il grande malessere della nazione ; « Considerando che tale istitLto è soltanto legittimo e rispondente al detto fine allorché emani in modo esclusivo dal lavoro, sia della mente o sia del braccio, unico segno di nobiltà e premio alle generazioni venture ; « Considerando però che il lavoro non può essere ne libero, ne fecondo se sia soggetto al capitale, come quello fosse cosa subalterna se non pure opera di servitù, ne deve essere diviso dal capitale stesso; cr Considerando che una principal fonte dell'odierna proprietà è l'istituto dell'eredità oggi soverchiamente esteso nelle successioni legittime e quasi sconfinato nelle testameotarie, istituto che si deve solo ammettere in quanto cementi la fam'glia come prima associazione naturale e centro di lavor0, sia di necessario stimolo alla produzione e trasmetta soltanto il prodotto individuale del lavoro stesso ; « Considerando che l'unione dei due termini libertàe associazione presuppone nelle realtà l'unione della proprietà sociale e individuale e quindi il concorso dello Stato e dd singoli enti e individui, e la reciprocanza e solidarietà degli interessi AFFERMA « Che la vita d'ogni individuo è sacra, e quindi a tutti, in ragiooe delle peculiari attività deYe essere assicurato l'acquisto e l'esercizio della proprietà ; . . . . ...... . « Che a tale uopo deve contribuire la gara delle speciali iniziative e degli uffici dello Stato, il quale ha la sua ragion d'essere solamente se risponde ad un alto intento sociale, sia distribuendo, merce i Comuni, il credito alle associazioni, sia agevolando la trasformazione sociale ed economica coll'iniziare il passaggio delle proprietà pubbliche nelle mani dei lavoratori, sia concorrendo coo qualsiasi possibile a legittimo mezzo d'incoraggiamento alla costituzione di società cooperative agricole, industriali e commerciali, e quindi mediaote il miglior sistema di riscatto del suolo e dei mezzi di produzione, suggerito dalle circostan~e speciali di tempo e di luogo, gradualmente, senza v10lenza e merce congruo indennizzo traducendo in realtà l'aspirazione della democrazia ita~ liana, cioè che il lavoro divenga padrone del suolo e dei capitali d'ltalia. E ritiene infine, che a tale effetto, cioè alla sollecita progressiva soluzione dtl complesso problema, siano affatto insufficienti le parziali riforme e gli imm:iginarii sistemi di colonizzazione che si ridurranno
RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOClALl ad un nuovo inganno del regime attuale, e sia necessario, d'altronde, la simultanea e compatta cooperazione delle varie scuole politico sociali; per quanto distinte, a fine di aflrettare e assicurare l'emancipazione dei lavoratori, che è la suprema vittoria della giustizia e della civiltà. » In quest'ordine del giorno così largo, crsì ardito e nello stesso tempo co;ì preciso e così pratico, stanno condensati tutti i postulati sociali delle ~cuolepiù avanzate del movimento sociale mondiale; postulati enunciati dal grande Maestro io cinquant'anni di apostola:o repubblicano e propugnati sempre dal partito mazziniano in tutti i suoi Congressi. sino a quello di Palermo dtl 189z, che fu l'ultimo Congresso delle Società Operaie Italiane Affratellate ( 1). li Partito Mazziniano dopo avere mostrato sempre una sufficiente tenden1._aed attività, scendendo collo studio e co1l'a1.,_ionel campo d'una intensa e proficua lotta economica, non sente nè sentirà, chi sa per quanto t, mpo ancora, la necessità di allargare il wntenulo ecor.omico del suo programma p::>litico-s-::cialpeer la semplicissima ragione che il contenuto economicv dd SU'.) programm~ politico-sociale racchiude tutte le riforme e le soluzioni più larghe in fa1to di economia sociale, che sio'oggi sieno state additate dai partiti e dalle scuJle sociali più avanzate e vagheggiate dai pensatoli più radicali d'Europa, a meno che J'on. Budassi non intenda, per larghezza di contenutoeconomico d'un programma di politica sociale, la pandistruzione e l'amorfismo di MicheleBakounine e il nichilismo anarchico di Pietro Kropotkine, che il Badassi istes,o considerera non come soluzioni sociali p.Jssibili,ma come utopia assoluta, che trascende, direbbe !'on. Giovanni Bivio, il contenuto dell<:l:eggi storiche. FFANOESCO Mom11NA PENNA. Per la solita sovrabbondanza di materia siamo costretti a rinviare ai prossimi numeri degli articoli già preannunziati, ed uno cli grande importanza dell'illustre G. Sorel intitolato: Socialismoe Rivoluzione. Ci sono tante brave pe~sone che cinguettano il francese, il tedesco, l' inglese, le quali messe al punto di dova raccontare in italiano, e alla lesta, qualche caso seguito a loro, inciampano ad ogni parola, s'impennano, si ripigliano e finiscon quasi sempre per buttar fuori strafalcioni da prender colle molle. Lo stesso è di tantissimi altri, dal più al meno tutti colti e intelligenti, i quali vi sanno dire mi• nutamente i caratteri etnici, gli usi, i costumi, la religione, le tradizioni, il grado di civiltà o di barbarie di popoli lontanissimi; e richiesti di qualche nozione sulla Sardegna, novanta volte su cento, o restano lì col naso all'aria, o si lascian scappar di bocca certe amenità che provano quanto male si conoscano in Italia le regioni italiant'. c:ò che si sa da tutti, e in cui tutti concordano, è che la Sardegna è un'isola! All'infuori cii questo, fra coloro che ne parlano senza esserci mai stati, nè aver letto pur una delle opere bellissime che sulla Sardegna furono scritte, è bazza trovar due che dicano e pensino press'a poco lo stes5o; perchè ognuno s'è formato da (1) Vedereanche l'opuscolodi Arlttro Catela11i su Antonio Fratti \Note biografichea) pag. 23. 24. 25. 26. tempo un concetto tutto suo, o attingendo da qualche opuscolettO spigolato qua e là, con citazioni di seconda e terza mano; o basandosi su qualche notizia di giornale; o prenden lo le mosse da un fatto isolato e amplificando poi di suo; oppure - e questo credo sia il caso più frequente - giu • dicando per sentita dire. C'è la persona seria, colta, equilibrata nel giudizio, che giudica senza prevenzioni e senza pre· concetti; c'è quella che va a simpatie; c'è una terza che piglia i suoi giudizi belli e fatti su certi giornali e li divulga e li sostiene a ~rada tratta come fossero convinzioni maturate nella sua mente; c'è l'ignorante che, ripetendo, sforma, sberta tutto c ò che ha udito dire; c'è lo sballone che si pasce di tarasconate, il quale, dopo aver tremato come una foglia al vento salendo le scale al buio, racconta, l'indomani, di aver messo in fuga due prepotenti che tentavano aggredirlo. Costui per poco che sia statO in Sardegna ne parla coll'alca compiacenza di chi ha compiuto un eroismo. E cosi a seconda della serietà, della coltura, della simpatia, dei criteri che si portan nel considerare uomini e cose, la Sardegna ha finito per essere caratterizzata in tmti mod·. Per alcuni è una regione misera, cenciosa, mtndica, dove si lavora e si soffre in silenzio, rassegnati all'ingiusto oblio dei più, e alla pieta beffarda dei governi. Per altri è il ple5e del buon vino e dell'olio squisito; per certi, quello della mal'aria; per tanti è la terra dei cavallini lillipuziani e degli asinelli comici e bonari nella loro testardaggine; per molti, per moltissimi, poi, è un semenzaio di briganti che nascono armati fino ai denti, e girano per le strade come principotri nei loro domini; e cosi via via fino alle asserzioni più incredibilt e ridicole, derivate da pregiudizi leggendari, Ja esagerazioni fantastiche, da descrizioni cervellotiche le quali, specialmente nella classe ignorante, han fattn pre~a saldissima. A voler citare tutte le amenità udite in propo· sit:> della Sardegna, non basterebbe un volume in quarto. Qualche anno fa un giornale di Roma annunziando la prossima visita della squadra inglese nei principali porti dell'isola, scritse che il giorno tale del mese tale la squadra avrebbe ancorato ..... a Sassari! Ed ecco Sassari divenuta di punto in bianco porto di mare! In uno dei tanti opuscoletti descrizioni,ricordi, impressioni di viaggiatori che visitarono la Sardegna ..... sulla carta geogralica, lessi questa notizia peregrina: « Golfo degli aranci cosi der.ominaro per la immensa quantità d1 aranci che Guesta re• gione produce». E proprio in quella regione non c'è pur una pianta di quei frutti! Una volta mi si chiese con una certa curiosità come vestono i signori in Sardegm. Come da per tutto - risposi. Ma ci volle del bello e del buono per convincere chi mi avna interptllato che solo nei villaggi si porta ancora il costume tradizionale; che a Sassari, a Cagliari, a Tempio, ad Alghero ecc. si veste come in connnente, si mangia, si beve, si dorme ..... si fa tutto come nel continente. Fiata sprecatO; chè il più delle volte, se vi ac-
'R.H'ISTA POPOL4RE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI calor:te un pochino, chi ascolta mostra di convincersi per cortesia. ,, Se dicessi che l'ingenuità di certe persone - e persone per bene - si spinge fino a dubitare del1' esistenza in Sardegna delle cose più comuni, molti la crederebbero una esagerazione: e non la è. Una bella attrice non poteva quasi convincersi che in Sardegna ci fossero teatri come da per tutto. E una buona signora, con una curiosità tutta infantile e con un candore d'angelo, mi chiese una volta, a tavola, se dalle mie parti ci sono delle rape! La domanda era troppo sincera per crederla una adulazione in metafora. Ancora. L~ madre di un soldato il cui reggimento era destmato in Sardegna, preferiva che il figlio domandasse di andare in Africa, tanto l'impauriva la nuova residenza. E potrei seguitare, citando ancora fatti e aneddoti a mostrare come sia incerto, mal fermo, ibrido ~ falso il concetto che la maggior pane degli itahani della penisola hanno dei loro connazionali isolani. *** Ciò che più di tutto screditò la Sardegna, in Italia e fuori, è la triste rinomanza del suo briga_ntaggi? (1) _dovuta in parte alle gesta di alcuni sc1aguratt, e rn parte alla deplorev-ole leggerezza con cui in Sardegna si parla e si scrive di cose sarde. Un furto, una rissa, un ferimento, un omicidio, fatti frequentissimi nelle grandi città del continente, sono materia che si esaurisce con poche parole nella cronaca dei giornali di colà. In Sardegna, invece, uno di questi fatti si racconta minutamente quasi fosse la notizia ghiotta del giorno. Si scrive una colonna o due di roba ci si pianta sopra una intestazione a caratteri eh~ potrebbe leggerli un cieco, e si architettano diciture che sembrerebbero studiate a bell'apposta per spaventare i lettori; e via su questo andare per due, tre, quattro giorni, rifriggendo le stesse notizie in mille modi diversi. Fin qui pazienza ancora. Si sa bene che i giornali quotidiani, specie quelli di provincia, sono come certi fiumi : un periodo di piena straripante, o uno di siccità completa. Naturalissimo quindi che trovandosi cbrti a materia, faccian loro il motto di Molière: je prends mon bien ou je le trouve. f: sempre un guaio, ma non è il peggiore. Il danno veramente grande e rovinoso deriva dai corrispondenti. Ecco gli autori d'un'opera spesso incosciente, ma sempre nefasta e terribile; ecco uno fra i principali elementi responsabili della triste fama che grava sull'isola. Non so perchè, moltissimi di essi hanno una preferenza spiccata per tutto ciò che è materia di delinquenza. - C'è una festa? uno spettacolo straordinario? l'inaugurazione di una scuola? muore un personaggio illustre ? Si commemora un anniversario patriottico, o una illustrazione della Sar- (1) Brigantaggio è la parola che tutti usano parlando di qualsivoglia crimine commesso in Sardegna. Ma per proprietà di linguaggio è assai più esacto parlare di delinquenza anzichè di brigantaggio organizzato, il quale ~ 01.1ordel vero, non è mai ~sistito nell'Isola, N. d. A. degna ? - II corrispondente, quando ne ha voglia scrive al proprio giornale poche righe magre stentate e tutto finisce lì. Se invece scoppia una rissa e ad un facchino tocca una coltellata, il corrispondente spedisce subito un telegramma. Se poi i carabinieri catturano un latitante, oh,· allora è una vera bazza! Parte immediatamente un telegramma d'annunzio poi uno di conferma, poi un terzo che promett; notizie particolareggi·ae; e finalmente spicca il volo una bella corrispondenza pom.ata, elaborata, ingemmata di espressioni reboanti e di considerazioni umanitarie e filosofiche con tanti di quei punti ammirativi, che sembran paracarri da scansare lungo la lettura. ·Manco a dirlo, nella corrispondenza, il latitante catturato diventa subito, di punto in bianco, un celebre bandito, (i banditi sardi sono come i tenori e le prime donne : tutti celebri!) e il cornspondente pur di crogiolarsi allo scintillio del proprio stile, e di fare un bel periodo con frase sonante e tornita, dice cose... cose che sembran case! Qualche giorno di poi, a grande onore dell'isola, tutte le gazzette del continente hanno articoli con questa intestazione, ch'è divenuta oramai una formula : Il brigantaggioin Sardegna! E il pacifico lettore, a furia di veder ripetute queste parole con insistenza implacabile; a furia di sc:ntir menzionare quest'isola solo colle gesta dei malandrini, finisce col non poter più pensare alla Sardegna senza pensare ai briganti, e viceversa. Non solo. Ma è così ribadita nella mente dei più la convinzione di questa triste rinomanza (che grava su l'Isola come un marchio d'infamia) che un crimine qualunque, se commesso in Sardegna, assume proporzioni spaventose di malvagità e di ferocia ; quasi che i reati di sangue perpetrati colà, stampino le macchie di colore più rosso che gli altri consumati altrove. La delinquenza è cerro uno dei tanti mali che affliggono la Sardegna; ma non e nè il peggiore, nè è tanto grande da meritarle il triste primato di mostruosa ferocia che le si vuol attribuire. La miseria e la vendetta sono le principali cause che trascinano tanti sciagurati alla macchia, i quali poi, di transazione in transazione finiscono, il più delle volte per uccidere col cinismo ogni scrupolo e ogni moto della coscienza. Ma da questi malfattori ( non lutti sardi) che vivono di rapine e uccidono per vendetta, alle brigantesse della Basilicata e di Palermo (1) che inventano sevizie inaudite, mostruose, compiute con la ferocia e il cinismo più implacabili; dai banditi sardi più temuti, allo Spadolino che si doleva morendo di aver ucciso solo 99 uomini ; al Mammone che beveva il sangue per diletto, e quando non ne aveva dell'altrui beveva il proprio ; al Tortora che quando non riusciva ad ammazzare alcuno, scannava pecore e a un disgraziato cadutogli in mano succhiò i!' sangue colleproprielabbra, da 28 ferite ; dai peggiori banditi sardi, dico, a questa razza di mostri, ci corre e quanto! E non parlo dei Tiburzi, dei Viola, dei Del Pero e di tutte le associazioni di gente rotta a mal fare come. la Camorra, la Mafia, gli accoltellatori ecc., ecc., ehe commettono delitti tenebrosi e crudelissimi1 in regioni e in çeptri dov' è forte nerbo di
'R._JPISTAPOPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl forza pubblica, la quale giova notarlo, manca in Sardegna; mancanza da cui deriva appunto il baldanzoso procedere dei malfattori, sulla via delle audacie e degli ardimenti. Queste e tantissime altre cose interessanti furono dette e ripetute mille voltç in libri seriamente pensati e scritti da autori, per la maggior parte stranieri: libri in cui sono pagine di simpatia, d'affetto e di schiettissimo entusiasmo per 12. terra che dèscrivono. E se ad onta di ciò la Sardegna ha continuato e continua ad essere per i più un'espressione quasi paurosa, gli è che la maggior parte di coloro_ che ne parlano, anzichè studiarla nelle opere d1 La Marmora, di Mimaut, di Valery, di Maltzan, ~i De• lesert, di Boullier, di Mantegazza, di Maono: dt Spano, di Costa e di tantissimi altri, se la foggiano a loro modo, accettando come articoli di fede gli opuscoletti fatti di spigolature, o scritti in treno ; le notizie tradotte e tradite da certi giornali ; e i giudizi pretenziosi dei saccenti che pullulano dalla ~olita fungaia. « Rien n'est si vite f ait que des ruines ; rier, n'est sì difficile que de bdtir ». Come sarebbe utile che tutti lo ricordassero ! e quanto sarebbe bene imbrigliare un po' il cavallino della fantasia ogni volta che si discorre della Sardegna! Il Mantegazza che la visitò con avida curiosità di scienziato e cuore d'artista, fra le tantissime pagine riboccanti d'entusiamo, scrisse queste parole: .: Io godrò assai di ripetere sulla Sardegna cose dette da altri: ma ad un patto solo, ch'io sia riuscito cioè a farvi amare un'isola bellissima e infelicissima, che noi altri italiani abbiamo il torto di dimenticare troppo e di amare troppo poco ll. Le quali parole provano che la Sardegna non è tutta nel brutto e nel male "che moltissimi sanno, allo stesso modo che le ricchezze e il genio della nostra lingua non sono sulle labbra e nel gergo dei beceri. E vi1ipendere quest'isola per ignoranza è un'oltraggiarla doppiamente, poichè essa pure ha le sue glorie, i suoi eroi, i suoi martiri, ed ~ rispetto all'Italia la sentinella avanzata del Mediterraneo. CARLO DE ANGELIS, ~~ LACOLONIZZAZIONE ITALIANA nell'Argentina(•) Forse agli occhi clegli storici contemporanei non s offerse mai spettacolo più grandioso della colonizzazione coraggiosa e tenace della grande pianura americana da parte della razza anglo-sassone. In meno di un secolo, dove prima cacciavano gli indiani e pascolavano i bisonti, si estese a fecondare col lavoro i campi e le città un popolo potente di lavoratori, di ind:istriali e di commercianti. la questi momenti in cui gli Stati Uniti fanno pompa dinanzi all'Europa attonita della loro grandezza materiale e morale, sia lecito additare all'Italia l'opera di colonizzazione iniziata dai suoi figli, opera non minore di quella compiuta dalla razza anglo-sassone. (1) Vedi Lombroso - L'uomo de/inqumle. (") Estratto dalla Introduzione ad uo volume intitolato Un Pri1lcipe Mercante : Studio ml/e forme tipicbe della colonizzazio11e italiana ,ie/1'America Ialina di prossima pubblicazione nella Biblioteca di Scienze Sociali degli Editori Fratelli Bocca. Torino. L'Argentina sarebbe ancora un deserto, le sue città uo impasto di paglia e di fango stnza il lavoro perseverante. senza l'audacia colonizzatrice, senza lo spirito di intraprendenza degli italiani. Figli d'ltalia sono stati coloro che hanno creato il porto di Buenos Aires, che hanno colonizzato mtiere provincie vaste come la Francia e l'Italia ; sono per nove decimi italiani quei coloni che hanno uissodato la immensa provincia di Santa Fè, d'onde ora si diparte il grano che inonda i mercati europei ; sono italiani coloro che hanno intrepidamente iniziato la cultura della vite sui colli della provincia di Mendoza, sono italiani moltissimi fra gli industriali argentini, ed italiani i costruttori e gli architetti dell'America del Sud; ed italiano è quell'imprenditore, il quale, emulo degli inglesi, ha costruito sulle rive del Plata per più di mezzo miliardo di opere pubbliche. Al di là dell'Atlantico, sulle rive del Plata, sta sorgendo una nuova Italia, sta formandosi un popolo, che pure essendo argentino, conserverà i caratteri fondamentali del popolo italiano e proverà al mondo che l'ideale imperialista non è destinato a rimanere soltanto un ideale anglo-sassone. Anzi noi stiamo dimostrando al mondo che l'Italia è capace di creare un tipo di colonizzazione più perfetto e evoluto del tipo anglo-sassone. PClichè, mentre alla conquista pacifica del colono inglese si è sempre accompagnata, sebbene tenue e quasi evanescente talvolta, la dominazione militare, mentre ora si cercano di rinsaldare i vincoli politici tra la vecchia Inghilterra e le colonie, la colonizzazione italiana è sempre stata libera ed indipendente. Malgrado la incuria e la indifferenza del Governo italiano, malgrado il malvolere di taluni suoi rappresentanti diplomatici, si è .a poco a poco costituita nell'Argentina una forte e vi~orosa collettività italiana. Il colono italiano, in terra dt stranieri ha saputo prima domare e coltivare la terra ed ora sta trasformando il popolo che su quella terra abita. Quando nel ventesimo secolo i governanti d'Italia si accorgeranno che nell'Argentina vivrà una repubblica popolata da italiani, dove i discendenti degli italiani, occuperanno le più alte cariche pubbliche e private, e donde si dipartirà per l'Italia una fiumana immensa di merci ed una corrente inesausta di traffici, dovranno, meravigliando, riconoscere di trovarsi dinanzi ad un nuovo fenomeno storico creato dalla iniziativa intraprendente e dalla tenace laboriosità di quei poveri Paria che adesso aspettano laceri e trepidanti la partenza del piroscafo sulle calate del Porto di Genova ed a cui gli attuali governanti non hanno ancora saputo offrire il meschino aiuto di un temporaneo ricovero dalle intemperie atmosferiche e dagli artigli dei sensali di carne umana. In mezzo alla colluvie di scritti sul fenoneno emigratorio italiano, a me è parso utile di tracciare in uno scritto i lineamenti vaghi ed incerti dello stato di transizione fra un periodo che muore ed un periodo che nasce della emigrazione italiana. Perchè noi viviamo in un momento nel quale si inizia una trasformazione profonda nel tipo normale del nostro emigrante. La folla muta, indistinta dei contadini analfabeti, dei braccianti rozzi e dei saltimbanchi, ludibrio del nome italiano ali' estero, sta trasformandosi in un esercito disciplinato il quale muove compatto sotto la guida di capitani e di generali alla conqui'sta di un continente. Frammezzo alla uguaglianza democratica della povertà e della miseria comincia a manifestarsi un differenziamento progressivo. Dalla massa anonima sorgono gli eletti, che imprimono una vita nuova ad una potenzialità, prima ignota, alla massa. E I è grande fortuna per l'Italia che questo inevitabile differenziamento della emigrazione nostra siasi alfine iniziato. Sembra che una divisione del lavoro si sia operata fra le varie nazioni d'Europa nella fornitura della merce « emigrante » ai paesi poveri e nuovi. Vi sono alcuni paesi, fra c-.uiprincipalissimi l'Italia e la Russia, i quali
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