Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 14 - 30 gennaio 1899

'R..lVISTA 'POPOLARE Dl 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALl DELITCTOINTLRAOLIBERTÀ (A propositodella:conferenzadi Roma) Pietro Gori stanco di persecuzioni è esulato nella libera America. In Buenos Ayres si è fatto subito conoscere e stimare per ingegno e coltura con alcune conferenze sulla SociologiaCriminale, ed ora ivi onora l' ltaliJ intellettuale insegnando nell'C' niversità Argentina, e pubblicando, insieme a valorosi pubblicisti spagnuoli e americani, La CriminologiaModerna, che pare debba vivere e prosperare giudicandone dai due primi importantissimi numeri. Nel 2° (Dicembre 98) c'è per l'appunto un magnifico articolo, che porta il titolo che sta in t, sta a questo. Niuno poteva scriverlo con maggiore competenza di Pietro Gori che ha sperimentato le persecuzioni ddla polizia italiana; e noi siamo dolenti che la tirannia ddlo spazio non ci consenta di darlo integralmente. Lo riassumiamo però nei punti principali, che bastano per fare giudicare della sua importanza e opportunità, e profittiamo dell'occasione per mandare, noi, non anarchici, un saluto a Pietro Gori e a quanti come lui sono stati costretti a prendere la via dell'esilio in cerca di l,bertà. La libertà, o come diritto individuale o come conquista collettiva dei popoli, - scrive Pietro Gori - è oggi considerata come patrimonio intangib.le dell'uomo moderno. Le leggi non ammettono la sua spoliazione, s~ non per la necessità della difesa sociale, a condizione che l'individuo abbia offeso previamente e senza diritto gl'interessi degli altri uomini. Questi gl'insegnamenti dd diritto penale e della scienza costituzionale. Parimenti i dotti in diritto internazionale insegnarono sempre che il delitto politico o il delitto comune commesso per ragioni politiche, può essere punito dalle leggi del territorio in cui viene commesso; ma non c'è obbligazione morale o giuridica di repressione o di estradizione per quei governi sotto i quali si rifugia il reo politico, perchè un regime repubblicano può non considerare come delitti quelli atti che un governo monarchico punisce, e sotto un governo monarchico o dispotico, si possono considerare come gravissimi delitti, fatti perfettamente leciti sotto un governo costituzionale In base a questi principi del diritto cade ogni pretesa di legislazione internazionale repressiva dei delitti politici. li tentativo è più assurdo quando si domanda un accordo internazionale contro gli attentati chiamati anarchici, prendendo come punto di mira e di persecuzione, non già i fatti eseguiti o determinati, nè le cause di fatto che possono provocarli, ma le idee che si giujicano generatrici di tali atti. Guardando specialmente ai delitti anarchici si osserva un curioso fenomeno di polarizzazione della pubblica opinione, che rende un partito o corrente d'idee, considerate socialmente eretiche dalle maggioranze ortodosse, responsabile dei fatti isolati, che si produs,ero sempre, sotto forme diverse, da che gli uomini vivono e lottano, disputandosi con accanimento i beni della vita nella insanguinata palestra del mondo. La storia, per chi sa intenderla e applicarla senza preconcetti ai fatti della sto• ria moderna, presenta una grande quantità di attentati - che oggi sarebbero qualificati anarchici, perchè questa è l'msegna di moda adottata tanto dai persecutori quanto dai perseguitati - che presero altra volta i nomi corrispondenti alle dottrine dei partiti altrevolte proscritti, e che si desidera va di esterminare estendendo a tutti la responsabilità di fatti commessi da un solo o da pochi individui ( Brnto, Aristogitone,'R._availlacC, arlottaCo1·day, Orsini, ecc.). Dovunque le condizioni politiche e sociali sollevano la protesta e generano gl'idealisti che incarnano la protesta e vogliono innovare, sorgono i delinquenti politici che oggi si chiamano anarchici nell'Europa occidentale, nichilisti in Russia, armeni o giovani Turchi in Turchia, Jenia11i in Inghilterra, e ieri, pochi anni fa, nell'Italia dei regimi passati si chiamavano carbonari o patrioti, e in China ... si chiamano europti. In nome della storia e del diritto perciò era facile prevedere che la Conferenza antianarchica di Roma sarebbe fallita; ed è fallita. In questo congresso ihido di prevenzione politica, la minaccia non è stata soltanto contro il partito anarchico. Una volta stabilito il pr:ncipio internazionale dell'estradizione per sospetto politico, era naturale che il pretesto dell'anarchismo avrebbe permesso ai governi la persecuzione di tutti i suoi avversari sulla terra di rifugio, e che avremmo assistito a questo doloroso spettacolo: le repubbliche farsi complici delle persecuzioni dei repubblicani in terra repubb'.icana, per volontà del dispotismo straniero; lt: monarchit: costituzionali, come l' Inghilterra e il Belgio, dover tollerare che le polizie russa e turca perseguitassero quei disgraziati che avrebbero voluto vedere sventolare nei propri paesi la bandiera delle pubbliche libertà che sventola in quelle due monarchie. L'attentato era contro la stessa lib,rtà e contro la sua forma più gelosa e più delicata: la libertà del pensiero. Ha ben detto perciò un gran giornale di Londra: « la civiltà, sotto il cattivo consiglio della paura sta sul punto di rinnegare le ragioni della sua vita, preparando un codice internazionale dd sospetto politico che permetta ai governi di scambiare per via diplomatica le sue liste speciali di proscrizione ». E' strano ed è doloroso che questo tentativo di delitto contro la libertà sia partito precisamente dalla città dove nacque il jus gentium, e che tra le luminose memorie dti maestri del diritto, della scienza giuridica di Ortensio alla eloquenza cidle di Marco Tullio, i promotori di que,to concilio ecumenico di diplomatici e commissari di polizia politica, abbiano preft:rit? risusci•are le tr.idiziooi di Silla e di Caligola. ~~'-./'../ '-../~ Luigi Lang Lapoliticadoganaleinternazionaledell'avvenire (Revue Politique et Parleme,,taire. Gennaio !8~9). La politica doganale di un paese non può essere determinata cht: dalle sue condizioni interne da una parte e da quella degli altri paesi dall'altra. Per vedere quale dev'essere la politica doganale dell'Ungheria bisogna conoscere qual' è quella delle principali nazioni di Europa. Si comprende e si spiega il liberismo assoluto dell'Inghilterra : esso è la conseguenza dello sviluppo - della prevalenza delle industrie. I guadagni, che vengono da queste compensano largamente le perdite dell'agricoltura, e gl'interessi dei consumatori coincidono con quelli degli industriali, che sono largamente rappresentati in Parlamento dove predominano; sino a quando non sarà mutato questo stato di cose non c'è da attendtrsi un mutamento nell'indirizzo doganale dell'Inghilterra nonostante la denunzia dei trattati ai .::ommercio colla Germania e le aspirazioni dell'lrnperialismo, che può approdare come fatto politico, ma non come fatto economico. In Francia, il liberismo fu l'opera personale di Napolèone JlI e fu semp,·e inviso alla maggioranza degli agricoltori e degli industriali; si spiega, p~rciò, come la repubblica si sia avviata gradat.mente verso'-il protezionismo e ccme questo vi sia fortissimo, benchè le ultime statistiche commerciali mostrino che la Francia ha incontrato delle perdite col melinisroo. La politica doganale della Germania, prima e dopo la sua unificazione, venne determinata più dai criteri politici che dagli e~oncmici. Noi possiamo conchiudere cha dato il grande sviluppo dell' industria in Germania, con molta verosimiglianza questa farà ritorno al liberismo molto prima della Francia; e ciò avverra quando in seguito al rincarimento delle materie prime, l'antagonismo tra l'industria e l'agricoltura si accentuerà,

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