RIVISTPAOPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nu:rn.ero separato s Oent. :20 AnnoIV. N. 14. Abbonamento postale Roma30 Gennaio1899. SOMMARIO: Dr. NAPOLEONECoLAJANNI: A proposito di un centenario (1799) BENEDETTOCROCE: I repubblicani del 1799. LA RIVISTA: Pro libertate et justitia. Id. : La Crociata internazionale della pace. Deli Lti contro la libertà. LUIGI LANG: La politica doiranale internazionale dell'avvenire (Revue Politique et Parlemeritaire). Prof. MANFREDISIOTTO-P!NTOR: Intorno alle progettate aggiunte e modificazioni alla legge elettorale politica. MASSIMOMAGNANI:La Scuola della Nazione. MARIOMAZZOLANIL: a sovranità al lume della scienza. G. BoNAGrnso: Collettivismo assoluto I 'R_ivista delle Riviste. - 'R_ecensio11i. A PROPOSDITI UON.CENTENARIO (1799) ---··•~::::i:::::*•··---- II centenario della repubblica partenopea venne commemorato modestamente con un eloquente discorso dd Prof. Semmola, con discreto concorso di studenti e con copia di calorosi applausi nell'atrio dell'Unh·ersità di Napoli il giorno 2 3 Gennaio. Nulla di più. Il mondo ufficiale non si è fatto vivo- Il Comune, la Provincia, i politici e i politicanti della Sirena del golfo partenopeo non si sono accorti nemmeno dell'anniversario degno di attenzione e di meditazione assai più che non la giornata del 15 Maggio 1848 (1). Appena appena i giornali locali fecero un cenno cortese delle accoglienze fatte all'oratore e ad un altro Professore che, pregato con grande insistenza, pronunziò poche ma severissime parole all'indirizzo dei presenti, e che poterono sembrare a qualcuno una stonatura nel confronto col santo entusiasmo del Prof. Semmo!J. Il ricordo della prcclamazione della repubblica partenopea del 1799 - la più effimera e la più brillante delle meteore politiche italiane - era più che doveroso, utile, indispensabile al giorno d'oggi: ad un secolo di distanza ! Se era doveroso ricordare le infamie inaudite e note di Ferdinando e di Carolina, di Nelson e di (I) M~ntre correggo le bozze di stampa leggo che in Consiglio Comunale i signori Magliano e Gargiulo ricordarono la Repubblica partenopea. Emma Lyona, la fine tragica di tante vittime illu • stri - tra le quali Cirillo, Pagano, l'ammiraglio Caracciolo, Vincenzo Russo, Carafa, Eleonora Pimentel Fonseca; se era doveroso ricordare l'eroismo dei pochi· del forte di Vigliena, che imitarono Pietro Micca senza avere la fortuna di salvare la causa par la quale si sacrificarono - era utile, e~a indispensabile dchiamare alla mente del popolo più smemorato che ci sia nel mondo, gl' insegnamenti e le indicazioni, che vengono spontanee e inesorabili da quell'avvenimento troppo presto dimenticato. E si passi sopra ,illa lezione severa ripetuta dalla storia a coloro che sperano libertà dall'aiuto straniero, e che vogliono fondare ordinamenti politici nuovi senza la necessaria preparazione degli animi, senza il largo consentimento di coloro cui sono destinati. C' è di più e di più triste da apprendere pel Mezzogiorno d'Italia dal ~efast? 1~99, p_as~ato_alla posterità come un anno d1 er01srr.1 sublimi e mutili, e di scelleratezze senza nome. Anzitutto chi furono gli eroi e le vittime illustri ? Nobili, scienzati, membri dell'alta borghesia, alti dignitari ecclesiastici, ignari delle vere condizioni del popolo c.he volevano redimere, imbevuti dei ricordi di Atene, e che al più arrivavano ad ammirare la Roma di Catone e di Bruto. Essi non si fermavano nemmeno alle repubbliche medioevali italiane : erano troppo reali e vicine a noi ! Essi fond ..rono una repubblica come si fonda un'accademia; e la loro repubblica sarebbe riuscita la più risibile delle esercitazioni retoriche se non fosse stata santificata col battesimo di sangue di tanti generosi, coll'olocausto di tante vittime nobilissime. E il popolo dov'era e ·con chi era? Non giova, anzi riesce esiziale, nascondere o attenuare la verità, che bisogna guardare in faccia serenamente se si vogliono evitare nuove, dolorose catastrofi. li popolo nel r 799 - e prima e d0po - era coi BJrboni e col cardinale Ruffo. Era tanto con loro che il. cardinale Ruffo - un altro e vero eroe nel suo· genere - potè assumersi l' impegno di iiberan: Napoli dai francesi e restituirla ai legittimi sovrani col concorso di due soli uomini: un domestico ed un sacerdote. Partono da Messina e sbarcano in tre a Scilla i liberatori.. .. Altro che spedizione dei Mille! Sbar-
'R._IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI cano in tre e non trovano dappertutto che amici e cooperatori entusiastici, pieni di ardore e di fede, e arrivano in Napoli ch'erano migliaia e migliaia: le orde famose del cardinale Ruffo e della Santa Fede! Era possibile che il bioccolo di neve divlni~se valanga irresistibile se il popolo non fosse stat0 tutto e di cuore coi liberatori borbonici? Il fenomeno non avrebbe potuto verificarsi se nell'animo dei cittadini del Regno di Napoli fosse sono un qualsiasi desiderio di resistenza contro l' impr, sa audacissima del Vicario borL>onico. Non basta. Allora non ci fu soltanto l' inerzii, la passiva rassegnazione ad ogni specie d'invasione - di Normanni, di Angioini, di Spagnoli o di Piemontesi, come si chiamarono i veri liberatori che accompagnarono Garibaldi - allora invece il cardinale Ruffo, o meglio la causa dei borbonici e del legittimism0, ebbe il concorso attivo dei popolani, che prima e dopo la sua spedizicne si batterono - spesso valorosamente - contro i francesi e contro i principi della grande rivoluzione. La resistenza di Amantea, di La uria contro V t:rd1er e contro i francesi, in gemrale certamente vale di più di quella tentata da Schipani contro le orde della reazione a Castelluccio ; e i fasti leggendari di quel primo brigantaggio mal si possono scompagnare da un significato politico, e accomunare semplicemente ,con la delinquenza volgare. Dunque nel 1799 il popolo nel mezzogiorno era coi Borboni e colla reazione contro i principi del1'89; e rimase coi Borboni e colla reazione al Pizzo contro Murat, a Sapri contro Pisacane, a Napoli il 15 maggio contro \'accolta dei valorosi forniti dalle provincie. E le provincie che non seppero o non vollero dare eserciti in difesa della costituzione nel 1820, mandarono petizioni a migliaia al Re Bomba perchè la sopprimesse nel 1848.... Viene il 1 860 e trionfano gloriosamente la rt torica e l' equivoco. Con ciò non si diminuisce di un ette la grandezza di Garibaldi, che votò sè e il suo manipolo alla morte con abnegazione sublime per redimere sinceramente il popolo dal governo che aveva saputo guadagnarsi il soprannome di Negazionedi Dio. Ma certamente la sua impresa fu resa possibile dallo sfacelo morale dell'esercito borbonico - e sopratutto dei suoi capi - dalla fiacchezza o dalla mitezza di Francesco II, dai consigli di Liborio Romano. Perciò si spiega come da Calatafimi al Volturno dei Mille - eh' erano poi:1200non ne morirono che settanta! E il popolo ? Troppo scellerati si erano mostrati i Borboni, e qualche raggio di luce era penetrato nelle sue fila in sessant'aµni; sicchè se mancò a Garibaldi il concorso entusiastico e spontaneo che incontrò il Cardinale Ruffo, l'ebbe parziale, specialmente nella borghesia più colta e negli artigiani. L'avvenimento grandioso che germinò dalla meravigliosa sp~diz:one dei Mille - l'Unità d'Italia - creo il grande equivoco, perchè l'unità d'It~lia era stato l'ideale altissimo di pochi eletti, ma non era nella coscienza vera delle masse. Si sorpassa ;ul significato del secondo brigantaggio classico ch'ebbe in certi luoghi e in crni momenti carattere politico eJ incontrò simpatie po· polari - fu constatato in Parlamento; si tacciono le considerazioni, che potrebbero farsi sulla spedizione dello spagnolo Borjes, che sbarcato a Villa San Giovanni per ripetere l'ioopresa del Cardinale Ruffo, non aHebbe potuto ~ttraversare tutto il mezzogiorno d'Italia ed arrivare ~ino a Tagliac?zzo - a duecenro metri Jal cc nfine pontficio, c10è alla salvezza nonostante la c:1cc1adatagli dal Regio Esercito e dalle guardie razionali a migliaia, se non fosse stato protetto dalle stesse simpatie popolari; e si constata che compiuto per virtù di uomini e per fortuna di eventi il grande equivoco dell'unid, per hr ~ì che divc:nisse un grmJe avYenimento e dasse tutti i;li am:si risult~ti sarebbe stato nece,sario, indispensabile, che l'ideale dei pochi fos~e divenuto l'ideale di tutti e che fosse avvenuta la trasformazione economica, intellettuale e morale d, Ile masse. All'opera grandiosa certamente non poteva ba- ~tare un breve tempo; ma quarant'anni nel secolo XIX dovevano essere più che sufficienti per iniziarla per farla trovare inoltrata nel memento in cui ricorreva il cc:ntenario del 1799. Se si afic:rmasse che nulla si è fatto in questi quarant'anni si direbbe una menzogna: le ferrovie, 1 telegrafi, le strade n.izionali, !a srampJ, relativ:1mcote libera, hanno agito meccanicamente, auto· maticamente nel miglior:ire e nel trasformare: lo spirito pubblico. l\Ia quanto altro bene non avrebbero potuto fare i go,·ernanti e le cla;si dirigenti? e quanto male essi banno fatto; e quanti disingmni hanno prodotto; e quanto scetticismo hanno seminato! Il bene non fatto e il male fatto si ptcò riassumere con un senso di profonda melanconia nella constatazione di questi risultati: in Sicilia e nel continente meridionale c'è at:1corail massimo analfabetismo e la più feroce delinquenza che ci siano in Europa; in Sicilia e nel co1,tinente meridionale, alla prepotenza aristocratica e alla tirannide govern~tiva d. una volta si sono sost;tuite nei rJpporti p::>litico-sociali, le camorre di una borghesia p:ì, o meno magrJ, sempre gretta ed egoistica, fraocheggiata dalla forza di un potere centrale che dispone di eserciti disciplinati di soldati e di burocratici ed assistita dalle male arri di una contraffazione di regime parlamentare; in Sicilia e nel continente meridionale e' è da scuotere l'apatia connaturata negli animi dal secolare servaggio, e da ricominciare tutta l'educazione politica del popolo. Come si vede non siamo molto lontani dalle condizioni del 1799; e Minervino Murge ha avvertito, che potremmo essere più vicini di quello che si possa credere ed immaginare. A quando il risveglio sano, poderoso, efficace per iniziare l'opera grandiosa della rigenerazione? Destiamoci e provvediamo, se ne jamo ancora in tempo, per iscongiurare altri risve/!li terribili. Dr. NAPOLEONE CotAJANNI. Per la solita sovrabbondanza di materia siamo costretti a rinviare ai prossimi numeri: Giuseppe Paratore. Tragedie nell'arte; Arturo Labriola, Sul regionalismo in Italia; Salvatore Di Giacomo, Pulcinella (con illustrazioni); E. Ciccotti, La violenza come fa/lore dellavita sociale; [ng. Italo Gasparetti, Il riordiname11todegli Istituii di previdenza ferroviari; B. Salemi, Per la ricerca della paternità; Winiarski, Le credenze dei popoli primitivi; Enrico Grimalcti. /Irte cenciosa; Angelo Sicchirillo, Conseguenzesociali; Dr. Patti Remer, La poesia femminile; Stjalmar Sodcrberg, Un cane senza padrone (novella serilta appositamente per la Rivista) etc. etc.
'R._IVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI I REPUBBLICANI DEL1799 Dall'denco dei ceniodiciotto p1triotti, giustlZ!atl a Napoli e nelle isole dd golfo negli anni 1799-1800, togliamo alcuni nomi, accompagnandoli con brevi notizie, ~cevre di rettorica e conformi ai risultati della più recente critica storica ( r ). ìUario Pagano (morto il 29 ottobre 1799) Era nato l' 8 dicembre 1748 a Brienza in Basilicata. Fu letterato, filosofo, giurista riformatore, rivoluzionario. M.1 se come letterato è di pertinenza dei ricercatori di curiosità letterarie, che vedranno non senza piacere la sua commedia l'Emilia e :I suo monodramma !'Agamennone; se come filosofo merita una pagina nella storia della filosofia della storia e dell'estetica in Italia, e non solo io Italia perchè le sue opere (quale che ne sia il valore definitivo) ebbero voga anche all'estero e furono tradotte in francese e in tedesco; se maggior vanto gli s'pttta come riformatore del diritto penale avendo combattuto con la sua Teoria delle prove e Logica dei p.-obabili gli avanzi del medio-evo nella proctàura penale; - la sua gloria veramente salda è quella di rivoluzionario. A lui non -vennero meno onori e favori dai sovrani di Napoli ; e chi ha tacciato d'ingrato .Mario Pagano, professore dell'Università, giudice dell'Ammiragliato, incaricato uffi :ics1mente e fiduciosamente dalla Corte della difesa dei rei di Stato, Mario Pagano, il quale si narra fosse avvisato dalla regina Carolina di star bene in guardia perchè gravi accuse le pervenivano contro di lui, - chi lo ha ta.:ciato d'ingrato, ha detto il vero; ma ha ricono;ciuto nel -tempo stesso che nessun privato risentimento lo spinse tra gli avversari della monarchia. I conflitli di doveri sono qualcosa di esistente, di reale ; e la soluzione di essi non si fa da nessun tribunale che non sia quello della propria coscienza. Il Pagano entrò, e cena mente con parte non secondaria, nella prima grand~ cospirazione liberale-repubblicana. Arrestato tra il 1796 e '97, fu poi rilasciato, con altri arrestati, nel luglio 1798, quando la corte di Napoli stava in buone rei azioni apparenti con la Repubblica Francese. Si recò nella Repubblica Romana, dove ebbe una cattedra di diritto pubblico che accettò rinunziando allo stipendio ; di là fu costretto, per l'invasione napoletana, a rifugiarsi nelll Cisalpina; e tornò a Napoli ai principi del ft'bbra'o t 799, a consacrar la sua atti vita e la sua vita alla nuova Repubblica Napoletana. Fu tra i venticinque dd Governo Provvisorio; e, disciolto questo nell'aprile, fu membro e presidente della Commissione Legislativo. Collaborò alla legge sui feudi, rappresentando nella discussione di essa la parte moderata degli abolizionisti, e ai p'ù importanti atti legislativi della Repubblica; a lui fu affida 1 a la redazione del Progetto di costitu1,_iondeella Repubblica Napoletana, che ci resta come progetto, non avendo a ,·uto il tempo di entrare in vigore. Domenico Cirillo (morto il i9 ottobre r799) Francesco Caracciolo (morto il 29 giugno 1799) Non senu ragione ravv1c1mamo i nomi dello scienziato illustre e del valente ammiraglio. Erano entrambi tra le caf)acità dell'Italia meridionale alla fine del secolo passato; e entrambi passarono a servire utilmente la Repubblica. Ma nessuno dei due fu rivoluzionario nel semo proprio dtlla parola ; il Caracciolo an- (I) Dobbiamo questi medaglioni alla cortesia di Benedetto Croce, uno dei più dotti e onesti critici napoletani, al quale porgiamo vivi ringrnbmen_ti. LA REDAZIOKE, cor meno del Cirillo, del quale ultimo si sa che negli anni precedenti manifestava in discorsi confidenziali il suo vivo entusiasmo pei fatti della grande rivoluzione. Il Cirillo si era tenuto estraneo alle cospirazioni ed alla politica; il Caracciolo, - che aveva combattuto con for• tuna molte volte contro i barbareschi e nel 1795 con gl' inglesi contro i francesi a Capo Noli, - comandava ancora nei primi mesi del r799 una divisione napoletana. Durante la repubblica il Cirillo fu della Commissione Legislativa, e succtsse al Pagano come presidente; il Caracciolo organizzò la flottiglia repubblicana e tenne in iscacco le navi inglesi che bloccavano il golfo. La difesa dell'uno e dell'altro suonò in fondo la medesima; accusati di tradimento verso il sovrano, il Cirillo disse che non era stata opera sua l'aver attirato i francesi a Napoli e !"aver creato un nuovo ordine di cose; e più eoergi• camente il Caracciolo, che il Re aveva tradito lui e tutti i suoi fedeli sudditi fuggendo in Sicilia e recando seco la cassa militare ! U oa formalità di consiglio di guerra coprì pel Caracciolo l'ordine di morte che i sovrani avevano mandato al Nelson, volendc, sbarazzarsi di quell'uomo che poteva esser pericoloso perchè « conosceva (son parole della Regina) tutte le cale e i buchi di N apoli e di Sicilia »; ed egli non chiese se non di esser fucilato come soldato e non ignominosamente impiccato all'albero della nave la Minerva: grazia che il Nelson - questo eroe dell'Inghilterra, ma non dell'umanità - non concesse. Il Cirillo, dopo aver languito alcuni mesi nelle carceri di Napoli, andò a morte insieme col Pagrno, col Ciaia e col Pigliacelli. « La sera avanti - scrive un cronista contemporaneo - cenarono poco o niente. dicendo che dovevano sostenere poco una breve vita. Tutti e quattro dotti, si parlò tra di loro come seguisse la morte negli afforcati. Ognuno disse il suo p:trere e Don Domenico Cirillo decise ». Vincenzo Russo (morto il 19 novembre 1799) Aveva ventinove anni, e mori respingendo i conforti religiosi e gridando: Viva la Repubblica! E tuttavia era un ,ero temperamento religioso: si potrebbe dire anzi il mistico, tra quei repubblicani napoletani. Le idee della rivoluzione francese si svolsero in lui nella loro punta estrema: il suo ideale politico consisteva in una repubblica comunistica contadinesca, dai semplici costumi, dalla severa morale. Espose questo suo ideale negli articoli che scrisse pel Monitore della 'l{epubblicaRomana nel 1798 e nel volumetto di Pensieri politici, che si stampò a R >ma in quello stfsso anno. Compromesso nella setta della Societàpatriottica, si rese a principio colpevole di qual• che dt bolezza, cedendo per un momento alle seduzioni esercitate su di lui dalla Regina per mezzo dei suoi zii vvenzio, che erano dei pezzi grossi della Corte e della burocrazia b 1rbo:1ica. Ma espiò aspramente il suo fallo, esule in !svizzera, nella Cis1lpina, a Roma, con una vita esemplare, colla brama della redenzione e del martirio, alfi.ne ottenuto. Nella Repubblica Napoletana fu focoso oratore popolare, e per pochi giorni appartenne alla Commissione Legislativa, dove le sne proposte di leggi sembrarono troppo radicali ed utopistiche. Combattè il r 3 giugno al Ponte della Maddalena contro le orde del Rufio, dalle quali fu preso prigioniero. Ettore Carafa (morto il 4 settembre r799) Rappresenta degnamente la partecipazione dell'aristocrazia napoletana alla rivoluzione patriottica. Nacque nel 1767; viaggiando per l' Europa si fermò a Parigi nel 1790, e tornato a Napoli, fece stampare e diffuse secretam, nte la Dicbiara.1,_iodneei diritti dell'uomo; appartenne alla Societàpatriottica; stette in prigione dal 1795 al 1798; fuggao audacemt:nte dal Castello di S. Elmo, si recò nella Cisalpina, dove strinse relazione coi francesi e specialmente col generale Joubert; allo stabilirsi della Repub-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI blica Napoletana, fu il più abile e fortunato tra i condottieri di volontari repubblicani. Compi nel febbraio una prima spedizione per ristabilire l' ordine nella provincia ù: Avellino; accompagnò con la sua legione le colonne 11 aocesi comandate daf Broussier nelle Puglie, e contribui eJiìcacemeate alla presa di Andria e di Trani; mandato poi a Pescara, a sostituir la guarnigione francese, difese a lungo quella piazza contro le masse del capobanda Pronio. La critica storica l'ha ormai purgato della taccia di crudeltà e di ferocia pei saccheggi di Andria e di Trani, le prima delle quali città era suo feudo, essendo dimostrato che, valoroso nella guerra, era stato pietos'ss'mo a vittoria guadagnata, giungendo fino a gettarsi a' ginocchi del generale france~e per otteneré che fosse rivoc:tto l'ordine di saccheggio. Resosi a Pescara con una c,1pitolazione, che fu poi rotta per circostanze finora poco note, venne trasportato a Napoli « in uoa gabbia cl'. ferro », dice un contemporaneo; e coronò la nobile vita con una morte intrepida. Eleonora de Fonseca Pimentel (moria il 20 agosto 1799) Colla Repubblica sorsero nel Napoletano i primi giornlli politici, e tra quei primi scrittori di giornali, va inOlnzi a tutti la donna, di cui abbiamo segnato sopra il nome. « Donna quanto dotta altrettanto pazza, imprudente e sciocca ", la definì un diplomatico del!' ancien regime, che la vedeva tutta accesa delle nuove idee: parr le, che per noi si traducono facilmente in un elogio. Di famiglia portoghese, nata a Roma nel 1748, venuta a Napoli giavanetta, ella fu un tipo compiuto di letterato del secolo XVHI : poetessa sul gusto metastasiano, s• ·iùiosa di scienze matematiche e fisiche. di filosofia, di economia, di diritto pubblico. Scrisse sull'abolizione della cl .inea e contro il feudalismo : espose disegni di riforme economiche. Anche a lei toccò il carcere alla vigilia del '99; e, liberata nei giorni di anarchia del gennaio, si chiuse con altri patrioti in Castel S. Elmo, ed ivi tenne a battesimo la nascente Repubblica. Per circa cinque n:esi, scrisse il :Monitore'N,àpoletano: documento di elev Jtezza intellettuale e morale, e, qualche volta anche, di irgenuità, che non guasta. Stava per partire per la Francia con altri rei di Stato, condannata allo sfratto dal F egno, quando i giudici borbonici, ravvedendosi, la fecero togliere dal numero, e la consegnarono al carnefì.;e. BENEDETTOCROCE, Proliberteatjeustitia Sotto questo titolo si è costituito in Sidney un comitato ed ha rivolto un calorosissimo Appello agli Italiani dimoranti all'estero, che amano la gius iz.iae la libertà. Noi non possiamo riprodurre i brani più salienti e più giusti di questo appello perchè li vedremmo inesorabilmente sequestrati ; constatiamo però, con indicibile amarezza, che solo pochi anni or sono, quantunque fosse evidente e vertiginosa la decadc1Jza politica e morale nostra, non avremmo mai creduto possibile che dovesse arrivare il giorno in cui un siffatto appello sarebbe stato necessario, e che Yi si potesse parlare, senza offendere la Yerità, delle Cajenne e degli Spielberg italiani, e si dovesse ricordare agli italiani che sono andati all'estero in cerca di pane e di libertà, il dovere di ajutare coloro che sono in patria, e che dell'uno e dell'ali ra sono privi! Il Comitato Pro libertateet justitia, imitando gli irlandesi - che in America con tutte le loro forze cooperarono affinchè un pò di giustizia fosse fatta all'Isola Verde ed un po' di liberta le venisse restituita - invita tutti gl'ita!ilni, che vivono all'estero ad unirsi e ad agire energicamente per restituire all'Italia il posto di naz·one l.bera e civile, e chiude con queste calde e sante parole: « Chi combatte per la Causa del a Libertà - chi tituba nel prendere parte attiva alla lotta per affetto ai suoi cari - fa d'uopo sia sicuro che, soccombendo, la sua famiglia non rimarrà priva di pane e di tetto. « Tocca a noi rassicun,rlo di ciò - a noi cui la lotananza non permette pagare di persona il tributo alla patria in pericolo. Se soltanto ciaquantamila fra le tan,e cen:inaja di migliaja di italiani relativamente agiati, residenti all'cstero, si astenessero da una bibita o un sigaro esuberanlè alla settimana p~r dedicarne il costo alla Causa, i suoi militi maochertbbero di nulla e il suo trionfo sarebbe assicurato. Connazionali, tempo è che ci scuotiamo dalla abituale letargia, dalla colpevole indifferenza per le cose patrie. Il gemito del recluso, il lamento della sposa derubata del sostegno e dell'affetto, l'angoscia della madre Italiana che teme vedere il figliolo truciJato dai militarizzati fratelli, o, irregimentato anch'esso, trucidJre il proprio padre, lo esigono, ce lo impongono ! « All'opera e non ci ristiamo se non quanJo sapremo l'Italia libera e soddistatta; quando ·Ja Legge - emanazione della maggioranza - vi sia di fatto uguale per tutti, e al capo dello Stato non sarà più lecito sottrJrre un delinquente alla giustizia punitrice; quando al pensiero sarà dato di manif, starsi liberamente e al cittadino di censurare gli atti dei tunzionarii pubblici - dal « PR1MO » all'ultimo - senza tema d'arresto; quando all'umile lavoratore verrà riconosciuto il diritto di emanciparsi da tuttociò che ti ritiene causa dei suoi malanni, e a ogni partito politico quello di lavorare per la realizzazione dei suoi onesti ideali. « La libertà è indispensabile al progresso, allo sviluppo intdleuuale e materiale di una nazione. Senza di quella. questa intorpidisce, si paralizza e cade come la Cina, nel più abbietto servilismo, rendendosi spregevole agli occhi dei popoli civili. Parecchi di costoro, che si credono alla testa del progresso, e ai quali, rejetti dalla patria, ci rivolgiamo per ospitalit~, ci rinfacciano certe qualità odiose che sono precisamente le caratteristiche delle razze sottostate ad un lungo serva!!gio. Se il terrorismo perdurerà in Italia, se il formale colpo di Stato - il ritorno all'assolutismo - che gli amici della dinastia vanno ivi preparando sarà consumato, eglino avrebbero ragione di malvederci e obbiettare alla nostra immigrazione anche peggio. A far ricredere gli stranieri dal concetto in cui ci tengono, a far _sì che ci trattino da pari, come si conviene ai figli di una nazione che ha civilizzato e poi ingentilito il mondo, tutti i nostri sforzi i!ovrebbero essere diretti. E se sarà impossibile di riformare radicalmente in un giorno tutt'un sistema che produce il pellagroso e l'anemico, l'analfabeta e il superstizioso, il camorrista e l'accoltellatore, il prostitutore del salario e il refrattario alla vita sociale, adoperiamoci almeno acciò il reggimento anormale, scellerato che vige dalle Alpi al Lilibeo cessi immantinenti dal rendere gli italiani schiavi nella propria patria e dallo spingerli, disperati e coperti di cenci in paesi ove non son voluti, e dove la bandiera che sventola sul Qpirinale non sa, nè può proteggerli dall'insulto e dal maltrattamento. « Compatriotti, all'opera I Ascoltati o no, noi intendiamo fare il nostro dovere ». Noi a dir vero non nutriamo molta fiducia sull'accoglienza, che avrà in America e in Tunisia - dove sono numerosissime le colonie italiane - la nobile e generosa proposta di Sceusa, di Munari e degli altri pochi italiani, che vivono in Australia, perchè, pur ,troppo, gl'italiani odierni non sono gran fatto diversi da quelli conosciuti da Mazzini - rronti a dare la vita, assai restii a dare quattrini; nè a bene sperare c'incoraggiano le sottoscrizioni aperte in Buenos Ayres e nel!' America del Nord - e qui per opera generosa della buona e gentile Fidelia Dinsmore, la vedova del non mai abbastanza compianto D~rio Papa - in favore delle vittime dell'ultima reazione. Non speriamo molto perchè nelle nostre colonie - fatte le debite e nobili eccezioni - i ricchi sono ammiratori di
RlfTISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALJ Crispi e salgono e scendono le scale dei consolati per mendicare vergognosamente qual che croce di cavaliere: e quando sono invasi dalla fr('gola patriottica la sfogano al piu con qualche goffa dimostrazione organizzata in occasione della festa dc::llo StatutO o del 20 Settembre, o con qualche discorso vuoto e reorico a base di menzogne st0riche e di basse cort1giaoeri('. In quanto alla mlssa dei hvoratori poveri, ha'1no poco da dare, hanno scarsissimo il sentimento nazionale e della patria lontana non ricordano che la miseria e le angherie che vi subirono. In questa massa, dd restO, prevalgono i meridionali quasi tutti analfabeti e affatto disinteressati dalla vita politica. Questa è la dolorosa verità. Ad ogni modo crediamo nostro debito di plaudire alla iniziativa Op· portuna e santa degl'italiani di Australia, e ci auguriamo di tutto cuore, che es~a trovi una eco larga e simpatica nell'America del Nord, nel Brasile, nell'Argentina, nell'Uruguay, in Tunisia ecc. Gl'italiani all'estero rispondendo all'Appello del Comitato « Pro libertateet J ustitia » faranno opera .doverosa di figli pietosi e provvederanno anche un poco a loro stessi: il rilevamento delle condizioni politiche e morali - che produm:bbe anche quello economico della madre patria -- presto o tardi si tradurrebbe in guadagno netto per le colonie, che si vedrebbero piu stimate e rispettate dagli stranieri. LA RIVISTA. LACROCIATA INTERNAZIONALE DELLA PACE \Vii liam Stead, il giornalista celebre che nella Pall-Mall Gaz.ette di Londra denunziò le turpitudini ddl'arist0crazia e dell'alta borghesia inglese; che con pari ardore mise alla gogna gli amministratori disonesti di New-York e di Chicago - fa. moso l'opuscolo vendutosi a milioni di esemplari: Se Cri1to venisse in Chicago!- ora ha intrapreso una santa e nobile crociata in favore della pace. Egli ha visitato e intervistato lo Czar e i principali capi degli stati europei, ed è ritornato in Inghilterra più entusiasta che mai di Nicolò II che egli ritiene sinceramente devoto alla causa della pace. ~In Londra e in Inghilterra ha organizzato comizi e manifestazioni, e vuole addirittura dare i caratteri di una vera crociata all'agitazione che sembra tanto lontana dallo scopo che si prefigge, ma che noi siamo sicuri sarà realizzata in un non lontano avvenire. Nè lo Stead si fa molte illusio'li sui risultati immediat;. Per ora, egli dice, basta che il cuore del popolo sia commosso e che il sentimento nazionale cominci a volgersi verso la pace. Questa è la conclmione dell'articolo: The internalionale crusade of Peace, che si trova nell'ultimo numero della sua Reviewof 'R._eviews. Nel quale, con quella mistura strana di misticismo e di ser.so pratico, eh' è propria degli inglesi, lo Stead prende le mosse dalla crociata di Pietro Gautier, detto l' Ere• mila, per conchiudere che la Gerusalemme odierna, in conformità del vero spirito del Cristianesimo, dev'essere la pace. In questo numero della 'R._evitwof Revicws vi sono tre moduli di sottoscnz10ne: 1° per l'arrm)• lamento nel\' armata internazionale per la crociata in favore della pace; 2° per l'abbonamento alla Cronacadella Crociata, pubblicata dallo Ste:id sotto il titolo : Guerra contro la guerra; 3° per lo indirizzo da inviarsi allo Czar. Questo indiriz;:o può essere sottoscritto da ogni persona, che ba l'erà di sedici anni ed afferma: I' la gratitudine per la iniziativa presa dallo Czar in favore della Conforenza per la pace; 2· la convinzione che s:a arrivato il momentO in cui i governi debbano Sl!· riamente preoccuparsi di promuovere una di: ci:;- sione internazionale sui mezzi più efficaci per a,- sicurare a tutti i popoli i benefizi di una pace l f. fettiva e duratura, e sopratuttO per porre fine :il progressivo sviluppo degli armamenti attuali. . L0 Stead chiede all'Inghilterra: un milione di volontari arruolati pel servizio della crociata ,lella pace; cinque milioni di firme nell'indirizzo per lo Czar; meetings e Comitati locali in ogni città e in ogni distretto; ed un volonteroso che s'incarichi della propaganda in ogni Chiesa, Cappella, Associazione, Unione di qualunque specie. L'associazioc e alla cronaca della crociata : Guerracontrola g11e1a1 che dal I 2 Gennaio in poi si pubblicherà ogni settimana, costa uno scellino e sei pence (circa L. 1,60) all'anno. Al numero di Gennaio della 'R_eviewof Reviews, infine, è unito un interessante supplemento speci.tle alla Guerra rontrola guerra I nel quale si trov:tno : il brano principale della circolare del Conte Moli• ravieff del 24 Agosto 1898; il manifesto della crociata internazionale per la pace ; il precedente diplomatico inglese, ad iniziativa di lord Roseb~rrv, nel 1894 per il parziale d:sarmo ; i calcoli di lord SaLsbury di quello che costava nel 1888 la pare armata in EuroJ'l ; i giudizi dei principali uomini di stata inglesi sul manifesto della crociata ; il I csocont0 del grande Meeting tenutosi in St. Jan11 s Hall il 18 Dicembre 1898; il programma della crociata ecc. ecc. S:>no numerosi gli scettici su questa Crociata in favore della pace; e gli scettici credono di avei e buon giuoco di fronte agli armamenti che co1,tinuano nonostante la proposta dello Czar, ed ai pericoli di guerra tra Francia e Inghilterra. Noi non siamo del numero, ed agli scettici ricordiarno che la realizzazione di un grande ideale non si ottiene in un giorno, nè in un anno. Non possono . scomparire come per miracolo le numerose ca1;se di guerra che tanti secoli di Storia hanno lasciato in triste retaggio al mondo ; nè in un istante ::i possono mutare i sentimenti e le condizioni psicologi che dei popoli. Sappiamo, però, di certo che moire guerre sono state evitate mercè la propaganda degli utopisti della pace, che hanno sei 1· sibilrnente modificato l'ambiente sociale-. Quanti secoli non passarono prima che dall'Europa e dal- !' America scomparisse 11 schiavitù ? Ed essa or.i non è più che un triste. ricordo! Ciò che avvenne della schiavitù avverrà dell.t guerra. Non manifostiamo una speranza, ma u 1.1 protonda convinzione! LA RIVISTA. Dr. NAPOLEONE COL.4J.4NNJ Mouvements sociaux en Italie Paris, 1898. Lire UNA
'R..lVISTA 'POPOLARE Dl 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALl DELITCTOINTLRAOLIBERTÀ (A propositodella:conferenzadi Roma) Pietro Gori stanco di persecuzioni è esulato nella libera America. In Buenos Ayres si è fatto subito conoscere e stimare per ingegno e coltura con alcune conferenze sulla SociologiaCriminale, ed ora ivi onora l' ltaliJ intellettuale insegnando nell'C' niversità Argentina, e pubblicando, insieme a valorosi pubblicisti spagnuoli e americani, La CriminologiaModerna, che pare debba vivere e prosperare giudicandone dai due primi importantissimi numeri. Nel 2° (Dicembre 98) c'è per l'appunto un magnifico articolo, che porta il titolo che sta in t, sta a questo. Niuno poteva scriverlo con maggiore competenza di Pietro Gori che ha sperimentato le persecuzioni ddla polizia italiana; e noi siamo dolenti che la tirannia ddlo spazio non ci consenta di darlo integralmente. Lo riassumiamo però nei punti principali, che bastano per fare giudicare della sua importanza e opportunità, e profittiamo dell'occasione per mandare, noi, non anarchici, un saluto a Pietro Gori e a quanti come lui sono stati costretti a prendere la via dell'esilio in cerca di l,bertà. La libertà, o come diritto individuale o come conquista collettiva dei popoli, - scrive Pietro Gori - è oggi considerata come patrimonio intangib.le dell'uomo moderno. Le leggi non ammettono la sua spoliazione, s~ non per la necessità della difesa sociale, a condizione che l'individuo abbia offeso previamente e senza diritto gl'interessi degli altri uomini. Questi gl'insegnamenti dd diritto penale e della scienza costituzionale. Parimenti i dotti in diritto internazionale insegnarono sempre che il delitto politico o il delitto comune commesso per ragioni politiche, può essere punito dalle leggi del territorio in cui viene commesso; ma non c'è obbligazione morale o giuridica di repressione o di estradizione per quei governi sotto i quali si rifugia il reo politico, perchè un regime repubblicano può non considerare come delitti quelli atti che un governo monarchico punisce, e sotto un governo monarchico o dispotico, si possono considerare come gravissimi delitti, fatti perfettamente leciti sotto un governo costituzionale In base a questi principi del diritto cade ogni pretesa di legislazione internazionale repressiva dei delitti politici. li tentativo è più assurdo quando si domanda un accordo internazionale contro gli attentati chiamati anarchici, prendendo come punto di mira e di persecuzione, non già i fatti eseguiti o determinati, nè le cause di fatto che possono provocarli, ma le idee che si giujicano generatrici di tali atti. Guardando specialmente ai delitti anarchici si osserva un curioso fenomeno di polarizzazione della pubblica opinione, che rende un partito o corrente d'idee, considerate socialmente eretiche dalle maggioranze ortodosse, responsabile dei fatti isolati, che si produs,ero sempre, sotto forme diverse, da che gli uomini vivono e lottano, disputandosi con accanimento i beni della vita nella insanguinata palestra del mondo. La storia, per chi sa intenderla e applicarla senza preconcetti ai fatti della sto• ria moderna, presenta una grande quantità di attentati - che oggi sarebbero qualificati anarchici, perchè questa è l'msegna di moda adottata tanto dai persecutori quanto dai perseguitati - che presero altra volta i nomi corrispondenti alle dottrine dei partiti altrevolte proscritti, e che si desidera va di esterminare estendendo a tutti la responsabilità di fatti commessi da un solo o da pochi individui ( Brnto, Aristogitone,'R._availlacC, arlottaCo1·day, Orsini, ecc.). Dovunque le condizioni politiche e sociali sollevano la protesta e generano gl'idealisti che incarnano la protesta e vogliono innovare, sorgono i delinquenti politici che oggi si chiamano anarchici nell'Europa occidentale, nichilisti in Russia, armeni o giovani Turchi in Turchia, Jenia11i in Inghilterra, e ieri, pochi anni fa, nell'Italia dei regimi passati si chiamavano carbonari o patrioti, e in China ... si chiamano europti. In nome della storia e del diritto perciò era facile prevedere che la Conferenza antianarchica di Roma sarebbe fallita; ed è fallita. In questo congresso ihido di prevenzione politica, la minaccia non è stata soltanto contro il partito anarchico. Una volta stabilito il pr:ncipio internazionale dell'estradizione per sospetto politico, era naturale che il pretesto dell'anarchismo avrebbe permesso ai governi la persecuzione di tutti i suoi avversari sulla terra di rifugio, e che avremmo assistito a questo doloroso spettacolo: le repubbliche farsi complici delle persecuzioni dei repubblicani in terra repubb'.icana, per volontà del dispotismo straniero; lt: monarchit: costituzionali, come l' Inghilterra e il Belgio, dover tollerare che le polizie russa e turca perseguitassero quei disgraziati che avrebbero voluto vedere sventolare nei propri paesi la bandiera delle pubbliche libertà che sventola in quelle due monarchie. L'attentato era contro la stessa lib,rtà e contro la sua forma più gelosa e più delicata: la libertà del pensiero. Ha ben detto perciò un gran giornale di Londra: « la civiltà, sotto il cattivo consiglio della paura sta sul punto di rinnegare le ragioni della sua vita, preparando un codice internazionale dd sospetto politico che permetta ai governi di scambiare per via diplomatica le sue liste speciali di proscrizione ». E' strano ed è doloroso che questo tentativo di delitto contro la libertà sia partito precisamente dalla città dove nacque il jus gentium, e che tra le luminose memorie dti maestri del diritto, della scienza giuridica di Ortensio alla eloquenza cidle di Marco Tullio, i promotori di que,to concilio ecumenico di diplomatici e commissari di polizia politica, abbiano preft:rit? risusci•are le tr.idiziooi di Silla e di Caligola. ~~'-./'../ '-../~ Luigi Lang Lapoliticadoganaleinternazionaledell'avvenire (Revue Politique et Parleme,,taire. Gennaio !8~9). La politica doganale di un paese non può essere determinata cht: dalle sue condizioni interne da una parte e da quella degli altri paesi dall'altra. Per vedere quale dev'essere la politica doganale dell'Ungheria bisogna conoscere qual' è quella delle principali nazioni di Europa. Si comprende e si spiega il liberismo assoluto dell'Inghilterra : esso è la conseguenza dello sviluppo - della prevalenza delle industrie. I guadagni, che vengono da queste compensano largamente le perdite dell'agricoltura, e gl'interessi dei consumatori coincidono con quelli degli industriali, che sono largamente rappresentati in Parlamento dove predominano; sino a quando non sarà mutato questo stato di cose non c'è da attendtrsi un mutamento nell'indirizzo doganale dell'Inghilterra nonostante la denunzia dei trattati ai .::ommercio colla Germania e le aspirazioni dell'lrnperialismo, che può approdare come fatto politico, ma non come fatto economico. In Francia, il liberismo fu l'opera personale di Napolèone JlI e fu semp,·e inviso alla maggioranza degli agricoltori e degli industriali; si spiega, p~rciò, come la repubblica si sia avviata gradat.mente verso'-il protezionismo e ccme questo vi sia fortissimo, benchè le ultime statistiche commerciali mostrino che la Francia ha incontrato delle perdite col melinisroo. La politica doganale della Germania, prima e dopo la sua unificazione, venne determinata più dai criteri politici che dagli e~oncmici. Noi possiamo conchiudere cha dato il grande sviluppo dell' industria in Germania, con molta verosimiglianza questa farà ritorno al liberismo molto prima della Francia; e ciò avverra quando in seguito al rincarimento delle materie prime, l'antagonismo tra l'industria e l'agricoltura si accentuerà,
'R..lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Ecco di che cosa dobbiamo tener conto, per decidere quale direzione dobbiamo dare alla nostra politica doganale. li rfalzo momentaneo dei prezzi dei cereali non aeve inquietarci. Si può rimediare a questo male provvisorio con misure provvisorie, come in questo momento si fa in Italia. Per la direzione dtlla politica doganale, bisogna trovare uoa base durevole. In quanto alla concorrenza d'oltremare, non bisogna dimenticare che un uomo, fedele partigiano della libertà di commercio, Emilio Levasseur, predisse, nel suo rapporto sulla produzione americana, pubblicatoqualche anno fa, che la concorrenza dell'America per il grano pdrà ben diminuire, ma allora si farà sentire con maggiore energia in lutti gli altri rami della prod11zio11ae2ricola. La politica dei grandi Stati del continente non è p;u diretta da una burocrazia che non fa alcun conto di tutti i mali della vita economi~a. In nessun altro campo la volontà del popolo, negli Stati costituzionali, si fa sentire in misura sempre crescente come precisamente si fa sentire nel campo economico ; ma è sempre l'opinione dei produttori che prevale e non quella dei consumatori, perchè le classi produttrici sono organiz.-.ate poHticamente, mentre le classi consumatrici non lo sono. E vero che questa influenza dell'agricoltura non si fa sentire che dopo che i suoi interessi sono minaccfali dalla concorrenza d'oltremare; ma finchè questo paicolo non scomparir:\., tale influenza cont,nuer:l. a far sentire il suo eff~tto in tutta l' Europa, e ciò nella mi~ura in cui gli agricoltori avranno parte nel potere politico. In tali condizioni, non è prob1bile che la protezione dei pro;lotti agricoli potr:l. essere attenuata, e ne risulta per noi il dovere di accordare ag\'interessi della nostra produzione agricola una produzio-1e più efficace di quella concessa finora, e ciò tanto per qu !1 che concerne la produzione d'oltre mare tanto per quella dell'Oriente. Pa l'Ungheria il grande compito economico dell'avvenire consisterà indubbiamente nello sviluppo tanto energico che possibile della sua industria, poichè un paese esclushamente agricolo non potrà mai elevarsi alla condensazione della sua popolazione o ad un grado s1!periore della ricchezza. l\la chi vuol lavorare per l'avvenire non cte,·e dimenticare il presente. Ora, per il momento, la nostra forza economica, e con essa la nostra forza sociale e politica, risiede ancora sopr::tutto nell'agricoltura. La protezione dei suoi interessi non è soltanto nostro dovere, ma è anche la condizione preliminare di ogni altro progresso. Fra gl, agricoltori ungheresi, ve ne sono che ancora aggiustano f~de alle parole di persone che pretendono che i differenti rami della vita economica ungherese si trovino in opposizione tra loro. Può darsi che un giorno questa opposizione si manifesti ; ma fra noi, questo tempo è ancora tanto lontano, che il più giovane di noi non lo vedrà. Nella fase attuale dello sviluppo della vita economica, i differenti rami della produzione dipendono gli uni dagli altri, e l'industria non pr ò svilupparsi che per l'eccedenza dell'agrkoltura. In presenza delle grandi prove che attraversiamo, è della maggiore importanza insistere su quesu solidarietà fra gl'interessi dei diff~n:nti rami della vita nazionale, e di spanderne la conoscenza quanto maggiormente sia possibile. Il Lang di cui abbiamo dato in riassunto l'articolo è vice-presidente della Camera dei Deputati ungherese e prolessore dell'Università di Buda-Pest. Le sue conclu ;ioni riguardano l'Ungheria, ma si adattrno perfettamente all'Italia, la cui costituzione economica si rassomiglia a quelb del regno di Santo Stelano Le conclusioni del L rng so:10 perfettamente identiche a quelle che l'on. Colajanni ha svolto e continuerà a svolgere nella .Nuova Antologia. In quanto alle previsioui di Levasseur sulle nuove forme di concorrenza agraria che ci verrà dal1' America avyertiamo che la Sicilia e la Calabria hanno gii potuto sperimentare cogli agrumi la realizzazione delle meJesime. Del resto è ancora assai lontano il giorno 10 cui l'America non potrà pi~ mandarci cereali. LA REDAZIONE. Intoranlolpero[etata[t[einnetme oùificaziont alla legge elettorale politica (Continuazione. Vedi Numero precedente). L'Orlando asserisce che il diritto elettorale ha, come tutti i diritti politici, una ragion d'essere es-- senzialmente storica; si connette necessariamente collo sviluppo armonico delle istituzioni politiche di un dato popolo; compete, non all'uomo ma al cittadino, e trov.i la sua origine ed il suo limite nel diritto pubblico che lo conferisce e lo regola. In questo modo mi pare che, per voler girare attorno alla verità effettiva senza riconoscerla esplicitamente, si finisca coll'avvo'gersi in un circolo vizioso. Per non dire che il diritto pubblico è fatto dalla volontà degli uomini, si dice che è fatto dalla storia; qua5ichè la storia non fosse, alla sua volta, costituita dallo svolgimento delle diverse umane attività spirituali e materiali. E per non dire che il diritto elettorale è necessariamente connesso col fatto della appartenenza ad una consociazione politica, si dice che è conforito e regolato dal diritto pubblico. Cos;cchè, in ultima analisi, la vita politica di tutte le consociazioni ci vili sarebbe governata da una pura e semplice astrazione: dalla Storia; intesa, non già come un complesso di atti umani volontarii e coscientemente compiuti, ma come uno sviluppo armonico naturale di istituzioni, verificrntesi meccanicamente, 3utomaticamente, a mo' della cresciuta delle piante in una foresta vergine. Ma la Storia vera, quella che è intes~uta di fatti umani e d' idee, e quindi da quelli e da queste trae alimento, anzichè poter esserne presunta creatrice per ignoti misteriosi processi - la Storia vera parla con robusta eloquenza indisconoscibile, un ben diverso linguaggio. Essa dimostra che il d ititto di voto fu esercitato senza ostacolo dai consociati negli antichissimi gruppi umani politici: che solo in proces5o di tempo, difficoltà territoriali sopravvenute, e male arti poste iu e3sere da uomini cupidi d'assoluto dominio, ostacolarono l'eserci~.io di quel primordiale diritto ; al quale però gli uomini fecero daccapo ricorso con entusiastica fede inconcussa, appena, fatti accorti del danno derivante dagli errori compiuti, si rivendicarono, dopo fierissime lotte neppur oggi intieramente composte, in libertà. E sta di fatto, che la massima preoccupazione dei liberi popoli moderni, fu appunto quella di guarentire contro gli arbitrii di qualsiasi potere costituito, certi fondamentali attributi della umana personalità, che vennero considerati come anteriori e superiori al potere ste:;so. Già la Costituzione dello Stato Nord-Americano di V.rginia, in data del Giugno 1776, conteneva
268 RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC-\ALl un bill of rights, in cui all'uomo erano riconosciuti certi diritti inalienabili, quali: il diritto alla vita, la libertà, e l'attività diretta al conseguimento della felicità (1). Questo bill of rights, fu il prototipo di tutte le dichiarazioni dei diritti e disposizioni fondamentali o generali premesse quasi sempre alle costi· tuzioni compilate di poi, in America e fuori. Con· tengono siffatte disposizioni, tutte le Costituzioni delle prime tredici libere Colonie Americane; quasi tutte quelle. numerosissime, compilate in Francia durante e dopo la rivoluzione; e molte fra quelle degli altri Stati civili d'Europa; ma un.i garanzia positiva e diretta che tuteli i principii in questo modo proclamati quasi universalmente nel mondo civile, si ha soltanto in America. Mediante una interpretazione estensiva, tacitamente accolta da tutti, del 3° art., sez. 2• della Costituzione federale, è stata riconosciuta alla Corte federale la facoltà. di rifiutare l'applicazione delle leggi votate dal Congresso degli Stati Uniti, quando le disposizioni in esse leggi contenute sembrassero, alla Corte suddetta, contrarie ai principii sanciti nella Costitu • zione. E questa positiva e solenne garanzia costituzionale, fu estesa a tutti gli Stati dell'Unione, riconoscendosi alle rispettive superiori autorità giudiziarie la stessa facoltà, di fronte alle disposizioni di legge votate dalle singole legislature. Nè l'applicazione di questo prezioso sistema altamente liberale, si fermò ai soli Stati dell'Unione, eh~· lo troviamo sanzionato anche nelle Costituzioni del Messico, dell'Argentina, del Brasile, e persino in quelle di parecchie Colonie inglesi aventi un pro· prio parlamento elettivo, come il Canadà. Dove questo salutare principio di positiva tutela delle disposizioni politiche fondamentali non si è potuto tradurre in atto, si è cercato almeno di guarentire indirettamente le disposizioni ste5se dagli arbitrii dei governanti, èistinguenùo il potere costituente dal potere legislativo. Perchè è inutile nasconderlo : tutte le Costituzioni sono state ideate e scritte per stabilire qualche limite sicuro e insuperabile contro i temuti arbitrii dei detentori (quali pur si fossero) del potere. L'idea che inspirò, ~ia coloro che le formularono, come pure i popoli che con entusiasmo le accolsero, fu appunto questa : che l'uomo o l'ente collettivo cui era affidata la somma del potere politico, non avesse facoltà di far man bassa, a capriccio, su tutte quame le manifestazioni autonome della libera attività individuale, ma trovasse negl' intangibili principii costituzionali un freno salutare contro i pericolosi allettamenti d'un potere stragrande, che quasi sempre riescono - come la Storia irrefragabilmente dimostra - a corrompere le tempre morali più elette. Questa dolorosa esperienza storica non mai smentita, ha persuaso e pensatori e popoli, che la tutela della libertà e delle superiori idealità sociali, non doveva essere più ricercata vanamente nel solo mutamento delle persone investite del potere, ma bensl in qualche cosa di più alto, di più saldo, di piu incorruttibile, che legasse le mani tanto ad un monarca, quanto ad una maggioranza parlamentare elettiva. . (r) Bancroft, ccStoria degli Stati Uniti» Volume lV. L'Esmein giustifica molto bene l'affermazione di questi diritti individuali anche facendo astrazione da ogni idea d'un contratto sociale. Vedi p. }47 e seg. op. cit. Contro un siffatto illuminato e savio pensiero in· vano protesta l'avv. Lomb.irdo Pellegrino, e mo esso tutta la scuola degli organicisti, affannandosi 2 porre in ridicolo il concetto classi..:odella eterna lotta fra I' inJi viduo e lo Stato. Certo, non si puo nè si deve intendere (e in ciò soltmto stava l'errore della fi. losofia politica d'un tempo), che l'individuo possa pensare a mettersi in lotta contro lo Stato nel senso astratto, cioè contro tutto quautù l'organismo po· litico-economico-sociale cui egli appartiene ; ma si può e si deve pensare ad una continua e necessaria lotta fra i governati e i governanti, fra chi subisce il potere pubblico e chi lo detiene; perchè la Storia, proprio quella Storia ohe gli organi cisti invocano ad ogni tratto, quasichè non potesse prestarsi che a suffragio de' loro nebulosi principii - la Storia vera e genuina degli eventi umani, sta a dimostrare con incontrovertibile eloquenza che se i governati per un momento solo sospendono la lotta mdispen• sabile contro le inframmettenze, gli arbitrii, le cupidigie insaziabili dei governanti, nulla più riesce a salvarli dai maggiori d:plorevoli eccessi della più odiosa ed incivile tirannide ; e soltanto la violenta rivoluzione sanguinosa può, in processo di tempo, ridonar loro i beneficii della civile esistenza, perduti per una mal consigliata neghittosità nel difenderli. Nella preoccupazione di stabilire e guarentire ef. ficacemente i limiti costituzionali all'arbitrario esercizio del pubblico potere, non è adunque lecito affatto scorgere, come oggi vuole una pretensiosa dottrina scolastica imperante, il riverbero di vani principii metafisici, e l'influenza di scuole filosofiche romanzesche, mentre è certo che vi si rivela invece il portato legittimo e necessario d'una lunga e dolorosa esperienza storica non mai smentita. Egli è per ciò, che in quasi tutte le Costituzioni venute alla luce dal X V II secolo fino ai giorni nostri, si è trovato opportuno e necessario d'inserire guarentigie speciali a tuiela dei principii in esse sanciti, e contro i pos~ibili atti arbitrarii del pott're costituito. Già Cromwell nel suo Instrument of governement del 16 Dicembre 1853, inseriva gli art. 24 e 381 comminanti la nullità delle leggi contrarie alle disposizioni costituzionali contenute in esso lnstrument ; e nelle pagine precedenti si è visto come saviamente abbiano saputo seguire codesto illuminato indirizzo, gli Stati Americani. Ma non basta : tutte le Costituzioni Americane furono sot• toposte al suffragio popolare, e in tutti gli Stati dell'Unione fu stab:lito il principio che ogni emendamento costitur.ionale proposo dalle Assemblee legi:;lative dovesse esser direttamente ratificato dal popolo. Io Francia lo stesso principio fu proclamato dal1'Assemblea Costitmnte nella famosa seduta del 2 r Settembre 1792, e, di conseguenza, le Costi tu• zioni del 14 Giugno 1793 e del 5 Fruttidoro Anno III, nonchè quella del 22 Frimaio Anno VIII, furono sottoposte al popolare suffragio. Sopravvenuta la reazione del Consolato e dell'lmp.:ro, il principio posto dagli uomini della Rivoluzione fu più volte negletto; ma durante i cento giorni, un decreto in data 22-25 Aprile 1815 ~tabili che l'Atto addizionale alla Costituzione dell'Impero dovesse esser sottoposto al voto popolare. Seguirono ancora tempi torbidi ed .11fannosevicende che non permi-
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