Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 8 - 30 ottobre 1898

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI DEPUTATO AL PARLAMBNTO Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Il ALIA: anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un n.uJDero separato: Oen.t. ~o AnnoIV. - N. 8. Abbonamento postale Roma30 Ottobre1898. SOMMARIO: LA R!vISTA:Voci del mezzogiorno. Sperimentalismo sociale (Prod11zio11e e prezzi dei cereo1li). NICOLABARBATOC: arceri e carcerieri in Italia. Marina e Finanza. Un tentativo di canzonatura. WALTER MocHI: La cosa giudicata. Gl' insegnamenti che ci vengono dJI Nord (Le scuolepopolari i11Svezia). G10RGIOGALASSI: La srntenza della Cassazione di FranciJ, Dr. PAOLO BELLEZZA : Il pensiero letter.1riodi Carlo Cattaneo. 'l{ivista delle Riviste. 'l{ecmsio11i. VOCI DEL MEZZOGIORNO Negli Stati unitari fortemente accentrati, come l'Italia, è condizione indispensabile di benessere. generale una certa uguaglianza tra le singole parti dell'organismo politico-sociale. Quando la dissomiglianza dtlle condizioni tra le provincie e tra le regioni e grande, il malessere potrà essere a lungo dissimulato, ma arriva il momento in cui la realtà s' impone anche a coloro che si sono mostrati più caparbi ed ostinati nel non volerla guardare in faccia. Aniene a data ora che gli uni sentono invidia della prosperità degli altri, mentre viceversa quelli che sono oggetto d'invidia diventano inquieti e sospettosi credendo di essere vittime della miseria altrui e costretti ad alleviare le sorti dei sofferenti. Questo il solo aspetto della presente situazione economica nostra quale risulta dal dis1uilibrio tra il mezzogiorno e il settentrione. Se si volesse getta e uno sguarJo alle differenze politiche si troverebbe in esse t>en altri e più gravi elementi di perturbarrento naz;onale; e tra le tante altre cose si troverebbe anche questa : che il settentrione sinora considerò il mezzogiorno come un mercato pei suoi prodotti industriali, senza preoccuparsi delle condizioni politiche e intellettuali degli sfruttati, e questi incosciemente si vendicarono premendo sui loro sfruttatori economici, imponendo a lor.J una politica razionaria in antitesi coi sentimenti prevaknti in gran parte del mezzogiorno. Così oggi rifiorisce il regionalismo sotto le forme più brutte: quelle del malcontento e dell'egoismo gretto. E ciò è dovuto per avere voluto elimina~e il regionalismo sano: quello consigliato a teippo debito dalle menti più elevate che abbia avuto la democrazia - Cattaneo e Rosa, Ferrari e Mario. Gli avvenimenti luttuosi che si sono se~uiti dal 1893 sino ad oggi hanno finito col richiamare l'attenzione di quello insieme inorganico e pazzamente sconsigliato che costituisce la classe dei nostri governanti, e sul settentrione che credono corroso dalle idee sovversive e sul mezzogiorno ch'è realmente desolato dalla mi;eria la quale dà manifestazioni univoche e rigogliose, S' inte!!de che la distinzione tra le due qualità di malanni - uno immaginario e l'altro reale ~ è tutta quantitativa; poichè non si tratta che di prevalenza. C'è nel settentrione il bacillo della miseria e non manca nel mezzogiorno il virus della sovversione. Che cosa si sia operato dal governo e dalle classi dirigenti per co1?batter~ le ide~ sovversive è noto, e ce ne siamo ~ccupau senza 111ter_ruz1ondea quattro mesi in quà. Dove c1 condurrà la persistenza della politica di rea:<ione sfrenata non sappiamo; o meglio non possiamo dire. La prospettiva non è migliore per quanto si riferisce al proble~a economico, di .cui si occupano - non saprem, mo assicurare però .:be se ne preoccupano - gli uomini politici in vista, all'avvicinarsi della riapertura della Camera Sulle co~dizion! e~ono1;fiich~ in generale, e su quelle del mezzogiorno m 1Spec1e, c1 sono venute dichiarazioni autorevoli ed_eloq_u_n.ti in questi. u_ltimigiorni da un piccolo paese d1 Basilicata e della S1c1lia.Da Palermo anzi non si è sentita la voce di semplici uomini politi~i eh~ parlano in nome proprio o del loro partito, ma è ve~uta, e_solenne, que~la del _governo, cui. si era rimproverato srnora un mutismo mente affatto mcomprensibile. Oh ! perchè doveva parlare il governo se Miva con tanta energia? i fatti non valgono forse più d~lle chiacchiere? A Palermo, solo per parlare, sono andati tre ministri ad una volta: Fortis, Finocchiaro Aprile e Nasi e com'era naturale, non hanno parlato soltanto di c~se' eco- ~o.miche, ma hanno intrattenuto il loro pubblico di po• huca. In politica r.anno detto cose superflue, buone ed anche allegre. Furono assolutamente superflue le dichiarazioni dell'on. Nasi, che si è atteggiato ad enfant terrible della reazione ponendosi quasi in aperta contraddizione sostanziale coi suoi colleghi. Egli ci fece sapere che « è tem- " po di finirla colla politica degli espedienti e delle tran- " saz'oni, colle superstiz__iondiel liberalismo, che ha i suoi « bigotti. Amici (?) della libertà e non dell'ultima ora « - egli continuò - ammettiamo la liberta di fare il « bene, non il male. Partigiani della libertd della stampa « non consentiamocl/ essa debba servire a predicare la de- « linquenz__ea a sovvorlire le istilllz__iondiello Stato ». Sarebbe addirittura un lavoro inutile rilevare che il concetto delle libertà dell'on. Nasi è nè p:ù nè meno quello che avevano i Borboni, il Papa e l'Austria di trent'anni or sono - non quella di oggi. Quando mai i governi che presero nome da loro negarono la liberta di fare il beue ? Tutto sta va ad intendersi sul bene che

RIP1ST A POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI era consentito di fare ! E in quanto ai predicatori di delinquenza sarebbe stato utile cbe l'on. Nasi si fosse spiegato meglio. Noi non li conosciamo; conoscia~o sol• tanto uno Stato che dal Journal de Geneve, dalla frnnh(ur• terzeiltmg all'estero, dal Giornale degli _Economirli n Ita• lia venne accusato di essere una fabbnca a get:o continuo di anarchici delinquenti. . Le dichiarazioni dell'enjant terrible della reazione sarebbero allarmanti se non fossero perfettamente superflue. Non ce n'era bisogno percbè questo governo che ha voluto essere giudicato dai fatti, coi fatri ci. ba fa~to CO· noscere qual' è il suo programma, quello cioè dr reazione esposto dall'on. Nasi che vuole romperla colle superstizioni del libernlismo. . Siccome i fatti sono maschi e le parole femmrne le cose buone dette dagli on. Fortis e Finocchiaro Aprile non hanno perciò valore. Il ministro di grazia e giusti: zia lasciò ccmprendere che non saranno presentate leggi restrittive. E che bisogno c' è di leggi nuove se si pos- ~ono stringere i freni sin dove si vuole, senza le leggi, e contro le leggi? L'on. Finocchiaro Aprile si disse sempre fedele agli !<leali pei. qual_i~a _com_battut~,e dicbiar~ di volere fare nspettare 11pnnc1p10 d1 autonta, senza dr cui non si educa e non si moralizza il popolo I Sicuro: il popolo non può ~oraliz~a1si c?e. col P:i!zcipiod! ~u-: torità rappresentato ID Italia dagh 1mpu_mt~~s~ass1nrdr Frezzi dal macellaretlo Festa, e da certi gmd1c1 cbe figurer;bbero brillantemente in Turchia! E a proposito di vecchi ideali demccratici: che ne pensa il ministro guar• dasigilli dei duecento arrestati di Palermo in occasione dtlla venuta delle loro eccellenze ? Forse quelli arresti furono praticati per consoliJare e rendere piu rispettaliile il principio di autorita? Le dichiarazioni di Fortis sarebbero importanti se si potesse sperare che venis~ero se~ui~e dai f~t'.i, e se. no~ fossero infirmate da quelh compmt! dal mm1stero dr cm fa parte. Fu reciso, e con ragione, affermando che la /e.,ae suoli infortuni del lavoro e inspirata a sacrosanti pri~cipi di umanità, e che il governo, pur essendo disposto adt accordare delle age, olazioni agli industriali, non tollerera ribellioni. Scongiurò le classi 1irige_nt! a non sottrarsi a certi sacrifizi, che sono dovei 1 soc1ah e ricordò loro che la proprittà non è solo un diritto, ma anche una funzione sociale. E noi siamo sicuri che la preghiera del ministro si sarebbe tradotta in monito severo se avesse saputo che tra le classi dirigenti in Sicilia ci sono individui, e non pochi, che in pubb:ico hanno manifestato rammarico dell'ordine mantenutosi e della mancata occasione di un massacro liberatore ... Ed Alessandro Fortis - a cui non mancò mai !'in• tuito politico, quando non rimase invischiate_>nelle seduzioni dtl m nisterialismo - tornò quello d1 una volta. assurgendo a ccncett.o alt? di governo, ,nell'ass~gnare ~ quest'ultimo il compito dr proteggere l uguaglianza d1 tutti i diritti e di evitare che e,so parteggi per uno piu che per un altro partito, cagiona?do sfidu_c\ae disor?rne. Ma, disgraziatamente, a q_uesu_propc_>sn1ot1n_poss1~m~ accordare che il valore assai relativo d1 buone mtenz10m individuali: l'on. Nasi ci fece sapere a che cosa si possa ridurre la proiezione dell'uguaglianza di tutti i diritti, quando dal diritto mise fuori i partiti che non garbano al governo. E !'on. Nasi rispecchiò il pensiero del Ministro dell'Interno. Abbiamo parlato in principio di cose allegre dette a Palermo· e vennero dall'on. Nasi, che fece sperare l'attuazione' di riforme auche senza spendere quattrini. Ora, data l'assema di provvedimenti economici, niuno riesce a comprendere la loro possibilità senza_spendereq11nt11:i11i. Nei rirpetti del bila~ci? ancb_e l' alle_v1_amentodelle imposte si riduce a qu1st1o_ned( quattnm. . . . . Che dire poi delle ch1acc_h1erefat~e dai mm1stn sulla opportunita di trasformare 1 lat1fond1? Coloro che sanno quanto ha speso I' ~nghilterr~ ?n Irlanda c~pisce che s~ si vuol fare sul seno, quattnm ce ne vogliono, e molti. Lo sa l'on. Fortis, che rispondendo ad un discorso dell' on. Sciacca della Scala nella stessa Palermo, sollevò questa formidabile obbiezione : dove prwdinmo i 50 milioni occorrwti per i provvedimenti i11dicaticome necessari? Lasciamo che i ministri si pongano d'accordo tra loro in quanto ai quattrini, e veniamo ai deputati, che, i~ questi ultimi giorni, dal mezzogiorno hanno fatto sentire la loro voce. Sorpassiamo sul discorso dell'on. Chimirri che in un paese del suo collegio ha fatto l'apologia della cooperazione - lui che ha approvato i ministri che alle cooperative fecero auerra spietata. Mentre_ ci fa nausea la sua disinvoltura~ ci fa pena il plauso dei suoi elettori che si lasciano turlupinare con tanta facilita. Preferiamo intrattenerci di due altri discorsi, che in massima lodiamo. li primo si deve ali' on. Sciacca della Scala, che fu sottosegretario ali' Agricoltura e Commercio, e venne pronunziato alla presenza, anzi all'indirizzo dei ministri in Palermo; il secondo fu quello dell'on. Giustino For• tunato innanzi ai suoi elettori di Palazzo San Gervasio. I due uomini, diversi per temperamento e per coltura, hanno comune la rettitudine e l'eccellente posizione sociale, e i loro discorsi si completano. L'on. Sciacca della Scala, che fini deplorando la mancanza di correnti della pubblica opinione nel mezzogiorno - mancanza che impone maggiori doveri ai governanti - constatò la crisi agraria in generale acutissima in Si• cilia; la disse generata da cause naturali o indipendenti dagli italiani, e aggravata dalla nostra azione politi:~ e legislativa: legge sugli alcools, dazi di consumo, polmca doganale, trattati di commercio, mancanza di capitali agricoli, usura per la dtficienza di credito agrario, gravezza d'imposte ecc., ecc. Ricordò, bene e a proposito, che la filossera rendeva più pericolosa la situazione _perchè distruggeva una ricca sorgente di lavoro ; che 11lavoro scarseggiava perchè soffrivano anche i capitalisti e~ i proprietari, e che si ebbe il grave torto, sinora, dr preoccuparsi più delle industrie che dell'agricoltura, mentre questa interessa maggiormente ali' Italia, in ispecie del mezzogiorno. Sappiamo già che ai rimedi proposti da Sciacca della Scala l'oa. Fortis oppose una specie di fin de non rece- -uofr: la mancanza dei milioni. Ad entrambi, di volo, rileviamo che i milioni mancano, e che certi trattati di commercio utili al mezzogiorno non si conclusero, e non si concluderanno, perchè è prevalsa sinora una politica generale che ha avuto il loro costante appoggio. Se sono sinceri, come crediamo, e vogliono farsi ritenere tali, devono perciò, cominciare con un men culpa. Piu elevato, verameute bello e buono, fo il discorso di Giustino Fortunato, che, in mezzo ai suoi prediletti studi storici ed archeologici, di cui ha dato recenti e dot• tissimi saggi ( r), trova anche il tempo di discutere del dovere politico per gl'italiani nell'ora presente. In questo discorso, che come tutti i suoi, ha anche u~ valore artistico, con acutezza di osservazione, con tratti d'insuperabile precisione, ha descritta la situazione politica, economica e morale nostra ed assegnate le responsabilità vere degli ultimi avvenimenti. . Noi proviamo vivo ·il rammarico di non poter riprodurre questo discorso, perchè i nostri lettori vi . trove-: rebbero tutti i giudizi che abbiamo avuto occas1on~ dr esporre piu volte, giudizi che vedrebbero confermati da un conservatore autorevole - conservatore nel buon senso della parola. L'on. Fortunato ha parlato della confusione che esiste nel paese e nel Parlamento, del doloroso significato della festa pel cinquantesimo anniversario dello Statuto,_ del pericolo di una cattiva annata, della enorme press10ne tributaria, dell'illusione del risparmio, della necessita di (1) I (ettdie i casalidi Vitalbanei secoliXII e XIII. Santa Maria ài Vitalba. Trani, V. Vecchi, 1898.

'R._I"ITISAT 'POPOLARE DI 'POLITTCA LETTERE E SCIENZE SOCIALI diminuire la quota della spesa per il pagamento degli interessi del debito pubblico, del dovere di evitare nuovi debiti per lavori pubblici, della esiguità delle imposte sotto i Borboni, ecc., ecc. Qualche brano, però, sentiamo il dovere di riprodurlo: « Noi siamo come gli antichi cavalieri erranti, crociati- « senza battesimo, mercenari senza mercede, spinti in alto « mare alla ricerca del vello d'oro, e poi·lanc'iati nel de- « serto di sabbia, dietro la ignota chimera della favola! « A ,tanto ci ha condotto quel vieto abito dei paesi po- « veri, ch'è Il manìa del fasto; a tanto la pervicace re- " pugnanza a non ripiegarci mai in noi stessi, a non « avere mai un concetto rigido, un sentimento sereno, « raccolto delle cose nostre ... » Con l'on. Prinetti ritiene che « se la nuova Italia non « riuscirà a risolvere il problema economico del mezzo- « giorno, essa verrà meno ad una delle maggiori fina- « lita per le quali è risorta. » Il galantuomo, infine, si rivela quando confessa le cause degli ultimi tumulti: « Le sommosse di Puglia e di Napoli non nacquero « se non da uno squilibrio di civiltà, perchè noi abbiamo « ciecamente persistito nei due errori fondamentali che « hanno presieduto alla costituzione del nuovo Stato: « aver creduta l'Italia capace di una potenzialità finan- " ziaria di molto superiore a quella che realmente essa « ha, e aver dimenticato che un regime di libertà, nel « mondo moderno, non è assolutamente compatibile se « non col benessere e col consenso delle moltitudini. Il « movimento fu rapido, improvviso, una esplosione di « contagio sociale, uno di quei ft nomeni di psicologia « della folla, che la scienza osserva e studia. Ma le cause, « se furono di ordine princ'palmente morale nel Setten- « trione, quaggiu nel Mezzogiorno, perchè piu povero e « meno progredito, furono esclusivamente di natura eco- " nomica . ..Accusarela propagandasovversiva dei rnoti « popolarinellenostrecampagne,non è giusto,e, sopratutto, « non è vero. » Così ha parlato un conservatore onesto e intelligente, che ammonisce facendo sue le nostre parole: « Quello che è avvenuto durante il :tl'laggio, qui in « Minervino Murge, alle porte di casa nostra, forse sarebbe « già dovuto accadereda anni, e potrebbe,Dio non voglia, « ripetersi altrove da un giorno all'altro. . ,, • * .. Questo lo stato presente. Ma cosa dobbiamo fare per modificarlo? Nulla! ha risposto l'on. Fortunato; e questa risposta ha suscitato vivaci polemiche ed ha costretto l'oratore a scrh•ere diverse lettere per iscagionarsi dalla accusa di contradizione, che noi non sappiamo perdonargli. Questo suo 11icbilismo, però, ha un significato che non hanno saputo - sembra a noi - lumeggiare i suoi contradittori, e che, a parer nostro, si connette intimamente al suo credo politico: monarchicoed unitario. Questa desolante risposta: Nulla! perciò per noi implica una importantissima quistione sulla quale ci riserbiamo di ritornare con calma un'altra volta. LA RIVISTA, GIOVANNIBOVIO IL GENIO (Un capitolo di psicologia) Su questa importantissima pubblicazione, ci limitiamo, per 01·a, a presentare l' indice de' Capitoli. 1°. Origine naturale, storica, e definizione del Genio. Il0 • Luoghi, tempi e tipi ne' quali si rivela. Il processo dellR-critica, rispetto al genio, nelle ultime due generazioni: critica estetica, critica storica e c.;ritica antropologica. III0 • Gradi del pensiero rispetto alla colturn, e rispetto al Genio. I V0 • Distinzione del genio, secondo la facoltà (genio scientifico, genio artistico e genio operatore) e secondo il soggetto (genio individuale, nazionale, ed etnico). V0 • Naturale distinzione tra l'uomo di genio, l'uomo geniale, il genialoide, ed il cattivo genio. Vl0 • Suoi caratteri nella vita intima ed esteriore: amori, religione, morale, politica, lingua e stile del genio. VII0 • Parallelo tra genio e follia, cioè tra l'associazione volontaria delle idee e l'associazione passiva. VIII0 • Genio e delinquenza. IX0 • Avvenire del Genio. SPERIMENTALISMO SOCIALE Produzione prezzidei cereali. Ai nostri lettori oggi presentiamo uno sperimentalismo sociale di grandissima, di urgente necessità : quello che si riferisce alla produzione e al prezzo dti cereali. Offenderemmo i nostri lettori se ricordassimo loro che tutto ciò che si riferisce a questo sperimentalismo ha in Italia una importanza politica eccezionale. Questa importanza non è storica, non è rdrospettiva; ma ha relazione col presente e col futuro prossimo. Infatti il prezzo dei cereali si mantiene altissimo in Italia e in qualche punto del mezzogiorno sale, e sale continuamente. L'ultimo 'Bollettinodi Notizie agrarie (N. 0 2 I Ottobre) che si pubblica da\ ministero di agricortura e commercio segna un prezzo medio da L. 23 a L. 28 al quintale pel giorno 7 Ottobre. In Sicilia e in Puglia in questi ultimi giorni siamo arrivati a L. 30. Non è questo già il prezzo ddla fame, e perciò dei tumulti? Il governo se n' è preoccupato e, per mezzo dell'on. Fortis, ha diramato una circolare che dimostra molte platoniche buone intenzioni. li ministero vuole conoscere sopratutto l'esistenza del grano presso ciascuna provincia affinchè siano sventate le male arti della speculazione e scongiurata la ripetizione dei dolorosi avvenimenti della scorsa primavera. Noi non diremo coll'autorevole Economista di Firenze che questa circolare abbia un carattere medioevale in quanto accenna a porre limiti alla onestalibertà di com• mercio ; ma ci dichiariamo perfettamente di accordo colla suddetta rivista nel ritenerh perfettamente inutile. Imperocchè per la parte di utile che essa potrebbe contenere - la conoscenza esatta delle quantità di grano che attualmente esiste nelle varie parti del regno - la circolare non riusci1à ad ottenerla subito, cioè quando è necessaria. Le ~tatistiche agrarie sono le piu difficili, e i mezzi per raccoglierle non si possono improvvisare. Non ci resta, dunque, che da lodare il ministro del pro-

t44- RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl po,ito manifestato di rist.ibilire il servizio di statistica agraria presso il suo dicastero. Pel ro Novembre come desidera, anzi vuole, l'onorevole Fortis noi non conosceremo con molta approssimazione alla verità l'esistenza del grano in Italia. Cerchiamo di far conoscere però approssimativamente qual'è stata la produzione del frumento nel mondo : da questa conoscenza argomenteremo se c' è ragione di allarmarsi per una prcssima e nuova carc:stia, e se è giustificato l'aumento straordinario del prezzo ali' indomani di un raccolto che: le notizie dirette e indirette per l'Italia ci danno come discreto, se non eccellente. Ci serviremo delta statistica che il Dornbusch pubblica nella Floating Cargoes Evming Lisi. Riproducendola non vogliamo darla come vangelo ai nostri lettori, tanto più che io Italia nessuna pubblica amministrazione si cura di controllare queste cifre. L'Eveni11gLisi è però una rivista stria autorevolissima e le sue statistiche sono generalmente riconosciute esatte nel mondo degli affari. Crediamo anzi che sia una delle fonti cui attinge il nostro ministero d'agricoltura e commercio pei suoi comunicati settimanali. Ecco il relativo quadro, per gli ultimi otto anni : le cifre esprimono migliaia di ettolitri. 00 '-0 r-- 00 - o - o '-0 "' '-0 r-- o: e:,, I o_ °' - r-- - 00 r-- 00 ,;. '-0- "' "" ...,. '-0 ,. - - .... .... ,. - 00 "" r-- .... '-0 o ,. (l'I 00 00 ,. - r-- 00 a, I '°- o_ o - "' ,. 00 .... °' ,.- "' "" - - o "' o - - " "" ,. - 00 °' '" ~ o o 00 <',) °' v "' ,. o e:,, I "" o_ 00 '°- r-- oo. 00 ,;. "' ..; "' -,f "" ..... .... o ,. .... - o "" ,. - °' "" "" °' .... .,... 00 -.!' ,. o "' .... °' o e:,, I "" 00 "'· ,. '!: I";: 00 r.:: 00- 00 "' "" ..... "" ;:; - - - ,. "" - °' "" ,. "" ,. 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Malgrado, aduoque, l'esaurimento degli stocks dell'annata precedente, è assolutamente escluso il pericolo di una nuova crisi granaria, poichè i paesi esportatori hanno fortissime disponibilità per i paesi importatori. Infatti, per non occuparci che dell'Europa, I' Evening Com Trnde Lisi valuta il raccolto ultimo in 5 2 3 mihooi di ettolitri, cd in 600 milioni il consumo, donde un deficit di 77 milioni che possono colmare quasi da soli gli Stati Uniti d'America. La stessa rivista, infatti, valuta l'ultfmo raccolto dcli' America del Nord io 227 milioni e mezzo di ettolitri, mentre altri lo fanno ammontare a 230 milioni, e anche più. Ecco il conto della Com TrndeLisi: Consumo e semine Ricostituzione degli stochs esauriti Totale fabbisogno Produzione Eccedenza disponibile per l'esportazione Esportazione dell' ultima Milioni di E1tolitri 136,500,000 162,750,000 227,\00,000 campagna 76,300,000 Concludendo, se gli Stati Uniti hanno potuto, nell'ultima campagna, approfittare largamente della posizione eccezionale io cui trovavasi l'Europa, bisogna che ora facciano larghe concessioni ai paesi importatori onde smaltire la loro merce. Da questi dati risulta all'evidenza che non è giustificato l'allarme e molto meno ancora l'elevazione del prezzo. Qllali r: medi riusciranno efficaci contro l'avida se non disonesta speculazionr, ed un poco anche contro l'ignoranza italiana ? Per colpire giusto dobbiamo ritornare ai prezzi del merc:.to mrndiak Lasciamo da parte i prezzi dei paesi di esportazione - New Yo1k, Chicago, Galatz, Odessa - e fermiamoci a qudli di Londra, il pae!e che importa la maggior parte del frumento pel consumo quotidiano. Mentre il citato 'Bolletli110 pel 7 Ottobre segnava il prezzo da L. 2 3 a 28, a Londra un quintale di grano valeva soltanto L. 16150. Come si scorge chiaramente tra i due prezzi la differenza è maggiore di quella che dovrebbe derivare dal dazio di L. 7 a quintale vigente io Italia e che non c'è a Londra. E da questa prima constatazione risulta all'evideuza l'intervento in Italia della speculazione ingorda. Colle leggi vigenti e colla presente organizzazione sociale non è facile, e forse non è legale, colpire direttamente la speculazione, anche se disooestissìma. Ma c'è un rimedio sicuro, che non è posseduto dai ministri dcli' Agricoltura, dell' Interno e della Giustizia ; ma sibbene da quelli della Finanza e del Tesoro. I nostri lettori hanno indovinato: bisogna diminuire o sospendere interamente il dazio di entrata. Chi conosce gli on. Carcano e Vacchelli ammetter a che essi di gran cuore prenderebbero tale provvedimento ; ma il famoso pareggio del bilancio dovo se ne andrebbe, e quando potnmmo riacchiapparlo? e quei due ministri - martiri dove troverebbero i milioni chiesti dai cerberi della guerra e della marina, che hanno a centinaia le bocche e tutte mostruosamente grandi ? Il momento ci pare assolutamente indicato per questa riduzione o sospensione del dazio e proponiamo il provvedimetto noi che non siamo liberisti sistematici e che lo consigliamo per motivi politici ed umanitari. Ma siamo sicnri che non ci si verrà, e che i governanti at•

RIVISTA POPOLAREDI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 145 tuali, come i pa;;sati, non potendo mutare la politica generale dello Stato, di cui e ancella la finanza, daranno mostra della solita fenomenale impreveggenza, salvo a giustificarla coi massacri, cogli stati di assedio, coll'inasprimento - se pur è possibile questo - della reazione. Non vogliamo lasciare questo importantissimo argomento senza accennare ad altri mezzi sussidiari, che si sono presi in Portogallo in favore dei granai, dei magazzini generali e dei warran/s agricoli onde attrnuare o eliminare del tutto le carestie. Eccoli : 1. I magazzenigener2li e i granai eomuni sono esenti da ogni imposta per una durata di sei anni. 2. Lo Stato mettea disposizionedei medesimi g:i edificidisoccupati che gli appartengono. 3. Un ribasso del 25 per 100 sulle strade ferrate dello Stato è concessopel trasporto di tutte le mercanziedestinate ai granai o ai magazzeni,per un periodo di cinque anni. 4. L'analisi dei prodotti depositati è fatta gratuitamente nei laboratorii dello Stato. 5. Esenzione dai d'ritti sulle. sementi e sugli istrumenti agricoli, forniti a credito pei granai comuni. Tali privilegi serviranno a sviluppare e consolidare queste istituzioni preordinate alla diffusione del cndito, e alla soppressione della soeculazione disonesta. Ricordiamo, infine, che lo stesso Portogallo ha un sistema doganale pei cerea!i molto ingegnoso, che mira a conciliare gl'interessi dei produttori e quelli dei consumatori. La RivistaPopolare altra volta se ne occupò ( 1); ma non ebbe la fortuna di vedere richiamata sul medesimo l'attenzione del pubblico italiano, che di tutto si occupa, meno delle cose che maggiormente lo interessano. Carcerciarcerieri inIta1ia< 2 ) Caro Colajanni, Venuto fuori vivo da Pallanza, non denunziai sui giornali il direttore e il sanitario di quel reclusorio, esclusivamente per un po' di rispttto verso me stesso, cioè per non far servire la mia persona come una specie di droga afrodisiaca al vile pubblico italiano, il quale ha bisogno dei casi emozionanti, come l'alcoolizzato ha bisogno dell'alcool. L'eccitamento forte riesce a scuotere l'uno e l'altro, le loro sensazioni si ravvivano, ed essi manifestano l'ebbrezza in mille modi. Ma sia che lo stimolo sia stato l'alcool, sia che sia stato la pietà o qualche altro elemento emozionale, l'effetto quasi sempre è individualmente e socialmente inutile, e qualche volta dannoso : si tratta di idee, senzazioni, sentimenti e tendenze che non oltrepassano il momento che fugge e sono comuni alla psiche di molte specie zoologiche. Mai sorge da tali stimoli une coscienza nm,va e tenace della vita nei suoi fenomeni più complessi ed elevati; mai vien pro- \1) S1cuLO, Per laproduz.io11e e l'approvvigio11a111e11to dei cereali. Anno III. N. 23 (15 giugno 1898). (1) Questo scritto tutto vibrante di verità dell'amicoBarbato, è un1 opportunissimaillustrnione dell'ottimo opuscolo Giornalisti e condau,iatipolitici i1I Italia e all'l~'stero, recentemente pubblicato dall'Associazionedella Stampa Lombarda, ormai riprodotto da tutti i giornali democraticiitaliani, e nel quale si dimostra a luce meridiana che noi siamo le mille miglia lont,ni - io peggio s'intende - dalla nostra alleata, l'Austria, pel tr, ttamento d~i condannati politici. In Turchia, in Afi ica e in Asia si potrebbe, forse, aggiungiamo noi, trovare qualcosa di simile, ma un capitoloa'un libro in proposito bisognertbbc in 0gni modo consacrarloalla nostr,1 colonia di coatti in Assab. X. cl. H. iettata un po' di luce sulla esistenza individuale o collettiva come fattore storico : passata la bufera di e:nozioni, che spesso ha !'_aria di un vero parossismo sessuale, nessuno sa o rimane tormentato dall'ide.1 che noi portiamo in gran parte in noi stessi il nostro destino, e dal bisogno irresistibile di cooperarsi a tesserlo combattendo. In quei momenti si sprigiona, è vero, con tinte molto vivaci e qualche volta acusticamente belle in bocca agli istrioni ddla parola, un'effiorescenza di immagini, che rappresentano un patrimonio no• stro come funzione autonoma, e soltanto come tale, 0 cioè come funzione del linguaggio parlato, che va sempre più rendendosi automatico e indipendente dalla vera personalità nostra, da quel mondo inco• scio che, attraverso l'illusione della libera scelta e della liberissima volontà deliberante, produce e de• termina la nostra condotta. Ma non partecipano alla tempesta o, se per caso vengono ridestati, ricadono subito inerti tra le ferree maglie dei mille istinti bestiali, i sentimenti e le tendenze veramente umane, che, creandosi pezzo a pezzo, per virtù delle cose, e non delle parole, e accumulandosi e organizzandosi attraverso i secoli, hanno il compìto di trasformare l'animale uomo iu citta :lino. Che cosa è rimasto nella coscienza degli italiani, dopo che un fO' di simpatia per le vittime, colpite teatralmente nel '93, la strage dei nostri soldati in Africa e un po' di liberalismo di parata di quelli che stavano in agguato per afferrare il potere, abbreviarono di qualche anno la reclusione a me e agli altri condannati dai tribunali militari ? Si fortificò, nacque una sola di quelle attività civili, che, agendo costantemente, si oppongono allo spadroneggiare dei pochi furbi, i quali, io alto, nel fare le leggi, nello interpretarle ed applicarle, agiscono coscientemente e incoscientemente da veri ed autentici padroni di schiavi, e spesso coi metodi dei poliziotti che fanno suicidare e morire d'aneurisma i Frezzi e i Forno ? E ora che dalle viscere della vecchia Europa è pullulata in prosa e in versi un'abbondante fioritura di immagini variopinte, innanzi al cadavere insanguinato di una povera donna, la quale, affranta dalle sventure domestiche, girava il mondo in cerca di un po' di pace, che cosa è rimasto nella nostra coscienza? Forse che si pensa ai rimedii per rendere impossibile il ripetersi di cotesti delitti ? Forse che alle parole savie e buone degli onesti e degli !ntelligenti della__classe dominante faranno seguito 1 mezzi necessaru ad elevare gradatamente gli umili, sradicando dal loro animo l'odio per tutti e per tutto e la sete secolare di venJetta e di distrrzionr, che hanno origiue e sono alimentate, non dalle pre~i~h~ fatte al)a. luce d~l sole da repubblicani, sociahst1, anarch1c1 e pret11 ma dalla mancanza di tutto ciò che può rendere gli umani pietosi di sè S'essi e d'altrui? La pietà vera, elevata che se fosse viva e diffusa, sarebbe una valida e in;incibile protettrice di tutti, in alto e in basso, del!' imperatrice addolorata per la tragica perdita del figlio, come della popolana, che, nè col lavoro, nè col sacrifizio dell'onore, può dare un po' di pane, di aria, di luce ai poveri bimbi, che perdono la vita ogni giorno a brandelli sotto i suoi occhi inariditi - la pietà virile, che non è quella che fa svenire la dama al guaire del cagnolino, nutrito coi dolci, e crea

'l{_IVJSTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI le società zoofile e gli1 ospedali per] i cani e i gatti - la pietà umana, e non animalesca, nuova o invecchiata precocemente, in embrione o in rottura con Dio, si è rannicchiata nel petto di pochi e si continua e si continuerà per un bel pezzo nel nostro beato regno ad assistere con indifferenza, e forse con piacere, come a una corrida spagnuola, agli atti più efferati che si commetteranno, in nome della giustizia, della libertà, della pace sociale, della famiglia, della patria e del rispetto alla vita umana. • I reazionarii, eccitati taurinescamente dal colore dei vessilli di parte democratica, hanno perduto ogni memoria, ogni visione e ogni coscienza. Lavorando alla formazione della terza Italia, ben altre cose, molto più importanti, per la società feudale di quello che non siano per la borghesia le magre cosuccie che chiedono oggi radicali, repubblicani, socialisti e preti, e con ben altri metodi, si chie· deano ai dominatori di allora dagli uomini nuovi! E l'accanimento da parte dei cosiddetti tiranni a seppellire ad ogni costo vivi e morti, i nuovi barbari, era meno cieco; si accettava qualche suggerimento buono dei reprobi nell' interesse di tutti. Or per impedire l'opera nefanda a questi ciechi e feroci becchini della storia, che cosa ha fatta ed è capace di fare la maggioranza degli italiani, non radicali, non repubblicani, non socialisti, non anarchici, non preti, ma spogliati parimente come i reprobi di una b110na parte dell'eredità storica, che è costata il sangue purissimo di tanti martiri ? E permettimi che sulla onestà di cotesta maggioranza ti faccia pubblicamente una domanda diabolica che mi tenta da molto tempo. Si è veramente onesti quando, avendo un po' di pane, di aria, di luce e qualche libro, non si è cittadini quotidianamente? quando cioè la nostra preoccupazione e la nostra attività quotidiana non oltrepassano la soglia della nostra famiglia? Un'altra domanda che completa e chiarisce il desiderio intimo, da cui nacque la prima, e che, presa superficialmente, potrebbe parere da mussulmano: Dal solo risveglio di un minuto per una forte scudisciata, piombata sulle spalle di una nazione, per volontà degli uomini o in grazia degli avvenimenti storici, risveglio pigro di bambini e di vecchi, i qùali strillano che non sanno quel che vogliono, che altro può venir fuori se non che qualche dono burlesco, che l' indomani viene ripigliato insieme a tante altre cose, cbe ancora i predoni non avevano avuto il coraggio di rubare? Ma forse il mio è un almanaccare da debole, e mentre tu stai sulla breccia scagliando sui nemici ciò che ti capita e spronando gl' indifferenti come puoi, io, sotto il dominio inesorabile della stessa legge biologica, che spinge il delinquente a giustificare innanzi a sè stesso il proprio delitto, cerco incoscientemente, a furia di sofismi, di nascondere a me stesso la mia povertà di sentimento e di illusioni utili, tentando di diminuire il valore dell'opera tua con l'aiuto della logica formale, che è una vera schiava della persoralità di ciascuno di noi. Ed è con vero piacere che soddisfo il tuo desiderio: presenterò agli italiani con prosa arida, da giudice istruttore, le tetre figure del medico e del direttore del reclusorio di Pallanza. Si tratta di due varietà antropologiche, i cui atti, senza tener conto della mascella enorme dell'uno (il direttore, che è un siciliano) e delle orecchie ad ansa, della mobilità scimiesca dell'occhio e del tono freddo dello sguardo dell'altro (il medico, che è un piemontese), basterebbero a farli rinchiudere per tutta la vita in casa .... <l'osservazione, in un pae5e un po' civile, duve esistesse un rudimentale sentimento di giustizia e di pietà vera e dove i giudici fossero un po' diversi. Tutti quelli che mi conoscono di vista sanno che da molti anni porto gli occhiali bleu. Giunto al reclusorio mi si tolsero insieme alla barba e ai capelli, e inutilmente pregai con insistenza e con la maniera più gentile il medico e il direttore di restituirmeli per evitare il ritorno di una congiuntivite, contro la quale tutti i caustici e gli antisettici erano stati inutili e che se ne era andata con l'uso costante degli occhiali bleu. Mi si rispondeva dall'uno e da!raltro con una specie di ritornello funebre e di umor gaio da becchini, che era abbastanza strano che un socialista cercasse dei privilegi: lì dentro nessuno portava occhiali bleu, e perciò non potevo avere un distintivo che m'avrebbe fatto assumere una certa aria di superiorità innanzi agli altri condannati : occhiali da presbite finchè ne volevo, perchè tra i condannati v'erano dei presbiti che li portavano, ma colorati mai. Queste risposte da parte del medico erano lunghe, slegate, fuori posto e buttate giù, come se fossero ripetute a memoria: pareva che gli fossero state imbeccate; e forse in parte era vero, perchè ogni volta, nell'andar via dalla cella, quasi per giustificare la sua ferocia, mi diceva quasi testualmente così : « Se vuole il direttore, vi darò gli occhiali e tutto ciò che chiedete; ma capite che il direttore non può mandarvi in mezzo agli altri reclusi a imparare il mestiere del calzolaio o un'altro con un occhiale aristocratico; lì dovete mettervi in maniche di camicia, diventare un vero operaio e dell'occhiale colorito non avete bisogno, perchè non dovete guardare mai fisso negli occhi i vostri superiori con quello sguardo e con quell'aria, come fate con me>. Le risposte del direttore erano più brevi, più energiche e meno cervellottiche. Ma e l'uno e l'altro avevano lo scilinguagnolo sciolto e un tale scoppiettio di motti di spirito che l'osservatore più superficiale vi avrebbe scorto il piacere felino a giocare con la preda. E le soste del gioco erano come quelle del gatto col tcpo : mi mettevano le zampe sul collo, cioè mi ricordavano che io non ero che un numero sotto l'impero di uomini giusti, ma di ferro e inesorabili. Mi accorsi subito che ero una preda di guerra e non perdetti la calma: non volevo Jar loro con qualche scatto d' ira il pretesto di esercitare gl'istinti inumani, insultando,,micon maggiore accanimento e umiliandomi e dannergiandomi con delle punizioni. Anzi alla gentilezza dei primi giorni aggiunsi l'astuzia, impostami dalla ragione, e qualche volta, con un linguaggio che aveva dell'ironico e del serio, chiesi il loro aiuto chiamandoli padri dei delinquenti. Fui sempre docilissimo e silenzioso come una suora di convento, che abbia tutti i sensi concentrati nel suo dolore o nel suo sogno, in alto, e non si ac- .corga di ciò che la circonda; e perciò si elogiava la mia condotta fino all'adulazione, ma la ferocia di quei piccoli padroni di schiavi continuava a

'l(IVIST A POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 147 tunzionare automaticamente. Non ero certo io solo il mal capitato; può darsi che il mio nome avesse eccitato un po' di più i loro istinti, rna dovetti convincermi, in base ad osservazioni dirette, che la dentro tutti i reclusi erano incoscientem,nte trattati come me. Non mi ricordo più con precisione di tutte le piccole torture di quel luogo; ma sono in grado di affermare che quel residuo di sentimenti buoni, che vi portano i delinquenti comuni, viene completamente distrutto in quell'ambiente. Ciò che racconterò ora è una parte minima e di poco conto dei tanti casi ordinarii di tutti i giorni. Il governo non passa calze ai condannati : le calze che io avevo nel carcere giudiziario erano nere, bleu e di qualche altro colore; giunto a Pallanza mi si tolsero, dicendomi che il regolamento permetteva so!tanto le c;:lze bianche, e mi lasciarono un solo paio lacere, che avevano perduto il colore originario. Con le scarpe del reclusorio, ruvide, pesanti e piene di chiodi di ferro che spuntavano all'interno, ci "olevano ben altro che quei brandelli di calze per proteggermi il piede. Pregai per averne un altro paio e mi si rispose che dovevo smetterla con le mie delicatezze da signorino. L'amministrazione passava a ogni condannato un fazzoletto di color marrone, che si cambiava ogni settimana e spesso ogni quindici giorni: chiesi due fazzoletti bianchi dei miei con l'intenzione di adoperarli anche come calze, ed ebbi la stessa risposta. Le guardie incaricate di aprirmi la cella per farmi fare la pulizia cominciarono a borbottare e a sgridarmi fin dal primo giorno perchè cammi• navo zoppicando e perdevo molto tempo in una faccenda tanto semplice. Fortunatamente mi riusci di persuadere qualcuno che ero docile e che mettevo ogni cura a fare il buon galeotto : si capì che mancavo invo'ontariamente, che la mia colpa consisteva nel non avere l'abitudine a portare delle scarpe piene all'interno di punte di chiodi di terro e senza calze; e dop) pochi giorni, per il buon andamento del servizio, mi si concesse di farmi battere le punte dei chiodi e di comprare due paia di calze. Ma erano troppo fini per quelle scarpe, non mi difendevano bene il piede, e continuai a camminar male; e fu in grazia di ciò che dopo qualche altro giorno ebbi il permesso di comprarne altre due paia, con questa r.tccomandazione testuale, fattami a bruciapelo dal direttore: « ehi! 774, guai se vendete le vostre calze, sarete punito e rimarrete a piedi nudi ». Misi due calze per piede e le guardie, vedendomi camminare svelto, non mi sgridarono più. Il problem1 però non era ancora risolto bene, perchè la biancheria si dava a lavare ogni srnimrn1 e spess'.l ogni quinlici giorni e ci v0leva alcre:tmto per riaverla p'.llita, quinr:li biso - gnava esserne forniti almeno per un m::se: m, gia mi ero reso un pò padrone del locale e delle abitudini dei condannati, e presto mi fu facile comprare d1 questi altre c.1lze e due fazzoletti bianchi, dando in cambio del pane e del formaggio, la cui origine veniva dal regolamento che permetteva a ogni condannato di spendere nel primo periodo venticinque ce 1tesimi al giorno e nel secondo trentacinque centesimi. Cosi Ji nascosto, da ladr-o, riuscii a protegger bene i piedi. Torniamo agli occhi : venne la congiuntivite, dapprim"a leggera, poi forte, e dovetti rinunziare alla luce e all'aria. Innanzi al pericolo di un grave danno, decisi di ribellarmi : ch'esi udienza dal capo guardia, che era un buon uomo, e gli dissi, senza tanti preamboli, che siccome nessuna condanna mi aveva tolto il diritto all' integrita della vista, e d'altra parte era inutile ricorrere al ministero contro le violenze subite perchè il ricorso non sarebbe partito, avevo deciso inflessibilmente a non scrivere alla famiglia quando si sarebbero compiti i tre mesi prescritti dal regola111ento (ci volevano pochi giorni); cosi la famiglia, non avendo mie lettere, con molta probabilita si _.lrebbe rivolta al ministero per sapere se ero vivo o morto, e qualche cosa ne sarebbe nata per la tutela della mia vista. Dopo qualche giorno vennero gli occhiali, ma neri e di pessima qualità, non bleu chiari e fini come li avevo chiesti io. La congiuntivite acuta se ne andò, ma la vista mi si stancava e non potevo leggere. Pregai il medico di fare comprare a mie spese un'altra paio bleu chiari e fini, e m'insultò cou le solite risposte: erano pretese signorili che dovevo abbandonare se ero un vero socialista. Il direttore era ammalato e non c'era udienza per nessuno; si incaricò il cap'.>guardia di fargliene parola, e il povero buo:i uomo non dovette avere una risposta migliore della mia, perchè l'indomani mi consigliò, da parte del direttore di rassegnarmi da buon condannato e abituarmi a leggere con gli occhiali neri. Intanto i tre mesi si compirono, e mi diedero la carta per scrivere alla famiglia: venne fuori, non una lettera ma u1a denunzia serena, da storico, sulle rr:olteplici violenze che si commettevano a mio danno ; non parlavo dei colpevoli, non li nominavo, citavo fatti, tacendo degli insulti e attribuendo tutto al regolamento. Il capo guardia mi chiamò nel suo ufficio e mi pregò gentilmente di scrivere un'altra lettera, senza alludere in nes;una maniera a ciò che succedeva dentro il reclusorio, perchè se avesse presentata alla direzione la lettera che gli ave110 comegnata, oltrechè no:i. si sarebbe permesso che fosse spediti, sarei stato punito, non essendo lecito ai reclusi raccontare· alla tamiglia ciò che avviene in quei sepolcri di vivi. Lo ringraziai sentitamente e gli dissi che ero irremovibilmente de~iso a subire in pace qualsiasi punizione e a non scrivere altre lettere. Con la mia lettera non era possibile adottare il metodo che si adottava con le lettere degli altri condann:iti, che consisteva nel cancellare arbitrariamente, all' insaputa del mittente e qualche volta punendolo, ciò che non si voleva far conoscere fuori: io conoscevo gia il giuoco e l'avevo scritta in modo che avrebbero dovuto cancellarla tutta. La lettera andò in Jire7.ione : i compari capirono che lasciare la mia famiglia senza mie lettere, era un esporsi al pericolo di rendere pubbliche le loro violenze; capirono molto probabilmente che la mia condotta irreprensibile come recluso e il non avere avuto mai la sciocchezza di fare il pettegolezzo quando insultavano e manomettevano i miei diritti, non significavano paura delle punizioni, ma ben altr,), e mi pregarono di scrivere un'altra lettera, concedendomi gli occhiali bleu e qualche altra cosa che il regolamento concedeva e che essi volevano togliermi.

'R..IVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Quell'atto di ribellione, eseguito serenamente e riuscito bene mi aprì la via alla salvezza. Non che dopo ciò si fo5se modificata in meglio la condotta dei due galantuomini verso di me ; ma io avevo già trovato il mezzo per non rnccombere sotto un'altra gravissima violenza, che racconterò ora, e che era un vero attentato alla mia vita. Io ho bisogno assoluto della carne mila mia nutrizione quotidiana: là dentro ne avevo soltanto pochi grammi, non mangiabili, alla domenica, e presto divenni anemico. Esposi il mio stato al medico e mi disse che volevo ingannarlo per avere · un trattamento da privilegiato, e, mostrandosi, oltrecbè feroce, vile, :>ggiungeva che era inutile rac· comandarmi a lui, perchè là dentro comandava il direttore, il quale non avrebbe permesso per me nessuna novità. Aspettai dei me;i lunghissimi con la speranza che il mio organismo si fosse adattato al nuovo regime; ma l'anemia progrediva e negli ultimi cinque mesi di reclusione era diventata gravissima : mi era venuto meno persino la forza di leggere per mezz'ora di s~guito (io ero abituato fuori a studiare spesso, senza risentirne alcun danno, dieci ore di seguito) e di salire le scale del reclusorio. Il primo direttore se ne era andato ed era venuto un'altro che pareva buono. Gli esposi il pericolo che correva la mia vita e la risposta cpe mi aveva dato il medico, ed egli mi disse che, senza il consenso ciel medico, il regolamento non gli permetteva di aiutarmi. Allora ricorsi al mezzo che m'aveva fruttato l'occhiale bleu: alla ribellione. Scrissi una denunzia contro il sanitario del reclusorio pregando il ministero, in nome del mio diritto alla vita, non toltomi da nessun tribunale, di incaricare un altro medico a visitarmi per giudicare se ero o no anemico. Quando consegnai la denunzia al capo guardia, gli ricordai che ero deciso, come per l'affare degli occhiali, a non ritirarla e a non scrivere più alla mia famiglia fino a che non avessi letto con i miei occhi la risposta del ministro. Fui chiamato dal direttore e mi fece ossernre che nulla avrei ottenuto dal ministero : ma alle mie preghiere e alle mie ragioni si arrese e la lettera parti. Dopo pochi giorni il ministero autorizzava il direttore di concedermi di comnrare un po' di carne e di vino ogni giorno lino a che lo avesse richiesto lo stato della mia salute. Dissi che il nuovo direttore pareva buono, aggiungo che molto probabilmente lo era, ma che forse l'ambiente, il regolamento carcerario e la sua poca energia (era un povero ammalato) rendevano io molti casi inutile o inoperosa la sua bontà. Gli chiesi di permettermi di tenere di giorno nella cella un po' di carta e un calamaio per scrivere, e mi dis,e che non poteva farlo, mentre pare che in base al regolamento ciò dipenda dai direttori. Mi ritornò un eczema, che a\"evo avuto un'altra volta e che se ne era andato col Sapo!; lo pregai di farmi comperare un pezzo di Sapo!, invece del sapone comune, che era permesso a tutti i condannati, ed ebbi la stessa risposta. Gli chiesi l'uso della candela a mie spese e non !'ottenni. La mancanza di luce nelle lunghissime notti invernali (non si possono nemmeno utilizzare i riflessi del ciclo, perchè le finestre di una gran parte dei reclusorii sono senza vetri): credo che debba contribuire non poco a compire lo sfacelo di quei detriti di an=- me, che sono i delinquenti comuni. Le guardie in massima parte somigliavano al medico e al primo direttore. I due aneddoti che racconterò su due di esse possono estendersi a tutte. Ogni domenica i condannati erano condotti alla messa. Per parecchie domeniche pregai la guardia che veniva a prendermi di lasciarmi in cella se la messa non era obbligatoria: mi si rispondeva quasi sempre con parole scortesi ordinandomi di obbedire. Una volta una di esse perdette la pazienza e mi disse teatralmente che quando un superiore (così si chiamano le guardie da sè stesse e cosi pretendono essere chiamate dai reclusi) ordina una cosa è come se l'ordinassero il Re e Dio in persona; non bisogna mii domandare se è obbligatoria o no, si obbedisce abbassando gli occhi e tenendo il berretto in mano. In seguito seppi da vecchi condannati e da una guardia buona che la me5sa non era obbligatoria per regolamento ; ma mi fecero osservare che era un1 buona occasion;! di svago ed era pericoloso ed inutile ribellarsi agli ordini della direzione. Forte del mio diritto regolamentare un1 domenica mi rifiutai di andare alla messa: la guardia fece un po' di chiasso, m'insultò; i~ n_on risposi, ma non mi mossi dalla cella, e VIDSI. Di notte, come dissi, nelle celle si sta senza lume e senza fiammiferi: una mattina nell'alzarmi al buio e in fretta, per non essere sgridato dalle guardie di servizio, urtai col piede nel muro e riportai una contusione con ferita all'alluce destro. Per alcune settimane nello scendere le scale soffrivo molto e camminavo lentamente zoppicando: una guardia un giorno fu colta da un vero eccesso Ji ira, non vedendosi obbedita nell'ordine di affrettare il passo e non zoppicare ; mi guardò biecamente e mi <.liede uno spintone cosi forte che pcco mancò che non cadessi a .terra: le gridai «miserabile», e non fiatò. Fu l'unica volta che per il dolore fisico e morale mi lasciai vincere dall'ira. Non so se fu fatto rapporto alla direzione per la mia parola oltraggiante ; io non fui punito: ma c'era il secondo direttore. Se è possibile sperare che le mie chiacchiere possano giovare ai militi di qualsiasi ideale, sep • pelliti vivi nei patrii reclusod, o a qualche altra cosa nel!' interesse della civiltà, è necessario che siano riprodotte da tutti i giorn,1li che non hanno nessun padrone. Io penso che ho perduto il mio tempo : un popolo di analfabeti e di stanchi come il nostro, per essere eccitato a fare qualche cosa, che, accumulandosi gradatamente, prepari la base a miglioramenti non irrisori delle proprie sorti, ha bisogno che la voce viva dt:i militi piu noti di ogni partito tenti davvicino la sua anima, in modo da mettere allo scoverto ciò che l'esperienza storica vi ha la· sciato, per cercare di mod ficare, correggere e fortificare le idee e la condotta alle fonti rinnovatrici della vita. Io mi metto fin d'ora a disposizione del mio partito per girare per un tre mesi l' [calia a questo scopo. Tuo NICOLA BARBATO

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