Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 20 - 30 aprile 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI Riordinare tutto il nostro sistema tributari., sulla base della giustizia ed in armonia con la potenzialità tcunomica dd pRese, ecco il grande concetto dell'on. Baccelii, ed il modo da lui vagheggiato non potrebbe meglio attuarlo. L'umficazione delle imposte dirette, la tassa progressiva sul reddito, l'esenzione ddle quote minime, l'abolizione dei dazi di consumo e la riduzione del prezzo del sale al prezzo del puro costo, noncnè una notevole economi& snlle spe;e militari, per mezzo dt una savia islituzione organica imcsa a pro• cacciare alla Patria buoni ci.tadini e valorosi soldatt, sono le basi del suo sisttma. Com'è noto, l'on. Giolitti ebbe a fare già della tassa progressiva sul reddito la pietra augolare dd suo programma di governo nel 9 3, preannunziandol.i nel fa muso discorso di Dronero del 18 on., e presentando poi subito alla riapermra ddla Camera il relativo progetto di legge, compilato dal suo collega del tesoro, on. Grimaldi. Si disse allora dalle male lingue che il Giolitti, presentendo prossima la sua fine, volesse con quella bomba (poichè tal'era in quell'epoca) terrorizzare gli avversari, o per lo meno gettare il seme della sua risurrezione, quando più vigorose fossero divenute ed incalzanti le aspirazioni della democrazia. Certo è che egli allora obbediva ad una necessiti di governo, avendo bisogno di b,n 35 milioni per il pareggio del bilancio ; e rifuggendo da nuove tasse o dall' inasprimento delle altre, già gravose, pensò un programma democratico, chiedendo 15 milioni alla tassa di sue! cessione, e 20 ad un' imposta progressiva sul reddito. Da ben altre ragioni è mosso l'on. Baccdli. Egli non cerca il pareggio del bilancio, poichè c'è; anzi deve presumersi un sopravvanzo dal momento che il 'Ministero ha .nnunziato un progetto di sgravio delle quote minime per 33 milioni. E se la diminuzione del dazio d'introduz.one dd cereali ed il richiamo temporaneo di nna classe sotto le armi possono assorbire, oltre il margtne di elasticità del bilancio, anche una decina di questi milioni, e ritardare di un anno l'attuazione' del progetto ministeriale in tutto od in parte, non infirmano punto il pareggio, sogno di tutti i tecnici della finanza. Egli è mosso da un concetto organico di riforma tributaria, da lungo vagheggiato, e che incarna le aspirazioni di quella Sinistra Progressista che lo ebbe sempre ntlle sue file tra i pri• mi combattenti; e tutti ricordano l'aspra guerra che a lui ministro con Cairoli e poi con Depretis mossero i moderati, giungendo al punto di lanciargli contro ben ottocento volte l'on. Bonghi in quei terribili 41 giorni di discussione del suo famoso· progetto di riforma degli studi superiori. E pensare che se i fati lo avessero permesso, di questo stesso progetto sarebbe poi stato il più strenuo campione proprio l'on. Bonghi ! L'on. Baccelli, adunque, pienamente d'accordo con l'on. Giolitti nel pensare che il nostro sistema tributario è progressivo a rovescio, prelevando una percentuale maggiore dai redditi minori, vorrebbe con l'on. Luzzatti sgravare le quote minime, non quelle fondiarie soltanto, ma tutte indistintamente; abolire i dazi di consumo, ingiusti perche nei comuni aperti vengono pagati solo dai poveri, improvvidi, perchè causa continua di torbidi; e ridurre il prezzo del sale al prezzo di costo. In compenso egli vorrebbe istituire un'imposta progressiva sul reddito, facendo con il sistema Giolitti, il cumulo dei redditi dei terreni, fabbricati, ricchezza mobile e valori nominativi, e detraendo, ben inteso, le imposte e le passivit:l. E per avere un gettito conveniente, e togliere alla tassa ogni carattere di odioso privilegio, egli penserebbe non riserbarla, come propose il Giolitti ai redditi superiori alle 5000 lire, ma iniziarne l'applicazione fin da quelli superiori alle 3000, gravando, ben inteso, sempre l'eccedenza. La ragione ddla progressione, molto più alta che in Giolitti, dove si può dire timida addirittura, andrebt-e studiata bene quando si trattasse di preparare il progetto di legge, poichè bisognerebbe calcolare con molto studio l'ammontare della somma che occorrerebbe rnggiungere, tenendo conto di quei milioni che il Baccelli pensa sempre di poter togliere dal bilancio della guerra per mezzo del suo notissimo progetto della Scuola Popolare Complementare. Come si vede, nel concetto del Baccelli l'imposta progressiva è la base di una riforma organica del sistema tributario, e non un semplice espediente politico o finanziario, come in Giolitti, che si uniformava forse all'esempio di molti paesi, che avevano già esperimentato con successo una specie di sovraimposta progressiva sul reddito. La regressione poi vagheggiata dall'on. Luzzatti, e non esclusa dall'on. Sonnino, quale però una semplice aspirdzione per le età future, completa il progetto Baccelli, non solo dal punto di vista dell'equità e giu• stizia, ma anche da quello politico. Senonchè un altro e non meno importante scopo si prefigge l' on. Baccelli. Egli riflette, e rettamente, che nessuna finanza possa esser buona, ove non sia basata sulla potenzialità economica del paese. Il pareggio del bilancio dello stato, suprema cura fìno ad oggi dei nostri governanti, non deve essere raggiunto con meui purarneute fiscali, non altrimenti che la cura sintomatica nulla giov.i ali' ammalato, ove non sia accompagnata dalla specifica. li bilancio dello stato dev'essere costrutto su quello della Nazione. Non si tratta qui del noto piede di cam dell'on. Colombo, o della impressionante frase che ha servito di ascensore all'on. Rudmì, qutlla della cosi detta politica di raccogli111mto. Il piede di casa uà l'idea dell'uomo timido e sospettoso, che al l..voro ed all'industria, prefaisca, per arricchire, il sistema dell'economia sino all'osso. La politica di raccoglimento, geniali: trovata per impressionare il popolo in momenti disastrosi, pnrge l'immagine del galantuomo che raccolto nella solitudine dd suo gabinetto, creda poter spandere di li i raggi della sua potenza. Gli stati si governano con ben altri criteri; e non mai quanto in essi si verifica l'adagio, che chi pecora si fa dal lupo si mangia. L'on. Baccelli nel voler fondato il bilancio dello stato su quello economico del paese non solo mira a dargli solidità, ma ad armonizzarlo con questo. I così detti uomini tecnici, che sono stati finora i monopolizzatori della finanza di stato in Italia, non hanno mostrato mai di ricordarsi che una finanza astratta, come quella da essi trattata, non esiste, e che vi è un popolo, il quak lavora, e dà alimento alle loro costruzioni tecniche. Vivendo fuori della vita reale dei paese, o dominati da teorie, o distratti dalle cifre, hanno creata una separazione fra la finanza dello stato e l'economia nazionale, cosi accentuata, da generare conflitto fra esse. Occorre riaccordarle, e far servire l' una di aiuto all'altra. E ]'on. Baccelli pensando che l'agricoltura debba essere la urande ricchezza dell' Italia, di questa alma 111ater fmgum, volge ai campi il suo studio ed affetto. Ma ei tosto si avveJe che a nulla giovano tutti gli strombazzati incoraggiamenti del Palazzo di via della Stamperia, e che insufficienti riuscirebbero tutti i pro"vedimenti che egli d.i anni reclama, a cominciare dal credito a tasso mite ed lunv s~adcnza sino all'esenzione parziale o completa dalle imposte, per tempo più o meno lungo, a favore dei terreni ridonati alla coltura più rimunerativa, se prima non si sgravi la p•oprietà rurale, ponendola in condizioni eguali a quelle della mubiliare. Non so se conseguenza dei concetti fisiocratici od effetto di altre cause. il fatto sta che la proprietà agricola è talmente onerata dalle imposte e sovrimposte da allontanare da sè capitali e lavoro, giusrificando la massima di un mio vecchio zio, che la terra renda quello che non vi si spende. Il pareggiamento dei gravami delle due proprietà, l'immobiliare e la mobiliare, oltre a rispondere ad un sano concetto di giustizia distributiva, risolverebbe il grande problema dell'economia nazionale, poichè verrebbe ad incoraggiare sul serio l'agricoltura, vera e grande fonte di ricchezza per il nostro paese, attirando ad essa capitali e mano d' opera, sicchè spontaneamente verrebbero allora dissodati i terreni incolti, bonificati i paludosi, ed i famosi cinque milioni d'ettari, che oggi formano deserti nel giardino d'Europa, darebbero pane e lavoro a quanti oggi in Italia muoiono di fame o sono costretti ad emigrare. Egli vorrebbe quindi unificare le imposte dirette, appumo per agevolare questo pareggiamento, avendo di mira l'ideale dell'imposta unica, non nel senso classico della parola, ma quale una stella polare in questo pelago di riforma tributaria. Unificazione e pareggiamento quiudi delle imposte dirette, progressione e regressione sono il suo sogno in materia tr butaria, ed unite al progetto della Scuol:i Popolare Complementare potrebbero non solo riordinare le finanze dello stato e quelle della nazione secondo giustizia e secondo le condizioni naturali del paese, ma creare quella prosperità, che oggi invidiamo ad altri stati, e che pur un giorno è stata la gloria d'Italia! Egli non si dissimula le difficoltà, e dichiara francamente che una tale riforma non sarà mai possibile, finchè il Parlamento non conceda, per un periodo più o meno lungo, pieni poteri ad un Ministero che goda meritata fiducia e li chiegga; ed io aggiungo che se la Camera glieli rifiutasse, ed il Ministero ottenesse di appellarsi al paese, questi risponderebbe unanime, essendo ormai nella persuasione di tutti che a questo modo non si può tirare più innanzi, ed è tempo che smesse le lotte infeconde, abbattLtte le ambizioni personali, spazzati via i gabinetti che vivono alla giornata, di null'altro preoccupati che ddla loro esistenza, si proceda ad un lavoro spassionato e razionale nell'interesse di tutti. Certamente questo lavoro non dovrebbe limitarsi alla sola questione economica, ma estendersi a tutti i rami della pubblica amministrazione, a tutte le varie funzioni dello stato, e l'on. Baccelli ha già espresse anche in ciò le sue idee, incrollabili nel voler anzitutto affermato e rispettato il principio supremo di libertà, con la formula « nè martiri, nè privilegiati »; nel volere aumentate le responsabilità degli amministratori del pubblico denaro, ovunque siasi; nel volere che lo stato pensi agli orfani, agi' infermi, ai dere-

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