Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 16 - 28 febbraio 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI <li m1t1gare le conseguenze funeste degli errori del passato, e di aiutare il risveglio di quelle correnti morali -e materiali che possono farci raggiungere la meta so- .gnata. Sarà tanto di guadagnato nella via crli~is che .dobbiamo ancora percorrere prima di arrivare a,lla rea-. Jizzazione degli ideali da noi accarezzati. Guidati da tali convincimenti, tanto io che l'on. Garavetti - quantunque rappresentanti in seno alla Commissione dei 18 di quella parte della Camera che questi ideali accarezza - ci sentimmo in debito di portare il contributo dell'opera nostra nell'esame del nuovo disegno <li legge, facendolo obbietto, e non indarno, di un lavoro ·costante di selezione: ottenendo quel eh' era possibile <li ottenere, data l'ora e l'ambiente: senza trincerarci nel campo di formule e di aspirazioni per quanto seducenti altrettanto irrealizzabili pel momento. • . ,. Giacchè non bisogna crearsi delle illusioni. li problema~ .della circolazione e del suo risanamento è intimamente -collegato a tutte le altre condizioni politiche, finanziarie, -amministrative ed economiche su cui riposa e si svolge la vita nazionale. È una catena fatale in cui le cause e gli effetti si alternano e si confondono ad un tempo. Se da un lato la pessima organizzazione bancaria e l'erroneo indirizzo dello Stato hanno determinato la depressione economica del paese: questa depressione - -che è tutta un'anemia di produzione e di ricchezza - si ripercote ora formidabilmente sulla circolazione bancaria, sul credito pubblico, sulle finanze dello Stato. Cosicchè, se da un lato il risanamento della circolazione è vitale per un fecondo sviluppo dell'attività economica del paese - è vano sperarlo dai provvedimenti escogitati o escogitabili - quale che sia l'entità della riforma - se non si provvede in pari tempo a rialzare moralmente e materialmente tutta quanta la compagine nazionale ; se non si pensa a mettere in armonia il bilancio dello stato col bilancio del paese; se non s'impedisce che la fibra italiana segua a macerarsi nell'ingranaggio di una sterminata burocrazia accentratrice, tormento di sè stessa e .del paese; se non si pensa di sottrarre alle ugna del fisco il necessario alla ,·ita, chiamando ciascuno a contribuire sul superfluo nella misura delle proprie forze ; se non si spezzano arditamente le pastoie che vincolano e inceppano in mille modi la libera esplicazioue delle rinascenti -energie nazionali ; e se, sopratutto non si fanno convergere queste energie al progresso pacifico del paese, senza sfruttarle a benefizio di minoranze oligarchiche, senza metterle a servizio di pazze imprese coloniali. Ma, dato l'ambiente fiacco e viziato in cui si muovono Parlamento e Paese, come affrontare, con speranza di immediato successo, riforme sostanziali come quelle da noi vagheggiate ? Come trovare gli ardimenti necessarii fo una Camera in cui - alla vigilia di discutersi il problema bancario - dinanzi agli appelli del proletariato urbano - dinanzi al pericolo stesso di popolari sommosse - vedemmo antichi e costanti avversarii del protezionismo assentarsi quando si trattò di votare l'abolizione deldazio sul grano; e poco dopo - in una riforma in cui non erano in questione, come pel dazio sul grano, né gl'interessi del- !' agricoltura nè quelli della finanza - dovemmo lottare corpo a corpo per strappare pochi centesimi di ribasso sulle farine monopolizzate sotto la protezione dello Stato ;. - e per quel ribasso di pochi centesimi poco mancò che l'egregio presidente della Giunta del Bilancio non ci chiedesse per sè e pei colleghi suoi gli onori del Campidoglio? Pur troppo la realtà della vita parlamentare ci ha insegnato questo : che anche quando è scoccata l'ora propizia ai rimedii eroici, alle riforme sostanziali, il Parlamento non ha mai voluto saperne, contento di tirare innanzi a furia di ripieghi, ricalcando sempre, con lievi variazioni, la falsariga del passato. Che dire se l'ora non si affaccia propizia? Giacchè pur troppo gli errori del passato e la molteplicità degli interessi •,incolati, compromessi nell'immane ingranaggio bancario imposto al paese, ci hanno condotto purtroppo a questo : che non si è sicuri in momenti normali di potere applicare, dall'oggi al domani, rimedii eroici ad un organismo - come il nostro organismo bancario - senza mettere a dura prova l'intera compagine della economia nazionale che, come il cavaliere della leggenda, abbi~mo legata per anni ed anni, con nodi visibili ed invisibili, al carro ddl'agiotaggiò, alla corsa sfrenata delle imprese malsane ed aleatorie ; senza correre il pericolo che precipitino nel baratro cavallo e cavaliere. Da ciò la necessità ineluttabile in cui ci trovammo di mantenerci sul terreno della nuda realtà e di concentrare i nostri sforzi a render migliore, per quanto fosse possibile il progetto dell'on. Luzzatti; senza rinunziare di una sola linea ai nostri ideali, riaffermandoli anzi, ma senza cimentarli, con un controprogetto, alla prova di una battaglia il cui esito sfavorevole non poteva esser dubbio per nessuno. E poichè in quel progetto, come dissi alla Camera e ripeto qui, malgrado i suoi difetti - che in fondo sono i difetti fatalmente inerenti all'organismo stesso che si vuol migliorare e da cui non è possibile sradicarli senza una trasformazione completa che faccia tabula rasa del passato - si affacciano propositi e si adombrano tendenze che, rompendo in qualche parte sostanziale con le tradizioni del passato, lasciano aperto l'adito e l'addentellato a più radicali riforme - noi lo votammo senza entusiasmo, perché non rispondente ai nostri ideali; ma con sicura coscienza di aver fatto quanto era in noi per migliorarlo : convinti che nel complesso si fa un passo avanti : che questo primo passo ne chiamerà infallibilmente degli altri e più decisivi: augurando che l'opera assidua, tenace di tutte le forze vive della nazione affretti l'ora di quelle riforme organiche da cui può venir fuori soltanto la gagliarda restaurazione della vita e dell'economia nazionale ; che deve avere a base delle sue complesse manifestazioni le sorgenti inesauribili e le ragioni inviolabili del lavoro; e non già vieti ed effimeri congegni che deviando l'impiego veramente produttivo del capitale, alterando il saggio dei profitti e deprimendo la misura dei salarii, hanno succhiato fin qui, a profitto di pochi, il midollo ed il sangue del popolo italiano, costretto a sudare da mane a sera, sulle glebe e nelle officine, per impedire la bancarotta nazionale resa quasi inevitabile dagli errori fatali dei suoi uomini di Stato, dalle colpe impunite dei saccheggiatori della pubblica fortuna. Dr. EDOARDO PANTANO.

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