Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 12 - 30 dicembre 1897

RMSTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI trici e sovrattutto dei lavoratori inclustriali queste agitazioni intellettuali e la tendenza a concepire scientiflcamente le cose anche un poco benevolmente e non dal punto di vista della colta tracotanza di persone che posano ad aristocl'azia intelicltualc, quell'inclividuo dirà : - egli è certamente una grande epoca cJuella nella quale viviamo ed occorre anche sentir rispetto innanzi agli uomini cd alle donne della classe lavoratrice, i quali si sforzano verso una esistenza mate• riale migliore, non solo per sè stessa,ma pcrchè essa è il presupposto di una più elevata cultura intellettuale. III. Il tema che io voglio qui trattare è stato annunziato sotto il titolo: « Socialismo e riforma sociale ». ìUa io voglio un po' mutarlo nell'altro: « Socialismo, democrazia sociale e riformismo ». La democrazia sociale, in vero, afferma continuamente essere essa la vera rappresentante del « Socialismo », la sua dot. trina essere il « Socialismo » puro e semplice, cd essa la sola interpctre del socialismo. ìUa ciò io non posso conceclcre.Noi possiamo, o, per dir meglio, noi clovremmo comprendere sotto l' espressione « socialismo » alcune tendenze pratiche e teoretiche, le quali invero banno contatto con le dotlrine del socialismo democratico e con le sue tendenze e dcsiclerii, anzi che in pal'te coincidono con esse, ma che nel socialismo democratico non si risolvono. II concetlo di « Socialismo » è un concetto assai più largo di « Democrazia sociale » ovvero, come essa è chiamata, del « socialismo vero e proprio » del socialismo scientifico », in cui la parola socialismo è intesa nel senso più stretto. Inoltre occorre distinguere anche il socialismo « completo » dal « parziale ». - Con la parola: socialismo completo, o vero e proprio, deve intendersi, come anche con l'altra clemocrnzia sociale, un ordi11amcnto economico, in cui il complesso dei mezzi materiali cli procluzione, e perciù tanto il capitale mobile quanto la terra cd il suolo, non abbiano ad essere, come è in grnn parte oggi giorno, p1·ivataproprietà cli persone usichc o di società capitalistiche, ma siano esclusivamenteproprietà comune della generalità ciel popolo, e quest'ultima, su di tale base, diriga, regoli, ccl cscguisca, per mezzo dei suoi organi, la produzione dei beni e clivida il prodotto ottenuto fra i componenti del popolo, secondo le norme da essa stabilite per la sodclisfazione elci bisogni; la quale cosa è in gergo democratico-sociale: la « socializzazione del mezzi di produzione » ccl il « modo di produzione sociale ». Come sistema scientiflco, il socialismo clcmocratico cerca cli assodare teoricamente questo programma e cli proval'e come esso si compia realmente e necessariamente, non ostante tulle le resistenze, beninteso, non incondizionatamente in moclo rivoluzionar o, ma « cvoluzionisticamcntc », da sè stesso, sotto l'impulso elci fatli. Come sistema di agitazione p1•atica, iJ socialismo clemocralicomira egualmente a c1uestofine della sociaLizzazioncgenerale dei mezzi cli produzione e del modo ùi procluzionc sociale. Clli non è pienamente cli accorcio co11rsso è suo nemico, c<Ialcune concessioni pratiche fatte In questa direzione non gli bastano affatto: esse sono considerate come « mezze misure». Contro questa dottrina e programma del socialismo democratico io voglio opporre qui due obbiezioni, una cli ordine pratico e storico, l'altra di orclinc teorico, quest'ultima, secondo il mio modo di vedere, clecisiva. 'elle epoche precedenti è in verità esistita una « socializzazione dei mezzi cli procluzionc », ma una socializzazione parziale e non già totale come quella profetizzata conseguenza cli una evoluzionenecessaria; ma essa è stata rimossa « da sè stessa » per lo sviluppo naturale delle cose, e supplantala dall' ordinamento della proprietà privata. l\'la pure si è compiuta nel XIX secolo una nuova ed in parte moderna socializzazionedei mezzi di produzione, sotto forma di proprietà cd esercizii industriali dello Stnto e dei Comuni, specialmenteper ragioni tecnicbe, cd ancor più si svolge oggi giorno. Ciò dimostra ai partigiani ccl agli avvcrsarii ciel socialismo democratico elle la sua concezione teorica ccl il suo prog1·ammapratico non sono nè così m10vi, nè cosi estremi, nè tanto sovversivi nei loro cffotti, quanto affermano amici e nemici. Da un esame spregiuclicato risulta elle questi processi sono assai più condizionati e determinati, cli quello elle non si pensi di quà o di là. Perciò non si clovrà fare alla democrazia sociale il piacere di clenotal'c per socialistici, nel senso sno, tutti questi procedimenti e sviluppi, ccl all'istesso moclo, non si dovrà compiacere l'avversario unilaterale ciel socialismo respingendo senz'altro tutti quei processi sol percbè contengono momenti socialistici. La storia, sovrattutto dei popoli germanici, ma non la loro solamente, ci mostra, per esempio, che in epoche precedenti, tutto il stìolo e la terra non appartenevano, come è oggi fra cli noi, a private persone, ma a comunità più grandi o più piccole, al popolo, alla stirpe, al ceppo etc., e secondo il loro desiderio erano messi a cultura ccl utilizzati. i\la nel corso ciel processo storico questo terreno, e specie quello rustico ccl ul'bano, è diventato sempre più proprietà privata, e tale è restato nelle sue parti essenziali,sebbene con notevoli eccezioni. Pure nei paesi civili piìt progrectili, come in Germania ccl altrove, consiclerevoli estensioni di terra, specie terre forestali (in Germania, quasi la metà cli esse) è rimasta « proprietà sociale » in forma cliproprietà comunalee dello Stato: foreste pubbliche, beni clcmaniali,miniere, quasi tutte le strade e gli edificii pubblici etc. Le fe1-roviccostruite recentemente dallo Stato o recentemente acquistate da esso, mostr:mo un simile sviluppo, in oggi, della proprietà comune,su cliun campo importante dell'industria. Questoprogramma che si pretende « socialista-democratico »: la terra ed il suolo alla collettivitàI è quindi, oggigiorno, in parte consictcrcvolissima,realizzato, e sempre più verrà rcalizzanclosi. Ncll'àmbilo cielcapitale noi vediamo la stessa cosa. Anche questa esigenza del « socialismo democratico » elle il capitnlc debba essere « proprietà comune » l' staln a<lcmpiutae giornalmente va adem-

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