Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 12 - 30 dicembre 1897

) RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI DSPUTA.TO AL PA.RLA.MaNTO ITAUA: anno lire &; semestre lire B - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Oent. 20. Anno lii. - N.12 Abbonamentopanale Roma30 Decembre i 897 Sommario. LA RIVISTA- Governo, Parlamento e Paese. ADOLFO W AGNER- Socialismo, democrazia-sociale e riformismo. S~vERIOMERLINO- Parlamentarismo. PAULLouIS - La questione agraria in Francia. N. - Le classi operaie in Europa (Inghilterra). GIOVANNPIALLIA-- Il dazio doganale sul frumento e il rin• caro del pane. Pro!. G. SALVIOL-I Psicologia sociale e condizioni economiche. Sperimentalismo sociale. Rivista delle Riviste. Recensioni. RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI DIRETTORE Dr NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento Esce in Roma il 15 e il 30 di ogni mese, a fascicoli di 20 pagine in 4° grande, caratteri elzeviri. Vi banno pubblicato articoli, fra gli stranieri: De Greet, Destréc, Gide, Hamon, Krapotkine, Louis, l\Iagalhaes Lima, i\lesntl,Novicow, Renard, Schmidt, Wagner etc.; fra gl' italiani, i deputali: Alessio, Bovio, Brunialti, Celli, Fratti, Imbriani, l\lirabelll, Pantano, Sacchi, Valli; i p1·0/essori: D' Aguanno, Edoardo Giampietro, Loria, Mortara, Pantaleoni, Pareto, Puglia, Pullé, Rapisardi, Salvioli, Scarabclli, Zerboglio, etc.; 1 pubblicisti: Becchia, Bellezza, Bizzoni, Anton Giulio Barrili, Biraghi, Cabrini, De Pilato, Ferrero, Guarnteri, Guerrini (Stecchetti), Guarino, Labriola, l\Ierlino, !\lor• mina, Pallia, Paresce, Ra~usa ~Ioletl, Valera, Vecchi (Jach la Bolina), Villani. I premi che dà la rendono semigratuita. Prezzo d'abbonamento: Anno L. 5 - Semestre L. 3 Un numero separato : Centesimi 20. Un anno per l'Italia L. 5 per l'estero L. '7 Un semestre » » 3 » » 4 Chi procurerà quattro abbonati che paghino anticipatamente riceverà gratis la Rivista e chi ne procurerà tre avrà in dono la Politica coloniale del Dr. N. Colajanni (volume di 350 pagine, prezzo ordinario L. 2). Tutti gli abbonati che invieranno anticipatamente l'abbonamento annuo del i898 aggiungendovi Centesimi 60 per le spese di spedizione, riceveranno entro il gennaio la seconda edizione notevolmente ampliata e corretta del libro del Dr. N. Co'ajanni sul SOCIALISMO (un volume, nella pri• ma edizione, di 400 pagine, che costava L. 5). La Rivista non ha fatto mai delle promesse, ma i nostr I lettori possono testimoniare che ogni anno, anzi ogni semestre, noi abbiamo sempre introdotti nuovi e notevoli miglioramenti. La schiera eletta dei nostri collaboratori - effettivi non nominali! - che cresce ogni numero, l'aumento di quatti·o pagine nel testo, la nuova rubrica la Rivista delle Riviste, compilata da speciali collaboratori, e cosi bene accolta da tutti; provann i continui prc• gressi a chi anche semplicemente sfogli la nostra collezzione. Pel i808 non abbiamo voluto far meno degli altri anni, e a comincia1·e dal prossimo nume1·0 la Rivista sarà stampata in caratteri elzeviri. Questo cambiamento, che non è soltanto un passaggio ad una forma tipografica più elegante, ma pei caratteri più fitti, un aumento sostanziale di quasi quattro paginein piùdi materia, ci permetterà, e di estendere maggiormente la rubrica Ri•Jista delle Riviste, e di dare un vero sviluppo, più che non si sia fatto in passato, alla parte letteraria allo scopo di rendere la pubblicazione oltre che varia ed interessante anche dilettevole per tutti. I lettori ci mantengano il loro appoggio e la loro benevolenza, noi, dal canto nostro, faremo tutto quanto ci sarà possibile per continuare a meritarcela. LA DIREZIOXE. GovePrnaorl,amePnatoese Per una serie d'incidenti dispiacevoli e indipendenti dalla nostra volontà nel numero scorso non potè trovar posto il pensiero della Rivista, che in una scorribanda Da un Parlamento all'altro faceva un parallelo breve ed istruttivo tra il Parlamento austriaco e l'italiano, tra Crispi e Badeni, tra lo stato di assedio in Sicilia e in Boemia, tra il popolo di Roma e quello di Vienna o di Praga. Nello sfondo sorgeva involontario - sorgeva dalle cose anzichè dalle parole - un confronto che naturalmente avrebbe dato ai nervi del R. Fisco. L'articolo nostro sarebbe stato sicuramente sequestrato e noi non riproduciamo nemmeno le conseguenze che emergevano chiare dalla comparazione,

RIVISTA POPOLAREDI POLITICALET'fERE E SCIENZESOCIALI perchè non vogliamo chiudere l'anno con un sequestro che sarebbe di cattivo augurio! Rinunziamo, adunque, ad una riproduzione, che, per nostra vergogna, sarebbe ancora di attualità, e fermiamoci su cose, che per essere troppo malinconiche riescono allegrissime : sulla crisi, sulla soluzione, sulla discussione della Camera con relativo voto, e sulla serena attitudine del paese che aspetta che si ripetano nell'anno che sta per fOrgere gli episodi politico economici di quello che tramonta. Perchè avvenne la crisi? Se dovessimo stare alle dichiarazioni di Cavallotti, non smentite da chi lo poteva, essa fu provocata - e chi conosce la mitezza dell'uomo e il suo amore al quieto vivere stenterà a crederlo - dall'on. Luzzatti, che per fare della finanza democratica ritenne necessaria una base più liberale al ministero. La causa dell'avvenimento è tanto esatta che la ricomposizione è riuscita a far perdere al gabinetto proprio l'ap• poggio di quelli elementi che pretendono essere i campioni della democrazia! I socialisti ed i repubblicani sono fuori causa i:erchè si sa che essi mClitano nell'opposizione. I maligni dicono che la vera ragione della crisi va cercata nel bisogno che si sentì di mandar via Prinetti per potere inaugurare una nuova politica ecclesiastica. Prinetti merita, seliza dubbio, la sorte che gli è toccata. Mediti nella solitudine di Merate, magari facendosi confortare dall'arcivescovo F..rrari, sulla giusta punizione riserbata ad un ministro italiano, che ha commesso r imprudenza e la impertinenza di aver dato addosso ai grandi ladri. Pensi che in Italia la galera è fatta soltanto pei mariuoli microscopici; e buon per lui che non tutti i grandi ladri, che si annidano nel bilancio dei lavori pubblici furono disturbati, altrimenti nessuno lo avrebbe salvato da un processo per diffamazione, e certo non avrebbe trovato un pietoso "Comitato dei cinque » che nella sua azione avrebbe scorto un reato ... ministeriale. Avremo una nuova politica ecclesiastica? Forse, e senza forse, l'on. Zanardelli la intraprenderà in perfetta buona fede e nell'alto intento di salvare la libertà dall'invadente marea oscurantista. Avremo qualche processo di più per ristabilire l'uguaglianza innanzi alla persecuzione tra repubblicani, socialisti e clericali. In quanto però ai risultati della nuova politica ecclesiastica pochi s'illudono: ai clericali si darà l'aureola del martirio - che loro manca sinora - e sarà aureola acquistata a buon mercato; e, chi sa? s'infonderà nei loro animi quel coraggio di cui mancano per rifare le Pa0que Veronesi e le prodezze della Santa Fede. Ai clericali non mancherebbe altro che un prelato battagliero come il cardinale Ruffo perchè le milizie sono pronte e numerosissime tanto nel Mezzogiorno quanto nel SettentrionP, e anche più numerose e meglio organizzate nel Settentrione che nel Mezzogiorno. Questa della nuova poliiica ecclesiastica nella sua apparente innocuità è quistione gl'ossa assai; e noi, smetten :lo per un momento l' ironill, vorremmo avere tutta quella autorità che non abbiamo, pet· dire all'illustre rapi,i·esentante per Iseo : « i metodi ed i criteri quarantotteschi sono oggi perniciosi, e se vuolsi davvero combattere il clericalismo bisogna dare al popolo il pane che i ministri gli strappano spietatamente e l'istl'uziono che gli stessi ministri stoltamente gli negano dopo avergliela promessa e resa, anzi, obbligatoria per legge. » .. . Per dire della soluzione della crisi conformemente a verità si dovrebbe incappare nelle reti del Fisco di Roma, che interpreta ed applica la legge sulla stampa con criteri, _chepossono spiegardi soltanto colla presenza nella capitale dei due palazzi del Quirinale e del Vaticano. Ricordiamo, però, uno dei pochi giudizi esatti pronunziati da Francesco Crispi ed illustrati dalla sua Riforma : « In Italia rarissimamente dal 1860 in poi le crisi furono risolute in modo costituzionale ». Non c' era da aspettarsi, perci<\ che proprio ora che il regime rappresentatiro è re o una comnda lustra, fosse avveuut.a una loderole ecc(•zionf'. Che non sia avvenuta dimostrarono con temperanza, che <lette rilievo maggiore a·la giustezza delle ossenaziooi, De Andreis, in nome dei repubblicani, e, con una verve, ammirata anche dagli avversari', Turati, in nome dei socialisti. Del resto essi erano i soli, che potevano picchiare sodo senza che alcuno ne ponesse in dubbio il disinteresse e l'obbiettività, perchè repubblicani e socialisti sono al disopra delle volgari ambizioni ministeriali ; mirano al di là, mirano più in su. La crisi e la soluzione, intanto, hanno creato una delle situazioni più ingarbugliate, più strane e p:ù umilianti che parlamentarmente si possano immaginare. La situazione è tale che un giornale ufficioso ha potuto vittoriosamente combattere in nome della logica .... - incredibile dictu - le opposizioni riunite; fortuna veramente eccezionale per un ufficioso, anche quando il suo direttore è un giornalista geniale, quale 1,1 designò Cavallotti. Infatti il Don Chisciotte Ei è divertito un monJo nel prornre a luce meridiana che sono fuori della logica Cavailotti e Giolitti, Sonnino e Baccelli, Colombo e For·tis, combattendo il connubio Rudinì-Zanardelli. Non ha una maggioranza omogenea l' atl uale ministero? - esso chiede - ma l'avrebbe ancor più eterogenea un Gabinetto Fortis Colomro, Giolitti-Prinett.i, Sonnino-

RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIAJ,I 223 Cavallotti. Si vuole rialzare il bandierone discreditato della Sinistra ? E allora perchè gli uomini di Sinistra, che costituiscono la maggioranza della attuale opposizione, rimangiano i propri ordini del giorno per votare quello dell"on. Colombo che è il rappresentante, in uno ai giovani turchi: capitanati dall'on. Radice, della più pura Destra, che noi rispettiamo ed abbiamo lodato per le sue car!ute, ma che rimane sempre segnalatrice del fango che sale? Il fango, fii sa, eh' era, per quei di Destra, la democrazia di Milano, la più pura, la più intelligente, la più attiva che ci sia in Italia. C'è, poi, una conclusione che l'ufficioso non poteva e8porre. A noi pare che Don Chisciotte abbia voluto fare come Sansone, che fece rovinare le colonne del tempio per seppellirsi con tutti i Filistei. L'attacco brillante - tale anche contro Cavallotti - del Saraceno per lo meno non può rendere ammissibile che questa sola illazione: tutti nel Parlamento sono fuori della logica e fuori dei programmi; rispettiamo, quindi, il ministero attuale, che ba la superiorità sui venturi d'avere oggi in mano il potere. Questa superiorità però non servirà ad assicurargli una lunga vita, perchè l' on. Di Rudinì è uno specialista in fitto di autodemolizione. Egli possiede la rara abilità di sciupare le migliori situazioni per un Presidente d<-lCl onsic5lio che non a- ,•endo saputo, voluto o potuto fa1·eil bene de'. paese, si riserba il triste privilegio rii preparare la risurrezione di un ministero Crispi - con o ~enza Crispi - con relativi Blanc e Tavani, Mocenni, Baratie1·i, con interpretazione dello Statuto secondo il vangelo di Sonnino, con legislazione sociale uso tribunali milita1·i con compre di muletti e con immancabili peculati.... ministeriali. Dicono alcuni avversa1·i dell'on. Di Rudinì, ch'egli è di quelli che passano senza infamia e senza lode. Invero. a noi parP, che se egli colla sua debolezza, colle sue incertezze, coi suoi errori, passerà. anr be senza vero dolo, se riuscirà a 1·icoudurre al governo l'on. Crispi, pas,erà alla storia senza lode sì, ma con molta infamia. " .. E il paese 1 Francamente non vi sarebbe alcuna ragione di sconforto se dal goverJ.10 reazionario o corrotto del Parlamento imbelle, ci si potesse appellare al Paese vivo e cosciente; ma non si può. Per un istante ripigliamo il confronto tra l' Austeia e l'Itaiia. In Austria il popolo foce senlire la sna voce - è come! - a Vienna, a Praga, a Gratz. Ma chi invece saprebbe dire dov'è il popolo in Italia? E quando mai esso ha incoraggiato, coi fatti, l'azione dei suoi rappresentanti pii1 energici e più coraggiosi? Questi non hanno raccolto che i dileggi e i rimproveri degli uomini d'ordine, e delle classi ben pensanti .... Ricordiamoli certi episodi, e certe date - e ricordiamo solo i recentissimi - affinchè uomini e cose vengano giudicati al giusto e le responsabilità vengano essegnate, cui spettano. VenHe la Banca Romana e il popolo non si mosse se non per accompagnare tra gli applausi il Sor Bernardo assolto; venne la quistione morale coi suoi cordoni Herz, cogli intrugli Favilla-Cavallini, e con tante altre laidezze - più laida cosa tra tutte la proroga del Parlamento del 14 dicembre 1894 - e il popolo non si mosse; vennero le stragi degli inermi contadini di Sicilia e il popolo non si mosse; vennero i Tribunali militari, le leggi di luglio, lo scioglimento delle associazioni socialiste, le imposte per decreto reale, la violazione di tutte le leggi e il popolo non si mosse; venne Amba Alagi e il popolo permise che si preparasse Abba Carima .... Allora, solo allora, si tumultua in Lombardia - non in altri punti - e il governo ha paura; e si dimette - scioccamente - Crispi .... Cade Crispi nel 1891 e il popolo si frega le mani; sale Rudinì e il popolo se la gode; cade Giolitti e il popolo scherza; risale Crispi e il popolo ride; torna Rudinì e il popolo non se ne cura; si rimpasta il gabinetto Rudinì, pe1· rimangiarsi il proi?ramma economico militare e il popolo non se ne dà per inteso; torna a rimpa;,tarsi quest'ultimo Gabinetto sotto gli ordini del Generale Pom:io-Vaglia e il popolo comincia ad interessarsi nella speranza di vedere risorgere Depretis, cui riserba la sua ammirar.ione sull'artistica disonestà politica ... 1on tutto il popolo, però, pensa in questa guisa assistendo alle allegrissime e caleidoscopiche vicende dell'ultima crisi ministeriale: una parte è malcontenta del ritardo pel ritorno di Giolitti ; un' altra ancora è impaziente di applaudire al connubio Sonnino-Saracco-Prinetti; e non mancano coloro che fanno voti perchè venga restituita la somma delle cose nelle mani di un ministero Crispi. * * * Tiriamo le somme: recheremmo grave offesa al1' Austria se volessimo ad essa paragonare il nostro paese. Questo è tale - ci auguriamo che tale a lungo non rimanga - che un amico nostro, un poeta bizzarro, ci scriveva testè da Milano: « si « dice che i popoli abbiano i governi che si me- « ritano. L'apoftegma è falso: Se fosse vero l'Italia « avrebbe un governo peggiore di quello che ha .... • LA RIVISTA. Gli abbonati, a cui scade l'abbonaxnento alla fine den·a~no sono pregati nuovanH:,nte a mettersi 1n regola a scanso di ritardi nell'invio del periodico.

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE. SCIENZESOCIALI Socialismo, ~emocrazia-sociale eriformismo r. (Discorso all'Associa!:;io11e cli scien!:;CsociaN ciel J->alalinalo, tenuto a Kaiscrlaulern il ?(J settembre 1.897). SW'.\"OHl ! 'on avendo potuto accogliere un invito precedente della Presidenza di questa Associazione di Scienze sociali, io vengo adesso nel vostro bel Palatinato, ma non clircttamcntc eia ncrlino, dove ho residenza, ma da Colonia, la crualc puù chiamarsi a buon di1·itto, la capitale delle terre renane. Lasciatemi quindi annodare a questo ricordo un piccolo avvenimento, cui partecipai l'altra sera. Noi avevamo tenuto in Colonia la riunione dell'Associazione cli politica sociale, dell'Associazione dei· « socialisti della cattedra » come gli avversarii la chiamano. Era presente al banchetto che si tenne dopo: per celebrare quella riunione, fra i tanti membri dell'Associazione e signori di Colonia che numerosi vi parteciparono: uomini di teoria, per, sone pratiche, dottori, impiegati, uomini politici, cattolici e protestanti ed appartenenti al clero, - anclle il barone Di Berlepsch, che fu precedentemente ministro del commercio. Come si costuma in terra tedesca, allorchè i tedeschi si riuniscono a banchetti di festa, seguirono i brindisi ai brindisi, cd uno, espresso dalla bocca ciel signor Bcrlcpsch, suonava: all'cmnncipazionc del rr1rnrto stato! - Fu nssai caratteristico rruesto evviva alla classe lavoralricc che lottn per inalzarsi, in tale occasione, nella contrada più industl"ialmente sviluppata della Germania, per bocca di un uomo di Stato che poco tempo addietro fu ministro attivo della Prussia e si accruistò in questa posizione meriti assai notevoli per lo sviluppo della legislazione operaia e per altro. E' probabile che non si accuserà anche un uomo come il ministro Di Berlcpsch di « tendenze socialistico-democratiche » a causa cli questa sua posizione di simpatia verso le classi lavoratrici, come si è fatto con molti professori tedeschi nei circoli dei grandi industriali e nella loro stampa. La persona spregiudicata, che segue intelligentemente il processo storico delle cose, vorrà dedurre, da questo evviva alla classe lavoratrice che lotta per emanciparsi, solo che anche uomini della più diversa posizione sociale e politica, son d'opinione che nuovi moti siano in azione, i quali stanno partorendo nuove cose e spingano a rimutare l'aspetto delle cose economiche e sociali. Come cento anni fa, cd ancora prima che si iniziasse la rivoluzione francese, il terzo stato lottava per la propria emancipazione, così verso la fine di questo nostro XIX secolo, uno stato più g1·ande, il quarto stato, ha cominciato a sollevarsi e cerca di esser socialmente riconosciuto e cli farsi valere. In questa opera esso Ul'ta, come sempre avviene in tali casi, negli opposti interessi clegli stati che possiedono la forza e la potenza, ma ciò nonostante esso non solo si presenta innanzi avanzando le proprie pretese, ma sa far riconoscere queste pretese anche dai suoi avversarii come pretese in certo grado legittime. Chiarendoci il senso di tali movimenti e sviluppi, noi saremo ancor meglio i.n grado di pigliare una posizione precisa di fronte a quelle controverse questioni che vengono conglobate nella espressione cli « Socialismo ». Il. E notevole quante diverse significazioni siano state attribuite alla parola « socialismo », e meraviglioso anche l'interesse che trattazioni sul socialismo incontrano dappertutto. Di ciò io mi sono accorto nelle aule delle nostre Univer·sità, nelle riunioni delle Associazioni, nelle assemblee politiche, e nella nostra metropoli come nelle parli più diverse dello impero tedesco, dovunque ebbi occasione di parlare cli socialismo. Anche quegli avversnrii incondizionati i quali respingono altamente ogni sospetto cli interessarsi di qualunque cosa sappia cli « socialistico » e ritengono pericoloso occuparsi persino delle teorie del socialismo, in fondo mostrano allrettanto interesse per quell'obbietto, per il« veleno», quanto ne possono mostrare i partigiani fanatici e disposti al sacrificio. Intanto il socialismo è un segno dei tempi, in quanto oggi tutti si occupano clei problemi riuniti sotto questa parola, e vivacemente di essi si interessano, pigliando passionatamcnte posizione pro o contro. Perciò è tanto più necessario di farsi una idea chiara e clillonderJa, intorno a ciò che deve intendersi per socialismo, ed intorno a ciò che in esso vi ha di legittimo o meno. Sotto questo aspetto io credo che un professore cliEconomia politica non solamente non ollrcµassi i limiti della sua competenza partecipando a quella discussione, ma elle sia suo obbligo, come perito della materia, cli rischiarare il soggetto con le proprie conoscenze. Siamo tutli d'accordo su cliuna cosa che cioè una rivoluzione per lo meno altrettanto gr·ande quanto quella che vediamo essere avvenuta, ad esempio, nel secolo XIX, si opera nel campo clella tecnica della procluzione e dello scambio, e da qui reagisce in tutti i rapporti della vita economica e sociale, noi scorgiamo anche compiersi, nella nostra epoca, sul campo della cultura popolai·e. Questa cultura è penetrata in tutti gli strati della società civile, anche nei più profondi, a causa dell'obbligo universale della scuola, per la generale estensione delle conoscenze elementari, per l'attività della stampa, e non solamente con una estensione, ma anche con una intensità relativa che giammai si ebbe anche in qualsiasi altra simile epoca della storia del mondo. In conseguenza di ciò, noi vediamo anche nelle classi inferiori degli attuali popoli clviii, un profonclo e sarei per clire intimo sforzo verso una cultura sempre più larga e migliore, verso la conoscenza e l'intelligenza delle cose che sono in noi ccl intorno a noi, - una tendenza questa la quale per quanto vi si siano infiltrate perversioni cd esagerazioni e qunlchc stima esagerate della culturn intellettuale clifronte alla morale -resta sempre una tendenza di cui si può e si deve aver rispetto, in generale. Chi esamina tutto ciò con occhio spregiudicato, chi considera anche in una buona parte delle classi lavora•

RMSTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI trici e sovrattutto dei lavoratori inclustriali queste agitazioni intellettuali e la tendenza a concepire scientiflcamente le cose anche un poco benevolmente e non dal punto di vista della colta tracotanza di persone che posano ad aristocl'azia intelicltualc, quell'inclividuo dirà : - egli è certamente una grande epoca cJuella nella quale viviamo ed occorre anche sentir rispetto innanzi agli uomini cd alle donne della classe lavoratrice, i quali si sforzano verso una esistenza mate• riale migliore, non solo per sè stessa,ma pcrchè essa è il presupposto di una più elevata cultura intellettuale. III. Il tema che io voglio qui trattare è stato annunziato sotto il titolo: « Socialismo e riforma sociale ». ìUa io voglio un po' mutarlo nell'altro: « Socialismo, democrazia sociale e riformismo ». La democrazia sociale, in vero, afferma continuamente essere essa la vera rappresentante del « Socialismo », la sua dot. trina essere il « Socialismo » puro e semplice, cd essa la sola interpctre del socialismo. ìUa ciò io non posso conceclcre.Noi possiamo, o, per dir meglio, noi clovremmo comprendere sotto l' espressione « socialismo » alcune tendenze pratiche e teoretiche, le quali invero banno contatto con le dotlrine del socialismo democratico e con le sue tendenze e dcsiclerii, anzi che in pal'te coincidono con esse, ma che nel socialismo democratico non si risolvono. II concetlo di « Socialismo » è un concetto assai più largo di « Democrazia sociale » ovvero, come essa è chiamata, del « socialismo vero e proprio » del socialismo scientifico », in cui la parola socialismo è intesa nel senso più stretto. Inoltre occorre distinguere anche il socialismo « completo » dal « parziale ». - Con la parola: socialismo completo, o vero e proprio, deve intendersi, come anche con l'altra clemocrnzia sociale, un ordi11amcnto economico, in cui il complesso dei mezzi materiali cli procluzione, e perciù tanto il capitale mobile quanto la terra cd il suolo, non abbiano ad essere, come è in grnn parte oggi giorno, p1·ivataproprietà cli persone usichc o di società capitalistiche, ma siano esclusivamenteproprietà comune della generalità ciel popolo, e quest'ultima, su di tale base, diriga, regoli, ccl cscguisca, per mezzo dei suoi organi, la produzione dei beni e clivida il prodotto ottenuto fra i componenti del popolo, secondo le norme da essa stabilite per la sodclisfazione elci bisogni; la quale cosa è in gergo democratico-sociale: la « socializzazione del mezzi di produzione » ccl il « modo di produzione sociale ». Come sistema scientiflco, il socialismo clcmocratico cerca cli assodare teoricamente questo programma e cli proval'e come esso si compia realmente e necessariamente, non ostante tulle le resistenze, beninteso, non incondizionatamente in moclo rivoluzionar o, ma « cvoluzionisticamcntc », da sè stesso, sotto l'impulso elci fatli. Come sistema di agitazione p1•atica, iJ socialismo clemocralicomira egualmente a c1uestofine della sociaLizzazioncgenerale dei mezzi cli produzione e del modo ùi procluzionc sociale. Clli non è pienamente cli accorcio co11rsso è suo nemico, c<Ialcune concessioni pratiche fatte In questa direzione non gli bastano affatto: esse sono considerate come « mezze misure». Contro questa dottrina e programma del socialismo democratico io voglio opporre qui due obbiezioni, una cli ordine pratico e storico, l'altra di orclinc teorico, quest'ultima, secondo il mio modo di vedere, clecisiva. 'elle epoche precedenti è in verità esistita una « socializzazione dei mezzi cli procluzionc », ma una socializzazione parziale e non già totale come quella profetizzata conseguenza cli una evoluzionenecessaria; ma essa è stata rimossa « da sè stessa » per lo sviluppo naturale delle cose, e supplantala dall' ordinamento della proprietà privata. l\'la pure si è compiuta nel XIX secolo una nuova ed in parte moderna socializzazionedei mezzi di produzione, sotto forma di proprietà cd esercizii industriali dello Stnto e dei Comuni, specialmenteper ragioni tecnicbe, cd ancor più si svolge oggi giorno. Ciò dimostra ai partigiani ccl agli avvcrsarii ciel socialismo democratico elle la sua concezione teorica ccl il suo prog1·ammapratico non sono nè così m10vi, nè cosi estremi, nè tanto sovversivi nei loro cffotti, quanto affermano amici e nemici. Da un esame spregiuclicato risulta elle questi processi sono assai più condizionati e determinati, cli quello elle non si pensi di quà o di là. Perciò non si clovrà fare alla democrazia sociale il piacere di clenotal'c per socialistici, nel senso sno, tutti questi procedimenti e sviluppi, ccl all'istesso moclo, non si dovrà compiacere l'avversario unilaterale ciel socialismo respingendo senz'altro tutti quei processi sol percbè contengono momenti socialistici. La storia, sovrattutto dei popoli germanici, ma non la loro solamente, ci mostra, per esempio, che in epoche precedenti, tutto il stìolo e la terra non appartenevano, come è oggi fra cli noi, a private persone, ma a comunità più grandi o più piccole, al popolo, alla stirpe, al ceppo etc., e secondo il loro desiderio erano messi a cultura ccl utilizzati. i\la nel corso ciel processo storico questo terreno, e specie quello rustico ccl ul'bano, è diventato sempre più proprietà privata, e tale è restato nelle sue parti essenziali,sebbene con notevoli eccezioni. Pure nei paesi civili piìt progrectili, come in Germania ccl altrove, consiclerevoli estensioni di terra, specie terre forestali (in Germania, quasi la metà cli esse) è rimasta « proprietà sociale » in forma cliproprietà comunalee dello Stato: foreste pubbliche, beni clcmaniali,miniere, quasi tutte le strade e gli edificii pubblici etc. Le fe1-roviccostruite recentemente dallo Stato o recentemente acquistate da esso, mostr:mo un simile sviluppo, in oggi, della proprietà comune,su cliun campo importante dell'industria. Questoprogramma che si pretende « socialista-democratico »: la terra ed il suolo alla collettivitàI è quindi, oggigiorno, in parte consictcrcvolissima,realizzato, e sempre più verrà rcalizzanclosi. Ncll'àmbilo cielcapitale noi vediamo la stessa cosa. Anche questa esigenza del « socialismo democratico » elle il capitnlc debba essere « proprietà comune » l' staln a<lcmpiutae giornalmente va adem-

RMSTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI piendosi (1). Noi abbiamo Banche, imprese di assicurazioni e commerciali di Stato, imprese comunali dello stesso genere, imprese del Gas, opere elettriche, mercati pubblici, istituti di commercio etc., cd anche le ferrovie possono nuovamente citarsi a questo proposito. In effetti, oggi si trovano in azione dei forti movimenti che portano ad adempiere, sino ad un certo grado, il programma della democrazia sociale della « socializzazione » della « comunilizzazione » del suolo, della terra, e del capitale. - « Abbasso la proprietà privata ! evviva la proprietà comune I » ; ecco delle parole che suonano peggiori di quello che la realtà non sia. l\la certamente l'antica prop1·ietà comune si è conservata, sia pure in nuove forme, e nuova proprietà comune a quella si è aggiunta, solamente sino ad un certo punto, per speciali ragioni ed entro l'ambito di speciali circostanze. In generale, queste non sono se non eccezioni. La regola fu sinora cd è restala la proprietà privata del suolo, del capitale e delle istituzioni economiche in connessione con essa. Questo fatto deve avere un profondo motivo a base, sul quale sguiscia via in false generalizzazioni di fatti singoli il pensiero teorico della democrazia sociale. Le persone spregiudicate, in quanto pigliano una posizione intermedia fra i partigiani unilaterali .e gli avversarii del socialismo democratico o di qualunque altro, devono ammettere che razionalmente la contesa può volgere solo intorno a questo punto: dato lo svi• luppo già detto, fino a qual punto noi ci discostiamo dal sistema della proprietà privata e passiamo alla proprietà comune, nel senso della proprietà di Stato o comunale? Fra voi e noi, io potrei opporre ai socialisti democratici, si tratta non già, come voi pensate, di differenze di principio, ma della misura in cui un principio può venire o deve essere attuato; non vi Ila dunque, fra noi, una questione di principii, ma una questione di opportunità. Per esempio, sino a elle punto noi possiamo « statizzare » o « comunalizzare » delle imprese industriali di un determinato territorio, ciò non dipende dalla nostra volontà o dal nostro desiderio, ma da certi dati rapporti, più ancora dallo stato e dallo sviluppo e dalle ulteriori conclizioni di sviluppo della « tecnica ». Facenclo delle generalizzazi0ni, avanzando delle pretese dedotte dai« principii », come quelle della Democrazia sociale, non se ne ricava niente. Lo sviluppo reale della storia si fa assai diversamente da ciò elle i desiderii, le aspellazioni e le opinioni degli uomini presuppongono. Per certo non si deve, restando chiusi nel proprio tempo e giudicando di tutto secondo l'esperienza acquistata sino adesso, prescrivere ai tempi avvenire un cammino determinato e preciso. Cento anni addietro chi avrebbe (I) Il traduttore si permette di far osservare che qui « capitale » deve intendersi come « complesso materiale di mezzi di prcduzione », ad esclusione della terra, del sutilo e degli edificii. Solo in questo senso può dirsi che i socialisti ne vogliano la socia izzazione. Per altro tali mezzi di produzione, diventando proprietà comune, ces~ano di essere « capita'.e » che è la forma sto· ica, scciale, dei mezzi di produzione privatamente i:osseduti allo ~copo del profitto. potuto supporre cbe cento anni più tarcli i più importanti mezzi cli comunicazione sa1·el)berodivenuti proprietà clelto Stnto, come è clelle fcnovie? Può benissimo aYvenirc che fra altri cento allni potranno aversi sviluppi e progressi cli simil genere su altri campi, elle a noi scm!Jrano oggi ancora assai strani. Ciòpuò rispondere anche la democrazia sociale ai suoi avversarli. l\la noi possiamo farle di nuovo il rimprovero che essa non faccia i conti con i fatti reali, ma che si lasci condurre nelle sue tendenze e nei suoi sforzi ed anche nelle sue teorie, dai proprii desiclerii e fantasie e dai proprii pare1·i preconcetti. Allorchè noi parliamo dell'avvenire, noi non possiamo considerarlo che dal punto cli vista del presente e delle nostre conoscenze attuali. E perciò noi concludiamo che per tutto un lunghissimo periodo di tempo, fin d'ora prevedibile, la più gran massa della proprietà inclustriaJ.e, mercantile e fondiaria resterà proprietà privata e tale deve restare per il suo meglio. Ed invero non già solo resterà così, e nemmeno principnlmente, nell'interesse dei possidenti, ma anche e sovrattutto nell'interesse della generalità ccl altresì nell'interesse clei lavoratori. Percllè? Per il motivo assai semplice, che seconclo la esperienza più generale e per l'analisi dei momenti psicologici elle vi concorrono, il sistema cli produzione cli• retto sotto la responsabilità del proprietario cd imprenditore personalmente interessato, è quello elle Ila miglior successo. Inoltre anche il progresso della tecnica, che è uu fattore principale di tutti gli ulteriori sviluppi economici, vien presumibilmente meglio garentito da questo sistema di produzione fondato sulla proprietà privata. IV. Ed eccomi alla differenza di principio che esiste fra noi ccl il socialismo democratico. Questa differenza si ritrova nella assoluta diversità di vedute sull'uomo e l'umanità, su tutta l'umana natura e le condizioni del suo sviluppo. La democrazia sociale pensa - ed io ammelto checiò sia in buona fede nei suoi più convinti partigiani - che con un rimutamento dell'organizzazione giuriclico-economica, come quello eia essa domandato ccl anche prognosticato quale conseguenza necessaria della Evoluzione, noi perverremmo a realizzare condizioni economiche quasi-Weali, poichè allora saremmo (liventati allri uomini. Si può questa opinione rafforzare con l'esperienza? Ovvero è stata essa scientifica• mente provata mai? Ci si potrebbe obbiettare che a ciò non può nulla rispondersi, percllè infine l'ordinamento economico del socialismo non esiste ancora. Frattanto noi abbiamo avuto elci grandi mutamenti nella vita elci popoli e si son realizzate cliffcrcnze nella tecnica, nell' ordinamento giuridico-economico , anche nell'ordinamento della proprietà e cli tutti i rapporti economici, e si son fatti dei g1·andi progressi come in nessun'altra epoca precedente, nel secolo XIX. Siam noi divenuti diversi dai nostri progenitori? O migliori di essi in modo essenziale ? Abbiamo forse noi debolezze e colpe !liverse o minol'i cli esse, oppure di altri popoli i quali \'ivnno sotto l'apporti di tecnica, cli economica e di giure ciel tulto clivcr·sidai

I\IVISTA POPOLAUEDI POLITICALETTEUEE SCIENZESOCIALI 'l!27 nostri ? Chi vorrà affermar ciò seriamente ? Porre la qulstione significa negarla. E' forse diventata la nostra natura mentale un'altra ? Per certo essa è mutata tanto poco quanto è mutata la nostra natura fisica durante tutte le epoche storicamente analizzabili (1) ! Chi potrebbe seriamente ammettere, anche posseclenclo scarse qualità critiche, che un rimutamento di condizioni anche cli una natura così radicale e generale come quello postulato e prognosticato dal socialismo democratico, possa tanto radicalmente « rimutare la nostra essenza umana » quanto sarebbe necessario per realizzare il programma socialistico ? In questo falso dogma, un punto capitale della filosofia della storia « materialistica », in questa psicolo• gia stravolta, è il punto più debole del socialismo democratico : esso opera, nelle sue dottrine e nel suo programma, non con gli uomini come essi furono, sono e prevedibilmente saranno, ma con uomini fantastici, idealizzati, trasformati e simili a<Iangeli quali sulla terra mai ve ne ebbe e mai ve ne sarà, nemmeno negli Eoni. Appunto perciò questo socialismo non può realizzarsi, per quanto esso venga raffigurato, ma solo a torto, come il risultato sicuro di una fantasticata evoluzione, e se quel socialismo (ciò elle io non ritengo possibile) dovesse con la forza venir realizzato, esso aYrebbc le più insane e funeste conseguenze. Certamente le esteriori circostanze come ci innuenzano fisicamente così influenzano anche il nostro essere, pensare, volere ed agire morale e psichico. A tutto ciò si è data poca impo1tanza durante un lungo periodo di tempo, di fronte al momento della pura attività individuale ed anche della colpa e del merito individualt'. Il riconoscimento di un tale fatto è un nuovo progresso della conoscenza sociologica, di cui si va dc• bitori al socialismo. i\la è 11n errore almeno tanto grande quanto il precedente di misconoscere quel fatto, l'errore che si commette oggi cli fare una stima eccessiva delle circostanze esteriori e della loro innuenza. Le circostanze esterne non clànno alla nostra natura l'impronta decisiva, e meno ancora esse la « fanno » e la determinano per prima. Per esprimermi chiaramente, anche quando le condizioni esterne, economiche cambiassero completamente, noi resteremmo nella nostra « pelle intellettuale » tanto quanto resteremmo in quella materiale. Da questa differenza concettuale tanto caratteristica, derivano tutte le differenze di principio fra tutti quegli indirizzi che oggi si chiamano più o meno a buon diritto « socialistici » o « socialismo in senso largo » dal socialismo della democrnzia sociale. Ben lungi (la mc sta il pensiero cli far ingiuria alla democrazia so- (!) Anche qui il tradutlore deve notare che non gli riesce di capire a quali s ,r1ltori della Democrazia sociale il \Vagner alluda. Certamente non a 1Juellidella scuola marxista. Inoltre la quislione della maggiore o minore felicità garentita dal sistema socia"istico,non è stata mai fatta dagli scrittori del socialismo CùSiddetto scientifico. Vi accenna solo Lange: A1·beiterfrage, cap. terzo. Ma il Lange prima di tutto non è comunista integrale e poi tratta la quistione con gravità scientiflM assai maggiore di quello che qui non procurò il Wagner. ciale, ai suoi duci e partigiani, di considerarli siccome delinquenti, e di appioppar loro nomi disonorevoli, come si ha l'abitudine di fare in molti circoli borghesi. Yi ha, in questo partito, tanti bravi ed onorevoli uomini quanti ve ne ha in qualunque altro, idealisti disposti al sacr·ificio, inn:inzi ai quali bisogna inchinarsi, ed anche valorosi cultori di scienza. l\la i partigiani del socialismo democratico non hanno una cultura obbiettiva e s1)assionata, nè storica, nè psicologica, ccl essi non sono abbastanza uomini esperti e quincli - (strano e pur comprensibile contrasto al loro materialismo filosofico !) - cadono in un falso iclcalismo, sovralLLtto in riguardo alla mutabilità e capacità di miglioramento della natura umana. Essi si lasciano condurre a generalizzazioni troppo larghe, levano delle verità parziali al grado di verità generali, principii condizionati a principii incondizionati. Perciò si deve combattere essi, le loro dottrine, le loro tendenze e le loro agitazioni, ma con ragioni, con dottrina, con armi intellettuali e non con misure poliziesche e leggi eccezionali. Io so bene elle alcune persone, ritenute politicamente responsabili dei loro atti - ed io non li tengo per tali - opinano che una posizione simile a quella quì inclicata, verso la democrazia sociale, sia tutto uno con la democrazia sociale istessa. A tali giudizii e rimpro,·eri sottostà anche chi parteggia per un socialismo inteso in allro e più largo senso di quello della democrazia sociale. Così anche i professori ccl aderenti tedeschi clell'Economia nazionale, i cosidetti « socialisti della cattedra » ed i socialisti « burocratici » e elci « pulpito » delle due confesslonl cristiane, son dichiarati tanto nocivi quanto gli stessi socialisti democratici, anzi più nocivi ancora, per la influenza che essi esercitano sugli studenti e sulle persone colte. Chi giudica all'incirca come .la il mio personale mecenate e sorvegliante barone Di Stumm, che abita qui vicino a voi, conosce le nostre dottrine e I.e nostre tenclcnze tanto poco quanto poco conosce la democrazia sociale. No, fra noi ed essa e' è un abisso profondo, cd in ispecie la sua concezione dell'essere umano e della umana natura ci separe. per sempre da essa ! (Continua) ADOLFO W AGNER. PARLAMENTARISMO .............. ì\li sia lecito cominciare ricordando le parole con cui terminavo un articolo intitolato Il pericolo, inserito ncll'J/a/ia del Popolo del 3 novembre: « Sono stato anti-pal'lamentare - dicevo -, quando la « gente per hcne » anelava in visibilio per il sistema parlamentare. Oggi che essa mostra di volerlo abbandonare per tornare indietro, io mi sento portato a difenderlo». A quell'articolo hanno risposto il i\linuli, esprimendo le ictce etc' mazziniani intransigenti O l'Agitazione di Ancona, per gli anarchici astensionisti 0 e il lllessag- []Crn di lloma (27 novemJ)re), per coloro che com-

228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI battono il parlamentarismo senza essere nè repubblicani nè anarchici, per coloro cioè che non vagheggiano nè l'anarchia nè la repubblica, ma un P11rlamento a scartamento ridotto, un Governo forte e magari (come mc lo confessava uno di essi) un buon dittatore. Al Alinuti e all'/lgitadone io ho già replicato nell'Avanti! e ad essi ccl a me ha replicato, in nota al mio articolo, il direttore dcli' Avanti stesso ripetendo dipresso quello che altra volta disse il Turati: « mena un tre altri discutono sul moto, noi camminiamo». Con che l'amico Bissolati ha mostrato non vedere · di tutta la questione che un lato solo - quello della partecipazione alle elezioni. l\Ia la questione è più alta e più grave. Si tratta di sapere se la forma parlamentare ci dà la migliore espressione e rappresentanza degl' interessi generali del popolo, e se no, proporne altra migliore. I socialisti democratici son usi a riclurre tutta la questione sociale alla economica e credono davvero che proclamato il collettivismo, si debba aver necessariamente il miglior governo o la migliore ammininistrazione possibile, senza troppo scervellarsi a pensare conl'essa sarà fatta. Essi credono aver detto tutto quando hanno eletto che faranno il collettivismo; come i repubblicani credono aver detto tutto, quanélo hanno detto che faranno la repubblica, e gli anarchici quando hanno detto che 1aranno l'anarchia. li problema dell'organizzazione pratica è appena sfio• rato da' propagandisti e dagli scrittori di questi tre partiti. Come saranno amministrati gli interessi pubbllcl nel collettivismo, nella repubblica, in anarchia? o piuttosto, mettendo da banda per an momento il Collettivismo, la repubblica e l'anarchia, come possono esser meglio amministrati nella società di domani? Forse mettendo così la questione, ci ricscirit d'intenderci. i< * * Tre sono le forme pQssibili di amministrazione degli interessi generali e inclivisibili d'un qualunqui consorzio d'uomini. i O Legislazione e amministrazione diretta. Il popolo in massa delibera volta per volta sulle varie qulstioni d'interesse generale, e provvede per l'esecuzione de' suoi deliberati. 2° Sistema rappresentativo-autoritario. li popolo delega la sovranità ad un numero di persone da esso scelte e attende quello che a costoro piaccia deliberare e decretare e quello che piaccia fare al Governo scelto da' suoi rappresentanti. 3° Sistema rappresentativo-democraticoo democra.=;ipaura. li popolo non si spoglia della sua sovranità, ma stabilisce le norme generali dell'amministrazione e delega dati uffici a persone capaci, riservandosi di approvarne gli atti e garentendosi contro gli abusi di potere. Il governo diretto - è inutile dimostrarlo - non può funzionare che in piccole località, clove gli interessi da amministrare siano semplici e por,o numerosi. A misura che si complica la vita sociale, esso cade in disuso, - come si osscrvn in Csvi,1zcrae in altri paesi -. Ciò nondimeno si è proposto di estenderlo e applicarlo acl una grande nazione, dividendo questa in sezioni di uno o più migliaia cli individui ognuna, alle quali verrebbero sottoposti i clisegoi di legge, che i cittadini stessi avrebbero dritto cli presentare. Non ci sarebbe bisogno che cli un organo cli trasmissione di queste proposte, il quale poi, registrerebbe i voti e proclamerebbe il risultato. (Rittinghausen, Considérant). Un sistema di questo genere può essere applicato a qualche faccenda d'interesse generale e di gran rilievo. ì\Ia volere che il popolo voti su faccende d'ogni specie e d'ogni importanza anche su quelle sulle quali la maggioranza è incompetente, negligcndo le ordi• narie sue occupazioni, mi sembra poco meno che assnrclo. Nella pratica, niente di più facile a pochi inclividui furbi che di far trionfare la loro volontà e i loro interessi (come ora nelle elezioni) nelle votazioni popolari. • .. D'altronde l'obiezione principale che si può fare alla legislazionediretla è che i varii gruppi, cli cui si compone una società, hanno interessi distinti e non sempre omogenei. Incli la necessità di amalgamare le varie proposte e addivenire ad una specie di compromesso: e per questo è necessario spesso ricorrere all'espediente che i varii gruppi nominino de' delegati, i quali si riuniscano e formulino il compromesso da sottoporsi poi all'approvazione de' mandati. E a questo concetto appunto risponde l'istituiione del referendo, completato dall'iniziativapopolare e da un buon sistema di rappresentanzaproporzionale. La rappresentonza beninteso dovrebb' essere speciale, non generica, come diremo più innanzi. In fine il sistema proposto dal Considérant e clal Rittinghausen non risolverebbe che la quesUone clella legislazione, meno importante di quella dell' amministrazione. Supponiamo che il popolo, a quel modo onde voterebbe tutte le proposte di legge, nominerebbe a suffragio universale tutti i pubblici amministratori. Basterebbe cio a salvaguardarne gli interessi? * • * Noi dobbiamo rinunciare all'idea cli trovare una espressione aritmetica della volontà e degl' interessi d'un popolo, contando gli inclivictui che lo compongono, e prendendo per volontà di tutti la volontà della metà più uno. li popolo non è un tutto omogeneo, ma si compone di gruppi diversi, aventi oltre agl'interessi comuni anche interessi distinti; e anche nell.e questioni più generali, non si può tirar la som• ma, ma si cleve appurar·c la risultante dcgl'interessi particolari di vari.i gruppi sociali, si cleve elaborare w1 compromesso, trovare il termine cli coaclattamento. E a questo concetto appunta risponde il sistema rappresentativo. Il principio fondamentale del cruale non può, perciò, esser ragionevolmente combattuto. Recentemente si è tentato di contularlo, dimostrando che l'opinione cl'un solo vale meglio cliquella cli molti, perchè « unirsi lll'I mondo umano vuol clirc peggiorarsi » (Sighcle) q le l'orze dc' si11ioli uoiti si cli(lono,

RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 229' non si sommano " (Gabelli), « nelle ronc trion!a la stupidaggine » (Le Bo11), «l'asinità» (Il 1llessaggero). Bisognerebbe per Io meno climostrare che i capi cli governo, che hanno fatto senza elci Parlamento, non si siano addimostrati non solo fu1·J'anti,ma anche inetti per giunta. Io non ripeterò quì quello elle ho scl'ilto, in confutazione clella tesi ciel Sighcle e ciel Nordau e di altri molti, in Pro e contro il socialismo. 11 sistema pal'lamcntare attuale è pessi1110non per ragion ciel numero troppo grande dc' cleputati, ma per tre rngioni: la prima è l'antagonismo drgl' interessi cli varii gruppi sociali, elle rende impossibile la formazione di quel!' interesse collettivo che il Parlamento dovrebbe rappresentare; la seconcla è elle sopra del Parlamento e' è il Governo forte e accc11trato; la terza è elle la moltitudine de' cittadini è disorganizzata. Disorganizzazione del popolo - accentramento governativo - gerarchia di classi, sono tre grandi ostacoli alla rappresentanza vera e sincera dcgl' interessi del paese. • ,. ,. La base cli un vero sistema rapp1·escntativo, o rappresentativo-democratico clev'esserc dunque l'armonia fondamentale dei grandi interessi sociali. li punto cli partenza per la sua attuazione è l'eliminazione delle grandi ineguaglianze di condizioni. l\Ia non basta l'eguaglianza clclle condizioni, se non viene troncato quel nodo gerarchico di poteri, elle costituisc~ il Governo, e organizzata un'amministrazione che· sia l'emanazione diretta e immediata clclla volontà popolare. Per talune faccende d'interesse generale, gli abitanti di un Comune, d'una provincia, di uno Stato, (nel senso di territorio) possono direttamente provvedere, o nominare dc' rappresentanti che si mettano di accordo. Il mandato dei rappresentanti può essere limitato ad una faccenda, o estendersi a più: può essere imperativo, o libero, e può essere definitivo o soggetto alla concl.izionedella approvazione popolare delle loro deliberazioni. - In principio, la delegazione dcv'csser il più che sia possibile limitata a casi singoli e imperativa : conferire a degl' individui il potere di legiferare a torto e a traverso su tutte le faccende pubbliche è farli arbitri della vita e delle sostanze di Lutti i cilladiui. D'altra parte il popolo non può nominare Lutti i giorni dc' nuovi rappresentanti per ogni nuova faccenda che si presenta; e se i suoi rappresentanti non avessero una certa latitudine nell' adempimento del loro mandato, difficilmente si verrebbe a capo di nulla. La soluzione pratica sembra dunque essere, di distinguere le faccende più importanti e di cui tutti più o meno s'intendono; e queste farle decidere clireltamente dal popolo ne' Clubs o Associazio11i, i cui delegati si riunirebbero, come nel.le Conve11do1ti americane, unicamente per concretare la sol·uzione definitiva in conformità dei mandati ricevuti. Per tacccncle meno importanti e per quelle che richiedono speciali cognizioni, costitLLire Amministrazioni special.i - senza legame gerarchico fra loro - soggette al sin(lacato popolare. Oggi il sindacato popolare sulle Amministrazioni pubbliche si esercita per mcizo del Parlamento, il quale però non ba azione diretta che SLùG-overno, e si trova rimpetto ad esso a un dipresso nella condizione in cui gli elettori cli un collegio si trovano rimpello al loro deputato: può cambiarlo, ma non costringerlo ad agire in un dato moclo. Le amministrazioni tutte mettono capo al Governo, e sono governate clalla volontà di esso solo. Recentemente, gli organi clclla pubblica Amministrazione hanno cominciato a formarsi un corredo di norme speciali, e il pubblico è stato ammesso in rari casi a reclamare avanti ad appositi magistrati contro gli atti arbitrarii dc' plù)blici amministratori. Bisogna evidentemente andar molto lontano in questa via. Avanti tutto il popolo deve concorrere alla nomina degli amministratori publ)lici; poi c1uesti devono offrire guarentigie di capacità; inoltre vi devono essere regole d'amministrazione, che impediscano gli arbitrii e i favoritismi; gli amministratori devono rimanere eguali a tutti gli altri cittadini e ricevere, in compenso delle loro fatiche, un trattamento approssimativamente eguale a quello che i cittadini tutti ricarnno dal loro lavoro; infine gl' interessati devono potersi opporre agli atti ingiusti clegli amministratori pubblici e clliamare questi ultimi a render conto pubblicamente dell'opera loro. • ,. .. Il sistema attualmente in vigore è pseudo-rappresentativo o rappresentativo-autoritario. Noi dobbiamo non già retrocedere verso il Governo assoluto, ma progredire. Bisogna, sulla base dell'eguaglianza delle condizioni economiche, elevare un sistema di amministrazione pubblica, emanante direttamente dal popolo e non soggetta a nessun centro di governo. Le frasi generiche pro' o contro il parlamentarismo non risolvono la questione. (1) SAYERIO MERLL\O. La~uestio~e a~rai~rFiara~cia La disputa che si è agitata alla Camera dei deputati in Francia sulla questione agraria e che non ha occupato meno di sette sedute nei mesi di giugno, luglio e novembre nella quale ha avuto luogo, (i) Nel numero di questo mese della 'l(evue Sooialiste veggo trattate dal signor G. Renard a un dipresso le stesse questioni di questo articolo, con maggiore ampiezza e abilità, ma con lo stesso intendimento di trovare una soluzione pratica al problema dell'organizzazione politica. li bisogno di uscire dalle formole vaghe e indeterminate è oramai generalmente sentito da' socialisti. Solo qualche anarchico amorflsta può dire con Malatesta (Agitazione n. 41): « Noi anarchici vogliamo che il popolo conquisti la libertà e... faccia quello che vuole -». Quello che farebbe un popolo, senz'altra idea che quella astratta della libertà, si sa.

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