Rivista popolare di politica lettere e escienze sociali - anno III - n. 7 - 15 ottobre 1897

RIVISTA POPLOARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI -1.29 n gravar la mano tirannica.s'impose a tutti i vilJaggi dei Donkhoborlzis il soggiorno delle truppe manciate alla repressione. Gli abitanti, corpi e beni, furono abbandonali alla /J11011gara::,ia degli ufTiciali,dei soldati e dc' cosacchi tcnicnti guarnigioni tra i refrattari; i beni clc' quali YCnncro subito slJocconccllali e venduti a vii prezzo; la cui spiritualità venne beffeggiala e(I insullilta; le cui carni brutalmente vennero battute e, in mille g·uisc, seviziate. Le clonnc, specialmente, deboli disgraziate, vennero frustale a colpi cli 11agai/iis ( 1). Col.oro che, in numero <li t1·cccnto circa, aveano rcfiutato d'entrare nella riserva e una trentina cl'alt1·i che pure avevano rdiutalo il servizio attivo, furono imprigionali o mandali alle compagnie di clisciplina. Infine, più cli quallroccnto fomiglic cl'Akhabkelak furono strappate alla pace ciel focola1·c cd ai lavori della terra; esiliate, dopo la vendita elci loro beni nei quallro altri. distretti del governo cli Tiflis, dove vennero abbandonale alla loro sorte. Nell'ultimo autunno, delle epidemie, come la febbre tifoiclc, la cliltcrite, la dissenteria, ecc., scoppiarono fra gli esiliali. Oggi, la mortalità s'è climolto accresciuta, specie tra' fanciulli. Essendo stati brutalmente sfrattati da un paese freddo e montagnoso e mandati acl abitar valli dal climn caldissimo, ove gl' indigeni stessi contraggono febbri invincibili, i Donkbobortzis tanto più son soggetti a malattie ffuanto più costretti a p1·entlere albergo in anditi augusti cd a vivere di precarie risorse cd irrisorie. Non hanno altra sorgente cli misero compenso alle fatiche che quella che li obbliga a curvare giornalmente la schiena per conto degli abitanti del villaggio, senza poter cercare cli meglio e di meno umiliante altrove. I guadagni, minimi cl'ortlinario, acor più scarsi fw•ono l'anno passato, la po1Jolazione locale avendo sofferto insolitamente elci cattivo raccolto e delle inondazioni. Quelli, che banno la fortuna d'abitare un villaggio vicino alla ferrovia, possono trovarvi lavoro tm po' più remunerativo, ma, anche così, è forse sufTicientcmente sollevala l'estrema miseria? La condizione, clunque, dei Donkhobortzis di giorno in giomo si fa più penosa e insostenibile. Per nutrimento, qucgl' infelici non hanno che pane solo, e spesse volte pur questo viene a mancare. Gran parte cli essi presenta sintomi cli gravi malattie provocate dalla fame. La mortalità non cessa (li accrescere la pc1·- ccntuale. i\cl distretto di Signakb, su cento famiglie, centosei persone morirono nel corso d'un solo anno. In quello cli Goriisk, la proporzione è cli novant'una persona per ccntoclicci r..1111igliie\.cgli altri clistretti la cifra elcimorti, non è ancora precisamente conosciutn; ma si è certi elle la situazione non è meno compassionevole. Dobbiamo aggiungere elle, oltre alla mortalitù, pc1· così dire, naturale, casi straordinari di morte, J)rovocali clai pessimi trattamenti e dalle compagnie di disciplina, costantemente si avverano con ispaventosa proporzionalità. (I) Scudiscio cortissimo e durissimo che produce terite terribili. Cirillo Konkinc fu la prima Yillima clclle acuentisi lm1talilù, intanto che il villaggio era abbandonato al lJcncpiacito delle truppe. i\lorì, sulla via dell'esilio, in p1·ccla alla febrc sopravvenuta, mentre lo si fustigava. ::\cll'Ag·osto del •1886,iUichelc Stchcrkine fu torturato sino a morte col.lo staflilc e colla J;o/Jyla {l). De' prigionieri, perirono parccclli; non si saprebbe dire preciso come, ma certo non dolcemente. E allo stato presente delle cose, pm· troppo si possono preYcdc1·c decessi nuovi tanto fra la popolazione libera quanto fra i pri,;-ionicri e le compag·nic di disciplina. Gli esuli, dccilllali dalla fame e clallc lllalattic e i loro fratelli, volali a morte lenta nelle compagnie di. disciplina, sopportano il martirio senza lamentarsene e senza invocare aiuti, pcrchè amano la causa elle costa il soffrire. (Continua) GARIBALDO llvCCO. I baccardisit"iTranbCyro,f,t B il PrincidDiGe allesreddeeltrondoeBi runswick LA UEGilU (Continuazione e fine • Vedi Num. prec.). Tra i domestici spampanati nei clue volumi regali cc ne sono parecchi che io dovrei, per una ragione o per l'altra, far conoscere. !\la che sagrilico per lasciare lo spazio ad un uomo immortale. Senza .lohn nrown la vita cli sua maestà non sarebbe completa. Cbi era .lohn Jlrown? Voi troverete nel Regno l'nito un imbeeillc che non saprà dirvi chi fosse Wellington, ma non mai una persona d'alta o bassa condizione, che non abbia sentito parlare di questo personaggio che, da semplice gillic, divenne l'uomo piLt importante dovunque era la sovrana. Nessuno, per quanto alla sommità sociale poteva vederla senza incbinarsi profondamente a .fohn Brown. ·on ci fu ministro o premier, da Palmcrston a Salisbury, che non sia stato lieto e orgoglioso di stringergli la mano o di vuotare con lui un bicchiere di whisky o di champagne. Pur restando scrva:nt~ la sua potenza fu tale elle neppure il principe di Galles poteva passare negli appartamenti clella madre senza il suo permesso. Un giorno la regina non voleva ricevere il figlio, per non perdonargli una clclle sue solite scappate cl1e sgretolano il trono elci Urunswick; Jonh Jlrown si mise tra lui e l'uscio con un imperativo assoluto, yon sltall 11ot knocl, al hcr door, sir - YOi non busserete al suo uscio signore. In pubblico la regina non era più che la signora Urown. La si vedeva e .la si aclclitava col Tltcrc is ,,11rsBrow11. iUolti deputati, nena conversazione, sostituivano im·ariabilmentc, alla maestà la « signora llrown ». E a Corte? :\cssuno osava parlame. !\la il Jkown era nella testa cli tutti. La ragione? Era della <lcvozionc eccessiva o era una calunnia nazionale? Potrà essere l'una o l'altra cosa, ma è certo che sua (I) Attrezzo di ginnastica navale, oggi divenuto intimissimo della disgraziata pelle russa.

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