66 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIE 'ZE SOCIALI blica ricaverebbero benefici grandiosi e pronti dal1' incanalamento del Simeto e di altri fiumi in Sicilia, dal canale delle Puglie, dal!' incanalamento ulteriore del Po? (1). Ma per ottenere tutto ciò occorre : denaro, denaro, denaro ! E il denaro non si trova e lo Stato, imprevidente o disonesto, ne ha sottratto ancora di più all'agricoltura per la speranza d' i11t%carlo esso e colla sicurezza d' ingrassare pochi industriali, modificando profondamente la legge sugli alcools del 1889. Questa legge costituisce uno dei migliori titoli di onore dell'on. Edoardo Pantano e fu colpa grave degli on. Boselli e Sonnino l'averla distrutta a solo benefizio dei distillatori di cereali. Bisogna ritornarvi se si vuol giovare all'agricoltore. I voti in favore di questo ritorno sono numerosi e noi siamo sicuri che, a momento opportuno, l'on. Pantano saprà spiegare tutta la sua energia intelli gente per realizzarli. Veniamo, infine, ad un provvedimento sana totum reclamato da Venezia a Trapani • e che rappresenta una grande illusione, a nostro modesto avviso. C' è la crisi vinicola? E s'invoca la coltivazione del tabacco. Sopraggiunge la crisi degli agrumi? E nella coltivazione del tabacco si trova la coltura sostitutiva parimenti rimuneratrice. Insomma nou c' è sofferenza agraria, che si risente particolarmente da terre irrigabili, per la quale non si additi il rimedio nella coltivazione del tabacco. E si grida contro il governo che a detrimento dell'economia nazionale compra le foglie di tabacco al1' estero; e si protesta con grande indignazione contl'o il Fisco che mette ostacoli di ogni sorta all'allargamento di tale ricca coltura. Noi, che del governo e del Fisco non possiamo essere sospettati teneri, diremo una franca parola · perchè ci sembra mollo dannoso sviare le menti dallo studio dei rimedi efficaci e veder-le insistere in quello dei rimedi illusori, che fanno sorgere speranze irrealizzabili. Che possa allargarsi un poco la coltivazione del tabacco in Italia lo concediamo; ma neghiamo recisamente che questa coltivazione possa essere la panacea per parecchie crisi agrarie. 1on possiamo dilungarci sull'argomento non consentendolo l'iudole della nostra rivista; ma rapidamente ricorderemo che bisogna andare molto (I) Di questo inranalamento del Po si ò tatto propugnatore instancabile il Notaro Edoardo Regoliosi di Sartirana, il quale giustamente ad un capitolo del suo opuscolo : L' Incanalamento del Po (Mortara 1897), ha premesso questo motto di Gibbon: Il freno impos10 ai fiumi è la più bella e 1·ilevante fra quante vittorie gli uomini possano ottenei·e sulla ribellione della naturn. i•: buonissima la relazione del Prof. A. Aloi all'assemblea su tale argomento. cauti nel provocarE', a benefizio di pochi, delle misure che potrebbero nuocere alla finanza dello stato che dalle manifattura dei tabacchi ricarn circa 150 milioni all'anno senza danno e senza distu1·bo dei contribuenti. Ora sicuramente verrebbe nocumento grave allo Stato se diminuisse il consumo dei tabacchi da fumo; e diminuirebbe sicuramente adoperando in maggiori proporzioni che oggi non si faccia, le foglie nazionali, perchè queste sono inferiori per qualità al tabacco turco e al tabacco americano. A1 Prof. Giglioli toccarono delle aspre romanzine nell'Assemblea Agraria di Catania per avere detto coraggiosameute tutto ciò ; poco mancò non ne uscisse colle os a rotte. Noi gli diamo ragione. Contro di lui, dal Cav. Lanza di Scalea, si chiamò a testimonio il P,·of. Cossa da Messina che trova i tabacchi indigeni buonissimi e da non disdegnare il paragone con quelli stranieri. Ma c' è un parere che vale ancora di più: quello del Prof. O. Comes !della scuola di Portici), ch'è un ,ero specialista, la cui competenza è indiscutibil••. Ora il Comes tr.,va cbe il tab ,eco attualmente coltivato in lta• lia è cattivo in generale e non può sostituire quello forestiero. :'-!onnega che possa migliorJrsi, e per migliorarlo occorrono sistemi razionali nella coltivazioM e nel diseccamento delle foglie. I quali sistemi alla loro volta h nno bisogno : di buona volontà, cli buoni tecnici e di molti capitali! (L'avvenire dei tabacchi in Italia. Roma 1894). Concediamo che per virtù dello Spirito Santo arrivino ad un tratto in Italia la buona intenzione, i buoni tecuici ... e i molti ca11tiali; e dopo ? Rimarrebbe sempre la necessità di comprare una buona parte di foglie di tabacco all'estero; è il parere del Comes. Diamo torto ali' illustre professore di Portici e concediamo l'impossibile, cioè che tutta la foglia estera pcssa essere sostituita dalla fogFa nazionale. E dopo ? Di ben poco rimarrebbero mutate le crisi agricole attuali. La dimostrazione è facile, chiara, evidente. Non parliamo della produzione del vino, dell'olio, delle mandorle ec., che oltr•epassa il mezzo miliardo; fermiamoci agli agrumi e ai loro derivati : se ne esportano per circa 45 milioni all'anno. A quanto ammonta tutta l'importazione di tabacco estero? A circa sedici milioni all'anno! Queste due cifre non hanno bisogno di commenti e lasciano conchiudere, che se si allargasse la coltivazione del tabacco secondo i desideri di molti proprietari e di molti professori, eliminando l' importazione estera, noi avremmo ottenuto questo risultato sicuro: alla crisi del vino, dell'olio, delle mandorle, degli agrumi, del sommaco etc. avremmo aggiunto la sopraproduzione e la relativa crisi .... del tabacco! LA R1v1STA.
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