RIVISTPAOPOLARE DI l:)OLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr NAPOLEONE COLAJANNI DEPUTATO AL PAllLAM&NTO ITAUA: anno lire 6; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno m. - N. 3. Abbonamentopastaie Roma i 5 Agostoi890 Sommarlo. LA RIVISTA- 8 ~~0st0 · . Cns1 agrarie (Cause, proposte e provvedimenti). Dr. N. CoLAJANNI- La cura del piombo (A proposito degli scioperi agrari). S. CAMMARERSIcuRTI - Il socialismo in Sicilia e la nazionalizzazione della terra. CAESAR- Le Roi s'amnse. X, Y, e Z - Gli impiegati alla riscossa. GIUSEPPERENZI - Contro l'arte classica. Sperimentalismo Sociale. Notizie Varie. Rivista delle Riviste. Recensioni. 8 AGOSTO Mentre si scambiano le condaglianze officiali, e le polizie ed i governi si armano della maggiore severità per inquisire contro gli anarchici, e la stampa confessa nelle sue imprecazioni la paura onde le borghesie sono invase ; ci sia concesso di esprimere, sincero, spassionato il nostro cordoglio per la sorte dolorosa toccata al Presidente del Consiglio di Spagna, Canovas del Castillo. La storia _parlamentare della Spagoa, in questi ultimi anni, è piena dell'opera sua, ed il suo governo non· solo dai panegiristi d'occasione, ma anche da uomini seri di tutta Europa, è ritenuto come un governo sagace ed energico. Noi deploriamo questo truce avvenimento, non tanto per la forma politica eh' esso ha assunta, quanto per il fatto in se stesso e per le sue conguenze. La vita umana è sacra, sia quella di un ministro, di un cittadino, di un galeotto; nessuno ha il. di ritto di attentarvi, per qualsiasi ragione, con qualsiasi intento. È perciò che l'uccisione di Canovas del Castillo, ci addolora come ci addolorò quella di M. Carnot, come ci ha addolorato l'attentato commesso dalrAccia1·ito. Un profondo senso di tristezza però ci invade ricollegando questi vari episodi che tutto voglionsi attribuire ad una unica causa, l'anarchia. Sono atti, i quali compiuti da esseri coscenti od incoscienti, vorrebbero riassumere un risentimento, una 1•appresaglia, una vendetta sociale: sono atti che generalmente susseguono ad un perturbamento maggiore, prima nel vivere civile, poi nel funzionamento della leggo, ed è perciò che rattristano. Un delitto simile non può avvenire che in mezzo a gravissime circostanze, gravi sino al punto da far perdere la percezione della misura e della essenza del fatto, la ragione che, a chi considora freddamente le cose, ammonisce della inutilità del delitto. L'uccisione di Canovas del Castillo, avvenuta improvvisamente a Santa Agueda, si vuole deliberata da un gruppo di anarchici, scampati alle persecuzioni della polizia ed eccitati contro il Presidente del Consiglio per gli inauditi supplizi, fatti subire ai condannati per la bomba di Barcellona. L'Angiolillo, non è dunque che uno dei complottanti, incaricato di eseguire. Egli forse non avea patito persecuzioni, forse non era neppure minacciato, ma sentiva la solidarietà con i perseguitati profughi e con i martirizzati morti, e come i comuni pericoli affratellano gli uomini la cui vita è sempre minacciata, ha associato il suo destino al loro, assumendosi per volontà o per caso fortuito, la missione di esecutore. La freddezza colla quale egli ba risposto alla signora Canovas, mostra come egli non attribuisca all'atto delittuoso compiuto, se non il significato di una rappresaglia. E forse la morte del ministro spagnolo non sarebbe oggi a deplorarsi, se quella energia che era una delle sue maggiori qualità ed il suo vanto, che gli ha fatto ricorrere al massacro dei prigionieri di .guerra, agli incendi ed ai saccheggi per domare la rivoluzione cubana; non lo avesse spinto ad abolire la legge e la procedura comune per combattere il pericolo anarchico. Quando si svolse il processo per la bomba di Barcellona, si considerarono gli imputati, non più
42 RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI come degli uomini ai quali la giustizia non infligge che le pene sancite dalla legge ed in armonia coi progrediti tempi e colle civilizzate istituzioni ; ma si ripristinò contro di essi la tortura, peggiore di quella dei Torquemada e degli Arbues, la si applicò all'istruttoria, la si mise in opera sino al momento del supplizio. In un altro paese, dove la miseria e la fiacchezza non fossero giunte al punto cui sono in Ispagna, dove il grande problema di una guerra coloniale, che se perduta decide delle sorti della nazione, non avesse preoccupato tutti, simili enormità avrebbero prodotto una immediata reazione. Persino in Italia si seppe reagire dinanzi al sintomatico caso Frezzi. Ma in Ispagna, in tale momento la paura dei delitti anarchici invase tutti, si applaudì alla severità, si obliò quel cauone di diritto comune che è la incolumità personale dei giudicandi, la tassativa applicazione della pena pei giudicati e si tornò indietro di tre secoli. Solo i perseguitati, i martirizzati protestarono per questa esorbitanza, e ne chiamarono responsabile il capo del governo, come quegli che aveva impartito le istituzioni. Ecco dove il fatto del 7 agosto somiglia all'uccisione di Carnot il quale avea 1-ifiutato la grazia della vita a Ravachol ed a Vaillant. Eppure i governi credono colla sernrità, colla persecuzione di eliminare gli anarchici! E certo che tali persecuzioni, esetcitate spesso alla cieca, da funzionari ignr ranti, colla persistenza della gente impaurita che non ragiona, cementano nei colpiti la esasperazione, accendono gli odii, favoriscono il fanatismo per la vendetta ed in un individuo che non fu in principio altro che un decla:;sé, fanno nascere la libidine di erige1·si a giustiziere ed a vendicatore. li delitto nichilista, in Russia non sarebbe sorto senza le crud1:1ltà effel'ate che sono vanto dello czarismo. Così gli anarchici avrebbero potuto rimanere dei ribelli alla morale comune, dei sognatori di un mondo. fatto alla loro maniera nella letizia di uua sconfinata libertà, ma non sarebbero scesi in campo •colla violenza, per condannare i felici in nome degli afflitti che soffrono, per minacciare i potenti per conto dei deboli perseguitati. Perchè mentre noi sentiamo vivo sdegno per simili sistemi e vor-renimo vederli per sempre scomparire, una malintesa opera di difesa incita le polizie ed i governi ad una recrudescenza di severità che li perpetua e li rende più funesti. :"\on è dunque la repressione che ci vuole, ma la giustizia, giustizia contro i loro delitti, ma anche contro tutti i violatori della legge, sieoo essi gli onnipotenti o gli astuti, una giustizia che dia fiducia di se, e tolga a costoro la velleità di sostituirvisi. CRISI AGRARIE Cause, proposte e provvedimenti IL Pochi sono i dissensi sulle cause dirette e indirette della crisi agraria, ma invece divengono notevoli, e talora assolutamente inconciliabili, quelli sui rimedi. Il dissenso maggiore viene sempre rappresentato dal conflitto tra il liberismo e il protezionismo, eh' è sempre vivo non solo tra i teorici, ma anche, e più, tra i diversi interessi di una stessa regione per quanto essa possa essere circoscritta. Così, ripetiamo, i proprietari della zona marittima a coltura intensiva della Sicilia, delle Calabrie, delle Puglie sono e J'imarranno liberisti per tornaconto; mentre la grande maggioranza dei proprietari che producono cereali per lo stesso motivo è e rimarrà protezionista e non si sentirà mai abbastanza protetta contro la concorrenza russa indiana ed australiana: quella americana non esercì ta azione diretta in Italia. La gravissima controver.sia non può risolversi con criteri teorici : il caso della Fr:ancia imbroglia i più fanatici partigiani della scuola di Manchester.(l) « Il melinismo, essi gridarono dai tetti, rovinerà il commercio francese ! » Intanto la bilancia commerciale, specialmente nel primo semestre 1897, si va modificando a tutto beneficio della vicina repubblica: sono diminuite di molto le importazioni ed aumentate in maggiori proporzioni le esportazioni. Con ciò non ci dichiariamo guadagnati al protezionismo; notiamo il fatto perchè riesca a consigliare la prudenza e ad escludere l'assoluto nella trattazione di questo grarn problema del regime doganale che ogni Stato deve scegliere e adattare alle proprie condizioni 1·eali del momento. Egli è così che ci lascia perplessi la raccomandazione calorosa che fa l'on. Pantano intorno alla trasformazione della coltura. Egli riassumendo il pensiero di Stefano Iaciui crede che per la salute dell'agricoltura nostra sia necessario: « uscire dall'agricoltura spogliatrice; restriogere la coltivazione del grano in quel tanto di sullo in cui la produzione, a parità di superficie, dia un profitto maggiore di altre colture possibili, per rinsanguarci in quelle veramente rimuneratrtci che ci sono consentite dalle condizioni speciali del nostro suolo, del nostro clima, dall' indole delle nostre popolazioni agricole, sobrie, operose, intelligenti ; trn formando, fin dove è possibile, l'agricoltura italiana in una vera e propria industria ; compensandola eventuale deficienza della produzione del grano, rispetto al consumo, con una maggiore cspoi-tazione delle al tre materie prime o gregge o manifatturate di prima (i) Le denunzie dei trattati di commercio col B~lgio e colla Germani, fatta dall' Inghilterra accenna ad un nuovo orientamento della politica doganale della sola nazione che sinora si era mantenuta fedele al liberismo. Gli ortodossi banno rirevnto un fiero colpo da chi serviva come esempio trionfante.
11IVISTAPOPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIEJ.\ZESOCIALI 43 mano». (Relazione sui provvedimenti relativi agli agrumi"). Si comprende che data la possibilità e la convenienza di questa trasformazione per l'Italia, le ragioni del liberalismo prevarrebbero di gran lunga. Ma come non tener conto della circostanza che i vini, gli agrumi, le mandorle gli oli etc, i prodotti, cioè, della coltura più intensiva sono appunto quelli colpiti dalla più dolorosa e persistente crisi? Laonde in molti punti sembrerebbe miglior consiglio insistere nella coltivazione dei cereali rendendola razionale e più intensiva con le concimazioni chimiche etc. etc., uniformandosi all'apostolato cui si è consacrato l'on. Guerci. Cade in acconcio in questo punto l'avvertire che liberisti e protezionisti avrebbero minori occasioni di contendere se con una migliore e più equa distribuzione della ricchezza, venisse aumentata la facoltà di acquisto pel proletariato che lavora e produce e che spesso, oggi, vede aumentare la propria miseria in ragione diretta dell'aumento della sua produzione. Infatti, in generale, tutte le deplorate e preoccupanti sopra-produzioni, fatta eccezione per alcuni generi industriali, sono artificiali e si riducono a vere sotto consumazioni. Come può dirsi che l'abbondanza dei cereali, del vino, della carne, dei tessuti ecc. produce il rinviliò dei prezzi e la conseguente crisi quando a milioni ed a centinaia di milioni i lavoratori soffrono la fame e il freddo ? .. ~ * ·In quanto a proposte di rimedi per la crisi dei singoli prodotti e per le sofferenze in generale all'agricoltura non c' è davvero penuria: municipi, provincie, comizì agrari, congressi, singoli individui hanno mandato al Parlamento voti tanto numerosi, che la carta che li contiene si può calcolare a migliaia di quintali (1). In questi voti, nelle svariate proposte e nelle relative discussioni c' è da rilevare una circostanza dolorosa, che illustra la poca logica dei proponenti, la loro poca consistenza ed educazione politica, che non fa avvertire certe inesorabili relazioni causali. La circostanza è questa : pochi e con poco calore hanno insistito sulla neces~ità ed urgenza di una diminuzione considerevole d' imposte - e non della sola imposta fondiaria; pochi o nessuno hanno ardito protestare contro la politica generale fastosa (1) Oltre l'Articolo dei D'Angelo e del Cottone sulla crisi agrumaria ci pervennero da ~lontevago e da Collesano due ottimi articoli dei nostri amici e collaboratori Salvatore Ragusa Parisio e Giacinto Li Berti. che si occupano con particolarità della cri i ùel sommacc,'. Ne teniamo conto. Seguiamo maggiormente le proposte e le discussioni dell'Assemblea Agi·aria siciliana tenutasi in Catania nel maggio scor6o e i cui Atti sono st3ti testè pubblicati i1~Modica a ~ura del Cav. Prof. Gr,malùi. Queste proposte e discussioni non ri&uardano la sola Sicilia. ma m massima parte si occupano ai tutta l'agricoltura italiana. fatta ed approvata dai loro rappresentanti in Parlamento : politica dissennata, che ha fatto aumentare vertiginosamente le sp·ese - specialmente le militari - ed ha colpito direttamente gl' interessi della produzione agricola per le rappresaglie che ha provocato. Sicchè abbiamo assistito, e continueremo ad assistere, allo spettacolo poco edificante di gente che piange e si dispera per certi effetti, ma che non ricerca o non vuole rimosse le cause.... Quanto importante sia ed urgente per l'agricoltura nostra il disgravio delle imposte ce lo insegnano le altre nazioni libere e civili i cui rappre• sentanti hanno la testa sulle spalle. In Inghilterra ai lamenti dell'agricoltura si è provveduto con diminuizioni d' imposta. Altrettanto si è fatto in Francia, come rettamente ha osservato l' on. Diligenti sul Secolo. In Francia nel 1820 si diminuì di 16 milioni l'imposta fondiaria ; di altri 26 venne diminuita testè; in guisa che l' imposta è ridotta oggi a soli 77 milioni mentre in Italia si mantiene a 107. Ma la differenza nella gravezza non può avvertirsi da queste cifre sole e bisogna integrarla pensando alla maggiore superficie della Francia ed alla maggiore produzione. Calcolando, quindi, questi tre fattori se ne conchiude che l'imposta fondiaria pagata dagli italiani è più che doppia di quella pagata dai francesi. Intanto i fracesi non sono ancora contenti e domandano l'abolizione totale dell'imposta fondiaria (l); gl' italiani, specialmente quelli del mezzogiorno, che soffrono di più, sono capaci, piagnucolando sulle miserie proprie e invocando provvedimenti immediati, di far voti nello stesso tempo per l'aumento di qualche altro corpo di esercito, (1) Il Leroy-Beaùlieu propone di riparare alla perdita del prodòUo dell'imposta fon cl iaria colla riduzione della rendita 3 010. Il Deputato Mancini nella discussione del bilancio di agricoltura e commercio dimostrò che, essendo un miliardo il reddito netto della terra in Italia, un terzo circa veniva assorbito da varie imposte che gravano sulla terra e sull'agricoltura. L' imposta fondiaria da sola assorbe un quarto. Invece ne as - sorbe il 10 01 0 in Francia, il 7 in Germania, il 5 in Inghilterra, il 3 in !svizzera e il 2 negli Stati Uniti. Ecco come le repubbliche trattano la terra! Quando la spoliazione non era qual' è oggi Stefano !acini diceva nel suo Proemio all'inchiesta agraria: « Si vede dunque che i pubblici carichi sul possesso rurale vanno a risolversi per noi in una spogliazione, in una vera perturbazione, anzi in una vera sterilizzazione delle fontì stesse della produzione, e ci pongono in uno stato d'inferiorità rispetto ai paesi vicini, i quali possono produrre più a buon mercato e crearci un'invincibile con• corr.inza ». (p. 19 e 20). « Ed alla stessa conclusione perviene lostesso nel mirabi"e « riassunto fina'e» dell'Inchiesta agraria, in cui a pagina 73 scrive: « Le imposte d'ogni specie che aggravano la terra in Italia sono uniche nel monclo e rivestono il carattere di una spoglia~ione a vantaggio dello Stato, delle .Provincie, dei Comuni. i\la si può pariarc di vanta1gio 1 E il vantagg-io di colei che ucciso la gallina ~he ponzava le uo,a d'oro! » E più sotto aggiunge: «... Forse un centinaio cli annui milioni, fra le imposte erariali, provinciali e comu• nali di registrù e di ricchezza mobile. di cui si allegeri,- se l'agricoltura, sarebbe il principio di un'èra nuova »·
RlVlSTA. POPOLARE Dl POLITICA.LETTERE E SClENZE SOCIALC per la guerra contro Menelik e all'occorrenza fa. ranno feste allegre e dispendiose per la nascita di qualche principe o pel matrimonio di qualche altro. In Francia la repubblica e le classi dirigenli fanno la migliore politica conservatrice; in Italia la monarchia e le classi che dovrebbero essere dirigenti fanno politica pazzamente e inconsciamente rivoluzionaria. LA RIVISTA La cura del piombo (a proposito degli scioperi agrari) Mi hanno mandato con r;tardo gli articoli, che Ferruccio ì\Iacola ha pubblicato nella Gazzetta di Venezia sugli scioperi agrari dell'Alta Italia, coll'evidente intenzione di richiamare su di essi la mia attenzione. L'argomento e il modo come lo ha trattato il collega in giornalismo mi sono sembrati importanti e me ne occupo subito; me ne occupo sopratutto perchè quanto sarò per dire mi sembra completamente illustrativo di ciò che va scriyendo la Rivista sulla crisi agraria. Negli articoli del Macola c' è la sua abituale craneria, che a molti lo ha reso antipatico ma che gli ha assicurato una certa fama. Di(o subito, che non divido il g'udizio dei più, non già perchè mi piaccia l'aria spavalda e talora provocatrice; ma perchè nei suoi articoli o nei suoi disc.orsi c'è sempre un' anima di verità. Egli dice e scrive nettamente, - senza ricorrere ad eufemismi, a sottintesi, ad attenuazioni di sorta - ciò che tanti pensano e sussurrano sommessa~ente tra amici fidati, con molta cautela e con alt.rettanta viltà in atteggia mento da cospiratori della Figlia di ì\ladama An got. Ha da lodarsi, dunque, in questa Italia ipocrita e infrollita, chi parla ad alta voce, anche quando le sue parole ci riescono sgradite ; si deve lodarlo maggiormente quando si sa che egli si procura inevitabilmente impopolarità e che il suo giudizio ha base reale in quanto rispecchia una corrente di opinione più o meno larga, ma reale. All'epoca degli avrnnimenti di Sicilia se ne dissero di cotte e di crude sulle classi dirigenti del mezzogiorno, che trovarono inesorabili accusatori tra i più intelligentì delle stesse classi. Si credeva che fo,· ero di,erse le condizioni della borghesia e e dcll'ar;stocrazia del Settentrione; ma gli articoli del i\facola tolgono l' illusiPne almeno, pel Veneto. Egli ci dipinge i pl'Oprietari di quelle Zl•ne come gente gretta, taccagna, eg<ista; che si lamenta senza sapere e ,olere agire; g..n. te dalla vi,ta corta, buona soltanto ad imitare lo struzzo, che nasconde la testa tra le ali per non vedere u11pericolo. Il direttore della Gazzetta di Vene,:;-ia l' ha staffilata di santa ragione senza che alcuno tra i proprietari, per quanto io ne sappia, l'abbia rimbeccato. Ferruccio· Macola non si limita a denudare le miserie morali e materiali di quelli che dovrebbero essere e sono gli amici suoi politici; a tale operazione, non ostante la volutt;ì apparente che vi pone, è venuto suo malgrado, come prefazione alla esplosione di orlio contro la democrazia e contro le classi lavoratrici. Passi per l'odio contro la democrazia, cui per comodità di polemica attribuisce idee e propositi non manifestati mai - o almeno non attribuibili alla sua parte migliore che pensa e studia. Chi gli ha detto che l'emigrazione è avversata dai democratici? Per pa1-te mia la segnalo come un indice, un sintomo di malessere grave senza volerla mai impedire desiderando ardentemente, però, che venga disciplinata, assist.ita amorevolmente e intelligentemente; assistita in guisa da evitarsi che gli Italiani vadano a fare da per tutto la parte dei Chinesi di Europa. Ci sarebbe da ridire sul peri• colo dell'antropofagia che si correrebbe impedendo l'emigrazione, ma passo oltre. Ai democr ..tici attribuisce l'intendimento di volere « rialzare le sorti della proprietà fondiaria abolendo o riducendo al minimum le spese militari per il gusto di far tornare l'Italia la terra delle passeggiate o delle grosse taglie levate da qualche Carlo VIII del secolo XIX» É vera la prima pa1·te dell'accusa e i democratici ci tengono a vedere rialzate le sorti della proprietà, specie della piccola e della media. In quanto alle taglie e alle passeggiate iu Italia, essi sono convinti che continuando sulla via battuta sinora saranno pos. sibili e che l'ese1·cito di terra e di mare, com'è attualmente, non saprà e non potrà impedirle. Perciò i democratici lo vogliono trasformato in organo vero di efficace difesa nazionale e non lasciarlo semplice strumento di repressione nelle mani dei reazionari, contro i contadini di Sicilia jeri, contro i contadini del Veneto domani, secondo i desideri del direttore della Gazzetta di Venezia. Fa una colpa, infine, ai democratici, di volere redimere la Sardegna e bonificare e migliorare l'Agro romano. Quest'accusa per loro costituisce un titolo di onore. Essi possono non tenere in alcun conb il suo giudizio tecnico sulle redimibilità di quelle terre, perchè al disopra di Ferruccio Macola ci stanno la storia e la scienza agronomica che gli danno torto. In quanto alla convenienza economica della redemione, è probabile che non ce la trovassero i landords d' Jnghilter-ra, di Scozia e d' Ir-landa, che videro volent.ieri ripetersi il famoso fonom1>nodei montoni che mangiano gli uomini. Se non c'è la convenienza individuale, però, resta
llIVISTA POPOLARE m POJ,ITICALETTERE E SCIENZESOCIALI indiscutibile quella sociale, che nei paesi liberi e civili comincia a prevalere e che, se Dio vuole, prevarrà anche in Italia piaccia o non piaccia all'egregio mio amico personale, erettosi da tempo a paladino delle ragioni dei conservatori e dei reazionari. Ciò che Ferruccio Macola scrisse contro i proprietari del Veneto è uno zuccherino davvero rispetto a ciò ch'egli dice sui lavoratori della terra. Nella sua requisitoria, satura di odio e di disprezzo contro gli scioperanti mietitori, c'è una parte positiva, che può e deve esaminare chi ha a sua disposizione tutti gli elementi del giudizio che a me mancano. Egli assicura che i proprietari del Veneto sostengono quasi da soli tutti i pesi delle amministrazioni comunali e provinciali ed a benefizio prevalente dei contadini. Può essere ; può essere del pari che i proprietari abbiano visto peggiorare la propria condizione col depreziamento dei prodotti agrari e col continuo aggravamento delle imposte, che è un risultato fatale di quei criteri generali di governo cari al Ìl1acola ed ai suoi amici politici. Rimango molto scettico sull'affermato miglioramento delle condizioni dei contadini. Quelli del Veneto imparai a conoscerli dal volume stupendo dell'Inchiesta agra1·ia, che a loro consacrò il Morpurgo. Da allora in poi non intesi mai affermare che sia sensibilmente mutata in bene la loro s01·te; e se si tien conto delle quote altissime dell' emigrazi ne permanente e temporanea e di quella bassissima del cousumo del sale, riportata da me in altro numero della Rivista (anno 3° n° 1), se ne deve argomentare che essi stanno male assai (I). Ma fosse J ur vero l'asserito miglioramento, che stando alle parole del Macola avrebbe proporzioui fantastiche e presenterebbe il Veneto come l'Eldorado dei contadini, rimarrebbe giustificata la violenz'l straor<linaria dell'attacco contro i lavoratori? Quali le loro colpe? Eccole: l'esercizio p~citko dei diritti accodati dallo Statuto e dalle leggi; il conformarsi alla legge dell'offerta e della domanda tanto comoda pei ricchi e pei conservatori - sem- (1) Mentre correggo le b zze di stampa mi arriva l'eccellente discorso pronunziato dall'amico e colli>ga Giulio Alessio nella discussione del BIiancio di agricoltura e commercio. Vi leggo quanto appresso sulle condizioni dei contadini nel Veneto : « affitti di durata brevissima, escluso qualunque compenso per miglioramenti ai fondi, straordinaria rapidità di sequestro e di esecuzioni>, <ruota ta'ora elevatissima di compensi al proprietario, sicchè appena rimane all'agricoltore il granturco, quando gli rimane; patti :iogarici onerosissimi, siccome prestazioni u'opera e onoranze vistcsP, tale è la condizione fatta ~l ~ontadrno là dove esiste il contratto d'affit10, pur argomen10 di tante accuse da parto della scienza e della esperienza ». L'Alessio, valente economista. è veneto e rappresenta una zona agricola di quelle regioni ; Pgli si fa fo1 te per lo appunto dell'autorita del Morpurgo. Si>gno certo che poco o niente e' e di mutato. pre falsa e bugiarda quando si applica ai rapporti tra proprietari e pt·oletari; il desiderio e il tentativo di voler migliorare ancot•a di più la propri-e condizione - deside1·io legittimo per tutti, che dovrebbe esser sacro a chi invoca le leggi darviniane, per me inapplicabili alla società umana - desiderio comune a tutte le classi e che costituisce la molla, il propulsore più vigoroso e più costante delle trasformazioni progressive. Non so se il contadino veneto sia davvero infingardo e se poltrisca gran parte dell'anno nelle stalle, oziando vergognosamente senza darsi ad alcun lavoro utile, senza coltivare un orticello senza darsi alcuna cura di evitare le malattie che quasi volontariamente si p1·ocura mantenendo lo stallatico vicino o entro la casa; so però che questo stesso contadino è stimatissimo all'estero per la sua grande laboriosità e che in America è il colono prediletto e ricercato. E sia pure il contadino veneto quel cattivo soggetto dotato di tante cattive qualità morali, quale ce l'ha descritto l'on. Ferruccio Macola; ma sarà lecito domandare : è sperabile l' iniziativa del miglioramento economico e morale da gente caduta in basso e tarlata dall'analfabetismo, paralizzata dall'abitudine lunga di una vita semi-servile? Non spettava alla classe dirigente destare, spronare, educare gente siffatta? Cosa ha fatto per raggiungere l'intento questa classe dirigente? Nulla o qualche cosa che di poco supera il niente. E siano pure meritate tutte le accuse lanciate contro i lavoratori della terra ; ma e prudente, è politico versare olio sul fuoco quando gli animi sono eccitati? Certamente Ferruccio Macola non conosce nemmeno per sentito dire come e quanto tormentoso sia il lavoro della mietitura, che dura pochissimi giorni, pagato da per tutto - anche nella peggiore zona del latifondo siciliano - meglio del lavoro ordinario ; se lo conoscesse non avrebbe osato sprezzantemente qualificarlo « una funzione « d'opera non intelligente, esclusivamente mecca- « nica, animalesca» e che perciò non merità riguardi e non mer·ita salari umani .... Ma non è le-. cito a nessuno indicare i lavoratori, che mettendo in pratica gli esempi della borghesia, tentano rialzare i salari come ricattatori, come canaglie come cenci ... Mon è lecito invocare come unico e solo ed efficace rimedio il carabini·e1·e, che deve sostituirsi all'economista pe1· risolvei·e la cosieletta qnistione sociale. E chiunque ha mente pe1· intendere capisce che il carabiniern sintetizza in questo caso il metodo risolutivo, che mira a gettare palle di piombo negli tomachi affamati di pane. Questo linguaggio non viene adoperato neppure
46 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZE SOCIALI presso alcun popolo civile, anche dove e quando la cura del piombo è stata largamente applicata; questo linguaggio credo che non venga adoperato neppure nella Santa Russia. Non mi dò alcuna premura di stigmatizzarlo perchè non ce n'è davvero bisogno ; noto soltanto che se un giornale socialista avesse scritto contro la borghesia la centesima parte di ciò che ha scritto Ferruccio Macola, a quest'ora sarebbe stato sequestrato e processato e il suo direttore sarebbe in via per il domicilio coatto. Noto la differenza di trattamento non perchè a me piacerebbe che contro il direttore della Gazzetta di Venezia venissero prese delle misure di rigore - la libertà di pensiero e di parola la voglio per tutti e illimitata - ma per const~tare la viltà della magistratura, che rende servigi al potere e alle classi dirigenti e non rende giustizia: viltà constatata in Sicilia quando permise certi telegrammi elettorali ad un Palamenghi-Crispi dopo avere imbastiti i processi scellerati contro i Fasci e che si ripete ora a Venezia; viltà che fa cercare con ardore febbrile l' eccitamento all'odio di classe in ogni innocente scritto di un socialista o di un repubblicano e lo lascia passare impunito quando l'eccitamento all'odio di classe è innegabile e parte da un grosso borghese contro i lavoratori. • .... Dopo tutto qualcuno potrà pensare che la spietata diatriba contro i lavoratori della terra poteva lasciarsi passare inosservata e non farle alcuna 1·èclame; ma c'è un motivo di ordine superiore che mi consigliò ad agire diversamente. Gli articoli del Macola, che hanno il pregio della sincerità, dovrebbero servire ad illuminare i contadini su ciò che essi possono attendersi e sperare da quel partito, che fa capo alla Gazzetta cli Venezia, e che ha un piede in sagristia e che a tempo perso vuole scimmiottare la cosìdetta democrazia cristiana. Le proposte e i desideri palesati dal Macola è superfluo avvertire che fanno a calci con ciò che i conservatori di tutti i paesi praticano e consigliano in condizioni identiche. Ricordare l' Inghilterra in questo caso sarebbe semplicemente un insulto verso quel libero paese, che assiste a scioperi colossali e da parte di operai, che guadagnano per tutto l'anno - e non per i pochi giorni della mietitura - salari altissimi, senza che alcun giorna!e di quelli dediti alla difesa degli interessi del capitalismo, senza che un uomo politico per quanto arrabbiato conservatore, osi domandare l' intervento del carabiniere e la cura clelpiombo. Voglio però rammentare che i conservatori francesi, che tante volte siffatta cura praticarono senza riuscire ad ammazzare l'ammalato, convinti oggi della sua inutilità e dei pericoli che crea ed ingigantisce, sembrano decisi a mutare strada e mirano ad infrenare il proletariato urbano organizzando le classi agricole e preparandole alla lotta legale sul terreno del suffragio elettorale. Legga Ferruccio Macola, senza rinviarlo agli organi del cosidetto socialismo cattolico, l'articolo di Henry (Le parti rural organisè et mobilisable: Syndicats agri coles et petite propriété) pubblicaio nell'ultimo numero della Revue politique et parlamentaire (10 Luglio 1897) e avvertirà l'abisso che c'è tra i mèzzi consigliati dai conservatori francesi e quelli da lui proposti per attrarre a sè i rurali. Di più. Ferruccio Macola e la Gazzetta di Venezia sono stati sinora gli araldi di quel movimento che intende a mettere la religione cattolica al servizio di un partito politico e che nel Veneto e nell'alta Lombardia ha ottenuto un insperato e pericoloso successo. Tale movimento dovrebbe tenere come suo faro la parola di Leone XIII, che al dire del Prof. Toniolo costituisce la magna charta della democrazia cristiana; il pi:-ogramma della quale è chiaramente racchiuso nella definizione che lo stesso Toniolo dà della democrazia: « ordinamento civile nel quale tutte le forze so- « ciali, giuridiche ed economiche, nella pienezza « del loro sviluppo gerarchico, cooperano propor- « zionatamente al bene comune, rifluendo nel- « l'ultimo risultato a prevalente vantaggio delle « classi inferiori» (1). Quanta democrazia, quanta ca1·ita cristiana ci sia nèlla cura del piombo ·proposta dal Macola sanno già i lettori della Rivista; sarebbe bene che lo conoscesse1·0 quelle classi inferiori a cui prevalente vantaggio dovrebbe e$plicarsi l'azione nel Veneto, del partito politico religioso, che ha saputo reggimentarle sotto la sua bandiera, eh' è poi quella di Don Cerruti: le classi inferiori si accorgerebbero della distanza immensa che corre tra fatti e le promesse (2). DR. NAPOLEONE COLAIANNI. (1) Questa definizione si legge ntll'articolo del Toniolo: Il concetto Cl'istiano della clemoera::.ia pubblicato nena irnpf,rtanto rivista di Monsignor Talamo (Rivista interna::.ionale di scien::.e sociali e discipline ausiliari. Luglio 1897, p. 330). li corsivo appartiene aTautore. (2) L'Alessio nel citato discorso Esprime questo giudizio più volte illustrato nella Rivista pr.polare e che conviene appunto riprodurre a proposito degli articoli di Ferruccio Macola: « Lo stfsso movimento così apertamente clericale delle plebi agricole nf'l Veneto non ha una giustificazione religiosa o politi<·a: ha una base sociale. Gli è che il partito clericale si è preoccupato di quei dolori e di quei bisogni di cui le classi clirigeDti punto si sono avviste, ne ha fatta un'arma di partito della propria propaganda, salvo poi ad abbandova? e nuovamente le povere plebi; tostochè avrà co_nseguito o creduto di conseguire il suo intento politico! (E vero! - Bravo!)».
RIVISTA POPOLARE DI POJ,TTICA J,ETTEJrn F. SCIE 1ZE SOCTAT,I 47 IL SO0IALISJ\IO I SICILIA e la nazionalizzazione dellaterra (Continuazione e fine • Yedi :--lum. l.) . . . . . . . i Siciliani, Che fur già primi, eran da sezw. Petrarca - Trionfo d'amore IV. 6° - Il socialismo agricolo(1). L'evoluzione agricola corre con il 1·itat·do di una fase in confronto alla evoluzione clelle industrie manifatturie1·e. Quando le mti fabbrili erano sola mente esercitate dalle maestranze, l'agTicoJtura em in mano ai servi, il feudalismo nelle campagne fu contemporaneo con le corporazioni delle arti cittadine. Quanclo l'industria venne accentrata nelle g1·ancll Jilhb riche, nell'agricoltura prevalse invece la piccola prop rietù, la cruale la riscontro alla l)ottega clcll'aiteficc. Qum1do il capitalismo avrà espropriata tulla la picc?la possidenza la procluzione industriale delle fabbriche sarà per e;sere socializzata. Questo ritardo nell'evolu zione agricola, in confronto a quella industriale, deriva dalla clilferenza dello strumento tecnico usato come f attore pi·oclullivo, che ncll'agricoltm·n è la terra. Nel l'agricoltiu·a il fallo1·c te,-,.ci può csse1·emoclificntodall'uomo fino acl un cC'1topunto, al cli lù del q1iale la n atura s' imf)0ne alla volontà 1mwna, mentre nelle ind ustrie mani(ttttm·icrr gli tn11nenli cli [)l'0Cluzione po s 0110 essere meglio della Lel'l'a aùallali ,u·lificialmcnt e p~r (lai•<' la quanlitit e la qualità cli p1·ocloltovoluto e 1 11 o"·ni tempo clell'anno. ì\'rll'agl'icollurn il pl'Oclo llootli~n i solo nell'epoca ciel rnccolto e con le qu ,111litù l' qualilit vari!', clel'Ì\'illlli dal ,·m·io ancl,llll('lllO clclle t·,,,.io11ie clrlla nalul'a \"ill'ia del suolo. Inoltre uno st~;so ti·auo cli te1T/I ])uò in l'ag·ione cli lC'mpo clcslinarsi a l)l'Odolli cliversi, passanclo eia 111iarnllu ra acl llll'allrn, eia 1111 li o acl liii altl'O; invece 1111Lel,'.iono11 può cleslinarsi a ltlacinare e un molino non puo destinarsi a stampare. Infine la te1·1·a,nC'llostc so tempo che serve alla produzione agl'icola, è cmprc la slanz_a clell'uomo, e cruincli non pc,·clc mai complcta1~ 1.ente11 valoi·e come llll apparecchio che non serve p1u. Dci·iva da tutto questo che la procluzione industr iale è più intensivn, più costante e pit'.t go,·cn_iab_il ~clall'uomo che non sin q11eun agricola; e crumclr 11 lavoro it~cluslrialc riesce più facile organizzarsi in Yasta scala e a socializzarsi. La lcrm può pl'ocl111·1 ·ca sufficienza con il olo mezzo cli primitivi utensili (li lavoro e clà sempre lllale1·icpt·ime; im·ccc I(' illl hl lrie p1·cndono queste matel'ic prime PCI'Lt·asfill'llHll 'lc;e vi sono l)l'0(IOlti indusll'iali che 110ll possonsi 0l lencrc senza la fOl'lllilZionc cli l,'l'illlCliinipianli mecc ,llliei: ceco pc1·chè l'agricoltura t1·01·asi,IITNrata nell' Cl'Oluzionc pl'odullil a. Le arli lltallil'allll!'iCl'l'.SOilo la pn•ssione Clelia crcSCCIIL('popolazione l' (lei c,·e CC'llli1Jisog11i,IJl'I' sosle11c1·ela concol't'enza devono .rpplicare le forze ni llu1·ali con macchine SC'lll))l'Cpiù JJO(IC'l'OSC', accC'nlrnnclo il (1) Qufsto capitolo i· tratto dal mio opuscolo: lt socialismo e la questione di stomaco. 1:i,·01·0spC'zzato f' pa,--o clegli nrligiani, in grandi opilicì (li 1111solo pacll'one. li p;1clro11c (li queste grandi int1·ap1·l'e, clcvc associare il l.rvoro cli lutti gli operai neccssarì, pcrchè lulti co11co1Ta110con funzio ni cli.- , erse al fine 1111ico<leH'imp,·csa; i11olt1·('agli a ssume nel!' impresa, la Jl,ll'lC'clireti ivn, sia personalment e, sia l)C't'mezzo cli 1111(llllminislratol'e, e PCI' ((llC'Sla f1mzi0ll(' J)l'ClldCnei l)l'0filti la pal'le ciel Icone, danclo agli operai 1111tanto cli lllCl'cccleche basti a conse rvarli in vita. Se al capo cli una tale imp1·esa si tog lie la crualità di proprietario, e si lascia crueUadi amministratore nell'interesse degli slcssi operni, l'impresa con i suoi pi·ofitli cln individuale clivicn col lettiva senza mollo sfo1·zo. Questo che si è tletto per le. imp1·esc inclustr iali, molti non vedono come possa applicarsi nel c ampo agricolo. Quando sarà tolto il proprietario elci campi, chi and1·à a coltivarli, se il lavoro cli cultura persisle1·à slC'gato e in gran parte avventizio? - A questa obiezione la ri posta è facile. li collcllivismo è impossiJJilc con le attuali condizioni clell'agrìcollura , allo stesso moclo chr, non lo sai·ebbc con le arti dn bottega. Oggi la produzione agricola non è inni tanto inlen iva (Jltanto cruelln inclust1·ialc : il più ricercato p1·oclollo dC'lla terra non richiecle capitali, mac chine, sl11cli,ccc., quanto il più comune prodotto cli' manifallurn. Inoltre tnlla la Lel'l'it è ben lontana ancora eiaessere coltivata: alcuni paesi p1·ocluconoeiasoli.tanto g1·ano, lantn lana, tanlo cotone, tee., eia inoncl nre il me1·cntomoucliale. Or l'agricoltura non può pel'Clurare clC'1·namcntc in qneste conclizioni : J'amnento della popolazione c· i magg·io1·ibi ogni, come la nec essità (li difC'nclCl'Sidalla co11correnza ll'anic1·a,clevon o l'Cll· clrrla ,·irppiì1 intensiva con 11wggio1·eimpiego cli capilali l' (li llli.lCCltine.La lllilCChinacome f'a chi uclel'e la l)Olll'ga l' crC'a lo lal)ililllCIIIO,CO ì ftll'Ù sparire la J)iccola economia cull111·alcc1·eanclola grand e c11lLt1l'a.Si anebbr prima il p1·01wictariocliuna g rnmle i111JlJ·esagl'icola. e poi l'rsel'cizio cicli' impresa stessa ncll' inte1·C'sscelci lavo1·atOl'i. 1 paesi mC'no l'cl'Lilie i più sfh1ttali, non 1·cggo 110 aIla concotTcnza dei paesi nuo,·i; e non posson si abbandonare a sè stessi, dernno trnsformarc il loro silema agl'icolo : le te1Te della veccllia Europa tro1·ansi in que ta filsc critica. Pc1· rendere inclus t1·iale, rag·1·icoll111·a,con la hwo1·at111·ameccanica e i co ncimi chimici. occo1·1·onomolti enpilali; e finchè questi mancano. 1;1tn1sformazione non può avvenire. Il ca pitale 11011~i Jorma, o si fèwma assai scnl'samente, p erchè nel pl'oclollo della ter1·a I irnno troppi pai·assiti: proprietari. nccapa1Talori. ca11101Ti'li,111rzz,111i ,u urai, lacll'i. ('(i il lisco. l't'I' Il'0\'lll'l' questo capilale basterebl>~-eonfiscan• la ren11ila I\Hlcliariade1·iv,mle clalla i'l'l'lilililnallll'illl' l' le ('!'l'(lilù. ili di lit (ii llll eel'I0 grndo cli J)ill'l'lllt'la. l' inipiegar(' il. J)l'Odollocli (JllCSla C0II· fis('a nl'llil clt'lla lraslo1·111azio11e. -\.n en11la la Cfttale. l'('SIilll(lo l'.rlluale (liStl'ibuziollt' clC'llal'ieehczza. l a procl11zio1H·ilCCl'l'SCilllilll0ll lro,·er·t•l>l)e con Ul llalo1·i, p1·1-rhè il rispal'lnio cli mano t1·ope1·a c,·ccrebbe 1111 illtlll('IISOllllllll'l'0 cli SJ)0Slilli,i quali ll011 larn rando 11011l)0ll'C'hhel'OCOlllJJl'(ll'Ci proclolli clella lel'l 'a ))Cl' cou umm•li; e cl'nlll'a parl(' i ()l'O(I0llinon potre bbero
48 RIVISTA POPOLAREDLPOLITICALETTERE E SCIB ZE SOCIALI essere consunrnti dai soli pochi p1·odul101·i,e rilllal'- rebbero invcn<iuli. Siccome questo slalo di cose non potr(•l)he l'Cggl'l'l', lulla la produzione clonù fn,·si Jll'I' conto dcli' inlera sociel/1. ossia per· collelli\ ismo. LI progl'esso tecnico clcllt· induslric finisce pt•r· rssr,·c incolllpnlibilc con In J)l'OJ)l'iclilpl'ivala elci mrzzi cli produzionr; c. s'cs o non s·,11·,·csta.e se la grntc non \'Orrà mm•i,·c di fame davanti ai magazzini rigurgitanti cli p1·oclolli, deve per lor·za rnntm·c la forma proclulliva da individuale in collcllirn e di conseguenza in comunistica. - Ecco pc1·chè la piccola p1·op1·ietàcollivat,•ice, come negli orli, ne· \'igncli, ne' 0già1·clini,con poca applicazione dc-Ilemacchine e molta mano cl'o1Jcra,non è dis1Jostaa seguire il. mo, imento socialista, e rcsistr vittima cli tutte le infamie sociali. i\cll'agricollura abbiamo la piccola e la gTandc propl'ictà : con la prima si ha sempre la piccola coltlll'a, con la seconda invece i può avere o la grande ctùtura pc,· mezzo cli ,•asti capitali o la piccola con I'anitto a pezzi e la mczzach·ìa; la prima sop1·avvivc alle continue e propriazioni, che la fanno solo mutare di proprietario, pcrchè, con tulli i mali der'i\'anli, essa permane cmpl'e uno str11mc1110cli la,·01·0 dato in potere al Javol'atm·e, e quindi un grande mezzo d' incliJJendcnza economica; la seconda l'esiste a tulli i J)l'OgClli(li spczzamcnlo, f)Cl'Cht·,10110il <'ilS01',11'() che wnga destinata alla grnnclc c11ll11rncon podc,·osi mezzi meccanici e con gl'antli capitali impirgali alla tn1sformazinnc clrl suolo, l'interesse tiri proprictai'io è di godere drlla 1·e11ditache <lcrirn dalla fertilità nat11ralc della ICl'l'a, senza i111piccial'sicli 111iglioramcnti agr·icoli e crui11disrnza alcun ,·ischio. Deril'ano due o,·ganismi agricoli dive,· i, solo legali dal fallore C0lllllll(' tcrrn cd al l.>isogno,che pr,· vivere, 1'11110ha clcll'all1·0.La p1·opaga11cla11cllccampagne <ie,c potere accorciare nel mede imo 111ol'i111c1110 i due ca111piagricon suclclrtli; ed a questo scopo haslt•r·elllJcrichieclerc In tl'aSformaziom· induSll'iale (!ella lerra col lll('ZZO cli capitali clali clalla collellil'ilù e 1·es1a1irollclli\·i, rei associlll'Ca liii tempo slrsso le for•ze cli lal'ol'o r<hrcandolc alla soliclariel.ì. Coli questo lll('ZZO (lopo 1111 cerio tempo il f'nllorc ferra 11011a"rcblJr più 1111valol'C 11c1·sè solo, nrn per i capitali collellivi chr vi si sa1·cbbc1·0 impiegali, e (JltiJl(li lutto S(ll'CIJbr collettivo. La piccola proprietà si scnlircbbr illt1·aua, 111a, come la farfalla al lume, prr· csling·urrsi; ccl il latifondo si t1·asformc1·ebbc, eia mezzo cli sl'r111tamc11to e di barbarie, in l;1tto1·ccli ricchezza collelliva. 7" - La nazionalizzazione della terra con la confisca della rendita. ~011slarò qui a climoslrare cos'è la rendila delln LCl'l'a,come e· ·a nasce ccl opera. Haslano a cio le nozioni che dalla ste sa scienza bcH'ghese acquista chi1111q11eabbia una ec,·la culi 11ra.Solo clccsi l'ileHn·c ch·e sa, nel caso clella lel'l'a nuda, è lo stesso prezzo d'nflillo, la sles a yo/Jcllo. J,"anillo <Il-Ila ll'l'l'a nuda dei Jalilondi 11011pag·a alcuna miglior·ia nè alcull lavoro; esso paga il clirillo cli camorTa al p1·opricla1·io prr l'u o clclle lorzr naturali e g1·at11ile clella 1e1·1·a tessa. Il prezzo di compra non giustifica la rendila: questa non nasce percbè la le1·1·afu comprala, 111asi co111p1·ala lel'l'a 1w1·chècol mezzo di essa si può rscrcilm·e 111111011opolio.Anzi nella compl'a si tirn conto ciel 11at111·alea111ne11lo(]ella l'('ll(iila, !)Cl' causa ciel sempre ere CL'nle viluppo sociale, e della limitazione 11at111·nlr(lclla lCl'ra. Per la l'l'll(lila, p1·oclolla gl'alt1ilamc11lcdalle IOl'Ze nati,·c della trl'l'a. il proprietario trova tornaconto a tenc1·c nucla la terra stessa e non corrcl'c alcun rischio con l'impiego di capitali e cli lavoro. Per esso e' è più convenienza ad avere un minore ,·eclclitoche sia lullo nello, anzicchè un recidilo maggiore ma con distul'bi e preoccupazioni. Col recidilo minimo, per ogni unil.ì superficiale, 11011c'è tomaco1110a lcnerc la terra in piccola quantità, e na~cono e si mantengono i latifondi. li proprietario si as cnta dal fondo; sorge intcrmecliario un altro parassi la, il gabellato; i capitali si allontanano clalla terra; l'evoluzione agricola e sociale viene arrestala ; e la classe agricola rcsla impoverita dall'enorme tassa che i pochi propl'ictal'i p,·elenmo con l'anillo dalla terra. Si determina infine attrnvcrso la storia un complesso cl' interessi, di costumi e di pral ichc agral'ie che oppon• gono una /orte resistenza alle riforme agricole e sociali. L' in<lolc stessa clcgli abil.lnli Yimc profonclamcnlc turlwta. Se la causa p1·ima del male SCl'C ocialc in Sicilia sta riposta nrlla p1·cpolrnza clella rendila fondiaria, è logico che solo In confisca tiella rentlila a YOntagio sociale puù sciogliere il problema, e che ogni altro rimedio proposto non puù 1•i11scircnllo scopo. L'idea di 1·in1t1ow1·cl' ingi11tizia sociale, che deriva dalla rendila clella lcrra, col loglirl'C la l'Clldila al pl'0· priclilrio pr1· ciarla alla colicli ivilù, 11011è nuova, ecl è lala propugnala da CC0II0llliSli(li n1IOl'C; ))Cl'0si è l'0l11totlcslinarc la rendila naturale per il fabbisogno pubblico in sostituzione di tulle le otliosc e clispend iosl' lasse esistenti. lo vaclo oltre: voglio che col proclotto clclla 1·cn- <lila 1rr1·ito1·ialc i fondi una Cassa agTicola dcstinnla a nazionalizzare la lel'l'a, con l11llii capitali impiegali in essa, e a togliere ogni impedimento al progl'esso agr·icolo e nl l)encs ere sociale. La confisca della rendila clil·cnla così un mezzo tempol'aneo 1'i\'oluzionario, e non come alll'i lla proposto, una permanente mi 11ra radicale cli semplice equità lribttlaria. La nazionalizzazione clclla terra, cioè la p1·op1·ietà e l'uso collcUivo di essa, è il lìnr, e la confisca della rendita natm·alc è il mezzo. Ali' interesse individuale che si arre la al pl'oprio lornaconto, dobbiamo sostituire CfllCII0collelli\·o, col quale si promuove al massimo gl'ado la JJl'0<l11zioncdei IJrni, ccl il bcnes ere (li l11lli.All'agricoll 111·aladra tiegli inclivid11in conCOl'· 1·enza, deve succcclcrc la produzione agricola sulla ba e clclla soliclarietù ocialc. Questa solidarielil è solo pos ihilc quanclo le fo,•zc protl11llivc clcll,1tena operino neir inlcresst' cli lulli e non in quello elci soli padroni; cioè quando la terl'a e le opere che le sLanno sopra sia110comuni. Ecco intanto i capi pl'incipali ciel mio progetto di mas ima per la 11azio11alizzazio11c cl lla tel'ra col mezzo clclla co11fiscaclclla rendila nal111·alc:
RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEHE E SCIENZE SOCIALI 49 J0 ) La confisca della rendita sarà fatta col mezzo cU una tassa fondiaria differenziale; cioè, col tassare (lei prodotto agricolo (lifferentcmcntc la parte. dovuta oggi al lavoro umano, e la parte dovuta indebitamente alJa ferliJilà naturale cd alla posizione clclla terra, ossia alla rcnclita. 2°) La tassa sul proclotto ciel lavoro sarà mite e proporzionale; invece quella sul prodotto della rendita sarà elevata e progressiva. Questa progressività dc,·c basarsi sul rapporto cleIJa cruota che la rendita rappresenta sul reddito intero. Così, quando la rendita è la metà del reddito, la confisca sar·à per J 12 di essa, ossia •J.14del redditto; quando è i tre quarti del rcclclilo, la confisca sarà per 314 di essa, ossia i U11Gdel reddito; e quando è uguale all' intero reddito - come nei lalifoncli a pascolo e a semina senza alcun capitale stabile impiegato nella trasformazione clcl suolo - la confisca sarà dell'intero recidilo. La misura della progrcssìone deve seccessivamcnte mutare nel senso cli una maggiore confisca della renclita, fino ali' inticro assorbimento. 2°) La tassa sulla rendita sarà ri,·e(libilc ad ogni qui11qucnnio. i11principio la rendita sarà desunta dal prezzo di afTitto elle avrebbe la terra considerata nuda, cioè senza bonifiche, costn1zioni e piantagioni; in seguito sarà tenuto conto clclle migliorie pcrtnancnli fotte da un quinquennio all'aJtro; cd infine, quamlo tutto il capitale impiegato nella terra sarà collettivo, nascerà tal nuovo ordine cli cose, che sapranno meglio cli noi regolare i futuri. i\clla rcnclita nat11ralc dcvonsi cornprcmlcre tutti i vantagg·i che cleri\•,1110alla terrn dalla vicinanza cli vie, centri abitati, corsi d'acqua, o da opere manufatte dei nostri maggiori. Questi vantaggi sono da considerarsi il proclollo elci lavoro sociale, e cruindi alla società dovuto. · 4°) li prodotto (lclla connsca della renllità, anzicbè anelare nC'Llecasse dello Stato a sodisra1·c i bisogni publllici cli og·ni gcnc1·c, o gli sperperi e le co1·- ruzioni, (lcYe servire alla cosliluzio11c cli una Cassa agricola pc1· lo sviluppo dell'agricolllll'a e per la naziona lizzazionc graduale del suolo e dei cnpitali impiegali su di esso. La parte della rendita fondiaria, che (lcriva dai ICl'l'Cni urbani, formerà una separata cassa, necessaria a municipalizzare le case cli abitazione pei cittadini. o") I (]azi doganali, elle si riconoscessero necessari a proteggere la produzione agricola nazionale, dovranno integralmente versarsi ncll.a Cassa agrico I.a. I clcrnani cornrnrnli, le proprietà fondiarie dello Stato, q11cllc delle Opere pie, i beni scuza credi o con erccli al cli là di un dato gTado di pai·cntcla, nppal'- tcrranno i11Lcgralrncntc alla Cassa agTicola, che ne dispo1'l'à a vantaggio collettiro. I.e Opere pie, cli 1·i· conosciuta utilità sociale, riceveranno dalla Cassa agricola 1111 assegno annuo per compenso proporzianato ai beni fondiari ad esse tolti. G") La cassa agricola (lcv'csscrc amministrala da 1111 corpo autonomo cd indiprnclcntc da ogni potc1·c politico. Gli Unici d'amminis11·azionc sara11no clelli col mezzo combi11ato del suffragio unh·ersalc e del sorteggio a turno. 7°) Le somme raccolte serviranno : a) per lo sviluppo della viabilità e per il risanamento dalla mala1·ia con opere collellive; b) per somrninistt·èu·c agli agricoltori le somme necessarie alla costruzione delle case coloniche, alla prov,•isla cli oli ima acqua potabile, aJl'opcrc d'irrigazione, alle bonifiche in genere, e agli impianti meccanici; e) per l'acquisto di terre e cli strume11ti lii lavoro in r,HJLaggio delle associazioni cooperative cli lavontlori; cl) pcl mantenimento degli operai campestri inalJili al lavoro, sia per infermità che per rccchiaia; e) pcl mantenimento (lei ragazzi della popolazione rurale in appositi asili pubblici di educazione e cli collu1·a; /) pcl mantenimento cli SCLLOpICratiche di agricoltura; 8°) Un corpo cli appositi periti, eletti nel modo cli. cli. cui sopra, riconosccrù l'11lilità e l'ammontare clcUc opere doman(latc dngli agricoltori. L'Amministrazione della Cassa agricola erogherà le somme richi.cstc e dconosciulc utili, mano mano che le opere a farsi si vanno compiendo, in modo d'assicurarsi che le somme clatc sicno state veramente ccl in modo utile spese. 9°) Le somme pl'csc dalla Cassa cd impiegale in rniglio1·i.eagricole, uon saranno mai restituite, ma restano cli proprictù sociale. Su cli esse gli agricoltori pagheranno alla Cassa 11n tenue interesse annuo, finchè esisteranno altri caJ)ilali privali elle clomanclano un profitto. 10°) Dal giorno che sar·ù istituita la Cassa agricola nessun m1ovo c1·cclilo ipotecario sarà garantito dalle leggi. 'folli i clcbili ipotecari esistenti saranno ammo1tizzali, col mezzo llclla Cassa agricola, clic si soslilniscc ai creditori, cd csig·c clai debitori le cruote di ammortamento. Cosi in Llll tempo pitL o meno lungo tutti i clclJili ipotecari saranno estinti. il 0 ) Con la confisca graduale della rcnclita; con l'abolizio11c elci credili ipotecari elci privali; con la proprietà coHcttiva lici nuovi capitali impiegali sulla terra, sia per nuo,·c costruzioni e piantag·io11i,sia pc1· la rinnornzionc dollc ,·ccchic; con l'acquisto di terre e di macchine a conto (li associazioni cli lavoratori; con tutto questo, non si sarà clata alla società tm'organizzazionc socialista in Hn solo giorno, 1na le sarà data la spinta più potente per raggiLmgcrc cruclla sperata org·anizzazionc. * * * Questo progello cli. ay1·iamcnto alla nazionalizzazione lici suolo non è quel.lo di Spcnccr, nè quello di ìHill, nè quello cli Gcorge, nè qncll.o cli alll•i, CJ1l,lll· tunquc pigli le mosse dalle proposte ratte lla cruclli. Esso è certamente pcrfczionabil.c nel clcttaglio. A climos11w·c, con argomentazioni scicnlificllc, questo mio l)rog·ctto climassima occorre, un'apposita trattazione, che ho promesso pubblicare in llLLCpa1·1iliistinte: La gèncsi del /ali/011clo siciliano; Come 11adu11ali::::are la /erra. Le quali clon·amw far seguilo al mio opuscolo: La lolla cli classe in Sicilia, già pubblicalo clalla Critica Sociale.
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