Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 20 - 30 aprile 1897

lUVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA LETTERE E SCIEN /;ESOCIA.LI non fossero degli effdtti necessari di antecedenti psichici, chiamati motivi, se questi non si organizzassero costituendo, per usare un'espressione del Trezza, dei centri storici maturati nel cervello sociale, all' arbitrio della libera volontà sotto3tareb bero le norme dirigenti l'umana condotta, al vario grado di riverenza e di timore che un legislatore umano o divino ispirerebbe negli uomini. Ma appunto perché qu ~ to arbitrio per la dottrina del determinismo assoluto non à possibile, appunto perchè i motivi org<1.nizzati si trasmettono alle generazioni successive, è dato il modo alle cla3si dirigenti, a.Il' educatore, a noi tutti di far sì che l'uomo diventi un essere organicamente morale. E questo risultato, che é la meta più alta e più nobile che si possa concepire, dove gl'ideali uscendo dall'astrazione prendono forma definita e concreta, non è capace di darcelo che la sci~nza speri mentale, quella scienza, ritenuta causa principale dei mali morali e sociali che affliggono la società presente, accusata, in nome di uno stolto orgoglio e di una vanità malintesa, di distruggere la parte più nobile dell'uomo, coll'attribuirgli un 'origine comune agli altri animali, col negargli la spirituale sostanzialità dell'anima col ridurlo a un mero automa, privo di una volontà libera e cosciente! Ma le accuse contro la scienza sperimentale, in buona o in mala fede lanciate, non sono che gli ultimi sforzi impotenti di una filosofia tramontata; e possiamo senz>t esitazione affermare che all'infuori di una Morale positiva, derivata dalla dottrina evoluzionista, non vi ha posto che per la 11'fo1·alecattolica di Alessandro Manzoni. PROF. ANTO~INO FICI Polemsiuclma aterialismo storico. Napoli 19 aprile 1897. Egregio sig. Direttore, In un articolo del prof. Pantaleoni, inserito nel n. 19 della· Rivista Popolare, intorno al Cours cl'économie politique del Pareto, si legge: « Non ~ bastava che Engels avesse detto delle insolenze « in tedesco al Loria : irn altro ha dovuto dir- « gliene anche in italiano. Trattasi di una grotte- « sca tenzone. I più stanno liticando da una parte ~ e dall'altra a chi abbia per primo e più chiara- ~ mente detto una castroneria. E Marx o è Lo- ~ ria ....? >>. - L'altro, lasciato pudicamente ravvolto nei veli della reticenza, sono io, che ho pubblicato appunto, mesi sono, un opuscolo sui concetti storici del prof. Loria. Raccolgo l'allusione e aggiungo poche osservazioni. « Chi ha detto pel primo la castroneria, ~Marx o Loria? ». - Osservo, prima di tutto, che dalla bocca del prof. Pantaleoni, - il quale si scandalizza così vivamente della polemica usata contro il Loria, e si permette finanche di qualificare come insolenze le opinioni degli altri, - ci sarebbe da aspettarsi un linguaggio più garbato e rispettoso, non dico verso Carlo Marx, ma verso la magna teoria dell'illustre Loria ! Beninteso, faccio questa osservazione per amore della logica e della coerenza ; perchè, del resto, se il prof. Pantaleoni reputa la teoria del Loria una cast1·oneria, non spetta certo a me di contraddirlo! « Trattasi cli una grottesca tenzone». No, signor mio; perchè si tratta di una questione di morale, letteraria, di derivazione storica e d'interpetrazione teorica ; e in tutto ciò non é nulla di grottesco. La tesi sostenuta nel mio opuscolo è semplicemente questa, che il Loria ha, nel tempo stesso, plagiate e storpiate le idee del Marx. Su questa storpiatura ho insistito in modo speciale. Qual' è la conseguenza della dimostrazione da me fatta ? Che la concezione storica del Marx non pretende alla ricerca fantastica della causa ultima; non nega l' interdipendenza dei fattori sociali; e, in fin dei conti, non è troppo lontana dai teoremi che formula bellamente il Pareto nel suo libro, e il Pantaleoni accetta. Tutto ciò potrà contrariare· gli odiatori e critici professionali del Marx, perchè, restituito il pensiero di questo alla sua lezione genuina, si toglie un facile bersaglio ai loro colpi. Ma io non ci ho che fare: io ho creduto di compiere un dovere, sforzandomi per mia parte di liberare l' interpetrazione del pensiero storico di Carlo Marx dagli equivoci addensativi sopra, e non sempre per mero errore. Ecco tutto. Son dolente di dover rispondere così a un uomo come il Pantaleoni, verso il quale nutro molta stima ; ma il suo articolo non mi è parso nè meditato nè misurato. Con molti ossequi, egregio signor Direttore, mi abbia Dev.mo BENEDETTO CROCE. DUE ROMANZI.* Santamaura. - Romanzo di Enrico Corradini. - Firenze, Paggi, 1896. Fascino. - Romanzo di Gemma Ferruggia. - Milano, 'l'reves, 1896. I due romanzi ehe oggi riunisco qui a caso, partecipano, nel modo e nella misura che ciascuno dei due autori sa e può, della preoccupazione comune a tutti gl'intelletti moderni. La signora Ferruggia e il signor Corradini armeggiano, più o meno coscientemente, attorno a due tesi egualmente e potenzialmente ricche di contenuto psicologico e sociale. Il Fascino enuncia nella stessa accezione vasta del titolo tutta la tesi di cui è capace, sebbene neppur lontanamente sospettata dall'Autrice . .Kon dirò quali • Questo articolo del Paresce ha subito un lungo ritardo e intanto i due libri di cui tratta son dIYentati vecchi, vivfl'ndo in ItaJia i libri di letteratura amena, ce que vivent les roses, senza. essere proprio sempre rose. 11a diamo l'articolo perchè le osser\'azioni crj .. tiche del Paresce si attagliano in buona parte pur troppo a tanl'altri libri usciti prima e dopo que' due. (N. d. R.)

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==