, f RIVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Direttore: Dr NAPOLEONE COLAJANNI DBPUTATO A..L PARLAMBNTO ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno Il. - N. 14. Abbonamentopo11tale Roma 30 Gennaio 1897 Sommarlo. LA RIVISTA - Dario Papa. Dr. N. CoLAJANNI- Francia e Italia (.A proposi/o dell'arbi• Irato A11glo-America110). UN LIBEROoocESTE - Il libero insegnamento universitario nel Belgio. Prof. LUIGI CREDARO- La lotta fra la pastorizia e l' imboschimento in Valtellina. ('RJspostaapertaal Cav. C. Fa,ichiotti). WALTER Moccm - La superstizione militare. FELICE MoM!GLIANO- li maschio giustiziere. P. GuAR!SO - Da Fantacciuo a Veterano (Vita del carcere). LUIGI ALBERTOVILLANIS- " Andrea Chénier ,,. Cronaca Politica. Sperimentalismo Sociale - Rapporticommercialifra11co-italia11i. Notizie Varie - L'Oro. DARIO PAPA. Il giorno 24 Gennajo è morto in Sanremo Dario Papa, dopo lunga malattia. Non tesseremo una negrologia; non metteremo in evidenza la bontà dell'animo e le eccezionali doti di giornalista: non c' è periodico d'Italia, senza distinzione di partito politico che non le abbia riconosciute e non ne abbia scritto. Ricorderemo soltanto ch'egli era divenuto ardente e sincero repubblicano, com'era stato sincero monarchico. A Dario Papa si deve in grandissima parte il risveglio attuale del par- ,tito repubblicano italiano; e questo crediamo che costituisca il suo migliore elogio, come scrittore e come cittadino. La sincerità era la sua grande caratteristica e talvolta lo faceva divE1ntareaspramente aggressivo; e dalla sincerità sua si deve se volle sbanditi gli eufemismi e consigliò che i democratici si chiamassero repubblicani, se la repubblica era il loro ideale. Del cittadino repubblicano, infine, vogliamo rammentare questi due brani di discorsi pronunziati in due occasioni diverse. Nel 1889, mentr-e dirigeva ancora un giornale monarchico, L'Italia, in un banchetto nel quale erano i rappresentanti della democrazia italiana e della democrazia francese fece questo brindisi, che determinò poco dopo la sua uscita del giornale: < Sono dolla stampa, ma non parlo a nome dolla stampa, pe1•chènon ne sono incaricato: sono repubblicano, ma non parlo a nome della republ,lica ; prima di tutto perchè essa non e' è in Italia, il che è con eludente, poi 10 sono degli ultimi arri vati del partito il che vuol semplicemente dire che sono stato più tardo di comprendonio degli altri. Parlo a. nome di un paese vicino a Solferino dal quale io provengo: vidi, o francesi, da giovinetto feriti i vostri morti del 1859; li vidi morire per l'Italia. Erano buoni ragazzi. Dicevano: Crénom, vive l' Italie ! con un fare da prepotente, ma con un cuore da eroi. Una donna che fu come mia madre li assisteva al letto di morte. Non lo dimentichor0 se vivessi mille anni e se il Crispi facesse mille guerre. In quei paesi troverete forse qualche uomo di lettere, non un solo uomo del popolo che abbia dimenticato la Francia. È così dappertutto, ditelo o francesi, tornando a casa. Aiutateci a dissipare equivoci. Noi l'amiamo la Ji:rancia, questa patria di tutti coloro che non hanno una patria, questo fuoco di pensiero democratico di Europa. Dei to1•Lice ne sono da tutte e due le parti. lo voglio un'Italia libera e fiera., a nessuno sommossa, ma riconosco i torti che ci sono da questa parte delle Alpi. Di chi la colpa? Non del popolo. Una statistica che ho letto stamane narra che l'anno scorso i uostri compatrioti che lavorano da voi, mandarono per dodici milioni di franchi con vaglia postali internazionali. L'anno prima avevano mandato per 24 milioni. Ancora, di chi la colpa? Dei francesi o degli italiani ohe sia, è dei governi, non dei popoli. Ve ne scongiuro, dissipate nel vostro paese gli equivoci. Non è vero che noi odiamo la Francia. Dite che noi democratici, che ci siamo battuti per l'Italia non ci batteremo contro la Fr,rncia :». Nel 1892 nella riunione tenutasi a Milano per posare la candidatura .repubblicana di Luigi Andreis disse : « lo, che mi chiamai per tanti anni moderato, non sentii veramente di esserlo che dacché abbracciai la fede repubblicana, nella. quale vivo felice, quantunque il convento sia povero, e nella quale morr6 con la soddisfazione di avere a.Imeno nell~ seconda parte della mia vita, avuto la visione del giusto nel governo degli uomini:». Dario Papa da monarchico aveva una esistenza tranquilla e agiata; preferì le lotte e le angustie che gli procurò la fede repubblicana. Ecco perchè nessuno osò mai rimproverargli le sua evoluzione politica. A Fidelia Finsmore - la compagna buona, colta, gentile di Dario Papa - agli amici tutti dell'Italia del Popolo facciamo nota la sincera nostra partecipazione al loro ineffabile dolo1·e. LA RIVISTA
262 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI FRANCIA E ITALIA. (A pl'Oposito dell"arbitrato Anglo-Americano). Il mese di Gennaio 1897 rimarra memorabile tra gli amici della pace e del progresso sociale per la conclusione del trattato di Arbitrato tra le due nazioni, che stanno alla testa del movimento civile contemporaneo, per il benessere economico e per la massima libertà politica di cui godono. I preliminari del trattato tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti, di cui intendo intratttenermi, non datano da oggi. Dalla parte dell'Inghilterra rimontano all'ultimo gabinetto liberale ed è merito dei conserva~ori - come accennai nell'articolo: La propaganda per lapacenelN. 0 del30ott.1896avere continuato quelle trattative, che condussero felicemente alla conclusione dell'atto internazionale, cui ha apposto la sua firma il Presidente Cleveland prima di lasciare il potere e che rappresenterà il fatto piu importante e più glorioso della sua amministrazione. · Le clausole principali del patto, mercè il quale le due grandi nazioni anglo-sassoni rimettono ad un arbitrato la soluzione di tutte le quistioni, che tra loro potessero insorgere sono le seguenti : Tutte le questioni che sorgeranno fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti verranno sottoposte ad un arbitrato. Le questioni che importano una somma inferiore alle 100,000 sterline verranno sottoposte a I giudizio di rlue reputati giuristi, uno per nnione, i quali a loro volta sceglieranno un terzo arbitl'o di loro fiducia.. Se i due arbitri non si troveranno d'accordo nella scelta del terzo, esso sarà nominato dalla Corte suprema degli Stati Uniti, e dalla commissione giudiziaria del Consiglio privato inglese. Se anche queste non lo eleggeranno lo nominerà il Re di Svezia e Norvegia. Se la questione supera le 100,000 sterline sarà sottoposta a un tribunale di cinque membri; se include la delimitazione di un territorio, il tribunale sarà di sei membri, tre dei quali saranno membri della Corte suprema degli Stati Uniti, eletti dal presidente, e tre della Corte suprema inglese, eletti dalla regina. Qualora il giudizio venisse emanato da un numel'o d'arbitri minore di quello prescritto, cd a parità di voti, non si ricorrerà ai mezzi ostili fino a che una o più potenze non sieno state invitate a giudical'e amichevolmente dall'una o dall'altra delle due nazioni. Gli scettici e· i pessimisti non si danno per vinti dinanzi alla evidete importanza di questo trattato perchè dall'arbitrato vengono sottratti i casi che riguardano l'onore o il te1-ritorio delle due nazioni e si confortano constatando che così non vengano eliminati tutti i pericoli di guerra; ma questi sono ridotti a minima cosa e se le due nazioni hanno saputo evitare il giudizio delle armi in momenti nei quali esso sembrava imminente e quasi invocato dallo spirito pubblico sovraeccitato, si può nutrire grandissima fiducia, che sapranno evitarlo per lo avvenire ora che posseggono i mezzi e i metodi ufficialmE1ntericonosciuti dalle due parti per intendersi senza umiliazione di alcuno, in nome d':llbene pubblico e della giustizia. Si osservi per amor del vero, che questi scettici e questi pessimisti rap• presentano una sparutissima minoranza e che anche i socialisti più avanzati, che sistematicamente negano che da governi borghesi possa venire qualche cosa di buono, confessano che il Trattato Anglo-americano per l'arbitrato segna un grande passo sulla via del progresso e costituisce un sintomo di eccezionale valore delle tendenze che cominciano a prevalere nella presente società. Basta conoscere e ricordare i danni della guerra e i benelM della pace nello interesse generale e sopratutto in quello delle classi lavoratrici perchè si reputi superflua la insistenza sul significato dei nuovi rapporti internazionali stabilitisi tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti ; mi limito perciò ad· aggiungere che la singolarità benefica e promettitrice di ulteriori progressi di questo trattato sta nel fatto, che esso mira alle possibili controversie future in modo generalissimo, poichè si sa che pei casi singoli - tra i quali celebre quello dell'Alabama - i due Stati altra volta avevano scongiurato la guerra sottoponendosi ad un Arbitrato. Il passato, adunque, nelle relazioni politiche tra i due popoli spiega il presente e fa bene sperare per l'avvenire. C' è il dovere di constatare - ammaestramento degli incoscienti, che non sanno valutare certe istituzioni nelle loro conseguenze economiche e mo• rali - che .ciò eh' è intervenuto tra gli Stati Uniti e l' Inghilterra è stato reso possibile da queste circostanze: 1° presso quelle due nazioni è massima la libertà: 2° non vi ·sono poteri irresponsabili, che hanno interessi e mezzi per fuorviare la pubblica opinione ed eccitarla alla guerra e indurla ad approYare o a tollerare guerre intraprese per soddisfare ambizioni ed interessi dinastici; 3° i cittadini, colti e liberi, partecipano attivamente alla vita pubblica. Se queste condizioni fossero esistite in Francia sotto il secondo Impero ed in Prussia non sarebbe stata possibile la grande guerra del 1870 71 che pesa come una terribilé cappa di piombo non solo sulle due nazioni, che ne furono le protagoniste, ma sull'Europa tutta, eh' è condannata in conseguenza di quella guerra-catastrofe, ad una pace armata, che la roYina ed esaurisce; se in Francia e in Prussia vi fosse stata libertà e partecipazione attiva del popolo nella gestione della cosa pubblica
RIVISTA POPOLA.RE DI POLITICA LETTERE ESCIENZE SOCIALI 26'.5 nè Bismark avrebbe potuto scelleratamente falsificare il dispaccio di Ems nè i poliziotti imperiali travestiti aa operai a Parigi aYrebbero potuto organizzare le dimostrazioni stolte al grido : A Berlin ! a Berlin ! E la polizia spingeva alla guerra e falsava la pubblica opinione perchè l'Impero si era sentito ferito a morte dal plebiscito e voleva ringagliardirsi col bagno di sangue, che doveva dare la gloria alla Francia; peechè .l'Imperatrice Eugenia voleva ad ogni costo sa guerre ! * * * Ma come c'entrano l'Italia e la Francia co1 trattato per l'arbitrato tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti? Forse per dimostrare che ci sarebbe grandissima convenienza a conchiuderne uno tra le prime? Prendere occasione dell'ultimo grande avvenimento, che chiuderà degnamente il secolo xix, per insistere sulla convenienza massima di accordi intimi e amichevoli tra l'Italia e la Francia certamente è cosa savia dal lato morale e diréi _quasi sentimentale e dal lato economico e materiale, Lascio da banda il primo aspetto della quistione e mi fermo brevemente sul secondo per rammentare che la guerra economica tra le due nazioni latine, in gran parte alimentata e suscitata da pl'egiudiz1 e risentimenti politici, è riuscita disastrosissima ad entrambi. Questa conseguenza prevedibile è stata dimostrata a luce meridiana, colla eloquenza delle cifre, da innumerevoli pubblicazioni, dall' opera costante e intelligente della Camera di commercio italiana di Parigi e della Camera di commercio francese di Milano ; e le consegenz(disastrose per le due nazioni testè furono esposte- con rara e sintetica evidenza da una relazione di varie associazioni economiche del forte e intelligente Piemonte. (1) Si dirà, quasi a smentire la dottrina del materialismo storico, che poco importa il dimostrare gli immensi danni economici arrecati alla Francia e all'Italia dalla loro lotta commerciale - e che si sono tradotti in benefÌZtper la Germania - se non si distruggono i pregiudizi e i risentimenti politici tra i due popoli. Ed è questa l'opera santa cui devono consacrarsi• quanti amano la pace, ed il benessere al di quà e al di là delle Alpi. Avvertasi anzitutto che pregiudizi e risentimenti politici in gran parte vengono alimentati dai mettimale coi pregiudizi e cogli errori economici. Si dice ai francesi che il protezionismo farà arricchire tutti, intraprenditori ed operai ; si ripete agli ita- (IJ Con8idera:ioni sui rappo,•:i comm,ereiali Jranco-italiani. Turino Tipografia Dc Hossi I 9ì. I.a relazione é opera del sig. Edoardo Giretti, benemerito propugnatore della pace tra Francia e Italia ed è r"tta in nf'lme delle seguenti società: fhsocia:;ione serlca e bacologica del Piemonle: Comi;i agrari di To, ino, lorta e Pi11erolo: Sindacato agricolo di To,·ino; O ircolt> l.,"nofiloSubalpino; R . .'\ccaclemia cl' Agrieolturà. liani la stessa canzone e si aggiunge che la Francia è la nostra concorrente nel ì\lediterraneo dal punto di vista politico e navale e in tutto il mondo dal punto di vista economico. li J.lielinismo ha guarito n buona parte i francesi ; le lezioni dell'esperienzai e l'esame se1'eno dei fatti guariranno gl' italiani. I quali, precisamente al lume dei fatti, dovranno riconoscere che nel mediterraneo equilibrio non potrà aYersi che coll'unione delle due flotte francesi ed italiane, che da sole non possono lener testa ali' Inghilterra eh' è la vera dominatrice di quel mare che orgogliosamente francesi e italiani, in nome del presente o del passato, si ostinano a chiamare lago francese o lago italiano. In quanto alla concorrenza economica è chiaro che le produzioni italiane e francesi anzichè similari, in massima parte, sono complementari l' una dell'altra. I preg'iudizt e gli errori economici dalle due parti sono in sensibile dfcremento ; basterebbe a provarlo il fatto della conferenza e del banchetto Guerci in Milano e dell'accoglienza che tutta la stampa seria della vicina repubblica ha fatto alle notizie relative. Si cammina di pari passo sul terreno politico ? Il movimento non è così rapido come sul terreno economico ; ma non si può negare che si sia sulla buona via e che non è lontano il giorno in cui le due sorelle latine si riabbracceranno. Nella convenzione per Tunisi ; nel fatto che nella stessa Tunisi - il maledetto pomo della discordia...:...si potè suonare tra gli applausi degli italiani e dei francesi e la marsigliese e l' inno reale ; nella convenzione m<1riitima; nelle c:irdiali relazioni diplomatiche che si sono stabilite dopo la caduta di Crispi, si hanno tanti indici significanti delle nuoYe tendenze, che accennano a p1·evalere tea i due popoli. Ma ces;eranno del tutto i Francesi dal rimprove rarci la nostra pretesa ingratituàine e l' accessione, con tutti i suoi episodi, dell'Italia nella triplice; èesseranno gl' italiani dal ricordare le simpatie antiche della Francia pel papato, Tunisi e tutti gl' incidenti dolorosi, che si riannodano alla triste concorrenza del lavoro , cesseranno specialmente i giornali chauvins dei due stati dall'aizzare gli animi, dall' invelenirli, dall' esacerbare le piaghe ancora sanguinanti? Più che sperarlo si può e si deve essere certi che a questo risultato si perverrà. E si può essere certi del pari, che gli ultimi a disarmare saranno i giornalisti, che per passione o per speculazione scrivono in modo da scarnre un abisso tra la Francia e l' Italia. Si arriverà a questo auspicato risultato non ostante le sinistre profezie cli coloro che predicano essere ineslinguibili gli odi o i rancori tra i popoli affini per la razza come lo sono quelli tra stretti congiunti.
264 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Nel campo dell'arte, che riassume talora ed espone le convinzioni p·opolari, la conciliazione tra i Rantzau smentisce la pretesa sapienza dei profeti pessimisti ; nel campo positivo della Sto1;iadei popoli le smentite sono altrettanto celebri ed eloquenti. Austria e Prussia a più forte ragione che Italia e Francia si potevano chiamare sorelle ; e tra le due sorelle fu lotta secolare per la egemonia in Germania : lotta intessuta di battaglie sanguinose tra loro combattute, l'ultima delle quali - Sadowa . - determinò l'espulsione dell' Austria della confederazione dei popoli tedeschi. Di queste lotte fortunatamente non se ne sono combattute tra le due sorelle latine ; anzi l'una accant.o dell'altra in Crimea e in Italia pugnarono e vinsero gloriosamente per un fine ad entrambe comune. Ma quanto sia falsa la credenza nell'odio inestinguibile tra popoli della stessa razza e della stessa civiltà meglio ancora lo mostra la storia dei rapporti tra l' Inghilterra e gli Stati Uniti, dal cui trattato per l'arbitrato presi le mosse. Ricordiamo. Tra i due popoli di razza anglosassone verso la fine del secolo scorso e per buona parte della prima metà di questo secolo i rancori, le diffidenze, i pregiudizi economici e politici dall'una e dall'altra parte furono vivi e persistenti. Gli americani non sapevano dimenticare la guerra spietata, sleale, feroce che fece la metropoli per mantenere in servitù le colonie sue del Nord ; gli Americani si sentivano insidiati, avversati fieramente, tenacemente nel loro sviluppo economico. Gl' inglesi alla loro volta non sapevano perdonare alle colonie la ribellione e l'acquistata indipendenza; gl' inglesi temevano lo sviluppo navale e commerciale degli stati dell' Unione e non pochi scrittori e non pochi giornalisti predicevano non lontano il giorno in cui gli americani sarebbero andat; a colmare i porti della Grande Brettagna; e come oggi nel Mediterraneo si proclamano incompatibili i navigli del tricolore italiano con quelli del tricolore francese così allora si pensava che la bandiera dalle stelle avrebbe sommerso nell' Oceano la bandiera dal leopardo ; si assicurava dai patrioti, dai politici, che pretendevano di saperla lunga, che non sarebbe stata mai pace sincera e duratura tra la repubblica americana e la monarchia inglese, che sarebbero state irreconciliabili la madre colla figlia. Oggi la pace é fatta, la grandezza delle due nazioni si è svolta parallelamente, il gigantesco sviluppo materiale dell' Inghilterra non ha impedito quello altrettanto colossale degli Stati Uniti, e la solidarietà politica ed economica tra le due nazioni è tale, che la diminuzione di grandezza di una si ripercuoterebbe sinistramente sull'altra e che una guerra verrebbe considerata e detestata addirittura come fratricida. Ciò eh' è avvenuto tra i due popoli di razza anglosassone si ripeterà inevitabilmente tra i due popoli di razza latina ; i pregiudizi e gli errori economici saranno dileguati, i risentimenti politici cesseranno - ed a farli cessare contribuirà il riconoscere che torti ce ne furono dall'una e dall'altra parte - e tra Italia e Francia si verrà ad un trattato per l'arbitrato come ci si venne tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Questa è la mia fede ; ed è fede non alimentata da alcuna sentimentalità, ma generata dalla conoscenza della storia e delle condizioni dei due popoli. E in questa fede compio il mio dovere portando il mio modesto contributo nella preparazione della coscienza nazionale, per arrivare al grande ed auspicato avvenimento. Dl'. NAPOLEONE COLAJANNI. Illibeirnosegnamento universitario neBl elgio. Un atto d'intolleranza ciel Consiglio accademico dell' Universi la libera cli Bruxelles alcuni anni or sono determinò una secessione genet·atrice della Nuova Universita dove ora si raccolgono ad insegnare quanti spiriti liberi ed eletti ha il Belgioe dove convengono i più illustri pensatori di Europa, senza distinzione di scuola filosofica o di partito politico. Sorse la Nuova Unù:ersità perchè l'antica non volle permettere il corso di lezioni, che doveva darvi il grande geografo Eliseo Rè clus ritenuto pericoloso per le idee anarchiche che professa. A lui ed al fratello Elia aprì le porte la nuova; e con loro v'insegnarono nello scorso anno scolastico De Roberty, Noel, Kowalewsky, Ferri, Robin; v'insegneranno quest'anno Tarde, Nordau, Novicow, vVorms, Desjardins, Gumplowicz. In omaggio alla scienza ed alla libertà la scelta degli insegnanti potrebbe essere più eclettica dal punto di vista politico e sociologico? Non si direbbe anche che per una Università nella quale per l'anno scolastico corrente presiede agli studi un socialista come il De Gref e ci sia stata della ostentazione nella scelta di avversar'.i eminenti del socialismo? Quale siano lo spirito e l'indirizzo della Nuova Università può apprendersi dal discorso inaugurale degli studi fatto da Guglielmo De Greef il 19 Ottobre, e venuto testè alle stampe; e giova farlo conoscere in Italia dove la vita intellettuale è grama come tutto il resto, dove le Universita un po' per colpa di tutti minacciano di divenire daYvero delle morte gore. Potrebbe passarsi sopra alla parte storica del brillante e profondo discorso del De Greef che si svolge sul tema: L'insegnamento integrale e la filosofia positiva; ma riuscirà. sempre utile vedere
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 265 con quale tolleranza e larghezza di vedute apprezza la più vasta interna'l.ionalità a base spirituale del cattolicismo, che seguì alla internazionalita di Roma pagana, che crollò per la legge generale, che condanoa]alla perdita <lollacapacità mentale e della direzione morale della società tutte le classi privilegiate, che si esauriscono coll'esercizio del potere e coll'ozio professionale. È utile questa scorsa nel passato, dalla reazione liberatrice contro l'insegnamento teologico e contro la disciplina di ferro delle scuole, iniziata nel 1425 da Vittorino da Feltra, ai nostri giorni, perchè c' insegna come sono vecchie certe aspirazioni e certe credenze che sono ritenute come pericolose e radicali innovazioni dei turbolenti contemporanei di questa fine di secolo. Così con Comenius si sente parlare della necessità dell' istruzione per tutte le classi sociali perchè : i ricchi senza istruzione non sono che dei porci ingrassati ; e i poveri ai quali manca la conoscenza delle coee non sono che degli asini sovraccarichi di fardelli. E Comenius in una a Tommaso Moro vuol fissata ad otto ore la giornata di lavoro lasciandone altre otto ai divertimenti ed otto al sonno. Dumarsais nel secolo scorso vuole che i fanciulli si istruiscano, si educhino e si nutrano ad un tempo. E dopo un secolo la refezione scolastica comincia ad essere discussa in Italia! La Chalotais inrnca un'educazione basata sull'eguaglianza naturale, perchè l'educazione generale è correlativa alla stessa costituzione dello Stato. Condorcet desidera che si dia uguale istruzione agli uomini e alle donne perchè la concorrenza intellettuale tra i due sessi riuscirà giovevole alla società ; e Fourcroy giudica cho i professori perpetui eternizzatisi nelle cattedre devono divenire monotoni e fastidiosi. Meno male che il Fourcroy non può più scandalizzare certe mummie, che sono il ludibrio delle scolaresche universitarie italiane! * * * Il De Greef che ha stabilito essere l'organizzazione dell'insegnamento sempre in correlazione coli' insieme della struttura della società, deplora che nel Belgio l'insegnamento superiore sia sempre pit't riservato alla classe detta dirigente e che vi divenga ognora più professionale ed utilitario. A maggior ragione il lamento si deve applicare alle Università italiane divenute fucine a getto continuo di diplomi per futuri professionisti, che si contendono come cani affamati i clienti. La Nuova Università di Bruxelles rappresenta una benefica reazione contro l'imperante professionismo utilitario. Essa dev'essere una scuola superiore « che collo studio profondo della vita individuale e sociale deve divenire il semenzajo dei professori dell' insegnamento primario e medio; la psicofisiologia da un!lato. la morale e la sociologia dall'altro devono dare alle lezioni quell'alto carattere sociale, quel rispetto della dignità individuale e dell' indipendenza scientifica troppo spesso assenti da un insegnamento confinato nella semplice trasmissione del sapere ; bisogna che nelle nostre democrazie le giovani generazioni siano sempre più dominate da questa regola morale e sociale: che se la massima prima è quella di pensare ciò che si vuole, la seconda - la piu alta - è quella di voler sempre ciò che si pensa e di praticarlo. L'insegnamento nella democrazia dev'essere integrale e filosofico; deve abbracciare l'istruzione e l'educazione ed avere per obbietto speciale la formazione della volontà e del carattere. Con ciò si giova alle future generazioni. Colla cultura delle generazioni presenti, diceva Condorcet, si preparano le generazioni future ; queste nascono con una facilità più grande a ricevere l'istruzione e con più attitudine a profittarne... Si possono scoprire nelle nostre opinioni, nelle nostre abitudine gli avanzi di venti popoli obbliati. Una educazione completa, continua il De Greef, esige un lato professionale ed un lato teorico ; ogni educazione deve ricevere il suo coronamento morale, sociale, filosofico perchè ogni uomo deve formarsi un concetto sintetico e razionale del mondo, cioè una filosofia. É ciò che realizzava grossolanamente il catechismo; è ciò che deve realizzare la filosofia delle scienze nelle nostre civiltà, le cui credenze non possono essere che positive. Questa conquista del nostro ideale è necessaria per assicurare i progri:issi futuri dell'umanità. li progresso si opera colla selezione continua di tutte le variazioni vantaggiose all' individuo e alla specie, colla loro fissazione e colla loro trasmissione per mezzo dell'eredità e dell'educazione; e questa selezione dev'essere organizzata socialmente in un modo metodico. Non la si fa per il miglioramento delle specie vegetali ed animali ? Bisogna, dunque, con una selezione intelligente e continua favorire la produzione di tutte le capacità professionali e scientifiche. Il vizio radicale del!' insegnamento in generale e delle nostre Università in particolare sta in questo : tutte le scienze sociali non vi sono insegnate a tutti e non vi sono completate da un insegnamento sociologico generale; perciò l'educazione di tutti non Yi è filosofica. La sociologia e la filosofia sono la sintesi coordinata di tutti gli studi ; mancando questa coordinazione non si hanno, che specialisti di ordine inferiore. In conclusione e quale esposizione del programma e dell' indirizzo della Nuova Unive1·sitci si deve 1·itonere che il sistema scolastico è legato ali' in-
266 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI sieme dal sistema sociale. L'insegnamento integrale e Universale esige la vita integrale e sociale; il pane e la distrazione ne sono le condizioni primarie; essi soli possono assicurare ali' insieme della società l'equilibrio di uno sviluppo normale, ad un tempo intellettuale estetico e morale. Nelle condizioni attuali l' insegnamento esclusivo dello Stato sarebbe un pericolo ; la libertà dell'insegnamento dev' essere intesa e favorita dal riconoscimento dei sindacati scientifici, morali e professionali ; è probabile che nell'avvenire questi saranno i migliori organizzatori e diverranno i veri sostegni dell' insegnamento. Gli esami attuali sono una forma attenuata delle prove, delle iniziazioni e delle torture antiche ; essi sono condannati dalla fisiologia, dalla psicologia e dalla pedagogia, che ne consegue (1). Il contatto e la stima reciproca dei professori e degl: studenti devono essere continui ; le Università non devono staccare diplomi ; ma niente deve impedire alle forme sociali collettive, rappresentate oggi troppo esclusivamente dallo Stato e che lo saranno nell'avvenire dai sindacati professionali, di esigere da quelli che vogliono offrire i loro servizi a questa C•)llettiYità cli subordinare la loro commissione ad esami professionali o di Stato nel senso più largo cli quest' ultima parola. • Chi conosce le condizioni cieli' insegnamento superiore in Halia di primo acchito penserà che i mali del Belgio non sono diversi dai nostri, a giudicarne dal discorso dell' lllustre rettore della Nuova Università ; tutto al pitt ammetterà che i nostri sono più intensi. Troveremo conforto nel motto : Male comune mezzo ~audio ? Pur troppo anche questo conforto magro ci deve mancare perchè nel Belgio segnalata la malattia si corre pronti al rimedio; ivi c' è tanta energia e vitalità intellettuale ed economica che potè sorgere in un baleno la nuorn Università. Si è verificato ciò tra noi ? Sarebbe possibile tra noi - dato che il governo non la chiudesse come un semenzaio di sobillatori - una Università veramente libera e consacrata agli Alti Studi come quella cli Bruxelles? Mancherebbero gli Studenti ; mancherebbero i generosi - come il senatore Solvay nel Belgio - che largamente cuntribuissero per mantenerla; e (I) Guyau scriveva sugli esami: ti: Ciascuno di noi conosce il sen• timcnto di benessere intcllet'uale che segue ai giorni di esame e noi quali si sente il cen·ello scaricarsi di tutto ci6, che ,·i si è gettato in fretta, riprendere ii suo equ:librio, obbliare. Il diplorna non è spesso in fatti che il privilegio cli tornare ignorante; e questa ignoranza salut..trc, che ritnrna p~r grndi dopo questo giorno di prO\'tl è tanto pili profondo fJuanto più tcn~ionc di spirito l:a spicé!"atolu !-ìtutlcntc pe1· riunii e in detto giorno tutto il suo sapere n cau~a dcJl'csaurimenlo t1ervoso, clic ne 1·isulta. » forse mancherebbero gl' insegnanti, che si consaet·assero al culto esclusivo della scienza. E se qualcuno ce n' è deve trarsi indietro nauseato e scoraggiato dalla pedanteria delle facoltà giuridiche, che non hanno voluto consentire il diritto di cittadinanza nelle Università noske alla Sociologia. C'è da meravigliarsi, perciò, se gli studenti non vogliono saperne di economia politica, di scienza delle finanze e di altre materie affini, che gli operai vanno a studiare nelle University extension d' Inghilterra? In Italia non ci resta che constatare malinconicamente la decadenza o la stazionarietà e sperare giorni migliori per gli studi in un avvenire non lontano, non potendo rallegearci del presente. U:,r LIBERO DOCENTE, Lalottafralapastorizia e l' mboschiment in Valt,ellina. (Risposta aperta al Cav. C. Fanchiotti) rei giugno ultimo, discutendosi alla Camera dei Deputati il bilancio d'Agricoltura, d'accordo coi colleghi Imbriani, Cavallotti, Rampoldi, Marinelli e altri di vario sapore politico, presentai un ordine del giorno invitante il Governo a tene1·e in equo conto gl' intei·essi della pastorizia e quelli dell'imboschimeato, riferendomi nello svolgerlo in modo speciale alla Valtellina. Quivi, se la legge forestale 20 giugno 1877, che ò legge di conservazione dei boschi esistenti, non dispiacque, salvo qualche località dove ossa fu applicata senza precisione (in Toscana si arrivò a vincolare gli orti adiacenti alle case e persino un camposanto); la legge 4 luglio 1874, modificata con altra 11 aprile 1886, obbligante i Comuni ad imboschire o ad alienare i beni incolti di loro proprietà (e proprietà comunale è quasi tutta la parte superiore alla zona coltivata), suscitò e suscita un malcontento vivissimo, perchè danneBgia la pastorizia. Pare alla popolazione che l'articolo 2 della legge 11 aprile 1886, il quale riserva alla pastorizia « i terreni di montagna, quando siano mantenuti saldi, o non presentino pericolo di scoscendimento frane o valanghe e quando il loro rimboschimento non sia necessario per regolare il corrn delle acque », non sia stato sufficientemente rispettato da una diecina d'anni in qua. Io reputai mio dovere portare alla Camera l'eco di que$ti lamenti, mostrarne la ragionevolezza e spingere il Governo a provvedimenti equi. E S. Ecc. il Ministro dell'Agricolt 11ra, il quale, caso ben raro in Italia, è persona che di agricoltura s'intende, nel rispondermi riconobbe l' antagonismo naturale fra il rimboschimento e il pascolo, e chiuso: « Concordo coll'on. Credaro che, per quanto è pos- « sibilo, e fino al massimo punto possibile, gl' inte- « ressi della pastorizia non siano sacrificati a quelli «forestali» (l). · Su queste dichiarazioni e sulla promessa di dare ordino agli ufficiali forestali di consentire tutte le agevolezze possibili alla pastorizia, ritirai l'ordine del giorno. Ora Ella, egregio sig. lspetlore, con la competenza che le viene dalla scienza e dalla lunga pratica acquistata inValtellina e alfrove, o con una cortesia, della qtrale lo dico: grazio I assunse di dimostrare << che in ra• « gione che crebbero i boschi a det1·imonto delle zone (I) Atti parlamentari, 18% voi 5, pag. 6066e s.
RIVISTA.POPOLARE DI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIA.LI 267 « pascolative, aumentò in Valtellina il bestiame, ed « in proporzione maggiore in un~Comune (Montagna) « dove più vasto fu l'imboschimento (p. 7) »; onde trasse la conseguenza essere erronea l' opinione che esista antagonismo fra imboschimento e pastorizia (1). Col semplice lume naturale della ragiono si dovrebbe opinare che quanto più estesa è la superfice dove sono viefati il pas,!olo di ogni sorta di bestiame, la raccolta di erbe, foglie, strame e qualsiasi prodotto secondario (2), tanto minore sviluppo dovrebbe assumere la pastorizia, a meno che il principio fisico della impenetrabilità dei corpi abbia cessato di avere valore. Ma Ella, sig. Ispettore, si fa innanzi « colle cifre, argomento sempre eloquente più di qual- « siasi bel discorso» (pag. 8). Vediamole queste cifre. Ecco quelle del Comune di Montagna, nel quale, com'Ella insegna, nell'ultimo quindicennio fu sottratto al pascolo metà del suo territorio per darlo alle piantagioni. Statisticadel bestiamedel Comunedi Montagna. " ""' 'i: ""' i! o ] ·g ·o-§ g 'i:: 'i: se§~ C 'iii ;- e '"'., ·;; ':i o.ioo < < ;;. r" 1%)"' > o (/J c., :--=a- ;> è5 / -- -- -- -- -- -- -- -- -- 1895 17 202 7 1030 970 101 184 1$81 60 152 10 140 759 li 226 -- -- -- -- -- -- -- -- -- -- . 50 . 290 2lt 00 . 641 in+ 43 . 3 . . . 42 88 in- « Montagna conta 200 famiglie. Aggiungere parola « a tanta eloquenza di cifre mi pare che sarebbe tempo « sprecato. Dunq·ue, Ella conclude, il bosco non era « e non è nemico del pascolo, anzi e colla distruzione « dei boschi che scema jl bestiame» (3). Quel dunque, egregio Cavaliere, almeno per noi filosofi viventi nel mondo della luna, è un sofisma· bello e buono e si chiama del cum hoc. ergo prople1· hoc: due fatti concomitanti si dichiarano senz'altra ricerca l'uno causa e l'altro effetto. Se la Sua illazione fosse vera, Ella avrebbe risoluto un problema ben importante per l'economia dello popolazioni alpine. Ma, pur troppo, scrutando il sottosuolo dello specchietto Suo, si trova che le cause reali dell'aumento del bestiame sono di altra natura. Ella sa che, a cagione della peronospora, il prodotto del vino, che era la principale risorsa del comune di :Montagna, venne in questi ultimi anni a mancare quasi completamente e che anche nel 1896, non ostante il raccolto discreto, la merce è tanto deprezzata da non coprire le spese di coltivazione. Molta parte della gioventù si diede all'emigrazione permanente o temporanea : la popo)azione rimasta a casa si aiutò aumentando il bestiame, le cui fonti alimentari sono ben diverse da quelle da Lei accennate. Infatti una grande parte delle bovine, con-parecchie pecore e capre, si reca in Isvizzera a estivare; e la spesa che i comunisti incontrano per la tassa su ciascun capo di bestiame (L. 10 per bovina latt;fera ; lire 6 per la non lattifera; lire 3 per suino; lire 2 per pecora o capra), per i viaggi, per il maggiore personale di custodia é tale che generalmente assorbo tutto il prodotto del bestiame: poihi portano a casa (I) La lettera aperta a mc diretta dal Cav. Fanchiotti fu pubblicata ne.I periodico di Roma • L'eco dei campi e dei boschi• anno fil, 1806 e ridotta poi in opuscolo (Roma, tip. Centenari. lire O,::iO).Il Ca,·. Fanchiotti fu ispettore forestale della prov. di Sondrio dal 188::;ai 180: ; çirca. (2) F.' la formola usata nei decreti p1·efettizi di vincolo in esecuzione del decreto miuiste,·iale 30 clic 1800per l'osservanza delle leggi 11 )aglio 1871 e 11 aprile I G sui terreni comunali inco)ti. (3) C. Fanchiotti, • PcnsiRmo ai monti• Varallo IS06. p. S. qualche avanzo; talvolta è forza rimettervi. Sono parecchie migliaia di lire che ognì estate Montagna lascia nella non disinteressata ospitale Svizzera. Più di 300 bovine estivano sui monti dei comuni di Lanzada e Spriana. ,Molte passano la stagione calda nella stalla, alimentate con erba raccolta nelle vigne. Sui monti di Montagna ne rimane nell'estate assai meno di un centinaio. E nello altre stagioni dell'anno quei comunisti, che sono un portento di attività, alimentano il bestiame col fieno selvatico, di cui la ricerca in questi ultimi anni è diventata più larga e diligente. Partono dalla baita prima dell'alba e tornano la sera dopo essersi spinti nei luoghi più dirupati, residenza abituale del camoscio, su alla corna di Mara (m. 2812), a quella Brutana (m. 3100) e in largo fin nel territorio dì Ponte; nessun palmo dì terriccio incontrasi non ispoglia.to della magra erba, e non sono infrequenti i casi, in cui pagano colla vita la loro audacia o miseria. Aggiunga. tutto il fieno, che i comunisti di Montagna raccolgono nel piano di Sondrio, dove con denaro, che è pel' lo pi:ì frutto dell'emigrazione, hanno àa alcuni anni comperati, pagandoli ben cari, molti prati, e dove, a prezzi esorbitanti, affittano le proprietà sondriesi; aggiunga quello che compel'ano sul mercato di Sondrio, pagandolo fino a 12 lfre al quintale, o trasportano dalla valle Ma.lenco (e sono parecchie migliaia di quintali all'anno); aggiunga tutto lo strame che acquistano nei Comuni della parte opposta della valle, Cajolo, Albosaggia, Faedo, Piateda; - e poi mi dica se l'aumento del bestiame portato nel di Lei specchietto provenga dall'avere iniziato l'imboschimento in una metà del terr;torio, tirando sulle spalle di quei montanari una grandine di contravvenzioni, che il ì\Iinistro, con una periodica regolarità, che fa onore al suo buon senso, viene condonando. E che la variazione del bestiame a l\lontagna sia effetto del bisogno di sopperire ad altri redditi mancati è provato dal fatto che, mentre le bovine aumentarono di meno di un tel'Zo, i suini, che del pascolo non vivono, quasi decuplarono, e le capre, a cui si è dichiarata guerra a oltranza, diminuirono più di un quarto. Ma è superfluo continuare nella dimostrazione di una verità la quale, per chiunque conosce la famiglia del contadino non al di fuori, ma al di dentro, cioè nella minuta economia domestica, nelle lotte quotidiane contro il fisco e i ci vili parassiti ; per chi sa per esperienza che il mancato reddito di una bestia è il dissesto finanziar;o di una famiglia, il quale si nutre tutto l'anno di pica. scadentissima polenta o di patate, perfino senza il condimento del sale, ha l'evidenza dell'a~sioma. E mi pire un sogno di essere costretto a discuterne. Con questo, intendiamoci bene, non vorrei essere preso per un nemico del!' imboschimento ; tutt'altro : affermo che è interesse di tutte le classi sociali valtellinesi che l'imboschimento sia promosso; ma in modo che all'attuale sistema estensivn si sostituisca quello intensivo. E cioè, l'imboschimento sia limitato agli spazi veramente fra.nosi e necessari pel governo delle acque e riconosciuti sperimentalmente adatti ad essere imboschiti, escludendo le r.i.gioni igieniche, alle quali, con me, non credono persone di perizia tecnica incontrastata, ed evitando di fare ingenti spose in piantagioni, che non attEcchiscono e non attecchiranno mai, come alla Sassa. Il sistema intensivo ha dato ottimi risultati in Valle Rogna, alla Ruera di Teglio e altrove. Ogni spazio destinato ali' imboschimento deve essere trattato colle cure consigliato dalla foresticoltura razionale, siepe di difesa divieto di caccia, guardie speciali entro certi limiti personalmente responsabili dei guasti. (Le guardie dovr.,bbero annualmente essere prdmiate dei guasti non avvenuti nei boschi o non di quelli avvenuti e puniti). Questi spazi
268 RIVISTA.POPOLA.REDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI limitati, dove la necessità del bosco risulta evidente, sono m generale rispettati. dalla popolazione. Invece colla coltura estensiva, quando nel giro di pochi anni si sottrae al pascolo la metà del territorio di un comune, troppo si offendono bisogni ineluttabili, interessi reali e diritti pastorizi incontrastabili, Je cui origini risalgono a tempi preistorici, forse, come suppongono alcuni, al Clan celtico. Si provoca una reazione così forte e a un tempo così metodica, che nessun governo può vincere. Io conosco zone montane sottoposte a divieto di pascolo, di strame, di legna, di tutto, nelle quali se Ella, sig. Ispettore, riesce a mettere insieme a fine d'inverno un quintale di strame in 10 pertiche io lo mangio. Perché ? Si volle porre il divieto contro la volontà della popolazione, sia pure talvolta consenziente il Consiglio comunale, cui la Prefettura, lusingando alcuni maggiorenti, riuscì a piegare. E la popolazione reagisce. Quel pattume, la cui raccolta si vietò di giorno, sparisce a poco a poco di notte e con esso molte gio,- vani piante, che di giorno sarebbero state rispettate. E prudente generale colui che comanda la ritirata, quando vede impossibile impedire la fuga; quel professore che dà la vacanza, quando capisce che gli scolari se la vogliono prendtre ; quell'ufficiale forestale, che assegna ciò che non può far custodire. Ma invece, per noi Italiani, il fare una legge e il modificarla a breve distanza, lo snaturarla con un regolamento, un decreto, una circolare, è cosa d'ogni dì; il violarla e da parte del governo e da parte del pcpolo pare una respirazione naturale. I boschi della :Svizzera e della Germania, che Ella, e a ragione, cita come modello, sono in quel rigoglio che sono, perchè la popolazione è educata al rispetto della legge; e la p0polazione è educata al rispetto della legge, perché la legge rispetta il bilancio economico delle famiglie povere. Da noi le miserie della popolazione o non si conoscono o non si curano a Itrimenti che con mezzi grossolanamente empirici e non se ne temono le conseguenze. Un Ministro conservatore illuminato come l'on. Gufociardini, ebbe quest'anno il coraggio di dire in piena Camera che di tutti i miseri e di tutti i deboli i contadini sono i più disgraziati; che nei comitati forestali gl' interessi dei contadini non sono sufficientemente rappresentati; che urge provvedere con una radicale e completa riforma dei tributi locali; che è vano illudersi, perché, quando meno si aspettano, possono avveni1•e scoppi improvvisi e terribili. Egli è una rondine, che non fa primavera. La classe dominante s'arricchisce, si diverte e non vuole tristi pensieri; se scoppi insani prorompono, giù pillole di piombo e tornerà la salute. La ricetta fu già sperimentata dalla monarchia francese prima del 1789, ma ebbe effetto non dul'aturo. La storia dell'imboschimento in Valtellina, non c'è bisogno di rammentarla a Lei, è li a dimostrare come senza la cooperazione del popolo non sia possibile promuovervi un imboschimento serio ed efficace. La legge del 4 luglio 1874 sui beni incolti non è che una ripetizione della Sovrana imperiale risoluzione 16 aprile 1839, scienti o inscienti i saggi legislatori, che la elucubrarono per poi parzialmente revocarla nel 188G. La sovrana risoluzione 16 aprile 1839 dice: « Tutti i terreni comunali incolti do- « vranno alienarsi.... L'alienazione può aver lu(lgo « contro il ~agamento del prezzo in danaro contante « ed a livello, e può farsi a chiunque... Può anche « aver luogo un riparto di tali beni tra i Comunisti « a testa ... ». N elio istruzioni annesse alla r:soluzione dell'Imperatore d'Austria si prescriveYa l'alienazione nella viajussoria e il pit1presto possibile e si escludeva per sempre l'adito al protcsfa.to motivo che i terreni di tale categoria potessero abbisognare agli usi focolari dei comunisti ed al pascolo del bestiame; poiché col riparto acconsentito dei beni fra i comunisti a testa, in vendita libe1•a od enfiteutica, , ra offerto a ciascun terriere un mezzo facile di procurarsi quel terreno, che gli poteva occorrere pei bisogni della sua economia domestica o pastorizia. Or bene, l'Austria, che era l'Austria non riuscì in Valtelllina ad eseguire la legge ; in alcuni comuni fa, popolazione si mostrò disposta a opporsi colla forza, piuttostochè rinunziare alle sue millenarie consuetudini. La severità amministrativa dell'Austria si franse ·contro la fermezza dei contadini valtellinesi. Intorno ai quali Stefano Jacini, che non fu mai nè radicale nè socialista, lasciò scritto : « Il sangue di quelle popolazioni aborigine, non mai o « assai poco mescolato con quello di altre stirpi, non « perdette l'antica fierezza sia nel medio evo, sia « nell'epoca più moderna, quando le attuali montagne « lombarde furono ripartite fra tre Stati, il Ducato « di Milano, la Republica Veneta e i Grigioni. Il tru- « ce fatto del sacro macello valtellinese provò quali « spiriti ardenti conservasse quella antica razza ener- « gioa nel male come nel bene ma giammai indolente « o servile ». Se la legge del 1874, dettata dal solito preconcetto dommatico di unitarismo amministrativo, impedì di tener conto dell'indole e ddla storia delle singole regioni italiane, almeno nell'applicarla si dovrebbero adottare i temperamenti necessàri, affinché la legge riesca un bene e non una vessazione per la maggioranza degli abitanti. Il Jacini, da vero uomo di stato ed eminente economista, avvertiva che in Valtellina una rigida esecuzione della legg.i sui beni incolti, che toglie al comunista povero gli oggetti di prima necessità, andava contro l'interesse sociale, creando una classe nuova di proletari. La quistione forEstale da noi è una quistione sociale di pritto ordine, una quistione di pane. Il malcontento di quei comuni, dove la legge si applicò con soverchio rigore e le molte deliberazioni dei Consigli comunali respinte dall'autorità superiore provano che il problema non è progredito verso una soluzione soddisfacente. Come risolverlo in modo stabile, cioè secondo giustizia? Io sono convinto che l'avvenire economico della nostra valle non sia il bosco, ma l'allevamento del bestiame, a cui potrà aggiungersi la coltivazione del 1abacco, se una legge illuminata e umana verrà a disciplinare questa materia. Le regioni, che traevano il loro reddito prindpale dal commercio del legname, in questi ultimi anni hanno perduto assai. Il ferro, r he si sostituisce ogni giorno più largamente al legno nelle costruzioni e nelle industrie; il gaz, che caccia il carbone dalla cucina; l'elettricità, che viene trasformando tutto il vivere sociale, ha prodotto e produrrà con velocità sempre più crescente il deprezzamento del legname. La Valtellina ha di legname una prc duzione superiore a' suoi bisogni e l'esportazione è resa difficile dalle stl'ade disagevoli e •dalle alte tariffe: è vero che il bosco non è ben distribuito, sì che trovi delle Alpi, dove la legna è abbrndonata ~lla putrefazione, e altre, dove es·sa è inferiore ai bisogni di consumo; ma per togliere questo squilibrio non è necessario andare all'estremo opposto e strozzare la pastorizia, che rappresenta un bene pnsente sicuro, per il bosco di qui a mezzo secolo, con valore commerciale incerto. Rim~oschendo intensivamente gli spazi necessari per guidare i corsi d'acqua e quelli franosi, quando però siano suscettibili di coltura boschiva, avremo assai più del necessario in ogni comune. Ma Ella potrebbe obiettarmi che questo principio è già seguito. Ed io potrei risponderle che questa è opinione Sua e dei Comitati forestali, i quali sono un'emanazione del Governo e dei Consigli provinciali perché il delegato forestale del comune, di solito un contadino solo soletto in mezzo a sei signori che non conosce, non riesce a difendere gl'interessi dei pastori e sta in quel consesso come un pesce sull'albe1•0, e così
RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIA.Li 269 i desideri dei Consigli comunali troppo spesso sono respinti. Imperocchè non è da negare che la presente lotta fra la pastorizia e l'imboschimento, nella sua forma concreta non è altro che un antagonismo di interessi: da una parte stanno i proprietari, che vogliono difendere dalle alluvioni i loro fertili poderi sulle colline e nei piani e partecipare nell'avvenire, sotto forma di diminuzione d'imposta, ai vantaggi che il comune ricaverà dal capitale accumulato nel bosco (partecipazione che è inversamente proporzionale ai bisogni delle singole famiglie) e dall'altra i contadini, pei quali l'uso dei beni comunali è assolutamente indispensabile, essendo la loro piccola proprietà insufficiente ad alimentare quei capi di bestiame, senza dei quali si trovano di fronte il dilemma, o il Brasile o la fame più dul'a. E' la medesima lo1ta fra il produttore della montagna e quello del piano si agita vivamente anche nelle regioni più agricole di Francia. Il signore_ vuol mettere a risparmio, perchè ha più del bisognevole; il contadino vuol consumare anno per anno, perché prima. di mettere a risparmio, s' ha a vivere. Cieco chi non vede che la l'Ustica agiatezza in Va.ltellina è sparita e che la miseria nella classe agricola da pochi anni è andata crescendo spaventevolmente; le famiglie rurali che fanno fronte normalmente ai loro impegni in alcuni comuni non sono più la regola, ma l'eccezione; e quelle che vi fanno fronte, per lo più usano denaro, che è frutto dell'emigrazione. Se v'ha angolo d'Italia per cui la calunnia del dolce far nierite sia una vera assurdità, è la Valtellina. Eppure le miserie dei contadini valtellinesi sono di poco inferiori, se pure non pareggiano quelle dei Siciliani e dei Sardi, i quali tanto gridarono che almeno si voi so lo sguardo d'Italia a loro. Nutriti ogni giorno dell'anno con un pane ferrigno e una 1,'0lenta, che le bestie dei signori rifiuterebbero; ammazzati dalle fatiche; sbattuti da. un usuraio all'alt1 o ; dissanguati dalle tasse; ma appiccicati come ostriche allo scoglio, all'antica casupola e a poche pertiche -di magro terreno, che dà loro l'illusione di una indipendenza economica e un certo sentimento di dignità personali', sempre coll'ansia nel cuore che anche di quel poco vengano da un giorno all'altro forzatamente spogliati, piccoli e minimi proprietari , principalmente quelli che hanno la bella fortuna di abitare intorno ai centri, diremo così, di maggiore civiltà e commercio, dove lo Hfruttamento del paisan è un'industria perfezionata e sistemata, p11ssa:10una vita ben misera, ben più misera degli operaj salariati di città. Questi, se la disoccupazione non li colpisce, guadagnano da vivere più o meno umanamente; i contadini hanno sempre hworo e sono Sbmpre malnutriti. E non vedono l'alba di giorno miglior", percl1i>, qud.ntunque la nostra provincia fl'areggi nobilmente con quella di Torino pel pri1uato dell' i&truz,one elementarc1 e lasci dietro a sè, assai da lungi, C\gnialtra provincia prevalentemente rurale d'Italia, i c-ontadini valtellinesi, vivendo spar~i su un fSt ..sissimo territ,,rio, con mezzi di comunicazione difficilissimi, souo tenacemente individualisLi e inteudono assai scarsamente i vantaggi dell'a;sociaziono cooperativa di produzioni', di consumo, di dit't!Sa contro le diFg•azie naturali e quelle artificiali (I). Se io sia nd vero. parlino i medici valtellinesi, che le coudizioni della r}11,ssedei contadini conoscono de visu ; parlino le tabelle delle malattie, su cui da po- (I) Per il lettore della Tlicista che eventualmente non lo sapesse, la Valtellina é form•ta dalle due valli piincipali dell'Adda (lunga 130 Cm.) e del ~-!era (Cm. 40) con una superficie di 40; Cm. q., chiusa fra le Alpi, le P,·ealpi o il lago di Como, con una popolazione, sparsa in 78 comuni, di 134,624 ab, di cui O o,o composta di contadir.i 1>iù o meno piccoli possidenti. Il possidente <lh·enuto p o~etario (e aon molti i11questi anni) di solito emigra. chi anni ha fatto dolorosa comparsa l' infame morbo della denutrizione, la pelagra ; parlino i risultati delle operazioni di leva.; i fogli della Prefettura coi numerosi avvisi di vendite co!l.tte d' immobili per poche lire, per pochi centesimi d' imposta ; i processi per piccoli furti raddoppiati in questo ultimo anno; parli infine la statistica ufficiale dell' emigrazione, la quale ci avverte che, mentre la Lombardia. presenta un aumento minore delle altre regioni d'Italia dt ci1•ca un sesto, la. Valtellina in un solo semestre offre un maggiore aumento di quasi il triplo delle altre province lombn.rcie e di più della metà di tutto il regno; infatti nella provincia di SoDdrio nel primo semestre 1895 furono 343 gli emigranti, nel primo semestre 1896 salirono a 657 quasi il doppio l La Valtellina insomma va diventando la SarJegua della Lombardia. E' questo un fenomeno sociale gravissimo, il cui studio dovrebbe interessare forse più i ricchi che i poveri; perchè, se mancano le braccia pel lavoro, se le braccia, per la minuita energia, meno producono, le conseguenze ricadono anche sui primi. E già qualche se1?no intorno si vide ,, si vede. Naturalmente il p1uperismo crescente ha cause complesse e varie ; ma connesse fra loro. Esso ci deve insegnare che nelle presenti circostanze è convenienza sociale e politica il non modificare la vita economica del povero : una multa, che è pag ..ta col ricorso al prestito o colla vendita. di una vacca, basta a dissestare, forse irreparabilmente, il bilancio di una famiglia E poichè giudici naturali e soli competenti dei bisogni dei contadini sono i contadini stessi, io proposi che il Comitato forestale venisse eletto direttamente dagli elettori amministrativi; e l' obbiezione di Lei che di elezioni se ne fanno già tante in Italia, non mi pare seria. Nella quisLione forestale si trovano a conflitto due ordini d' iuteressi g1·avissimi molto somiglianti a quelli ohe si sviluppano tra industriali e operai. Se queste vertenze sonc risolte d11,iprobiviri, cioè da giudici eletti direttamente dall'una e dall' altra classe, non é egli equo che le stesse garanzie siano concesse ai lavoratori del suolo? 11Ministro Guicciardini concesse a me alla Camera. che costoro sono insufficientemente rappresentati nei Comitati forestali e che i relati vi provvedimenti sarebbero stati discussi in occasione della l'iforma della. leg1?e forestale (Attt del parlamento, , ol. V, pa.g. 60tlU anno 1896). Ora il disegno di legge da lui testé presentato 111laCamera 1>limina anche quell'unico rappresentante genuino dei pastori, affidando il Comitato forestale quasi inter.i.mente ai Consigli provinciali, che in ltalia sono padl'oneggiati dai maggiori proprietari di terre, i quali sono persone stimate e s1imahili, ma i-aturalruente pensano prima a sè e ai loro e voi ai contadini. E' u11crt'ot·e il credere che noi s'amo padroui di tutti i nostri ~tudizi: in alcuni casi noi siamo t,u,to padroni di essi, come del colore dei nostri capelli. Yi è in ciascuno cli noi un egoismo di classP, che non è alLro che un sentimento di solidarietà e di difesa, come v1 è uu egoismo individuale e uno famigliare. <'i'onsempre l'alto senso della giustizia umana. riesce sop1·a di esso vittorioso; interessi personali e domes1ic,i, pregiudizi, consuetudini, abitudini menta li originarie e acquisite, tutta l'atmosfera intellettuald, in cui respiriamo, determinano necessariamente il risultato del noòtro giudizio. Nel caso nostro un f'atto1•eimportante del giudiz'o è qnello estetico; nel bos~o le persone colte, anche le meno sensibili, trovano un gr.inde motivo di compiacenz:.1; quello svilupparsi innanzi ai nostri occhi di tanta fecondità di natura rallegra l'animo. llsentimento artistico della natura, che nel bosco ha la sua più chiara. e sincera manifestazione, è più intenso quanto più andiamo verso il settentl'ione d' Europa. La lettera.- tura dei va.ri popoli lo attesta. Ma il contadino, che
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