234 RIVISTA POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIALI " AllaNatura ,, diMarioRapisardi. Dall'uomo primitivo all'uomo moderno, dal primo crepuscolo della civiltà alla luce meridiana dei nostri giorni, « quanti petti ha scossi e inebriati » lo spettacolo meraviglioso della Natura! E quanti inni, peana le ha innalzato l'uomo profondamente commosso, da quando balbettò confusamente i primi ~uoni inarticolati ad oggi, che snoda elegantemente le parole per lo sviluppo complesso del linguaggio; dalle prime alle più recenti manifestazioni letterarie; dai libri biblici orientali, da Empedocle, a Lucrezio, a Bruno, a Goethe, a Rapisardi, infine - il Lucrezio dei tempi moderni -. E pur bello tra tanti resta sempre il cantico « Alla Natura » del poeta catanese, bello per calore d'entusiasmo e per profondità di pensiero. In esso hai l'ingenua freschezza dei canti primitivi e la genialità della speculazione filosofica moderna; in esso l'ardore del poeta e la serenità dello)cienzato si temperano e si contemperano felicemente e ti danno un tutto organico, perfetto. Comincia l'inno: « E a te, diva Natura, « Libero sorga un cantico « Dal mio petto fede), · « Sia che remota e scura < Volga pe.'l mar dell'essere, « Sia che t'assenta a noi scevra di ve!. L'entusiasmo prorompe e si manifesta in un modo tutto originale, con quella congiunzione in principio, che fa un effetto sì potente. li poeta dall'intimo dell'animo sente una forza che l'induce a cantar la Natura, nasconda questa i suoi segreti o li syeli. Segue nella strofa che Yien dopo la serenità del filosofo. il quale sgannato dalle ricerche e dalle speculazioni, spiega i fenomeni naturali, non come effetto di Esseri sovrannaturali, ma come conse guenza delle forze stesse che regolano la iatura. Hai qui il poeta del Lucifero, che abbatte gli ideali e un solo Dio crede : « la Natura » della quale ha la concezione più esatta. « Una, diYersa, onnigena » la chiama infatti ; e in queste tre parole è una definizione perfetta; è la concezione monistica del divino Nolano, e di Haockel, il piti. gran naturalista vi,·ente. Qui il dualismo filosofico si concilia: non hai l'uno vuoto e monotono di Parmenide, nè lo scorrere di Democrito, ma l'unità nella diversità. Iclentitas ùi va- 'vm·ietate (Leibnitz). Alla bellissima inirnduzione tengono dietro strofe di una squisita fattura, di una robustezza di pensiero rara. A tratti epici il .\'ostro descrive la po tenza della Satura, pe1·sonifìcandolafelicemente: « Sul tuo carro di stelle « Muta procedi, e il pallio « Serri al virgineo sen. « Danzan leggiadre e snelle « L'ore ai tuoi passi, e versano < Per le immense regioni ombra e seren. Quale immagine sublime nei primi tre versi! Non hai una personificazione fredda, d'un pezzo, ma vivente, moventesi. La vedi proprio: vedi la gentile Iside, la quale gelosa dei suoi misteri pu-. dicamente li occulta. E 'l poeta ama la sua creazione, l'ama con la tenclresse di un amante, con quel sentimento indefinibile, che è il sentimento della Natura. Della Natura descrive, poi, con mara,,igliosa arditezza di tocchi la potenza sconfinata: sembra assistere agli spettacoli grandiosi, che dovette offrire la terra nel suo primo formarsi, alla lotta immane tra i furiosi elementi, tra le forze naturali scompigliate. < Fremi, e da' morti abissi < Balzan vulcani, e mugula « Il riverso Océan ; < Cadon confusi e sc1ss1 « Popoli e mondi, e placida « Tu sui nembi passeggi e l 'uragan. La strofa è sublimemente tragica. Che sono popoli e mondi dinanzi all' Immenso, all'Eterno, all'Infinito? E che è mai la nostra terra ? Un grane! di sabbia, un atomo, un nulla. E qui lo stesso concetto che informa la Ginestra del Leopardi; è qui il dolore che vien fuori dal contratto sconforteYole tra l'orgoglio dell'uomo, che crede sè centro dell'Universo, e la fatalità delle leggi naturali, che scom-olgono, abbattono i mondi per rifarli nuovi, che plasmano incessantemente la materia, trasformandola. I vari a~petti dell'Universo sono modalità della Natura, e come tali mutano, si rinnovellano. Vive solo la Natura, la Natura solo è eterna. Dinanzi al potere immenso di essa il poeta si sente rimpicciolire, prova un senso di terrore e prostra la faccia riverente. Tutto ciò è di una bellezza squisita, poco prima il Nostro ha accennato alla lotta incessante dell'uomo, desioso di strappare, colla scintilla del Genio, i segrnti alla Natura. E dal senso di terrore s' innalza trepida la canzone, proprio come al!or che l'uomo peimitivo schiudeva il suo petto al culto degli Dei e balbettava le prime parole di riconoscenza, commosso alllo spettacolo orridamente bello dei fenomeni naturali. Cantati i poeti terribili della '.\"atura, la commozione interna s'effonde nella preghie1·a. E 'l poeta
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