Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 8 - 30 ottobre 1896

148 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI federate nel senso collettivo per la difesa dei loro interessi economici e, diciamo, anche morali. E nemmeno indipendentemente dal giusto e pratico criterio della federazione, le dette società mostransi solidali fra loro in occasioni eccezionali. Poichè nel caso recente in cui la Lega ebbe il felice pensiero di richiedere il loro aiuto in favore delle Cooperative delle trecciaiuole toscane, soltanto 400 all'incirca società, ripetiamo, sulle 2000 e più che abbiamo in Italia, sentirono il dovere di solidarietà ·e di fratellanza, accettando la proposta di concorrere alla sottoscrizione con un modesto contributo. L'ultimo Congresso Socialista di Firenze, da quanto ne scrissero e dissero i più competenti e non sospetti adesionisti di esso, che pur vi presero parte, ha già anche troppo dimostrato che la gran maggioranza dei socialisti Italiani lascia non poco a desiderare per serenità e praticità d'intenti, non curando abbastanza ciò che risponde allo immediato immegliamento morale ed economico dei lavoratori. Noi facciamo voti perchè le numerose società cooperative, che oggi esistono e vanno sempre piu aumentando in Italia, abbiano a fedérarsi facendo capo a quella Lega, nella quale potranno trovare ad un tempo l'eco delle loro manifestazioni e dei loro bisogni amministrativi, giuridici ed economici, scambiandosi qu~i raggi di vita e di luce, senza cui non è possibile il loro cammino ascendente di prosperità e di progresso. E poichè di contro l'ultimo e settimo Congresso delle Cooperative medesime, tenuto non ha guarì (dal 10 corrente mese in poi) a Firenze, non poteva riuscire più spendido per numero di aderenti e d' intervenuti, anche autorevoli nostrali e stranieri, nonchè per la praticità e importanza delle sue larghe ed opportune discussioni e conclusioni, nutriamo speranza che i voti nostri caldi e sinceri, siano per essere fra non molto resi paghi, con vero ed incontestato vantaggio delle classi lavoratrici. Prof. VALERIANO V ALERIANI. LO STATO PIOVRA. I tentacoli del mollusco terribile, avvinghiano la vittima e ne assorbono e la materia e la vita, gli organi dell'amministrazione italiana, non meno feroci compiono la stessa opera sulla nostra infelice nazione. Non un membro, non una fibbra sfugge all'a vvinghiamento crudele, e sopravvive alla fatale distruzione. Le cause? Le spese pubbliche, elevate ad una somma sproporzionata alle risorse del paese, che crescono sempre, mentre la produzione è stazionaria o dec1·cscente. Il debito pubblico, cui tali spese ci hanno condotto è di tredici miliardi, al quale aggiungendo 2!)0 milioni di debito dei Comuni e delle Province, 3445 milioni di debito vitalizio e 1097 milioni di proprietà del tesoro, si ha una cifra di oltre diciotto miliardi, sui quali i contribuenti italiani, debbono annualmente pagare interessi elevati che vanno dal 3 al 6 per °lo, Sono questi debiti, che contratti in gran parte all'estero per mezzo dei titoli di Consolidato, assorbi• scono la miglior parte delle nostre rendite, ed influiscono ed aumentano di anno in anno la tangente di imposte che ciascuno paga e conseguentemente ad impedire qualsiasi iniziativa, a mantenere l'inerzia nella quale tutte le nostre attività sono piombate. Secondo alcuni, questi debiti dello Stato, dei quali tutti i cittadini pagano colle imposte gli interessi, sono il miglior rimedio; eppure se si tien conto della massa di ricchezza che va sperperata per il pagamento dei soli inte1•essi, e della apatia che questi interessi infiltrano nei proprietari di capitali, bisogna riconoscere che quei debiti costituiscono il peggiore dei mali. Tutti i capitali che oggi si investono in titoli di credito verso lo stato, sia in patria che all'estero, non potendo i possessori lasciarli infruttiferi, sarebbero stati impiegati nell'industria, nell'agricoltura, nei commerci. La tanto deplorata mancanza di capitali, che è una delle ragioni dell'anemia della nostra vita economica. non si farebbe così sentire. Il proprietario di capitali, potendo risparmiarsi le cure di un' amministrazione qualsiasi, e sfuggire alle peripezie ed alle eventualità che tutte le imprese, recano con sè inevitabilmente, ritenendosi assai più garantito dallo Stato che dai privati e dalle Banche, colloca i proprii capitali in tali Prestiti lasciando che le attività, anche più promettenti e vitali, si provvedano come possono dei fondi occorrenti al loro sviluppo. È un fenomeno dolorosissimo quello che presenta presso di noi il risparmio; risparmio che, come si vede, cerca di investirsi, quanto più può, nei titoli di rendita dello Stato, e che poi fa rigurgitare le Casse di Risparmio e le Casse Postali. La somma dei depositi presso le casse di Risparmio in Italia al 31 Decembre 1895 ascendeva a Lire 1.343.723,104. cifra enorme, che se da un lato dimostra esistere fra noi una certa quantità di danaro, dall'altra prova quanto questo danaro sfugga da quel1' impiego, pur sempre produttivo, che potrebbe alimentare vigorose iniziative e vivificare tante nostre attività con beneficio di intiere popolazioni. e,. * * Sfuggito così il denaro agli impieghi diretti, potrebbe trovare un collocamento proficuo ed utile al pubblico nelle Banche. Ma anche queste sono state avvinchiate dai tentacoli della immane piovra, anche queste subiscono le vicissitudini critiche dell'economia dissanguata, e sono più direttamente vittime dell'invadenza sconfinata dello Stato. Il privilegio della emissione aveva messo i maggiori Istituti cli Credito in condizioni di fornire, al pubblico ed alle !Janche minori, una somma di capitali che avrebbel'o potuto bastare alle necessità del

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==