Rivista di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 7 - 15 ottobre 1896

130 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI -ciò chiamasi naturale, entra un altro fattore di elezione, l'esperienza cosciente, la quale determina quell'elezione che chiamasi artificiale. Perciò nel regno umano o storico l'evoluzione è più rapida che non quella che sia nel regno animale. Questa esperienza cosciente, che chiamano senso comune, è più propriamente dal Trezza chiamata senso moderno, appunto perché risiede nei cervelli illuminati, geniali, privi di ogni specie di lacci intellettuali. La sua mercè le forme sociologiche, come la morale, il dil·itto, l'arte, la scienza, la lingua e la forma per eccellenza che è lo stato, vengono elaborate in modo perché meglio esse assicurino la conservazione e l' incr<lmento della società. Il senso moderno ha il compito quindi nella evoluzione sociale di impedire i ritorni atavici, le forme mostruose o in estetiche, le demenze, come le chiama il Trezza, di ridurre al minimum gli organi rudimentali, di abbreviare i periodi di trapasso, di rendere la vita serena, feconda di piaceri umani, scopo a sè stessa, senza fisime teologiche. Fattori supremi di quest'armonia sociale sono la vocazione e l'oper.>sità del lavoro, che insieme costituiscono l'onestà degli atti della vita. * * * Dopo lo Stato classico, prole dell'antropomorfismo pagano, nel quale sparisce l'uomo e formasi il citta.:- dino, che fa volentieri olocausto di sè su l'ara della patria, e la Stato medioevale, pNle dello spiritualismo cristiano, nel quale sparisce il cittadino e ricomparisce l'uomo affaticato dall'auto-olocausto per la glorificazione del suo spirito, e lo Stato giacobino, prole del criticismo religioso, nel quale sparise il cittadino e il martire e formasi l'uomo senza umanità e civiltà, cupidi di piaceri e di pecunia, per i quali facilmente ei fa gitto della propria vita, delineasi lo Stato democratico, prole del naturalismo scientifico e del socialismo umano, nel quale l'uomo si concilia col cittadino per la. vita piena del!' indi viduo e della società. Di fronte a questa forma ancora in istato di incubazione, ne minaccia per la ragion dei contrari da un più remoto avvenire, sciolto da ogni legame domestico e civile, uno Stato utopistico e irrealizzabile che se per poco si attuasse finirebbe col negar tanto l'individuo quanto la società. Solo lo Stato democratico, razionale, positivo, libero in tutte le sue manifestazioni, gratuito, del quale tutti sentiamo in noi la prossima evoluzione, benchè non tutti lo sapessero completamente discernere e perciò confondessero con fo1•meevoluti ve già tramontate, crogiolandosi in esse, darà valore all'individuo e al cittadino ormai r,rivi di caratteri etici, per la cui assenza sono oggi possibili e anche giustificabili l'immoralità pubblica e privata e il suicidio ovvero l'egoismo e lo stoicismo. * * * Le contraddizioni sono frequenti nella vita, ma nei periodi di dissoluzione sociale, i quali nella loro stessa dissoluzione maturano il ve1·bonovello, le passioni e i sentimenti si aguzzano, disponendo l'eccesso di checchessia all'iperestesia. Però bisogna esser cauti, perché pria di andare innanzi si dà addietro, quasi quasi si volesse pigliar la rincorsa; e questi periodi di rinculata potrebbero esseré relativamente lunghi ed eve1·sori. In tali casi l'occhio delle moltitudini stia fisso sugli uomini di senso nwdemo, i quali sentono in sè il futuro, fecondandone il germe~ senza aberrazioni, senza riconoscimento di errore, senta strani miraggi e ii•realizzabili, che turbano la coscienza dì quelli, che gli intravvedono, fino a riempirgliela di livore e di odio contro la società. Contro costoro si rizza la scienza, la quale assiste invece/ gli altri, che il benessere umano stabiliscono tra i limiti estremi della natura e della storia. * * * L'evoluzione da un pezzo avvenuta nelle tribù simili tra loro ha prodotto le nazioni, benché essa non fosse ancora tutta compiuta. Per questo incessante processo di nazionalizzazione (mi si perdoni quest'altra barbara parola) i popoli hanno aumentato in modo considerevole il numero degli individui che li costituiscono, sicchè il pigliar parte direttamente alla res publica riesce ornai impossibile, sia che le nazioni costituiscano un grande Stato unitario, sia che si aggruppino in piccoli Stati confederati. Conseguenza naturale di ciò è la rappresentanza nazionale. Nondimeno per il cattivo governo di codesta 1•appresentanza in Italia si è ingenerato nella coscienza dei timidi il dubbio che si potesse fare a meno di essa, ignorando costoro che nella vita delle nazioni vi fossero sempre stati due principii, dei quali l'uno scaturisce dall'altro, e perciò opposti tra loro, il vecchio e il nuovo, e ignorando che nei paesi retti assolutamente quello sostenuto dalla forza delle armi vivesse stentatamente alla luce del sole e questo preparasse in segreto la caduta di esso, mentre che nei paesi retti costituzionalmente si ponessero l'una di fronte l'altra due fazioni, le quali se si alternassero rigidamente fide al proprio instituto si troverebbero dopo una certa stagione talmente svisate dinanzi alla pubblica opinione, che quando questa fosse ben matura, allora, o esse accoglierebbero quanto sarebbe in loro quello che a ma.no a mano si fosse venuto maturando in seno al popolo ovvero questo prima o poi si porrebbe come nemico. In vero fino a che i Parlamenti nazionali fossero la manifestazione schietta del popolo e sino a che tra questo e quelli vi fosse p1•estanza continua di funzioni assirnilati·ici, rappresenterebbero nello Stato quello che rappresenta il regno vegetale di rimpetto al regno minerale, l'uno, cioè, presterebbe all'altro gli elementi inerti, e l'altro assimilandosi li vivificherebbe. Se non fosse ardita l'immagine direi che per il regno minerale il regno vegetale è l'ideale: parimenti in uno Stato il Parla-mento nazionale è la sintesi e l'ideale di esso. Ma se le funzioni di circolazione si interrompessero allora i Parlamenti nazionali c1·istallizzerebbero, perdendo il loro scopo, sicché varrebbe davvero meglio che non ci fossero affatto. * * * I Parlamenti costituzionali che nacquero in tempi antichi in seno a genti germanil)he, dalle quali le genti latine li hanno ti-apiantati nei !ore paesi, adat-

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