r RIVISTA POLI'flCA ESCIENZE SOCIALI Dlrett•re Dr NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parta.numto ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno I. - N. 24. Abbonamentopostale Roma30 Giugno 1896 SOMMARIO: Al lettore - L•Ordinamento dell'Esercito, La Rioista - La tattica del partito socialista italiano, Dr. Napoleone Colajanni - La miseria sessunle, Nocciòlo - A proposito di un recente libro sul Brasile, Errieo De Marini• - Il fallimento del sistema industriate, P. Kropoikin• - Il Socialismo non è semplice quistione di stomaco. J. ltfesnil - Indice. I pochi abbonati i quali ancora non si sono messi in regola coll'Amministrazione sono pregati vivamente a farlo indirizzando cartolinavaglia all'On. Dr. Napoleone Colajanni Roma. AL LETTORE La Rivista, nascendo,110nadoperòl'artificiorie/le grandi promesse,perchè110nda quelleb11011e inten:ioni onde si dice sienotappe:.:alionere i muri rle/l'inferno, 71ensòreramentedi ottenere {11ggetolesi111pa1ia.Ora, dopoun a11110vissutonel vropositorl'1111al rga operosità, parmrloalla Rivista rl'es.çergiunta quasi a 1,n dì, rielgiurli:io,s71erache rial {atto le venga la stima co.çtantedel 7mhlico. Prn.çiil lettorecome la via rie/leletteresia in /lalia seminatarii tri/1oliper lei swna i.~tru:io-ner1 l710710/0 e pel poco71regiondein generalela cultura~tenuta,così che liJ riciste di wltura che !li ritolgonoancheal popolo, rlemorraticamente,cìnno poco fortuna. perchè,a ogni incapar6,può 71arersacrificioil cPntesimoe me:zo per giorno di un abhonamrntoannuo di cinque lire, desiinatoa cresrerglile cognizioni e a .~largagliil pensiero. E per questola Rivista à ragione di fidar ml {avoredel pu~lico:che pure fra condizionicosì infelici di ambiente,essa è riesci/aa tanta diffusioneda esserlepossibile,in questosuo anno ventttro,arricchire la sua collaborazione,specialmenteper quellapartedi critica letterariache quest'anno {ti come tentata 7Jer saggio. Intanto il lettore,scorrendol' inrlice, rnrlrà il lavoro fornito sin oggi, e se trn i titoli ecocanti letture che gli die1eroil compiacimentodi un'idea,gli capitiper avcent11rail titolodi un articoloche {tt, sgradilo,pensi il lettorealla passionesua di parte, e rammenti che la Rivista, anmmcianrlosi,questopromiseed à man· tenuto: evitarel'intransigenza di un pensierow1ilateraie, che non 11uòessere mai vero riflesso di cose. Con tale preponimento,d'essereun organodi cultura e non la i;ocepartigianad'una sella, la Rivista nella sua propayanrlasinceramentedemocratica à rotulo e dovutofar parte alle varie opinionidellademocrazia. E à publicatoarticolide'più noti scrittori, anche oppostidi parte o di scuola.Tra gli altri, articoli di: E. Berti - A. Bizzoni - G. Bovio - A. Brunialti - A. Campanozzi - E. Carpenter - A. Calli - N. Colajanni - F. Coletti - G. D'Aguanno - G. De Greef - F. De Luca - E. De Marinis - J. Destrée - S. De Pilato - G. Deville - F. D'Ovidio - F. Elia - E. Ferri - F. G. Ferrero - A. Gabrini - A. Garbarino - G. Gianformaggio · - A. Graziadei - A. Groppali - P. Guarino - « J. La Bolina» - P. Kropotkine - A. Labriola - P. Lafargue - E. La Loggia - G. Liberti - A. Littarru Zanda - A. Loria - E. Lo Scalzo - Magalhaes Lima - S. Merlino - R. Mirabelli - F. i'1ormina - J. Mesnil - L. Mortara - V. Oli. vieri - R. Orlando - V. Pareto - G. Pinardi - F. Puglia - M. Rapisardi - G. Romano Catania - U. Rabbeno - D. Sacerdoti - B. Salemi - G. Salvioli - C. Schmldt - G. Sergi - P. Valera - V. Valeriani - F. Virgili. La lì.ivista avrà nelprossimoanno la collaborazione di alt, i illustri scrittori italiani e stranieri. Il lettore,sull'in1lice, vedrd di quanti soggettiinteressantidi scieme sociali; di quante quistioni economiche d'attualità; di quante cose i·arie la Rivista si sia occupata,e che messedi notizie abbia {o-mitocon lo « sperimentalismosociale >, le recensionie le 110te bibliografiche. Poi, nessun argomento politicoche in Italia abbia commossol'opinionefu trascuratoo insufficientemente espostodalla Rivista. La Rivista à fortementecombattutor.ontroil pervertimentomorale del crispismo,e control'accecamento e i colpevolidella follia africana; e•l à levatola voce per avcertircdel pericoloclericaleeh' t'- tanto minacciosoalla libertàquantoa.ncoraignoratoda i più;ecl à scelatoipocrisiee men:.ogneche il 1xiesepaga di scenture,onrle,poi che tentava di dire anche tutta la verità, la Rivista ebbeil ·danno di due se1uestri.
370 RtVISTA Di POLITICAE SCIENZESOOIA.1..t Tuttavia,in codestoprimo anno - e ciò è di composizione,di esperimento,di adattamento - qualche lacunapotrà esser rimastanellasodisfazionedel lettore ç-0m' è rimasta nell'attuazionedelnostroproponimento. Per far meglio duecosesonoindispensabil:i da w1a parte l'operositàdella Rivista, e cli questoil lettorennn dubiti; e/all'altraparte il favore continuoe la puntuale cortesiadegli abbonatie cli ci6 non dubilci la Rivista. ~~'...._,/"'-../"'-../~'-./ '\,./ '\.../........_,,,,..'-./"\J'~ ............ L'Ordinamento dell'Esercito L'assoluzione del generale Baratieri ha fatto le spese della. stampa per parecchi giorni. La sorpresa e la. indignazione manifestata in taluni circoli sono artificiose e non sentite perchè l'avvenimento era previsto ed atteso ; noi aggiungiamo ch'esso è logico ed anche giusto, informato cioè a quella relativa giustizia eh' è oramai la vergognosa caratteristica del!' Italia nuova, e che si compendia nella uguaglianza della impunità assoluta per tutti i gra.ndi delinquenti, che cooperano a rovinare la patria. Noi che giudicammo severamente l'ex governatore della Eritrea quando gli altri lo adulavano e lo paragonavano a Scipione l'Africano possiamo o 6 gi non commettere la viltà d' incrudelire contro un caduto e di affermare che nella terra dove si assolve un 'l'anlongo e non si processa un Crispi la condanna di 01•este Baratieri sarebbe stata una eccezione scandalosa. 'fra. breve, del deputato di Breno non si parlerà più, ed egli potrà anche ritornare a pr,indere il suo posto a Montecitorio e farsi liquidare una patriott.'ca pensione; intanto si parla con un certo interesse dell'ordinamento dell'esercito, che dovrà essere discusso tra breve innanzi alla Ca.mera dei Deputati e che potrà determinare una crisi parziale o totale del gabinetto Di Rudinì. E da. questa possibilità viene quell'interesse. Abba Ca.rima ebbe la virtù di richiama1•e l'attenzione pubblica sul nostro esercito, che ha divorato circa dodici miliardi e che non ha servito se non a p1·ocurarci delle disfatte in Italia come in Africa, male compensate dalla disciplina mostrata nel 1•er,r:- mere le più innocue dimostrazioni popolari e nel massacrare contadini ed operai inermi per ordine dei superio1•i. Se noi volessimo occuparci delle condizioni del nostro esercito non mancherebbero miserabili che ci accuserebbero di anti-patriottismo e ci attribuirebb'ero la. intenzione della caiunnia per riuscire alla demolizione di quella istituzione, che i· monarchici italiani con retorica usuale chiamano. l'Arca santa della nazione. Prefel'iamo, perciò, senza metterci nulla di nostro, di riferil•e il giudizio di un giornale non solo monarchico, ma anche dinastico, e che si pubblica in Torino, dove gode, meritamente, di non poca autorità. La Gazzetla Piemontese - il giornale, cui abbiamo fatto allusione - ali' indomani .dell'assoluzione del Barati eri seri veva: « Degli altri ufficiali supe- « riori non uno ha dato .prova di avere una intelli- « genza superiore alla media, di evere una iniziativa « felice, una conoscenza esatta dell'arte della guerra .. « Una camplgna, che durò tre mesi non ha posto in « luce che inettitudini nella classe dirigente ... Il di- « sastro di Abba Carima può avere un solo effetto « buono; quello di dimostrarci che molto marcio « esiste in parecchie istituzioni, che la retorica non « serve a nulla e che per vincere in guerra bisogna « saper vincere tante altre cose in tempo di pace .... « Le sconfitte caratteristiche come quelle di Abba « Carima non hanno solo una importanza militare, « tecnica, ma segnalano una disorganizzazione del « paese, del quale l'esercito é la emanazione, una « rovina di molti programmi e di molti pseudo-ideali. « ... Tacendo la verità dopo il disastro ci preparia- « mo altre sventure; bisogna parlar chia1•0e forte ». E forte e chiaro parlò in Senato l'on. Generale Primerano, ch'ebbe il torto di parlare tardivamente dopo cioè, che fu come destituito - con ragione - dal grado di Capo dello Stato Maggiore. Egli non è un giornalista, anzi dovrebbe considerarsi come il più competente tl'a i militari italiani, a giudicarne , . almeno della carica, che tenne per alcuni anni. Ebbene: 11Generale Primerano non esitò un istante a dichiarare che le condizioni del nostro esercito sono tali che se esso venisse impegnato in una guerra europea ci procurerebbe una disfatta frreparabile. E volevano riuscire a questa disfatta irreparabile quei ministri pazzi o dilinquenti, che per parecchi anni di seguito provocarono la Francia dal 1887 al 1891 e che con fenomenale incoscienza prepararono una spedizione in 01•iente nell'autunno del 1895? Ma quali le cause che ridussero l'Arca santa in condizioni tali da dovere rappresentare il maggiore pericolo per la nazione? La citata Gazzetta Piemontese osservò: « Bisogna scoprire, mettere a nudo, e « bollarle tutte le tenebrose influenze, siano ·esse di « Montecitorio o di setta, per cui agli alti uffici non « sono chiamati i più degni, ma i più intriganti e i più « vicini al carro del governo; è necessario che l'eser- « cito rimanga al disopra di ogni intrigo, che i mi- « nlstri della gue1·ra, uso Mocenni, non pieghino il « capo alle necessità parlamentari o alle prepotenze « servili di un Crispi, o alle titubanze finanziarie di ·« un Sonnino: ci vuole una nuova aria, un nuovo « programma, nuove forze e nuovi ideali ». In questo luogo è evidente che il giornale monarchico è reticente ; non vuole o non può dire tutta. la. verità. Le tenebrose influenze sono quelle di Mon-
RIVISTA DI POLITICAE SCIENZE SOCIALI tecitorio o delle sette? Evvia ! Mocenni confessò che si voleva sostituire Baratieri dopo Amba Alagi. Chi lo impedì ed a chi risale, qi.iindi, la v(;lra e g1•ande responsabilità di Abba Carima? Non si può saperlo; o più esattamente: non si può dirlo nei giornali. Lo si dice nei caffè, nei crocchi amichevoli, nei corridoi di Montel1itorio, però quando lo si accenna nell'aula della Camera dei _Deputati il Presidente, per dovere di ufficio, richiama l'oratore e cerca soffocarne la voce col campanello. Se lo ripetessimo qui, il Procuratore del Re ci sequestrerebbe. Queste influenzé misteriose, che non sono quelle di Montecitorio o delle sette, vollero la spedizione africana, vollero mantenere al posto Baratieri dopo la sua dimostrata. incapacità; vorrebbero il ritorno di Crispi, o dei suoi imitatori, e la guerra a fondo ... Queste stesse miste• riose infiuenze, infine, non vogliono che l'esercito abbia un alto ideale veramente nazionale e che perciò venga organizzato in modo adatto per raggiungerlo colla maggiore efficacia e colla minore spesa possibile. L'azione deleteria delle infiuenze misteriose continua e si comprende quindi che si faccia sentire nei progetti di riordinamento del generale Ricotti ; i quali dal lato politico e militare non ci possono dare la nuova aria, il nuovo programma, le nuove forze e i nuovi ideali. Tutto ciò si potrebbe ottenere costituendo un esercito essenzialmente nazionale, che si potrebbe avere col reclutamento territoriale, collo allarga.mento della base e colla ferma ridotta al minimo possibile: riforme tutte che ci avvicinerebbero gradatamente alla uazione armata nella quale, secondo il pensiero di Cattaneo, tutti sarebbero militi, nessuno soldato. Un ordinamento militare siffatto non potrebbe avere che un solo grande obbiettivo, un solo ideale : la difesa della nazione contro i nemici esterni. Che cosa ci darebbe invece l'ordinamento proposto dal generale Ricotti? Un esercito dalla compagine serrata, ma non numerosa, adatto quanto mai a reprimere sempre e dovunque i nemici delle istituzioni vigenti, "impotente a difendere vittoriosamente l'Italia contro una invasione straniera; e lo dimostreremo altra volta. L'opera dell'attuale ministro della guerra è, dunque, essenzialmente reazionaria e, quali che possano essere le conseguenze parlamentari, tutte le frazioni della democrazia sociale dovrebbero combatterla. E la combatteremo. LA RIVISTA. ~~--._..,,--._..,,--._..,--._..,,'-../'../'.../ La Rivista - per le esigenze d~llo spazio - è costretta a rimandare a' fascicoli venturi un interessante articolo del prof. A. GH!SLERIsul caso Pantaleoni, a proposito della discussione del Bilancio della P. I.; altri articoli fra i quali uno di C. GmE: « Socialismo e cooperazione » e uno di A. I-IAMON « Lo spirito militare» e altri di vera attualita sulla « Estrema Sinistra» e sulla « Circolazione in Italia (a proposito di un articolo del Frascara) » ecc. Latatticdaepl artistocialitsatlaiano l. La forza manifestata negli ultimi tempi dal partito socialista italiano, e quindi gli allarmi sinceri dei conservatori, i timori bugiardi e interessati ostentati dalla banda crispina, gli entusiasmi legit· timi e le speranze - non sempre misurate - dei socialisti stessi, hanno richiamato l'attenzione sul giovane e vigoroso partito. Si discute meno sulle dottrine del partito stesso - che segue rigidamente il marxismo, quale si è venuto formulando in Germania da alcuni anni in qua - e più si discute sulla tattica, che ha vera importanza politica in quanto concerne il presente e può influire sull'attitudine e sulle decisioni degli altri partiti e del governo; e se ne discute oggi più del solito perchè si attendono con interesse le risoluzioni del prossimo Congresso socialista di Firenze che potranno assumere alquanta importanza per le non lontane elezioni generali. Dico alquanta importanza e non grande, come si 1:otrebbe supporre poichè sono convinto che quali che esse teoricamente ed ufficialmente, siano, la tattica della grande maggioranza del partito socialista continuerà in realtà quale fu per il passato. Nella gentile città dei fiori gl' intransigenti, probabilmente, avranno il sopravvento e proclameranno l'isolamento del partito e la sua guerra contro tutti gli altri partiii con grande soddisfazione dei conserntori, dei reazionari, e degli uomini, che sono attualmente al governo ; ma in fatto la loro gioia non verrà giustificata, perchè si troverà il modo di venire alle non confessate transazioni e ad accomodamenti, che intaccheranno bensì la disciplina militaresca che si vuole imporre, ma che rappresenteranno pur sempre il trionfo del buon senso e la prevalenza del!' istinto di conservazione e di aspirazione al progresso, con grande benefizio della causa della democrazia sociale. Così almeno, mi pare, che si possa argomentare dal passato: il dictatum dei Congressi di Reggio-Emilia e di Parma venne di fatto poco rispettato. Accennai alla intransigenza, che probabilmente prevarrà a Firenze tenendo conto delle manifestazioni dei vari congressi regionali, nei quali essa - meno, se non erro, in quello di Napoli - predominò; intransigenza che ha avuto fasi diverse e varie modalità, ma eh' è stata e sarà sempre deplorevole. Animati da un fanatismo, che sarei per qualificare settario, molti dei socialisti italiani che hanno avuto ed hamrn ancora il monopolio del partito, da principio ostentarono un grande disprezzo per la -politica in generale; arrival'ono al morboso furore contro la repubblica; respinsero ogni alleanza
312 Rl\tISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCtALI ed amicizia con partiti affini o meglio con partiti coi quali si hanno comuni molte aspirazioni e comuni i nemici; manifestarono una baldanza iroppo giovanile, talora infantile, ed una sicurezza di t,,ionfì immediati e sostanziali e lanciarono scomuniche, - che nulla avevano da .invidiare a qu&!le papali - contro coloro che osavano conservassero libe1'tà di giudizio e indipendenza di condotta, per quanto inspirata da rette intenzioni. Non mi drlungherò a documentare tutto ciò; mn, perchè caratteristici, citerò pochi fatti. Nel 1891, se la memoria non mi tradisce, appena ar1·ivato alla Camera uno dei deputati del gruppo socialista lo invitai amichevolmente a presentare una interrogazione su cerie violenze commesse dal governo cont1·0 i repuùblicani di Li,·orno. Mi guardò con un senrn di commiserazione, si strinse nelle spalle e mi mandò con Dio dicendomi sprezzantemente: non mi occupo di politica io! I motteggi, le insinuazioni, gli attacchi contro la repubblica sono notissimi. Quanto alla giovanile e irragionevole fiducia nel trionfo prossimo del proprio ideale mi basta ricordare che a Palermo, nel 18():3, qua~do i Fasci - e che Fasci! - pullularnno come i funghi in Sicilia ci fu chi proclamò Cavallotti e Imbriani gli ultimi - proprio gli ultimi ! - gendarmi della p1·op1·ietà p1·i·vata. Ora si è messo giudizio. Alla politica si cl'ede già: si lavora felibrilmente e sanamente daperlutto per la conquista dei pubblici poteri; la repubblica la si vedrebbe t1·ionfare di buon grado come un passo innanzi, ma non si spenderebbe un soldo nè una goccia di ~angue socialista per la medesima; e i fumi delle vitt01·ie parziali e dei progressi innegabili cl1e fa il socialismo in Halia non danno più alla testa e non fanno scorgere come certo e immediato l'anento di certi ideali, che ~ono possibili ma sicuramente remoti. :'\on ostante tutto ciò, non ostante queste correzioni Lenefiche, che sono state l'opera del tempo e della esperienza, rimango no alcune mende nella tattica del partito socialista italiano, che sarebbe desiJe1·abile, $parisse1·0. Rimane sopratutto: - I' imitazione rigorosa di ciò che si fa altrove e la imposizione di una identica tattica per tutte le regioni d' I tali a; - l'aYVc-rsione Ye1·so le alleanze .colle rnrie frazioni della democrazia, che non accettano i11tegralmente il progt'amma dei socialisti o meglio dei collettivisti: - il malrnzzo delle scomuniche contro chiunque non giu1·i e non operi i11 confo1·mità del sillabo socialista formulalo nei precedenti Congressi, che ora si vorrebbe pm·fezionare col sistema dei manda ti imperati-ci. Yi è poco da sperare che nel Cong1·es~) di Firenze si corregga ufficialmente la tattica del partito socialista italiano; si può, però, preYedere che l'insieme. che costituisco la intransigenza del medesimo non tarderà ad essere abbandonato. Vero è che le masse fanatizzate dalla precedente propaganda le si conservano tuttavia fedeli, per il mi. soneismo eh· è proprio delle masse; ma certi sintomi, certe impazienze e vorrei dire certe ribellioni sono daVYero confortanti. Così De Marinis, Casilli e qualche altro deputato socialista sono stanchi di una tatlica e di una disciplina che li menoma da un lato e li mette dall'altro in continua contraddizione colla grande maggioranza dei prop·i elettori; stanco della suddetta tattica, desideroso di aria libera si è dichiarato il Coluago nella lettera al Don Cliisciotte a propo:;ito della votazione di ballottaggio di Palermo e in un articolo - p1·imo di una serie - pubblicato nella Riscossa di Palermo; cominti della opportunità di una condotta di,·ersa si sono chiariti in toscana due uomini di grande valo1·e, il Bonardi e il Zerboglio; e, i11finP, siguificantissimo è il mutamento avvenuto in Turati e in Bissolati, che indubbiamente sono tra i pii1 eminenti e tra i più ascoltati nelle file del partito socialista iltaliano - e lo sono meri tamente perchè c1·edo il Bissolati il più completo, il più sistematico e ii piì1 sodo nella coltura economica, mentre ritengo il Turati non solo un polemista di primi:;simo ordine, ma anche dotato di un acuto senso politico. Tutto ciò fa bene sperare per l'aneni1·e; intanto con dolore si deve constatare che la g1·a11Je maggioranza del partito socialista italiano non segue costoro, che sono Yenuti a dirnrso e migliore consiglio o si mantiene fedele alla tattica intransigente, che viene ancora raccomandato da persone che godono di grande e giustificata influeuza tra le quali ricordel'Ò Barbato, Bosco e :--ìoèin Sicilia, Lercia e Chiesa in Lunigiana, .\gnini nell'Emilia et! altri dei quali non mi viene in mente il nome, altrove. Farò menzione speciale del Prampolini, che mi sembra, con gradis,;imo mio rammarico, com-erti to da recente alla intransigenza. !!, 1 ° Due parole sullo scomuniche. L1no dei primi, se non il primo ad esserne colpito fui io; che per ayer detto il vero in riviste e giornali, per essermi tenuto alieno dalle intolleranze, fui proclamato socialistoide .... e peggio. Non me ne curai e tirai dir·itlo per la mia sti-ada assistito dalla serenità della mia coscienza. Le scomuniche mi conservarono in eccellente salute e mi procurarono la soddisfazione talrnlta amara, di ,·edere confermati dagli avvenimenti i miei timor·i e le mie previsioni; di vedere accettati i miei modesti consigli da coloro che pii, aspl'amente li aYernno oppugnati. Il tempo con me si e mrsti·ato dan-e1·0 gala11tuomo. Che dire delle all1·e scomuniche recenti e minori? Se si ripetessero e dirnnissero sistema non potrebbero che get-
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 373 !al'C' il r·idicolo sull' inler·o pal'tito. Come pensare di\·ersamente . e è slato denunziato con orrore l'avvocato' Magliano perche accettò un pingue onor·ario in una causa elettorale? se alt1·i gio\·ani napoletani furono designati come reprobi perchè buoni amici ciel Prof. :'liitti? Scomuniche che hanno rnriiio un effetto non buono sono state quelle che hanno costretto alcuni socialisti a rinunziare alle cariche cli a~sessore o deputato provinciale. Si dimentica che con così fatti criteri gretti si fa perde1·e a molti l'occasione di fare del bene ai propri amici, di farsi valere e di fare propaganda efficace. Dapertutto, e in Italia più che altroYe, spesso non si va in un partito per la porta grande della convinzione intellettuale; ma le relazioni personali, coi contatti ripetuti, preparano le relazioni politiche. E si dimentica - ciò eh' è più importante - che i socialisti, come tutti gli alt1·i partiti hanno bisogno di fare la prop1·ia educazione nell'amministrnzione della cosa pubblica per non dar luogo. a cattive prove - e se ne eb• bero in Sicilia e nelle Romagne - che discreditano e 1·itardano i progressi delle idee propugnate; considerazione della massima importnnza per chi è en1rato nel!' ingranaggio del possibilismo inteso nel senso buono come ultimamente lo ha deliueato il Urnusse e che nella pratica riassume ed applica il concetto della evoluzione. l 'ltima e più clamorosa scomunica è stata quella lanciata conlr·o De Felice por il \'Oto dato all'ono1·orole Di H.uclinì il :JO maggio. Mi ranlo cli avere molto cont1·ibuito ad indurlo a darn r1uel roto, cli t:ui deve senti1·si soddisfatto chi lo dette come sono soddisfatti quasi tutti i suoi elettori. Filippo Tu1·ati ha fatto una difesa convincente dell'operato dell'onorevole rappresentante per Catania e non la ripeterò guastandola. ~li permetterò di aggiungere che in Germania non si scomunicò il Vollmar, che dissente in tanti punti essenziali dalla dottrina e dalla tattica dei pezzi grossi del socialismo tede· sco. In Francia non è stato scomunicato il Mir·man che non vuole accettare la dott1·ina collettivi,ta: e il gl'uppo socialista della Camera, J"iunito sotto la presidenza di Clovis Hugues il 4 Giugno, pur \·otando ·un ordine del gior·no clw rappresenta il p1·ogramma del partito quale fu formulato da Milleraud nel banchetto delle municipalità socialiste, 11011lanciò alcuna scomunica contro i nove astenuti e gli otto as~enti, che si supposero dissenzienti. In questa occasione il deputato Lavy si aggrego al partito lieto che si fo se formulato un pr·ogramma comune: ma dichiarò in pa1'i tempo tlie « la libertà di muorersi resta in realtà, inte,·a « per ogni individuo, per ogni gl'Llppo nel grande part.ito socialista». Cosi le scomuniche, per·ciò, rimangono una specialità del socialismo ufficiale in Italia, t:he non per nulla è la terra doYe sta il ,·aticano. Fo1·ma nuova, pii1 acuta della intolleranza è quella cli taluni che vorrel.Jbero fa1·e accetta1·e il mandato impe1·ativo. Questo portato del giacobinismo s'intendo, se non si approva, come ol.Jbligatorio per tutti i rapprasentanti del popolo; imposto ai mem• b1·i cli un solo partito, eh' è quello in minol'anza assoluia, po1-rebbe chi lo accettasse in condizioni d' inferioritìt di fronte agli altri partiti e ne paralizzerebbe ogni movimento ed ogni azione; con ragione, dunque, lo combatte Filippo Turati. che osserva con alquanta malinconia: « cosi poco si « legge e si riff,<!lteancora fra noi e cosi grande « è l'impero clei partiti pr·esi, che neppure tesi « cosi oneste e modeste - quelle contro il man- « dato imperativo - avranno pronta f01·tuna. « I più tenaci a respingerle saranno gl' intransi- « genti, qua-i una oscu1·a coscienza li avvertisse « che senza impe1·ativi categorici sarebbero presto « per terra e sentissero il bisogno di ammanet- « tarsi da loro medesimi. Così tutte le fedi soprav- « vissute al bisogno storico, che le generò, doman- « ciano al dogma ed alla coazione un prolunga- « mento artificiale di vita ». Ben detto! ;2.· Più di aLtualità e la più importante dal punto di vista pratico, è la quistione della alleanza tra socialist-i e partili affini, o più esattamente tra le Yarié frazioni della democrazia sociale. :folla di piii assul'do e di più dannoso di questo isolamento assoluto, di r1uesta lotta contro tutti prndicata con desolante unanimità sino a poco tempo addielr·o e contro la quale per fortuna e cominciata una viva reazione, che darà i suoi frutti. La tattica che induco a respingere qualunque alleanza coi partiti affini si fonda sopra preconcetti che sono dapertutto erronei e che lo sono con maggior ragione in Italia. Un partito, che si dichiara evoluzionista, com' è quello che s'inspira alla dottrina di :\Iarx, non si capisce come potrà, essendo in minoranza, realizzare gradatamente le vagheggiate riforme senza il concorso cli altri partiti, che senza arrivare al collettivismo, pure vogliono riformare più o meno profondamente le leggi e le istituzioni vigenti. Non si cnpisce perchè il partito socialista che può percor10ere tanta strada insieme ad alt1·i si voglia privare degli aiuti preziosi che gli possono venire e che gli r-endcranno sempre più sicuri i progressi. Questo pal'tito socialista ha formulato unp1·ograrn111aminimo, sul quale possouo convenire e conrengono molti, che socialisti non sono - almeno nel senso ol'todosso marxista -; tale programma non può tr-ionfare che coll'opera concorde dei non •
374 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI socialisti. Ora se la sua realizzazione Yiene ritenuta proficua perchè non adottare i mezzi adatti per raggiungere il fine? E mezzo adatto è quello degli accordi e delle alleanze cogli altri partiti sulla base di reciprocità di aiuti o di mutue concessioni. In Italia, in ispecie, s'impongono queste alleanze perchè qui mancano o sono povere le condizioni economiche e intellettuali, che favoriscono lo s,·iluppo della pianta del socialismo; sono necessarie in Italia, pove - specialmente nel mezzogiorno e nelle isole - le file scarse del partito vengono composte dagli elementi della borghesia ed anche dell'aristocrazia contro le quali si dovrebbero appuntare le armi sue. Alle alleanze si deve veni1·e specialmente in Italia dove, forse, non un solo socialista entrerebbe a Montecitorio senza il concorso dei repubblicani e dei radicali. E non un solo socialista penetrò nel Parlamento Inglese nelle ultime elezioni perchè prevalse la tattica dell'isolamento prediletta dagli intt ansigenti italiani. Di che oramai si mostrano cominti e il Turati e il Marchesano e il Colnago e cento altri (1). L'alleanza coi repubblicani e coi radicali in Italia e altrove viene consigliata dalla intrinseca dottrina dagli ultimi professata. I 1·aclicali, dice l'amico Rouanet - uno dei più colti e pili stimati socialisti francesi - sono intervenzionisti dalle idee profondamente umanitarie e che costituiscono un partito prezioso, nel quale il socialismo può 1·eclutare molti adepti. E che altro rappresenta r intei·venzionismo se non il prog1·amma minimo del partito socialista che accetta e propugna la dottrina di Marx? Perciò Jean Jaurès, il pili geniale dei deputati socialisti francesi, non ostante la rottura brusca avvenuta col radicalismo al momento delle dimissioni del Gabinetto Bourgeois non ha esitato a scrivere che se i 1·acticali tomassero al potere con un programma vigoroso e ardito i socialisti li appoggiereb bero. Ma i socialisti francesi non sono forse abbastanza ortodossi? Ebbene sovraggiungc opportuno l'esempio dei socialisti del Belgio: a Bruxelles poco fa si riunì la federazione socialista per discutere sulla alleanza coi progressisti ; ed essa, venne esplicitamente approvata da 2261 voti sopra 291G votanti. Terrà conto il Congresso di Firenze di questo lodevole esempio, che gli viene da un paese dove il socialismo è bene organizzato, forte e cosciente? Poco vi si può sperare ; fortunatamente le sue de- (1) Acutamente ba trattato della convenienza delle alleanze e della moderazione,oltre che il Turati in parecchi numeri della Critica sociale, A, Giardina nella Riscossa di Palermo. cisioni, con o senza scomuniche, nella 1·ealli\ non Yerranno ri.-pettate. 3° Ed ora un'ùltima parola su di un er,·ore che intacca tutta la tattica del partito socialistn italiano. Questo è troppo corriro a ,·olere rigidamente imitare ciò che si pensa, si seri ve e si fa in Germania ed è altrettanto corriYO a volere imporre una tattica rigidamente identica in tutte le regioni d'Italia tanto e profondamente diYerse per le condizioni economiche, morali, intellettuali e sociali. In questa mania di uniformità essi non Yengono uguagliati che dalla maggioranza dei monarchici nostrani, che hanno messo in pericolo l'unità della patria a forza di volere far violenza alla natura. Il par·tito socialista italiano ci tiene ad essere ritenuto seguace del positirismo ; ma esso dimentica che il positivismo è essenzialmente relatiYista nel senso che si deYe tener conto sempre e in tutto di tutte quelle rnrietà e differenze l'egionali, che come si osservano nel clima fisico, del pari si impongono - e. forse con maggrore intensità - in quell'insieme di condizioni sociali che il Trezza bellamente chiamò clima stoi·ico. E conchiudo notando che comprendo la intolleranza e la intransigenza in coloro che si dichiarano Yolgarmente rirnluzional'Ì, che respingono ogni azione parlamenta,·e e che credono nelle improvYise e miracolose trasformazioni integrali delle vigenti istituzioni con un colpo di bacchetta magica. Questa intransigenza ebbe iu Italia i uoi rapprc ·entanti nel mazzinianismo tra quelli elle Alberto Ma,·io derideYa col nome di bl'am.ini e dei quali furono campioni Dl'UscoOn,·ris e Soro Pi1·ino. Questi bramini ridussero agli sgoccioli il partito mazziniano che pure in Italia avrebbe tanta ragione di essere. Ma francamente la intransigenza in un partito nuoYo, che vuol vivere nel mondo della realtà, che accett.a l'azione parlamentare, che si dichiara es··enzialmente rositivista ed evoluzioni:;ta, non mi pare logico e sopratutto non mi pare utile. Cui giovi tale intransigenza abbiamo u11criterio sicuro per giudical'!o: ogni ,·olta che se ne ha una manifestazione a Montecitorio i pilt calo1·osi nell'app1·0· rnrla sono gli amici sinceri e fedeli del passato ministero. Se altro non vi fosse, dov1·ebbe bastare questa sintomatica a1)p1·ovazione per condannare l'intransigenza. Dr. :\. COLAJA~:-.1 Dr. Nar;oleone Colajanni - CONSULE CRISPì=. Auto-Difesa (fu sequestrato durante il periodo elettorale). L. 1,25. L'alcoolismo: Sue C0'1.seguenzemorali e sue cause, L. 3. La Sociologia cri>r.inale: Due volumi di 1300 paginP, con una grande tavola. L. 13,50. Gli abbonati delh Rivista godranno dello sconto del 25 0[0.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 375 LA MISERIA SESSUALE 11 i Fisiologi e psicologi sono concordi nell'affermare che nell'uomo adullo nessun bisogno, tranne la fame e la sete, sia cosi imperioso come l'amo1·e: bisogno ugualmente fo1·te nell'uomo e nella donna, anzi una nota sc1·ittrice, la Sig. Streiiberg, dice che l'i ·tinto sessuale è più potente nel sesso femminile: « negar·e tal fatto è da parte delle donne una rnra ipocrisia, una completa assurdità». Siccome l'e!-perienza non può decidere la quistione, almr.no finchè individui di un sesso non si muteranno nell'altro, è bene ritenere pa1·i l'intensità nel l'istinto dell'amore. .-\Ila prepotenza del quale, nessun Yalido può interamente sottrarsi, onde gli igienisti unanimemente giudicano che dopo raggiunta la pubertà il ·odisfacimento dei sensi è condizione assolutamente essenziale per la sanità corporale e psichica degli uomini: l'impedire quel sodisfacimento cagiona danni molto seri, il piu delle volte irrimediabili, comunque non sempre visibili immediatamente. nla il nosti-o istinto sessuale, quello di noi gente mode,·ua delle g1·a11dicitt~. quello di noi sopr·atutto che apparteniamo alle pi·o(essioni libei·ali non è più al suo stato naturale. Più tosto esso fu dalle condizioni della civiJHi artificialmente condotto ad un'altezza veramente rovinosa. Tutti culoro che abitano le città, sanno e provano come in esse la vita sessuale sia infinitamente pit1 eccitata pet· la pr·ovocazione pii'.1 facile; e la tensione nerrnsa e la grande attività dei sensi, specie negli studiosi, forma un terreno adatto allo sviluppo di una sensibilità morbosa, ciò è adatto allo sviluppo di tutte ... le piante esotiche del bisogno sessuale. Tutte le azioni della vita moderna sono fattori che senza dubbio agiscono sulla vita sessuale, nè si può negare che il metodo di educazione delle nostre ragazze abbia una parte considerevole nello sYiluppo eccessivo del bi,ogno d'amore. Il dr. Retau, un medico tedesco specialista per le malattie delle donne, dice che la ragione sta nel fatto che alle ragazze manca l'esercizio corporale all'aria libera, e la loro istruzione leggera non riesce ad interessare e occupare a bastanza il loro spirito, allo stesso tempo che la pa1·tecipazione negli affal'i è assolutamente negata. Da ciò, come conseguenza psichica deriva il lungo tempo passato fra la noia, il tedio, I' igna,·ia, ingeneranti un alto grado cl i eccitazione ~essuale. Intanto, mentre la vita moderna, e specialmente (I) Dr. 1-leinz Starkenburg - L11, 11tis1•1·fo sessuale - Palermo - Sandron - 189G. I,. 1,50. quella delle persone colte, è raffinatamente modellata e cinicamente disposta a un eccitamento sove1·chio, ipertrofico, la vita moderna e specialmente quella delle persone colte è appunto spietamente disposta alla oppressione della vita sessuale. Onde avviene che ci si getti in braccio alla lasciYia. Primo incitamento all~ l~scivia è la nostra « educazione mo1·ale ». Nel mondo antico, quello ch'era naturale er·a naturale: si parlava degli atti sessuali come degli altri bisogni cor·porali, come della fame e come della sete ; e l'esposizione delle nutidà impediva la libidine fra noi rigogliosa, impediva la nostra lasciva pritde1'l·e. Dopo il cristianesimo venne l' impostura insana e malefica del segreto applicato ai pitr semplici e normali desideri, e si rimase attacca ti a un sistema monacale: nascondere tutto con un velo, nascondere tenacemente, fanaticamente, ed è stato vano il mostrare in tutti i modi la ridicolaggine del sistema, la inanità sua di fronte allo scopo cui vorrebbe tendere. E anche invano s· è parlato e mostrato mille mite le dannose conseguenze della « educazione morale ». I fanciulli raccolgono nel pantano incomplete e perniciose nozioni su ciò che sarebbe pu1· alto ed ammirando quando venisse insegnato pudicamente; e le fanciulle non vengono, inoltre, educate a' 101·0 doveri di madre. La costituzione dell'organismo umano, e i rapporti dei sessi fra loro sono troppo strettamente legati al com. ito della donna perchè non sia importante dare alle fanciulle adolescenti una razionale spiegazione cli questi rapporti ; nell'igiene della donna, dice il ~lantegazza, esisle un capitolo che riguarda gli organi del senso e l'atto generativo: si potrebbe tener per epilogo questa parte del libro, ma non dimenticarla. Se si pensa di che importanza sia mai la vita sessuale, riesce veramente incomprensibile, scrive il Retau, che l'uomo sorvegli e curi e migliori i suoi animali co' i sistemi di riproduzione, mentre non solo trascura del tutto la propria genezione, ma non la tratta umanamente. Perchè agli occhi de' giovani i piaceri sessuali appaiono con luce così seducente e radiosa? Nessun'altra è, se non il mistero della funzione sessuale, e il mistero facilmente infiamma le menti de' giovani. Poi che non ànno dagli educatori la parola ri- ,·elatrice, essi si procurano la conoscenza nel vizio e col vizio. E la conoscenza in tal modo ottenuta rivela alla gi0Yentì1 il segr·eto di pulcinella nella forma peggiore di piacere, di godimento a qualunque costo. Nulla dice a' giovani come la funzione se ·suale sia un dove1·e da compiere nel modo piit verecondo e pitr sano.
376 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Se un libe1·tino, rotto' a tutte le arti della dissolutezza, cercasse nel SùO degenel'ato cervello un mezzo diabolico pe1· costringere al servizio di Venere la stessa V.i1'ginia,non potrebbe oggi trovare un me7.zo di riescire tanto probabile quanto quello di chiuderla in un istituto femminile di educazione. Si, l' « educazione morale » è completa, e nulla è uguale al desiderio lascivo, alla profonda lordura della sensualità, come il furtivo tacito lento svariato studio dell'apprendere, conoscere intendere la vita sessuale. La conoscenza è impedita dal velo trasparente della proibizione ma è illuminata dall'aureola del segreto nella dolcezza del peccato che alletta a investigare la scienza occulta, e questo studio - proseguito spesso per mesi e anni - raggiunge il suo scopo per tutte le vie tortuose e brutte alle quali sono indirizzati i pensieri e l'opera degli adolescenti. Questo conduce il genere umano nel fapgo perchè in modo turpe guasta l'animo del fanciullo sin dalla sua tenera formazione e rende la sua fantasia impotente e corrotta, onde viene poil'uomo incapace quasi di concetti nobili, puri, sereni. La menzogna è la radice d'ogni male. La menzogna educativa spruzza nel tenero embrione dell'anima del fanciullo lo spirito della doppiezza, e l'amore è visto solo con gli occhi velati dalla lordura. Non vi è antidoto piì1 efficace contro la libidine e la lussuria che la schiettezza. Nulla è per se stesso sconveniente, indecente: solo il nostro ragionamento lo fa tale. Perciò il falso pudore, la pruder·ie, è .così ributta.nte a un uomo veramente casto! L'unico sfogo veramente naturale e perciò morale dell'amore è il matrimonio; ma generalmente il matrimonio per la gioventù maschile della classe borghese non è possibile prima d'esser vicini al trentesimo anno; e ciò per motivi materialmente economici. Indirettamente la tardiva possibilità al matrimonio dell'uomo esercita la sua influenza sull'età matrimoniale della donna. Dalla condizione economica dipende la rarità dei matrimoni e la scostumatezza che ne deriva; e non è già al contrario come vorrebbero dare ad intendere i moralisti, quanto predicano, da quei scemi che sono che l'immoralità dei nostri tempi fa parere più gradevole all'uomo la vita da scapolo la quale rende possibili tutte le licenze. Il celibato è un sacrificio e un disordine e, generalmente nessuno vorrebbe rimaner celibe se le ragioni economiche non rendessero il matrimonio uno spavento. I bisogni naturali, specie per le donne, sono dunque sottoposti alle necessità del nostro ordinamento sociale; quale sia il 1·isultato lo dicono le sale anatomiche le prigioni gli ospedali e i manicom1. Ciò che rende piì1 triste l'osservazione è il fatto che non solo non c' è alcuna speranza che i l'apporti sessuali migliorino, ma al contra1·io si può prevedere ch'essi si faranno sempre più opprimenti. Perchè le condizioni economiche diYen1ano ogni giorno peggiori, onrle i matrimoni diminuiscono fra la borghesia e la scostumetezza e la prostituzione s'accrescono. Che avverrà? - Io sono destinato a conserYare la specie, - dice l'uomo -, lasciatemi compiere il mio dovere. Tu non lo puoi, - ghigna la fOcieià. - Non ti è permesso, - grida la morale. - Ma io lo devo, - prosegue la natura. D'onde l'infermità il martirio, la corruzione, il yizio, il delitto. La prostituzione, le malattie veneree, i crimini sessuali, in un tempo non molto remoto avevano appena una minima diffusione: essi nella loro attuale espansione - che come un'ulcera corrode la vita del popolo - sono il frutto dei 1·appol'li economici dei nuovissimi tempi. La prostituzione, le malattie veneree, i crimini sessuali vengono dunque da una forma di privazione, di fame : essi sono la fame di amore. E la brava morale gente borghese proibisce i drammi del Sudermann ed applica pudiche foglie di latta avanti le parti genitali delle statue degli dei! NòCCIOL'). ApropodsiutonrecenlitbersoulBrasile ci) Alessandro D'Atri, che, per pena inflittagli per reato di opinione da magibtrati all'ordine di Fra1Jcesco Crispi, ancora non può rivedere i suoi amici e compa gni d'Italia, ha pubblicato un'opera dilettevole e i · portante sugli ultimi avvenimenti politici del Brasi e, la quale spinge a considerazioni ed a paragon· a proposito dei fatti che oggi si vanno svolgend Italia. Il libro che costituisce un importante doc .nento della storia contempor ..nea del Brasile per I serie di notizie e di giudizii autentici che conti .1e, dati dagli uomini pubblici più noti di quella n Lione, si legge con quel diletto vero con cui si seg e un romanzo. Basta leggere le prime pagine di quest'opera per non lasciarla se non dopo averla letta tutta. L'arte tipografica e le numerose fototipie sparse pel libro contribuiscono ad aggiogare a questo il lettore. (1) Alessandro D' Atri = Uomini e cose del Brasile - Napoli, Tip. Tocco 1896.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 377 La narrazione degli avvenimenti politici, le considerazioni, i giudizii cedono talvolta il posto alla dernrizione viva di luoghi, al racconto piacevole, agli sfoghi dell'autore; ma tutto ciò è armonizzato saviamente e nella unità di un concetfo politico e di un fine superiore. Trattasi di un libro rhe non solo ha avuto ed avrà ancora la sua importanza nella nazione che esso giudica, ma anche qui. Ne fa già prova la traduzione francese, come testè leggevo nel La peti/e république, che insieme con gli altri giornali di Parigi ha pubblicato un notevole articolo sul volume del D'Atri. La prima parte di questo è dedicata specialmente ai fatti che si vennero svolgendo dagli ultimi tempi della monarchia al giorno in cui Floriano Peixoto scendeva dal seggio presidenziale p€ r cedere il posto al successore Prudente de Moraes. La seconda parte è dedicata a questo nuovo periodo succeduto nella vita della repubblica. Una terza parte infine è dedicata ad una particolare regione meno nota del Brasile, detta Minas Geraes (miniere generali). Le tre parti sono tutta una rivelazione di uomini e di cose in questo ultimo periodo della storia del Brasile; costituiscono un racconto preciso della pacifica rivoluzione dall' impero alla repubblica e sono una fonte di notizie e di aneddoti storici alla quale attingeranno i futuri narratori dell'America latlna. La questione della emigrazione è obietto nel libro di osservazioni e di consigli. Specialmente il capitolo Triste rimpatrio! è una descrizione commovc nte della storia degli emigranti, tra i quali, dice l'autore, molti sventura1i che nè manco l, hanno t1·ovalo di che sfamare la loro fame antica, nè manco li hanno trovato di che asciugare le loro lacrime. L'autore ripete consigli già dati al governo, cioè di porre il ferro sulla piaga degli agenti di emigrazione, che costituiscono la prima e più grande sventura per quell'infelici costretti a lasciare la patria maledicendola. L'autore ricorda all'uopo una sua lettera aperta al Ministro Crispi. Ma ... parlare di sventure umane a Crispi? Fare appello al cuore di lui, che rappresenta uno dei più tristi tipi di egoismo cinico a cui sia pervenuta la società borghese ? Questo libro sul Brasile costitui:;ce un grande ammaestramento per gl' Italiani che, comunque, si preoccupano delle presenti condizioni del paese. Tralascio alcune considerazioni secondarie che mi sono suggerite da alcuni punti dell'opera. Per esempio la scena che l'autore racconta nel capitolo Nuove conoscenze ammaestra quanto sia necessario il ridestare innanzi tutto la coscienza in quelli che aspettano la redenzione, e come talvolta nella storia i beneficati siano contro i redentori di essi. !ili senta un poco che cosa risponde una schiava divenuta libera: « Noi negri non amiamo la Repubblica: non sappiamo che cosa farcene, noi, di quei bellimlJusti di giacobini. Noi vogliamo il lusso di chi ci govei-na; vogliamo lo sfarzo, la pompa della monarchia e della corte. Noi nascemmo schiavi ! > Questo linguaggio ho trovato talvolta io tra agricoltori di alcuni paesi del mezzogiorno d'Italia. Mi fermo invece a qualche considerazione di carattere politico. Non è vero che i rinnovamenti politici nelle nazioni avvengono quando le minoranze politiche che li propugnano si siano elevate nella rappresentanza nazionale a grossi partiti. Anzi talvolta niente vi è di più illusorio che il resp<'nso dato dalle urne. Il Visconte de Ouro Preto, 1,residente dd Ministri e uomo di fidi:c:a dell'Imperatore, proponeva alla C01·ona di sciogliere la Camera, e infatti Don Pedro con decreto dei 15 giugno 1889 scoglieva la Camera, convocava i comizii elettorali pel 31 agosto e fissava la 1•iapertura della Camera ai 20 novembre dell'anno 1889. Contemporaneamente il governo dava assetto alle finanze del paese, riorganizzava la guardia nazionale. Le elezioni del 15 luglio furono una grande vittoria pel governo e per le istituzioni. Gli oppositori, di ogni colore, erano sconfitti. L' imperatore ed il gove1•no si preparavano alla solenne inaugurazione della nuova legislatura. Ebbene cinque giorni prima che si riaprisse il parlamento, il 15 Novembre del 1889 nel Brasile veniva proclamata la repubblica. CoopEratori del gr.rnde avvenimento erano stati uomini nei quali governo e imperatore avevano fiducia. Vi è stato un momento nella vita politica italiana negli ultimi tempi (non alludo agli ultimi fatti africani) in cui forse stava per avvenire qui, da parte di qualcuno, ciò che si compiva nel Brc1sile. Ma la storia recente di questo paese ci da altri ammaestramenti. Il D'Atri mostra come il govemo provvisorio costituitosi nel Brasile era composto in maggioranza di uomini convinti e sinceri, c;oè non convertiti all'ultima ora. Quel governo provvisorio diede prova di saggezza; ma un errore grave commise. Lo indico con le parole dell'autore (pag. 121): essi malintesero un sentimento di rettitudine politica, abbandonando dopo un anno il potere dittatoriale, mentre vedevano e doveveno sape1·e che la repubblica abbisognava ancora cli loro, della loro ene1·gia, della loro abnegazione, del loi·o patriottismo per nutrirsi dell'opera e del coraggio dei suoi migliori cittadini e sentirsi solid,i e gagliarda di fronte a qualunque attentato alla sua esistenza. Nei passaggi politici la dittatura s'impone ed ha il dovere di non cedere ai nuovi venuti, ai neofiti fino a quando non abbia essa liquidato il passato. Ed infine altre considerazioni mi suggeriscono le cose che l'autore dice di quelle due belle figure brasilene, Antonio Prado e Gaspare Silveira Martins, due ex ministri del!' Impero, il secondo dei quali io ho potuto eei·~op1_ilmente a,p~rezzare; ma mi contento
378 RIVISTAPOLITICA E DI SCIENZE SOCIALI solo di ripetere all'uopo che quando le innovazioni politiche e sociali sono compiute e si rivelano in tutti quei benefici effetti, che prima di quegli avvenimenti si disconoscevano, allora gl' intelletti politici forti e gli animi aperti o si ritraggono rispettando la nuova volontà nazionale o gr.ivitano verso il nuovo. lo sono grato al mio Alessandro D'Atri per avermi dato il modo di leggere un libro che io non ho seguito soltanto pel sentimento dell'amicizia, ma pel diletto continuo, sino all'ultima pagina, che eoso mi ha dato e per l'utilità vera e gli ammaestramenti. E mi ha fatto poi nascere nell'animo un desiderio grande di vedere la selvaggia bellezza delle foreste vergini che egli descrive, di ammirare quelle piante di tutte le età, di tutte le altezze che egli ha visto, e di ri- _ posare nella solitudine maestosa del bosco sotto quell'albero gigantesco, che quaranta uomini non avrebbero abbracciato. E al mio amico fo infine un augurio : possa un giorno raccontare ai brasileni la storia italiana di quelle cose che oggi egli del B1·asile ha raccontato agl' Italiani. ERR!CO DE MARINI$ •• ~ ~'-../ '-./' Ilfallimednetsloisteminadustriale Continuazione e fine vedi N. precedente V. Il mercato inglese è ingombro, i mercati dell'estero gli sfuggono, e sopra i mer.iati neutrali si compra al disotto de' suoi prezzi. fale è, rispetto ali' Inghilterra, la conclusione dell'osservatore che sa studiare. Si conta sull'Australia, ma, ptr il numero sempre crescente delle braccia disoccupate, l'Australia seguirà l'esempio del Canadà e fonderà delle fabbriche. Mostrando al mondo ciò di cui gli abitanti delle colonie sono capaci, Ì'esposizione coloniale ha affi•ettato il giorno in cui ogni colonia farà_ da sè. Già il Canadà e l' India impongono dei diritti protez;onali alle mercanzie britanniche e pressanti istanze pel loro alzamento sono continuamente dirette ai due governi. Quanto ai mercati del Congo, di cui si è tanto parlato, ai calcoli del Sig. Stanley, ed al miraggio d'una rendita annua di 650 milioni di lire contro consegna fatta dalle fabbriche del Lancashire di pezze di cotone di cui gli Africani si farebbero delle cinture, son cose tanto fantastiche quanto i progetti secondo i quali l'Inghilterra si sarebbe arricchita fabbricando def berretti da notte per i Chinesi. I Chinesi preferiscono i berretti fatti da loro stessi e, quanto ai Conghesi, quattro nazioni almeno si disputano già la loro clientela: l'Inghilterra, la Germania, gli StatiUniti e l'India, senza contare il Belgio. Ci fu un tempo in cui la Gran Bretagna ebbe il monopolio degli oggetti manifatturati, n1a ora, non ritenendo che le sei principali contrade industriali d'Europa e gli Stati-Uniti, l'Inghilterra, pur conservando il p1·imo posto, non dispone che d'una metà dell'esportazione totale, di cui due terzi di filo di lino e più di un terzo di cotone. Ma mentre trent'anni fa l'Inghilterra occupava il primo posto nell'industria del cotone, non aveva nel 1880 che un po' più della metà dei fusi in attività nei paesi di Europa, negli Stati-Uniti e nell'India ( 40 milioni su 72 milioni) ed un po' più della metà dei telai (520,000 su 972.000) perdendo costantemente del terreno, mentl'e altri paesi ne gua.dagnavano. Il fatto non era che naturale ed avrebbe dovuto essere previsto. Non c'è ragione che l'Inghilterra debba essere sempre la grande filatrice del mondo. Dovendo il cotone greggio essere importato, la Fl'ancia, la Germania, l'Italia, la Russia, l'India ed anche il Brasile ed il Messico possono, come l'Inghilterra, filare dei cotoni e tessere delle cotonine. Ma l'apparizione dell'industria del cotone in un paese, come ancora quella delle altre industrie tessili, diventa il punto di partenza di tutta la serie delle produzioni chimiche, meccaniche, metallurgiche e minerali, forzate a seguire lo impulso dato. Infatti tutto deve trasformarsi, tanto il commercio che le manifatture per soddisfare ai nuovi bisogni. · Ciò che è avvenuto pel cotone è vero anche per le altre industrie. L'Inghilterra ed il Belgio non hanno più il monopolio del11J.fabbricazione delle lanerie. Gl' immensi opifici di Verviers restano silenziosi ed i filatori belga sono nella miseria, mentre la Germania aumenta la sua produzione ed esporta annualmente nove volte più lana del Belgio. L'Austria ha pur essa le sue fabbriche e la sua esportazione di lane. Riga, Lodz e Mo3ca forniscono la Russia dei panni più fini; e lo sviluppo di questa industria fa nascere a centinaia le occupazioni corrispondenti. La Francia f bbe per molto tempo il monopolio del commercio delle seterie. Si allevavano dei bachi da seta nel Mezzogiorno, ed era naturale che Lione fosse il centro di questa fabbricazione. La filatura, la tessitura e la tintura della preziosa derrata si svilupparono considerevolmente; si che la seta greggia indigena divenne insufficiente e se ne bbognò importare dall'Italia, dàlla Spagna dall'Austr..1.lia meridionale, dal Caucaso e dal Giappone da nove ad undici milioni di libbre nel 1875 e 1876, non racco• gliendo la Francia che 800 mila libbre di seta indigena. Migliaia di fanciulli e di fanciulle furono attirate dalle campagne a Lione e nelle vicinanze. L' industria prosperò. Intanto nuovi centri si creavano a Basilea e presso alcuni contadini di Zurigo. Degli emigranti francesi avevano importato questa industria che si sviluppò in ispecial modo dopo la guerra civile del 1871. L'amministrazione caucasiana invitò degli operai, uomini e donne, di Lione e di Marsiglia a venire ad insegnare ai Russi ed ai Georgiani i processi dell'allevamento del baco da seta e della fabbricazione, e Stavropol divenne alla sua volta uno dei centri di questa industria; l'Austria e gli Stati-Uniti seguirono l'esempio. Dal 1872 al 1881 la Svizzera ha più che raddop-
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