RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 319 sarebbe il solo obbiettivo dell'umanità e la routine la sua guida migliore, si è trova.ti. in disaccordo con le tendenze attuali dell'attività umana. Nessuno nega che la speci ..lizzazione sia di fatti il punto di plrtenza d'una produzione considerevole; ma avviene che pit1 il lavoro si semplifica. e diventa facile ad apprendere, più si rende monotono e noioso e l'operaio prova il bisogno di variare il suo lavoro per esercitare le sue facoltà rimaste inatti ve. E ci acoorgiamo che non c'è profitto per la comunità aribadi1•e un essere umano, sua vita durante, in un angolo d~lla officina o della miniera, sottraendolo a quelle occupazioni che gli permette1•ebbero di viverd libero nella natura, parte cosciente del gran tutto, contribuendo con tutto il suo potere e con tutti i suoi mezzi all'opera comune, con quell'intima soddisfazione che lascia sempre la produzione artistica. e scientifica. Le nazioni non vogliono specializzarsi. Ogni nazione é un insieme di tendenze, di bisogni, di risorse, di capacità, di attitudini e di genii diversi. Il territorio che esse occupano non è uniforme, esso comporta i suoli, i climi ed i paesi più varii: monti e valli, piani e colline, littorali, alte terre; le razze stesse ne sono spesso ben distinte. La diversità è dunque uno dei principali attributi del territorio e de' suoi abitanti, e a questa diversità deve corrispondere una grandissima varietà di occupazioni· L'agricoltura fa nascere le manifatture, le manifat ture sono indispensabili all'agricoltura e la loro coo perazione è feconda. A misura che le conoscenze tecniche fanno parte dcll' istruzione di tutti e diven"ono internazionali o ' ogni nazione si sente capace di applicare le sue energie a. tutti i differenti lavori agricoli ed a tutto le varietà d' industrie. La scienza non conosce frontiere politiche, l'industria nemmeno ed oggi si tende a creare in ogni paese, in ogni regione, a fianco dell'agricoltura., il più gran numero possibile di indu_ strie diver3e. I bisogni delle agglomerazioni umane corrispondono anche a quelli dell'individuo. E mentre una divisione temporanea del lavoro resta la più sicura garenzia di successo in ogni impresa particolare, la di visione permanente scomparirà fa.talmente e sarà sostituita da una grandissima varietà di lavori intellettuali, industriali ed agricoli corrispondenti alle diverse facoltà del!' individuo ed alle capacità collettive delle agglomerazioni. Lasciando da parte i libri, per istudiare la vita umana considerata nel suo insieme, noi ci accor• giamo subito che, se è utile mantenere temporaneamente la divisione del lavoro, è tempo anche di reclamare la integralità del medesimo. L'economia politica ha avuto tutto il tempo di predicare la divisione dbl lavoro; spetta a noi di domandare la sua. integralità. Poichè noi affermiamo che l'ideale dtilla società, lo scopo che essa deve avere di mira, è I' integralità del lavoro. È d'uopo che ciascuno de' suoi membri arcivi a produrre ad un tempo un lavoro intellettuale ed un lavoro manuale, che ogni uomo capace si occupi nei campi ed all'officina, che ogni agglomerazione, potendo disporre di risorse naturali varie - nazione o regione - produca e consumi tutto ciò di cui può a.vere bisogno in derrate agricole ed articoli manifatturati. Certo, finché la società snà organizzata in guisa da permettere ai detentori del suolo e del capitale di appropriarsi - sotto la protezione dello Stato cd in nome dei loro pretesi diritti storici - il sovrappiù annuo di ogni produzione, una simile trasformazione non potrà attual'si completamente. Ma il sistema industriale attuale che riposa sulla specializzazione permanente delle funzioni, porta con se il germe della sua rovina. Le crisi industriali sempre più frequenti e prolungate, e di cui 1'11rmamento gtinorale e le guerre aumentano ancora l'acutezza, ne rendono la durata molto precaria. Tanto più che ·i lavoratori annunziano altamente che non sopporteranno più con la stessa p:i.zienza la miseria causata da tali crisi che a/frettano così il giorno in cui la proprietà pri~ vata e la produzione capitalista saranno scosse dalle fondamenta da una serie di lotte intestine la cui durata dipenderà dal più o meno buon senso delle classi privilegia te. Ma noi sosteniamo ancor<1. che ogni tentativo socialista per ti-asformare le relazioni esistenti tra capitale e lavoro, resterebbe infruttuoao se non prendesse in considerazione questa tendenza ali' inteo-ra- o lit.i del lavoro. Da noi le differenti scuole socialiste non vi hanno 1rc>ppo badato. Per 1·iorganizzarsi, la Società dovrà r:nunziarti a questa utopia di « nazioni specializzantesi » per produrre tali derrate agricole, o tali oggetti manifatturati. Ogni nazione dovrà contare su se stessa per nutrirsi, per produrre la maggior parte delle sue materie prime, per combinare l'agricoltura con la manifattura, il lavoro dei campi con l' industria decentralizzata, per dare a' suoi figli un' edu cazione integrale, insegnando lor.>, fin dalla prima età, la scienza ed un mestiere manuale, sola educazione degna degli uomini e delle donne che comporranno la società futura. Ogni nazione deve fare la sua agricoltura e la sua manifattura, ogni individuo deve lavorare nei campi e nelle arti industriali e deve posaedere le conoscenze scientifiche insieme al mestiere; tale è - noi lo affermiamo - la nuova orientazione delle nazioni incivilite. Le pagine seguenti sono state scritte per provare quanto sia ben fondata la prima as,erzione. • (Continua). p. KnoPOTKINE.
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