bi 122 coli commercianti, quasi lutti caltollici, in difesa delle Cooperative. AJ vecchio ideale del De Mun dei sindacali misti di padroni e operai, il padre Rutlen contrappose il movimento s-indacale c1·istiano. Questa sinisLra cattolica ha potuto opporsi apertamente al clericalismo e prendere iniziative originali soltanto• quest'anno con La Lal1.ica di Poullcl: perchè le forze finanziarie del part;to per un fenomeno analogo a quello che si vide nel P. P. I. erano sempre rimaste in mano agli elementi. conservatori. Così nei primi sei anni del dopoguerra la polilica di Unio1t .sacrée dei tre successiv,i ministeri Delacroix, Carton de Wiart e Theunis, non trovò forti ostacoli nel partilo cauolico. Ma ril vero eroe della parentesi reazionaria postbellica è il' partilo liberale. Rappresentò la dillatura dell'oligarchia valJone francofila. Theunis con molta abi]jtà fu l'uomo della politica delle riparazioni. Ora gl1i cletlori belgi gli hanno inflitto una disfalla ancor~ più definitiva dell'Onze Mai di Poincaré e d1 Millerand. Il liberalismo francofilo dopo aver illuso oli spiriti con i più bana]Ji luoghi comuni :nti-tedeschi deve cedere il posto alla coalizione fiamminga di PoulJet. Ritorno a ,uia politica belga. Da cento anni il paese è sempre in nuovo allarme ad orni nuova ripresa della questione Daniminga. Viene suhito in discussione lo spirito nazionale, l'unità della razza. « Eh! 1a Belgique - scrive Norbert Wallez_ ne Le XX Siècle del 6 agosto - la Belg,ique est un des lieux du monde où !es sangs !es plus hétérorrènes se sont le plus fréquemment et les plu~ profondément mélés: Les Romains et ]es Gaulois y avaient pénétré par le Sud, !es Germains par l'Est, les Frisons par le Nord, le,; Normands, !es Espagnols et !es Italliens par le litoral, Bruges et Anvers ''.· Il _F:o'.'tparti che ha ripreso l'opera degli atuv1st1 e nelle ultime elezioni ha guadagnato· alcune migliaia di voti, r<i.chiede la separazione amministrativa tra Fiandra e Valloma. Se Vandervelde e Poullet non vanno incontro francamente alle tendenze autonomiste, l'unità be},o-apu'l essere compromessa, nonostante la ret~rica nazionalista di Destrée, e si può manifestare una situazione irlandese. Il fl.amingantisme oggi non presenta più i pericoli del tempo in cui Pol ~e Mont, uno dei c'api1 salutava la Germama come ." la grande Patrie ». D'altro canto l'o~ani?sme di Gand è fi.nito. Non ci sono pencoli per l'indipendenza. Il flamingantisme n".n sarà nè olandese nè tedescofilo., el vecchio proverbio fiammingo: « Che volete farci? L'?.- landa è protestante » non si saprebbe ~1u leggere nessnn tono di rirnpian_to. La sol'ìd~ economia vallone è una garanzia per la pm avventurosa attività fiamminga. Vuol dire le spalle sicure: Il rerri.onalismo non sarà neppure separatismo. Bisogna rendersi conto che in _Belgi_o c'è una naturale atmosfera di mun1c1palismo di affetti locali. La rivoluzione del 1830 è na'ta anche da questo sentimentalismo casalingo, che per maggiore _dignità sa chiamò difesa dei diritti comunah. Era un attaccamento quasi filisteo a le libertà individuali non accompagnato da una grande passione per la libertà. Il liberalis~o f~ battuto ne: 1884 non perchè fosse autontano, ma perche aveva turbato nella questione dell'insegnamento i tranquill~ interessi della Jjbertà scolastica sussidiata. In queste abitudini di bene ordinata leualità si riconosce rn tip-ico individualismo ';uoderato del Belgio. . La vita belga soffre di questa mancanza d, eroico. Sotto la tranquillità, sotto la rassegnazione freme un turbamento di spiriti che intuisce il provvisorio in questa apparente sicurezza. Il sentimento dellla mancanza dell'eroico ci deve spiegare gli improvvisi scat~i di_ ~ignità e di altruismo in questo popolo u t1htar1sta e calcolatore che nel 1830 come nel 1914, a tutti i gra'ndi bivii della sua storia, sa comportarsi con disinteresse di sigùore. Solo la sua fun~ione inlernazionale d'?l resto può essere la garawòa della ~u_astab1lità. La stessa avventura del Congo &1 e chmsa con questo insegnamento. La politica di_Leopoldo II sperava di sfrut1.are i ne~1, di _ul1lizzare ]a colonia come un'arma 11npenah~ stica. Ora si è visto che rn Congo può essere per il Belgio soltanto una 1:a~ione di_ respon~ sabilità. Prima che grandi 1nteress1 econ?- mici il Belgio vi ha impegnato il suo orgogho civile. Perciò il Congo è l'unico· argomento di produzione libraria presso un popolk>_c~e in fatto di libri è rimasto tma provmcrn francese. Il viaggio in Congo è ormai nel oostume locale. Con lo stesso, spirito di dignità internazionale e di stile liberale le Fiandre devono garantù:e l'avvenire delle industrie tessili che sono la loro gloria e per le quah cercan? all'estero materie 1nime e mercati. Non e delle F,iandre il privilegio dell'Hai.uau t, che ha potuto oraanizzare da so]o un cido industriale miner~rio e metallurgico completo c autonomo. Ma solo 1e difficoltà del commercio i11Le1·nazionale sono propizie alla m~- nifestazione del genÙJ mercantile dei p~poh • Gand, Bruges e Anversa portano quest '?segnamenlo nella loro storia e nel loro destmo. Anversa, agosto. p. g. LA RIVOLUZIONE LIBERALI!. DOPO PALERMO Questo .,;aggio di un Jasci~w .,ul proCP.860 unitari<• in Sicilia ci ,;embru il miglior,, commento oll" elfi· zinlli di Palermo. J.,uco Pignato 110,i ;. 11è il solito giovane rsaltrito Juscisw iri buona J1,d<11 11è il lei• terato iwlia11Q di tipo ciJu1w•<'entt•sc<J pro1110 11 fabbricare id<'P cortigiane, Jelire di servire (Il viucitorP. In Sicilia io nor1 ho trovoto un altro giovcmc <1uadroto, maturu, di limpido carnllf>re com<• lui. I),,/ fw,cismo non ha accettato catwnicati ,, mm tt<' accettnò.. Nell'articolo che -~egue v'è 1111'impos1ozi.0111, p,1• litica rigorosa e salda clie mi pare imp()1sibilP trovare in tutti i perdigiorno che si sono pr1>vati a far,· i teorici del fascismo. f...,'arialisi che oflrc Pignalo del fenomeno OrlandlJ e delle democrazie personali sicili.a11P è definitiva: Rivoluzione Liberale è .rnmpre .HMa 1u·Pcisfl sn fJU<'· Mo nrgomento e ha combattuto Orlando e Di CPsarò con la stcssrt ferociri intnmsigc11tc con cui combatte Mussolini. Nel rwvenibre 1922 ubbimno dichiarrito che il mondo di Giolitti, di Solamlrfl, di flonomi, doveva essere seppellito per sempre: l'abbiamo dic/1iarato quando il fascismo r11msdegrHwt, di tratt.arP con essi. Sempre chi ha chiesto fil fascismo di. essere intransigente si è illuso. Anche oggi dietro Farinacci ci sono ancora Olivetti e Mazzini. Gli squadristi di Palermo che ci rapJ)resenta Pigrwto lavorano per unu politico oligarchica clie ancora col dazio sul grano condanna il Mezzogiorno a wi'a,rricoltura estensiva di rapina cast.retta trn due protezionismi. Nessun ri.• sorgimento può nascere da un fascio, da uno coaliziorie di interessi contrastanti cd eterogenei accomodati con italiana retorica e diplomazia. Dove ci sono conciliazioni e transazioni, dove gli interessi non si contrastano nella libera lotta politicu, sorgono i,~ varie forme la mafia, la cam.orra, il brigantaggio. Il fascismo s'è individuato come sintesi ed esasperazione di uno storico regime italico giolittiano quando ha negato la lotta politica. Chi è nemico delle oligarchie non può accettare l'unanimità, chi non vuole Orlando non può votare Tagliavia. È questo l'antifascismo che le elezioni di Palermo non hanno sconfitto, l'antifascismo di una minoranza che ha vinto e vince il fascismo t-utti 'i giorni sul terreno delle idee. IL PROCESSO UNITARIO IN SICILIA Non vi è forse regione italiana, nella quale si dibatta in forma viva seppur non esplicita, come in ! Sicilia, il conflitto tra la regione e l'unità. La vecchia antitesi Nord-Sud è uno degli aspetti di questa lotta non ancora sopita sostanzialmente e che notevoli divergenze economiche di tanto in tanto acuiscono. L"asprezza di qualche episodio - che ha avuto ~oltanto spiegazioni approssimative - e la fugacJtii quasi inverisimile delle sue risonanze dimostrano, ben più che il superamento della posizione, l'im• maturità della coscienza dell'isola di front.e al problema. Ricoi::diamo quella vasta sommossa popolare nasiana, il cui sbocco elettorale fu una squisitissima astuzia delle classi intellettuali. Se le folle di Tra• pani, òei « castagnari » di Palermo e di Caltanissella .-· per citare i collegi conquistati da Nasi - avessero avulo possibilità di esprimere politicamente il loro oscuro risentimento, e non fossero state o ingannate o sviate con la forma legalitaria della rivolta, il problema d'un'autonomia regionale sarebbe stato posto con violenza, poichè esso era il reale contenute., della sommossa. La ragione è per la coscienza sici• liana una realtà non soltanto geografica ma storica: il suo destino fu troppo e lungamente separato da quello della penisola, perchè possa essere trascorso senza residui. Ci sono tradizioni c7 in un certo senso, fissazioni, che nella loro stessa inconsistenza rischiarano le radici stesse del regionalismo. Fa senso, per esempio, la larghezza straordinaria della letteratura dialettale siciliana, qui dove si costruì, alla Corte degli Svevi, il primissimo centro della letteratura nazionale. Siamo in pochi a fuggire ogni contatto con una manìa che, come fenomeno di educazione generale, contrasta con l'esigenza unitaria che ha il suo pernio nella formazione della lingua nazionale. Le classi còlte siciliane sono, com'è noto, per la scarsa vita commerciale e industriale, molto più vaste che in molte altre regioni d'Italia; ora, i poeLi cli alettali sono centin~ia, il dialeLLo è ricco di tradizioni rettoriche e neJl'illusione di parecchi avrebbe quasi il dirit.to di essere il <C provenzale >> <l'Italia; numerose compagnie teatrali girano l'isola, sbarcano a Tunisi h risvegliare le nostalgie della colonia sicilia'na di laggiù e assorbono l'aLtività di mohi giovani. Tullo ciò naturalmente va segnato tra le passivitii del regionalismo, e rivela la persistenza d'un pro• vincialismo che è qualche rosn di più del pro• "incialismo. Uomini autorevoli d'ogni partilo, in ogni tempo, non si sono nascosti la gravitù del fotto, e ne hanno, purtroppo, dovuto documentare le ragioni. Il Cola• janni stesso - uno dei pochi uomini politici nostri che si possono citare come esenti di moltissimi e inevitah'ili difetti della vita pubblica dell'isola logorata dalle clientele personalistiche - che si pose con vigore contro il « vento di follia)> del nasismo, spese molta parte della sua opera a dimostrare che il risentimento regionalistico era fondato su valide ragioni, poichè indubbiamente l'isola è stata lungameme trattata, moralmente e, quel che più conia, economicamente, come una colonia. La convivenza nazionale, da un punto di vista materiale, è stata un reale sacrificio per l'isola. Naturalmente, tutto ciò non poteva :1intare come non ha aiutato la formazione unilaria delJa regione; e ne ha guastato, come ogni sistema coloni,ale che collega b vita politica alle prefetture, e agevola lf• di~nlPJ,. .iffari1sti~hP,, lo JJirito: Jr, ha rr·-v ,,parn da una pnrtc, rPttr,ri1·0 c,hdl"altra. L'arrpntramento pr,liti(•fJ u.niwri,,. inOu,miando nat.uralmenw anrh,; g.li cnLi autan·lii,·i 1 hu r,rivato la rcg.i,me dcJle più dement;1ri lilH!rtÙ. I IJrPfotli H,no quao:.i ;;r;mpre riu,-f"11i a fore tuW• h; ,;ln:ic,nj rwll'i,-ola, ron tutti i mP-zzi. 1• alla loro azi,>ni• non ,•orri pondcva, in linea di mai;simu, un qualliia,:;;i con1<en~,, generai,·. Le fi!if'anlf•'i('IU!diffiN>Jtii in,•r,ntratP ,Jal -"'J('ialii<ml) prima ,. dal fa.i-il-Jrno poi a PrParP un movim1>nlf> i;indac-ale ,:son,, prP,('jJ,amf•nlf· d,J"utr; all1ar1olitiri,mo radi<'ale delle mu1,...,•. Gli int,.IIHtuali da una parte e le maR"'' dall'altra fìanno, da ,,.mpo imml'.!mr,ral,ilc, <li n,,n poter nulla ro11tro oi,taeoli eo:.tcriori: e, mantenendo un divorzio rJw i· il carattere di tutte Jp dcradr;nz(! politirlw Ja,wiano padroni del ,·ampr, gli uomini più ineui a rii.rhiar qualrhe coea per la rieducazione deJl'isola, rhe d<'I re'-to Farehbc contro il loro intcres1,c. Quando i 1•or;idetti partiti proletari parlano d'una loro prei.unta Qrg.inizzazione in Si. ciii.a, vendono fumo. Qui &i tratta sempre di 1-itoazioni pen;onali, e un deputatr> mantiene il suo 6-e· guito di migliaia di zolfatai quando dal F-Ocialisrno rivoluzionariQ Jias'-a al riformismo, da c1uesto alla democrazia sociale, da que,ta alJ'aotifascismo e dalJ"antifascismQ al filofascismo. Sono esempi, cot~sti, dc~ quali trascuro i nomi, perchè non hanno importanza. Il fascismo ha distrutto molte vecchie posizioni, senza crearne di nuove. Molte province rnno state decapitate di queste vecchie teste capaci, con l'appoggio delle prefetture, di dare magnifici risu.ltati ,elettorali. Naturalmente, a me il valore di questa opera negativa, in vista d'un travagJio politico che determinerà formazioni personali e ideali spontanee, appare rilevante. Poco interessa, che, per una diecina d'anni, al momento di fare le elezioni non si sappia con chi farle, se non con poche centinaia di studenti squadristi e di fascisti intellettuali. Non tengo soverchiamente agli scrupoli elettorali, quando so che sino al '22 le elezioni erano affidate a un elenco di persone facilmente identificabili riscontrando tutte le concessioni di porti d'arme rilasciati dalle prefetture. F, mi par triste cosa che i fascisti manchino talvolta del coraggio di instaurare un sistema spicciativo e ricorrano a vecchi uomini che godono fama di sèguito imponente, in modo da giustificare i risultati: perchè, a cotesto sègu.ito, non ho proprio nessun elemento per crederci. Insomma tra il vecchio trucco che deformava moralmente le nostre popolazioni e la spregiudicatezza scettica delle minoranze fasciste, non vedo che ci sia da esitare. Durante il periodo preparatorio deHe elezioni di Palermo, andavo sostenendo - e consentivano anche gli amici antifascisti - che le elezioni veramente libere potevan esser fatte da quattro o cinquecento fascisti {uno per mille!) che :1lmeno essi avrebbero votato i nomi dei 64 squadristi, non per le persone, ma per l'idea; espressione energica di un grande ri• sveglio unitario. La libertà non 'è quella che garentiscono i carabinieri, ma quella che si celebra nelle coscienze. Ma anche in questo episodio, tutt'altro che trascu• rabile, I:.isogna vedere il conflitto tra il regionalismo {Orlando) e l'idea unitaria. Se c'è una sostanza in tutto l'antifascismo elettorale, che fa capo all'on. Orlando, essa è appunto, come cemento sentimentale delle varie clientele locali, l'orgoglio per un uomo che l'Italia dovrebbe riconoscere come il più grande, perchè siciliano. Se tutti i partiti si contendono Cri. spi, la ragione è cotesta. Così come Giovanni Meli f' un grandissimo poeta, grande come Virgilio. e<Se per mafia - ha detto nel noto discorso elet• torah~ ]'on. Orlando - s'intende il sentimento dell"onore portato sino all'esasperazione, insofferenza conlro la sopraffazione, generosità ... ecc., ecc., a11ora mafioso mi dichiaro io ». Egli ricopriva col vecchio e logoro mito della mafia tipica dei paladini di Francia cari al nostro popolo, una realtà molto più seria; traduceva in linguaggio da ccromanzo storico siciliano >>, in linguaggio da Beati Paoli, una questione politica. Se si percorre, putacaso, la storia di tre o quattro anni della delinquenza comune di un collegio siciliano, poniamo senza particolare preferenza, di uno dei quattro o cinque nomi pronunziati dall'on. Farin1cci {a cu.i J'on. Orlando rispondeva), si vedrà, senza bisogno di commenti, attraverso gli archivi della P. S. quali delicate connessioni leghino quella storia a quella delle clientele politiche di quegli stessi collegi, e come certi contatti stabiliti in occa• sioni elcqorali influissero gravemente suJ corso delle indagini e dei successivi procedimenti. Alla generosità di alcune zone della mafia, al loro fondo cavalleresco, alla logica della loro formazione, come espressione del parassi1ismo che vive ai margini del feudo economico e poJitico, io sono disposto a credere; ma, appunto per questo, non è possibile negarne il carattere antiunitario, e l'opposizione a ogni libero sviluppo di autoformazione poliLica della nostra regione. Or:t se pure il fascismo abbia dovuto a Pa. lcrmo - come altrove - ricercare forze dello stesso tipo, per assicurarsi la villoria, anche gli avversari hanno sentito che il peso decisivo nella lotta Io I)Orlavano le squadre indomabili degli iscritti che non s'attendevano nessun compenso. La loro libertà era reale, perchè consapevole e attiva; e sollecitava Pavversario a mettersi suUo stesso terreno. Ma l'.:iv. versario non poteva, perchè non disponeva neppure di cento giovani di fede. Il regionalismo antiunitario, come dicevo, non ha nessuna maturità politica: è una forza inerte. È l'astensione. Le masse degli astenuti sono state enormi. Le cifre ufficiali dicono che i votanti furono il 40 % degli eleuori iscritti; e alle cifre si sa che bisogna non credere troppo. T uu.avia arrbbe un errore rndeTe ,-be l'inerzia. ,·h<' J'a,t.Pn ..ion,~, non al-.biaoo vafore e non comhat• U&nr, a ]oM mtJdo. U&e jndicano, anzitutto, 1a mancata parteripazione deJle mMse ,iciliane a1la vit, nazionale, part"!cipazione con«apevoJe costruttiva, che gi,J\'nd1be a rifare in tulli i '-enEi, ab intu$, la reg.ione: pe.rh1; la rPgjone i, on.idea nece~saria nella dialettica nazi,Jnale. lJ reg-ionaliiamo è l'impotenza della regione ad t::•primersj. Lr..;u PJC."':"fATo. Sintesi liberale Jl m,,nd,, mr>d~mo na~c~ ct.Jn la na~cita del Hberalic.mo. Libtrali~mo fignifica dapprima autonomia di roi.:rienw •· ,jj pen~iertJ (riforma religioE.aJ, fJOi autonomia di por,r,Jo. iniziativci tendente a rove.,ciare iJ mon,lo me<li,,,~va"Jendle ve-.tigi.a fopravi"eute. E!so Ei conrretizza, quindi, cr,,me fenomeno rivoluzionario ~ creatore di nuove forme di vita. A guardare con orr-hi di f-1.0rico pi U che di polemi-"ta Lutero e Calvino, Cromwd ,~ Dantnn iono liberali rispetto al mo• rnenltJ rhf! '-operano. Ora tnllo qoesto accade ln 'Juanlo una vita nazionale unitaria form.a la ha.se, il presupposto, la ('auea di incubazioni e di e'-plo:ri,,ni rivoluzionarie. Fa sì che le poEizioni reciproche ae,. quislino unità e carattere deciso. Ma in Italia. dorante il ~ecolo Fcorso, poichè tale fatto ancora non su,;'òi~te, il liberalismo Ei concretizza come diplomazia agjlit3 dialetti<·a neJla vita eu.ror,ea. Un movimento di popolo tendente a rovesciare b stato di cose 6ll6Sir;:tente per affermare la volontà dell'auto-governo, non SUESiste. Cavour è liberale in o.n modo completamente diverso da Stuart Mi.11. Il su.o liberalismo na.c;ce, oltrechè dal temperamento, dalla visione della necesri.tà dello svolgersi del Risorgimento. Una politica estera tendente a procacci.arri }'appoggio straniero per una Italia assolutista, evi• dentemente non avrebbe avuto successo di sorta. Il liberalismo così nel Risorgimento è fartto non di sforzi popolari diretti a imprimere alla vita un ritmo diverso. Diviene, al contrario, come conservatori&mo, in q·uanto è avocato dalle classi dirigenti per le ne. cessità del loro affermarsi. La debolezza intrinseca di tale formazione così fa che ad Italia unita esse non sieno atte a sopportare gli urti di forze nuo-...·e tendenti, magari inconsciamente, ad inserirsi nella ap• pena formata vita nazionale. Onde spanta il trasformiFmo e la corruzione. li LiLeralismo jtaliano in questo modo acquista fi. sionomio perchè mostra di che cosa è capace. al fine di potere seguitare ad esistere. Dimostra la sua incapacità liberale in quanto tenta di evitare UJl;l allargamento del giuoco della vita. In questo stato di fatto la libertà è semplicemente una espressione, dato che mediante essa non si sa giungere ad un ritmo europeo di essitenza. Giolitti, il tipico esponente di tale situazione, non è perciò un liberale. Il cinico sfruttamento degli stati d'animo del popolo italiano fatto da lui, opera in modo che la libertà rimanga nna espressione, poichè nessuno se ne !.a servire. La prassi del socialismo prima, durante ed anche dopo la guerra, può costituire un esempio luminoso. I due neutralismi, per fissare il discorso in un punto, non si distanziano come sostanza. Sotto l'illuminismo umanitario, sotto l'idealismO retorico del propagandista rosso si nasconde il timore dell'ignoto, la paura di scosse capaci di far minare l,edifizio con grave dailllo degli inquilini. È la logica conseguenza di una prassi e di un sistema di governo inteso a trasformare le forze rivoluzionarie - le sole capaci di creare on liberalismo effettivo: contenuto e non etichetta - in pilastri della conservazione. Il carattere del liberalismo dell'anteguerra si può quindi avere nei caratteri di questo risultato. Ma dall'armistizio ad ou:i? La domanda non nasconde il tentativo di una diagnosi degli avvenimenti che da allora ad ora si sono succeduti. Vuole soltanto stabilire ancora rilievi ideali per una visione plastica e sintetica dell'oriz• zonte politico italiano. Serenmaente si può dire che il confliLLo non influì nella natura del nostro cosidetto libera.lismo. La funzione rivoluzionaria del conflitto sta nell'avere interrotto irrimediabilmente la prassi giolittiana. Conservatori, filofascisti per natura e liberali di nome, dopo avere tentato di incanalare i] fascismo nell'alveo del parlamentaris.mo e della solita corruzione conswnata all'ombra delle leggi, souo tagliati completamente fuori dalla vita presente. Partiti di avvenire, per incapaictà rivoluzionaria non sanno ancora dar vita a sforzi tendenti a riplasmare decisamente la coscienza del popolo italiano. Se un liberalismo si formerà domani, occorre che al di là del dogmatismo proprio a tutte le mentalità metafisiche, Marx e Mazzini si ricongiungano in una sintesi che contenga di entrambi la parte viva e vitale. È curioso osservare che il sogno del genovese potrà avere realizzazione solo se sorretto dal marxismo da In.i così deprecato e combattuto. CARJ\lELO PUGLIONISI.- PIERO GOBETTI Editore Torino . Via XX Settembre, 60 È USCITO LUCA PIGNATO PIETRE Lire 5. Pignato è il nuovo lirico della nuova generazione iwl.iana. Il lettore può cercare in <1uesto libro situ<1:.io11ileopardiane.
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