La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 26 - 24 giugno 1924

CONTO CORRENTE POSTALE ,Cl\ SETT.IM/\N/\LE DI POLITICI\ JBETTI - Redazio■ e e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 - Per un semestre L. 10 - Estero L. 30 Sostenitore L. 100 • Un numero L. O.SO ESCE IL MARTEDÌ Ct,i rice-..e uo QUIT)ero <li sag:iio ((' non inteQ<!e a.Pbor,a.rsi r~spioga il ~iornaJe, altrin,er,ti gli cootjnu(('remo l'invio e. idopo uo rn~se provve.ciererr,o aJJa. riscossic.nt- rr,~<Jiaote►- tratta Anno 111 ~ N. ::..·~ i_ 24 Giugno 1924 SOMMAR I O: p. g.: Due tettlche. - R. B.<uEn: Domende ai soclollstl. - A. P1cc10N1: [.'opposizione popole,e. - Il p,obleme sardo. g. a.: Condoglianze. DUE TATTICHE Mercoledì 18 giugno La Rivoluzione Liberale, precocc1.l!f)atadi dare una parola a'or dine nPlla presente lotta politica, presentava e riusciva a far approvare all' unanimità nella rì:,,nione delle opposizioni torinesi il seguente ordine del giorno indirizzato ai deputati delle minoranze a Rom,a: « L'assemblea dei rappresentanti dei par. fliti, delle organizzazioni dei combattenti e delle tendenze politiche torinesi non fasciste; constatato che nell"omicidio di Giacomo .11 atteotti è implicata la responsabilità di tutto il Governo fascista; reclama le dimissioni di Mussolini e invita i deputati della minoranza - i soli eletti legitti?nam,ente dalla volontà popolare - ad autoconvocarsi e a provvedere all' ordine del paese e< al nuovo Governo ))_ Oltre che dal gruppo di Rivoluzione Liberale tale ordine del giorno venne firmato dai rappresentanti autorizzati dei seguenti gruppi torinesi: Gruppo « Ualia Libera ,,; Unione goliard·ica per la Libertà ; Sezione del Partito Popolare; Sezùrne dél Parti.lo Rer/Ubblicano; Sezione democratica; Sezione del Partito Socialista Unitario; Sezione del Partito m,assimalista _ italiano ; Sezione del Partito Comwnista., Per quanto alcuni giornali, cosidetti di opposizione liberale, si siano rifiutati di pubblicarla, venne data a tale manifestazione ·vasta diffusione e già nel giovedì si, otteneva che le opposizioni di Milano votassero un programma analogo. .11a perchè Rivoluzione Liberale, che è stata sinora una rivista di pensiero e di critica ha creduto di poter assumere una responsabilità politica così concreta e precisa ? Abbiamo il dovere di spiegarlo ai nostri lettori. Di· fronte all' omicidio di Matteotti si è avuto insieme allo sdegno universale un compfrto disorientamento dell'opinione pubblica. Le basi più profonde del « consenso » sono state scosse: ministerialismo, filofascismo, mussolinismo si sono trovati in crisi. Apertaniente, su giornali anche non sovversivi, si giunse a fare il nome del Presidente come di uno dei responsabili diretti dell'omicidio, se non addirittura vero e proprio mandante. Quali saranno i riS?tltati di questo scandaw? Non si può essere troppo recisi nelle pre. visioni. No:n è opportuna neanche una fiducia eccessivamente ottimistica. Un pericolo sussiste indiscutibilmente; se Mussolini non ha perduto la testa, se Pinzi non lo tiene completamente nelle sue mani, è lecito pensare che egli si riprenderà, che ricorrerà agli espedienti più solenni. Gli rimane la massa di manovra della milizia nazionale e dei fasci. Tutte le volte che noi abbiamo par- '.lato di dieci anni di vita del fascismo ci sianw sempre riferiti a questo fatto: l' esistenza in Ttalia di 500.000 disoccupati che si fanno mantenere dallo Stato, per salvarsi • dalla fame. La situazione si incominciò a manifestare nel '60 e il brigantaggio ne fu la conseguenza. Non si può più mettere in dubbio che il brigantaggio succeduto ai borboni era wn problema di disoccupazione e di pauperisnw. Ci si venne a mano a mano rirrvediando con l' emigrazione. Dopo la guerra, tra costu?J.iipervertiti., con l'emigrazione chiusa, diventò necessario organizzare il brigantaggio di Stato come estrema rimedio e riparo al brigantaggio sporadico e privato. Per togliere il male bisogna risalire a queste cause ; si tratta di superare la depressione economica. Ma supponiamo per un istante che si possa arrivare alle dimissioni di Mussolini. Anche per questo scopo le tattiche_ sono d_ue_. Le opposizioni ex-filofasciste e giolittiane ritengono candidamente di poter liquidare Mussolini con lo scandalo, con la cronaca del Giornale d'Italia e della Stampa. Il verificarsi di quest'ipotesi sareb_be un ~olpo ben gràve alla nostra formazione. politica. [l mussolinismo rimarrebbe tu!lto in piedi, anche se dovesse cambiar nome. Chi lavora in questo senso lavora per la resurrezione a di GioliNi, come capo di un mi.ni3tero della maggioranza fascista. IL programma e il molto sarebbe « per il meno peggio». .Voi crediamo ad un·attra tattica. Lo scandalo faccia il suo corso: le cronache ne siano piene .. 'VIa i.l fattore dominante devono esSPTele ·iniziative positive. l partiti d'oppo. sizione devono affrontare il nemico scosso, assumere la responsabilità della situazione. Mussolini deve uscire sconfitto da una battaglia politica. Soltanto a questo patto si DOMANDE AI (;rallcle è l'importanza attdbuita da taltuti all'attcgg-iamento liberale assunto dalla frazione di destra del socialismo italiano e da essa sfruttato :1110 scopo cli assorbire dalle cosiclette classi medie 1mod segu:1ci1 così' come, ma in diverso se11s0, lo è dalle altre frazioni del socialismo stesso c:he \-·ÒtTebbero (sperando di ereditarne le forze operaie organizzate) esautorare i riformisti i quali trovano fra i lavoratori largo seguito dappoichè l 'nz-ione loro, teoricamente meno logica e consegnente, in pratica mostra di dare risultati immediati e tangibili tanto più brillanti di quelli determinati clalle tendenze insurrezionali di massin4Llisti e comunisti. Altra volta ci è accaduto da queste stesse co. lonne cli accennnre all'incompatibilità esistente t:'ra pensiero socialista. e pensiero liberale. Merita forse di ri,tornare sull'argomento poichè mai come ill questi- tempi gli unitari si sono atteggiati con tanta sicurezza a legittimi eredi del lib~ralismo per meglio agire nella difesa della loro libertà d'azione. Essi, a parer nostro, troppo facilmente sconoscono un fatto che ci sembra incontrovertibilie e cioè che il liberalismo, pur a,·entlo detefmina.1;-o l'affermarsi del socialismo come frnlto della maturazione politica clelle mas. se lrl\·oratrici, non ha esaurito il suo compito storico. Esso sino ad ora non ha trovato cosi c~a11ricnti applic.azio11i probatorie da legittimare asserzione siffatta. La tesi missiroliaua che i partiti estremi iu quauto tali sono i soli capaci cli operare un profoudo rinnovamento liberale nella società, non riesce a climostrare la pretesa_ identità tra socfolismo e liberalismo, poichè uon può colmare l'abisso che li divide, abisso sca- ,·aLo clalla definizione aptioi-istica cli un programnrn ehe il primo si propone e persegue e ::1 secondo ignora. Il movimento socia.lista ha onnai conquistato il fo,·ore di la1·ghissirni strati cli popolaiioue; per aver suscitato nuovi mòtivi di cosciente forza nei lavoratori, per a,·er afferm:ate, sorrette t raggiunte molte clelle loro rivendicazioni, appare ad e:-.si capace cli avvicinare la meta ultim~ che lo attrae; deve perciò divenire necessariamente illiberale 11011appena creda cli.'poter precipitnre quelle so,luzioui che ad un certo momcuto gli ap-parisc;.1no mature e raggiungibili. La èronistod.a del partito socialista .irt:aliano in questi ultimi anni ci dice chiaramente che siamo nel vero. Per la sinistra del partito ciò è fuori di discussione; per quanto riguarda la destra, ricorderemo che ì suoi componenti, gli unitari d'oggi, i quali affermano di accettare in pieno il metodo libei-ale, sono precisamente gli stessi, fa.tte le clebite eccez'ioni personali, che avallarono con la loro adesione, sia pure pn1dente e con-, dizionata di se e cli m.a, i più fieri atteggiamenti (verbali) degli estremisti, quando parve fosse scoccata l'ora della rivoluzione realiz7..atrice di tutte le aspirazioni collettiviste e solo si ricredettero e ritrassero quando la realtà infranse le nu.trite speranze. Dal che si scorge qual tenue filo regga le sorti dell'id~ liberale nel pensiero e 11ell'azione dei socialisti che dicono cli accoglierla e come essi siano ben lungi dall'essere permeati di quella coscienza della ineluttabilità della lotta e della necessità di tutte le a1Ierma- ,doni individuali che forma il nocciolo della coscienza liberale. Tra socialismo e libera.lismo non v'è ora che un vincolo meramente occasionale e transitorio. Cosi definendolo, non vogliamo d 'al. tron<le nasconderne l'importanza, I 'alto valore storico, politico ed anche moraJe. Metodo e sistema Ne] campo social-democratico si afferma, per dire il vero, di accogliere il metodo liberale riconoscendolo come il più atto a detenni11ai-e nella polrà sostiLuire al governo di un addoraesticatore un governo di partiti. Uopposizione rleve fare il processo a tutto il regime, im,. pedire che risorga ciò che co-ll'avvenlo del iascismo è ben morto, imprigiona.re in vn blocco unico Mussolini, la sua maggioranza, i suoi fiancheggiatori. Battendosi per questo programma potrà ,•ssere sconfitta oggi, 1,w si salverà per il futuro. p. g. SOCIALISTI società le mutazioni che vi si vagheggiano. Di. cono auzi i riformisti che il metodo Jiberale ~ onnai per essi definitivamente acquisito come « posizione dello spirito e come forma di educazione». Già abbiamo ricordato perchè tutto ciò ci sembri dubbio, e ad avvalorare questa nostra inéredulità sta la pronta e sicura energia con la quale si dicono però costretti a ripudiare, a non riconcscere il liberalismo come sistema. Fatte le debite rise1 ve sulla esattezza di tale distinzione, sicuramente arbitraria ed illogica, per cui, come vedremo, ne consegue che i socialisti non pos. sono integralmente accettare il liberalismo neppure come metodo, diremo che l'asserzione è, a parer nostro, perfettamente ragionevole poichè, fonnulando, netto o impreciso non imporla, un « novns orclo » vers~ i1 qnale si dirigono le proprie aspira7.ioni in guanto lo si reputa capace di attuare lo stato di perfetta giustizia sociale \'agheggiato-, esso solo e non altro può rappres~ntare il sistem,a._ Quanto abbiamo detto ci sembra anche e in particolar modo giustificato dal fatto- che questo Ordine nuovo, da che è stata superata Ja rigida fornntlaz.iÒne del socialismo scientifico, non è più considerato come prodotto necessario e fatale del succedersi di fatti nell'ambito stesso deL l'ordine capitalistico (fatti che sarebbero manifestazioni cle11asua spontanea evoluzione) ma ~ anche creazione del volontarismo delle masse laYoratrici, per cui socialismo non è semplice attesa, ma clellberata costrnziOne. Il liberalismo, sin pure considerato soltanto come metodo, dato e non concesso che ciò si pOssa fare, non può perfettamente adeguarsi alla forma n: mentis n socialista. Esso, o viene accettato integralmente e in tutte le sue possibili conseguenze, ed allora per necessità cli cose porta alla uegazione di quasi tutta la prassi socialista, o lo è solo in parte e in tal caso ci è per. messo affermai-e che il suo 1ipudio totale dipeucle da ragioni contingenti rnntnbili col mutare c1eltempo, cosi come per ragioni analoghe è parzialmente accetta.te. E se ne può dedurre la conferma che i socialisti souo liberali solo in quanto ginstmnente rivendicano, contro coloro che gliela uegano, la libertà di poter agire, ma sarebbero pronti a rn::gare questa a-<logni altro quando le forze loro fossero per prevalere. E' chia.ro ad ogni modo che non è possibile parlare di un metodo liberale arbitrariamente distinguendolo dal sistema o meglio da quella conce7.ione storicistica delle fon.ne sociali che nasce dal pensiero liberale, che è anzi tutto i1 pensiero Hberale. Sostanzialmente il socialismo resta un movimeÌlto a base rivoluzionaria per necessità di cose dogmaitico, intransigente e illi. bende, poichè, mentre giudica con interpretazione storicista le forme politiche e-cl econom_icl.ie passate presenti e di queste accogli"e il carattere transeunte, lo nega rispetto a quelle che un giorno saranno, confinando ogni ragione di lotta nel campo spirituale. Esso fa torto a sè medesitilo neganclo questa sua intima natura avve11i. ristica che il li-beralismo in-vece riconosce e gi.ustam.e•nte -valuta, pur non considerandola esclu. siva fonte di attività politica ed etica fra le tante forze operanti insieme ocl in reciproco contrasto per la vi,ta clello Stato. Il liberalismo riconoscendo ogni mito ed affermandone il diritto a tentare una propria esperienza, si pone fuori di ciascwno di essi e rinnega tutte le armonie che ne sono fondamtnto, aninia e forza; essd è suscitatore di eresi.e e perciò solo, in antitesi. con tutto ciò che è o spera cli divenire definitivo. Perciò appunto ad ogni passo ~i svelano i motivi della sua clifferenziadone dal socialismo anche se questo, ristretto nei limiti dell'azione democratica, appaia ora, sia pure sorretto dalle conclusioni in parte i.rrefuL1bili rlell..1c-1ilic:..1<Id prc:se11te e ne11a pratica riformista alicIJ.i (L-1 ug-11imirnctJli.smo, soltanto c.omc espressione di aspira1..io11i sentimen.ta.Ii, c."Omeatte;..a, <:ome- sforzo c.os-:1ente ,.-erse., unq_ mc:ta ~ublime e, come tale, venga valutato e riconos,c:iuto quale insuperabi1t realta storic-4. Il 11roblem.a dell.a proprietà Pro1diamo i11 tsamc ad ~sempio uno dei problc-mi forulam.:-nbli, quello della i:,ropridà e ,·e. <tremo immecliabmente come dalla sua stes& ,·o,muiazione si dipartano due vie d'azione, la su-:·i.ali:;.t..-'l e la liberale che hanno sen'l..a dubbio direzioni non opposte, che spesso si ritrovano, ma che scalano ]'avvenire con andamento ben distinto. Pnr prescimlendo <lalla tendeiv.a dei teorici ~o:.:ialisti a considerare la µroprietà, anche entro la sfera della sua giustific:17Jone storica, come e1letto <li un arbitrio, di una violenza, sappiamo che essi ,·i scorgono soltanto la capacità di attribuin: a chi ne gode il iri1tto una arbitraria facoltà di predominio che si risoh·e in una vera c. propria schia ,·itù del salariato di mano in rna110 che- l'e,·oluzione imlustriale c:à luogo ad t\lla sempre più netta e caratteristica affennaziune di un.a polente figura economica, quella. del capitalista. E ne traggono l'illazione che ogni problema sociale, in quanto rispecchia un desiderio di giusti zia, non può trovare soluzioni possibili fuori dell'abolizione del diritto di proprietà e, in linea transitot;a, della sna limita- ;,,ione. 11 modulo sul quale misurano i fatti della \·i(a politica cd economica è l'effetto immediato o mediato the essi hmmo o possono a\·ere in rnpporto a tali soluzioni. Su di esso si viene così rcgolauclo l'opera e le te!Jdeuz,e delle d.!Yer. se fr:1zio11idel movimento socialista, le une polarizzate_ verso la conquista del potere politico co11sidcralo come p...,sso necessario ver...:;ol 'e:;pr0I>1 iazio11e ,·iolenta, le altre in varia misura accet. tt.111li il coucetto tattico gradualista, sebbene tutte lr.1g-ga110odgine dallo schema di S\i.luppo et:onomieo sociale clelineato dal )lan:. e che non è clell'opera sua la parte \·eramente \·itale. llen di,·ersa è la ,·alutazione liberale della prer prictà; essa deue considerata come risultante tiella maturazione cli coinp]esse forze tecniche e p~icologiehc che si sc110 manifestate determi. 11a11eloun cqnilibtio sociale che de,·e essere, a posteriori, dtenuto il più efficiente poichè si è aITennato su ogni altro. ln quanto ta]e 1 il diritto cli proprietà può essere ritenuto un fatto 11011 arbitrnrio, per cni, l11ugi dal proporre alla vo]o11Ul dell'uomo cli governo o delle masse la uecessità di nbolirlo, di contrastarlo, deve da essi essere posto di fronte soltanto a forze nuove, a IIttoYe teude11ze psico1ogiche, se esistono, capaci di detenninare 1111 di,·erso equilibrio spontaneo che si dimostri più ,·alido, e quindi solo in \lirtù cli siffatta ,·antaggiosa posizione, giu11ga a sostituirsi al preesistente. ~011 si dica che l'esistenza stessa della proprietà impedisce lo s,·iluppo delle forze psicer logiche che possono contrasL1.rla. 1n uno Stato liberale questo non potrebbe evidentemente a"t"- venire; attualmente si può concedere che lo Sta. to sia il « Comitato di amministrazione degli affa1i sociali del ceto borghese » ma ci si potrebbe chiedere se gli incerti successi di molte sperimentazioni che hanno p~r fiue uua parziale od una integrale affermazioue dei priucipii collettivistici, siano cli fatto esclusivamente dovuti alla opposizione dell'ambiente o piuttosto alla mutazione spirituale della maggior parte degli sperimentatori stessi i quali, giunti nel tentativo di realizzazione ad una sfera economica superiore a quella <li parte111..ae tale c1à rendere loro evidente il vantaggio personale cleqa proprietà, compiono una involuzione che arresta que11o sviluppo psicologico che è fondamento indispensabile per l'attuazione di ogni assetto sociale e nel fatto specifico <li quello collettivista. I sindacati Le due posizioni che abbiamo poste cli fronte si chiariscono naturalmente solo valutando e delineando quella che può e d'eve essere la conseguente azione dello Stato, dell'istituto cioè che rappresenta il risultato dell'interlere11za delle va.rie correnti sociali e~delle loro azioni e può oggi divenire strumento dell'una o dell'altra prevalente. Poste le premesse ricordate, è evidente che secondo il pensiero socialista lo Stato non può

102 eserd4'lre le sue funzioni se non facendosi strumento di modera1,jonc 1 di li1nitazio11e della proprietà; limitazio1;1e più o meno profonda a se~ conda del metodo o della tattica seguita, nonchè delle forze diverse in esso rappresentate. Alla opera dello Stato, che si realiz1.a aJlora con lllUl serie di vincoli legislativi, fa uect:ssario riscou. tro u11a progressi va assuuz.ione da parte di esso stesso 1 o di collettività che sorgono sotto l'~gida sua, di sempre più vasti compiti economici. Si è voluto distinguere il socialismo cli Stato nel socialismo considerandolo come una sua manifestazione particolare non necessaria; in pratica però ogui formazione socialista si riduce sem1prc all:1 creazione di un ordine acceub:ato regolatore dei fatti economici, si riduce sosta·u1.ialmet1te alla applicazione cli un principio sta. tobtra per cui la tentata distiu7Jone si mostra inconsistente. Di\·erso iuvece è l'orientamento dello Stato liberale; esso si pone ineqLÙvoco il problema della difesa della proprietà quaudo contro rii essa vengono svolte azioni violente, ma dconosce la legittiu1ità delle aspirazioni che la contrastano e a queste assicura la possibilì•tà. di affer. marsi; in alti-e parole, accetta nei rispetti della proprietà il piì1 ampio contrasto cli forze private concorrenti e come riijnta di stabilii·e a suo favore concljzioni pubbfiche di prìvilegio, cosl so1o in linea d'eccezione interviene con u11a opposi. zione di carattere 11011 contrattuale e privato a vincolarne la libera esistenza. )Jon v'è ragione cli opporre a questa formula4io11e l'ipotesi di una maggioranza elle appunto in virtù dei principii liberali 1;esca ad a.ffermarsi e ad imporre legalmente uua limitazione della proprietà. In tal caso, qualora fosse misconosciuto il diritto eventuolmente esistente delle minoranze cli possedere e quinèli di tentare una ricostruzioue sociale su basi diverse dalle nuoYt11nente costituite 1 se ne conclu~lerebbe che 1o Stato ha cessato cli essere uno Stato liberale, che la nuova forma sociale non si è affermata in tutto e per tutti come la più conveniente della precedente distrutta, che essa non è basata. -su una reale trasformazione piscologica individuale e collettiva. L'esperienza ci dice poi che è vano supporre di perpetuare l'arbitri0 perpetrato a danno delle minoranze, poichè nessuna forza. può impedire si affermino o prima o poi· quelle tendenze che possgno comunque trovare nel mou<lo economico una razionale giustificazione. Come abbi,,mo ricordato più sopra, lo Stato liberale si pone nei riguat;cli del problema fondamentale della proprietà e dei problemi che 1Je.d-eriva110 ,come garnnte clel libero esercizio delle :izioni private dirette acl esaltarne o a contrastarne la potenza in feconda gara di affennazioni concorrenti. Sappiamo che lo Stato moder. no tende ad esercitare funzioni positive, :id uscire da questa sua neutralità osservata rispetto alle fone delle quali esso stesso è espressione, a farsi integratore e regolatore de Il 'attività privata; poicbè però in Ìal modo determina, ruetliavte la sua attività ~nanziaria, un'arbitraria redistribuzione della ricchezza, poichè siffatta attività solo può essere g~ttstificafu dalla 11ecessità di raggiungere mete che trasc:efidono la normale capacit~ d.i affermazione dell'interesse pri. , vato1 soltanto il contrasto liberamente accettato cli tu.~te le affennaz~Òni indiv'iduali e collettive! manifestantisi in ogni caso seuza vincoli cli sorta, può garanti·re che le ·funzioni positive dello Stato vengano ùi fatto mantenute entro i limHi più convenienti per l'intera collettività. La. P1ù am,pia. Libertà politica per gli indi-v•du1 e pei L01'o aggruppamenti è fondamento primo quindi di_ un sano equ1fibrio economico. Fissato lo schema gene1·ale d~lla politka liberale nel pelì?1ettere ed, assicurare la più ampia libertà cli or()"anizzazione ed azione privata alle varie coalizi;ni cli interessi, vien fatto di chie. dere come possano agii·e le correnti avverse a quelle che fanno ca.po agli iuteressi capitalistici. A questo proposito non va dimenticato che esse già posseggono un organismo efficiente d1azione, il ~indacato. La storia più recente dell'organi7...- za1.,ione sindacale operaia, le sue tendenze moderne e Je -più antiche, se pur parziali e modeste, affermazioni ci dicono come esso sia di fatto istit4to P?lj,tico•ec~mpmico- il_ ,<;1.u.~leè allda~o via via adaf:'f:'a.ndosi alle concl1z10111che lo sviluppo della tec-nica e dell'economia industriale ba portate al1'ord1namento della produzione, non solo, ma alle di verse categorie di interessi che nelI 'a111b~todel corpo complesso che semplicisticame11t·,,.. -f' stato definito pro_letariato si vanv0esprimendo, tal Yolta con méte co-iuciclenti, tal altra opposte o dive1genti. Troviamo in esso tt110 strun1ento agile che, sebbeue non abbia ancora un ordi,uamento tecnico pei-fetto e sufficiente, perchè di fatto sino ad ora ha esaurito la sua energia nel chiedete protezione allo Stato, va ma.turando progressivamente uu sua proopria politica la quale non è rigidaIUente contenuta entro formule d~fiiùtive, ma certo ci• dà la più sicura esp,ressio1le cli una va,loutà di classe. E' vero però che non bisogna considerare la classe, secondo la tradizione volgare 1 come un tutfto omogeneo; sin tanto che il proletar~to è escluso da ogni partecipazione. al Gcvemo, aspira ad una presa d~ possesso. totalitario in virtù della quale spe.r,a di c1·eare sulle rovi-ne del passato l_\lla nuova forma di conviven7..a sociale. La classe allora può, sembrare qualcosa di defin.itQ, di im. mutabile, destinato ad, assorbire in sè ogni altra catego·ria e a risolvere fra esse, annullaJ1do11e le ragioni determinaitrid più profonçe,. ogni COll-- trasto. Se però, come avviene di fatto (e ciò è LA RIVOLUZIONE LIBERALE proclotlo tipicam<:ntc 1nodernc, del pensiero liberale) i I proletariato arri va a parte-ci pare al go- ,·crno portando in parlamento uoa maggioranza o una fo1-te minoranza, senza per altro aver an.- 1ùentale le basi lrad.bJonali della società, le nt-ccssilà della lolta costituenti il cemento che ren.deva invis~bili le ~p.arazioni fra Je <li\"C.,"'frie categorie cotnponenti la classe, cadono, e lascia110scorgere le profoJJde di vergcnze che le distinguono, distinzioui che tanto pili addentro incL do110 iJ bloc-co di mano in mano che gli intere;ssi che te:almcute ne agiscono gli elementi, col fatto nuovo Lrovano più o meno ampia tutela e moti vi dj rcaliz7.aziotJe. Il che non toglie ad ogni 1nodo che, considerato nel suo sviluppo storico, il sindacalo si manilesiti di fianco al partito che ne accoglie o gli dà i postulati, c0111el'organismo più efficiente della lotta cli classe. In esso appunLo lo Ststo liberale vede lo strumento più potcnle di azione privatistica co11tr0 le forze capi. talistiche; caposaldo della sua azione sociale è quindi non la tutela del sind.acarto stesso ma la garanzia del libero esercizio delle sue funzioni. Prinm di esporre quali logiche illazioni possano essere tratte da questa valut.1.7.,ionedel sindacato operaio, ricorderemo i1~bdentalmente che u.na constatazione analoga alla precedente può esser fatta nei riguardi della borghesia. Essa pure ~ ll.11.,,'l. formazione cli elementi <.Hs-paratiche possono avere uella difesa contro altri interessi coalizzali tendenze univoche 1 ma che necessariamente tendono a scindersi quando si ·tratti di costruire nuovi equilibri interni nell'an1bito della propriclà capitalistica. Non basta cl'allronde asserire che la prop,~elà di fatto non esiste per la maggior parte degli uomini, che c-ioè anche il piccolo prop,rietario non è che un proletario iu poten,.a cli fronte al rullo compressore della plu1 tocrazia accentrati-ice di forze seu1pre crescenti; vi è tatto un, orieutamento psicologico che lo distingtte e lo allontana da.I proleta1;0, e que&to motivo sentimentale non è che la manifestazione di una reale forza economica la quale, conscia cli sè stessi', non attende che gli strumenti adatti per affenna1:si anche contro la plutocrazia. In • tale forza è la ragione del perdw:are cli for,me prqduttive che l'acc~ntrame1vto capita]istico non riesce ad eliminare. La tecnica moderna della elettricità modifica sostat;lZialmente le conclusiòni che furono raggiunte seguendo gli sviluppi tecuico.econonùci della forza motrice data dal vapore. Questa è accentratrice e creatrice di proletari nella grande ofiì.cina, quella ci mostra la possibilità d~ un decen,t,amento dal quale potrebbe u,asçere, anche p,,r l'effetto concomitante del, procç:iso cli riqualificazione del lavorò che si va deter.minando nella -macchinofattura, un ~en9meq,o contrario e tale da rendtre ass~i più complessi quei rapporti sociali che oggi ancora sono schematizzati nella fonn,ll.Ù\ salariato-cayitalismo plutoèratico. • • Resta ad ogni modo acquisito che il sindacato, comunque possa essere mosso da tendenze politiche diverse, ~ .pel proleta.I;iato un'afma potent~ssinu,1 che1 usaU\ a doyere, può riS\>Ivere integraln;,ente i.I prob)ç_ma 9-ell-'azione delle masse coQ.tro i detentori del capitale. Tutto ciò specialmente quando sia basato sul riconosci.n,,ento della persolfllità giuridica delle OP:1?0steassociaz\oni, affinchè i vincoli contrattnali fra cli esse stabiliti di comune accordo abbiano il yalç,re che in ogni altro campo si dà al contratto e q\\incli alle conseguenze della mancata osservazione delle clausole in esso contenute. Quanto abbiamo detto ci permette una assai linù~ta valutaziope di quel corpo di norme che costituisce la l_egislazfone sociale e in generale della cosi detta politica sociale che dovrebbe essere sel)Jplice risultato dell'applicazione di norme coutraituali e, appunto per ciò, tanto più agile ed adeguata, non solo alle possibilità econom~che naz,io;.iali in generale 1 ma a quelle locali I;,a legge socia le non d.eye fissare la sostanza <lei rapporti tra imprenditore e salariato, lllc.'l soltanto determinarne la forma, così come la legge co111,1Uerc-ialeo civ~le non <là contenuto al contratto, ma l)e reg.ola il moclr- cun cni ~se, dbieue perfetto e capace cli viac:) 1a~·e l•· parli Si potrà obbiettare che in tal modo la difesa dell'operaio non può essere effetto che di una perenne 1;couquista di posizioni. Since~amente confessiamo di nc•u aver difficoltà alcuna ad accogliere questa illazione e che non ci commuove per nul-la la conseguenza che ne deriva 1 la mancata sicurezza cioè di ogni successiva conquista. Basta pensare cl1e anche le posizioni reputaite più sicure 1 perchè sauzio~te in ,testi cli legge nati dalle solenni affermazioni degli organi legislativi, restano lettera morta qualora urtino coutro w1 equilibrio ecouomiro necessario diverso da qttello che ha dato luogo al sorgere d.ella legge o quaudo cessi la vjgil;, sorveglianza e la decisa volontà di coloro ·che sono interessati alla loro applic.az..j011e.Si verifica in t.3:l caso quello che per una delle, più strenue rivendicazioni operaie è accaduto e slth accadendo: l'ora.rio ùi lavo.t'odi otto ore non ha la stessa i.dentiça applicaz.ione nei paesi u<;i quali una legge lo impone e in qttelli. nei qnali esso vige percbè accolto . cou ,ma c.Jausola particolar~ nei contratti collettivi. Si potrebbe anzi dire, senza tema d; S)llelltita, che negli ,tltjmi• e&so è applicato con m,,.ggiore amp,ieu.a, poichè la vigilanza degli operai è di neces,sità rigida e intransigente, mentre nei secondi questi, fidt!ciosi uella legge, nulla fanno per contrastare serianle)lte l 'eman3;:.Zionedi nor• me che derogano a '!,uelle in essa, sanzionate .La legge di· fronte. alla. comples,;ità del fenomeno produttivo non può• limit:µsi a stabilire w.,, prlnClpio generale, ma deve intervenire ogni qualvolta e,;so richieda una prudenziale applicazione od c-slensione. Tutto si riduce quindi ad un gioco rii scaltre-1,za in virtù del quale o si sa CO'll,- vincerc il poli-tico1 incompetente per definizione, della 11ecessilà <li una deroga alla legge ste.ss<J, e h s.1ottiene, o si sa uelle norrn.e emana.te far rienlrare il caso specifico che sta a cuore o viceversa. Se si volesse sostenere che è comp;to del sin.d.ac:,Locurare che la applicar-ione della legge e la sua interpretazione avvengano senza danno degli interessati, si verrebbe a confennare quanto più sopra dicemmo e sostandalmente ad ammettere che, poichè il problema trova sol.tanto soluzioni che sono temporanei equilibri di forze, tanto vale il sindacato si crei la sua legge nel conlratto ed abbandoni la fisima cli farla nascere e garantire dallo Stato. :\ lla luce di queste considerazioni non ha cvidentc1nc·nte ragion d'essere una distinzione legale lra sindacato libero ed obbligatorio. Lo Stato si disjnteressa della cosa, nè interviene a coslringere comunque ] 'operaio ad aderire all'una o piultosto che all'altra organizzazione. Queste, solo con la fof7..a del numero potranno imporre coutraltualmenle alle padrci11ali Pobbligo d1accogliere op,,rai sindacati piuttosto che liberi. Diventa pure inaccettabile, per natural conse.. guenza, il principio della obbligatorietà del contratto di lavoro anche per tutti gli impren.clitori e salariati che non fanno parte delle opposte organiz'l..azioni contraenti (incidentalmente diremo che il governo rascista si propone- di patrocinare siffatto principio soltauto per valorizzare i contro.Lti stipulati cl.alle Corporazioni sindacali le quali teJ.1dono a raggiungere il monopolio dei r'appo1ii con la Confederazione Generale dell'industria). L'obbligo di osservare il contratto cli lavoro è un puro e semplice problema di disciplina iuter'na di ciascun gruprpo sindac.alc verso i componenti del sindacaito avverso. Le federazioni indusb·iali saranno dalla pressione delle operaie costrette a radiare dal novero dei loro membri l'impresa che rifiutasse di sottostare al contratto stipulato dalla fe<lerazfone stessa; d'altra parte l'industriale libero potrà- essere dalle forz.e operaie coalizzate costretto ad accettare il contratto al., quale ha creduto di sottrarsi evL tanclo di entrare a far parte della federazione padronale, a meno che condizioni locali rendano conveniente ai lavoratori stessi di accettarne uno diverso. La concorrenza fra i diversi sindacati ci fa sicuri poi rlella possibilità di raggiungere in ogni contratto quelle condizioni che ·rappresenJtano, nel periodo cousiderato 1 il più conveniente equilibrio fra gli interessi del capitale e del lavoro. Gli operai d'altroude possono sempre ordinare, con Pappoggio delle rispettive organizzazioni di resistenza, quelle inJprese cooperative che essi reputano atte a vince.re le capitalistiche in una feconda garà economie.a. Le Banche del lavoro che vanno sorgendo "dimostrano che la classe operaia potrà trovare in sè stessa forze autonome sufficienti e che il problema del suo avvenire non sta nello st1"appa1·e allo Stato pri,vilegi, tutela, e mtificiose difese, nelJ!im_porre altrui limitazioui legali delle quali nç,·n si possono conoscere esattamente tutte le _possibili ripercussioni negative, 111f.1 nel far meglio e nel saper valorizzare la forza indipendente della quale dispone. In una concezione politica liberale quale abbiamo rapidamente delineata, si inquadra anche il grave problema. del controllo operaio 1 della partecipazione cioè della classe lavoratrice alla direzione economica delJa produzione. E' innegabile cbe1 in funzione de·l loro sviluppo coliturale e • tecnico 1 i lavoratori valutino sempre più esat. tamente l'importanza della loro funzione nella fabbrica e intendano quindi coutrollru·e gli effetti utili che 1'imptesa raggiunge per ottenere ade. guato compenso. E' vero d'altronde che l'imprendit01·e, in quanto sopporta l'intero rischio dell'opera sua 1 gius•tamente intenda ridurre i suoi doveri verso i salariati al limite imposto dalle condizioni del mercato per la merce-lavoro. In te::;i generali riterremo che gli operai i quali desiderano, partecipando al rischio delPimpresa, migliorare la propria posizione, potranno farsi essi stessi imprenditori con una delle fanne associate che ormai ben si conoscono; nulla però impedirà eh 'essi raggiungano. il loro scopo nell'impresa capitalistica qualora le loro forze sin• clac.aii 1iesca110ad imporre coutrattualmente una qualsivoglia forma di controllo o di partecipazione che sarà necessariamente conveniente anche per l'imprenditore, o altrimenti non sarà. .'-\naloghi crited ci guidano nel giudica.re altri fatti nell'ambito della politica sociale. Vedremo ad esempio cl\e il principio fondamentale che scaturisce dalle premesse liberali è quello della assicurazione libera; la libera mutualità deve essere la mèta, nè a questo proposito si possono solle,·are eccezioni prendendo in considerazione Poppo\tun.ità di far partecipare l'imprendttore al pa~amen;to del premio d'assicurazione 1 poichè ciò è compito del sindacato nell'opera che esso deve· svolg~re per la fissazione del salario. 'Al! 'opposto invece si. potrà ammettere debba lo St.~to esercjtare tutte le funzioni di politica s_anitaria anche nel campo del lavoro. Esse si 111.a;1ifestanoes-senzialme~te con· n,tti cli c:onlroll.o e no~ gli attribuisco~o alcuno dei compiti positi vi spettanti all'imprenditore; altrettanto si dirà JJ".1' quello che si rifedsce alle opere a carattere assistenziale che possono sempre essere co1npe-ndi,o cli n.na az.iotlli pubbJ!ça. Siamo partiti da w1a_clefinizjo11ç fondamentale e abbi:µno visto come da es,;a. stessa nascono immediatamente nwtivi di differenziazione della idea e della prassi liberale da quella socialista; non neghiamo che quest'ultinea possa, in determinate contingenze accettare della prima i prindpii poichè essi non pongono nessun limite allo sviluppo sociale e solo tendono a rendere questo perfettamente consono, aderente e adeguato alle condi,,ioni storicanuc-nte mutevoli della società; ma non possiamo ammettere che il socialisnw ne accetterebbe tutte le logiche conseguenze e applicazioni qualora potesse dare, con la conr1uista del potere, alle forze operaie nna sicura prevak-n,.a nella fissazione dei rapporti con le capitalistiche. In un periodo di transi,Jone verso più radicali ri(orme queste verrebbero necessariamente, in piena coerenza colle premesse dell'azione socialista. oppresse da una serie di disposizioni coattive e limitatrici fissate a fa.vore dei sindacati secondo piani cli realizzazione arbitnlri come sono tutti quelli che nascono da un.a volontà negatrice del principio della libera concorren7..a, principio che, ripetiamo, non ha tro-- vato uella storia integrale appliea.zione, per cui è vano dichiararne fondatamente il fallimento. RICCARDO BAUER. Confidiamo che a queste domande deU'amico Bau.er siano per rtspondere subttamente i nostri amici socialisti. Intanto u1ta riserva ci senibra necessaria. Le basi ideali de! socialismo non s01W risp_etto al liberalismo nel contrasto i-nd.1catoda Bauer. Tutti e due sono figli dell';,,,,/,usf;ria!ismo, sano fenomeni della lotta pontica. Se si risale al marxismo e si fa una critica del bagaglio ecanomico collettivis ta si finisce per trtn:are un terreno comune. J dissensi sussistano piuttosto tra il nostro marxismo e !' interpretazione positi-ui.sta, statalista che ne d1edero i socialisti del 'go-'900. E appunto per ciò i! do-vere di Ri rnluzione Libffale potrebbe essere di creare o di aiutare delle tendenze di gicrvani che si assu1nessero il còm,Pito di ringio. 11anireil partito socialista, di metterlo a W1itatto con gli ult1-1ni -venti anni di cultura· con.tempo-. ranea. La disrnssione che oggi apriamo potrebln p-rop_orsi questo scopo. II prossimo numero sarà dedicato alla "ita e alle opeie di Giacomò .Matteotti. PIERO 60BETTI - Editare TORINO • Uia XX Settembre, 60 È uscito: VI'.\CEKZO cE::-;-To IO E ME ALLA RICERCA DI CRISTO con prefazione rli A. Tilgher. - L. 6,oo. G. B. l'ARAVIA &, C. Editori ... Librai - Tipografi TRINO • MILANO - FIRENZE- ROMA • NAPOLI- PALEIMO Biblioteca di Filosofia e Pedagogia F. ALENGRY L'EDUCAZIONE su le basi della Psicologia e della Morale. Prefa~ione di Luigi Credaro. • L. i4,00 Il libro dell'Alengry, che è presentemente il testo di istruzione professionale più usato nclle scuole n01mali francesi, nacque dalla riforma compiuta in Francia allo scopo di provvedere all'istruzione professionale de' suoi insegnanti primari e secondari. l,uig1 ·credaro, autorità indiscussa in quest'ordine di studi, che fece conoscere il volume del- !' Ale.ngry in Italia, confessa d'averlo letto d'un fiato ,come un romanzo. «E', conclude, il primo libro di pedagogia, tra quanti conosco, che segua e pratichi abilmente le norme della pedagogia"· L' ispirazione di questo libro è moderna, schiettamente razionalista e democratica ei viva di moralità. Esso si propone di giovare all'educazione professionale dei futuri educatori del popolo, dando loro consapevolezza chiara a piena della d·ifficoltà del loro compito.

L'opposizione popolare i" questo arrticolo ci sembra di poter tt0ta1'e u~,o dei segni più chiari del rin:n-<rvamento che s, è t'C>111tosvolgendo nelle file del J>ari'lo Po. po_lare_e wna delle prtm,e voci perfettamente co- ~cz.entz.delle n1urve funzioni che devano assum.ere i moderni partiti democratici. N&n sarà nwi detto abbastanza che Rh·oluzionc Liberale ·vuole a,PP,unt,0 cont,.ribu,1,re a crea,re questa serietà n.U01Ja in tutti i partiti ·moderni italiani, pur mantene.n.d,o fern~e critiche e riser-"e di carattere program,•• mat1co. Dalle elezioni del 6 aprile - che rivelarono a<l onta. cli tutto, una profonda e tenace vitalità del P. l'. l. - al primo voto di fiducia della cosidetta XXVII legislattua, è stato agitato nel. Pinterno del P. P. I. il problema della sua oppo-- s1210ne. Ciò è avvenuto con appassionato interessamento delle parti in contrasto, e con una certa contenuta drammaticità; anche se scarsa e scolorita l)e sia sta,ta la sensazione a LI 'esterno. );on si è. discusso - uè evideutentente lo si poteva -- sul fatto dell'opposizione popolare. Esso, virtualmente, era incontrovertibile fino a]. l'indomani del Congresso di Torino; e le caute. late impostazioni degli organi dirigenti del Parbto e la troppo remissiva attitudine del vecchio gmppo parlamentare ad altro non servin,uo che a svuotare di gran parte del suo contenuto idea.le e politico il fatto dell'opposizione, con qualche non lie,·e danuo per il Partito. Ma dopo la burrasca eìettorale, anche per il più cieco ottimi.sta la dichiarata opposizione popolare non poteva non essere irre,·ocabile e fat..le. Quindi il dibattito e il dissenso dovevano JX>larizzarsi intorno al m.etccto ad alla finalità di essa opposizione. A chi non conosca davvicino il Pa.rtito Popolare e non abbia compreso la delicate,-..za della sua strul:tw·a organica - composta essenzialmente di cattolici - e non ne abbia penetrata la sostanza ideale che si riassume nclla. sua vi. Yente ispirazione religiosa, può sembrare oziosa e quasi sofistiça una simile sottilizzazione; men~ tre ri\·ela il tra,·aglio di uu movimento politico che nel campo della pubblica attività è sp-into a trasferire il senso della responsabilità e della eticità quale promana dalla coscien7.a morale e religiosa dei suoi componenti. . .. Potrebbe assai giustamente osservarsi che m.etodo e final1tà sono, in un certo modo, correlativi; che, anzi, il primo è in subonli~e alla seconda. Quale la finalità che i popolari pongono alla. loro attività di opposizione? Sarebbe semplicistico· e leggermente puerile credere che la benefica crisi interna attraversata recentemente dal P. P., per effetto della spietata pressione fascista, abbia veramente svuotato il Partito di tutto il vecchio elemento clerico.moderato-conservatore. Una certa parte - sia pur piccolissima - vi è rima.sta acquattata tra le file; qua1che esponente è ancora in vista con . caµti atteggiamenti di non compromissione. Ebbene costoro costituiscono, in un certo modo, la accorta retroiuardia rimasta nel Partito per frenarne gli impulsi e gli atteggiamenti rinnovatori e - all'occasione - per costituire i] ponte -di... ritorno, o l'anello di congiunzione con i fuorusciti. Si spiega come costoro tollerino per necessità di cose, subiscano mal volentieri l 'opposiz.ione popolare e ne auspichino con ogni fervore la fine, nel ritorno ad una collaborazione purchessia. Minoranza esignissima, che si vede e uou si Yede, non può destare serie preoccupazioni, staccata com'è dalla vita. fresca e attiva del Partito. E' destinata a perire definitivamente col disfarsi ormai irrepnrabile delle sue flaccide illusioni. Invece il largo ceto - dirò cosi - dirigente del Par-llito, è preso nella stretta di questo quasi tragico dilemma: auspica sinceramente - per dovere cli coscienza - la 11onnalizzazio11e e la pacificazione della vita politica del paese; ma non ci crede ! L'impulso generoso della cosciew.a. popolare si orienta e si protende spontaneamente verso la 11onnalizzazione e Ja pacificazione: (e non è - si badi - generato tanto da prospettive di col~ laborazione, quanto da un onesto proposito di convivenza) µw. la fredda e realistica valutazione della situazione politica induce a disperare del riassestamento cli essa,• o qua11to meno lo lascia illtrnvvedere assai loutano ed jncerto, attraverso t11rbamel}ti e sconvolgimenti ancora profondi. Da tale incerta impostazione finalistica deriva il llretoclo dell'opposizione popolare, oggi in vi- •gore, 'e che potrebbe dirsi autonomistico. Non sì cl'ccle cioè 11è alla possibilità, diciamo etico-- politica, uè all 'oppottunità e c011venieuz.a d'una. saldatura delle vari~ opposizioni in parlamento e nel paese. Anche se si riuscisse a superare quel ce1to naturale senso di repulsione, più che <li c]iffi.denza, verso strette combinazioni con altre · f-orm...1 z.ioni politiche avverse e spiritualmente lontaue, praticamente l 'a-llean1..a opposizion.ista - cosl ragionano i popelari. autonomjsti - o porterebbe ad un rovesciamento rapido e completo del1a situazione, da operarsi, si capisce, con mezzi violenti - e quindi con la peggio .per i popolari che da taii mezzi rifuggono - o ad tt11a sterile parata protestat.aria che avvantaggerebhe il socialismo, il quale cova sempre profonda l'avversione per la libertà dei popolari -e clet cattolici. LA RIVOLUZIONE Lil}ERALE 103 Di qui la liberU1, l'indipendenza, l'aUJt.onomia della opposizione popola1·e, inlesa a difendere strc11uamc11te il suo programma ed a prepararne l'integrale attuazio11e quando - in un tempo 11011 lontano - i popolari costituiranno necessariamente la classe politica dirigente. Tale impostazione - che potrebbe dirsi iute. gralista - risente di qualche pregiudizio non n11corn.del tutlo vinlo nell'animo dei popolari, mem~n .- c~me cattolici - di non lontaue oppress1ou1 autlclericali; ma è sopratulto astratta e _s~hemalica, moralistica ed un po' troppo avve111nsta: uon politica e non realistica. Ora il popolarismo - come esclusivo movi. mento politico aconfessionale - ha in sè o può avere gli elementi sostanziali per tradursi in wi mito d1e neghi e superi la immediata realtà ed oped nel profondo clelle coscie117.,ein vista di 1 u.n nuo,·o, trasformato, rovesciato avvenire? Non è invece - più e meglio _ una forza polilica. che si interferisce ed opera nel quadro delle altre forze politiche immediatamente con finalità di leula, assidua, progressiva pe-1~meazionee trasformazione attraverso la quotidiana pratica politica, nel processo delle paniali rifonne e delle graduali conquiste, secondo le esigenze delle sue inderogabili premesse democratiche? . .. V'ha un'altra minoran7...a - assai più cospicua della piima - la quale pone e risolve il problema della opposizione popolare in modo assai netto e preciso, almeno teoricamente. Se non si può - nè, iu certo modo, si deve - credere alla nonnalizzazione, la quale, nella più ra&ea ipotesi, altro non sarebbe che nonnalizza.- zione fascista - cioè pax sl, ma pax fascista __ e si deve·invece tendere - con minori O maggjori) pxossime o remote probabilità di successo, uon impprt.a - al rovesciamento della: sttuazioue all'abbattimento <letla dittatura reazionaria, plu: tocratica e violenta., per sostituirle un regime cli integrale e moderna demoq-azia, credete voi che il miglior modo per raggiungere l'intento sia quello di marciare di visi, sia pure per coL pire, quakhe volta, uniti, o non avvertite invece la necessità di preliminare, di coordinare, annonizzare, intonare le forze e gli. sforzi comuni? Che w1 blocco parlamentare - fatto con ,tutte le regole - delle Yarie opposizioni sia per essere sterile, ciò è più che probabite, data l'attuale anormalissima situazione parlamentare. Ma il conquistare da soli un posto di vice presidente della Camera con 45 vot'i, su 535, e vedersi per giw1ta trnffati sj,iritosameIJte per gli altri 'ntQ11, gibili diritti delle minoranze, non è meno e peggio di qualsiasi più dura sterilità bloccarda? Tuttavia non è di blocchi che si parla, ma ùi intese tali che valgano ad impedire il comodis-· simo giuoco avversario di trovarsi di front.e più e svariate opposiz.ioni 1 a.uzichè u~z.a organizzata e intransigente opposizione, almeno stùle quesioni più vitali e fondamentali, quale ad esempio la negata legittimità della Camera attua.le. E poi, fuori della Ca.mera - certo la mene atta a risolvere la nostra tragica crisi - nel paese, come straniarsi in tanti atteggiamenti negativi, e non cooperare per tracciare alla coscienza pubblica - già tanto disorientata e stordita -- una lin,ea ~i tiscossa e di rinascita, per sospù1gérla verso la riconquista di sè med.esi.ma, per evocare in essa la sua fede profonda ed inespressa in quei pochi e semplici principii etici e politici che sono come i cardini di ogni ordinamento democratico? Oggi non è il tempo della specificazioni sottili, delle scissioni e delle moltiplicazioni di forwaz~oni politiche, chiuse in sè stesse ed avverse, sel"'rate da fragili diafram.mj ideologici, sospese al filo sottilissimo di apriorismi e di astrattismi vuoti di contenuto politico. Oggi per vincere il disorientamento e l 'abenazione degli spiriti, per superare e svellere la dittatura e la reazione, v'è d'uopo di vasti concentramenti di consensi, di propositi, di "ttività. Il tenn.ine di polarizzazione è la democrazia che vuol dire libertà e giustizia. Se essa sarà - come può e come deve - permeata dallo spirito del cristinesimo ciò vorrà dire una più alta conquista dei tempi e il frutto di una così lunga espiazione. La libertà e la giustizia si sublimeranno allora veramente nella carità cristiana. 1\1a non straniamoci da questo erompente èmpito di democrazia che scuote ii cuore del popolo, e che domani si tradurrà in fonne ed in opere di vita civile. Non macchiamoci della colpa Ji veder rinascere - la democrazia moderna - laica ed antidericale. ... L'opposizione popolare è fatalmente destinata a svolgers_i secondo questa co1Tente ideale e pratica. Nel paese si· può dire è già cosi; la cownnanza dell'oppressione e della persecuzione che scopre e rÌ\·ela nitidamente la profondità e la sincerità della (ede reciproca, opera come ele. mento di affratellamento non solo nella sventura ma ptLre nella speranza e nell'attività della rinascita. Molte diffide.oze, molti pregiudizi piccoli e settari cadono: la vita politica si riduce 1 ciò che di essen.ziale, cli perenne, di vitale v'ha in essa. Nel parlamento, il maturare ed il precipitare degli e.venti avranno ragione delle ultime titubanze e degli ultimi timori. Il movimento politico popolare non è un'effi. mera ed artifi,ciosa costruzioue del dopo guerra, come alcuni· m()jitra.n.o at;tcora di riten~e ·: è il p;-odotto di• una immanen~ esige.nza dello spirito moderno, di conciliare, <li armonizzare la coscienza religiosa del caltolico, con la cosciell7...a democratica del cittadino: il popolarism.o - o la democrazia cristiana - è la sintesi, forse non perfetta, ma certo perfettibile di questi due termini, di questi due dati della coscienza moderna. Nella rinascita della democrazia - che non può essere se non antifascista _ esso non può esse,·c tagli.,t.o fuori: ne i:, ne deve costituire un clcmenlo sostanziale propulsivo e polariz. zatore di primissime, ordine. Se questo compiutamente noa sentono tutti i capi del pa,tito, questo avvertono lucidamente e orm~1i irrefrenabilmente le masse popolari, nel loro semplice e sano istinto politico. Del resto gli an-en.imenti - di tanto più forti delle intenziaui degli uomini - s'incaricheranno cli ch..ia... rire a tutti la necessità e la provvidenzialità cli tale sbocco al!a opposizione popolare. ATTILIO PICCIONI. L'ECONOMIA SARDA La géOlogia sarda trovò il suo più sintetico decdtlore in Carlo Cattaneo che derivò diligentemente i suoi studi sulla base delle indagini di Alberto Lamarmora, del Manno e del Martini. La Sardegna è costituita verso d'Italia da una massa fondamentale granitica, secondo una lunga linea <li sollevamento che ha spinto fuori le creste della Limbara, del Ra.so, del Gennargentu, dei Set.te F1·ateJli: sulle cime vi sono gli strati cal_carei recati in alto dagli abissi del mare, ove prnna posa rnno. Ver.so la Spagna la terra è nata da erU2ioni \·ulcanicbe meuo regolari che determinarono ammassi non unHormi di basalti di trachiti e di lave. Tra l'una e l'altra zona ~u. ticelli, colline e pfanure formate dai sedimenti delle eruzioni o dalle acque. i\'Ia questi sollevameuti. fermatisi a mediocre altezza sembrano tumuli sparsi ineguali sul piano e non partecipano della natura delle Alpi e degli Appennini, che banno invece catene continue e netti declivii. La mancaru.a di sommità notevoli (se si esclude il Geuuargentu, i monti sardi superano di poco i 1000 metri) ha effetti assai gravi sull'economia del paese. La neve permane in pochi luoghi; i fiumi <lell'isola che nella stagione piovosa corrono gonfi e inten 1ompono 1a via in breve inaridiscono e allora le acque ristagnate fra i terreni argillosi tormentano le pianure. Così ogni verdura sparisce a mezzo giugno dai bassipiani e dopo la mietitura le terre pri,·e di alberi e cli acque paiono deserte. Anche i venti non recano l'utile che dovrebbero per queste condizioni: il maestro giunge a Cagliari già caldo e secco dopo aver attraversato la landa del Campidano; e lo scirocco che a Cagliari è carico cli vapoli sali11i arriva secco a<l Oristano « Non è meraviglia dunque - osserva il Cattaneo - che in quegli alti recessi fra dense selve e pascoli verdeggianti, e fontane che scorrono fredde e limpide nelle fessure dei graniti, le bellicose stirpi indigene abbiano potnto per molti secoli ripararsi dagli invasori, che ora sbarcavano a depredare le calde e vaporose maremme, ora a coltivarle; e sempre lasciarle seminate dei loro sepolcri. E v'ha ogni argomento a credere che, mentre variè nazioni dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa ap,par\'ero e scomparvero più volte su quei lidi, le stirpi primitive sopravvissero alle stragi, e ristorate di bel nuovo nell'asilo dei 'loro monti, scesero poi colli armenti a ricondurre la dta errru1te sul piano derelitto. E durerà lungamente, sino a che il commercio, il quale con sempre diverse genti ven11e dal mare alla isola, ma non seppe mai steudersi dall'isola a signoreggiar sui mari, non siasi ben radicato nell'intimo vivere del1e popolazioni, non soggioghi le ultime reliquie della vita pastorale/ e non armi l'agricoltura con quei copiosi capitali, senza cui non vale potenza. cli clima o feracità di terreno >. Le miniere Di un notevole sviluppo industriale sarà capa. ce la Sardegna quando si potranno sfruttare le sue risorse minerarie. Il regno minerale abbraccia in Sardegna gli estremi della scala geologica: ferro, piombo argentifero, antracite, lignite vi predominano e non maucauo rame, antimonio; traccie d'oro e cli mercurio. Il granito rosso si trova nel monte Nieddu, il roseo nei Sette Fratelli, il grigio nella NutTa; varietà notevoli <li n1armo d sono sp,"lrse in numerose regioni. Abbonda l'alabastro, il gesso, il sal comune, le argille. ecc. i\G. lo sfruttamento miuerario è sinora pochissimo diffuso. Gli studi del Lamarmora furono la prima base di osserva.zicue e sen·irono specialmente ai tentativi degli stranieri. A]PafferJ,Uarsi di iniziative notevoli si oppongono inesorabilmeute l'assenza di strade e le cattive condizioni igieniche e sanitarie. Nella miniera <li Corongiu della Società Monteponi si estrae antracite che viene però quasi tutta utilizzata dalla Società stessa per la fabbricazione del bianco di zinco. Mentre prima delIn guerra l'intera zona antr'acitifera sarda dava una produzione di poche centinaia di tonnellate si superarono durante la guerra le undicimila tonnellate per la necessità di sostituire i combustibili esteri. Più importanti sono i bacini di lignite scoperti per caso dal Lamanoora nel 1837 nel territorio cli Gonnesa, condotti dalla Società anonima Bacu-Abis che diedero dal 19914 un prodotto crescente da 15.000 tonnellate a 70.000 nel 1918. i.Vla questo combastibile non è adatto ai processi metallur~ici e viene adoperato in gran parte per alimenta,·e le centrali elettriche di Cagliari e di Porto Vesme. Durante la uerra un tentativo di valersene per la tt'a~ioqe ~eccanica nei treni de)le ferrovie sar~e non ebbe b,100 esito. L~ miniere ferr~~~ della Società NltITa sono state ~soperte recentemente, e pare che si estendano per più di 4000 ettari. Il minerale che si estrae si calcola in 300.000 tonnellate; esso è di ottima qualità e il suo t'enore in ferro oscilla tra i 1 45 e il 52 per cento. In base a caJcoli fatti sni sondaggi sin.ora eseguiti la quantità di minerali di ferro esistente nei vari giacimenti si può valu.- tare a 11 milioni di tonnellate. Le miniere di piombo sono le più importano che possegga l'Italia e cosl quelle di ,Jnco e di argento. Si può ritenere che l'isola a ves,;e prima della guerra un prodotto medio di 200.000 tonnel. late di minerali per un valore di circa 22 milioni di lire e che nelle miniere trovassero lavoro quindicimila persone: queste cifre risalgono ai calcoli dell'iugegnere Vittorio ~ovarese, ma sono duraute la guerra notevolmente aumentate se appena si pensa che prima. della guerra non si parlav di sfrnttamento delle miniere ferrose. i1a le miniere sarde non hanno un'imJX>rtanza adeguata alla loro vastità nell'economia dell'isola perchè si riducono ad un'industria puramente estratti va e i minerali vengono per la massima parte es_portati gre-,zi. Anche per questa parte s1 esercita sull'isola un mero sfruttamento di rapina nè è possibile per ora migliorare le condizioni dell'industria a causa della difficoltà di creare· nell'isola una mestranza e di ottenen.·i condizioni obbiettive favorevoli a un'industria ii seconda lavorazione e a un'attività commerciale. E' inizialmente un problema di strade, di sicn1 ezza pubbljca e cli sicurezza sanitaria ma che involge poi complesse ragioni di psicol~gia e di razza. Certo tuttavia se non si supereranno queste difficoltà l'industria mineraria non riuieirà a dare all'isola la sua fisionomia e ad aiutarne la reden7jone. L'agricoltura Il problema agricolo per ora si presenta come dominante e caratteristico. Il problema sardo non è il problema meridionale, benchè due gran_ di mali abbiano in comune le due regioni: la siccità e la povertà. La storia scrutata spregiudi. catamente può dare insegnamenti preziosi : la leggen<la opinurs Sardin.ae segetes feracis si può tristemente spiegare e confntare. La Sardegna fn già al tempo dei romani trattata come terra di conquista e il nome che le si attribuiva di gra11aio di Roma è dolorosamente significativo. Infatti i romani coltivavano a grano le terre di Sfruttamento, non adatte a ricche culture. Anche il problema dello spopolamento risale agli antichi: la densità della popolazione sarda era già al tempo della repubblica e dell'impero corrispon<lente a quella dei giorni nostri in rappo,to al contiliente : ciò per le solite ragioni <li deficien1_a della, sicurezza pubblica e di malaria. Il problema dello spopolamento io Sardegna è lo stesso problema dell'economia generale dell'isola. Essa non offre sufficienti risorse ai suoi abitanti che si trovano ancht per ragioni fisiche e fisiologiche in una condizione di m,inorati. L'emigrazione è ttua necessità ancor più forte che per il resto del! 'Italia, essendo per la Sardegna doppia. mente vero il pensiero del Kitti sulla difficoltà dell'Italia a diventare una nazione Yeramente agricola o meramente industriale e sulla necessità di -ricorrere ali 'emigrazione per salvarsi da.L la penetrazione straniera e dall'asprezza. dei cam._ bi. Un caso interessante è anche l'e1nigrazione sarda verso la penisola: un forte contributo vien dato dai sardi ai corpi di pubblica sicurezza. (più di u.ooo erano nel 1921), quasi l'unità tra Sardegna e penisola non possa effettuarsi se non come una forma psicologica di invadenza buroccatica. In tutte le forme si manifesta insomma la necessità di abbandonare. la terra per formare artifi~ialmeu.te una media borghesia che l'economia locale non riesce ad alimentare. Nel periodo 1900-1905 la media degli emigranti è di 473 per ogni 100.000 abitanti : nel 1907 per la crisi dei caseifici si giunge a una cifra totale di n.659, e nel 1913 a causa della siccità gli emigranti sono t2.2i4• Koi non vorremmo certo esagerare l'importau7.-a clell'ammoutare delle rimesse o risparmi degli emigranti, ma è evidente che pei1 la Sardegna non c'è altro rimedio alla disoccupazione non potendosi parlare seriamente di lavorare le terre incolte quando manca.no i capitali mobili e non è possibile intraprendere le gigantesche opere di bonifica necessarie. L •esodo dei braccianti e dei contat.ini evita che s'in. traprenda a,:tificiQSamente e dannosamente la cerealicu1tura dove le condizioni non sono propizie. Di- 2.410.876 ettari, solo 433.484 sono di pia.. nura e questi stessi battuti dai venti di le,·ante, maestrale e scirocco con un'intensità pericolosa. La popolazione si divideva nel 190r in 41.661 la.. vorato:i di proprii fondi, 24.031 bifolchi, 15.4o8 coloni, 77.753 giornalieri, i quali ultimi, dominand,o I~ pastorizia e mancando quasi comple- •tamente la cultura intensiva, erano di' solito disoccupati. La legisla7.ione italiana ha aggra-

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