La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 22 - 27 maggio 1924

Soeia/it5mo e cultura GhlUTOPISTI f~A~GESI Di, er50 è il rapporto che vi è tra questi due termini nei due periodi, in cui si può distinguere il movimento socialista : in qttello premarxista, che, n<IUavendo visto quale fosse il movimento dialettico della storia, era condotto ad opporre tra loro i due termini : uomo e società) ed in quello del socialismo marxista, in cui i due termini sono uniti in modo inscindibile. E' inutile tornare ad illustrare il coutrasto che v'è tra le due concezioni storiche, che è stato esaminato dal Foumiére (I'lieories soc1alist.e, - Pt'efazione). il quale ha volttlo, con poco senso critico, vedere le idee marxiste già formate negli ttlopisti francesi e dal Mondolio (Sulle orme di Carlo Marx, capitoli 2° e 3° del Vol. Il 0), il quale invece, con maggior acume filosofico, ha posto in rilievo l'antistoricismo utopistico, in coufronto al profondo senso storico della dottrina maxxista. Gli utopisti francesi, i quali traggono dal Diderot e dal boroue d'Holbach il principio di uua aocietà assn1'da uelle sue leggi, opposta e defon:natrice dell'uomo, e dall'Helvezius la fede nel pote.i-e dell 'educazione 1 concludevano poi in una dotb·ina mista e contraddjttoria, per la quale si doYevano <lar consigli ai poteri pubblici affincbè modificassero la società 1 in 1nodb da renderla buona educatrice dell'individuo. « Pui5qu'aucun iudividu :o scrive Lou.is Blanc < n 'est le maitre de former son propre caractère, le quel est inBueucé par toutes le circostance& qui J'entoureut, ma'iS sortout par celles de son enfance, il serait facile à touts communautè investie d111n certain pou'voir de replacer la société sur des bases plus conforn1es au bonJ1eur de ses merubres en changeant les circonstances, qui· entourente chaque •individu, et smtouti en fondant 1' education sur des principes rationaJes, (Lett,-es su.,· les systèmes de la cooperatior,~ ecc. ecc.). Que,sti riformatori sociali hanno dunque una grande fiducia nell'opera della ragione per persuadere il potere a prO\-vedere il bene collet:tivd e nell'influenza dell'educazione per riformare l'uomo e renderlo atto alla vita morale. I poveii anebbero u les memes qualités que les riches , esclama Cabet es' ils avaient la m~e éducation., parce que tous leuxs vices sont la faute et le crime da la sociétè, (Voyage en [carie p. 391). E allora? Occorre volere che lo stato sociale si modifichi : se la società è infelice, è perchè manca quella « volontà unanime», che tende a creare I{ l'égalitè sociale et politique, Pégalitè de bonheur et de dioit, l'égalité UDiverselle et absolue , . Solò apparente è la differenza tra il determinismo sociale del Saint Simon, e questo volontarismo del Cabet; tutti e due essendo ucit; dalla fede nell' efficacia dell' educazione. Non meuo ottimista sebbene meno determinista è il Colins, il quale con entusiasmo esclama: e Une fois qu 'H sera universellement admis que le sol, pour le bonheur de tous, doit entrer à la proprietè collective; lorsque ce principe sera inculquè par l 'éducation. . . . . co!"-bien de proprieta.ires. _ . . cons2.creront une parti~ de leur fortttne à l'émancipation du peuple! » (Science Sociale, Vol. III, p. 299). Da questa candida fede, trae vit½i,tutto il socialismo premarxista, che si riduceva quindi ad un desiderio di bene, ad un entusiastico tentativo riformatore, mentre quello postmarxista appariva invece come lo shocco necessario dello stesso pn:,cesso storico. Il primo quindi, figlio dell'i)lu.minis.mo francese, doveva dare grande importa.J17..aall'educazione ed ai valori spirituali; menti-e il secondo, aeila sua interpretazione più rigida, doveva diffondere la convinzi.oue che questi fossero epifenomeni, sopra-strutture inefficaci e che quindi poco o pnnto potesse 1 'educazione. Cosi appare infatti da molti luoghi degli scritti marxisti ed engelsiani e così fu affermato da molti più o o meno pU:ri 11:iarxisti che vollero intendere 11 materialismo economico come teoria rigidamente det.erminista. Oggi come vedremo, specialmente per la seducente critica fatta da Rodolfo Mondolfo, questa interferenza non è più pacificamente accettata, ma certo è tuttavia che, neUa pratica, quasi tutti i partiti socialisti agiscono pu.t' sempre con1e· se la storia fosse un fatale corsd delle cose e poca o nessuna infhten7..a quindi1avesse l'e<luca1.Jone o la cultt11·a. E quindi vi è chi sulla via di diventar ministro, sì vanta d'ave; superato solo la sesfa. elementare! J novatori socialisti dunque, che scrissero tra la fine del secolo XVIII e l'inizio del secolo XIX, non s' avvide1·01 secondo l' Engels, della chinve che poteva aprir la porta verso la nuova, era da loro sognata e tutto il loro sforzo ridussero nel cercal' di persuadere i poteri pubblici ad inten 1enire con 1'educazione a mutare le con- <li21Qni1sociali. Cosi il Pecqueur ,l!nta « l 'importa~za sociale crell'educazione •, mentre il Cabet da parte sua afferma addirittura che « l'éducation est considérée comme la base et le fond:ement de la soci:étè, (V0J1age e1i Jc<>rie, pag. 36). Già il Ba.- • beuf (Tribwne <tu peu,Ple, n. 35) aveva avver-- tito che , l 'éducation est w1e monstruosité, lorsqu'eTie est inégale, giacchè divide la società in due parti, 1'una contro l'altra nemica, _e rit~·f}- va perdò che a r.utti dovesse esse.re impartita la stessa educazione ed istruzione, che per LA RIVOLUZIONE Lii ·p \:.E 87 Babeuf si riduceva a.i soli elcmenli necessari, non nppareudogli utile un'alta cultura scientifica. 1....escuole divise per classi e censo, come erano specialmente ~llora, d.al Proudhon son giudicate veri e seminaircs dc l'aristocrr.t.ie, e si riducono secondo lui ad un mezzo detestabile • pour augmenter la distinction des classes, pour consommer et rendre irrévocab1e la scission e:ntre la bou rgeoisic et le prolétariat , ( I a~e generale de la Revolulion, pg. 29r). Tale era pure il pensiero delJa scuola sa11simonia11a. Impressioni di tedeschi 1n Italia Per il Fourier (Vedi Soctalisme soc<elaire - ediz. Bourgin, p. 138 e scg.), la necessità di una eclucazione uguale e uni versale è poi un vero prcsn'J)post.o di quel suo armonismo, che ha per fine s11premo l'unità sociale. Con pmfessori e pedagoghi divers, per ogni classe si perturberebbe il sistema sociale manchevole dei giorni nostri, con le classi iu lotta fra loro, e quindi si perpetuerebbe la discordia civile. u C'est donc le preruier vice que doit éviter la politique barmouienue; elle s'cn garantit par ttll systeme d'éducation qui est un pour toute la phalange et pour tout le globe et qui établit partout l'unité de bon ton,. Regola geuerale del falansterio doveva essere il lavoro attraente; il povero ed il dcco vii si dovevano trovare accomunati e perciò dovevat10 essere egualmente preparati a far parte di quella, « seule famille bien unie » cui non può convenire che « u.n de ses membres soit dépourvu de l'éducation qu'ont reçu les autres ». Dato questo concetto unitario dell'educazione, il Fou.der non può lasciare tale opera cc;si importante all'arbitrio slegato dei genitori, e cosi i figli, secondo la sua teoria, sono sottratti dall'età di 3 anni alle cure educative della famiglia ed affidati invece, a spese della società, da prima alle tribù dei bambiui 1 e poi successivamente a quella dei cherubini, serafini, ecc .ecc. Il Babeuf era stato più ..... spartano del Fourier nel ritenere i fanciulli come apparteneuti più alla comunità che alla famiglia, e perciò aveva proclamato che in una società ordinata, l'educazione pater~ non poteva essere ammessa, giacchè « la patrie s'e1npare de l'individu à • sa naissance et ne le quitte qu'à la mort ». Nè meno reciso fu Robert Ovven nell'affermai-e questa necessità di un'educazione societarilL dei fanciulli, che « dopo l'età di 3 anni debbono seguire i corsi scolastici, mangiare nei re~ fettori, e dormire nei dormitori, conservando i1 genitori solo il permesso di ved'erli e di parlar loro dttrante i pasti o in ogni altro momento , . Il Cabet fu invece meuo comunista dei precedenti perchè si accontentava di un insegnameuto pubblico, senza che i fanciulli fossero tolti al loro ambiente familiare; n1entre il Proudhon voleva. che iJ d:b:itto dell'educazione fosse riservato ~lo alla società che « choisit à sa guise)> ~ professori più adatti ,i quali tuttavia dovevano essere approvati dai. padri di famiglia. Per questo cliritto riservato ai padri, il Proudbon non era d'accordo con gli altri socialist~ sulla gratuità dell'educazione, giacchè, secondo lui, poteva esser gratuito solo ciò che non costava nulla e « l' instruction 1de 1neme que la nourriture, le vètement etc, l1habitation doivent se payer, (De la capa-eitè politique, ecc., pagina 28o): Questi riformatori son però tutti concordi, ahimè!, nel11ostilità all'insegnamento classico, contro cui pure dovra poi dimostrare la sua diffidenza la Repubblica russa dei Soviets, e tutti voglio110 i1tla istruzione a base di, pura. scienza e di lavoro. La cultura umanistica destava le diffidenze di questi utilitaristi, sia perchè non era immed.ia.- tamente pxepai-atrice a quel benessere sociale, che era il loro fine e sia perchè era stata solo la cura e la soddisfazione di quella classe Ji oziosi e di potenti, contrd cui si appuntavano le cdtiche ed i rimbrotti dei riformatori. Scopo della scuola era difatti per il Pecqueur (Des améliorations -»wterielles p. 255) uon quello di dare una culhtTa classica, ma quello cli socializzare l'insegnamento del bene, del vero e del1'utile, a: de l'utile surtout, qui est si peu controversable de sa nature», e che era, anche per il Babettf, il Saint Simon ed il Fourier, il fine vero d'ogni insegnamento e d'ogni educazione. Quindi si voleva tanto istruzione sui processi economici 1per sanare quella specie di « insanitè du monde commerciai :o, che il Pecqueur attribuiva ;il cattivo ordinamento scolastico, pel quale tutto s'insegnava tranne ciò che e1a più necessario sapere; quanto istruzione professionale, cosi pel'fetta, che per essa1 nella Anuonia1 del Fourier, « un bambin de qua tre ans ftìt il fils d'un m.onarque sait gagner sa vie à plusieurs n1etiers. . subordonner toutes ses actions aux convenances d'intèret général »_ Un complesso dunque di illusioni wciali e pedagogiche. Da un eccesso ottimista siamo passati nell'erroneo fatalismo postu:ia.rxist'a, ad un eccesso opposto, per ctù l'educazione fu quasi del tutto dimenticata. "b'EC!ODEbbA5TAffiPA ,, il ben noto 11fficiodi ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENT& in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. La fiumana tedesca, che aveva inondato dal febbraio l'Italia, è pressochè tutta rifluita in p,ilria. Si parla di cr-ntomila viaggiatori. Pnr facendo le debite tare, e tenendo conto che molti non avevano valicato JX-r la prima volta le Alpi, resta il fatto che parecchie decine di migliaia cli 'f<:dcschi hanno in questi mesi cono~ sciuto un po' da vicino jl nostro paese. Queste decine di migliaia nella gr:m maggioranza non erano dei e sig11ori,: erano gente mj11uta, studenti, profcssio11isti, impiegati, piccoli commercianti, operai anche, - quel che si dice popolo. Tutti probabilmente avevano nella valigia i•Tta,. lien 1sche Reise di Goetbe; ma il solito tipo del viaggiatore tedesco in Italia, assetato di classicismo e solo SE-nsibile a1l'arte, scompariva ne]~ l'onda degli uomini nuovi (per tante ragioni nuovi). A tacere delle condizioni attuali della Germania ,il nwncro stesso dei viaggiatori dava alla loro massa una sorta a; particolar coscienza colletti va. Fu come la visita di un popolo a un altro popolo. Le impressioni dei ritornati ol)'rouo quindi un interesse speciale. Su molte di tali impressioni non è il caso di fermarci ,perchè troppo generiche o troppo personali. Nemmeno import.a considerare certe de~ lusioni o certi entusiasmi perfettamente' legittimi o perfettamente assurdi. E neppure v:<rrà la pena <li porger l'orecchio a certi compiacenti panegirici del nosllro progresso; cosi rapido ;n si pochi anni ecc. ecc. Uno dei mestitri più CYCÌosicli questo mondo è quello di ascoltare i giudiz.i del prossimo sopra cli noi coll'unica speranza d'aver vellicata la nostra vanità, dando poi mano agli sdegni e alle polemiche e alJe retti.fiche, quando si raccolgono biasimi. Diciamolo pure: in fondo al cuore di tutti i nuovi visitatori d'Italia stava il desiderio cli misurare, col confronto d1un popolo tanto più fortunato, il grado della miseria materiale e morale tedesca. Essi visitatori 1 ricordiamolo, erano, in genere, gente che conosceva l'Italia per sentito dire e che1 durante e dopo la guerra, ba conosciuto ogni specie di sofferenze. Forse si deve appunto a quell'aspettazione, che una delle impressioni più generali riportate fu: l'Italia è un paese povero. In Italia c'è forse ora più danaro cbe in Germania (non ha mancato di colp:b:e i Tedeschi la vivacità del nostro traffico), e nondimeno Il! povertà italiana è d'assai più evidente. Ciò perchè la povertà non è soltanto questione di moneta, ma anche questione di maturità sociale e di educazione. Abbiam visto come spendevano i vistosi salari gli operai e i contadini negli anni di grassa: in cianfrusaglie, in delicatezze da parvenus; il loro tenor; di vita continuava ad essere di plebe, le ]oro case, come i' loro spiriti, continuavano ad essere sprovvisti del necessario sebbene ingombri del superfluo. Quelle case e quegli spiriti i tedeschi più sagaci li hanno osservati tanto nelle città della pianura padana, come nei villaggi del centro e del sud. La povertà italiana si manifesta sopratutto al tedesco con una per lui inspiegabile mancanza cli bisogni, accoppiata quasi sempre con una stramba sovrabbondanz.a di voglie. Mancanza. e sovrabbondan1..a che egli avverte non solo nei ceti più miseri, ma anche nel borghese, nella cosidetta persona colta, nella Città, nello Stato. Per cal'atterizzare tale condizione di cose (per definire l'Italiano medio) il tedesco ha una ftase: Halbbild,mg = mezza cultm·a. Non si prenda la parola troppo sul tragico. In fin dei conti la modestia di bisogni italiana è una delle nostre ·forze. Si veda piuttosto, come a ragione quella parola trasporta la questione dal campo economico nel campo morale, e come in quella critica delle « voglie :o sia adombrato un giudizio su.Jla celebrata nuova « volontà d'Italia"· * ** Sapete una delle impressioni condivise dalla totalità delle donne tedesche? - La donna italiana s'imbelletta. - !:lie 1 'han cantata un po' tutte in ogni tòuo. - « Ma perchè imbellettarsi, quando si è cosi belle? 11. - Colle donne, si sa, non è simpatico farla da rassegnato; ho dunque protestato \·1\·acemente: « Ne conosco io centinaia cPitaliane che non si tingono. Loro avran visto qualche sai-tinella cittadina, qualche mez,z.a dama ... 11 - « No, no, dappertutto, nelle città e nei paesi. E le sue conoscenti non contano! li. A certe mie rinnovate proteste un giorno un vecchio signore mi osservò : e: :Ma 11ou è mie:"tun grosso peccato da parte loro! Lo fanno per non stare troppo indietro dei loro uomini». I vecchi signori, quando non souo idulgenti, sono implacabili; parlano scn1..a. a.mbagi, colla scusa della veneranda canizie 1 e arrivano perfino a dire che ]'Italia intera pone ora massimo shtdio a imbellettarsi. , Dia mente alle campagne di propaganda d'italianità )l attualmente in auge. Financo uu Prezzolini passa l'Oceano per farsi celebratore della nnova Rinascenza italiana! E taccio· dei commediografi 1 che avendo ormai, diciamo cosl, saturata 1a Penisola dei }oro giocherelli dialogati vanno in America a far indo~ rru·e l'Arte del loro Paese di nuova gloria. Bu,- siness is business, d'accordo; ma la gloria è gloria. Si potrebbero citare centinaia d ,esemp.il in ogni campo di questo fmioso , lustrar di faccia>. Dei due 111omenti del processo industriale moderno - fabbricazione coscienziosa. e vendita reclami~tica - gli italiani d'oggi si son dati (tranne onorevoli eccezionij con particolare trasporto al serondo. Non è una prerogativa CSl·lusivamt-nte italfana, naturale. Nè io intendo contrapporre per questo all'Jtalia una più felice Germania. Ma ria noi lo squilibrio è tanto più avvertibile, in quanto il popolo italiano ha meglio di O',çTiialtro il senso della convenien7,a, e1 in fondo, conosce benissimo i propri limHL Quella medesima. naziont, che alcuni anni fa aveva cosl scarsa fiducia. di sè e, a torto, si avviliva nel cr,n(ronto cogli altri popoli, ora si lascia ubbriacare ogni giorno da quell'artefatta mistura imperiale. Chi sapeva e voleva vedere allora, rivalutava da sè il vostro paese; ma quel medesimo non si lascia ingannare adesso dalle stamburate. Il ri5nltato delle quali servirà, oltre a11'incanc-renire i vostri difetti, a produrre presto nel mon<lo quel fastidio, c:he finiscon sempre col produrre i don Giovanni bla,- teroni. E si ritornerà, - a torto - a giudicarvi male. Benedetta gente, che il nostro esempio non vi debba servire a nulla! Ha visto l'ulimo nnmero della Berliner JLlu.- slrierte Zeitung7 Quel giornale ha già stampato innumerevoli fotografie di J'fussolini: solo, colla famiglia, al tavolo di lavoro, in me,2..0 a selve di gagliardetti, a cavallo, in automobile, col leoncino, ecc. Ora lo pubblica in costume da bagno. E' un segno. badi! Di uomini politici in costume da bagno il lettore tede.sco ha visto finora solameute Ebert e Xoske ,quando l'estimazione universale li aveva già ridotti da personaggi mitici a povera carne mortale •. . .. Il vecchio signore non era troppo tenero del fascismo, ma molti tedeschi, bisogna dirL, ne son ritornati dall'Italia ammirati. Xon foss'altro quella faccenda delle ferrovie che camminano in orario! Anche costoro però, avevano, come il vecchio signore, fatto laggiù un'operazione illogica ,date le loro ammirazioni : onde scoprire l'italiano, tout court, avevan grattato via dalia faccia del nuovo cittadino italiano iJ belletto. Per una cosa sopratutto i tedeschi ci invidianQ e riconoscono un'effettiva nostra superiorità: per quella levità di spirito, che ~nifesta una parentela più diretta ed intima colla Natura e cbe, mentre abilita l'intelJigenza ad una maggior destrezza, dà al cuore una felicità ed una geutilezza pressochè ignote agli uomini del Nord. Nei cittadini italiani camuffati dall'ultima uniforme i tedeschi stentavano ora a ritrovare quella grazia, di cui venendo da noi sono avidj come del nostro sole. La ·riscoprivano a forza di lavaggi. Quel che cadeva sotto il lavacro purificatore era un intonaco di similoro fissato ccn 1 una colla di brutalità. Questa brutalità specialmente stupiva gli osservatori. Strano! I figli dei Martiri del Risorgimeuto (la Germania ha alcuni ottimi libri sul Risorgimento italiano) trasmutati in ... Austriaci! I nipoti di Galileo guadagnati al Sant' Ufficio! I rinati dai deliri secentistici ed arcadici grazie all'educazione di più. sa.no realismo, di più illuminato candore, di più appassionato amor d1 libertà, che il mondo abbia \·isto ,ripiombati in piena avYentura spagnolesca' Un italiano brutale (quando non si tratti d'un trasportato dalla collera o d'un abbrutito dal vizio) appare persin comico ai tedeschi. I quali, dunque, aspettavano di veder ribale11are da una crepa delPintonaco il noto sorriso malizioso per respirare, nella convinzione che in ultima analisi deve trattarsi di un giuoco. Il giuoco tutta,,ia acquistava a ttn certo momento per il tedesco un sapore un po' amaro Per o\·\·ie ragioni d'economia i centomila pellegrini d'Italia sono entrati ed usciti quasi tutti dal Brennero 1 e due volte quindi hanno toccato l'Alto Adige. 'Een pochi non vi. si sono fermati o almeuo non ne hanno in qualche modo udita la voce. Voci di dolore e di protesta, per quali ragioni non occorre certo ripetere. Occorrerà piuttosto far intendere che l'Alto Adige non è una questione d' irr~entismo austriaco, ma una questione d' irredentismo tedesco. No.n starò a ricordare che il più grande poeta lirico del medioevo germanico è nato a sud del Bre11nero; queste sono sciocchezze per i Realpolitiker. Dirò invece che il mito politico ,a cui la nuova Germania tende come all'unico mezzo di risurrezione, è quel1o di 1tn grossdeu:tcslz.tum., d'un movimento cioè che vuol riunire in un unico corpo tutte le popolazioni di lingua tedeSC:'l. Questo mito non è una cosa tanto fantastica. L'idea « grossde-utsch » la si può dire uscita trionfante da tutte le urne il 4 maggio. Non c'è partito che la rinneghi o ne disconosca l'importanza. Delle sopraffazioni fasciste nel- !' Alto Adige, della conquista violenta delle scuole, della forzata italianizzazione ci chiederà conto un gion10 non l'Austria, ma 1' ingran<lit:i Gennania. La propaganda irredentista non ha bisogno di essere alimentata da riottosità o malanimo tirolese. L'idea della riscossa non è a Bolzano, ma nel cuore della Germania, che vuole risorgere. E chi alimenta. la fiamma sono le migliaia di annuali pellegrini sulle orme di Goethe. I quali pellegrini, qualunque impressione abbian riportato del!' Italia, nell'uscirne inevitabi•mente riacqtùstano occhi che sanno vedere e giudic:axe. MERKER

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