La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 22 - 27 maggio 1924

I ~t,.~~~JlJ I 7.'doz I lr()N 1' I "._ =~=J CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICI\ SETTIMI\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIERO OOBETTI - Redazione e Amministrazione: TORINO, Via XX Settembre, 60 IL MARTEDÌ Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. 10 • Estero L. 30 Sostenitore L. IOO- Un numero L. 0.50 Clii rice"e Ur) r)Urr)ero di sa!!!!io 01r)Or) ir)ter)de a.l>l>omHsi respir)!!l!I il !!iorr)ale, altrirr)er)ti !!li cor)tir)ueremo l'invio e dopo un mese provveder,rt;o ~.llz. rie«esicr:~ rr t<!iante tr2,tta. Anno III ~ N. 22 - 27 Maggio 1924 8 O M11 ARI O: G. DoRso: Esperienze elettorali. - A. MONTI: Burocrazie e toscismo: Reozlonl onlilosclste. - A. PoGGJ: Soclollsmo e cultura: 61i utopisti francesi, - Mu:K1'R: Impressioni di tedeschi In ltolln. - A. FABRE LucE - J. DEP1Ennrnrrnu: l,o Froncla e lo pace. - G. NAvAirnA-ORnu: l,'ouuenire marlnoro dello Slcllio. ESPERIENZE Le ultime elezioni politiche svoltesi in Italia, Germania e Francia, nel corso di quest'ultimo mese, hanno mostrato due dillerent.i processi di atteggiamento delle masse di cui è interessante ricercare le cause. Infatti mentre le elezioni italiane e german~he hanno messo in luce, attraverso gli acquisti elettorali comunisti e fascisti, uno sviluppo di polarizzazione agli estrem,, le elezioni francesi ,portando alla vittoriil. il cartello delle sinistre, hanno segnato un forte arresto nella sconfitta delle fol'mazioni medie. Sforziamoci, quindi, di indagare le ragioni di latti così contrastanti. * ** Basta solt-anlo riflettere che i fenomeni di polarizzazione scmo avvenuti nelle due nazioni (Italia e Ge1'mania) in cui lo Stato (senza aggettivo) era più debole, per comprendere che essi sono, quasi esclusivamente, dovuti alla fragilità di formaziom, dei ceti medi, alla mancanza di possesso da parte dei gruppi dirigenti di idee salde circa la funzoine dello Stato, in una parola alla deficienza di ogni tradizione statale ed alla sfiducia borghese circa l'utilità delle libertà politiche e dei congegni giuridici rappresentativi. In Italia, infatti, dove lo Stato moderno non è mai sorto, e dove le aspirazioni liberali della generazione del Risorgimento sono rimaste confinate nei libri del Minghetti e dello Spaventa e nelle critiche del Fortunato, durante la crisi post-bellica le classi dirigenti non potevano fare largo affidamento sui meccanismi legali, il di cui funzionamento avrebbe portato alla loro sconfitta, e, perciò, dovettero contribuire esse stesse alla distruzione di quelle garenzie giuridiche, cui ormai la rivoluzione si attaccava. Il fascismo di Governo, in sostanza, non ha rappresentato altro che il tentativo di distruzione dello Stato di diritto per impedire che, attraverso il metodo così detto liberale, la dittatura di fatto, in cui l'Italia vive da settant'anni, venissé distrutta, e per scongiurare, attraverso l'impiego d'ella violenza, che le nuove formazioni elaborate dal paese potessero, aderendo allo Stato, impadronirsi delle sue capacità di funzionamento. • Questo fenomeno di distruzione statale, accennato appena in Italia, è divenuto, invece, interessantissimo in Germania, ove il nuovo Stato si presentava come una barca in braccio ai marosi, agitati, sia dall'azione internazionale degli Alleati, che dai ritorm reazionari delle classi feudali germaniche. Mario Grieco ha sintetizzato su questa rivista e sul Mondo la crisi germanica nel tentativo dei ceti plutocratfoi di sfuggire all'azione dello Stato, per lasciare quest'ultimo solo alle prese con la questione delle riparazioni verso gli Alleati. In altri termini i ceti plutocratici tedeschi per impedire che ogni eventuale pagamento di riparazioni da parte dello Stato germanico potesse ricadere sulle loro fortune, per mezzo della potenza della banca moderna e dei contemporanei sistemi di crediti (chèque) che in generale sfuggono all'azione ed alla sorveglianza dell'Ente statàle investendo tutti i loro capitali mobiliari in valuta estera, 'è continuando a commerciare sempre in valuta straniera, hanno creato quella specie ci'ifallimento dello Stato tedesco, che è culminato nella completa svalutazione del marco. Questo gigantesco tentativo economico mirante a riversare tutte le conseguenze del'a sconfitta sulle classi povere, doveva portare nel campo politico alla progressiva ~h: sintegrazione degli interessi plutocrat1m dallo Stato ge1'manico e dal tentativo d1 ELETTORALI identificare quest'ultimo soltanto con i ceU medi e con le classi proletarie. Naturalmente queste classi povere re• stando legale ali' azione statàle venivano prnticamente a rispondere verso gli Alleati delle riparazioni, ed attraverso lo svalutamento della moneta perdevano continuamente gran parte ciei frutti delle loro intraprese e del loro lavoro. Infatti basta solo per un momento riflet-- tere a quella nota legge della vischiosità dei prezzi e dei salari ,di cui si è largamente parlato in questi tempi di miseria, per comprendere l'impossibilità dei ceti poveri di uniformare la propria azione economica al precipizio del marco e, quindi, le enormi perdite di ricchezza subite da essi durante lunghissimi mesi fino al tentativo di ripresa dello Stato ge, manico con la creazione del marco-rendita. Tutto ciò· mentre le classi plutocratiche assicuravano le loro fortune con gli investimenti esteri, garentivano i loro guadagni commerciando in sterline o jn dollari (cioè praticamente entrando a far parte dei sistemi monetari di altri paesi) e sfuggivano quasi del tutto all'azione del Fisco germanico per la pratic'1 impossibilità di commisurare continuamente le imposte al valore calante della mon~ta. * • * In verità questo tentativo dei ceti plutocratici di sfuggire, per quanto è possibile, alle conseguenze economiche della guerra e di riversarne gli oneri sulle classi meno abbienti non è caratteristico soltanto della Germania, ma è comune a tutti gli Stati, vinti e vincit-ori. Però mentre negli altri paesi le classi plutocratiche si sono sforzate di organizzare il loro tentativo ,attraverso l'azione statàlP., .e, quindi, hanno dovuto impadronirsi del G'.:!- verno a mezzo di varie formazioni politiche, in Germania, per effetto delle conseguenze. della sconfitta, non avendo potuto scegliel'e la prima via su cui ergeva le sue fortune politiche la social-democrazia, hanno dovuto ricorrere aci'dirittura al tentativo di distruggere lo Stato, che era diventato l'organo di coazione delle altre classi. Il fenomeno è, perciò, assurto ad un interesse palpitante: Nàturalment-e questo tentativo di disintegrazione statàle non ha raggiunto la stessa intensità in ogni Stato della Federazione tedesca, perchè, come è noto, diverse sono le condizioni economiche e sociali delle singole parti del Reich. Nella Riihr, per esempio, ove si condensa la massima industria germanica, ha raggiunto proporzioni romanzesche, anche perchè quì l'azione plutocratica veniva complicata dall'occupazione francese. Infatti le autorità civili francesi dei territori renani compresero quasi subito il tentativo di disintegrazione statale e natural• mente lo agevolaTOno, sforzandosi d' incanalarlo nella forma tradizionale del separatismo. Sorse così l'idea di quella repubblica renana che, sottraendo quei territori alla Germania, assicurava il grande trust del carbone e ci'ell'acciaio guidato da Ugo Stinnes da ogni ritorno offensivo dello Stato socialdemocratico. Così i francesi, agevolando il processo di disintegrazione statale, miravano a trarne quelle conseguenze di politica estera cui costantemente mirano: lo sbloccamento dell'unità germanica. Senonchè conducendo quest'azione a conseguenze politiche opposte a quelle che in politica interna l'avevano suggerita (e cioè conducendo ad un indebilament-o del Reich assai più grave di quello che avl'ebbe potuto derivare dal paga :nenlo delle riparazioni) non poteva arrivare alle sue estreme conseguenze, e, perciò, è stata arrestata su nuove pos1z1oni, eh~ non è possibile oggi ciire quanta solidità abbiano. Ad ogni modo, in linea di prima approssimazione, lo sviluppo è quello da noi tratteggiato, e basta a spiegare tutte le altre ripercussioni politiche. ... Infatti indebolita l'azione coattiva dello Stato, e svuotato quest'ultimo degli apparati formali e delle finzioni giuridiche, nessuna forza umana poteva impedire alle classi umili di. porre le loro rivendicazioni in forma integrale. Ecco ·perchè alla violenza politica dei plutocrati _veniva immediatamente contrapposta la violenza dal basso. La debolezza dello Stato, e della sua fun zione coattiva, la mancanza cii un organo foss' anche imperfetto di mediazione politica ed economica non poteva portare ad altre conseguenze. Distruggendo le formazioni mediane e Io Stato che su di esse si poggiava i ceti pl11tocratici tedeschi obbligavano essi stessi le classi proletarie a polarizzarsi verso il co· munismo. Così la lotta economico-politica veniva ad n..ssumer.ei_1narettilincilà rli antitesi--mai Cv· nosciuta nella storia, di cui i risultati elettorali hanno dal-Oun quadro abbastanza esatto. Infatti laddove le classi mediane hanno conservat-0 una certa forza, ivi la polarizzazione è stata minima ed il tentativo di difendere lo Stato social-democratico (che è, per definizione, lo Stato delle classi medie) è riuscilo, ma nella Riihr, ove l'azione pi utocratica si era spinta così oltre nel concetto della disintegrazione statale da raggiungere le soglie del separatismo, la polarizzazione è stata massima e la scon fì tta della social-democrazia definitiva. * .. La Francia è, invece, la patria delle istituzioni rappresentative, e perciò, lo Stato, sorto da due rivoluzioni, ha una maggiore nspondenza negli interessi delle classi medie. Essa ha in precedenza scontato gli effetti delle tenci'enzelegittimiste ed imperiali, e, perciò, le sue classi dirigenti non hanno bisogno di apprendere le tristi conseguenze cui può andare incontro la borghesia in seguito all'abbandono della legalità, che essa stessa ha creato. Ciò spiega perchè Poincarè ebbe fieri accenti di protesta contro i camelots du roi non appena accennarono ad imitare i metodi diretti dei fascisti italiani, e perchè intorno ali' azione statale hanno sempre aderito le masse, quasi deì tut-to, convinte di dover esercitare la loro azione politica entro le forme giuridiche prestabilite dalla costituzione. L'accortezza, perciò, dei dirigenti francesi (accortezza volontaria o coatta poco conta) ha reso possibile la continuazione del mito democratico, e la immissione di numerose forze piccoli-borghesi e proletarie entro gli schemi delle opposizioni di sinistra. Così la crisi istituzionale che lampeggiava in tutto il continente è stata galvanizzata e Briand torna ad essere l'uomo delle folle. Forse ciò sarà stato possibile perchè la Francia, essendo una Nazione seriamente vincitrice, ha potuto nel momento dello smarrimento post-bellico riversare nell'azione statale tutti i fumi della esaltazione patriottica, prospettando l'azione repubblicana in forte e vittoriosa concon·enza con il nazionalismo reazionario della estrema destra monarchica, ma indubbiamente il fenomeno esiste ed in unione al· governo finora fortunato del laburismo britannico, conferma la lesi che nelle nazioni dove la funzione, capistaliFtica è divenuta più eccelsa. le classi dirigenti lungi rfal sognare ritorni reazionari, tentano affermarsi in quel metodo democratico, ove di volta in volta stagnano gli sforzi rivoluzionari del proletariato. Quest'ossequio alle libertà. cioè alla forma della lotta politica, se da una parte svela nella borghesia francese la mancanza di quella esasperazione sovvertitrice, che è stata caratteristi-~a peculiare del nazionalismo nostrano, dimostra dall'aitra che lo sviluppo del capitalismo francese procede in maniera cosi perfetta da rendere possibile il conseguimento di quelle forme di organizzazioni politiche, che sono le più tipiche nell'attuale civiltà borghese. Perchè ciò che è caratteristico della oivil tà borghese è il fatt-0 che il liberalismo politico non è che s,·iluppo e garanzia del liberismo economico. Esso è il sistema politico che può, iniatti. realizzare meglio gli sforzi economici della borghesia. La parità di tutti i venditori sul mercato che è il contenuto del liberismo economico' deve essere integrata da altre libertà eh~ impediscano a gruppi concorrenti o ;ara.ssitari di sopprimere, attraverso le organizzazioni statàli, la parità legale di condizioni di lotta per i gruppi più forti. Si comprende, quindi, che là dO\·e il capi.talismo esiste, non come c-0nseguenza dell'azione statale, ma come risultante di forze economiche autonome, le istituzioni cosidette democratiche, rispondendo agli stessi interessi dei ceti dominant-i, abbiano maggior forza di resistenza, mentre invece là dove - come in Italia - ci si t~ovi and-0ra nella fase di sviluppo precapitalistico, le classi dirigenti, non avendo interessi affermali, attraverso li!. lotta liberistica, ma in gran parte generati o dall'immaturità dello sviluppo economico del paese o dai riflessi dell'azione statale ,non mostrino eccessiva fiducia nei metodi rappresentativi, e siano propense a distruggerli ogni qualvolta, attraverso essi, altri interessi sociali comincino ad affermarsi. Ora il quesito che si poneva anche nei riguardi della Francia, e cui le elezioni rispondono oggi. era proprio quello di vedere se la borghesia francese continuava ad esercitare la sua funzione economica e politica attraverso le formazioni mediane, o se anch'essa voleva seguire le alt.re Nazioni europee nei ritorni reazionari ; come del pari se le classi minimo-borghesi ed il proletariato avessero voluto seguire la critica comunista che, identificando il liberalismo politico col liberismo economico, e costituendoli insieme come istrumenti del dominio borghese, mira a distruggerli entrambi - oppure sarebbero ricadute in quella peculiare forma di organizzazione politica che i comunisti deridono con l'appellativo di social-patriottica. -- La risposta è venuta ed è un arresto secco e preciso del fenomeno di polarizzazione, cui nazionalismo e comunismo (simpatizzanti non a caso fra loro) sono interessati. • Riusciranno, attraverso tale pausa, le borghesie occidentali a risolvere il problema delle riparazioni ed a rassodare il loro dominio, imponendo anche alle altre nazioni europee il loro sistema economico e politico, o saranno travolte anche esse nel cozzo degli opposti ? E' quello che gli avvenimenti prossimi ci diranno, e che noi in altri articoli tenteremo di discutere. GUIDO DORSO

8G LA RIVOLUZIONE LIBERALlt BUROCRAZIA E FASCISMO Reazioni antifasciste Una ri vol uz.ione promossa e falla veramente da reduci, iuquanto reduci avrebbe sl potuto esser 1a rivoluzione antibw·ocratica per eccellenza: ogni borghese [atto soldato, tornando alla sospirata « borghesia , , dopo tanto pat,ire e dopo 'tanto disperare, non poteva non covare uu odio feroce contro tutto quanto sapeva di « ufficio J) e di «carte», ogni reduce rientrava nella mediocre vita con un suo conto da regolare con la burocrazia, rea per lui di averglj !alto perdere la battaglia se era generale, di aver torturato lui e la sua famiglia per le licenze, per l 'esoue.ro, per i sussidi 1 per le tessere, per il congedo, in mille modi se era subalterno o gregario; « l'as.salto al :M:w1icipio » di Tommaso Fiore è la lirica di questa passione anHburocratica che animava i nostri reduci; una autentica 1 ivoluzione di reduci, istintivamente avrebbe marciato sui municipi, stùle prefetture, sui commissariati, sugli uffici di guerra in provincia, sui Ministeri ~ Roma. }la quelli che guidarono alcuni reduci nella cosiddetta rivoluzione fascista, se anche erano stati in guerra, nou erano essenzialmente dei «reduci))' erano dei politicanti, erano dei _parla.me.11tari, erano degli cr. elezionisti » : essi, gli aspiranti deputati e minisbi, i futmi conquistatori integrali dei consigli comunali, provinciali e del parlamento non vedevano in Italia che Montecitorio, e nel loro odio, nella loro « invidia », riducevan tutta la vecchia Italia alla vecchia Camera; senza accorgersi che così bestemmiandola non facevano che esaltarla. Volarnn da Fiume apposta per butta,,.·un pitale su n1onte-Citorio, si mettevan in combutta con Giolitti per andair alla Camera, si offendevano se nella Camera ii isolavano, facevano un consiglio nazionale per domandar le elezioni, preparavan la marcia elettoralmente d'accordo coi Prefetti, occupavan durante la marcia non Prefetture e Intendenze, ma sedi ili organismi politici, mollavano Roma dopo che il Duce era iliventato Presidente del Consiglio, riducevano effettivamenl:'e il primo anno e mezzo di governo fascista ad una, colossale preparazione cli ca.m. pagna elettorale. Dei simboli della burocrazia, uJ:fici, edifici, persone, nessuno ebbe nè a temere nè a sofErfre dalla :rj voluzione fascista. Del resto fra le tante illusioni che noi abbiamo accarezzato e nutrito non ci fu ma.i quella che 1a « tirannide burocratica», che l'impazienza per l'urutà d'Italia ci ha regalata, potesse venir abolita per l'opera iliretta cli un moto rivoluzionario che ne abolisse i simboli, cioè che bruciasse i Ministeri e app-iccasse i direttori generali; per noi poteva una rivoluzione unitaria e accentratdce portare una risoluzi, .>. ne di questo problema, ma. non con una sua azione iliretta e programmatica, bensi inclirettamente suscitando alla sua azione centrale delle reazioni locali e periferiche, che- fosserCI spinta o pretesto alla formazione ili effettivi governi autonomi e particolari. Questa rivoluzione poteva esser o bolscevica o fascista, la cosa non faceva differenza, }'essenziale era che rivoluzione fosse e fosse rivoluzione unitaria: ci avrebbero pensato Jc provincie, offese nei loro interessi e nei loro sentimenti 1 , a reagire con loro atti centri.fughi alla spinta centripeta, a trovar in sè medesime ragione e modo cli esistere indifferenti od ostili alla Roma dèi nuovi conquistatori. Ma occorreva per ciò, ripetiamo, che la rivolu2,io~efosse· stata rivoluzione, e che la sua azione fosse stata cosi radicale, così coerente, così spietata, così offensiva, cosi opprimente da provocare, a. pronta o a lenta scadenza, quei movimenti di difesa e di protezione e di riscossa locale, che noi si diceva. 11 fascismo, armando i suoi adepti, marciando e conquistando, innegabilmente attuò quella rivoluzione che il nostro bolscevismo aveva soltanto n1inacciato o promesso, ma altrettanto innegabi1mente di quella rivoluzfone, attuò solamente la parte pdù innocentemente coreografica: la marcia incruenta, la sfilata tripudiante ed il ritorno gavazzante; ma l'essenziale, ìa distruzione del regime, 1'installazione di una nuova classe dirigente, la persecuzione dichiarata e ufficiale e l'eliminazione radicale del1' antica, qu.esto il fascismo non fece. Mancando della rivolu7,ione il fatto tipico, si capisce che sia mancato il solito contraccolpo di ogni rivoluzione, la « cottrorivolu.zione », cioè, per usare il linguaggio più corrente, le reazioni locali e federalistiche, le quali sen1prre sogliono susseguire ai moti rivoluzionari seri. Veramente, subito nei primi giorni dopo la l\'Iarcia si ebbero in alcuni punti d'Italia dei moVimentj che parvero i siutomi o l'inizio <li una reazione al trionfo fascista, voglio dire, p. es. : i fatti' di Sardegna, e, in altro campo e altr~ senso, Patteggiamento delle camicie a7..zrn·re. La storia autentica cli quei giorni, quando la si potrà fare, ci dirà la verità su quegli avvenimenti, di cui quelli svoltisi in Sardegna pare veramente fossero pe1· assumere una certa gravità; ades- ·so come adesso io c1'e<lodi poter affermare che quei due movimenti, di cui qui parlo per ragion di esempio, non fossero reazioni immediate nè controspinte alla troppo recente e appena accaduta marcia su Roma, ma fossero invece o lo scoppio ritardato o i residui ili una agitazione antifascista, anteriore alla. Marcia, provocata .in Sardegna dall'attesa o dal timore di wla e spedi~ione » cli fascisti <'Olllinent.ali, nelle sfere monarchiche e in c<!rti d reoli militari dal!' ali.eggiamento non del lutto rassicuranlc dopo che l'agosto era11 venuti assumendo, se non il Duce, alme1.10 certi ele:menli del fascismo nei riguardi di certi istituti e di certi poteri. Quando si farà quella tale storia si ved1à quanta inilucn'l,a abbiano avuto celie rcuilenze e certi impuntamenti dell'ultima ora a determinare, ad accelerare ed a deviare la Marcia. Per ora o lavorar tli induzioni o tacere. Dunque, se mai, sintomi <l.i pentimenti, indizi di repugnanze 1 tardi tentati vi di sterzate, movimenti deliberati pri1.na cd cflettuatisi, per forza d'inerzia, dopo che era accaduto l'irreparabile; ma uon quelle reazioni eh 'io dicevo; queste non si ebbero uè allora nè poi. E non si potevano avere. La rivoluzione iascistai l 'abbiam già <letto, se conservò della rivoluzione fino all'ultimo l'apparato esteriore, non ebbe della rivoluzione il contenuto; per via, da un pez.zo, era stata attenuata e denicotinizzata. Al rapace ave\'an cimate le ali e mo-a..ate le unghie, strada facendo, tutti gli elementi conservatori della nostra vita pubblica 1 parlamentari di destra e di sinistra, industriali, agtari, banchieri, tutti insotnma gli :ingredienti del blocco gioli_ttiano del '2r, la nostra borghesia, la nostra classe dirigente; quella a etti si si può negare tutte le virtù che vogliamo, quella ili cui si può dire che ha provocato ma non preveduta. la guerra, che sorpresa claJla guerra non l1ha saputa nè stornare nè fare, che vinta la guerra non ha saputo aver della vittoria nè il seuso nè la misura, quella ili cui si può dire tutto il male che si vuole, ma. quella classe, a cui nessuno può contestare la virtù e la capacità tradizionale di stroncare i movimenti rivoluzionari ch'essa ritenga perniciosi a' suoi interessi, di derivarne le acque nei p.i·oprii orti, di captarne gli uomini ... pi~ captabili, e di far il vuoto ed il silenzio intorno a quelli più irriducibili. Questa gente nel maggio del 'rs balonLamente s'era lasciata p,-ender la mano da quei quat. tro « esaltati» dell'interventismo clii sinistra; dopo lai guerra se li ritrovava fra i piedi an• cara « esaltati », come tre anni avanti, se non di più. Per un poco non seppe che farne e ne ebbe fastidio, ma poi quando si accorse che insomma qitakosa c'era li denti-o, e che quel falchetto tenuto a iliela opportuna e convement.emente incappucciato, a volta a volta o frenato o lanciato, poteva diventar un buon strumento di distn1Zione e di preda, incominciarono a riguardar i;iù seriamente a questi « musi duri 11, e, gente cli mondo, non s'offesero di certe loro sgarberie, e1 persone di spirito, non presero troppo ,;ul serio certe loro sparate da antichi dinamitardi,- e, uomini di cuore, intrapresero la rieducazione di quegli scapestrat!i., e, come via via quell'Eolide crebbe davanti a loro a vista, e un giorno veramente minacciò di sfuggire al loro controllo 1 al1ora tutti si: confessarono che, insomlila 1 al punto a cui eran giunte le cose, non c'era da esitare 1 bisognava, repugnasse o non repugnasse, aizzato il lioncello non mollru·- gli il guinzaglio, e attaccarsi ai panni di quegli energumeni, e tener loro le braccia, chè non.. facessero tutti quegli spropositi, che bensì avevan sempre detto di voler fare, ma essi avevan sempre creduto che fosser parole. Tante ne ho udite di codeste degue persone : « Lo capisco ane:h'io.. cose da far rizzare i capelli ... ma d'ata la loro forza, anzi data l'universale debolezza 1 1'ttuica cosa che ci resti a fare è di montar su anche noi, e tenerli d'occhio, e impedire che faccian troppe sciocchezze.. intanto.. si vedrà.. <la cosa nasce cosa ... ». Difatto si è ved'uto: tante cose ne son nate.. e fra !'altre quella appunto clell'aclclomesticamento ufficiale del Honcello, il quale si, di tanto in tanto manda ancora qualche ruggito, così poiir le frisson, nia insomma davanti all'irreparabile, al momento buono, sempre finora s'è mostrato savio e ben degno di tanta fiducia. Quelli che nel movimento fascista, più che un movimento politico voglion vedere un mOvimento 1·eligioso (ce n'è anche di questi), avrebbero buon giuoco qui a parlare di intervento della Chiesa ufficiale (La Monarchia), la quale captando e co:cvogliando· nel grande alveo della sua tradfaione il movimento tendenzialmente ereticale, lo ha, ticouoscen<lolo e « redimendolo di una prim.a e di una seconda corona\), appesantito e aduggiato di regole, di conveuzionii di pa.stoie e d.i riguardi, facendolo deviru·e dalla. sua linea primitiva. La storia si fa 1n tanti modi, può anche darsi cbe don1.a11iquesta. storia sia fatta da qualcuno in questo modo. lo per me resterò sempre dell 'opinioue che anch<.:: i primi fond'atori di questo movimento, lasciamo stare se religioso o no, abbian sortito da natw·a una singolare tenden1~ a farsi ... riconoscere e appesanHre e addomesticare.. dalJa chiesa ufficiale; e1 in fondo, io non so da che parte sia la soddisfazioue maggiore: se negli infermieri, i quali han l'illusione di riuscir sempre a contenere questo e agitato, quando gli piglian gli , accessi,, o nel!', agitato, (ma non troppo), il quale pare ben contento dopo tutto di poter dire: , se non ho rotto tutto gli è che... mi han tenuto». « Tegnìùne che l' a,mmiasso/ • (tenetemi chè l' alI:fmazzo) gridavano nelle loro risse i , kamaJi, , del porto ili Genova, quando erano meno organizzati e più pittoreschi: , tegnime che' l'amma5.to/, potrebbe essere benissimo il motto di questa nostra tragicomica epopea, in cui gente che ha nel sangue l'amore e l'intcrcs~e per il vecchio regime, ha dovuto, per cercar ùi salvarlo, finger di muovere in guerra contro di esso, ed ora che gli ha messo le mani addosso e l' ha un poco bistrattato, è felidssim .. 'l che accorran dei bravi cittadini a torglielo cU mano e a k.-var essa all'imbarazzo, il regime dal pericolo. - Ma supponiamo che le cose fossero andate in quel modo logico in cui non vanno mai, e che fa rivoluzione fosse stata rivoluzione, la persecuzione persecuzione, la distruzione distruzione, ecc.; credete voi davvero che sarebbero avvenute co<leste reazioni che voi dite, o 1a vostra è solamente una speranza non su altro fondata che sulla vostra tendenza di letterati a elar corpo alle vostre fantasie? In Italia, per esempio, sono stati abbattuti rivoluziouariamente due degli istituti più profonelamente radicati negli interessi e nei sentimenti di certe regioni italiane, il potere temporale del Papa e il governo borbonico; le avete viste voi le reazioni locali? Reagiscono magari con pericolo proprio, gli organismi vigorosi e sani ; gli organismi at1em.ici 1 cachettici non ne offron di codeste reazioni immediate e spettacolose (ed è anche per ciò che talvolta superano certe crisi meglio che gli altri). - « Se fosse, se avesse, sono i padri de' m:iei... e a ragionar per supposizioni poco sugo ci 5-i cava. Quel che &i vede è questo: che azioni . violente, dichiarate e ufficiali del fascismo contro istituti, ceti, e persone che rappresentino o il passato o l'opposizione non ce ne sono state dalla Marcia in qua; il 30 di Ottobre del '23 Mussolini al conispondente romano del , Corrie1'e faceva constatare - tutto raggiante - che si era fatta una rivoluzione mentre i servizi funz..ionavano, 1nentre i commerci continua. vano1 mentre gli impiegati erano al loro posto ecc., e recentemente, qualche giorno dopo le elezioni, lo stesso Mussolini dichiarava candidamente a un giornalista straniero che « In Italia non c'era nulla da ristabilire perchè nulla in Italia era mai stato interrotto , . E questa è una delle laccie della rivoluzione fascista: la rivoluzione di Augusto 1 - salve le proporzioni e gli a11tecedenti - la rivoluzione che rispetta tutto, non scontenta nessuno, éhe riscote l1Ullanimità e non solleva opposizioni. Ma insieme io vedo quest'altro fenomeno: tacitamente, sordamente, senza ordini pubblici ma con uno svolgimento sistematico sotto cui non ci può non essere un p-iano presta bi lito ed uu volere ttnico, in tutta Italia si sono, dalla Marcia in qua, rovesciate , amministrazioni comunali, ilistrutti od espropriati o paralizzati organismi <li cooperazione, di mutualità, cli beneficenza, di pubblicità, vessaH determinati ceti cli cittailini, perseguitate determinate persone: tutta una miriade cli casi spiccioli, spesso cruenti e luttuosi, di cui una piccola parte solamente è nota 'al grande pubb1ico1 e che costituiscono effetti va. mente, vi sia o meno -il proposito e l'ordine dall'alto, lo «sviluppo, della rivoluzione, la « seconda ondata», che è in moto dopo la prima anche se nessuno 1o proclama, come era già in moto da un pezzo la prima ,avanti la Marcia1 anche se nessuno lo voleva credere. Orbene, a queste spinte effettivamente e spietatamente rivoluzionarie io credo che sempre resistano e succedano le controspinte, le reazioni locali : anche qui una miriade di fatt:Ì/ che costituiscono tutta una imponentissima rete di difese e una paurosa preparazione di controffese : mascherame,nti di cooperatiYe, camuffamenti di antichi sovversivi, costruzioni di ripari sotterranei, esigli anche volontari, e, coordinamento di risenti .. menti e di rancori. Naturalmente di questo .oscuro e preoccupante movimento 1 pochi episodi sono noti, e ,li questi solamente que1li che, più raccappriccianti per le forme, sono per sè meno significati-vi, ma chi Yive fra gli umili, chi va per le campagne ed ha per ufficio. o per mutua. silnpatia la confidenza dei perseguitati e degli offesi 1 sa dire se vi sia o no in tanta parte d'Ita· lia l'animo di reagite al fascismo, e non può pensare che con viva ansia a quella che potrà essere o prima. o poi 1 o qui OI a.lti·ove, la fioritm:a di questa seminagione cli odio e di iniquità, che va avvenendo per tutto il nostro paese. Questo è il pane che sta sotto la neve. Se i1 regi1ne ora imperante fosse un regime o di a.perta dittatura o di àecisa r'ea.zione,· ma che assumesse la re.sponsabilità delle a.zjoni sue e cle' suoi gregari, e se il paese nostro fosse politicamente meglio educato, valvola di sicurezza per questo covare di risentimenti sarebbe, com; è ovvio, l'opera dei patti ti cli opposizione; nia 1stando le cose come stanno da noi, si può creclèi-"ee sperare, per il bene del Paese e per la salute anche dei fascisti, che il malcontento antifascista possa essere tutto derivato nella azione <lei partiti? Purtroppo io credo ehe no. Il fascismo, se ha portato nei partiti avversari un pò cli chiarifìca2ìo11e e se ha obbligatO molta gente a pigliar posizione o pro o contro 1 d'altra parte continua più che mai a rimanere esso nell'equivoco e ad assorbire esso le ambiguità di cui si depurano gli altri partiti. I quali partiti poi esistono e agiscono in determinati centri e zone, che costituiscono una parte piccoussuna ili tutta. la superficie dell'Italia politica. Le reazioni locali, personali, irresponsabili, che son suscita.te dal fascismo ufficialmente irresponsabile personale e locale, non accennano affatto, per ora, a clirigersi ed a sfociare in questo o in. quello dei partiti politici orgaw.,zati, impedite a ciò fare o eia diffidenze antiche o recenti o eia 06tacoli ciecamente lr~ppo,.,t.i eia! regime imperante, Quali aspetti assumeranno queste reazioni locali ora non si può ilire. Quel che si può ilire è cbe -in provincia. ,in wne non riJevate dalle carte topografi.che della politica attiva d'Italia, le cose non vanno così lisc-ie. • La situazione in provincia t graYe » seri ve 11ex comm. Rocca a Mussolini: e 6e Io dice lui vuol ilire eh.e qualcosa nella marmitta bolle davvero. L'episoilio Cesare Forni, non ilimenti.cato né seppellito finora, le migliaia cli voti raccolti claJ partito dei contadini, il persistere del Partito Sardo, sono anche sintomi della situazione a cui accenna il Rocca: ma c'è dell'altro che non si sa, o che l10ll si clice. Che cosa SOllO queste novità ! Inizio ili movimenti loca.li d,stinati acl assodarsi e acl tStendersi, o risorgere di un vieto localismo e municipalismo gretto e inconcludente ,o ribollire sorcio di esasperazioni e di furori inconsiderati? ~on si sa, non si può dire: le carte han delle wne in bianco: l:i,; sunt leones. Solo 1'avvenire potrà rispondere a tante ansiose questioni. AUGUSTO MOS'Il PlEROBPBETTI - Editore TORINO • Via XX Settembre, 00 jYovifà di j,f aggio: NOVELLO PAPAFAVA FISSAZIONI LIBERALI un volume di ii2 pagine - L. 6 INDICE: Premessa. Liberalismo e socialismo. Popolari e liberali. Il problema costituzionale. La milizia nazionale. Il Governo fascista. Dopo le elezioni. Il Papafava svolge una pacata e stringente critica del fascismo con queste pregiudiziali: « Insistere per la rapida risoluzione degli ancor persistenti equivoci pollitico0 giuridici come quello che forma il fondamento della milizia nazionale e sostenere una vigile, assidua, intransigente difesa delle libertà costituzionali ». VINCENZO CENTO IO E ME ALLA RICERCA DI CRISTO L. 6 Con prefazione di Adriano Tilgher V. Cento già noto per i suoi studi politici e filosofici rivela qui un singolare temperamento d'artista. pi prossima pubblica;;;ione EDOARDO PERSICO IL GIRO DEL JV[ONDO I. 111 PORTO ùONT AN.O Opera di stile e di lirica d'eccezione jYovifà: CHECOS'LÈ'INGHILTERRA L. 6La più completa monogrnfia uscita in Italia in questi anni stilla vita politica inglese. ALESSANDRO D'ENTREVES Ilfondamento d lflailosogfiiuaridica hegeliana L. 7,50

Soeia/it5mo e cultura GhlUTOPISTI f~A~GESI Di, er50 è il rapporto che vi è tra questi due termini nei due periodi, in cui si può distinguere il movimento socialista : in qttello premarxista, che, n<IUavendo visto quale fosse il movimento dialettico della storia, era condotto ad opporre tra loro i due termini : uomo e società) ed in quello del socialismo marxista, in cui i due termini sono uniti in modo inscindibile. E' inutile tornare ad illustrare il coutrasto che v'è tra le due concezioni storiche, che è stato esaminato dal Foumiére (I'lieories soc1alist.e, - Pt'efazione). il quale ha volttlo, con poco senso critico, vedere le idee marxiste già formate negli ttlopisti francesi e dal Mondolio (Sulle orme di Carlo Marx, capitoli 2° e 3° del Vol. Il 0), il quale invece, con maggior acume filosofico, ha posto in rilievo l'antistoricismo utopistico, in coufronto al profondo senso storico della dottrina maxxista. Gli utopisti francesi, i quali traggono dal Diderot e dal boroue d'Holbach il principio di uua aocietà assn1'da uelle sue leggi, opposta e defon:natrice dell'uomo, e dall'Helvezius la fede nel pote.i-e dell 'educazione 1 concludevano poi in una dotb·ina mista e contraddjttoria, per la quale si doYevano <lar consigli ai poteri pubblici affincbè modificassero la società 1 in 1nodb da renderla buona educatrice dell'individuo. « Pui5qu'aucun iudividu :o scrive Lou.is Blanc < n 'est le maitre de former son propre caractère, le quel est inBueucé par toutes le circostance& qui J'entoureut, ma'iS sortout par celles de son enfance, il serait facile à touts communautè investie d111n certain pou'voir de replacer la société sur des bases plus conforn1es au bonJ1eur de ses merubres en changeant les circonstances, qui· entourente chaque •individu, et smtouti en fondant 1' education sur des principes rationaJes, (Lett,-es su.,· les systèmes de la cooperatior,~ ecc. ecc.). Que,sti riformatori sociali hanno dunque una grande fiducia nell'opera della ragione per persuadere il potere a prO\-vedere il bene collet:tivd e nell'influenza dell'educazione per riformare l'uomo e renderlo atto alla vita morale. I poveii anebbero u les memes qualités que les riches , esclama Cabet es' ils avaient la m~e éducation., parce que tous leuxs vices sont la faute et le crime da la sociétè, (Voyage en [carie p. 391). E allora? Occorre volere che lo stato sociale si modifichi : se la società è infelice, è perchè manca quella « volontà unanime», che tende a creare I{ l'égalitè sociale et politique, Pégalitè de bonheur et de dioit, l'égalité UDiverselle et absolue , . Solò apparente è la differenza tra il determinismo sociale del Saint Simon, e questo volontarismo del Cabet; tutti e due essendo ucit; dalla fede nell' efficacia dell' educazione. Non meuo ottimista sebbene meno determinista è il Colins, il quale con entusiasmo esclama: e Une fois qu 'H sera universellement admis que le sol, pour le bonheur de tous, doit entrer à la proprietè collective; lorsque ce principe sera inculquè par l 'éducation. . . . . co!"-bien de proprieta.ires. _ . . cons2.creront une parti~ de leur fortttne à l'émancipation du peuple! » (Science Sociale, Vol. III, p. 299). Da questa candida fede, trae vit½i,tutto il socialismo premarxista, che si riduceva quindi ad un desiderio di bene, ad un entusiastico tentativo riformatore, mentre quello postmarxista appariva invece come lo shocco necessario dello stesso pn:,cesso storico. Il primo quindi, figlio dell'i)lu.minis.mo francese, doveva dare grande importa.J17..aall'educazione ed ai valori spirituali; menti-e il secondo, aeila sua interpretazione più rigida, doveva diffondere la convinzi.oue che questi fossero epifenomeni, sopra-strutture inefficaci e che quindi poco o pnnto potesse 1 'educazione. Cosi appare infatti da molti luoghi degli scritti marxisti ed engelsiani e così fu affermato da molti più o o meno pU:ri 11:iarxisti che vollero intendere 11 materialismo economico come teoria rigidamente det.erminista. Oggi come vedremo, specialmente per la seducente critica fatta da Rodolfo Mondolfo, questa interferenza non è più pacificamente accettata, ma certo è tuttavia che, neUa pratica, quasi tutti i partiti socialisti agiscono pu.t' sempre con1e· se la storia fosse un fatale corsd delle cose e poca o nessuna infhten7..a quindi1avesse l'e<luca1.Jone o la cultt11·a. E quindi vi è chi sulla via di diventar ministro, sì vanta d'ave; superato solo la sesfa. elementare! J novatori socialisti dunque, che scrissero tra la fine del secolo XVIII e l'inizio del secolo XIX, non s' avvide1·01 secondo l' Engels, della chinve che poteva aprir la porta verso la nuova, era da loro sognata e tutto il loro sforzo ridussero nel cercal' di persuadere i poteri pubblici ad inten 1enire con 1'educazione a mutare le con- <li21Qni1sociali. Cosi il Pecqueur ,l!nta « l 'importa~za sociale crell'educazione •, mentre il Cabet da parte sua afferma addirittura che « l'éducation est considérée comme la base et le fond:ement de la soci:étè, (V0J1age e1i Jc<>rie, pag. 36). Già il Ba.- • beuf (Tribwne <tu peu,Ple, n. 35) aveva avver-- tito che , l 'éducation est w1e monstruosité, lorsqu'eTie est inégale, giacchè divide la società in due parti, 1'una contro l'altra nemica, _e rit~·f}- va perdò che a r.utti dovesse esse.re impartita la stessa educazione ed istruzione, che per LA RIVOLUZIONE Lii ·p \:.E 87 Babeuf si riduceva a.i soli elcmenli necessari, non nppareudogli utile un'alta cultura scientifica. 1....escuole divise per classi e censo, come erano specialmente ~llora, d.al Proudhon son giudicate veri e seminaircs dc l'aristocrr.t.ie, e si riducono secondo lui ad un mezzo detestabile • pour augmenter la distinction des classes, pour consommer et rendre irrévocab1e la scission e:ntre la bou rgeoisic et le prolétariat , ( I a~e generale de la Revolulion, pg. 29r). Tale era pure il pensiero delJa scuola sa11simonia11a. Impressioni di tedeschi 1n Italia Per il Fourier (Vedi Soctalisme soc<elaire - ediz. Bourgin, p. 138 e scg.), la necessità di una eclucazione uguale e uni versale è poi un vero prcsn'J)post.o di quel suo armonismo, che ha per fine s11premo l'unità sociale. Con pmfessori e pedagoghi divers, per ogni classe si perturberebbe il sistema sociale manchevole dei giorni nostri, con le classi iu lotta fra loro, e quindi si perpetuerebbe la discordia civile. u C'est donc le preruier vice que doit éviter la politique barmouienue; elle s'cn garantit par ttll systeme d'éducation qui est un pour toute la phalange et pour tout le globe et qui établit partout l'unité de bon ton,. Regola geuerale del falansterio doveva essere il lavoro attraente; il povero ed il dcco vii si dovevano trovare accomunati e perciò dovevat10 essere egualmente preparati a far parte di quella, « seule famille bien unie » cui non può convenire che « u.n de ses membres soit dépourvu de l'éducation qu'ont reçu les autres ». Dato questo concetto unitario dell'educazione, il Fou.der non può lasciare tale opera cc;si importante all'arbitrio slegato dei genitori, e cosi i figli, secondo la sua teoria, sono sottratti dall'età di 3 anni alle cure educative della famiglia ed affidati invece, a spese della società, da prima alle tribù dei bambiui 1 e poi successivamente a quella dei cherubini, serafini, ecc .ecc. Il Babeuf era stato più ..... spartano del Fourier nel ritenere i fanciulli come apparteneuti più alla comunità che alla famiglia, e perciò aveva proclamato che in una società ordinata, l'educazione pater~ non poteva essere ammessa, giacchè « la patrie s'e1npare de l'individu à • sa naissance et ne le quitte qu'à la mort ». Nè meno reciso fu Robert Ovven nell'affermai-e questa necessità di un'educazione societarilL dei fanciulli, che « dopo l'età di 3 anni debbono seguire i corsi scolastici, mangiare nei re~ fettori, e dormire nei dormitori, conservando i1 genitori solo il permesso di ved'erli e di parlar loro dttrante i pasti o in ogni altro momento , . Il Cabet fu invece meuo comunista dei precedenti perchè si accontentava di un insegnameuto pubblico, senza che i fanciulli fossero tolti al loro ambiente familiare; n1entre il Proudhon voleva. che iJ d:b:itto dell'educazione fosse riservato ~lo alla società che « choisit à sa guise)> ~ professori più adatti ,i quali tuttavia dovevano essere approvati dai. padri di famiglia. Per questo cliritto riservato ai padri, il Proudbon non era d'accordo con gli altri socialist~ sulla gratuità dell'educazione, giacchè, secondo lui, poteva esser gratuito solo ciò che non costava nulla e « l' instruction 1de 1neme que la nourriture, le vètement etc, l1habitation doivent se payer, (De la capa-eitè politique, ecc., pagina 28o): Questi riformatori son però tutti concordi, ahimè!, nel11ostilità all'insegnamento classico, contro cui pure dovra poi dimostrare la sua diffidenza la Repubblica russa dei Soviets, e tutti voglio110 i1tla istruzione a base di, pura. scienza e di lavoro. La cultura umanistica destava le diffidenze di questi utilitaristi, sia perchè non era immed.ia.- tamente pxepai-atrice a quel benessere sociale, che era il loro fine e sia perchè era stata solo la cura e la soddisfazione di quella classe Ji oziosi e di potenti, contrd cui si appuntavano le cdtiche ed i rimbrotti dei riformatori. Scopo della scuola era difatti per il Pecqueur (Des améliorations -»wterielles p. 255) uon quello di dare una culhtTa classica, ma quello cli socializzare l'insegnamento del bene, del vero e del1'utile, a: de l'utile surtout, qui est si peu controversable de sa nature», e che era, anche per il Babettf, il Saint Simon ed il Fourier, il fine vero d'ogni insegnamento e d'ogni educazione. Quindi si voleva tanto istruzione sui processi economici 1per sanare quella specie di « insanitè du monde commerciai :o, che il Pecqueur attribuiva ;il cattivo ordinamento scolastico, pel quale tutto s'insegnava tranne ciò che e1a più necessario sapere; quanto istruzione professionale, cosi pel'fetta, che per essa1 nella Anuonia1 del Fourier, « un bambin de qua tre ans ftìt il fils d'un m.onarque sait gagner sa vie à plusieurs n1etiers. . subordonner toutes ses actions aux convenances d'intèret général »_ Un complesso dunque di illusioni wciali e pedagogiche. Da un eccesso ottimista siamo passati nell'erroneo fatalismo postu:ia.rxist'a, ad un eccesso opposto, per ctù l'educazione fu quasi del tutto dimenticata. "b'EC!ODEbbA5TAffiPA ,, il ben noto 11fficiodi ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENT& in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. La fiumana tedesca, che aveva inondato dal febbraio l'Italia, è pressochè tutta rifluita in p,ilria. Si parla di cr-ntomila viaggiatori. Pnr facendo le debite tare, e tenendo conto che molti non avevano valicato JX-r la prima volta le Alpi, resta il fatto che parecchie decine di migliaia cli 'f<:dcschi hanno in questi mesi cono~ sciuto un po' da vicino jl nostro paese. Queste decine di migliaia nella gr:m maggioranza non erano dei e sig11ori,: erano gente mj11uta, studenti, profcssio11isti, impiegati, piccoli commercianti, operai anche, - quel che si dice popolo. Tutti probabilmente avevano nella valigia i•Tta,. lien 1sche Reise di Goetbe; ma il solito tipo del viaggiatore tedesco in Italia, assetato di classicismo e solo SE-nsibile a1l'arte, scompariva ne]~ l'onda degli uomini nuovi (per tante ragioni nuovi). A tacere delle condizioni attuali della Germania ,il nwncro stesso dei viaggiatori dava alla loro massa una sorta a; particolar coscienza colletti va. Fu come la visita di un popolo a un altro popolo. Le impressioni dei ritornati ol)'rouo quindi un interesse speciale. Su molte di tali impressioni non è il caso di fermarci ,perchè troppo generiche o troppo personali. Nemmeno import.a considerare certe de~ lusioni o certi entusiasmi perfettamente' legittimi o perfettamente assurdi. E neppure v:<rrà la pena <li porger l'orecchio a certi compiacenti panegirici del nosllro progresso; cosi rapido ;n si pochi anni ecc. ecc. Uno dei mestitri più CYCÌosicli questo mondo è quello di ascoltare i giudiz.i del prossimo sopra cli noi coll'unica speranza d'aver vellicata la nostra vanità, dando poi mano agli sdegni e alle polemiche e alJe retti.fiche, quando si raccolgono biasimi. Diciamolo pure: in fondo al cuore di tutti i nuovi visitatori d'Italia stava il desiderio cli misurare, col confronto d1un popolo tanto più fortunato, il grado della miseria materiale e morale tedesca. Essi visitatori 1 ricordiamolo, erano, in genere, gente che conosceva l'Italia per sentito dire e che1 durante e dopo la guerra, ba conosciuto ogni specie di sofferenze. Forse si deve appunto a quell'aspettazione, che una delle impressioni più generali riportate fu: l'Italia è un paese povero. In Italia c'è forse ora più danaro cbe in Germania (non ha mancato di colp:b:e i Tedeschi la vivacità del nostro traffico), e nondimeno Il! povertà italiana è d'assai più evidente. Ciò perchè la povertà non è soltanto questione di moneta, ma anche questione di maturità sociale e di educazione. Abbiam visto come spendevano i vistosi salari gli operai e i contadini negli anni di grassa: in cianfrusaglie, in delicatezze da parvenus; il loro tenor; di vita continuava ad essere di plebe, le ]oro case, come i' loro spiriti, continuavano ad essere sprovvisti del necessario sebbene ingombri del superfluo. Quelle case e quegli spiriti i tedeschi più sagaci li hanno osservati tanto nelle città della pianura padana, come nei villaggi del centro e del sud. La povertà italiana si manifesta sopratutto al tedesco con una per lui inspiegabile mancanza cli bisogni, accoppiata quasi sempre con una stramba sovrabbondanz.a di voglie. Mancanza. e sovrabbondan1..a che egli avverte non solo nei ceti più miseri, ma anche nel borghese, nella cosidetta persona colta, nella Città, nello Stato. Per cal'atterizzare tale condizione di cose (per definire l'Italiano medio) il tedesco ha una ftase: Halbbild,mg = mezza cultm·a. Non si prenda la parola troppo sul tragico. In fin dei conti la modestia di bisogni italiana è una delle nostre ·forze. Si veda piuttosto, come a ragione quella parola trasporta la questione dal campo economico nel campo morale, e come in quella critica delle « voglie :o sia adombrato un giudizio su.Jla celebrata nuova « volontà d'Italia"· * ** Sapete una delle impressioni condivise dalla totalità delle donne tedesche? - La donna italiana s'imbelletta. - !:lie 1 'han cantata un po' tutte in ogni tòuo. - « Ma perchè imbellettarsi, quando si è cosi belle? 11. - Colle donne, si sa, non è simpatico farla da rassegnato; ho dunque protestato \·1\·acemente: « Ne conosco io centinaia cPitaliane che non si tingono. Loro avran visto qualche sai-tinella cittadina, qualche mez,z.a dama ... 11 - « No, no, dappertutto, nelle città e nei paesi. E le sue conoscenti non contano! li. A certe mie rinnovate proteste un giorno un vecchio signore mi osservò : e: :Ma 11ou è mie:"tun grosso peccato da parte loro! Lo fanno per non stare troppo indietro dei loro uomini». I vecchi signori, quando non souo idulgenti, sono implacabili; parlano scn1..a. a.mbagi, colla scusa della veneranda canizie 1 e arrivano perfino a dire che ]'Italia intera pone ora massimo shtdio a imbellettarsi. , Dia mente alle campagne di propaganda d'italianità )l attualmente in auge. Financo uu Prezzolini passa l'Oceano per farsi celebratore della nnova Rinascenza italiana! E taccio· dei commediografi 1 che avendo ormai, diciamo cosl, saturata 1a Penisola dei }oro giocherelli dialogati vanno in America a far indo~ rru·e l'Arte del loro Paese di nuova gloria. Bu,- siness is business, d'accordo; ma la gloria è gloria. Si potrebbero citare centinaia d ,esemp.il in ogni campo di questo fmioso , lustrar di faccia>. Dei due 111omenti del processo industriale moderno - fabbricazione coscienziosa. e vendita reclami~tica - gli italiani d'oggi si son dati (tranne onorevoli eccezionij con particolare trasporto al serondo. Non è una prerogativa CSl·lusivamt-nte italfana, naturale. Nè io intendo contrapporre per questo all'Jtalia una più felice Germania. Ma ria noi lo squilibrio è tanto più avvertibile, in quanto il popolo italiano ha meglio di O',çTiialtro il senso della convenien7,a, e1 in fondo, conosce benissimo i propri limHL Quella medesima. naziont, che alcuni anni fa aveva cosl scarsa fiducia. di sè e, a torto, si avviliva nel cr,n(ronto cogli altri popoli, ora si lascia ubbriacare ogni giorno da quell'artefatta mistura imperiale. Chi sapeva e voleva vedere allora, rivalutava da sè il vostro paese; ma quel medesimo non si lascia ingannare adesso dalle stamburate. Il ri5nltato delle quali servirà, oltre a11'incanc-renire i vostri difetti, a produrre presto nel mon<lo quel fastidio, c:he finiscon sempre col produrre i don Giovanni bla,- teroni. E si ritornerà, - a torto - a giudicarvi male. Benedetta gente, che il nostro esempio non vi debba servire a nulla! Ha visto l'ulimo nnmero della Berliner JLlu.- slrierte Zeitung7 Quel giornale ha già stampato innumerevoli fotografie di J'fussolini: solo, colla famiglia, al tavolo di lavoro, in me,2..0 a selve di gagliardetti, a cavallo, in automobile, col leoncino, ecc. Ora lo pubblica in costume da bagno. E' un segno. badi! Di uomini politici in costume da bagno il lettore tede.sco ha visto finora solameute Ebert e Xoske ,quando l'estimazione universale li aveva già ridotti da personaggi mitici a povera carne mortale •. . .. Il vecchio signore non era troppo tenero del fascismo, ma molti tedeschi, bisogna dirL, ne son ritornati dall'Italia ammirati. Xon foss'altro quella faccenda delle ferrovie che camminano in orario! Anche costoro però, avevano, come il vecchio signore, fatto laggiù un'operazione illogica ,date le loro ammirazioni : onde scoprire l'italiano, tout court, avevan grattato via dalia faccia del nuovo cittadino italiano iJ belletto. Per una cosa sopratutto i tedeschi ci invidianQ e riconoscono un'effettiva nostra superiorità: per quella levità di spirito, che ~nifesta una parentela più diretta ed intima colla Natura e cbe, mentre abilita l'intelJigenza ad una maggior destrezza, dà al cuore una felicità ed una geutilezza pressochè ignote agli uomini del Nord. Nei cittadini italiani camuffati dall'ultima uniforme i tedeschi stentavano ora a ritrovare quella grazia, di cui venendo da noi sono avidj come del nostro sole. La ·riscoprivano a forza di lavaggi. Quel che cadeva sotto il lavacro purificatore era un intonaco di similoro fissato ccn 1 una colla di brutalità. Questa brutalità specialmente stupiva gli osservatori. Strano! I figli dei Martiri del Risorgimeuto (la Germania ha alcuni ottimi libri sul Risorgimento italiano) trasmutati in ... Austriaci! I nipoti di Galileo guadagnati al Sant' Ufficio! I rinati dai deliri secentistici ed arcadici grazie all'educazione di più. sa.no realismo, di più illuminato candore, di più appassionato amor d1 libertà, che il mondo abbia \·isto ,ripiombati in piena avYentura spagnolesca' Un italiano brutale (quando non si tratti d'un trasportato dalla collera o d'un abbrutito dal vizio) appare persin comico ai tedeschi. I quali, dunque, aspettavano di veder ribale11are da una crepa delPintonaco il noto sorriso malizioso per respirare, nella convinzione che in ultima analisi deve trattarsi di un giuoco. Il giuoco tutta,,ia acquistava a ttn certo momento per il tedesco un sapore un po' amaro Per o\·\·ie ragioni d'economia i centomila pellegrini d'Italia sono entrati ed usciti quasi tutti dal Brennero 1 e due volte quindi hanno toccato l'Alto Adige. 'Een pochi non vi. si sono fermati o almeuo non ne hanno in qualche modo udita la voce. Voci di dolore e di protesta, per quali ragioni non occorre certo ripetere. Occorrerà piuttosto far intendere che l'Alto Adige non è una questione d' irr~entismo austriaco, ma una questione d' irredentismo tedesco. No.n starò a ricordare che il più grande poeta lirico del medioevo germanico è nato a sud del Bre11nero; queste sono sciocchezze per i Realpolitiker. Dirò invece che il mito politico ,a cui la nuova Germania tende come all'unico mezzo di risurrezione, è quel1o di 1tn grossdeu:tcslz.tum., d'un movimento cioè che vuol riunire in un unico corpo tutte le popolazioni di lingua tedeSC:'l. Questo mito non è una cosa tanto fantastica. L'idea « grossde-utsch » la si può dire uscita trionfante da tutte le urne il 4 maggio. Non c'è partito che la rinneghi o ne disconosca l'importanza. Delle sopraffazioni fasciste nel- !' Alto Adige, della conquista violenta delle scuole, della forzata italianizzazione ci chiederà conto un gion10 non l'Austria, ma 1' ingran<lit:i Gennania. La propaganda irredentista non ha bisogno di essere alimentata da riottosità o malanimo tirolese. L'idea della riscossa non è a Bolzano, ma nel cuore della Germania, che vuole risorgere. E chi alimenta. la fiamma sono le migliaia di annuali pellegrini sulle orme di Goethe. I quali pellegrini, qualunque impressione abbian riportato del!' Italia, nell'uscirne inevitabi•mente riacqtùstano occhi che sanno vedere e giudic:axe. MERKER

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