La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 18 - 29 aprile 1924

b ,\r, U • tvN: 'l-1 1 RIIUL CONTO CORRENTE POSTALE RIVISTI\ STORICf\ SETTIM/\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE Diretta da PIERO GOBETTI- Redazione e Amministrazione : TORINO.Via XX Settembre, 60 IL MARTEDl Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. 10 - Estero L. 30 Sostenitore L. 100 • Un numero L. 0,50 Ctii rice"e UI) l)Ul'T)ero <li saggio « 1)01) il)tel)<le al:>l>ol)ari;i r«spil)ga il giorl)ale, altril'T)el)ti ,i:li col)tinu«rel'T)o r'il)"io e <lopo un l'T)«se pro""e<lererr,o all:o ris<eesico" rr,<li:or,te tr:olfa Anno III ~ N. I8 - 29 Aprile 1924 SOMMAR 1 O: G. Donso: Lineamenti di politira eeclcsinstitn fosci•1u. - M. FzunARA: Crisi di cnl1ura - A JJl>untl. - PnocoPIO: Alla rigillu delle elezioni tedesche: Da J,udendorlf a Max Holz. G. t\.NSAJ.DO: Un calabrese "correct ,,. - p. g.: Un conserTatore gnluntuomo: G. .Mosca. - U. RtvA: Shubcalhimo P "sta.tali,,. - TRAVETHON: La riforma della legge prorinciale e e<1munaJe. LINEAMENTI DIPOLITICA ECCLESIASTICA FASCISTA Le polemiche per le devastazioni brianzole e la lettera del Cardinale Gasparri hanno improvvisamente richiamata l'attenzio. ne dei lettori di giornali su un gruppo di idee e di relazioni politiche intorno a cui ancora si addensa, più che l'oscurità, l'incomprensione. Delineare, quindi, con la maggiore esattezza possibile, la politica ecclesiastica del fascismo e le reazioni che essa ha provocato in Vaticano, e spiegarsi così perchè la lotta tra la Chiesa e lo Stato oggi è più che mai viva, pur attraverso i filosofemi pedagogici del ministro Gentile, significa contribuire potentemente a chiarire la caotica situazione politica italiana, in uno dei suoi aspetti più caratteristici. Iniziando tale esame occorre tenere per fermo, senza bisogno- di speciale dimostrazione, che il sorgere del Partito Popolare Italiano nel 19i9 significò il riconoscimento esplicito da parte della Chiesa di quel moto di rinnovamento dei nostri istituti politici, che non si è ancora concluso, e la necessità, anche per la Chiesa, di servirsi del metodo liberale per sostenere la sua azione politica. Questa verità, di cui le nostre classi dirigenti non si sono ancora convinte, svela tutto un programma di azione papale, che ringiovanisce di molti lustri la politica cattolica e mostra come la Chiesa aia prove di profonda vitalità, proprio in epoche in cm ai superficiali potrebbe sembrare l'opposto. Non più, dunque, patti Gentiloni e politica clerico-moderata non più adesione al regime a scopo transattivo, ma, intuendo il processo rivoluzionario in marcia nel paese, la Chiesa, attraverso il P. P. I. tenta impadronirsi del nostro problema istituzionale, prevenendo così impliciiamente ogni rinnovellato tentativo di giurisdizionalismo tradizionale da parte dello Stato italiano. Si svela, così, a_poco per volta quella doppia faccia di tutti i partiU di centro, che ne costituisce l'aspetto più caratteristico, e rende la loro azione a volta rivoluzionaria a volta conservatrice. Così il P. P. I. aggredena·o alle radici lo ~lato burocratico-a<)centratore, in ciò che esso aveva prodo-tto di più perfetto: la dittatura giolittiana, esercita un'azione potentemente rivoluzionaria, di cui ancora oggi durano, anzi si intensificauo i contraccolpi, mentre, cercando di inalveare il torrente rivoluzionario entro lo schema di idee tradizionali, mira a fermare il processo di disintegrazione dello Stato burocratico-accentratore entro le linee di un nuovo Stato parlamentare, salvando così istituti più distanti quali il Parlamento, il principio maggioritario, il Governo di Gabinetto e la proprietà privata. * ** A parte le a·eviazioni di carattere demagogico, comuni a tutti i partiti in questa epoca di convulsione, il P. P. I., ponendosi su di un terreno di rinnovamento istituzionale, collabora potentemente alla formazione delle nuove ideologie che do,vranno operarè la distruzione dello Stato-Moloch. Questa posizione di attacco e la riserva confessionale, che, per quanto negata, è alla base del giovane Partito, non potevano non scatenare la controffensiva del regime. Più che contro il Partito Socialista, impossibilitato ad operare qualsiasi realizzazione dal dissidio insanabile tra la destra riformista e parassitaria e la sinistra anarcoide, la controffensiva ael regime si svolge contro il P. P. I. perchè questo, imponendo la proporzionale ed il Governo di coalizione operava praticamente la sua rivoluzione ideale, obbligava lo stesso regime ad adeguare la sua protervia alle designazioni dei partiti di masse, in una parola, dall'interno delle stesse formazioni ministeriali conduceva l'attacco più aperto e più tenaoo al regime. Stretti così tra la rivoluzione socialista che vociava nelle piazze e la rivoluzione popolare che operava nei Gabinetti, i ceti dirigenti si videro perduti. 'I'ra l'azione rivolu· zionaria nel paese e quella rivoluzionaria nel Parlamento essi intuirono che non vi era una terza strada: tertium non datur. Occorreva risolversi per un'azione qualsiasi, se non per soa'disfare la ragione per placare almeno l'istinto. E così scelsero l'azione controrivoluzionaria nel paese e nacque il fasci~mo. In questa scelta vi è già un giudizio istintivo tra la diversa intensità delle due rivoluzioni. I ooti dirigenti sperano di potere battere il bolscevismo sul camno della violenza: sono sicuri di essere sconfitti dal popolarismo nell'azione parlamentare. Queste considerazioni di intuizione imme. diata spiegano la diversa attualità delle :- deologie in contrasto, e chiariscono sufficientemente la necessità anche per gli altri partili di impadronirsi di alcuni postulati istibuzionali del popolarismo se vogliono batterlo su un terreno di storicismo. Ma su ciò, forse, sarà opportuno tornare in altra occasione. Per ora ci basta accennare per delineare lo sviluppo della lotta. * •• * Il fascismo, è dunque, fin dal suo primo manifestarsi diretto contro il socialismo e contro il popolarismo: a difesa dello stato burocratico-accentratore, sia contro la dittatura del proletariato sia contro lo Stato parlamentare decentrato. Battuto il bolscevismo sul terreno della violenza ed assunto il potere il fascismo doveva determinare la sua posizione di governo sia rispetto al socialismo che rispetto al popolarismo. Alla prima determinazione provvide con la formula ci"elsindacalismo integrale, alla seconda con la formula della Chiesa che serve lo Stato. Tralasciando ogni ulteriore sviluppo della posizione fascista in confronto alla lotta di classe, e più ancora alla dittatura di classe, di cui il fa-scismo stesso, in definitiva, è un esempio vivente ed occupandoci per ora della sua posizione nei riguardi dell'azione cattolica non deve sfuggire che qui l'impostazione del problema veniva pregiua'icato da ragioni tradizionali che non potevano non giuocare servendo i consueti sviluppi. Anzitutto non occorre mai dimenticare che col fascismo il regime tenta un contrattacco, reagisce ad una azione di cui ha già dovuto subire le conseguenze. Quindi non può recedere dal tentativo di raggiungere le sue ultime finalità: distruggere o diminuire la forza del P. P. I. per tentare di ricondurre l'azione cattolica al 'vecchio schema clericomoderato. Per ciò fare deve ci"auna parte tentare di separare quanto più è possibile il fenomeno religioso dal fenomeno politico' e dall'altra, sforzandosi di dominare il primo, tentare di prospettare il popolarismo come demagogia bianca, per assimilarla, dinanzi alla mentalità miracolista del paese, alla demagogia rossa. Naturalmente questa manovra viene condotta in nome della demagogia tricolore, che intuisce forse per la prima volta durante la storia unitaria, la possibilità di salva· taggio attraverso l'immaturità delle masse. A favorire uno sviluppo di questo genere molto si prestava per la sua indeterminatezza la formula nazionalista della Chiesa che serve lo Stato. Co.mequesta formula abbia potuto nascere e· divenire programma di governo è un problema psicologico, più che politico, che appassionerà assai lo storico dell'avvenire. Esso dovrà proporsi il terribile sforzo di spiegarsi l'abbandono della formula cavourriana e delle elaborazioni manciniane e crispine sul giurisdizionalismo moderno, per adottare ,ma posizione così equivoca; ma il fatto sussiste ed a noi per ora basta con statario. Ora la stessa equivocità della formula nazionalista parve al fascismo favorire quella elasticità di manovra che gli oCCDrreva,perchè mentre gli permetteva di tentare il disperato, se pure sterile tentativo di dominare il fatto religioso, abbandonando la rigida concezione laica fino allora seguila dalla politica scolastica dello stato italiano gli faceva sperare di poter continuare con la neutralità del Vaticano fino alle estreme conseguenze l'offensiva contro il P. P. I. inteso come uno dei tanti partiti politici italiani, anzi uno dei più pericolosi di fronte al mito della Nazione pacificata, per effetto della politica fascista, con la religione cattolica, e divenuta osservante della legge divina. In sostanza il faséismo, spinto dalla 1ogi<;<J, _degli avvenimenti, inaugurava una po- \itic'a a doppia faccia mirante a disintegrare dal P. P. I. tutte le forze di inerte conservazione sociale, tra cui comprendeva il Vaticano stesso, che, secondo una concezione volgare, emergente da una pura illusione ottica, è stato sempre ritenuto alleato del regime nella lotta contro gli assalti rivoluzionarii. Il nuovo sogno legittimista qvindi si concretava nello sforzo di rimorchiare nuova1ìente la sup_rema gerarchia ecclesiastica nella lot.ta contro il modernismo politico, nella fiducia che il Vaticano non avrebbe tardato a ritrovare la via che la tradizione gli additava, secondo le previsioni ciegli innovatori. Arma per condurre questa manovra il disinnesto della destra clericale dal centro e dalla sinistra demo-cristiana e la creazione di un partito clerico-fascista' che nell'ossequio mai smentito al regi~e _: di cu~aveva sempre fatto parte, anche quan. do errori di prospettiva avevano potuto far credere il contrario - doveva trarre lo spunto per il progettato ritorno antimodernista. Tutto ciò spiega, in sintesi, gli avvenimenti di questi ultimi tempi e può chiarire talune apparenti contraddizioni che sono, invece, perfettamente logiche .. Le stesse perplessità popolari, la collaborazione a metà, lo sforzo di farsi riconoscere come partito e l'altrui pervicacia nel negare il riconoscimento, il tentativo di mantenere l'unità formale del partito e_lo sforzo successivo di arginare la scissione l'adesione ultima ad una politica di cent~o e la esclusione della destra e della sinistra dalla formazione elettorale, sono fenomeni in dipençlenza del corso dell'azione e della reaz_ioneprincipale e mostrano attraverso quali lmee di minima resistenza il tentativo. di impossessamento ci"elclerico-fascismo avviene, -su quali posizioni, invece, di granitica consistenza il partito popolare resiste. * * * Di fronte a questa manovra nazional-fascista il Vaticano intuisce la crisi spaventosa dello Stato italiano, e immediatamente decide di favo,rire la manovra per trarne tutti i profitti. Però, siccome ·è convinto che tale politica è dettata dall'istinto del salvataggio, e che al P. P. I. si apre un avvenire, cui, in nessun caso, si deve rinunziare, adegua immediatamente la sua politica a quella fascista. E come questa ha doppia faccia cosi anche la politica vaticana assume doppio aspetto, e mentre non ostacola, anzi finge di incoraggiare, la formazione clerico-fascista, per avere l'occasione ed il moci"odi sfruttare fino al possibile l'abbandono dei canoni giurisdizionalisti, continua a sostenere il P. P. I. nella lotta di resistenza al regime, tanto più sperando nel successo del giovane Partito quanto più il regime è costretto ad abbandonare le sue difese tradizionali. Questa politica diabolica che è tutto un commento alla solennità dell'epoca, continua da più di un anno con alterne vicende e nrm '<Ccenna ancora a c--0ncludersi. I suoi alti e bassi coincidono cr;n g-li alti e bassi degli avversari e mirano ad ~quilibrarli, talune volte attraverso la stessa. azione dei clerico-fascisti. Oggi, dopo le elez1om, dopo cioè la constatazione che la formazione popolare è quanto mai imponente la _lott~assume un aspett-0 drammatico, perche, d, fronte al rinnovarsi delle violenze antipopolari, esasperate dall'oscura coscienza della sconfitta, il Vaticano non teme di palesitre più apertamente il suo ;riuvCIJ, spenaendo una parola di appogg-io per il Partito Popolare Italiano. - E_'•.forse, u~a semplificazione del giuoco ~~~t,co, ma e anche un sintomo di S<:on- • .. Ora in. tale condizione di cose la prima constata~10?e che balza Yiva alla mente del lettore e I ult-enore indebolimento che ha .subito. il regime attraverso questa lotta. Esso aveva organizzato un sistema di difese giuridiche, che ha dovuto abbandonare senza poter ottenere un rallentamento nel'. l'attacco istituzionale. Dopo aver buttata tanta zavorra il pallone non sembra po&sa riJJrt>i,ùerquota anzi sempre più si abbassa. Il P • P · I. è ancora in piedi, ed il ,·a!icano mostra eh iaramente di fare rnsto assegQam~nto su di esso per J'anenire, per sfruttare nell'ora buona la felice intuizione avuta nel 1919 con l'adozione del met-0do llberale. .Anzi, non. è escluso che i dirigenti del gwvane partito sognino di assorbire interamente la funzione che arebbe doYuto a\'ere 11 partito liberale italiano se fosse mai esistito. La. poHtica clerico-fascista è dunque battuta m__ pieno, perchè la_sua formula riproducenao un patto Gentiloni più in grande (al patto Gentiloni lo Stato fu estraneo mentre ha preso parte al patt-0 Gentile\ tra' scurava la nuova realtà politica italiana e le esigenze innovatrici dell'ora. Nè è possibile uscire da questa situazione con l'mscenare un anticlericalismo tipo demo-massonico, anzitutt-0 perchè se il fascismo ha veramente distrutt-0 qualche c-0sa questa qualche cosa è stata la Massoneria e poi perchè sarebbe troppo lardi, di fron'. te alle formazioni clerico-moderate infiltratesi nel fascismo stesso. Come si può, dunque, fronteggiare la situazwne, non già nell'interesse del reaime ma nell'interesse dello Stato italiano 0 eh~ non\il ancora sorto, ma sta per sorge~? Per quanto noi ci riserviamo di sviluppare l'argomento in altre occasioni, non crediamo di dover ritardare ulteriormente il nostro pensiero. occorre, dunque, che il regime si dia finalmente per vinto e non ostacoli ancora lo,formazione dello Stato moderno in It81ia permetta cioè a questo ultimo di fonda~ la _sua ragione di,essere su molti di quegli 1st1tut1che - per uno strano anacronismo - oggi costituiscono nelle mani del P. P. I. argomenti rivoluzionari. Svuotata così la faccia innovatrice del' giovane Partito ne risulterà chiaro l'intimo contenuto conservatore, e la riserva confessionale, che è alla base della formazione popolare, emergerà più evidente. Solo allora potrà dotarsi lo Stato Italiano di una politica ecclesiastica veramente laica che risponda agli interessi ed al genio della Nazione, e non alle aspettative dei ceti dominanti. Ma di ciò ci occuperemo più ampiamente un'altra volta. GUIDO DOQSO.

70 CRISI DI CULTURA Appunti I tempi nei quali viviamo sono, se per fortuna o disgrazia nostra non so, tali che non c'è Yerso di poter entrare in casa di gente amica o starsene seduti in un caffè, senza imbattersi in qualche braYo giovane iu preda ai più via. lenb disturbi spirituali di una e1;si di coscienza pro.ssima a scoppiare o già in corso. Niente cli allannante, ben che la malattia sembri - orai'nai - epidemica ed 1 casi di maggior violenza si riscontt-ino nelle migliori famiglie borghesi dove s1 è, in ogni tempo ,avuta molta cura del]' igiene spirituale. Le cose finiscono bene, in genere; con la scelta 1 cioè, di un buon direttore ài cosdenza e con un certo numero di esercizi patriottici - accompagnati, nei casi più gravi, da solenni atti di abiura - sulla soglia delle Sezione cl' un Fascio : dopo di che si rientra 11ella religione dell'Atto Pttro Nazionale, e si riacquista la _pace dell'anima e la sicurezza deUe spalle. E' un vero peccato che la cerimonia della solenne bevuta di olio di ricino sulla piaz1...a del paese, preYia lettura di una formula magica sui peccati di opere e di omissiouei sia caduta, a poco a poco, in desuetudine. Sono assolutamente convinto che essa fosse la più pronta e speditiva soluzione di tutte le crisi di coscienza; cosi per quelli che bevevano come per quelli che facevano bere. Era, anche per coloro che stavano ' a vedere, o leggevano sui giornali i particolari della cerimonia, una felice occasione per applicare, ancora una volta, ai fatti conc1'eti le leggi del concretismo storico; per essere, insomma, storicisti di fronte alla storia veramente in funzione ed in atto; e per applicare - anche al- ] 'olio di ricino - il saggio principio dell'unità degli opposti. Infatti l'olio di ricino prncura disturbi violenti e disgusti e nausee: fa male. Ma ripulisce visceri ed intestino e vi fa vedere per pMecchi mesi 11mondo in tutti i suoi aspetti e colori be11i e brutti, buoni e cathvi, dopo averYelo fatto vedere - per ventiquattro ore - di un colore solo e sotto un solo aspetto; nero e brutto. Insomma, fa bene; fa bene perchè fa male. Proprio cosi ! ::Molti casi di coscienza, molte crisi spirituali sono stati cosi risoluti anche pdma che la marcia su Roma aprisse l'era delle ·conversioni in m.assa e della trionfante assunzione degli apostoli sulle cattedre universitarie e dell'elevazione dei martiri sugli altari degli ordini ca calle reshi. Quelli che sono rimasti fuori del culto riconosciuto e q11e-llic-he non sono ancora convinti dai tangibili miracoli delle conversioni ci annoiano ancora con le loro ihguaribi1i crisi di coscienza, e inappagabili stati di perplessità : ma troveraÙno anch'essi le vie della salute. E, del resto, cosa può importarci la sorte loro? A meno che, nel loro nlllllero, non fosse anche qualcuno d.ei nostri, o non proprio, adqirittura tutti noi, 'della generazione idealista e storicista: dà qualllllque professione od arte, di q_ualsiasi scuola o partito. Può darsi- che sia così? E se fosse non avrem.mo anche noi 1 una buona volta il dovere di deciderci e di uscire da questa famosa crisi di coscienza, che dura da alllli, e dalla qu.ale non pare ci abbia guarito nè Santo :Manganello, nè Sant'O1io di Ricino, nè altri santi adorati e adorabili s·ul cah·ario delle redenzione? Ma, questa che chiamiamo crisi di coscienza è, poi, veraménte tale? C'~ una crisi di coscienza della nostra generaizone di fronte ai fatti che si sono svolti contro di noi e no11ostante i1 nostro volere? O noi non riusciamo a renderci ragione di taJi fatti e li prospettiamo ancora a noi stessi in una luce ambigua per cui ci appaiono, di volta in volta, salutari e benèfici, o malefici ed esiziali? Questo è il punto da risolvere. Se noi sia.mo o non capaci di decidere di fronte ad un fatto storico ad un evento matui-ato e com.piuto, delle sue qi:aÙtà intrinseche e della sua storica natura, e quiudi della sua dw-ata e delle su.e conseguenze; se siamc, cioè, veramente in condi- • zione di emettere un giudizio sen1,a. sentirci, nello stesso momento, giudice e parte; insomma, ed irn parole antiche e povere, se siallno capaci di dire che un fatto è utile o da1moso, buono o ·cattivo. So benissimo che un .filosofo soniderà a questo punto; e vedo, anzi, molti amici adk:1ritarmi, con qualche ironia, biblioteche intere di volumi, sag. gi, storie e memorie critiche, sulla validità od oppugnabilità dei giudizii di valore. Ed io sono dispostissimo ad accettru·e la lezione ed a sopportare l'ironia. Però - e qni 1isolvo, per conto mio, questa .che si chiama crisi di coscienza - sono decisissimo alhesi a non 1imuovermi da questo con- <:;ettoelementare e sempUcissimo; che, di fronte ad un, fatto compiuto, il mio còmpito e dovere di cittadino è di determinare la mia a2lone cli fronte ad esso, in seguito ad un esame delle cause che l'hanno prodotto, degli elementi che lo costituiscono, delle conseguenze che ne scii.turiscono. Pro o contro. Da una parte o dall'altra. Questo è il còmpito e il dovere clel cittadino nelle vicende della vita pubblica. Lo storico ven·à più tardi a realizzare l'unità degli opposti, a ritrovare e tra.celare il corso dell1 idea universale. Ma il compito e il dovere del cittadino è quello di ave.re la sua idea, il suo volere; di adoperru·si aJla creazione di mezzi adatti ad un determinato - LA RIVOLUZIONE LIBERALE scopo; di commisurare le forze all'obiettivo. Comp-.ito di politico; opera, cioi:, di passione e di ragioue. Ora nella nostra generazione non c'è una crisi spiriluale, perchè la passione non è entrata mai i11 lotta ed in contrasto con la ragione, in ordine alle vicende sl01i.cbe del nostro paese ed ai falli politici che si sono prodotti. Badiamo bene: questa della crisi spirituale l:, pel' la maggior parte cli noi, wia comoda scusa, per mistificare, ai nostri stessi occhi, la paralis,i che ci ha colpiti; per non svelare a noi stessi H vero carattere della crisi che ci travaglia. La quale nou è crisi spirituale, ma crisi di cultura; o, meglio, è crisi spit;tuale in quauto sofiriamo e moriamo quasi delle deficienze cuJturali del!' intellettu.aHsmo. La nostra ragione non riesce priù a fissar:;i su di un fatto determinato sellza perdersi tutta in quel fatto stesso ed invee.e di ricavarne i caratteri e le funzioni, di tracciarne i limiti e descriverne gli aspetti, vi sman-isce i suoi criterii, vi si perde in un 1iconoscimcnto generico della realtà. Ora se è vero che nella filosofia e nella storia conoscere la realtà è crearla, è altrettanto vero che, nella politica, la conoscenza del1a reaJt~, e la sua creazione, si ritrovano nell 'a.ziooe che tende ad impa.drouirsene ecl a modificarla. Qui lo spirito, se è concreto, incontra le sue precedenti creazioni, ed anche le sue attuali creazionj - altrettanto concrete e posi ti vamente espresse, in leggi, istituti, costumi i e rappresentate da uomini cbe vestono panni e dicono parole. Panni e parole che 11011 sono labari e simboli ; o, almeno, non sono soltanto questo; ma circolano nel mondo come uomini veramente vivi - che conqufat.ano, cioè, quotidianamente, la loro vita - e come pensieri in cui la verità si mescola, naturalmente::, all'errore, ma dai quali na. scono i grandi moti religiosi, i grandi movimenti sodali. E' possibile rimanere nella posizione passiva dello spettatore? E se non è possibile chi i: at.. lore, non è: forse tale, appunto perchè ha la su.a parte? Parte; cioè divisione: affermazione o ne-- gazione; cHscorde concordia; lotta. Ma t possibile avere una parte se h ragione non ne sostiene e convalida la bontà, ma, invece, ne ammette, riconosce, proclama. ] 'indifferenza di fronte ad ogni altra )Y.JrteoJ)'POSla0d avversa? Se questo non è possibile, la crisi che attraversa la nostra generazione è appunto una crisi di .;,!tura politica : e consiste nella incapacità dell.a ragione cli suscitare p1·onti e definiti\·i motivi d'azione. MARIO .FERRARA ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI TEDESCHE DA LUDENDORFFA MAX HOLZ Sebbene i partiti non abbiano ancora finito cli: compilare le loro liste, si può già avere un certo quadro della lotta elettorale in Germania. Se si volesse ,trovare un titolo riassuntivo di questa preparazione si potrebbe dire : Les Dieux restent o piuttosto les Dieux revierznent. Con ciò non parlo dei noti parlamentari invecchiati nei ludi ca,,,tacei delle elezioni 1 dei programmi e.. dei discorsi, ma degli Dei veri dell'antica Germania imperiale cbe recano Q1'ail loro splendore un poco sciupato nella rappresentanza del popolo mediante le schede Che preferirebbero aboli.re. Cosi aJl 'estrema destra si presenta come capolista Ludendorfl che da qu.alche tempo ha cambiato il mestiere del generale in quello di tribuno. L'antico Generalquartiermeister, purissima incarnazione del militarismo, del più iistretto ed. esclusivo militarismo, è ce1iamente il tipo più antipatico dei ci-c!eva,,,t kaiseristi. I suoi critici lo a.ccUS'1no cli non aver visto 111.ai che quella sola fronte alla quale egli si trovava. E' certo\ che non ha rapito la psicologia essenzialmente democratica della grande guerra. N6n ha cap-ito neanche che l'esercito tedesco del '18, esercito di anziani quarantenni, non era più lo stesso di quello dei giovani del '14. Ma a parte la su.a athvità militare, Ludendorlf ha ripetu,éamente dimostrato in politica la su.a incapacità assoluta. E' stato Ludendorff il prosecutore ostinato delle idee più fantastiche come un'insurrezione in India o la conquista dell'Asia d.el sud e dell'Africa del nord-est. 0 E' stato Ludendorff a lasciarsi sedurre dalla politica del! 'industria pesante verso la Francia. e il Belgio. E' stato L11dendorff l'iniziatore e il solo responsabile della politica fatta verso la Polonia e dei trattati di p,ace..con la Russia. e la Rumenia. E' stato Ludendorff autore della guerra. dei sottomarini. Sempre e soltanto Ludendorfl. Poich~ i ·cancellieri, i ministri, il Reichstag, il Kaiser stesso non avevano più. alcuna iufluenza di fronte allo Stato Maggiore che faceva tutto; e persino p.romuon:. va alle più alte cariche dello Stato. Tornàto dallai Svezia ove era fuggito durante la rivoluzione con. un paio di occhiali bleu e sotto uu falso nome, Ludendorlf ha scritto tre grossi volumi stupidissimi, in cui ingiuria il suo esercito che ba avuto unr milione e me-7...zo di morti, accusa iE ebrei, gli ultramon.tani di aver pirovocata la guerra, la sconfitta, la rivoluzione; dà la _colpa a tutti quanti tranne che a sè stesso. Quest'uomo senza cultura e senza visioni generali è il degnd duce clei Deutscb-Vollkischen tra ex-ufficiali illusi e squilibrati, anbebrei dei bassi fondi clell'intelligenza, carrieristi e condottieri d, ventura. Questo partito nato da una fusione tra i· socialisti nazion'"ali di Hitler e la Denrt'5ch-V61lkischen Freiheitsparlei di Von Griife, antico deputato conservatore - partito con una ideologia molto confusa fortemente influen~ zato dal fascismo, che vuol ristabilire 1a.vecchia Germania 1 ma. senza la « sen··itù clell' interesse l' e sopratutto sen.za ebrei, marxi.sti e ultramontani, se il lìnguaggio par.lato da cenrt:.inaia di assassini organizzati pe1· gran parte nelle sue società segrete non fosse tutt'alti~o che romantico. Accanto a ì\ila,rte scende nel campo cli battaglia, dal monte Ida anche Nettuno. I tedeschina-zional-i presentano in una circoscrizione l'ex grande ammiraglio Von Tirpit'z, che era stato prescelto come duce del direttorio che doveva rovesciare le istitttzioni repubblicane dopo il colpo di Hitler. Il Tirpitz gode di tuia ce1i:a fama anche nell'ambiente moderato perchè nei suoi « ricordi » accusa atroceinente la politica inde. cisa e confusiouruia del vecchio regime. Innegabilmente egli, conservatore di vecchio st-'l111po, è molto più intelligente, colto ed esperto di L1c clendoi-ff. lVla se Ludeuclor:ff ha la massima colpa deli,;_ fa.Isa direzione della. guerra, TùJJitz è il colpevole della politica p1·ebellica che con la co.- struzione della flotta, sua opera persona.lissima, veniva a creare inquietudini in Inghilterra, senza preoccuparsi mai della Russia sempre più ostile per la politica tedesca in Oriente e per l'appoggio incondizionato dalla Germania dato alle avventtu-e austriache. I tedeschi-nazionali del resto sono una specie di Massimalisti di destra, trovandosi in una perpetua incertezza se debbano dirsi un partito rivoluzionario o conservatore. Tra i suoi variopinti elementi si trovano agrari: industriali, piccoli borghesi, Jwnker, vecchi conservatori, professori liberali, e persino un'ala sinistra che sogna un.a politica di tipo uniouismo inglese. Gli ex-ministri imperiali come Hergt e Helflerich si sforzano di navigare attraverso tutte queste correnti, da un lato con la speranza cli prender parte ad un prossimo ministero 1 dali 'altro col timore d.ella cpncorrenza dei Deutsch-V6lkischen. In un dubbio eterno si trovano anche i tedeschi popolari, i quali fm·ono definiti, quan'do ancora si chiamava.no nazionali liberali, il partito del disco girevole. E' il )Y.lrtito dell'industria e rispecchia pel'ciò appunto la lotta tra industria pesante, favorevole in politica alle correnti estreme e la più moderata industria della seconda lavorazione. Stresemann, ex-sindaco di una parte dell'industria di seconda. lavorazione, appartiene all'ala sinisfra e nell'ultimo congresso del partito è rimasto vincitore sui destri. Una parte di questi è andata coi tedeschi nazionali. i\iia la vittoria di Stresem.ann è stata una vittoria tutt'altro che definitiva, e il ministro della riconcilL1z.ione colla Francia deve fare una lotta elettorale con ·una propaganda abbastanza reaziona1ia :n favore della vecchia bandiera e con forti accenni contro i socialisti che pure hanno preso parte ::il suo primo Gabinetto Non si sa bene se i tedeschi popolari siano un partito di Centro o di Destra. Questa incertezza sussiste anche un po' riguardo al vero e propdo centro, i cattolici. Questi, come una. volta i popolari italiani, sono gli arbitri cli tutte le situazioni parlamentari, ma ancora 11011 si sa se, uscita dalle elezioni w1a Desb:a rafforzata, non prenderebbero parte a un gabinetto reazionario, di cui si prepara ad essere il capo il cattolico Stagervald, leader dei sindacati bianchi. Il presidente del partito, Marx, 1'attuale cancelliere, è in fondo un uomo debole e, dopo l'assassinio di Erzberger, non. ci sono all'ala sinisti-a altre persoue autorevoli che l'ex cancelliere Wirth, non ancora ristabilito da una grave malaiftia. Oggi si deYe riconoscere che il partito fa le elezioui cou un program.m.a assolutamente repubblicano. Ma chissà che i cattolici, capaci di tutto anche in Germania, non cambino domani i loro atteg. giamenti. Il Centro presenta candidati propri; per la prima volta anche in Baviera, dopo aver rotto tutti 1 ponti coi popolarì bava-res-ì, il IXtrtito ai Von Kahr, che ·senza L-t ma.lattia del suo leader Heitn - gran demagogo del resto. anche lui - forse non si sarebbe cosi completamente compromesso in una politica più reazionaria di quel che non desid.erasser'o da principio gli stessi promotori V 'è diso1;eutamento put'e tra i democratici, t1ua parte dei quali guarda sempre ai tedesclii-popolari, dove son.o seduti i colleghi banchieri e industtiali. Nella circoscrizione del defunto Naumam1, vero idealista della democrazia, presentano il grande industriale Van Siemens, mentre un'altrn parie è cli autentici ed entusiasti repub blicani democratici come Erkelenz, leadet dei sindacali democratici e Preuss, creatore della costituz.ione repubblicana, il quale tuttavia nel passato Reichstag uon aveva un posto. I democratici dopo le ptime elezioni della rivolnz.ione hanno sempre più perduto terreno e continueranno a perclerlo Q.nche questa volta. In quanto ai socialisti non riescono a coprire 1 se non con difficoltà i. gravi dissidi che 1i tra- \·aglia110. La maggioranza è indubbiamente rivoluzionaria e un congresso di rappresentanti locali voleva buttare a mare presso a poco due terzi degli ex deputati. I , Bonzi > del partito e dei sindacati lo banno saputo impedire, benchi: non fossero più nella condizione di presentare un uomo come Noske. Saranno nelle liste socialiste quindi tutti gli uomini conosciuti della vecrhia m.aggioraw..a. Schei.dem.ann, Wels, nno dei due presidenti del partito, Loebe, ex presid.en. te del Reichstag, David, Benn.stein, Wissel, Landsberg, l'ex ambasciatore a Bruxelles, Leipart, presidente della Confederazione generale del lavoro, accanto agli antichi in.dipendenti Breitscheid, Hilferding, che JJDD era ancora nel Reichstag perchi: soltanto da poco tempo ha cambiato la su.a cittadinanza austriaca in quella tedesca e i più radicali Crispien, I' altro capo d.el partito, Dissn:tann, presidente d.ei sin.dacati dei metallurgi.c.-i, Toni Sen.d.er e l' «x leader dei comunisti Paul Levi. ~cherà inve,:e la bella testa di Adolfo Hoffmann famoso come Francesco Barberis per le sue burlesche interruzioni in un tedesco sempre perfettamente sgrammaticato, che ha rifiutato una cand:id.atura perchè i dirigenti riformisti di Berlino lo hanno degra<lato da capolista e relegato in u.n pasto inferiore e dubbioso. Non si sa ancora se Kautsky accetterà una candidatura. E' possibile che col prossimo congre&So il partito si trovi in piena crisi specialmente perchè mancherà, dopo l'assassinio cli Ha.a.se, l'autorità di un capo ca.pace di conciliare e sinte~ tizza.re le varie tendenze. Liste proprie avrà infine il piccolo resto degli indipendenti dei quali è ca.po il bel temperamento del giovane settantenne Ledebour. Nelle nuove e1ezioni, contemporaneamente all'Estrema Destra, per la quale si prevede una rappresentanza di circa trenta seggi, aumenteranno anche i rappresentanti comunisti. L'aumento è dovuto in parte a una vera estensione della loro influenza, in parte al fatto che sui candidati comunisti si riverseranno i voti di buona parte degli ex indipendenti che non hanno preso parte alla fusione coi maggioritari, e non sono neanche rimasti nel piccolo partito di Ledebour. Non si può dire tuttavia. che i comunisti stessi siano tra loro perfettamente d'accordo. Nell'ultimo congresso, coucesso segretamente pochi giorni fa, l'ala destra capeggiata da Clara Zetkin. e da Brandler (influenzati da Radek) ha ricevuto una prima sconfitta. dai sinistri influen. - zati da Zino,;ev e capeggiati da Maslov e da Fritzi Friedlaender. n risultato di qnesta vittoria dei putschisti è la candidatura di !.i.a.x H0ltz, romantico poYerello che ora paga con i lavori forzati a vita il suo tentativo di portare i 1nasna:dieri di SchiUer sulla scena politica. Dubbio è perciò se la vecchia Zetkin sarà tra i rappresentanti comunisti. Si può dire insomma che in Germania tutti i partiti sono in crisi. La Germania repnbblicana non ha ancora troYa.to una forma stabile alla 1 sua vita sociale. QuaJe sarà il quadro del nuovo Reichstag? Non facciamo i profeti di ttn fatto che si saprà fra pochi giorni. :Ma si può dire con sicnrezz.a che la Sinistra uscirà indebolita 1 tuttavia non tanto che le organizzazioni della Social-de:mocrazia1 superato il periodo dell'inflazione non. possano impedire 1111a vera sconfitta. E' possibile che si salvi un Governo più o meno di centro 1 con o senza i socialisti. Ma è anche possibile che nei quattro anni del prossimo Parlamento nasca un Governo con una partecipazione dei tedeschi nazionali. Invece non crediamo in nessun caso aUa probabilità di nn sostanziale =biamento della politica estera: gli stessi tedeschi nazionali di fronte alla realtà dov'Tanno consenrare le vecchie direttive, anche se con più lirismo e con più rumore agli occhi dei proprii seguaci. Nella politica interna si può invece prevedere un orientamento più reaziona1;0 che continuerà con qualche esagerazione l'atteggiamento o piuttosto la mancanza di atteggiamenti del defunto Reichstag dnrante la sua. agonia che dU.rò press'a poco metà della sua vita. Precopio. PIERO 6□BETTI - Editare TORINO - Uia XX Settembre, 60 J{ovifà: CHECOS'LÈ'INGHILTERRA L. 6La più completa monografia uscita in Italia in questi anni sulla 1.rita, politica inglese. ALESSANDRO D'ENTREVES Ilfondamento dellfailosogfiauridhiceageliana NOVELLO PAPA.FA.VA. fi!SSA.ZIONI L>IBE.'RAL>l L. 6-

.. UN CALABRESE "CORRECT,, bo el1e esiste a Chicago (U. S. A.) WJ ciltad,no americano, oriundo ita1iano, che si chiama Luigi Carnovale. Deve essere uomo abbastanza ric-co, perchè mi invia punti1almenle lutte le sue pubblicazioni, dei numeri uuici dedicati alla sua pcrsaua, delle circola1·i che mi invitano a ren- <le1'.cnoto al pubblico che • Luigi Canzo-vale, da Stilo di Calabria, ora residente in Chicago (U. S. A.) ì> un carattere nobilissinio, purificalo da ognt scorl(l. di bassa monda.n..ità, um.ilc, riser1Jalo, francesca.?Ul:m.enlei11111Im ..orato del bello, del vero, del buon.o,. Queste circolari mi pervengono ora in inglese ,ora in italiano: l'ufficio di propaganda <li Luigi Carnovale è bilingue. So che Luigi Carnova.le ba donato a Stilo un monumento dedicalo a Campanella: e questo mi conferma nella buona opinione sulle sue disponibilità finan1.iarie. Vi devo confessare tutta la mia simpatia per questo rispettabile filosofo. Prima di tutto, mi p,iacciono i suoi sistemi di farsi b réclame. Mi piace questo cawbrese che, trapiantato in America, ha saputo mettersi cosi bene al corrente. Da noi, un filosofo, per lanciarsi, deve· organizzare o una sapiente rotazione di cattedre universitarie, o una agenzia di re- -censioui, o un salotto, o una marcia su Roma: e sempre tirare il sasso e nascondere il braccio, e man.minare e presentarsi con la volpe nascosta sotto l'ascella: è un arrivismo accademico e sornione, pidocchioso e tignoso. Invece, udite Luigi Carnovale: viva la sua faccia, eg1i si presenta come si prese11tano in America i fondatori di nuove religiosi, i candidati alw presidenza della Confederazione e le ma.e-chine da scrivere di nuovo tipo: « Luìgi Carn01Jale la1Jora. in sile·nzio alla ma.- niera degli antichi filosofi, alieno da! chiasso e ne1n1co delle lodi, spesso non sit,icere, contento .solo dell1en.co111,iodella sua buona coscienza. che lo assjcura. di a1Jer operato bene. sp1,rito 111.. azzinfono, educato alla scuoi.a dei grandi ribelli contro ogni sorta di tirannia e di hn.postura - Com-- pan.ella, Bntno, Sa-vona1·ola - egli tiene continuam.ente fornito di b1lone legna odorate di -virtù .di sc-ienza e di sapienza, il focolare del suo pen- .siero, tutto dedicato alla 'Uerità ed al miglioramento dei rnoi simili. Ape industriosa egli è .continu.amente afjacendato ad accunt.ula.re il b1lOn miele della istruzione e della educazicme nel suo fecondo fa'Uo laggizì in Chicago. E' da dolersi non poco che i suOi connazionali stent'l11,o a parlare di hii e della opera sua, spicciandosi con poche parole quando non possono proprio farne a meno, mentre profondono elogi e pongono s11,lcandelabro della fama gente, spesse 'UOlte, da nulla, sol perchè quella gent, da nulla può rendere loro qualche ser,;izio. ì\,1a 1 come il pro1Jerbio dice « nessuno è buon profeta in patria sua, - Luigi Carno'Uale è p1ù conosciuto nell'Inghilterra, nel Giappcme, ne'- l., Australia anzichè in pat-ria1 e le su.e opere sono p;ù apprezzate dagli stranieri che non dagli italiani. E' triste, ma così è. Negli Stati Uniti d'America il Carno-z;ale è considerato wn.o dei più. insigni scriltori nel campo della storia, della filosofia e della educazione ,. Ho la salda convinzione della sincerità del Carnovare. l\1i piace immaginare questo grande fi)osofo come figlio di un povero contadino cala. brese che ha fatto soldi : da bambipo passò il mare, andò alla scuola americana, imparò a scattinare sull1asfalto dei marciapiedi, come tutti i ragazzi di Chicago : poi si mise nelle impTese -dì filosofia, che del resto sono tradizionali per j calabresi quasi come il commercio del1e frutta. In una sua. circolare, leggo testualmente: Cm-novale /a:vora. Il tempo è prezioso. Ogni atomo che passa conta assai per un'a- -nima. ansiosa di bene come Ia sua. Egli scrisse : r.) Una 'Uisita all'artista Andrea Cefali. 2.) Mi1t madre. 3-) Il sogno di T'roncesca. 4.) Il gio-rnalismo degli Emigrati italiani in America,. 5.) Perchè l'Italitl è entrata nella granite guerra. • li.) Sobeanto l'.elimhtazione della. neutralità potrà subito e per sempre impedire le giierre. In via di pubblicazione : 1.) La formazione del carattere italiano. 2.) Tommaso Campanella. 3.) Gli Onnipotenti. La fucina del Carno'llal.e è prod!t,tt:vua , . Chi conosce appe,1a qualche prospetto o quald1e opuscolo d'affari americano, ritrova in questo fraseggiare un'aria assolutamente di famiglia. I manifesti elettorali americani s0110 redatti allo stesso modo. « Il tal dei tali ha fatto in dieci anni una fortuna di cinque milioni di dolJari: quale migliore prova che egli saprà a.mmi- -nistrare benegliaffaridello stato di New York? ,. In che cosa consista la filosofi.a di Luigi Carnevale non potrei precisarlo, perchè non ho mai • letto n'essWJa delle sue opere. Credo tuttavia che essa si inquadri perfettamente in un wilsonismo fenuo ancora al 1918; e questo non mi fa dispiacere, tiitt'altro. Anzi. Oggi, in Italia, tutti i professori di università che nel 1918 andarono a scodinzolare dinanzi a \1/ilson, og-gi si adoperano perchè le tabelle delle varie , Vie Wilson ~ <le)le cento città siano mutate in altre, portanti .Il via Fiume», « Via Duca del 1\1:are », « Via LA RIVOLUZIONE LIBERALE Principe di M011tenevoso,: oggi, Luigi Carnovalc fa col suo wilsonismo ingenuo, una figura dignitosissima. lo mi associo a quanto dice La Voce del Popolo 1/aliano, p<:riodico di Chicago, nel suo numero straordùtario, tutto dedicato ad illustrare la figura di Luigi Carnovale: • Diciamolo francamente : E' buona c<1sache in Amcrica sia un sì nobile campione della. nostra razza cd un sl geniale cull01·e di lutto ciò che f<m1ui il decoro della patria italiana. La 'Zitta de/.- l,esule sembra meno dura 11ella luce che emana da tali spiriti generosi. Certo la Patria non ha all'estero un figlio più de'lJOlo, più operoso e più 'Ua!ido tutore e propagatore della sua 'Uera grandezza. • PERCIIE' L'lTALIA E' ENTRATA NELLA GRANDE GUERRA , - (Volume Bilingut di Luigi Carnovale). Cosl a'Urebbe agito Mazzini, così avrebbe pensato Garibaldi. Siamo /teti di sapere che la società ha riconosciuto il beneficio recatole dal libro del signor Camo-vale, poichè a lui, al gio'llane autore, giunse da ogni parte del m01tdo la lode più sincera, e più lm.sin.ghiera,. Siamz.olieti di sa, pere che fu quel libro che ha fatto- cambia.- opinione alla stampa americana a riguardo dell'Italia e degli italiani. Siamo lieti di affermare che quel ltbro ha avuto gran parie nel s1lsc1tare le simpat·le del go,;erno americano e dei go-verni del mondo a fa1Jore dei giusti reclanii del/' Jlal.ia s1"lle sue terre, su.i suoi confini. Sia111,olieti cU sapere che quel libro ha fatto sì che i più refrattari, perfino la stampa gennanofila sia stata costretta a rico-n.oscere che l'Italia ha bene agito. c::-,;.f'molieti di sapere che q1<el libro si tro-va su' ta1Jolo di tutti gli studiosi di cause serie 1n tutto il nunido :.. Devo dire che questo reclamismo non mi offende come il reclamismo dei nostri filosofi e politici ufficiosi, compaesani di Carnovale rimasti in Italia ? Bisogna. che spieghi a me stesso questo punto delicato . Mi pare che la ragione sia il tono. La correntezza dell'enunciazione, la semplicità anglo-sassone, commerciale. Jo sono un osservatore tol.Jerante, so che tutti gH uomini, in America come in Italia, pretendono di agire come Mazzini e di pensare come Garibaldi. Lo so, e mi ci adatto. Ma qui iD Italia me lo dicono digrignando i denti, mostrando il bianco degli occhi, ostentando sul pelto un lcs<:hio e sulla pancia una fusciacca inverosimile. Carnovale, questo italiano americanizzalo, ha adottato i costumi di laggiù. Fa w reclame a sè stesso e alla propria. filosofia d.ettando i soffietti direttamente alla dattilografa, in &1:ileda discorsi pronunciati dalla piattaforma del vagone, e ispirandoli a un. umanitarismo pieno di buone intenzioni e di buona creanza. Lo fa • per il nostro bene•, per il miglioram.c-nto del genere umano, per il progresso delw civiltà, per la poce dell'umanità. Sono tutti scopi che comportano perfettamente Wl po' di reclamismo. Quando non si fa professione di credere a queste cose, allora sl che si ha l'obbligo di essere persone di buon gusto, riservate, prudenti, discrete, e non di fare 'e pazzie 'o pazzariello sulle piazze_ Carnovale è a suo posto, in America.: ma i suoi compaesani, rimasti in Ita1ia a predicare le DUJ>- ve gerarchie e le nuove aristocrazie con le stamburate di Camovale, questi indispettiscono_ E poi, guardate cos'è l'America, e la salutare efficacia del suo conformismo e delle sue convenzioni ,anche su un uomo nato a Stilo cli Calabria. Camovale - sempre a fini di propaganda - mi ha inviato anche la sua fotografia. E' WJa onesta e grossolana faccia cli aranci.aro : ma tutta la sua filosofia non lo ha dispensato dal pre.sentarsi come WJ gentlemen, con colletto duro e cravatta bianca. E senza pose benelliane. Correct. In Italia, un filosofo della forza di Carnovale, o anche un po' più, si presenterebbe in camicia nera., decorato di fantastici ordini equestri od equini, e col viso atteggiato vuoi a simulata fe. rocia, vuoi a .trascendenta1i meditazioni. In America, perfino i ciarlataui sono correct. E questo mi piace. G. A. UNCONSERVATORE GALANTUOMO Gaetano Mosca ha dovuto aspettare parecchi decenni il giusto riconoscimento dei suoi concittadini. Vilfredo Pareto è mol'to celebre, salutato maestro da tutta una generazione, cui egli si mostrò •forse troppo indulgente, e Mosca, che l'aveva preceduto nelle più clamorose scoperte di scienza politica, rimaneva alla pace della sua scuola di diritto c-ostituzionale a Torino. Ora Gaetano Mosca è &f:atochiamato alla Università di Roma, e non per inventare teorie a giustificazione dei vincitori, ma a dire la sua prolusione sulla libertà. Sembra che la vecchia cattedra di Diritto Pubblico cli Orlando si trasformerà per lui, ed egli sarà il primo i~segnante, in Università italiana, di scienza politica. Cosi si corona la battaglia che egli cominciò a ventisei anni (nel 1883) per far riconoscere e quasi fondare una seconda volta, nella patria di Machiavelli, la scienza delli politica. Intanto l'editore Bocca ristampa i suoi Elementi di sto1ia politica aggiungendo al testo della prima edizione (1895)· integralmente riprodotto, una seconda porte che rappresenta il nuo,vo pensiero dello scrittore dopo quasi trent'anni di esperien,:e politiche-, scientifiche, scolastiche, giornalistiche. Questo libro diventa il testo e quasi IB conclusione della sua vita. C'è tutto l'uomo, pensatore, professore, ministro. Il primo senso che si prova èli fronte all'opera di Gaetano Mosca è di disagio per la sua freddezza, per w sua impassibilità, per la sua scaltrer.za ermetica. La cultura dello scrittore: sembra ostile a chi legge, decisa com'è a rimanere astratta, dottrinaria, inclipen<iente dalle novità del giorno e dai riferim.en'ti più palesL Il tono della narrazione vuol~ essere arido, senza simpatia e senza commozione. Si mantiene sempre ad una altezza scientifica, non indulge a chiarire 0 a confrontarsi con sentimenti diffusi, non spie~ ga questioni attuali. Si direbbe che per le sue necessi-tà di osservatore e di filosofo, egli si sia imposta una. specie di ascesi da1 troppo facile e dal troppo umano. Tutto viene sottoposto a una rigid'a documentazione sto1-ica e dimostrazione scientifica. Lo scrittore non cede alle debolezze umane per le esperienze personali, per gli affetti, per le cose che gli stanno vicino; e semplifica come se fosse un matematico, cerca le prpve per i1 suo •assunto nei fa<fti della storia cinese e babilonese più volentieri che in quelli della civi1tà contemporanea. Di un mondo che era naturalmente campo delle psicologie più calde dei_ risentin1enti,. delf 1 ~- ratoria egli ha fatto un ando terreno d1 spenmento, un te1na per problemi generalizzati, sacrificando ogni interesse personale. Tuttavia sobto questo scettici.mo e questa impersonalità apparente l'osservatore a stento potrebbe cercare segni me110evidenti, ma più car'atteristici di sti1e e di carattere, anzi de.liueare adclirittw-a i lineamenti d1 una franca psicologia conservatrice, 1'amore p~r l'ordine e la chiarezza, il gusto per le distinzioni perspicue che in lui, s·c.liietta natura di siciliano, bastano a sme11tire tutte le recenti leggende sugli istinti di nebulosità metafisica degli iso1ani, leggende immaginate sulla scorta di un solo, o certo di pochi esempi. Per cercare nel Mosca un ti po di psicologo di razza basiterebbe la sua grande ammira'- z.ione per il Manzoni, del quale egli ha fatto un vero maestro di vita, dedicandovi lunghi studi, intesi ad illuminarne le doti di osservatore umano e di creatore di personaggi. Le conferenze manzoniane del Nostro, quando saranno raccolte in volume, costituiranno un esempio curiosissimo di politica applicata all'arte e saranno WJ bel contributo di un diplomatico alla ricreazione del mondo dei Pro-messi Sposi. Queste virtù psicologiche ci attestano 'in Mosca una schietta latinità di istinto che non. si è mai venuta attenuando neanche nelle opere più europee e internazionali d~llo scienziato. Certo ai giovani contemporanei può venire talvolta la tenta'zioue di ripetere per Mosca le obbiezioni che si fai1no alla sociologia sperimentale; ma ubbidire alw tentazione non sarebbe dì buon. gusto perchè Mosca ha sempre avuto il singolare coraggio di correggere le· sue premesse teoriche con la sua culturai storica. E la cultura storica di Mosca non è quella di' certo deteriore idealismo cbe si serve di ilJustri nomi antichi per proporre i proprii scben:ùi e le proprie idee. Si tratta in vece de11asto da in senso tradizionale, e per lui storia è maestra di vita. E' il passato guardato da uomo pratico, da uomo di prudenza. E trovi nelle sue attitudi~ di osservatore le ca,. rattet_istiche di chi sa di conoscere il cuore aell'u01n.o, ed è navigato· in tutte le circostanze, e per giudicare un uomo v1.wlfondarsi su. massime certe, e misurarlo con calcoH 1)1"ecisi.Qui ci sono i pregi e limiti della cultura di Mosca, e mentre il suo istinto sarebbe di dubitare, il dubbio poi è così poco a11:istico e così inadatto a tener conto di tutte le contraddizioui e di tutte le sfumature, che si risolve in una fiducia fatale dello scrittore nella propria !tuberia. E hai gli SJ)Wlti più persona.li dello stile dì Mosca, fu sua. ostinar zione a smascherare le idee, scoprendoci sotto. gli istinti e le marachelle dell'uomo, e le sue ironie contro i falsi idealismi. Perciò se i pregiudizi di Mosca si potrebbero definire d'i .natura positivista, c'è d'altra parte in lui una duttilità di spirito, una ricchezza di svolgimenti e di osservazioni empiriche che lo allontanano dalle monotonie di qua1unque scuoUl. E basterebbe per assolverlo dalle obbiezioni più filosofiche la genialità del suo canone meto-- dologico: , Coi fatti passati spiegare gli attuali, cogli attuali i passati , . Altro che positivismo! In un 'epoca di eruditi e di cervelli scientifici questo era davvero un santificare i valo1i della storia, C0111.estoria dl uomini, c~ la passione <li un vichiano che noru ha letto Vico! Ma il fatto più stupefacente, in Italia,' nel r8841 era di vedere un giova.lle di ventisei anni che si mette a scrivere Sulla. teoria dei governi• e s1il g01Jerno parlmnen.tare. Mentre il p3.ese era travagliato da una. crisi di istituzioni e di c0scienze, Mosca si metteva coraggiosamente da un punto cli vista eul'opeo e si serviva degli elementi che a Villaai e a Tu.riello offrivano l'occasione di monografie regionali e di proteste attuali, per fare opera di s~ienza. Certo questo si deve in gran prute allo studio dei politici &tranieri, di Fischel, di mm1tschli, di Stua,t Mill, di Taine. Ma anche per questo aspetto egli è uno dei primi che ringiovanisca stù serio la co1tura italiana. I suoi tisultati non sono pedissequi, la sua impostazione non è mai generica. La Sicilia, i 71 mali d.ell.a vita locale, gli rimanevano in CIU)t'e anche quando egli faceva le sue dednzioni metafisiche. Perciò l'opera sua si può concretamente intendere come il grande sforzo di un me:rid:ic,- nale per pensare la politica. italiana. senza compromettere il problema <lel.l'nmtà, anzi lavorando come se ::-ord e Sud fossero veramente nn solo Stato. La prima esperk-nw. pr,litica di Mosc:,;_gli è stata data dall'osservazione della piccola borghesia travagliata dalle cricche locali. Il deputato maestro di currnzione. La vita parlamentar<: complice degli accaparramenti dei magnati delle provincie. Il governo demagogico pronto a, vender., le sue concessioni per crearsi dei pa.rtigiaui. Per effetto di queste lusinghe: tutti ministeriali. I partiti maschera di interessi particolari, di rivalità personali_ La nazione era immatura : della democrazia. si vivevano tutti gli equivoci, ma non si trovavano i vantaggi per l'assenza delle premesse obbietti ve ed economiche_ In queste condizioni la questione dì essere consc-rvatori era questione di essere galantnomiuiAncbe Mosca ha la nostalgia per l'ancien. régi, me, perchè « quei regimi avevano un non 60 che di paterno, e l'antica bonarietà d.el carattere na,- ziouale, ora purtroppo in gran parte perdu.ta, avvicinava/ i grandi ai piccoli e li legava redprocamente con nn sistema di clientele allora quasi generale. , Tutti questi pensieri rimarrebbero anacronistici e nulla sarebbe intravvisto d.ell'Ita.- lia futura, Italia democratica e liberale, in cui la lotta politica sarà diventata questione di responsabilità, di intransigenza, di serietà calvinista, Mosca insomma sarebbe soltanto il galantuomo lealista. della terza Italia invece del cafone borbonico, se a questo punto non baJ.enas... se la scoperta geniale del concetto dì élite politica. La teoria di Mosca d.ell.a classe dirigente è verarnen te una. di quelle idee che aprono distese infiuite di terre alla ricerca degli uominiDalla presente corruzione del regime parlamentare Mosca si sollevava a pensare la via della salvezza., a porre il problema centrale della vita italiana eome di ogni società storica, nel problema di creare una classe dirigente che con la sua formula politica, coi suoi miti, come dirà 'ìorel, interpreti le aspirazioni diffuse e ori,.3n.i.zzi le energie più mature. Questo concetto sembrò in un primo tempo al Mosca la rovina di ogni concetto democratico e di ogui sistema parlamentare, L'interpretazione che egli ne diede, appena lei trovò, fu aristocratica_ Ma si eta in regime di Depretis, e non era ancora sorto il movimento socialista destinato nei decenni seguenti a dare una prima coscienza e1ementare alle plebi italiane. Oggi, nel 1924, mentre tutti proclamano }a fine del parlamento e vantano i beni della dittatura., l1osca. si accorge che il sistema parlamentare è ancora il miglior strumento perchè si formi, si raffini, si differenzi, si esprima la minoranza. direttrice provando attraverso il lungo noviziato della libera lotta e delli critica aperta le sue attitudini. Il compito della speculazione politica che proseguirà l'opera del Mosca è di accentuare que: sta interpretazione democratica e liberale, dì mettere audacemente d'accordo i due concetti di élite e ili lotta politica. Elite infatti è scelta, che deve intendersi non nel senso che ci sia chi sce1ga, ma nel senso di un processo storico attraverso cui si rivelano i migliori. L'esservi. i scelti implica che vi siano i non scelti, che non son.o condannati per natura., ma partecipano al processo, si preparano, si provano ogni giorno-, si migliorano. In questo senso quasi fisiologico i goveraanti devono rappresentare i gov~ti. Non c'è aristocrazia. dove la democrazia. è esclusaìvlosca conservatore e manzoniano non poteva af!acciarsi quffite conclusioni, Ma la prova della sua attualità è che noi riusciamo a giungerci con 1a sua scotta. P· g. L: CAPPELLI Eòitore Biblioteca diStudiSocialidirettada R.MONDOLFD € uscito.- PIERO GOBETTI ltll RIVOhUZIONE ltIB RJUìE Saggio sulla lotta politica in Italia L. 10lnt,·oduzione •LIBRO PRIMO: l)eredità del Risorg-i,nento. LIBRO SECONDO: La lotta politica. I - Liberali e democratici II - I popolari III - I socialisti IV - I comunisti V - I nazionalisti VI - I repubblicani Lnmo TERZO: Oritica libera.le. I - Problemismo II - La lotta di classe e la borghesia III - Politica ecclesiastica IV - La proporzionale V - I contribuanti VI - Politica estera VII - Politica scolastica LIBRO QUARTO: 1l fascismo Si spedisce il volume franco di porto a chi ne fa richiesta alla nostra redazione Via XX Settembre, 60 ~orino, mediante vaglia di L. 10.

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