La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 17 - 22 aprile 1924

68 LA RIVOLUZIONE LJBlcRALE LA VITA REGIONALE ve-re, in un lc·n!o e g-ra.dual, p,1,,,;aggio dalla mez;7.,:1dria ]la proprk/4..à '1h+ a, sempre più" rigog-lios< J, :1tti,;ità ddle p<.IJY,lazionisiciJiam: e rpundi <;<=mpr,,. più granrlr e bcndìca la prosp(·rità g-ui<·ral<· I torinesi di Carlo Felice Torino nel 1830 era poco più che un grosso Yillaggio. Me lo fa notare il mio vec<:hio amico dottore, mostrand01ni la sua co1]ezionc cli sta1npc. Eccone una, non molto fine di fattura, ma esatta ed elegante, che nel me,-..zomostra in poche parole le felici condfaioni degli st.ali che la Sacra persona del Re Carlo Felice reggeva. Pex i viali alberati sorti sugli antichi bastioni passeggiaYano in silenzio ragazzi e soldati <·- ziosi ,e le fanciulle guardavano dalle finestre. Piazza Vittorio era, da un lato, l'eslremo confine della Capitale; non più chiusa dalla bella porta cl.cl Gua.rini, ma già saviamente arricchila della chiesa de11a Gran Madre, a compiere lo scenario della collina. Dall'altra la cillà non giw1geva pur anco al Po, e prati sulle due rive piene di arena.iuoli e.flacendati, bianche di bucati al sole. Il viaggiatore annoiato poteva, in breve giro raggiWJgexe gli altri termini cittadini: Porta Nuova, Porta Susina, e Porta Palazzo, laggiù nello sfondo. Qui una fedele burocrazia, attendeva gli ordini illuminati del Principe; là abitavano i nobili : della loro gretta ma solida nobiltà fanno oggi ultima e pietrosa testimonianza le loro case allineate; pochi passi più in giù lo scarso esercito di Sua Maestà faceva le sue -pacifiche prove ed il gesuita passeggiava guardingo. Nulla mos.trava che questo povero paesucdo, in cosl breve immagine raccolto, si preparasse a grandi aYventure. Una folla stanca di guerre e di ri,·oluz.ioni, rinchiusa nella piCTola vita, desiderosa di pace e di abdicazioni, amica di quei reggitori , qui étant des Pères de lew peuple ont autant d'enfants que de sujets :», viveva contenta del suo piccolo re che le toglieva il grav~ peso di libertà : Napoleone l'è andait in Russia Pianteie l' erbù li-la libertà E chisà q1wndo lo ri1Jedre1no E chisà quando ritornerà. vennero poi giorni diversi; si dovettero fare i conti con il « partito antisociale >, con un cattivo spirito , le mauvais esprit est l'esprit de la révolution, Pennemi de Dieu et des Rais, qui prend toutes le couleurs, toutes les devises pour pervenir à son but, pour bouleverser les Etats. Chez nous, il s' est parè du beau titre d'ltalien >. Si dovette conquistare la riluttante Italia, e si perse il titolo di città capitale. Poi si fondarono industrie, giwrsero d'ogni parte genti nuove. Concentrica. allé~vecchia ('i~tadina cli Carlo Felice si costruì un'altra città cbe dalla prima imparò lingue e ahitudini di moderata compostezza, e il , tempe;ato e prudente carattere che distingue le genti subalpine 1J ma < 11 e venne su in fretta, tutta animata di una mode;nità, nè troppo appariscente nè vana. Vi presero stanza più presso al centro o verso le colline gli industriali e i commercianti, ed in grande cerchio attorno pei borghi che confinano con la campagna, dove le donne già portano gli zoccoli e le case sorgono anonime fra ; p~ati stenti, la grande folla operaia. Nell'antica capitale rimase la piccola borghesia, i discendenti dei sudditi fedeli, la gente che non si muove : negozianti e studenti, professori e impiegati. Le vie attorno al palazzo di città 60no, come furono sacre ad ogni commercio minuto e svariato; nel deserto rione nobiliare verso il Po le belle case perdono> gli intonachi ingrigiti, e nessuno guarda, dalle doppie vetrate, nelle strade solitarie. Un melanconico odor prodnciale, una freddezza di cuore, una modesta abitudinaria debolezza., nella veccb ia Torino senza re. La nuova Torino le è indifferente o piuttosto sconosciuta, il rumore delle officine è tollerato solo perchè è lontano; ma il tumulto degli scioperi odioso percbè turba le ordinate consuetudini. Un certo buon senso e misura piemontese fanno ancora a molti p1·eferire Giolitti a Mussolini; ma se non fosse per questo, poicbè vi è qui ristrettezza di idee piccoli traffici, media coltura, e miserie, il fascismo dovrebbe prosperando fiorire. Cosi all'incirca cl'lC'evocon l'amico; ed egli mi faceva notare come le elezioni ultime fossero state un bel1'espe1~mento dimostrativo della reale esistenza di questo stacco fra le due città. E per darmene « i1 senso quasi fisico» mi mostrava, a comprova una pianta di Torino sulla quale la Bua sfaccendata. pazienza aveva segnato, una per una, le duecentotredici sezioni elettorali, indicandole con colori diversi secondo la percentuale dei voti che esse avevano dato alla lista Nazionale. Vidi allora, o meraviglia!, riapparire tutta azzurra sulla pianta la vecchia città di Ca.rio Felice, amica oggi, se pur non entusiasta, del fascio, chiusa nelle sue quattro porte, limitata nei suoi limiti angusti, come nella vecchia stampa disegnata e distinta. Fuori, nettamente se- ~ato, un gran cerchio rosso, più fitto, lungo la Dora, continuo tutto attorno, da Sassi al Pilonetto. Neppure i nuovi quartieri dei ricchi hanno dato molti voti al listone; la classe ope;aia intera ha mostrato la sua bella indipendenza. La piccola borghesia soltanto ha votato Mussolini : Mario Gioda ben a ragione nei manifesti e1ettor-a1i chiedeva voti ai 1Jeri biaerin. Essi anche oggi sono stan.chi dell'alberq della libertà, temono i1 mau-vais esprit, odiano gli ,-:rntin:i. zio1w1i , per ]e stesse ragioni per cui odfavano i nazionali, gli ,-antj5()('1ali ,. Questa gente k spira. inconsciamente alla placida vita pacsan,~ sollo il buon Re Carlo Felic-e; non sa che, farsene dcli 'Italia e <klla politica; e poic-hè,m;inca ormai un pat.en10 re torinese, spera nel r<r m.agnolo t·ome in un sal valore dalla politica, <lai patriottismo, dalla modernità. e O bl"alo dispotismo! , esclamerebbero anrhe essi come esclamava un nobile ministro di rasa Savoia, paghi dell'unico diritlo che questi avrcb be concesso, e che risparmia invc-ro molta fatica: , li diritlo dci popoli, il primo diritto dei sudcbti, è cli essere ben governati,. Ma, ahimè, su questo campo van'ebbe assai meglio di Mussolini, Solaro della Margherita. c. l. Case coloniche e case operaie in Sicilia L'argomento è vecchio e dibattuto; ci sembra però utile continuare ancora a ribattere, non perché si possa finalmente d'un tratto scuotere la sonnolenr,a delle popolazioni siciiiaoe, ma per~ cbè la lotta delle idee resti sempre ferma sulle sue basi. L'Italia, è vero, ha progredito molto; ma i contadini e gli operai del meridione, e specie della Sicilia, non hanno raggiunto ancora quel grado di benessere che godono già i1n·ece in gran parte quelli del settentrione. In Sicilia non si hanno quasi affatto ca.se coloniche e case operaie ed il fenomeno, per quanto possa a p1ima vista sembrare cli scarsa importanza, fa invece sentire il su.o peso ne1l'economia nazionale e, quindi, nella politica del paese. La mancanza di· ca.se coloniche in Sicilia è una necessaria conseguenza del permanere del latifondo che insidia ormai da secoli gl 'interessi economici dell'Isola. Gl' isolani lavorano piuttosto in America, dove si guadagna e si vive meglio, ed in Sicilia territori vastissimi sono quasi del tutto disabitati, specie nell'interno dove il paese è montuoso e disseminato in parte di minie;e di zolfo. I centri rurali sono assai lontani gli wri dagli altri. Molti hanno lamentato l'effetto deletetio delle grandi proprietà e, sopratutto, del sistema econo1nico-amministrativo sotto il quale le grandi proprietà si sono cristallizzate i e, a dir vero·, qualche latifondo è stato diviso e gabellato (r), come si dice Yolgarmeute, in lotti : si noti però che la gabel/.a, sehhene migliori le condizioni dell'agricoltura, perchè l'affittuario ha minori difficoltà da incontrare, pure non fa che wr assai piccolo passo verso la rigenerazione economica del Paese. Il mezzo più idoneo sarebbe invece l'introduzione del sistema della mezzadria sul tipo di quella diffusa in Toscana, dove ogni contadino ha la sua casetta colonica circondata da! pode;e che egli stesso coltiva con tutte le sue cu.l'e e le sue premure. In Sicilia una tale organizzazione rurale non si conosce quasi affatto, perchè i cosidetti borghesi, non tanto forse per intransigenza, quanto per ttn certo spirito tradizionale, non si sono mai curati di sollevare le condizioni economiche e morali della Sicilia attraverso il miglioramento delle povere economie dei lavoratol'i dei cm-npi. In Toscana: il territodo è tutto diviso in poderi; ogni podere ha il ·suo 1uezzadro, che è il capoccia della famiglia colonica:· oltre ad u11 certo numero di prestazioni diverse, egli dà al padrone una metà dci frutti, :in na.tu~a. La casa colonica, di cui è sempre fornito il podere, è composta dell'abitazione, di una tinaia e di una stalla. Accanto c' è uua capauna pei foraggi e una concinrnia. In questo .modo il contadh10 vive bene, si affeziona al podere, lo coltiva con amore e lo sfrutta in modo da awrne il doppio, 0 magari il triplo, di quello che esso non r~- desse quando non ern anco1'a generalmente chffnso il sistema della mezzadria. Si pensi ora pe:r un momento queilo che non darebbe la Sicilia, sebbene solo in parte assai ubertosa, o,·e i terreni, anzichè gabellali, venissero invece dati a mezzadria per lo meno là dove le condizioni climatiche ed ambientali lo permettono: la ricchezza della Sicilia sarebbe subito quanto meno quintuplicata e si arresterebbe in certo qual modo il fenomeno emigratorio che' spopola troppo le campagne. E' dunque necessario che si coutinui a lottare pe;chè i grossi propriet.ai·i intendano wra buona volta questi bisogni vitali della Sicilia. Non basta che qualche buon passo si sia fatto in va.rie contrade delle provincie di Palermo e Messina; bisogna dov'è possibile dividere la regione in poderi che si reggano a mezzadria; bisogna dare ai contadini le loro case co1oniche. strapparli cosi all'urbanesimo e avvinghiarli alla terra ,per il loro benessere e quello del paese. Quando poi la coscienza collettiva comprenderà che il fatto economico più vantaggioso per tutti è la divisione della proprietà dei campi agli agricoltori e quando i contadini, prima mezzadri, e cioè agricoltori, si saranno messi in grado di acquistare le terre, allora potremo a- . .. Pa.! iam,, ,,ra alla <jU<--st1<.11u dd]r• N;L<=.~ <JJX-T:lif>. Il 1n·obltma, se non si prcS(mt.:i romplesso e complicato, n<.m è· cc..-rtomen grave. !\r.Jti:.tmr.J, intanto, ,-hc solo nelle provinc:ie settentrionali e in :Llcunc e :-ntrali d 'Jt..-ilfa k <1L9'.A <,rx.-raic HJTifJ belle <: numéro-..e.. \nch<: jn S1<1li:1gli <JJ.. erai comin<i;mo a guaclagn,,r bc:.n,-; p:;rò, in generale, <·omC' cl:L p<~ tutt.<, del restn, non p<ntano a casa, rx-r la famiglia, H c<JTrbJJ":ttivoiutiero del loro lavoro C'llé viene <lcp<.JSitatoquasi Cl'"Jmplet.am~ntc nel le ost<,-rie. Le famiglie degli operai vivono generalm.c:nte in tuguri luridis.<.;imie ;;offrono la fame, a meno che 11011 vi domini la. <ornizionc. Per le case coloniche tutto dipende qna.<;i esclu.sivamc-ntc dai proprietari, ehè vani sa.ranno sempre gl' interventi diretti dello Stato; ma qu..-111loalle e-a.seopc.--raiedobbiamù rilevare l'assoluta noncuran7..a <lcl Govc.-rno, che dovrebbe e polrcbbe int<,-rvenire con buoni risultati. Si dirà che il Governo non può educare, ma si potrà ribattere che lo Stato deve educare e che la sistemazioc e<:onomica e morale degli operai, come quella dei contadini è opera santissima di educazione civile. Nel Belgio il Governo ha s<:mpre aiutato in tutti i modi la • Cassa generale di risparmio •, la quale ha voluto rendere gli operai proprietari delle loro case, ipotecando quasi intieramente il salario a bc-neficio delle loro fainiglie. Il sistema è qnesto : l'operaio contratta con l'apposita sezione della Cassa di Risparmio l'acquisto o la costruzione cli una casa, assieme ad un'assicurazione sulla vita, cosicchè paga ogni anno, oltre la nota di rimborso, anche il premio di assicurazione le tariffe sono minime e le case, di cui alcune società assumono la costruzione, sono edificate secondo le norme dell'igiene. Se l'operaio giunge al te;mine stabilito, poichè il suo impegno come assicurato ha lo stesso termine di quello come debitore, egli resta completa.mente padrone della ca.sa. Se invece muore prima, il capitale di assicurazione va a scomputare il l'esto da pagare per la casa ed i suoi legittimi eredi ne acquistano la libera proprietà. Il Governo belga, favorendo WJa simile istituzione, ha creato il benessere di quasi tutta la classe degli operai, i quali, attratti dall'interesse ilnmediato di una buona casetta propria, piuttosto che alle osterie si dedicano completamente alla frunig1ia, con grande vantaggio della morale e del Paese iutiero. In Italia siamo ben lontani da tutto questo e in Sicilia, poi, si parla dj case operaie come si Pl'-rlerebbe dei canali cli:IIa1te. In Sicilia tutto è da farsi. Lo Stato non cura la legislazione operaia se non quando Ye lo costringano i tumulti di piaz1..asempre soffocati, mai preYenuti; lo Stato non ha mai promosso uu Istituto che dia ai buoni operai siciliani la casa dove si ristorino i corpi e si 1i11fra11chi1101e anime (2). G. ~A\'ARRA CRIMI (r) Kon è possibile dire con precisione e ce;- tezza come l'uso del vocabolo gabellare abbia potuto generalizzarsi in Sicilia per indicare il « clru·e in affitto ». Già non si sa bene se gabella (in 1ingu.a italiana) dedvi dal sàssone gabel o dall'arabo gabila. In questo secondo caso il YO• cabolo italiano deriYerebbe dal siciliano. Tutti però sono cl 'accordo nell'ammettere che in un primo tempo la parola gabella indicasse l'tnz.• posta in generale e poi, dopo, solt.a.nto quelle specia.li imposte che si chian1ano anche, comunemente, dazi. La gabella siciliana. deriva il suo significato particolare dal contenuto fiscale della gabella? e questa e,·entuale deii,·azione si può faT risalire al fatto che in regime feudale tutte le terre erano proprietà del signore e cioè tutt'uno con l'erario pzibblico, pcr cui il canone di affitto delle te1Te aveva presso a poco la stessa natura giuclirica, di qualsiasi tributo? Domande graYi cui, naturalmente, non è facile rispondere. Ad ogni 1n0<.lo,basta per noi aver precisato il significato della gabella siciliana. Occorrerà piuttosto avvertire che in Sicilfa vi sono due specie cli gabellati, (e non e gabellolti n, come scrh·ono comunemente quelli che ha.imo studiato la Sicilia di seconda mano) : il primo, chiam..1.to anche speculante 1 pret1:de in gabella per subgabellare; l'altro prende m gabella i fondi 1na li coltiva direttamente o ne dirio-e personalmente la coltivazione. Vedi su que:to punto: Inchiesta parlam~nt~re s1il_le_ cen~ dizioni dei c011tadini n.elle provtncie mer1d1onali e nella Sicilia . • Relazione si.lla Sicilia; (Lorenzoni) - Tomo I, pag. 234. (2) Dissentiamo anche noi dalle speranze del nostro collaboratore nell'opera dello Stato. Qui tutto è qttestione d'iniziativa personale e di abitudine al risparmio che in Italia, per condizioni di immaturità generale 1 vengouo formandosi assai lentamente. "lb monoo C!BESC:RIUE,, RASSEGnABIBblOGRAFl(!A MESSINA Piazza Ten·anoYa, 3 Direttore: LUIGI CRUCILLA' Una delle più diffuse Rassegne bibliografiche italiane. - Vi collaborano i migliori scrittori e critici. - Pubhlica wr vasto notiziario sul movimento editoriale e intellettuale internazionale e rerensioni Stille migliori novità librarie. PIERO 60BETTI .. Editare TORINO - Via XX Settembre, 60 LE piuimportantiovitàpolitichef,!OVA~:S-I AME:'-:DOLA U~ABA.TT P GhIAhl BER J l L. 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Rappresentante di un vasto mo,;mento cli rinnovazione spirituale, Encken ha raccolto intorno a sè il più aperto consenso delle menti e delle coscienze, persuase del significato ideale della vita. Scrittore fecondo eà animatore, la sua operosità intellettuale lo dedgnò meritatamente ali 'altissima distinzione del premio Xobel. I lettori italiani non si lasceranno sfuggire l'occasione di leggere e meditare questo libro semplice, quasi classico nella forma profondo e persuasivo nel contenuto che ha talora movenze di Bibbia più che di filosofia, che vaglia e sintetizza e valorizza tutto ciò che cli grande ha prodotto il genio umano nei secoli, disvelandoci i valori supre;ni della Realtà e della Vita. FR_',.l\CESCO FIOREXTIXO ELEMENTI D FILO~OFIA D1te volwrni. Parte 1a: Psicologia e Logica L. 12,So. Parte 2• : Etica L. 10. Francesco Fiorentino, forte fibra di pensatore e caldo patriotta, cresciuto nel momento di massimo fen·ore spirituale della nostra storia nazionale, discepolo del Settembrini e dello Spaventa, compagno del De Sanctis, dettò per le nostre scuole classiche questi sobri testi di filosofia, che Gio,·a11ni Gentile, degno continuatore della più schietta tradizione del pensiero italiano rieditò per la nostra Casa, corredandoli di annotazioni critiche per metterli al corrente coi progressi della moderna indagine filosofi.ca. O.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Torino. Pn:ao GoBETTI - Direttore-respo-,,sabil,

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