La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 6 - 5 febbraio 1924

biL'ambiente era g1igio, pieno di seriissirni e tetri ravprcsent.anti padronali e operai, di cu I non_s1 sapeva se questi fossero più protocollan e « corree/ » di quelli. Il generoso romagnolo, ilnche in questo, fu un precursore di sistemi che altri perfezionò a Parigi e ;._Losanna. Volle far paura. Pronunciò, subito, uno sguaiato discorso di saluto in cui 11.mmonivagli armatori a star buoni,' perchè òi.lLr1ment1marinai si sarebbero presi tutte Je navi. Naturalmente tutti rimasero scandalizzati, e più di tutti risero i rapresentanti operai esteri. L'inglese Mr. J. Havelock Wilson, Presùlent o/ the National Sailor's and ~'ireman's Union, un fortissimo capo sindacale, lo guardava sbalorciito. M. Rivelli, seg-rekmo della Federazione Nazionale dei sindacati mariUimi francese, che pur gode fama di violentissimo, espresse così il suo istantaneo giudizio sul collega: "Je vous plains: Vous avec à /aire avec un fou ». Que- $ti stranieri volevano subito staccarsi da ogni colleganza sindacale con uno sbardellato italiano, f'rl!cursorl! anche in politica estera Lontanissimi dal provare paura erano invece seccati della sua presenza: e glie lo facevan capire: oh, se glie lo facevano capire ! Giulietti - precursore, vi dico, sempre - intuiva pe,rfetmamenteche la sua politica estera non attaccava: e si rifaceva dicendo che tutti osteggiavano e isolavano la Federazione Marinara italiana, gelosi dei suoi trionfi, e invidiandole un capo come lui: la formula solita, che abbiamo uciito ripetere, da altri, nel i923. Ma mette conto di riprodurre, testualmente, un tratto del resoconto stenografico del Bureau Int. du Travail. Le indicazioni sono secche e schematiche, ma bastano a ricostruire l'episodio, svoltosi dinanzi a rappresentanti di tutti i paesi. E' la tipica scenataccia giuliettiana ; ma si potrebbe anche intitolare: « La figura dell'italiano che crede di iml)Orsi "· Presiedeva Mayor de Planchés, barone, ma italiano, e quindi sùccube alla maleducazione dinamica. Assisteva,. come segretario generale, Albert Thomas: non barone, ma parigino, ~ quindi non sùccube: il quale, a un certo µunto, intervenne direttamente. Giulietti, che già cominciava a sdegnare la Conferenza, aveva ci"elegatola propria rappresootanza a un cedo avvocato Giglio. )Ti-· c,eversa, a un certo punto della. discussione, parendogli che il Giglio se la cavasse male, volle scavalcarlo. Delegazione o no, rappresentanza o no, regolamento o no, lui, il generoso romagnolo, se ne fregava: lui, rnleva parlare. Si è mai impedito a 'LlJl romagnolo di parlare? Il presidente - Signor Giulietti, devo dirvi che siccome avete conferito i vostri poteri al Signor Giglio, questi ha preso la parola in vostro nome. Giulietti - Vi domando scusa, signor presidente ... Il Presidente - - Signor Giulietti, voi non avete la parola. Giulietti (a gran voce) -- Io protesto (Esclamazioni) lo desidero parlare per una mozione d'ordine. Il Presidente -- Voi avete delegato i vostri poteri. Oggi voi siete assente dalla Conferenza. E' il signor Giglio che vi rappresenta (numerosi segni di approvazione). Giulietti (a gran voce) - Dov'è scritto dunque che non si può parlare due volte sullo stesso argomento?• (Proteste su un gran numero di banchi). . • Albert Thomas, segretario generale - Sta scritto sui nostri reqolamenti. La nostra Conferenza, amico Giulietti, è una conferenza diplomatica. Bisogna fare una distinzione fra un congresso operaio e una Confe'renza diplomatica, che ha le sue regol_e, i suoi diritti, e che impegna i governi. Voi siete presente qui. ma, avendo delegato i vostri poteri al signor Giglio, voi av-rete bello urlare il più forte possibile ( « Vous aurez beau crier· le plus fort possible »), voi resterete assente. (Vivissimi applausi). Giulietti (urlando) -Viva la libertà I Un delegato belga - Vive la liberté de tout [P, monde! (Vivissimi applausi) ». E così, Giulietti non parlò. E se ne andò, squassando romagnolesca.mente la chioma, beGtemmiando, gridando - si capisce, sempre a freddo, corn'egli suole. Ma, di quelli stranieri, nessuno era. impressionato. Non assistetti mai ad una « messa a posto» inflitta così 'cii marca maggiore. Dopo di allora., Giulietti non fece più politica internazionale. Giulietti è uno specifico tutto per uso interno. • !I virtuoso della scenatci "Viva la lioertà ! ». Con questo stesso grido e0 ·li uscì la sera del 13 Giugno 1920, dalla P,i~pettabjje Loggia Trionfo Ligure-Secol_o Yt<ovo, all'Oriente di Genova: si slirappò il p;rembiulino massonico, ne fece un_rotolino: e pàffete, sulla faccia. del Venerabile: e poi f.f nP nscì, sbattendo gli usci e gli usciolini, pim, pnm, passa Giulietti, viva h1 libertà. L, y d L A R I V (J L ' 7, I O I:-: E L l H E H A L f: I poveri fratelli, che avevan creduto fino allora di dominare nientemeno che la Federazirrn~ Marinara, e coccolavano Giulietti come il più bell'ornamento della Rispettabile Loggia, rimasero come statue di s,Lle. . !\.1iduole di non avere a mia disposizione ti verbale della Loggia masSùnica. Sono certo chr· messo a confronto col resoconto dfl 13urcau lnternational, ne risulterebbe lii completa identità di procedimento. Giulietti, che per il volgo è un impetuoso, un impulsivo, un sangue calao, è invece un sistematico della scenataccia, un virtuoso della cagnara. Lo osservai più e più volte. Quando vuole fare la scenat.u.,tratta il suo uditorio come il canaro tratta la muta dei cani. Dà lo spunto, piglia !'aire, alza il tòno: ama le proteste e gli urli, e serio come un di1·ettore d'orchestra sul podio,. assorbe in ,è questa armonla discordante, la dirige, la rinforza: sicuro di dominarla, al momento voluCo, colla sua gueule, che è la più forte, la più latrante di tutte: "Viva la libertà 1"· Poi non si riconosce più, si diletta, applaude, si torce: ma mentre gli altri uomini sono ancora pervasi del furore canino da lui suscitato egli è già uomo: sottile, causidico, calcolatore freddissimo del profitto che egli può trarre dall'oscen·a mischia .. La scena.la è per lui il pezzo forte, come la cavatina per i tenori: e tu Ue le sue arti parlamentari e diplomatiche culminano in queste eruzioni premeditate cli un vulcano sì, ma artificiale. Di tutte le soenate giuliettiane, l'unica che vidi fallire, abbiosciarsi completamente nel gelido vuoto creato attorno attorno al canaro dalla buona educazione, fu quella della Conferenza internazionale dei marinai. Era per gli stranieri. Tutte le altre, ch'egli fece e rifece nel!e Commissioni Paritetiche, nelle adunanze sindacali, alla Camera, alla Maona del Vittoriale, nelle Loggie Massoniche, dovunque, gli riuscirono sempre .. Erano per gli italiani. • Si potrebbe fare un trattato del « Diverso effetto della incazzatura a freddo sugli italiani e sugli stranieri?>. ha difl!sa dell'organizzatore Sul terreno del movimento sindacale, il fenomeno Giulietti documenta insieme: 1° lo spavento.so infantilismo delle masse operaie, 2° lo spirito da avventurieri, e non da moderni capitani di industria degli armatori. La cond&nna della categoria marinara come accolta di spostati e di lumpenpoletaria impreparati alla grande industria mod~· esurge dal fatto che solo un cagliostro come Giulietti ha potuto organizzarla e guidarla, e che la sua provvisoria scomparsa segna il tracollo della _Federazione. La condanna degli armatori è segnata dalla nessuna seria resistenza opposta da essi nei tempi prosperi, quando pure Giulietti comprometteva l'industria dell'armamento nei suoi progressi tecnici, che dovrebbero stare sopratutto a cuore ad industr-iali moderni: e dei metodi di lotta assolutamente giuliettiani ch'essi impiegarono contro la Federazione, facendo i buffoni a Gardone, i mandanti di aggressioni, a Genova. La serietà delle lotte del lavoro consiste in questo: che la severa e corretta resistenza del capitalista educa la massa arretrata dei lavoratori alla autonomia. Ora, la resistenza degli armatori, nei tempi dei trivellamenti intensivi (sovvenzioni e requisi.zioni di guerra) non fu mai severa: ed oggi non è corretta, perchè oscilla tra le corruzioni di personaggi influenti e le spedizioni ,di guappi. Giulietti è il meritato castigo di Dio per una categoria di imprenditori,- che è certo la i_Jiùbassa di tutta la indt1stria italiana come spirito ed educazione capitalistica: incapace di sviluppare l'armamento mercantile senza attingere alle casse dello Stato, o senza far ba.stonare i naviganti: ondeggiante fra la routine di qualche armatore libero che ha eTedilato tutta l'avarizia e l'ignoranza degli armatori cii Camogli, e il cinico bluffismo degli Amministratori-delegati delle Anonime, sovvenzionatori della Marcia su Roma, e di tutte le marcie successive. Altri tenti dnnque la difesa e la riabilitazione di Giulietti, di fronte a questi avventurieri, non industriali dell'armamento. Potrà farlo •con successo, sopr:i.tutto in base alla cronaca di questi ultimi mesi, ai retroscena della sedizione del 2 gennaio, ed a tutto quanto vien fuo·ri a comprovare quale razza di venezuelani siano gli armatori d'Italia. ha difasa del pevll!l!o italiana Io non mi curo di questo. Io rivendico invece il nome di Giulietti, come quello ciel perfetto cittadino d'Italia, sotto il regime attuale. Nessuno, meglìo di lui, può apprezzare al loro giusto valore le arti di governo oggi trionfanti: le sagre plebiscitarie, il culto del1'unanimità, l'abdicazione estorta a tutto un· popolo esaltato e sofferente, nelle mani di 1munico confidente e confessore. Se i sistemi cli amministrazione incontrollata oggi vigenti sono giustificati, perchè quelli, assolutamente analoghi, con cui Giulietti amministrò la Frclerazionc sono condannabili ? Se la burocrazia rn(l.ugurata per gli impiegati statali è provvida, perché si rimprovera a Giulietti la espulsione violenta dalle assemblee di pochi critici? Anche Giulietti ebbe vivr1 il sentimento rii autorità, come !'on. Mussolini. Forsr·d1è gli applausi frenetici che lo salutarono tante volte nelle adunanze dei Federati hanno un minor valore dr.gli applau- ~i sagruioli cla altri cercati ,.u tutte le piazze d'Italia? J<;se le inscena ture della faccia feroce ~ono ammirevoli nel Capo del Governo, perchè dovremmo rinfacciare a Giulietti cli essrre un teppista? E la sua adulazione sistematica di una classe sr,adente di lavoratori, val forse meno degli elogi stereotipati alla « divina Italia»? Le deficenze e i dolori della gente di mare non sono quelli stessi che 1·itroviamo diffusi in tutta la vita italiana? Le for-tune dei due capi non sono sorte dallo stesso lombricaio di piccoli borf(hesi delusi e di proletari infelici ? Il modo con cui cadde, questa volta, può far pensar-e ad altre possibili congiure di pa.- lazw, ad a1tre rivolte di pretoriani, dirette contro chi conquistò il potere con arti uguali alle sue, e lo tiene con gli stessi espedienti. C'è certo in Italia un uomo, che fece questo confronto. Non è possibile che un capo riesca a fanatizzare i suoi fiduciari, come GiulietU aveva fanatizzato i suoi: e pur lo tradirono. Non è possibile che una folla sia. devota, come la folla dei naviganti convenuta all'assemblea di gennaio: e pur bastò un gruppetto di sparatori per disperderla. La razza è la stessa, nella Federazione Marinara, e in quell'altra· baracca. La Romagna è una. E ·gli italiani sono dappertutto uguali. C□ MMlflT□ Mi è capitato tra le mani questo telegramma: « Mari/timi Capodorlando confermano solidarietà capitano Giulie/li. Marittimi"· E' arrivato in ritardo, è arrivato isolato. La gente cli Capodorlando non sa quanto succede a Genova: è una sezione sperduta, Capodorlando. Ma GiuliettiJ'ha ammaestrata ai plebisciti di solidarietà, e la povera sezione ha mandato il suo piccolo povero telegramma, .che è qui sul mio tavolo, triste come. un rottame di nafragio. Capodorlando ... Vagamente, mi sembra che sia in Sicilia. Io ho veduto centinaia di questi telegrammi, ho scorso migliaia di queste frasi ridicole. So cosa sono i plebisciti g"iuliettiani, e non solo quelli giuliettiani. Ma questa carta giallina è caduta sul mio tavoìo, portata da qual vento'/ Da;! venc<J della fedeltà plebiscitaria -- o dal vento della fedeltà sir.iliana? Sono giuliettiani male informati e pronti a tradire, o sono poveri e.afoni riconoscenti a chi li fece imbarcare e navigare? Sono cittadini della Terza Italia, paese da cui mi son bandito in esilio: o sono miei compagni di esilio, ignoranti e inconsci della loro fatica? / Ah, come nel dubbio 1i1i pesano le parole ;im:i.re di questo scritto ! Cos'è Giulietti, cosa sono i suoi trionfi e le sue cadute, e qt1elli del Giulietti più vero e maggiore? Non lo so: il mio pensiero si perde, il mio orgoglio si piega: io sono stanco di esaurire tutte le mie spiegazioni col disprezzo, e di finir sempre con l'ironia. Fisso lo sguardo su quel telegramma, e gli aridi e secchi caratteri della linguetta gommata mi sembrano indecifrabili e misteriosi, come caratteri runici. Di quelli che inducevano alla venerazione gli antichi germani: i quali, appoggiati all'asta delle battaglie, si arrestavano dinanzi alle pietre runiche, ermetici monumenti della loro stirpe, a meditare e a sognare. Lasciate che mi arresti anch'io, dinanzi a questo telegramma di povera gente, a meditare e a sognare._ GIOVANNI ANSALDO. PI ERO GO BETTI , Editore TORINO • Via XX Settembre, 60 € uscito GENERALE ASSUM r Yolume con 2 carte - L. 10,50 E1 il primo libro che compare in Italia. su uno degli episodi culmin{t.llti e più oscuri della nostra guerra. Il generale Assum dimostra che la prima difesa .(13-26 21ove.mbre 1917) de,·e essere esaminata a pa_rte nella storia del monte Grappa, e fu la più epica e decisiva. Documenta contro le affermazioni dei genera.li Cadorna e Ludendod e <li 'Gatti e Valori che il Grappa n<>n era apparec• chia-lo a difesa-; c:·:)Oue le risorse di valore e le condizioni in cui dovettero combattere i soldati. E' un libro sobrio, predso, documentato; rappresenta una pagina nuova nel1a storia della 11ostra guerra; può insegnare qualcosa ai tecnici, ma è seri lto anche per il pubblico. "h'EC!ODEbbA5 l AillPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMtNT!l in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. PIERO 6□BETTI - Editar~ TORINO - Uia XX Sellemb111, 60 Luigi Einaudi: Le Jotte dt:J lavoro . . Luigi SalvatoreJJi: NazlonaJiascismo . . L. Jt,.- L. 7,it Luigi Sturzo; Popolarismo e fascismo (prenotarsi man,]:mdo vaglia di L. JO. Uscirà tra pochi gionU'. (;.fovanni Amendola: Una battaglia Jiberale (preuut.lr-•i mandando vaglia cli L. lO. r ;rirà in frbbraio . Sp!.',fr:1mo 1t- noc:;tre ,-dizioni franche di _porto. I D'->· tri amid devono :,<:']ai~tarle da noi direttamente ~za tramite di Jibrai L/:1 CRITIC~ VOUTfCA Direttore: OLIVIERO ZCCCARl:<1 Non v'i:- aJtra Rivista in Italia che agiti il problema del ~ regiom.1ismo • proponendosi di risolverlo io una. radica1e trasformazione de]le attuali istituzioni. Nd s,10 prOJsramma nettamente antiburocratico e anti J,arassitario, autonomista e federalista si 1:-;p:rime una tend,-,v..4 <·he nd nostro 1~ae!',{::va facendo costanti progressi. La CRITICA POLITICA t una Ri-.:ista organica.. completa, .interesf.ante che in dae anni di •·jt si {; sr..Jidamcnte aif ~rmat:? [/abbonamento costa per on ann<.) L. 20 Per un semestre L. J J Un fascicolo separato L. 2 Per l'Estero l'abbonamento aumenta di L. lt lllviare vaglia alla CIUTICA POLITICA . Via dei Serpenti, JJ6 ROMA li'ITALtIA DEli POPOL:O RIVISTA MENS. DI EDL'CAZIO)."E ~!AZZD.rA ... - .._•. Direttore: GIUSEPPE MACAGGI E' una delle poche voci che ancora parlino in Italia di 1ibertà e di democrazia repubblicana: esaminando gli a\.-\·enimenti al lume dell'idea mazzinia.,a, cc,.mpie opera di critica alta e serena, ma profonda, de1 regime fascista ABBONAME:-.TI: Annuo .L. 12- Sostenitore L. 25 s Di-propaganda L. ltt GEKOVA • Piazza dei PoLiaiuoli, 8-J _ GEXOVA G.B.FARAVIA &, C. Edito,·i - IAIYJ·ai - Tipog,·afi TORINOMILA~O - FIREHZE - ROMA - NAPOLI - PALEHIH Bibliotecu di Classici Italia11i GIOV.-U,"NI BOCCACCIO NOVELLE 5G LTE DALDEGAMEROHE _a cura di Giuseppe Rua Prezzo L. 9 Il presente \~olume della nostra Collezione de.i e: Clas.. sici Italiani», che contiene novelle, narrazioni e ballate del e: Decamerone •, è dovuto alle cnre del prof. Giuseppe Rua, già noto per altre pubblicazioni sulla Novella italiana e per molti anni insegnante di 1ettere italiane nel Liceo :lramiani di Roma. Le novelle sono una trentina e furono scelte in conformità dello scopo de! volume, cbe è stato composto per le scuole medie superiori italiane. Seguendo la intenzione del Boccaccio, per conferire unità, vita e insieme \·arietà al novelliere, oltre l'c Introduzione D, si è ritenuto necessario e utile aggiungere alcune delle narrazioni che .aprono e chiudono le « Giornate » e parimenti quattro delle più bel1e ballate. Per il commento e la spiegazione della lingua del e Decaruerone D si souo coosult.ate le opere dei trecentisti e in particolar mcx:lo quelle del Boccaccio, e se ne sono fatti i riferimenti consentiti dall~ natura di questa pubblicazione scolastica. Abbiamo pubblicato nella BIBLIOTECA DI f-ILOSOFIA E PEDAGOGIA LA FIGURA E LA DOTTRINA D! MICHELE DI MONTAfGNE Pagine degli e Essais > scelte e tradotte da ANTONIO BOZZONE Prezzo L. 12 E. KA...N"T f andaziaas d lla iiiEtafisica dsi&osturnì Traduzione di G. Viòari Prezzo L. 6 0.G.E.B. - Corso Principe Oddone, 34 - Tori,;,o PIERO GoBEìTI - Direttore-responsabile

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