La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 6 - 5 febbraio 1924

r .. ;,i(f)'1 ). . ),\ ~ 1, 11•'(i.~v1. - . • CONTO CORRENTE POSTALE ,a . R~ . " r I\ s T o R I e f\ s ET T ·! fl\ f\ ti f\ L E D I po L I T I e/\ ESCE .. Diretta da PIERO GOBETTI- Redazione e Anf.oinistraziooe: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100 - Un numero L. 0,50 (1. 'aùbona:m,ento non disrletto pt·i'rna del 15 ,ti<•P1uù1·F~ .'1'111le1,de 11n1101·ato per 1,n rt'l'l'YtfJJ IL MARTEDÌ Ct,i ricev~ uo ourr,ero <:li sag~io ~ oor, ir,ten<:le abbonarsi r~spio~a il ~iorl')ale, altrimenti :p.li cof)tjnu~remo l'invio~ ~cpo un m~se provvede;re:rr,o alJa risccssicn'? rr,t?~iarie irz-f_!_a Numero ded:ica.to a t '' oa.so., Giu.l.ietti Anno III ~ N. b GRANDEZZEA DECADENZA :Cù della grande fabbrica: piente c'è, in es- ~'> r:he s'avvicini al significalo sociale, ponia,.. w, del!c officine F'iat. Il transatlantico sopDEL PERFETTO ITALIANO -,.,l'ime il marinaio, e non ci dà l'operaio del rnffico navale. La sua arch itetiura, tutta di "'JJrastruUure, ponti, caselte, giardini d'inLa fortuna cli Giuseppe Giulietti, solo transitoriamente oscurata, non la si può rinchiudere nelle peripezie di un movimento sindacale di categoria. Non si spiega con le oonsuete ragioni, del come stavano male i marinai prima della sua azione di organizaatore, e simili. Non si può inquadrare Giu- . lie.tti nel sistema riformista-cooperativista cle.ll'Halia giolittiana, e risolvere, se si è avversali. il fenomeno della Federazione con le consuete ricette del « Cooperat,ivismo rosso, piovra dello stato"· • Su tutta la schiera degli organizzatori ita.-, liani, Giulietti si profila, in modo non confondibile: si lascia indietro i «funzionari" e i « bonzi ,. per la sua violenba. energia sovversiva, si lascia die.tro i sindacalisti rivol1!1zionari diventati commendatori, pexchè è puro di ogni convinzione padronale e di ogni lucro privato. Tra lui e il tipo ColombinoBruno da una parte, o il tipo Rossoni-Miche-, lino Bianchi dall'altra, fo stacco è fortissimo. Costoro seguono il movimento ~elle più sub}imi -costellaziOJJi, subiseQho gli influssi dei pianeti: sono, in sostanza, « impiega/,i », ~·<:'':""~~-!~~-~<'1:-.J?-:_çi~-'e --1:~~~i~i~~,.-r;_._J~ ;~. gime mussoliniano, cadono e trionfano secondochè sono di moda in Italia o il pater- _nalismo del vecchio patrono, o le sagre del nuovo signore. Non hanno scienza di governo, non posseggono il segreto dei colpi di stato. Giulietti sì. Giulietti, nell'aiuto dato a D'Annunzio in Fiume nel 1919, dimostrò di saper fare una politica per conto proprio, ta:J.equale come Mussolini con la marcia su Roma. li confessore di una chiesa La Federazione non fu, èon lui, un sindacato operaio, ma u,na piccola Chiesa; alla quale si· sarebbero potute applica.re, punto per punto, tutte le critiche degli scrittori anticlericali alle corporazioni ,religiose. Giulietti, dopo anni di osservazione., mi pare più un confessore che un demagogo. Egli non ebbe solo l'incontrollata disposizione dei fondi: ma curò la direzione delle coscienze. La sua risposta a Preziosi, che gli chiedeva dove foss€11'oi milioni della Gente cli Mare, resta un capolavoro di grossolana, ma efficace suggestione mistica: « I milioni, <love sono i milioni? Sono sepolti in fondo al mare, e li custodiscono i marinai annegati per la patria"· Egli, come tutti i grandi direttori spirituali, sa prendere l'uomo attraverso le blandizie della famiglia: non tralascia mai di parlare ai marinai delle loro donne che li aspettano a casa. Questo preteso rivoluzionario dice, nel suo ultimo mes- ~ggio sul Patto Marinaro: « a tutti i nostri Compagni che passeranno le tradizionali e tanto ·sentimentali feste di Natale, di Fine e Principi.o d'anno, lontani dalle loro famiglie,· dai loro fìgli, vada il nostro saluto d; Fede e di Solidarietà completa e fraterna ". Sotto la sua apparente impetuosita di agitatore c'è il tòcco sicuro infallibile del « Padre Santo», che un tempo, in tutti i conv8ill1,idell'Ita,lia Marinara, era specializzato nel eonsolare le mogli dei naviganti senza notizie, o il mozzo che si imbarcava per la prima volta. E sotto il frasario rivoluzionario, rutto d'accatto, c'è una e~erienza matura e completa dei bisogni spirituali non dico della G.mte di Mare, -ma di tutto il popolo italiano. Una esperienza sicura, di prelato della Chiesa romana: una esperienza non guad.agnatà nel vigore di una rrioderna lotta di classe, non desunta nè da lunghe navigazio, ni, nè da lunghe fatiche tra i poveri, ma spontanea e consanguinea, come un lascito della razza che porta più incancellabile il segno del governo dei preti, e della tena che fu conosciuta bene solo ,dal Cardinale Rivarola. LR . CHl5D1EIHilYIGANTI Nessuna gente di mare soffrì, come l'italiana, delle trasformazioni tecniche della industria dell'armamento -~rnvale. Il trapa'.sso dal periodo velico, dal sistema delle carature e dal patriarcalismo armatoriale, alle navi in acciaio, alle società anonime di Navigazione_ leJsate alle .banche, e alla fase del grande armamento-, segnò, non solo una crisi di tonnellaggio e di posizìcn~ relativa nella marina mondiale, ma uniJ: crisi di spiriti. he aristocrazie di bassa prua 1) erno, passerelle, terrazzini, tradisce tutte ,, tradizioni della tecnicu. navale, e non ·aggiunge affatto la nuda bellezza della ma.c- 'hina. (:!nella. potente sugg.PS!ione ascetica ·-Ileil recinto della grande fabbrica es(lrcita c<ul lavoratore, è una, è vano cercarla Sopra ,ruesta arca di )l;oè, sopra questa imbelletata giunca chinese, sopra questa veramente innovala ga1ea, attelata e impavernta a fe- "',i,aperennemente, per un pubblico di sfac- :endati. Dei cinq.uecento uomi.ni di equipaggio di ·m moderno transatlantico, soltanto un quinìicesimo circa appartiene alla cope.rta, cioè, orrisponde, in senso approssimativo, alla ,enominazione di «marinaio"· Tutto il reto, o è della cosidetta ,« famiglia bianca ", ·.amerieti1 Stìonatori, garzoni, maestri ài ca.- ,·a, che all'occorre.nza fanno anche un po' da · L'u0omo di mare italiano fu •«a suo po- n1ffiano: o alla coSJdetta famiglia nera, fuosto " a bordo del veliero. La ;vita della. nave -·histi e carbonai, che lavomno ai forni delle a vela, che costringe insieme lo stato mag- ',1acchine, come potrebbero lavorare in una giore di poppa e l'equipaggio, che impone ;ualunque fonderia di terra. là. conferma del brevetto regio da parte dei Quel quindicesimo del pe1-sonale di coco.rnpagni di bordo, ·che tempera le esigen- erta, poi, lustra gli ottoni, stende le tende, ze armàtoriali con le tradizioni e le fami:Jl_,.,.;,ç, .lisce ai bagagli, fa JJn t;mtino l'aguzzi- ~~o:r:t-c: Jèllu. éBu~t G.i. UctS::,'ipt 1·ua.: rllìÌo ·q"'1.re..4~60fi--g7r--enHg1:;i:Lnr;f, ù.Y~nìpegna: tllttf l{uer sto era « tagliato ,, apposta per la mentalità servigi che sono proprii e caratteristici del italiana. facchino dei grandi h6Lels: e a questo, soIl mondo, io temo, non vedrà mai più ita- stanzialmente, si riduce la sua arte iparina1.iani così sani di spirito, così perfettamente ra. Perfino i responsabili dell'unica prestaequilibrati, così appassionati per il loro me- zione d'opera specificamente nautica, la rotstiere, come gli equipaggi velici di Camo- ta, cioè gli ufficiali dello stalio maggiore, degli o di ~fèta di Sorrento, che ci diedero, vono essern, se vogliono disimpegnare bene senza acco,·gersene, la seconda marina del il loro mestiere, delle figure sociali assai mondo, e che ~ormarono il nucleo della no- prossime al tipo dei maUres d'hotel: ed oggi, stra emigrazione transoceanica. Il ritmo do- normalmente, nelle grandi compagnie di mesLico, casalingo, dell'armamento velico navigazione si constata il fatto, che gli ulticonferiva singolarmente a sviluppare le qua- mi ufficiali con reali qualità nautiche sono lità solide della nostra razza, impreparata i meno adatti ad assumere il primo posto psicologicamente &lla prod4zione capitalisti- di figurante nel caravanserraglio. • ca, al razionalismo econrnnico, alla sconsolata. aridità della grande industria. Col sistema delle carature si avevano delle navi che erano delle vere cooperative paesane, perchè non soltanto l'armatore, ma il costruttore, il veliere, il tozzellaio, il nostromo, il dispensiere, quei che provvedeva i legni o fabbricava i cavi, vi avevano un interesse diretto. Nei primi statuti della Mut™ Camogliese Ligure, tutti i capitani dei bastimenti assicurati dovevano essere di Camogli, o dei paesi circonvicini ; si controllava così quanto speni:leva la loro moglie, e tacitamente si sorvegliava la fedeltà delle donne rimaste a casa, mentre gli uomini navigavano. L'industria navale compo·rtava mo,Hobene quella, diciamo così, « imbottitura" seintime.ntale, quella intimità, senza di cui l'italiano stenta a ritrovarsi e ad agire. La solidarietà e l'orgoglio marino degli equipaggi velici tr-ovarono la lor espressione classica nel detto camoglino: « Gli aftari del bordo non devono sortire fuori del bordo"· Io dubito che nessun Consiglio di fabbrica o nessuna pratica costa.nte di intransigenza operu.ia riescano a darci qualche cosa che somigli allo spirito della aristocrazia di bassa prua: l'ultima, specialissima forma di aristocrazia manuale, artigianesca, in cui d'egli italiani abbiano ·trovufo appaga.mento. !.,'ambiente de! transatlanlico Tutto questo, l'industria dell'armamento moderno, lo mandò a catafascio. La comparsa del transatlanLico rappresentò, per la gente di mare italiana, la ricomparsa della galea. E rispuntarono le ciurme. !!,grande transa~lan,ico è paragonabile. alla g-rande fabbrica soltanto per il suo significato nella storia dello sviluppo economico, e per la sua organizzazione tecnica, che corrisponde alla fase deJla macchino-fattura. Ma manca _completa.mente del contenuto eha decadenza degli S!i:iti Maggiori La Gente di Mare odierna, come le condizioni dell'armamento la esigono, è dunque ben poco marina. Si continua a far,e molti discorsi sulle eroiche virtù navali dei nostri equipaggi, eredi di una tradizione millena- _ria, ecc-. Ma in realtà, nessrun industria di terra recluta tanta massa raccogliticcia, tanto rifiuto dei porti, tanti vagabondi, tanti spostati, come l'industria dell'armamento. Oggi, a bordo, non è difficile trovare ancora il disoondente aell'antica aristocrazia. velica, specialmente fra gli elementi meridionali degli equipaggi: ma sperduto in mezzo ad una magma di Gente di Mare alluvionale, il cui livello morale, il cui orgoglio di classe e la cui capacità di organizza.zione autonoma è infinitamente al disotto di qualunque categoria cli lavoratori terrestri. Negli Stati Maggiori, la decadenza è assoluta. Lo Stato Maggiore fu ;i,nzi il primo ad essere colpito. L'antico capitano velico, vero soçio dell'armatore, aveva uno stipendio relativamente meschino, in confronto a quanto poteva _guaa·agnare con le « cappe » che erano una percentuale sui noli, coi «diritti di ponte », e colle « paccottiglie ,, : era l'u()mo di fiducia munito di un potere di- .screzionale sugli armat6ri, caricatori, assicuratori. La «colonna», cioè una somma di dsnaro affidata al.!'armatore per compera.re all'occorrenza il èarico e rivenderlo altro- ~·e, era la base dell'individualità economica del capitano. « Capitano di mare » era una posizione sociale: e bisogna essere venuti su nel vecchio ambiente genovese di Banchi, per comprendere quale alone di rispettabilità, ài prestigio, di autorità circondava questa qualifica, ancora lunghi anni dopo rhe essa era già stata svuotata di ogni sostantifica midolla. Il Signor Edilio Raggio, che fu l'ultimo grande mercante di Banchi, teca 1nobianco riassunse con causticità genovese la dissol1:1zione cli tutta. una aristocrazia navale, quando Llisse: « Dei capitani tli 'TMre? Dei capi.- tani di mare? JI a io alzo il sedile del mio water-closet, e ce ne tro,;o subi.tu vnu do=- =·ina,di capitani di mare». ~ell'ambiente cìella grande anonima, essi si ridussero ad essere capi carrettieri, che devono condurre il carico a quella rrieta. e su quella r0,tta che l'ufficio di terra stabiliscé: impiegati, e impiegati trattati sottogamba dall'elemento di terra, per la loro ignoranza e ·per la loro ct.bbondanza. Tutte le ciarle del grande avvenire dell'Italia sul mare, ed altre simili " legs.navalerie », fecero riversa, re, attrn,verso !a porta sfondata dt,gli istituti nautici, fior di spostati e di ciuchi, che popolarono gli atrii delle Compagnie di ~avigazione, chiedendo per pietà un imbarco come Allievo-ufficiale: e la carriera del =e fu per tanti giovani della Terza Italia, un surrogato o un anticipo delle avventure fiumane, fasci5te, eroico-cortigiane: fu una impNsa di oltrema,·~. destinata a cozzare mise-· ramente contro ìa implacabilità dei ruoli organici, e, nel migliore àei casi, a esaurirsi nel· cul de sac delìa routine hotelliera e vivandiera e un tantino bordellier-a del grande transatlantico. In questa categoria di piccoli borghesi delusi e inaspriti, i successi di Giuli<!tti erano dunque preparati di !unga. mano: ,.,quandn JKtiìtt.~) .;'i ~li.!llt"avu 'uì h.V:.->·ìr'.-,iùilÌlD fl.rt;u l'. personJ.le navigante . « Dal Comandante al mozzo ", egli veniva semplicemente a trarre le conseguenze dell'aforisma àel Signor Edilio Raggio. h'esaltazirrne sistematica dei;a g1mie di mare Lo stesso Giuìietti esalt.ò poi sistematicamente la Gente di Mare, come fior di farina passato al crivello della grande guerra: e fu proprio durante la guerra che il reclutamento degli equipaggi mercantili subì il tracollo più rovinoso, e tutto il " rebù ", tutto il rifiuto dei port,i entrò, con piena cittadinanza, nella Federazione. Le esig€>nzesindacali indussero Giulietti a imporre agli armatori equipaggi pletorici, anche in tempo di gµerra sottomarina. Ci furono dei mesi, che sulle nostre navi mercantili, fiorì la nuova industria del silurato. Le disposizioni dell'autorità militari navali, prescrivendo la rotta obbligata a cinque chilometri dalla costa, facilitavano del loro meglio l'attacco ai sottomarini e il salvamento agli equipaggi: pareva una cosa combinata fra Giulietti, il Ministero della Marina e Von Tirpiz. I grandi transatlantici furono invasi da una folla di scarti, che prendendo il posto dei giovani e validi elementi giobilitati, erano ingombro a borao nel momento del pericolo, e speculavano sulla indennità di siluramento pagata dall'armatore. Gli episodii eroici, certo, non mancarono nonostante questa spazz;atura, questo tritume umano gettato a bordo: come non mancarono gli ·episodii di viltà generale, àifficilmente yerificabili a bordo dei navigli velici di un tempo, e che udii criticare, con gli occhi fuor della l,e,- sta, da vecchi marinai. In sostanza, la Gente di Ma.re italiana si comportò, dinanzi ai sottomarini, come quella di tutti gli altri paesi: e fuori poi di questa peripezia bellica, non è affatto queìla accolta di argonaul,i sfidanti i flutti, che la prosa di Giulietti dipinge alle esagitaoo ed eroiche fantasie dei piccoli bDl'ghesi italiani. Anzi, a ragion veduta, si può di1·e che a bordo c'è una fortissima percentuale di poltroni e di scansafatiche, più alta che in qµaìunque indus,tria. di terra. Il " mannequin ,, rornan·tico creato da Eiiu!ietti Giulietti, di terra non marinara, di famiglia non marinara. (i suoi fratelli furono fuo-' chisti, cibè braccianti, a bordo di transatlantici) diventò ca.pilano di mare così, come a-

bi vrebbe potuto diventare maestro di scuola: navigò pochissimo, non rlislinguenrlosi affalk> fWI.' virLù nautiche: egli è il vero rappresentante della genLe di mare raccogliLicma, messa insieme con tutti i pendagli che a terra non riescono a trovare un mesLiere. E' il vero capitano di mare del transaUuntico, l'ufficialo di bordo su cui il vecchio e veto marinaio lascia cadere le due parole « poco man no ": giudizio inappellabile e defii,itivo. Mfl. appunto perché così « poco marino,, egli Pi,bt, vivissimo in testa il modello sce'. nografìco del m~rinaio: e lo pensò, come un qualt111r1110piccolo borghese italiano, con la sua m~glia azzurra, e il suo pompon s11I berretto, e la sua fasciacca ai fianchi, salutare con un largo gesto eroico il litorale, ritto accant-0 all'asta della bandiera, non 1mp0rta ~e rossa o tricolore. Il marinaio, nella testa di GiulieLLi,è il marinaio come figura nei calPndari murali delle Compagnie cli NaYi~azione. La sua prima, grande, abilità di mancggial-0re della opinione pubblica italiana, fu ,tppunto di presentarsi come organizzalore di questo marinaio fantastico, di queslo mann('(JUÙ> marinaio. Egli si trovò dinanzi a una accozzaglia cii salariati, messa i.nsieme come abbiamo veduto, e la presentò come l'erede di una aristocrazia navale irrimediabilmente scomparsa: lo stesso nome, che egli escogitò, di « Gente di Mare " ha un accento arcaico: e di più, un largo respiro marino, un odor di alga e di largo, proprio conforme ai gusti dei borghesi,sedentarii e immaginifici, i quali ignorano che il vero odore che i naviganti di oggi respirano, ,anche jn pieno oceano, è quello della risciacquatura di stoviglie. Le adulazioni sistematiche alle virtù 0roiche e nautiche di una Gente di Mare rifatta sul modello di Marryat e di Jack la Bolina, Giulietti le usò sapientissimamente, per imporsi in nome della guerra e dell'avvenire d'Italia sul mare, precisamente ai ceti medii combattentistici, in perpetua crisi di orLicaria nazionalista e patriobtlica. Nessuno. come Giulietti, seppe rinfrescare il vecchio clichè del lupo di mare, -che sfida gli elementi scabenati, mena una rude vita, si ciba di mezza galletta con un po' d'aceto per non perdere l'abitudine di dominare i flutti, naviga per tradizione di famiglia, e muore di malinconia vedendo dalla sua casetta, passare i.e navi all'orizzonLe .. Nessuno seppe, come Giulietti, mettere a contribuzione tutti i fondi di magazzeno della letteratura navale uso Guido Milanesi, degli opu- ;s<:oUdi propag~.nda uso Lega Navale, tutti !"li stantii ricoi'di della· tradizione hiarinara velica, adattata per il milanes in mar, e per giunta per il milancs in mar incalorit-0 di Grande Italia. Questa adulterazione finissima del vero navigante di oggi, ebhe il più grande successo presso Gabriele D'Annunzio: perchè prima del sovventore; prima del soccorritore in Fiume, il poeta vide in Giulietti l'eroe della GenLe di Mare, cioè della « schietta gente di bordo, razza rude che sa di salsedine e di ostinatezza ,,. L'ultima lettera di D'Annunzio è un documento, di cui un tratt-0 bisogna riportarlo: « Saluta la Gente di Mare da parte di un marinaio che nella sua prima giovinezza servì a bordo dei trabaccoli, pescò con le paranze doppie, tirò la sciabica. Salutala da parte del capitano di piccolo cabotaggio a etti pel suo digiuno di tre ,qiorni bastavano tre carrubbe e tre bicchieri di acqua della Pescara. L'odore del catrame, l'odore del sevo e della pece, mi ritorna dalla più lontana infanzia e mi fanno ripalpitare il cuore e dilatare i polmoni smisuratamente. Non ho io anche un cuore di buon calafato? Non sono intento io a ristoppare, a impeciare, a spalmare la barca sdrucita dei federati ? E lo scalpello ! "E la malabestia ! E il mazzuolo, chiodi e bullette! Posso io avere fede in voi ? Aver fede in ni,c voi potete, certo, compagni. La salvezza non è-nel vento, ma nella buona e pronta manovra, nella disciplina sa,qace, nel coraggio vigilarite. Issa gabbie I Borda velacci pronti a randr e fiocchi! Poi ci abbraccieremo. Il vostro: Gabrie)e D'Annunzio,,. 20 gennaio 192.\.. TuUo questo frasario conispo_nde perfetleunente alla inscena,tura giuliettiana, e ai gusti della maggioranza assoluta degli italiani. Forse, il poeta non pensò mai alla reale composizione dell'equipaggio di un transatlantico. Forse, egli non pensò che sotto auesto lucente coperchio, della Gente di ifare, c'erano delle molto prosaiche ripartizioni di camerieri e di dolcieri, di sommeliers e di camerotti, di elettricisti ,e di carbonai. Vero f\ gr-ande italiano, se D'Annunzio avesse pensato a ciò, se ne sarebbe disgustato: Giulietti, che conosce gli italiani, pre- ,entò anche a lui il mannequin dei caleni:i\ l>i,l /,I<,~ r_ ; B ,, I \ l dari murali. Uunico modo di intcres<-0.re i pir<'oli bor;,hrs, italiani allr sorti dei lavoraton e alle lotte del lavoro, è quello di rirorrci·e agli espedienti della tricromia. r:onccpibilP pn qual,mque armatore in- ;:dese. l~ssi accrmsentirono perfettamente che il f½mandant, fac.;sse parte dell11 Fcderaz1<,- nP, perrh~, per conto loro, essi lo avevan" LE DEflGIEHZE DE6LI ffffMffTOffl _ gia ria lnnpr, l'f,tr<JreP-oal rango di un no6tromo, 11n po' più gallona[,, e un po' meCorrelativo all'imbastarrlimenlo della gen- glio pagalo. Cosi, per molte altre esigenze le rli mar,', fu quel lo dolio. classe armatoria- federali. La regolamentazione del turno d'imle, del personale dirigente delle grandi rom~ barchi e sbarchi, rerlarnato dal Giulietli per pag-nie di navigazione. la F'cder;,zirmc, toglir•va all'armak,re o~rni I~' ridicolo presenli1re i camerieri dei tran~ rontrnllo sulla composizione degli equipag- ,aUanlici c:,1megli eredi dei Dodero e dei- gi, ogni'sr:ella ùi per,;r,nalP adatto alle varie Cafiel'o, dell'aristocrazia di bass11prua rJell;k linee• f' allr, varie navi: rompeva quella remarina velica. E' egualmente ridicolo pre- lativa stabilil.à di imharc{), polverizzava senlare, o la~ciure che si auloprcsentino, r q,wlla idrale unita tra la nave e il navidireltori clri !Javarello e dei Rubatlino dei gank, che sola può fare la grandezza di f<'l,irio e dei Pierce. Una sola grande èom~ una marina: ma qnest-0 Pra ed è perfettapagnia cli Navigazione esisle oggi, che si mente inr!ifferenLe ai Commendatori Bruriannorli veramente nelle persone dei suoi nelli, Biancarrli o compagni, i quali hanno rapi, ari una grande tradizione famigliare:> già da tempo polverizzata tutta la flotta ed è il Llo11dTriPsti110, guidato dai Cosulich; della loro compagnia in azioni, e tutti gli e il comm. Oscar Cosulich è cerlamen-Le la equipaggi in gruppi di salariati, ch'essi pasmentc più solida e rpiaclrala dell'armament[, sano da una Compagnia all'altra, in proilaliano. '. -porzione dei trapassi dei pir"scafi, cioè delTn iwss11na innu&lria, come in quella del- le a7,ioni. l'armamento, lo stacco fra i rappresentantì "The Captain 's cigar,, del capitale (Consiglieri delegati, Ammini, Costretti a battersi con un avversario come st.ratori, ecc.) e il personale tecnico, è cos{ Giulielti, lo imitarono dove fu loro possicomplel0. :-/ella industria dell'armamento~ bile. Credettero di poter vincere d'astuzia tale stacco si aggrava di tutte le contracl- l'uomo forse più scaltro d'Italia. Posero dizioni psicologiche fra l'uomo di terra è , .,olennemenle delle pregiudiziali ad persoil marino, diventa un dramma cui il nav;, nam, e poi cercarono di venire a contatto gante apporta tutta la sua atavica avver 1 con lui, uno all'insaputa dell'altro. Più fasione al rappresentante dell'autorità a Ler- cile cli tutto, fu ad essi tenergli dietro nella ra. Di dieci Compagnie di Navigazione che esaltazione sistematica del marinaio italiahanno la loro sede in Genova, nove hanno no, della gente di mare: si gareggiò tra Direttori o Amministratori delegati che non Giulietti e gli armatori a dire il più gran hanno navigato mai, che provengono dallil'. bene del mondo di questo miracolo, di quecaniera bancaria, normalmente, e che sem- sto fenomeno ,a°i questo gloriosissimo eroe, pre sono fid'l.U:iari di qualche raggruppa'. che è il naviganLe. mento finanziario. Agli altri capitani di- L'eloquenza conviviale del senatore Roindustria si può - più o meno - attribui.rCa landi Ricci, per esempio, non conosce freni qualche cominciamento di asoosi e di pas- quando si tratta di adulare dinanzi allo sione capitalistica: perfino i Perrone, \che sciocco pubblico, i marinai d'Italia, tutti sono i rappresentanti più ·completi del ca~ eroi. Le tradizioni della marina mercantile pitalismo avventuriero, hanno certo una italiana, di cui il sen. Rolandi Ricci e gli forLe passione per la fortuna e per le tra- altri uomini dell'armament-0 non sanno asdizioni dell'azienda Ansaldo: sarebbe stol- solulamente niente, fioriscono sempre nei tezza il negarlo. I capi dell'armamento ila- loro programmi, nei memoriali a Ciano, liano ne sono completamente destituiti. Essi nelle proteste a D'Annunzio. del mondo, li sfruttano. Sensali d'i.mbarco ,, wnutani di ca...-edi alloggio furono i veri consolatori della g&nLeche naviga, per inUere generazioni: "consolatori" nel significato piu completo, perchè trattavano il poverr, gabbiere sbarcato come un signore, e lo circonrlavano di tutti quegli agi terrieri, che per un marino resteranno semprr• ,rn rnisterr,: e 1,, salvavano dalle rondr,, r, "li d11wrn dì mano nel contrabbando, e gli turavano il hucato, e gli trovavan l'i.mba.rrco. Ebbene: la Fedtrazione Giuliettiana fu una grande casa d'alloggio, una grande botte;rn da sensale <Ji i.mbarchi: si inquadro bene nella tradi.zione dei porti mediterranei, fu disordinata e sudicia, ma acco- ;!1ient1,: fu piena di risse, ma i carabinieri non ~-i mettevano piede: taglieggiava gli ;;tipi,r,di ,-,,n le ritenuv-, ma procurava imbarchi b110ni. Bisogna a.ver frequentato, non la nuova sede di Corso Ocidone, ma l'antica di San Marcellino a Genova, p1·r capire come la Federazione discendesse in linea retta dalle gargotte dei bassi porti, e eome Giulietti sia l'ultimo glorioso consolaton, della gente di mare. I suoi aiutanti, r·.he aspettavano l'arrivo dei • bordi " per raccogliere ritenute, finne e redarni, rar, presentavano un genere di intermediari a - fine ai sensali, ai tenutarii, ai fornitori d tutti gli oggetti inutili che il marinaio compra nei porti : e al disopra di essi, v'na il lr,ro principale, Giulietl:i, il più bravo d tutti, che faceva la senseria per amor della povera gente e non per lucro, il terriero che sapeva come va trattata ta gente che naviga: confessore cii infinite miserie, adulatore di una classe di spostati, confid,.nt, di vergogne nascoste, un tantino ricettatore: il più grande di tutti ,i sensali. Ed egli, come sensale, non li trarli mu.:. I suoi clienti ebbero sempr.e da lui più di quanto chiesero. Fu il più sottile di tutti i causidici, fu un abili.ssimo banchiere, fu avvocato principe: i suoi commenti al Contratt-0 di lavoro strappato alla Commissione paritetica presieduta dall'on. Bonomi n--l 1920 restano, a mio avviso, esempio mem<,- r-abile di sottigliezza curiale. :-Seppure le ribotte romagnole riuscivano a. sospendere la sua formidabile lucidità in materia ci°'affari. manovrano navi e equipaggi, vendono pi,- L'nltima, e la più bella, è questa. L'inroscafi e sciolgono o fondono Compagnie, vasione armata della Casa della Gente II precursore delle sagr2 barattano la "Veloce" contro il "Lloyd Sa, Mare - nella mente di parecchi armatori Poi, dopo settimane di discussioni a Sanbaudo" o viceversa, stabiliscono nuove J{: - avrebbe dovuto preludere al disgrega- tagostino o nelle Commissioni paritetiche nee o le aboliscono, esclusivamente dal pun- mento ci'ell'orgamzzazione. Ciò non toglie che sorgevano come funghi, arrivava an to di vista dell'u.omo di banca, _dal punto che pochi giorni dopo, !'on. Luigi Luiggi, che per lui la sua giornata di sole, di folla. di vista del capitale 01 spec]Jlazwne. legato precisamente agli armatori che han- di imbonimento. Yiardocheo e i suoi trionfi. Noosuno, più,<li .essi, è-a-ss;ol..utamente.~""'0- tirato. il ,colpp,ba:c.b.ino, c)::iiedaa/fanno- Ludro e la sua gran giornata, Giulietti e il sensibile a tutto quel mondo di sogni e cfl samente al Ministro Corbino se la· Stetrà al~ suò -comizìò èol megafono. -Fu ltii; credv. :; rimpianti, che è il mondo del marinaio. I merito del lavoro può essere conferita anche introdune il megafono nelle costumanze midirigenti dell'armamento di una ventina a lavoratori del mare, e tiri un sospiro di tingaie itali.ane. Egli ha una gueule fortisdi anni fa, come Raggio, il comm. Agostino sollievo quando Garbino gli risponde: sì, ,ima, resislenLe: e amava. convocare « sui Crespi, e qualchedun altro, per quant-0 an- può essere conferita! Dio sia lodato! Giu- bordi ,, la gente di mare, e dal ponte di ~h'essi non ma,rini, ne e_bberoqualche_ sen- lietti ottenne, per intieri equipaggi, in mas- comando mettere in movi.mento ta sua gueu10re: ed esseirclo pur av1d1ssum, rmscirono sa., la crore al merito di guerra: gli arma- le, e quanto più sole, più folla, più banluttavia a far scorrere l'ingranamento fra tori otterranno dozzine di croci al merito diere, più urlanti sirene, più fanfare erano i bordi e gli uffici di terra, con mino,re a- del lavoro! La gente di mare è, più eroica al.torno a lui, tanto più si esaltarn in lui la sprezza d'cgli attuali. Si_noU_: io. non im- che mai, anche. se gli armatori fan scioglie- generosa anima di Romagna. puto affatto a carico dei d1rigent1 dell'ar- re le sue assemblee a suon di legnale! Non crecio che quest-0 marinaio della Ter- .mamento tutte le resistenze opposte ai mi- Queste croci offerte all'eroismo dei navi- za Italia abhia mai provat-0 l'intima soddiglioramenti economici: le concedo senz'al- ganti fanno ricordare i Captain 's cigar ri- stazione dei pivetti che scendono da riva tro per giustificate e legittime, dal punto masti famosi nella marina britannica. Ogni dopo aver bene chiuso il loro primo velaceli vista armatoriale. No: l'accusa vera con- raccomandatario di vapori dei porti indiani cio: eirli non s'intende di raccogliere nelle cerne il loro « stile" di trattare gli affari teneva un tempo sulla scrivania, una sca- sue vele il vento degli oceani, ma era grandeill'armame_nto, stile aridamente bancario, tola piena di sigari grossolani e puzzoni, de nell'arte di raccogliere nelle ali del musprovv1sto cli tutta quella agilità e past-0s1ta, riservati espressamente per i capitani di lino a vento della sua eloquenza tutti i rutti direi, di ogni traccia di sentimenlali.tà, che mare in visit-a: Captain 's ci,qar, i sigari e le flatulenze, tutte le -arida e i sospiri sono indispensabili per trattare coi navi- buoni per le gole di cartone dei marinai. di una ciurma liberata dal remo, e appena ganti. Così, essi offesero i pochi ve1i mari- L'armamento italiano non ha saputo finora soLtratta a!l'aguzzino. Il ponte di comancl<J nai che restavano ancora a bordo delle navi: offrire altro alla gente di mare, che una della nave, per lui, era essenzialmente ql'ee si dimostrarono degnissimi mana,qers di grossolana e puzzona adulazione, le ciarle sto: il post-0 più acconcio per urlare col cruella turba di spostati, che diede l'arrem- sulle gloriose tradizioni marinare, San Gior- megafono. Tutte le altre destinazioni mabaggio ai piroscafi italiani. gio e San Marco, l'avvenire dell'I-balia sul rine, o le dimenticava, o più semplicemenLe Forni-Lidi prebende sicure e fortissime (i mare - t.utti sigari raschiagola che gli ar- le ignorava. due direttori della Nav. Gen. It. liquida- malori non fumano, ma che tengono in ser- Dall'alto del ponte, egli ebbe i suoi colrono ciascuno a quanto risulta dal bilancio bo, sulla 101:0 scrivania. loqui con le ciurme. prima, oh, assai prima sociale dell'ultimo anno, L. 450.000 circa; che D'Annunzio a Fiume inventasse le parnon hanno nessunissima passione per l'in- LE II EDH~TTEHISTltHE II m 61ULI TTI late dalla ringhiera, e Mussoli.ni rifaces,,e dustria deirli armamenti, e ignorano spesso la tattica oratoria dannunziana, come un la storia di que11e compagnie, in cui essi Alla infelicità dei naviganti italiani, sper- maestro di scuola può rifarla ad uso di una sono- stati insediati per ordini venuti da.I- duti in mezzo alla industria moderna del- folla di mangiapagnotte. Anche nèlla e-ìn l'alto. l'armamento, decàduti dall'antica dignità quenza, egli fu un precursore dell'Italia noPer comprendere tutta la bassezza di q11e- dell'equipaggio velico al nuovo avvilimento Yissima. sti cosidetti Lndustriali dell'armamento, ba- di ciurma del transatlantico, sovvenne dun- Dopo aver lasciai-O che il sole maturasse sta porre a Toro conJ;.onto, non diciamo i que GiulietLi. Per molti antichi marinai, ben bene il cranio ai suoi federati, egli chie- " vecchi,, della mari]ra italiana, ma qual- per esempio, il patriarcalismo famigliare deva con la voce rauca dei gargari;,,mi sache tipo di grande armatore estero: per e- con cui egli li trattava, le locuzioni mari- graioli o postribolari : "Federati, conferrnasempio Alberto Ballin, il grande arnburghe- nar-esche •- " sono in disarmo", «vado a te voi la vostra fìduci;i al Segretario fedese fondatore dcll' liapag. Il Ballin non fu riva,, -· con cui adombrava tutte le com- raie?" "Siii! "· Riconoscete per ben fatto nè un uomo di mare, nè un discendente di plicatissirne peripezie sindacali, ebbero il quello che ha fatto?" «Si.ii!"· « ApprovaLe famiglia di armatori: fu anch'egli legatis- profumo del vecchio buon tempo antico: ch'egli impieghi i vostri fondi come gli par~ simo al mondo bancario: ma quale impeto e salutarono la fondazione della Coopeirati-. più opportuno?" « Siii!. .. " «E se lo credesdi produtt-0i<e, quale larga concezione di va « Garibaldi " come un ritorno a~ siste- si opportuno, potrei seppellìrli in fondo al una marina moderna, quale coscienza ciel- mi tanto rimpianti della «paccottiglia", e ma1<e?... ,, "Siii! ... "· « E se la reazione l'unità della sua Hapaq, quale distanza dai mal sostituiti, a bordo dei transatlantici, arrnal0riale ci insidiasse, sareste pronti a vermi solitarii della Marina Mercantile I- con l'imbarco dei clandestini e il contrab- riprendere la IQtta fino allo schiacciarne:,to La.liana! bando dei liquori. delle luride canaglie cli palazzo Raggio?"· Disgregatori degli equipaggi K eh iaro, che costoro non opposero, nei tempi difficili, nessuna valida resistenza al Giu!iet.ti. Sopratutto nelle questioni più « marinare ", come quella della posizione degli Stati maggiori, e sopratutto dei Comandanti, essi furono cli una larghezza in- «Siii! " " .4p71lausi frenetici che durano ;orr II più grnnde e oneS!o più minuti", come dice la Ste;ani riferendo dei s1msali d'imbarco di identici « colloqui ,, tenuti dal Capo del I naviganti sono sempre ingenui: sottoposti a llordq ad una specie di disciplina militaresca, cercano a terra la baldoria, e sono molto larghi con le categorie di persone che, per lunga tradizione cli tutti i porti governo nazionale al popolo cli Firenze o alle Camicie Nere di Milano, dalla ringhiera di Palazzo Vecchio o dal ba.Icone di Piazza Belgioioso. Applausi frenetici. Giulietti . infatti, snlle cnlat.e, sui bordi, nella sua casa ag1noo1anco f

rii corso Oddone, ebbe sempre il consenso rfol _popolo, fu sempre vicino al cuore della na~JOne, per usare il frasario dei giornali uffic1os1che parlano dell'on. Mussolini. La. ,-agra,. rivoluziona.rio-patriottica, ariosa ed 1mbomtnce, è Giulietti che la inventò tinanrlo ancora gli altri languiva.no nei co'. .-iiz1 a base cli bandiere rosse, tetri e sbacc•llal1 come 11na vignetta di Scalarini ... l.a sua Pisata L'e~ercizio della gueule, continuato per J&arecch1eore, soLto il sole, gli centuplicava klrza e astuzia: i colori crudi e ma.reati del- }e vernici e dei pavesi, il frastuono della eiurma, e \"odor speciale dei bordi compo- ~lo d1 sudore, rii catrame, di rigovernatura t11 stoviglie e di vernice lo rinvigorivano. Alla_sera delle sue grandi giornate, egli si !!entiva tanto fort,e da essere completamente smcero. Acca.ldato come un guappo reduce àalla zuffa, egli raccontava i suoi successi ~~ un riso gorgogliante, e gli occhi sbarrati, appl!cando per abitudine all'unico u.- 1-Coltatorele seduzioni usate poche ore prima con la folla. .Il giorno 2i Febbraio 1922, egli aveva speehto rn Russia una nave della «Garibaldi» 1 'A 111UcnreCipriani, con un carico di soc'. 1-0rso per le vittime della carestia: aveva Jtresieduto una grande sagra marinara, an- •unciando lui stesso, a colpi di grammofono, le comparse e i numeri dello spetta.- eolo. Alln sera egli mi tenne questo discorso, che io notai immediatamente come esempio non superabile di delirium tremens àemagogico: « Hai veduto oggi eh? Che pasticcio, che confusione, che baracca!. .. ». •gli agik1xa Lebraccia, come per rimestare qualche enorm,i matassa, come per pimena- :re il bastone dentro la zàngola, come per ~iorinare al sole i mannelli di fieno. « Ho fatto parlar tutti: Rizzo l'affondatore, Serrati neutralista., una anarchica, un combat- \.ente, tutti una baracca, tutti una confusio1~e.via, via, Fedemarina, fedemarina! "· La risata era gargantuesca, la risata del gran µacciator-e, la risata deJ!o sbroàolone, la risata del ciccialardone: quella che, in Italia, si è convenuto di chiamare « la risata ro1r1agnola». Poi fissò gli occhi nel vuoto, e tiiceva: « Ah, come siete stupidi! Con un giornale come questo, quante cose da fare! Imporsi! Lanciarlo! Grande tiratura! Centomila copie! Duecentomila copie! Per i fet!Prati sparsi in tutto il mondo! Per la Fet!emarina ! "· Era stanco, un minuto, e si ricacòava sulla fronte il ciuffo, con quel gesto « rivoluzionario» che piaceva tanto tii sovvPrsivi dell'enk>ura.ge dan.;1unziaao, a Fiume. Poi ripigliò ancora, con infinito tiisprezzo, spampanato ingenuamente in t.utte le parole: « Voialtri non capite niente. ~on vedete tutta l'opera feconda che c'è da fare. Genova, un centro così! Le Riviere, kutte industrie! Ma è· roba da cambiare la faccia a Genova! Avanti! Aprire strade! Ri- "°stru-ire! Realizzare!" Sfonàare i monti! ». Qestiva per segnare grandi strade rettilinee -- autçistrade! - Aperte verso mete a lui solo visibili. La voce si trascinava rauca sulle vocali: straade, moonti: era l'invasato, l'apostolo della palingenesi sociale: Simon Mago, predicante « Aprire straaade, fondaaaro i IDDOOnti,sl ti dico, sì ! ». E mi ~fferrò per il braccio, convulso, sbavandomi vicino all'orecchio tutto il suo amore per l'umanità. Un minuto di silenzio' poi, rapida, felina, cinica, la battuta finale: « Qualcheduno pagherà"· Una ·alzata di spalle, e una sghignazzata: lo sberleffo di Simone Mago precipitato, o se più vi piace, la disinvoltura del ministro dinamico per il Jeficit che si aprirà come un bara.ti-o, quando la fée,rie sarà finita, sotto i piedi del successore. I suoi gusti culinarii Ma i Simoni maghi italiani, dopo la ca- • uta. non muoiono: si mettono a tavola. Così faceva Giulietti. Nei periodi di esilio o di « disurmo », rispunta in lui un uomo nuovo, ancora « un altro » GiuJ-ietti, diverso dai conosciuti: un'altra incarnazione dello spirito santo della Romagna: un Giulietli ghiottone. Di tutl.e le accuse di dilapidazione rivoltegli, non ne credo una: egli è troppo grande finanziere per fare il colpo sulle cento o sulle dnecentomila lire dei federati: non è un «organizzatore» dei soliti. E quando si ravvolgeva nella matassa àelle sue insidie e delle sue manovre, non so quando mangiasse, e non so in qual letto mai avesse lern.po a dormire; altro che bagordi! Ma poi, (;.gni tanto, capitava la neoessità della fuga. Ci fu un lungo periodo, nel 2i-22, che il mandato. di cattura incombeva su di lui per una complicata faccenda di pirateria compiuta nel porto di Genova sopra una nave russa.. Ogni volta che l'arresto pareva indeprncabile, Giulietti era avvertito da qualche provvida telefonata. Il tempo di tirare la. saracinesca sulla sua scrivania all'america.m1, rli intascare le chiavi: l'automobile lo aspettava - sempre! - dinanzi alla port.a: ed ~-1i filava per Circonvallazione a L A !{ I \' () f, 1.· Z f () :-.; E L J B E R A L F 23 Mare e la Riviera rii Ponente, verso San Marmo._ Fece questo, più volle, tempo mas s11n.o,cmque minuti: e chi l'ha veduto in riuesti frangenti capisce subito l'immensa parte che avrà l'automobile nei manuali d1 storia dell'avvenire, nelle cadute dei regni e delle ditta.ture: ah, Cola di Rienzi non si lascierà mai più cogliere a cava! di un ciuco! E, a San Marino, tavola imbandita. Non ora, no, la stolta dissipazione nei grandi hotels, come la fanno, di solito, gli organizzatori diventati commendatori. Giulietti tesoreggiava il suo fondo di guerra anche nei periodi sanmarinesi. Erano invece sostanziose e casalinghe pappaloie romagnole; da Rimini i suoi parenti gli mandavano il meglio pesce, e l'ostessa gli preparava i cappelletti e il pasticcio di maccheroni ali' uso del paese. La lunga consuetudine ai cibi gvevi si risvegliava, e il disprezzo sovrano della gente di quella terra per i legumi cotti, buoni a farsene un empiastro sul sedere: e Giulietti trasformava San Marino, da rocca d'esilio, in « un gran castellazzo, dove si/- fanno continue magnazze ». Spogliatosi di tutte le appiccicature della vita di una grande induslria moderna, monçìatosi delle Esigenze delle città lontane, levatosi di mezzo agli equipaggi dei transatlantici, egli ridivenLava il suddito papalino esemplare, preoccupato sopratutto di far funzionare il matterello sulla sfoglia di pasta all'uovo· e niente poesia. D'Annunzio, a Gardone, intonava i salmi di guerra come un monaco abruzzese, ma Giulietti a San Marino li finiva tutti in gloria come un per,fetto e tradizionale parro9° romagnolo. li suo g1meroso sovversivismo Simpatico a tutti gli italiani. Di italiani che avessero per lui una repulsione viscera.le, irragionata ma assoluta, il disdegno del signore che stacca da sè con uno sguardo il metèco, non incontrai che pochissimi numerabili sulle dita cli ,i.ma mano. Menotti Serrati fu uno di questi: settario, noioso, ma non farinella. Tutti gli a.Itri soggiacquero a questo perfetto rappresentante del sovversivismo da paese di preti. Il mio a- • maro divertimento fu, per degli anni, rintracciare in deputati «liberali», in organizzatori del Combattentismo, in professori di Università, in giornalisti pagati dagli armatori, negli armatori stessi infine, l'affiorante indulgenza par il « generoso romagnolo». Giulietti piace agli italiani. Piace perchè è ro1nagnolo. pecchè _è_ im « arrli-to, mari, naio ,;, perchè si fa venire il ciuffo sulla fronte, perchè. quando parla bestemmia e squassa la criniera, perchè è furbo, perchè vince, perchè è una schienaccia, perchè - come dicono - è un « ribelle·»; ultima dèfinitiva assoluzione per un popolo- di sposta ti. 'Ma c'è dell'altro. Le generazioni di chierici, di paglietta, di mimi e di lazzari, che stanno dietro ad ogni italiano vivente, e parlano spesso ed agiscono per bocca e per mani sue: i secoli di serv,itù non cancellati dai nomi nuovi, si riconoscono in Giulietti, amano Giulietti, suscitano attorno a lui un alone di propensione occulta talvolta, ma immancabil'e. Ad un uomo del cònio di Giulietti, gli italiani non possono resistere. Egli li seduce, perchè ostenta al sole ciò che tutti portano nascosto, coperto da una vernice di rispettabilità. Giulietti li affascina, perché espone le tendenze morali di una. razza, e se ne vanta, e proclama che in quella tendenza è l'avvenire. Tutti gli italiani sono un po' Giulietti, portano in sè stessi una ennesima razione di giuliettismo: al moment-0 buono, questo giuliettismo si fa sentire che c'è. Prima o poi, flutti gli italiani si scompisciano di compiacenza dinanzi al nuovo Prometeo, al Prometeo « à rebours », che rivendica per loro dagli dei il diritto di essere « sovversivi », di quel vago sovversivismo scolpito dalla frase dell'anarchico pisano: « E io, alla buona educazione ci vo in ... » Il suo " buon senso ,, Quei pochi che non riusciva a tirarsi dietro con la foga d; « ribelle », cedevano, in altre ore, dinanzi alle sue arti di uomo ragionevole e equilibrato. La speranza che Giulietti « si moderasse», « si liberasse dalle sue anime dannate», era cronica in taluni ambienti che avevan da fare con lui. Si scambiavano le sue occhiate· tra cocottesche e abbaziali per sintomi consolanti di rinsavimento: si tirava un sospirone: «Ah, ma però, ha un fondo di buon senso, solido, quadrato, romagnolo ! ». Egli operava, con l'ostentazione del suo « buon senso», conversioni a. vista. Aveva in riserva un « buon senso» graduato particolarmente per gli inviati dei grandi giornali, un altro « buon senso,, graduato in modo speciale per Domizio Torrigiani e per i mannequins del Grande Oriente, un a.Uro ,, buon senso,, « bi.poextra » per gli stranieri in visita alla casa della Gente ci'i Mare, un altro « burm senso ,, PXtra dry per i rappresentanti del governo: e ognuno di questi stolti che credevano di trovare in I ui un orco sovversivo, ,e ne partiva tutto orgogliow cli aver « conv:ertito ,, Giul[etti, di avergli dato rlet cons1gl1, che quell'altro aveva ascoltato a testa bassa, pio come un ragazzino della Prima. Comunione: in una parola, se ne partiva giuliettiano, lieto di servire gratis sulla stampa o nei Ministeri un o-eneroso ribelle che aveva. lusingato il suo a~or pro- ~no con det gesti da prete, un po' d'olio e ru untuosità sulla lingua e sulla pelle, e con la bocca atteggiata. a rroupion di oca di Natale. l.e sue seduzioni Questo, per gli italiani disinteressati. Chi, poi c'erano gli altri. Nessuna delle lanciespezzate ùel giornalismo armatoriale senti rria.i una opposizione di principio o di temperamento contro di lui: lo insultarono, perchè erano pagale da altre botteghe, ma ayevano per lui la malcelata ammirazione elle Pietro Nenni ha per Mussolini. E onore a Giulietti! In quell'ambiente cli Gardone, imitazione male appiccicata di una Commenda di 'l'emplarii che hanno gelosia e paura di Filippo il Bello e dei suoi arcieri, Giulietti forse, nell'anniversario del volo su Vienna, riusci a portare la prima. serata di ingenua gioia. E tutta quella povera gente sperduta nel labirinto artificiale del!' Arengo, della Ringhiera e del Ponbioollo, e il Divo stesso furono liberati dall'incubo letterario, e ritrovarono tutta la loro provincialità grazie a lui. Il geniale romagnolo ridiede loro le sane e semplici emozioni dei cafoni abruzzesi amantissimi come tutti sanno, dei giochi pirotecnici; ridiede loro i razzi e le girandole e le candele romane, turbinanti dinanzi ai portali normanni o alle torri romaniche, in tutti i paesi tra la Maiella e il mare. la sera del sanw patrono. ' 61i armatovi sono giulielliani Gli armatori posero contro Giulietti delle « pregiudiziali " dandosi l'aria di sollevare la questione morale: sarebbero stati rispettahilt se aves56Totenuto fede alla esclusione ad personam, ma si resero ridicoli andando in pellegrinaggio a Gardone, ammansiLi dalle parole del Poeta, e cercando di esser più furbi di Giulietti. Qualunque armatore inglese o americano, cioè qualunque vero industriale dell'armament-0, e non trivellatore, ha il diritto di mettersi a ridere sulla faccia dei commendatori Brunelli, Biancardi e C., che, per decidere una controversia sindacale in una grande industria andarono anch'essi al Vittoriale per fare le riverenze dinanzi agli altarini edificati da D'Annunzio: « il vecchio calamaio di pietra veronese, e, presso f,q, spiga, la penna umile cvn cui fu scritto ma non sottoscritto il patto ", oppure • il patto sul leggìo, a piè della colonna romaTutti quelli che ora strillano contro di lui, e che lui, parsimonioso amministratore fece «marcher ,, per poche centinaia di lire'. Fu uno sparagnino della corruzione giornalistica e ministeriale. Aveva il gusto delle «combinazioni"· Nell'estate del '20, proprio nel bello del Patto Marino, il suo centralino telefonico funzionava alla redazione del Popolo d'Italia. Il nuovo regime fu pe~ lui l'ambiente di operazione ideale. Con nessun gabinetto ministeriale dell'Italia putrida egli fu in relazioni così intime come col gabinetto dell'on. Ciano, minist;o dell'Italia rigenerata. Per quanto alle si metta.no le sue sovvenzioni alla stampa, egli non spese neppure la decima parte delle cifre che furono scritte, allo stesso scopo, nel libretto di chèques del comm. Trucco, il fiduciario delle Compagnie transatlantiche.: e fu servito sempre meglio. D'flnnunzio e il bel pirata 1 nica ", oppure « la coppa dei rami d'ulivo, e il serpentello nella base: Ad me redeo, hinc horreo »; e osservarono anch'essi, per essere ricevuti, i riti prescritti, e baciarono anch'essi àivotamente il simulacro fallico L'arte che Ginlietti possiede nel sedurre gli italiani, culmina nei suoi rapporti con D'Annunzio. Nego che D'Annunzio lo abbia appoggiato per così lungo tempo, per sole , ragioni di stipendio. Giulietti è parsimoniosissimo amministratore: non spese mai molto per sè, pagò malissimo sempre i suoi aiutanti e tirapiedi, e pagò· male anche D'Annunzio. Se dicessi qui le cifre che mi iurono riferite, molti maraviglierebbero che « la divina poesia" navighi in acque così basse. No: Giulietti ebbe la suprema abi- ~H~·.Ji prnsentarsi in Fiume come un salvatore, come un rude marinaio che predava il mare per conto della Testa di Ferro e portava le grascie alla Città Olocausta., ~Ila Città di Luce .. E nella fantasia del Divo resto circonfuso di questa aureola fiumana. Egli fu il « bel pirata», come lo si chiamò a Gardone: e «bel pirata"• più ancora di lui, fu il Poggi che nel 'i9 fu l'esecutore degli atti di pirateria, non so se bella, ma certo vera in Adriatico. Il bel pirata pubblicò nu~eri unici in carta patinata con la testa çl.elPoeta, stampò libri clamorosamente invenduti come Per l'Italia degl'i Italiani, si vesti da terziario francescano quando l'altro glie lo comandava, osservò i riti arcani dei giorni fasti e nefasti, fu insomma un suddito esemplare a Gàrdone: seppe perfetta.mente adattarsi, lui ignorante, a tutte le peregrine trovate letterarie, discusse nell'Arengo, abitò nel-la Maona, e scrisse delle epistole sermoneggianti d"atandole dalla Maona del Vittoriale. Diede quattrini non molti, ma blandizie e adulazioni come giunta alla derrata e ottenne. I fuochi artificiali a Bardane Qualche volta la grossolanLtà delle sue m.rnovre attorno alla persona del Divo ebbe forn1e puerili: leggete un po' questo comunicato ch'egli diramò ai giornali nell'agosto scorso, nell'anniversario del volo su Vienna: I marinai e i segretari della Federazione Marinara, i quali, per volere del Comandante, sono suoi ospiti, si unirono al saluto com-mosso e fraterno di una squadriglia di aereoplani volanti a bassa quota sul Vittoriale. Contemporaneamente i dirigenti della Federazione Maiinara espressero al Comandante l'ammirazione e l'omaggio degli equipaggi della marina italiana. Nella serata i marinai hanno festeggiato il Comandante con una manifestazione caratterizziLta da spari e luminarie. Ad essa il Comandante ha risposto evn entusiasmo fraterno. Il aomandante è sicuro che il « Patto 1Warinaro ,, sarà applicato. • Ebbene: io so di certa scienza che questo comunicato, pnhblicato su giornali di p!'ovincia, piacque molto a D'Annunzio: com.e molto gli erano piaciuti i mortaretti e i razzi sparati dagli antichi parrucchieri di bordo che Giulietti teneva a Gardone, alla Maona, come rappresentanti la devozione· della Genle di :VIare. eretto in mezzo alle aiole. In realtà, anche essi sono giuliettiani, e ammirano il loro avversario, e non sentono nessunissimo disgusto per i suoi espedienti: tant'è vero che, quando possono, li attuano, come la sera del gennaio, facen~ funzionare contro Giulietti la sedizione dei pret-0riani. E' da notarsi questo: che degli armatori italiani, uno solo, il comm. Cosulich di Trieste, parlò alto e forte a D'Annunzio, anche in mezze agli altarini del Vittoriale: e gli fece comprendere quale enorme diversità ci sia tra una intrapresa industriale e una sagra permanente. Cosulich solo andò a Gardone, sentendo disgusto, il disgusto dell'industriale moderno, dell'uomo d'affari, del capitalista - verso il leggio, e la. colonna romanica e il serpentello D' Annunzio-giuliettiano. . Ma il comm. Cosulich, italiano pure soli, è austriaco di educazione: e ciò spiega la sua resistenza. Gli armatori suoi colleghi sono così intimamente giuliettiani, che per vincere nella lotta di furbizia con Giulie.- ti, sarebbero disposti, non dico a baciare il Phallus di Gardone, ma a sedervicisi sopra. Anche gli armatori sono, rispetto a Giulietti, fratelli d'Italia. l.e diffidenze degli stranieri Invece, profonde, istintive erano le diffidenie che Giulietti suscitava presso gli stra.- nieri. Mi ricordo il probo, prudente De Winne, il perfetto signore fiammingo, direttore del Peuple di Bruxelles, in visita alla casa della ·Gente di Mare. Dopo che Giulietti, con la consueta stereotipata. ostentazione di termini marinareschi, gli aveva fatto ammirare tutto, dal grand,e salone adorno di tutti i testoni di celebri libertarii, alla scheda di federato di Gabriele' D'Annunzio Winne mi avvicinò e mi ciisse: « Pardon, mon- ~eur, est-ce que Vous croyez qu' il y ait quelque chose de socialiste, ici? "· Gli era bastata una occhiata per capire quello che molti italiani non hanno capito mai. Nelle adunanze sindacali internazionali Giulietti pr9duceva un effetto assolutameni,; simile a quello che un altro grande italiano produsse, nel i922, a Losanna eà a Parigi. L'inscenatura era identica. Presentazione en beaulé, grande successo di curiosità: poi, ostentata strafottenza, gaffes, le convenzioni della pratica diplomatica o semplicemente della buona società rigettate come un impàccio, l'incazzatura a freddo, ,la scenata: la scena.la infine, cioè l'apoteosi dell'italianità romagnola. Nella Conferenza Internazionale dei Marinai, tenùta sotto gli auspici della Lega delle Nazioni a Palazzo San Giorgio, nel Giugno 1920, tutta la « squ.isita originalità,, ai Giuliett.i mi saltò più volte agli occhi. Giulietti, rappresentanté operaio per l'Italia, i comportò in quella occasione « imperialmente», « futuristicamente ": si val~rizzò diede il modello del perfetto diplornatic~ dell'Italia rinnovata e dinamica.

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