La Rivoluzione Liberale - anno III - n. 3 - 15 gennaio 1924

• CONTO CORRENTE POSTA.LE {L'ahùonarnento non disrletto prinna del J5 d'lcenibre s'intende ri1tn01;at,o per wn annoJ ESCE IL MARTEDÌ Cl)i rice"e un nurr,ero <li sa.'l~P <r non inten<le al>l>ona.r5i r,rspin~a il ~iornale, altrirr,enti yli continu.,rerr,o l'invio e <lopo un rT)'1:Seprov..,e<lerérr,o alla riscos5ion«c rr,«c<liar,te tratta. _,1J,. .Zt Anno III ~ N. 3 - r5 Gennaio 1924 .. ,~ BO MM ARI O: L. STUR •• • tu e roaltà. - G. SALVE>llNI: Storia contemporanea: Il marcheRt lii San Giuliano. - G. A~SAT.DO: Petizione al Senato per il ripri•iino dei eombattimenti gladiatori. - La Vita reirlonale: $:"e ARA.•<BLLA:·n problema delJ'arumlnistrazione a Ge110Tn. SPIRITO E ' REALTA In un momenlo in cui il dovere dPi partili è di orga,iiczarsi e di rimanere fermi ·alle poprie ·idee, alle posizioni inlransigenli per creare i quadri della lotta politica di domani, il .li!JJ.f2.._4i_LuigiSturzo Popolarismo e fascismo ·riuscirà uno degli atti di coerenca e aìDattaglia che corrispondono allo spirilo e all'educazione politica per cui la Rivoluzione Liberale da due anni lavora. Che uno dei più importanti capitoli del libro compaia per la prima volta sulla nostra rivista .è dunque un /atto che ha il suo significato e il suo stile, ferme rimanendo le riserve e le obbiezioni che 1wi potremnw opporre alle -tesi qui ,esposte. Ricordiamo ai lettori che él volume sarà mandato entro gennaio a tutti quelli che spediranno vaglia di lire i0 all' editore Gabelli in Torino. i. Della realtà ,.fascista come .di .tutta la realtà umana, sf"può dire bene o male, secondo i punti di vista e secondo le varie fasi di questo enorme tentativo che non è senza conseguenze sulla vita del nostro Paese. La esaltazione giovanile e la rinascita dell~to nazionale, così tormemaf:o"'e"aepresso nel periodo bolscevizzante, non possono non lasciare notevoli traccie nella coscienza colJettiva. Però altre notevoli traccie non buone si trovano nello spirit-0 pubblico che, abituato nel peri0do ;,,liie0 1P,,, vioLn- :ua a alP U;:,V ùelìv ana.i. pCt u-uo.vciuSd Ò1 U1::: fesa nazionale, non prova tutta la ripugnanza morale della violenza usata in lotte interne e in conflitti economici e politici, la seminazione dell'odio e del rancore, che dalla violenza e dalla prepotenza nasce in quanti ,ne soffrono, non può non dare ef(etti perniciosi per la eaucazione morale e politica del no,Mo popolo. Più volte ci si domanda la ragione perché si continua e in vari luoghi si esaspera questo sistema di minacce, di violenze e di oppressione; e mentre si comprende (benché non si possa giustificare) tale metodo del fascismo prima di arrivare ad essere governo e a tentare l'assimilazione d,e,JloStato; dopo che potere politico, militare e regio sono stai-i concordi nella consacrazione dell'avvenimento, e che la gran parte delle forze economiche e della stampa si sono orientate alla nuova vita, non si trova una ragione politica (se ragione vi possa esser mai) che il metodo di violenza abbia a continware. Alcuno osserva che per una concezione esagerata della realtà fascista, la tend'enza prevalente è quella della trasformazione totali_taria di ogni e qualsiasi forza morale, culturale, po!iLica, religiosa in questa nuova concezione: « la fascista ». E poiché le menti non si piegano nè le coscienze si trasformano, è fatale che si pieghino le teste e le ginocchia con l'uso della forza esterna. In questa tendenza c'è anzitutto un errore sostanziale, quello di credere che 11.movimento fascista abbia ·una teoria che convinca le menti e attragga i cuori ; pur troppo la contingenza del suo movimento è dato dalla n:JJl4lCj).Ilzadi una concezwne t(l,onca che com;nque possa attrane le men~i e_disporre gli animi ad una con_fidenza e sicurezza nella sua realtà. Perche la realtà vera non è materia, ma spirito; non è fatto ma idea ; nori è corpo ma anima. . Nessuno vuole fare il processo alle idee e alle teorie che il fascismo, dal i9i9 ad oggi ha messe, avanti e poi ha ritirato dalla circolazione, perché essendo esso un movimento convulso e un'espressione sentimentale cii stati d'animo e di inLeressi contrastanti, non poteva fare aHro che fissare nella sua lastra fotografica le impress10111esterne del momento, e ingrandirle sullo schermo di proiezione, per determinare la folla a suo favore. . Oggi l'ultima forma assun'.a, nel penodo del primo anno di governo, e_la clenco-na: zionalista e la egheliana; ma c1avv,ertono cl! non essere conseguenziarii, e cli non arrivare quindi a tutte le applicazioni pratiche Ji simili teorie, che l'indole del capo del fascismo, non comporta. Questi per giunla ha introdotto nel suo sistema il corporativismo, che è un elemento contrastante e non riducibile, come sembrò in un primo tempo, nè alla dialettica della risu1tante del superiore interesse economico delle due classi, nè alla risultante degli interessi nazionali come superiore alle ragioni della classe e dell'interclasse. Il movimento fascista ci si presenta pragmatista ed insieme egocentrico ; sperimentale ed insieme egheliano ; personalista ed insieme totahtario ; perciò nega la libertà e ne conserva una particella ; combatte la democrazia, e non sopprime il Parlamento, cerca i consensi gènrali, ma mantien& l'arma di una forza estralegale; ha tendenze repu)Jblicane ed è monarchico ; rispetta la Chiesa e ne vuole asservite le forze morali a scopo di dominio. In questa pérmanente e intima conitraddizione il capo del fascismo è unico ce11tro, fonte di autorità nel suo partito, la persona che desta simpatie e fiducia ancp.e fuori del partilo ; ond'e molti distinguono il fascismo da Mussolini ; -e. per l'abitudine italianissima di voler vedere più gli uomini che le idee, oggi si guarda a qnesl.o uomo con la ,.-:-;_~1:<--~~ fiJì.L(;iJ.Ji ~•10lti e -Gun. lti-1 -::,i~::i;.¼. c1sperità di pochi, come g-uardarono per anni e decenni a Depret.is e a Giolitti, i quali poterono dominare al disopra dei propri partiti e al di fuori delle proprie idee po-. litiche, da dittatori senza dirlo, domando parlamenti e disintegrando partiti, accarezzando o minacciando la Chiesa, arte di politica non teoria nè fede. Cosi non pochi pensano che sia ovvero desiderano che fosse !'on. Mussolini, nel superamento delle violenze verbali .e del rassismo locale; le prime ridotte a stile parlamentare ma sostanzialmente le stesse ; e le seconde riportate al livello dei mazzieri di De Belli~ e dei camorristi di Peppuccio Romano o dei maffiosi di Vittorio Emanuele Orlando,. Come si vede, una concezione paesana e passatista, di marca giolittiana e di stile meridionale, Oggi governa l'Italia l'agrnriismo della Val Padana e l'indust.rialismo lombardo-ligure ; i loro metodi sono• più in grande ; si spendono milioni per mantenere giornali, e per sfruttare lo S41,to. Ieri gli industriali lombardo-liguri facevano lo stesso aiutando i socialisti, per far da contrappeso alle correnti della piccola borghesia, che finiva per pagarne i costi e concorrere a determinare i profitti politici clella grande industria parassita. Oggi, capovo-lte le situazioni, è il fascismo che giova., e concorre a creare uno spirito pubblico in sostanza analogo al precedente, che superando le aberrazioni violente dei rossi (la solita biscia che morde il ciarlatano) è servita e serve alla medesima industria parassita e alla stessa speculazione bancaria. Cosi nel fondo si ritrovano i medesimi attori e i medesimi interessi, che nè Giolitti ieri rlominò nè oggi Mussolini domina. 2. - Ciò non ostante convengono quasi tutti i partiti e tutti gli uomini politici a che l'esperimento Mussolini, sia o no ide.nQiifìcabile e idrntifica.to col fascismo, e sia o no il fascismo un semplice fenomeno contingente o una teoria in formazione, che l'esperimento Mussolini debba avere il suo naturale sviluppo e il suo ciclo ; e quindi sconsigliano tanto le opposizioni decise e implacabili, quanto il fronte unico o il blocco deJla libeirtà. In politica non c'è nulla di definitivo e quindi questo modo cii valutare il fenomeno Mussolini oggi può essere rrn)istico ed esatto e domani non più. In generale questa concezione mussoliniana parte da due prernpposti, che Mussolini sia i'uomo forte di 11otecaginobianco J conte agli altri cne ancora si trovano sulla ·ib,Llta politica, e che Mussolini sia. un elemento politico per sè slantc al di fuol'i della , 1talità che a lui ha dat-0 il fascismo. Quesl.o modo di valutare l'uomo e il fenomeno sembra voglia prescindere da tutto quel complesso che oggi è insieme partitovoverno-Stato. Per questa r<1gione la. gran massa del popolo italiano (al dj fuori dei militanti nei varii partiti) non ha oggi un 'll'ientamento chiaro, non vede, fuori del f,iscismo stesso, altri nuclei che facciano punto cli polarizzc1zione e di opposizione rnsieme. Quindi è naturale che da moltis- > imi si pensi che Mussolini come capo del )•artito fascista debba fare il suo esperimento e debba sviluppare ancora di più le sue :,ttività. La espressione della volontà popolare, sia r,ure alterata da una legge arbitrario., e sia i,ure agitata da paure di violenze e eia spe- ·,anza di vantaggi, sarà un elemento di mag1':iore chiarezza di idee, di responsabilità, /Ji posizioni politiche. Il tormento post-bellico dell'Italia di tro- ,,are il suo assetto, la sua vita, la sua finaìità non è finito, anzi è all'inizio ; i feno- ;nen,i post-bellici o·eJ bolscevismo e del fa- -ci-srno hanno una base economica interna •l paesana; e sono destinati a finire col non ; rovare sè stessi, e col generare al:tr-i fenooneni più complessi e più travagliati. Mus- ,;olini è l'uomo di stare al disopra del suo ,~es~ partito in evoluzione"" r cosdiere _i_ qio11ient1che passano per realizza.re la novità dello spirito del nuovo popolo? Se ciò sarà, il suo esperimento potrà dirsi conclusivo ; ma egli dovrà poter superare ta,nto l'illegalismo della sua massa, quanto l'affarismo degli industriali e degli agrari, che premono sul suo partito, e dovrà tentare di assurgere ad un'idea. Egli purtroppo è tratto dal suo stesso ego-centrismo a ipervalutare i vantaggi della dittatura, perchè non ne conosce e non ne sente gli svantagg). Il suo esterio,rismo lo allontana dalla ricerca e dal senso realistico di un'idea. La speranza quindi che egli sappia sollevarsi a dominare, con un'idea, sulla quale far convergere i consensi, non sembra, almeno oggi, realizzabile ; tanto più che egli non può trovare altra idea fondamentale che non sia la libertà nel grande significato tradizionale e storico. Si è voluto, in questo caos intellettuale, trovare un'anti-tesi pratica fra libertà e autorità; come se questi due elementi costitutivi dell'unità organica dello Stato potessero esser posti in antitesi di negazione reciproca ; invece debbono trovarsi sul medesimo piano di concretezza e rivalutarsi a vicenda. Invocare l'autorità per comprimere la libertà è un errore di impostazione e contraddice alla storia dei popoli. Autorità e libertà sono invece i due poli ciel mondo po- ]itico: il prevalere del!' un elemento sull'altro ha generato sempre il disordine. Lo spirito di dittatura che oggi pervade l'Italia, è un elemento di disorrline morale e sociale. I I processo psicologico e politico dei popoli può subire delle involuzioni ; ma queste a lungo andare si scontano. 3. - Mentre scrivo viene annunziato che la ~essione parlamentare è chiusa, e si diffonde la voce che questo atto p1·eluclii lo scioglimento della Camera dei Deputati e le elezioni politiche a non lunga scadenza. Non so se le. induzioni giornalistiche siano esatte, o se fra non guarì non venga cambiato avviso. Ma siano o no prossime le elezioni poI itiche, una cosa è sicura, che presto o tardi questa larga consultazione del paese dovrà a.vvenire, e che allora il governo di Mussolini guarderà l'avvenimento come un altro passo verso la legalizzazione della sua posizione politica. La nuova legge elettorale altera la volontà del paese a va.ntaggio di un partito o c'liun blocco; e quindi è lesiva del giusto fondamento costituzionale. Ciò non osta,nte la ricerca della formula esterna di volontà popolare, e la rinnovazione dei comizi elettorali, indicano di per sè il tentativo di un avvicinamento del governo alla lr-galità costituzionale e al priri'cipio democratico. Lo spirito sar·à contrastante a.Ha realta ; ma questa avvince a sè anche coloro che la vogliono negare. La morsa in cui è stretto Mussolini è questa fcn-tissima realtà democratica che non è isolabile in Italia per poterla distruggere, ma che vive e lotta in tutto il mondo moderno, nel cui ritmo non può non vivere l'Italia, oggi più di ieri, per lo spostament0 di ricchezze e di economie avvenute in Europa per causa della guerra ; e per la ripresa di interessi morali e politici che debbono aver per base ia solidarietà internazionale. Il movimento nazionalista eh iuso in sè, la conente agrario-reazionaria, il culto della violenza post-bellica sono anacronismi di popoli vinti e poveri ; non possono essere la base della politica italiana senza retrocerl€re di un secolo. Per queste considerazioni, dal punto di vista della politica italiana, l'esperimento ).fussolini non può avere uno sbocco imperialista, egemon.ico, dittatoriale: ma aeve avere uno sbocco liberale-democratico cioè deve percorrere !e fasi involutive deÌ fenomeno fascista ; e dopo avere operato una specie cli massaggio sul corpo della nazione, 1·itornare al punto di partenza. Occorre rinunciare allo spirito totalitario e riconosc~re lii necessità o le fJw7in11-i r,Pi partiti; - disdire l'illegalismo dei 11<ttie l'illegalismo dei decreti e ritornare alla legge atto di parlamento e alla eguaglianza di tut. ti i cittadini a.vanti alla legge ; - comprimere la tendenza alla violenza come diritte del più forte e come metodo persuasivo, e rivalutare i consensi morali e dare all'ordine statale la forza della disciplina nazionale ; - togliere la confusione fra parttto-governo e Stato, e ridurre a piena espressione statale ogni organizzazione di forza armata ; - rimettere nella sua realtà libera e non alterata, la YO!ontà popolare espressa nelle elezioni politiche. Tutto questo è democrazia, sana, ,·itale, nsopprimibile la realtà che balza dalle co- " e che non verrà annullata da nessuna volontà umana; ma dalla presente mortificazione trarrà vigore novello. E' da augurare alla patria nostra che il conflitto fra democrazia e reazione riman"a nelle sfere della legalità. Il popolarismo che non ammette la violenza privata e che sostien_e,che il processo naturale dei popoli 1 c1v1h e nella propaganda delle idee, nella convinzione dei programmi, nella realtà delle cose, nella rispondenza degli istituti alla realtà; il popolarismo esclude dalla sua azione l'illegalismo; ma vuole agire moralmente per modificare la corrente fascista e determinare le forze più coscienti e in evoluzione verso più sani concetti cli Stato cost,ituzionale e verso più umana concezione del rispetto altrui. Però _non si può nega re che un tale processo sia lento ; gli avvenimenti, nel loro msegnamento e nella loro necessità, concorrono con non breve scadenza a far rientrare nell'alveo sociale coloro che ne sono usciti. Però il fascismo del i923 non può per l'Italia che essere una parentesi ; quello del 1924.già sente i mutamenti attorno a sè dentro di sè. Ha la forza di vincersi e cii modificarsi ? Ancora è possibile sul fascismo l'opera di alcuni uomini quali Mussolini, dato che le idee non hanno in loro salda base di convinzioni e gli interessi che vi si son formati attorno sono ancora in un piano instabile? Il facile passaggio di masse socialiste, di democratici e liberali sotto il fascio. littorio non contribuisce certo al ,·assodamento cli direttive e 11llaformazione cli idee ; e quindi lo spostamento dei dirigenti e specialmente del capo, porta con sò troppo facilmente i gregari e determina nuove correnti. Per gli ottimisti, e non son pochi, c'è ancora spera112a che il buon senso italiano si ripren-

t 10 LA RIVOLUZIONE LIBERALE derà di Lutl,ele esagerazioni, e che la realtà vivenLe farà sentire le ,ue hriri r· il ~no influsso. ll vantaggio che dalla nuova esperienza dovrà Lrarre l'ILalia è quello di potere con ogni sforzo superare forme esagerate di vita eslPriore, o di poter comprendere cho ogni inrlisciplina collettiva si sconLa. Una classe rl.irigentc verrà fu0ri che non f'arà slrclla mente fascista, ma che avrà fatto giustizia di vecchi infrollimenti e di declamatori demagogici e retori, di esagerali nazionalismi e di turbolenze squadriste ; e se le mancherà sufficiente preparazione, avrà avuto una esperienza notevole che ha inizio 'col [()Jr-i. Al disopra di vedute parf,icolari di partilo, l'augurio fervido di ogni italiano è chr questa classe nuova dirigente porLi la nostra palria ad un periodo di pace inLernll r cli sviluppo eslero, quale le condizioni morali dei popoli europei ci clànno diritto. Ogni periodo ha il suo male o il suo bene: spetLa agli uomini volenterosi e coscienti anche dal male trarre il bene e dalle convulsioni l'ordine. (jn fenomeno nuovo e nolcvolc è l'oricnlamcnt0 dello spirito pubblico verso i valori intellettuali morali religiosi. Il movimento è generale ed r· prod0Uo dalla grnnde g11errn ; il fascisrn0 vi si è orient.alo più come forma esteriore che come interna evol11zi,ml'. Però, ,t parli, ogni valutazione politica, per la vecchia 1r1rnlalilà anticleriealo della ilorghcsi,t democratica, si è rollo un inrnnlcsimo rii pr0- ,1?·indizie di avversioni, e si è superato, anche nella politica, un punlo morto della vita italiana. Per i callolici il fatto p11ò av<lre, 11na notevole importanza a unll sola condizione, che si Sllppiano sviluppare i germi interiori per l'avvicinamento spirituale dcll'animll italiana verso la Chiesa. e che I<, lllil.SSe lavoratrici e le correnti democratiche non abbiano a temere, neppure per colpit od errore di uomini, che la Chiesa appoggi con ](1 sua infiuenza correnti rea,-,ionarie o tentativi dittatoriali. LU1Gl STURZOStoria. oo:n.tempora.:n.ea. IL ffiARCHE5E DI 5AH 6iULIA~O Il marchese di San Giuliano, che prese l'ufficio di Ministro degli esteri al principio del 1910, a,·eya per la mente tutt'altra idea che quella di rallentare o di rompere la Triplice Alleanza. _'ei primi tempi della sua camera parlamentare, egli era stato seguace di Francesco Ctispi.. E nella sua politica estera si ritrovarono tutte le fondamenWi tendenze di quella che era stata, venti anni prima, l 1azione di Crispi. Co1:.:ieCrispi, infatti, Di San Giuliano era ostile alla Francia. li suo spirito si era formato proprio nel periodo, in eui i contrasti fra l'Italia e la Francia erano più acuti : cioè negli anni che pr~eclettero la guerra del 1870, quando Kapoleone III impediva all'Italia l'acquisto di Roma; negli anni successivi alla guena del 1870, quando la maggioranza clericale dell'Assemblea francese minacciava l'unità politica d'Italia; negli anni successivi al Congresso di Berlino, quando erano continue ecJasprissime le contestazioni per TUJ1isi. La antipatia per la Francia conduceva Di San Giuliano ad aderire solidamente alla Triplice Alleanza. A somigliaura di Crispi, Di San Giuliano era anche un convinto colonialista. La popolazione ita1iana - egli pensava - in continuo accrescimento, non poteva essere nutrita dal territorio della madre patria. Era obbligata acJ emigrare. A questa massa migratrice, il Governo italiano doveva conquistare territori produttivi, in cui essa potesse stanziarsi e lavorare, protetta dalla bandiera nazionale. Perciò la politica delle espansioni coloniali era per 1'Italia una necessità di vita. Ma l'Italia, arrivata ultima, nella politica coloniale, trovava il mondo già spartito fra i più anziani e i più forti. Fortunatamente, i più forti non erano d'accordo .fra loro. L'Italia dt>veva inserirsi nei contrasti, che dividevano i più forti, allearsi con gli u1ù co~tro gli altri, edJ aprirsi la linea della minore resistenza. La linea di minore re5istenza Di San Giuliano I.a vecleva nella Francia. Egli era condotto a questa opinione non solo dalla francofobia, che era un elemento primiti,•o della sua psicologia politica, ma anche dalla convinzione che 1~ Fran~a fosse un paese corrotto moralmente, di~orgamzzato dal parlamentarismo e dalla democrazia, incapace di resistere ad un vigoroso assalto della Gennania. Questo, della corruzione e della debolezza francese, era un Juogo,comune del.la propaganda tedesca negli anni che precedettero la guer_ ra. Di San Giuliano ed i nazionalisti italiani se lo bevevano con voluttà. E anche per questa illusione, era naturale che Di San Giuli,wo fosse un convinto sostenitore dell'alleanza fra l'Itaha e gl'Imperi centrali. . Tittoni, fra il 1903 ed il 1909, si era sempre tenuto in ottimi rapporti con l'Inghilterra e CO'll I.a F=cia, pur rimanendo fermo a volere la continuazione della Triplice Allea.n:zja; nel 1909, prima di lasciare il Governo, aveva aggiunto alle intese dell'Italia con la Francia e con l 'Ino-bilterra, la nuova intesa con la Russia. Noi pos- ;;,,mo definire la politica cli Tittoni come una politica d'equilibrio fra la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa. . . Di San Giuliano non credeva alla solidità e 'alla efficienza della Triplice Intesa. Nella crisi della Bosnia, le iniziative dei Gabinetti di Loudl'a Parigi e Pietrobu,rgo si erano dimostrate sco:nbinate e sconclusionate. Di San Giuliano <=;ta convinto che questi difetti si sarebbero accentuati in avvenfre. In Inghilterra il Partito libera.le, che teneva il Governo, era profondamente imbevuto di idee paciiì.ste; e Di San GitÙia.110era certo che l'Inghilterra difficilmente sa.t·ebbe lll· terveuuta in una. guerra europea, a fianco della .Francia e della Russia. Della Ru:ss:ia, egli llO'll aveva un'altra opinione, dopo i disastri d~ll.3" o-uen-a col Giappone: parlandone con gli aJntct, hl chiama.va, 11011 u,na Grande Poten:r.a, m.a una Grande Un-Potenza.. . Da.ta la netttralità dell'lnghilt.erni, e data l'1nr potenza della Russia, la Fr3:11~a.non pote~ra c.lie essere battuta dalla Germama 1n una guet ra europea. E data questa prt,·isione, Di San Giuliano era portato logica.mente ad abbandonare la politica di equilibrio e a stringersi sempre più saldan1ente agli Imperi centrali. 1-Ia la nuova Triplice Alleanza, nel pensiero di Di Sau Giuliano, uon doveva essere una continuazione sic et s>niplicite,· della Triplice tradiziouale. Nel gioco delle influenze e dei compensi, che si delineavano nel prossimo avvenire, il Governo tedesco avrebbe fatto grandi conqttiste a spese della Francia, nel continente europeo e nelle colonie; il Governo austriaco avrebbe conquistato il controllo della penisola balcanica a spese clellà Russia. Il Governo italiano doveva partecipare alle spoglie della vittoria, in compenso dell'aiuto che avrebbe dato alla politica antifrancese ea antirnssa degli Imperi centrali. La Triplice Alleanza ern stata, fino a quel momento, una semplice garanzia dello statu quo europeo. Se il Governo tedesco si era creato un vasto impero coloniale, dal 1884 in poi, questo era avvenuto ali 'infuori della sua alleanza. con l'Italia. Se il Governo austriaco aveva potuto annettersi nel r908 la Bosnia-Erzegovina, anche questo era avvenuto senza alcun aiuto. posttivo da pa-rte de11'It.:-ùia. Se il 'Governo italiano,si.,.e!~· costituito un modesto dominio coloniale nell 'A: frica orientale, anche questo era avvenuto all'infuori della T1iplice Alleanza: nella stessa questione di Tripoli, i Governi di Berlino e di Vienna lasciarono mano libera al Governo italiane per il caso che lo statu quo nord-africano venisse meno, ma non aveYano nessun obbllgo di appoggiarlo positivamente in u11a eYentuale conquista: Nella crisi del ì\•Iarocco e i11quella della Bos.nia, si era rivelata, nella Triplice italo-austro-germanica, l'esistenza di una duplice austro-germanica, la quale non era più una sempli'ce società di assic1u·azione, ma era una società per acquisti. Per l'Italia, invece, la Triplice continuava ad essere una semplice società di assicurazione. Bisogna.va che anche per l'Itolia la Triplice diventasse una società per acquisti. • Gli acquisti dell'Italia potevano avvenire in diverse direzioni: a Spese della Francia, verso i coufini occidentali dell'IWia e nell'Africa settentrionale, a spe-se dell' Austria, verso i confini orientali dell'Italia, e i11 Albania; a spese della Turchia e clella Grecia, nel .Mediten·aneo orientale. Di San Giuliano non aveva preferenze speciali. Era come quel ragazzo, che interrogato se prefe1iva una trottola, un dole-e o un bacio, rispose che li preferiva tutti e tre. Di San Giuliano si riservava la scelta. secondo le circostanze. Nelle questioni balcaniche, Di San GitÙiano era disposto a sostenere il Goven10 d.i Vienna contro la Russia e conLro la Serbia. Era cO'llvinto che il moYimento slavo rappresentasse un pericolo oltre che per l'Austria-Ungheria, anche per l'Italia. :Ma il Governo di Vienna, se avesse acquistato nuovi territori o nuoYe influe.J:17.,enella penisola balcanica, avrebbe clovuto dare compensi equivalenti all'Italia. Egli non sentiva le questioni dell 'irreclentismo con la stessa passione, con cui sentiva le questioni coloniali. L'irredentismo era, per lui, una 1nalattia inctu-abile, che i dtie Governi dl Vieuna e di Roma avrebbero dovuto sopportare paziente1neute, e calmare con opportuni lenitivi. Non aveva nessull.3. speranza. che il Governo di Vienna abbandonasse Trieste e l'Istria all'Italia. Ma nella questione del Trentino e della frontiera verso l'[sonzo, do\·eva tenere presente la teoria tradizionale dello Stato Maggiore italiano, secondo cui I.a difesa clell'Italia settentrionale era estremamente difficile contro un assalto clall'oiiente, finchè l'Austria 1imanesse nel Trentino e ii.fintasse di rettificare la frontiera verso l'Isonzo. Di San Giulia.110 sperava che il Governo cli Vienna abbandonasse, prima o poi, 1a propria intransigenza in questo campo. Caratteristico è, a questo pmpo-sito, il colloquio, che egli ebbe a Firenze1 col Cancclllere tedesco Bcthma1111 Hollweg, il 2 aprilt rgrn, pn,.scnle l'ambasciatore te- Di San r;iuliano offriva, dunque, agli Imperi desco a. Roma., F1otow. centrali un aiuto, di cui questi non sentivano J due; ),f1nl ,tri si S<:amb-iarono,tanto per comin- un':i.c:..;olut.anecessità; e domandava un pagamenc.:ia.re,le'.solite assicllrazicmi su11a comune: volun- to, che gH aJtri trovavano troppo elevato. Pec tà di mantenere l,, stalu quo; )>i San GiuJ;ano rendersi più desiderabile, egli avrebbe dovuto affermò, tanto per cominciare, che l'Italia t:<:neva continuare la politica dell'equilibrio tra l'alleanw alla in,lipeH<l<..111,anon -0lo dell~ Turchia, ma e le intc-se. Ti troni a,·eva fatto questa politica; anche degli altri Stati bnkanici ,, e che , solo ,, ap])<.>',{g'iandosialla Triplice Intesa, aveva obsnLordin.atanH,:.lltc avrebbe~ domanclat:t-, dei com- l,ligato i1 Governo cli Vienna a rispetta.re l'artipensi •· Ma i due:. Mini'",tri si trovarono d'accor- colo VII deJJa 'frifAice• :\lleanza. Di San Giu.Hado nel riconoscere d1e c:ra a~ai ,l.ifficile dt.-1:er- uo, inver·e, non av~do fiducia nella solidità della minare in prccedc:111 .. ,:t <Ju<·sticompem;i. Ad. J,tili Triplke Intesa, ahhandorutva la politica di equibuon conto, Di San Giuliano fece notare cbe , dif- \i io, t si sbilanciava verso la Triplice Allean7..a. ficilmcnte noi avreinmo gradito c·ompensi terri- I<· .1pç.À!, i~a, che 'fittrmi aveva conchiuso n,.-t toriali nella pcnLsola balcanica, e in generale fuo- 1909 col ì;09C'r}lo,ru.s;;,,; scosse a fondo le intese, ri dei wnfini geografici dell'Italia,. I due Mini- che f'rinetti an.-va conchiuso con la. Francia e con .;,lri si dlvi~ro senz'avcr nuJla concJuso, oonside- l 'Jngbilterr:i.. nel 1902. .:\fa non riusci a rendere rando che , per lungo tempo, non si sarebbe produttiva l'alleanza dell'Italia con gli Imperi presentata la necessità di discutere questo genere c(.-ntrali. E non poteva riuscire, perché quanto di pmblconi. Il , lnug-o tempo, dovern essere più si allontanava dall.a Tripli.ce Jntesa, tanto più solo cli quattro anni! Mancava alla d.iscussione si indd,oliva nella Triplice Alleanza. Faceva con terzo e il più interessato: il Goven10 dell'Au- me c·hi rinW1zia a tutti i pror.,ri amici, si chiustria ! E proprio su questo scoglio, la politica di de da solo a solo in una stanza con l'avversario San Giuliano era destinata a naufragare! più forte cli lui, ed aspetta che il più forte rum Quella politica, infatti, si basava tutta sulle abusi della propria forza. ipotesi: che l'Inghilterra sa.rcbbc rimasta neutra- Certo, egli non poteva non vedere i perkoii le in w1a guerra franco-germanica; e che la Fra11- della situ.a.ziont: squilibrata, in cui si a\.-ventu.- cia sa.t·cbbe slala facilmente prostrata in conse- rava. :,'.[a amava i calcoli complica.ti e le situaguenza della debolezza propria e della :,npotenza zioni ambigue in eui potevano svilupparsi le s-..e rnssa; che gli Imperi Centrali si sarebbero accor. capacità brillanti di improvvisatore superficiale. dati col Governo ilalL<'lllOsulle spoglie della vit- Sperava che le circostam.e lo avrebbero aiutato. toria. Nella e1isi del 1914 l'Inghilterra doveva (.juando il governo di Vitcnna avesse avuto bisonon rimanere neutra.le; la Francia doveva rive- gno dell'aiuto italiano per realizzare le sue ambilare che le sue ossa erano assai più dure che Di zioni balcaniche, allora il problema dei compensi San Giuliano non pensasse; la Russia doveva sarebbe sorto, e g1i amici di Vienna avrebbero mostrarsi capace di dare parecchi colpi mortali consentito ai compromessi necessari: chi avreball'Austria prima di cedere allo sforzo; e i Co- be avuto miglior filo, avrebbe tessuto miglior verni di Vienna e di Berlino dovevano essere as- tela. sai meno compiacenti cli quanto Di San Ghùiano Con questa politica di giocatore cl'azzardo egli non sperasse. incoraggiò i governanti di Berlino e di Vienna Se avesse avuto t111senso esatto della realtà, a tentare nel 1914 il colpo della guerra. Quando Di San Giuliano avrebbe molto imparato eia due l'ultimatum di Vienna contro la Serbia spalancò incidenti, che gli occorsero nell'estate del 1910, la voragine, e l'intervento dell'Inghilterra a fianproprio nei primi tempi del suo governo. co della Francia apparve sicuro, allora egli rito<- Siccome Conrad von Het,..enclorf accentuava i nò subito sui suoi passi, e si riafferrò alle intese pteparativi militari verso la frontiera italiana, il del 1902, che egli aveva indebolite, ma che per Governo di Roma fece appello al Governo di Ber- sua fortuna erano ancora ,·ive. },fa il male, che la lino, perchè mettesse un limite a queste osten- sua politica equivoca ed instabile pote,a produrtazioni continue di aggressività. L'ambasciatore re, era ormai prodotto, ed era irreparabile. tedesco a Roma dichiarò che , la Germania avTeb- Era profondamente imbevuto di quella • Realbe cercato di impedire una dichiarazione di guer- politik ~, che gli imperialisti inglesi, i militara dell'Austria-Ungheria all'Italia; ma se non risti tedeschi e i nazionalisti francesi a,·evano riesc-iva a persuadere il suo alleato, noli poteva teorizzato e messo di moda nell'ultimo decennio contrastar.lo, perchè era il solo collaboratore mi- del secolo XIX e nel primo decennio di questo lita.re forte, ~be avesse in Europa., fra tanti ne- secolo. E sognava ad occhi aperti, come aV\-iene miei palesi ed occulti ,. sempre a questi , realisti •, quanclo non banno Nella stessa estate, si tenevaito a Milano delle ,:;ero ingegno. Nella sua gio~:entù a,eva assistito feste sportive Partecipavano a queste feste al- alla crisi orientale e al Congresso di Berlino. CaiCUJle s9cietà ginnastiche di Trieste. L 'ambascia- roli, ,olr,ndo allora giustificare la propria aziotore austro-ungarico a Roma Yole,;a ~che il-. Go-,;.-··.ìie,..:- sì"eii va.Ilt31Odi ·essere uscito dal Congresso verno italiano impedisse questo iu.t:ervento dei e-con le mani nette , . Siccome Cairoti era uno ginnasti triestini alle feste di Milano, o per lo stupido, la , politica delle mani nette • di,enne meno sconfessasse ufficialmente le manifestazioni in Italia un detto proverbiale per indicare ìa irredentiste, a eui q1tell'intervento potesse dar politica della stupicla ingenuità. Di San Giuliano luogo. La lettera de.ll'an1bascìatore ::6.niyacon fare a\·ey:a il terrore delle a: mani nette » pur di non ossen 1are che « il Miulstero italiano, dopo quel- tener1e nette, ie aTiebbe tenute niote. Era uno l'avYertimento, non avrebbe potuto dire che iguo- spirito più sottile che solido, più inquieto che rava ciò che sta.va per succedere». agile, più torbido che profondo. AveYa male amQuestiaggressività austriaca e la. passività tede- ministrato in gioventù il patrimonio privato: sca si spiegano perfetta~ente, qu.ru.1do si consi- era difficile che amministrasse beue nella Yecderi che gli uomini politici tedeschi ecJ austriaci chiaia gli interessi del suo paese. basavano la loro azione sulle stesse ipotesi, su ~ui fondava la propria azione Di San Giuliano. Anche essi erano convinti, che l 'Inghilte1Ta non avrebbe partecipato a una guerra continentale, che la Russ:ia era UJla Grande im-Potenza, che sarebbe stato facile abbattere la Francia. Ed appunto perchè erano t,·aviati da queste ipotesi essi scatenarono nel 1914 la guerra mondiale. Date queste illusioni, l1af.il-t~ deltiltalia no-n.appariva indispensabile nè al G01Je1·1w di Vien-na, nè a wuellc di Berl>no. Lungi dal giudicarlo indispensabile, il Governo di Vienna lo giudicava ing01nbrante e noioso. Intervenendo nella guerra, a fianco debli Imperi centrali, il Governo italiano av:rebbe voltoto in compenso partecipare al bottino, invocando l'articolo VII della T1iplice; e nel fare le porzioni, avrebbe domanclato ebe una parte degli acquisti cadesse a spese dell'Austria; il Governo di Vienna non ammetteva discussioui su qllesto terreno: il GoT"en10italiano doveva aniciare a cen::a.rsi i compensi dovunque, meno che verso la frontiera austriaca e nell 'Aàriatico. Per il Governo di Vienna, l'ideale era che l'Italia rimanesse neutrale, e lasciasse le rna.11.ilibere all'Austria nella penisola balcanica. Rima11endo neutrale, il Governo italiano non a,Tebbe potuto avere molte p,:etese nel nuoYo assetto della pace. Se avesse ahato troppo la voce, sai·ebbe stato agevole metterlo a posto, iu tuia Europa, in cui la Gennania e ]'Austria avessero già riportato vittoria della Russia e della Francia. Il Goven10 tedesco, in vece, era più sinceramer1. te desideroso che l'Italia partecipasse ali.a guerra, SL<'tper facilitare la sconfitta, della Francia, sia per associare l'Italia alla Germania, dopo la guerra, nel g-aranti.re il nuovo stalu. quo. Ma l'aiuto dell'Italia non appariYa aeanche a Berlino indispensabile per la vittoria; e non essendo indispensabile, non meritaYa di essere pagato tt-oppo caro: sopratutto, non 1ner:ita.vache il Governo di Berlino comproiueftesse per i begli occhi dell'Italia ìa su.a lntinrità, ben più necessaria, col Governo di Vienna. Così, anche il Goven10 tedesco~era portato a contentarsi della neutralità italia11a. G. SALYE'1P.<I. G.:S.FARAVIA & C. Eclitori - Librai • Tipog,·afi TORINO - MILANO • FIRENZE • ROMA • NAPOLI - PALERMO EMANUELE K.\J.,rr FONDAZIONE DELLA METAFISICA DEICOSTUMI Traduzione cli GIOVASKIVIDARl Prezzo L. 6 Gli scritti principali del massimo filosofo moderno attinenti al pToblema morale· fann9 onn.2i parte della nostra Biblioteca e ne souo uno dei vanti maggiori. L)impo.rtanza storica e filosofica di quest'opera Kru1tia.na, breYe di mole ma capitale pel suo contenuto, non è stata fino ad ora, almeno al pubblico colto italiano, segnalata cosi come merita\·a iI suo intrinseco valore. Essa costituisce fill momento dedsivo nella fortnazione del pensiero cU Kant, uella sfera etica; tru1t.oda doversi c01lsiderare premessa necessaria all'esatta comprensione di tutta la su.a dottrina 1norale, e quasi pietra angolare di quel superbo edifizio mentale, cli cui può dirsi per usare una fra.se di Michelet, che ha la salclezz.a d'una. rocc-ia del Baltico. La traduzione è stata affidata ad ,mo dei pii,,. competenti ctÙtoii degli studi kantiani in It.Rlia e si -raccomanda coll'autorità indiscussa del suo n01ne. " b'Eao DEbbA 5tACilPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel r901, ba sede ESCLUSIVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. •

LA RIVOLUZIONE LIBERALE PETIZIONEAL SENAT.O per il ripristino dei combattimenti di gladiatori Ho fatto depositare, Ilei.la segreteria del Senato del Regno, una petizione tendente ad ottenere: 10 ) La modifica dell'art. r6z8 \le) Codice Civile che v1e_ta la loca.1~ione cli opera per tempo ed imprc~a- t~ulctenninat.:i. Questa locazione dovrebbe: e<-scrc_m~·cce C'011sc11lila,rispetto a speciali impn't1Cl1tcff_p1atentati cli spettacoli <li arena, compre11dcnt1 b:rnto lutle le forme degli sporls iu uso qu~ntu i~ ~-ipdst-iuo cki combattimenti cLlgladiatori, fiont: ncll'anti.C<.'\R. oma - _ 2°) La modifica degli arl. '145 e segg. del Cochce Penai~, rc1ati\·i .il sequestro di persona e ai maltrattamenti : e questo per consen.lirc ai snd- <kHi imprenditori tutta quella latitudine di poten, necessana per discipJjnase gli :iudìvidui arruolati, e renderli atti ed espe.rli al mestiere da essi prescc lto ; .1°) La 1110,lificadell'art. 490 del Cod.\cc Penale 1-è:lativo agh atti contrari alla clecen7..apubblica'. e questo per talu11e patticolar.i cs.igen;,,e deo-Jj spettacoli glacliatori.i, su cui non mi indugio; b 4°) La facoltà, ricouoscittL.'l dal Ministero della P. !., di concedere in affitto ruderi clj amfitcatri $' <li altri rn1ouume11ti.romani, suscettibili di adatt.,meuto per gli e,·eutuali spettacoli glactiatorii. Un mio progetto cli legge, natw-almen.te scheinab_co come si conviene ad un profa.11 0 di ogni pr~tic~ legislativa, acco1npag11a la petiziOne, in €1._uspiego le ragioni, che, secondo me, lo appoggi.ano, e impongono senz'altro una decisione legislatiYa in proposito. Riporto qui, senz'altro, i tratti essenziali della 11etizione steRsa. La prima idea relativa all'obbietto della presente petizione, mi fu suggerita, nel settembre scorso, da un discorso tenuto dal prefetto fascista di Caglia.ti, Generale Asdepi.a Gandolfo, in <>ecasione della partenza per la Libia della 176• Legione l\'Iiliti Volontari Libici, o Cacciatori-Gui1,ìedi Sardegna. Il generale volle allora indiriz- ~re ai militi un proclama, in cu..i li chiamava « anime fù-rti sil- c·ui pesa ii ritmo deUa vita 1~ua- }e )), li encomiava della Joro prontezza ad accorrere all'appello del governo, e li ammoniva, con- ,eludendo, così: « Tutti gli occhi sono rivolti su. Ili ·voi) come sui gladiatori nel circo ». Il paragone, piantato là1 con soldatesca ruàezza, da.I generale, dapprincipio - lo confesso· - :uon mi quadrò: e, per residui dei miti democra- \ici di cui, contro nostr'a voglia, siamo stati impestati, mi scallclalizzai, quasi, dell'epiteto di « gladiatori » conferito a dei d.:ifensori delle nostre Coloni~. Senonc-hè, la considerazione tutta speciale ch'e bo per un prefetto fascista, mi indusse a 1uaggiore ponderazione. Il generale aveva ben Sefinito il fiore della generosa gioventù italiana; •..; abbondano appunto le « ani,m.e fortì su cui pesa -i! ritn-io della vita 'll,S'u.ale » : per le quali, non sempre, gli ai-ruolamenti nelle truppe coloniali sono possibili, e gli altri sfogatoi per una decoro~a e peregrina forma di attività aperti. Che la !rase del genenle G<!ndolfo racchiudesse um presagio? b'alla paroladi un maestro Settimane di dubbio. Tutti i vecchi clichés sulle barbarie dei combattimenti gladiatorii, tutte le declamazioni del filantropismo sedentario contra- ~ta.vano l'affiorante canvinzione seminata 1.ll me rlalle parole del Generale. Raccoglievo i.udi1..ii,ctiocutevo e interpretavo desi.derii inespacessi delle folle, che accorrono alle sagre del regime. Fu proprio la osservazione ammalizzita di queste sagre, dei raroselli fatidici, dell~ gioiose adu- :nate, quella che m.i persuase. Da un lato, notavo •egli accor.si, alla fine delle strenue giornate, uu deplorevole avva.ccamento generale, assolutamente simile a quello delle folle dei comizi bolscevichi, nei giorni nefandi per ~sem,pre scomparsi. Dall'altra, un'ansia, nei p10:fugonisti, ~ escogitare sempre qualche nuovo espediente per allontanare qu.ell'avvacca.mento, ed attirare l'a folla 11el girone della passione dinamica e propulsiva: "Hndesiderio di fars.i vedere, ancora, terribili come leoni ; sia p1u-e come leoni che ne hanno abbastm17.a del deserto, e vogliono provare u,n po' i trionfi. della ménagerie e le emozioni degli applausi. In questi miei bagnl di folla, iu questa ,con1unione universale con la folla, io mi sc1m accorto che l'accento nuovo, inconfondibile, d'.efinitivo alle festività sagraiole può essere posto solo dal ritorno integrale alle tradizioni cli Roma: .arena e gladiatori. Il genio italiano questo attende, per potenziarsi in una sfida orgogliosa alla civiltà moderna .. Sl, la concupiscenza della esaltazione gladiat01ia è primitiva nella psiche itahana, e non può deriva.re da un sistema d.1 gius-tifi'cazioni dottriual'i. I)er essa valgono le alte ,e chiare pa.role di un Maestro, Paolo Orano : « La sua scatu-rigi11e è pri·miti'Va q·ua.nto quella da cll-"i -r-a1npolla·no l'atto •religioso) ra.tto e-roico, la cer1ezza passionale, i,/, moto senlfrnenbllle, il fremito .!ini.patic.o e genera,tivo, l)el.em.ento prùnord:iale 6/ie ha capacità di fecondazione e di 1no!.tipNca- ::ri,one )). ba divinaebbrezzadel sangue E va.lido arg0111ento, in appoggio di. questa. mia .c.onvin;1,ione,io ti·aggo anche dal linguaggio patiiottico corrente, e pei· vero, dei .documenti più autore..;·oli e solenni. Dri. essi i11fatti è scomparsa quella deplorevole ipocrisia dei popoli dell'impc.. ro al wisl?y and soda, secondo cui perfino J'offcti.a delle proprie membra alla patria dovrebbe essere annunciata con frasi i11\·olute e rise:rvatc. Invece, la g-enialissima maschilità e crudeltà della slirpc si esalta nella memoria delle mutilazioni soficrte suj campi (ti battag]ia, e le: esibisce al sole imperiale. Già D'Annunz.io, a Fiume, avc,·a cl.alo l'esempio di questo <Uonisismo guerriero, squisitamc11te dinamico e mtditerraneo: egli aveva detto ai suoi legionari: u fl sangue gr&nd.a e sfolgorn. Le schegge apr0110 nella 110stra pelle tante altre bocche ·rosse perchè pos• si'ale pi-ù ridere cd eStl-llare. C'è chi di voi è fascialo: e c'è clii lascia gocciolare il sangi,e per adornarse11e iL Su queste traccie di maschia eloqtte111..at,utti i superstiti della guerra hant10 parlato senza pttritaneggianti pruderies delle menomazioni subite dal 101·0corpo: e certo non c'è 111.anifestoo discorso, i11 cui non troviamo frasi assai siguificati,·c, come: « il ,;iarchio indelebile entro la nostra carne gio-virne », ovvero a: l'offerta della nost·ra carne», ovvero « il sacrificio della cmrne », ovvero u l1u11tile carne de·i /&nti ,, e alt.re simili non numerabili. Un esame perspicace di questo linguaggio induce a credere, che si ,-oglia con esso mettere in evidenza che i buoni cittadini deYono sottoporsi ad una dedizione corp01·ale verso lo Sta,to, melte.re a sua disposizione i proprii muscoli e le prol)1ie ossa, in una parola la propda carne, come, nella Città An-, tica, i cittadini facevano ardere sul piastrone ar1'ossato del Molocb i muscoli, le ossa e la carne dei primogeniti, e infine, qualche volta, la propria, per ottenere la vittoria: oppure che i buoni citta~nj devono abbandonare il loro corpo ai « Depositi Rifornimento Uomini,, tale quale i glawatori antichi lo affittavano agli imprenditori. Il commendato1"e Ara:ngio Ruiz, p-residente del Com.itato direttivo della più grande Associazione di reduci, ten.nina.va, per esempio, nel giugno scorso il suo. manifesto commemorativo della vi"t01ia del Grappa, con queste parole; « I combattentì che han visto t,ttta la bellezza dello stra.• zio roseo della carne} lanciata. a g/.oria del cielo». Non essendo supponibile che un personaggio cli questa dignità usi queste frasi, e in un simile docmnento, a fini rettorici e reclamistici, è d'uo- • po ammettere che egli abbia assistito allo spettacolo della guerra, come a un enorme amma.zzatnen,to ieratico o circense, donde egli è to~ato leggennente inèbriato dall'odore· del sangue, o _perfettamente convinto essere Jo Stato una divi11.ità ~ola.re, che txi-pudia quanto più sangue di guerrieri ventenni immolati le si versa dinanzi : ed essere la Patria desiderosa assai più che dell'illegittimo sentin1e11to di dignità della creatura pensante, di materiale umano disponibile per essere lanciato a gloria del cielo, come in una grandiosa esibiztlone pirotecnica si fa con le girandole. Questa è, secon'do me, la disposizicne di spirito più propizia per apprezzare la completa 1·eintegraz.iqne dei ludi gla.diatorii, intesi come sacrificio propiziatore offerto dalle generazioni ti-fiorenti della stirpt: agli imminenti numi indigeti della Patria rigenerat.a. h~ mutandinetriaoloratedel pugilatore Nè perdiaiµo di vista che l'istinto delle folle -italiche è già corso a' quella reintegrazione, at1 tribueudo ai cimenti sportivi un sapore saclificale, e concentrando sulle membra. possenti di un pugilatore quegli identici sguardi, che, nel Circo, i nostri pad1:i romani lanciavano sul gladiatore favorito. Anche in altri paesi, e spc:cialmente nella decadelite Inghilterra, ai grandi inco;ntri degli atleti assistono principi e uomini di Stlato. Ma in Italia soltanto la partecipazione delle più alte ca.riche clello Stato a siffatti spettacoli assume carattere non sernplicemente sportivo, ma cesareo: nè è dubbio cbe Erminio Spalla, se il Duce lo inchiodasse sulla pedana con tlll'occhiatci, non si rassegnerebbe a morire sotto i colpi cli mazza di un avversa.rio, come l'antico gladiatore soccombeva. rassegnato fra le urla delPanfiteatro. Qt1esto s,ignificato, italianissi1110, dei nostri incontri sportivi, è messo bene in rilievo d:a un aneddoto. All'incontro Spalla-Van der Veer assisteva la gentile conso1te di ~n importante uo. 1no politico, la quale, dal .momenfb in cui i due atleti salirono sulla. pedana e .s."1 denudarono, esibendo il l'oro ben cli Dio, non deviò la mira del suo madreperlato binoccolo da.lle mutandine attillate e sucr-inte che cingevano le reni possenti e le coscie 1nuscolose del campione italiano: e soltanto dopo lunga contemplazione, fece notare, vibrante, al m.a.rito che quelle mu,tandine era.no orlate cli nn nastro tricolore, debitamente aggraziato e infio<:chet):atoalla cintura: e, fiera, di que. ~to particolare si co1upiaceva come di un augurio:. chè nulla e1:a sfuggito alla sua passione di indagatrice! Met praprio ii caso cli Spalla dà adito a eonsiclerazionii più generali·. Per il prestigiodel pugnod'Italia Ogn1mo ricorda quali gravi rampogne rivolgessero i giornali fascisti a Erminio Spalla, quando egJi 11011mise knock-ottt U11 suo avversario belga : e con che serietà gli facessero presenti le sue responsabilità verso lo Stato italiano, gli UUICl Il, obblighi verso cbi lo aveva pagato, c011un premio attribuitogli mesi prima : e con quanta giusta severità gli fossero rinfacciate le troppe frequenti gite in automobile, e le debilitanti fatiC'itc d'amprc. Il nostro caPo del Governo ha ordinato, in un memorabile telegramma, aUo st,,,;so Erminio Spallarli conquistare il campionato clel 111011<n1e0ll1Arlc pugilistica. Ogni ordine implica la sk-ura prc,spet.ti va dei prnmio o della sanzione punitiva: ora, se Et.minio Spalla c.-seguisce l 'ordi11c e conquista il campi<m4to, il :rn:emio sarà certo sollc.>Mto,come Jo fu per Bordino e Xazz.aro: 1na se egli \·i si d.imostra. nc:gligentc, dovrà re.stare la parola del duce it.a.dempiutai J rimprovc:ri postumj non giovano a tutelare i I prestigio dél pugno d'Italia : occorre ben altro. Occorre interpretare con w1 provv<:dimento legislativo gli. umori delle giovani genc..--razioni, Lòrrc ili nrezzo un decrnptto articolo dd Co<lice Civile, e promuovere l'arn10lamento di giovani vigorosi, che si sottopongano a tutte le norme del Circo, e cedano volenterosamente la loro mu• scalatttra alle arti di un allenatore riconosciuto dallo Stato. Questi li regga con sapiente mano, ne regoli i pasti e le ore cli esercizio, 11ecostringa i sonni su duri materassi di crine, ne sorvegli la castità, ne unga e polisca. i corp1 con massaggi sapienti, e in.fine li presenti a tutti i giochi olimpici più diversi, ch'essi dovranno affrontare con successo, pena la fustigazione. Soltanto con questi allenamenti di atleti, potranito gli ordini del Duce- avere sempre l'efficacia richiesta dagli inderogabili interessi nazionali, e la sanzione punitiva sicura al pari del premio: ed è certo che Erminio Spalla, o qualunque altro gi ru1asiasta, posto a scegliere fra la croce cli commcnili\tore ò le verghe, ctifen.derebbe con accanimento i colo1·i italif).Di. E le .grida degli atleti battllti nelle palestre non com.nnzoverebbero affatto i cittadini : anzi, si potrebbero far assistere alle fustigazioni dei negligenti e dei fiacchi i giovanetti delle pubbliche scuole, affinchè si persuadessero del come lo Stato sia inesorabile verso chi non gli consacra tutta la midolla della propria energia. Un altroprimatorapitoalla Franaia Qu~ti umori, che oserei senz'altro chiamare squisitamente gla<liatorii o circensi, compariscono per altro verso nella moda italiana, e nei suoi ultimi ritrovati, squisitantente latini. Come nella Città Antica, un soffio cli sana e gagliarda bestialità pervade i nostri giovani più entusiasti, i quali ,spregiando la pietrificata correttezza dei popoli putridi, cercano di mettere in valore, quanto più sia possibile, gli adOrnamenti della loro virilità; e, come i gladiatori antichi, cercano _c]i sedw-re. hrutalmente, maschia.mente, le fem.- mine entusiaste, specialmente nei giorni di sole e di sagre. Come altrin1enti spiegabile l'uso inYalso fra questa gioventù armata, di sfilare con le maniche rimboccate, e rabbatluta anche la camicfu nera sul petto, in modo da mostrare la. invidiata villosità? Quando essi, i giovani più Pre- ~tanti, compariscono nelle nostre strade in siffatta uniforme, dicono d'essere in tenuta di combattimento : e le femmine generose li accompagnano con gli occhi facendo voti che tanta grazia di Dio non vada battuta : nello identico modo fo1·mulaVano i loro voti le donne imperatorie dell'antica Roma, vedendo sfilar.si dinan;,J. gli intrepidi morituri. E come questi· usa vano, cosi i no. stri giovani adottano l'artificio di la:sciare che là loro capellie.ra cresca e si aecrespi, e si infir t1sca come criniera. Sono venuti, sl, gli accidiosi stranie1i, e 'ne hanno sorriso: gli è che ad essi è precluso il SèUSO di questa ultra.mirabile vitalità della stirpe, che in tutto prorompe, anche ne.Ile criniere virili, come presagio dell'impero im1nanc.abile. Ludovico )J"adeau, sull'lllustra.tion, ha voluto documentare questa moda, squisitamente primav'èrile, con fotografie riprodotte a fini umoristici : volgare pennarolo, dimentico che il titolo di Gailia coniata fu già ambito dalla sua nazione, e che Carlomagno fu chiamato « il ben chionwto sir :o. Ma c-he? Ormai è chiaro segno del destino che fino il primato sulle chiome debba l'Italia_ rapire alla Gallia: questa, maltusiana in tutto, con.serverà solo l 'Ondulation Marce!. In verità, il signi.fic,ito delle capclliere integre e sconvolte, è riposto, e ben più fatale al suo paese, di quanto il Nadea.u non sospetti: esso rientra e si inquadrra in quella sana esibizione dei doni del proprio corpo, che sembra nn anticipo saporoso dei godimenti virili dell'Arena, e delle grandi sagre popolati del Ci-reo. ba sauoladelleetèree il campodei gladiatori Certo, a diffondere questa esaltazione ufficiale della bellezza fisica, il cui scopo ultimo. potrebbe essere quello di st.~bihre, a favore dello Stato, delle stazioni dri. 1nonta cli cittadini gagliardi,· gioverà anche molto la rifonna Gentile della scuola media : la quale riforma Gentile introduce nelle palestre per giodnette l'esercizio della boxe, rinnovando cosi felicen1ente i fasti delle fanciulle spartane che lott.wano ntLCle nello stad,o. Auzi, qneste ù1n0Yazioui della riforma Gentile, e in particolare quella del Liceo.femminile, in cui alle figlie dei signori si insegua musica e dan7;a, dimostrano che dei ten1pi nuovi y'è, in qualche mente responsabile, più che il presagio. Il Liceo fcnuuinile, ccme fn già a.cce1111ato,mn con malevo]e11za da' soliti critici professio'lla.1.i si presenta con un vago carattere di scuola. delle 11 ctkre. Tn esso sj coltiva, pare, la musica, la danza e il latino come mezi che contribuiscono alla formazione della donna di fuoco e di fiamma, nevroticamcnt.e vibrante a tutte le com.mozioni sagraiole e patriottiche, educata per essere, più che madre, madrina cli guerra. Queste virtuose dell'erotismo patriottico sapranno ridare alla vita degli nomini della nuova aristocrazia imperiale quella pEormanen.te tensione erotica, propria delle grandi culture mediterranee, che i barbari del nord non conoscono, scaricanrlosi essi bestialmente nelle due istitwJoni del matrimonio o del.la p-rost1tuzione. E' un acciecamc.-nto, t u:n delitto <.:ontro Jo spirito bandire l'erotico <la]la vita, come fa il puritanesimo inaridito di tutti i tempi e di tutti i paesi : l 'erc,tico è il p,,rnio cli og;ni attività umana. M,-,_ certo, deve la clonm 5aj)tle il suo mestiere, deve trattare l'erotico come nn canovaccio, Ja. cui trama appare soltanto, per offrire all'uomo l'occasione del ricamo; sotto la sua guida sapiente, la brama ingenua e tormentosa si cambi nel.la giostra di spirito e cli cortesie. Ad ottenere clonne siffattatnen.te esperte mirano le scuole di etère che, oggi ancora, esistono negli imperi guerrieri del!' Asia, e, =z dubbio anche il liceo femtninile istituito dal Ministro Gentile. La donna del popolo, appena. capa.ce di generare, attesti la fecondità della razza, figliando numerosi cafoni buoni per l'apprendimento della d.ottrinella e la leva militare: la donna del1'aristocrazia novissima cerchi di raggiungere il tipo della gran dama imperiale attraverso il Liceo femminile. Ebbene, il necessario completamento di questa alta scuola femminile, dovranno proprio es&e!'e i campi di istruzione e di allenamento dei gladiatori, come io li vagheggio. C!iraolarini vista. Il marabiodegli atleti Se voi osservate le fanciulle delle nuove generaz-ioni, corde tese fino allo spasimo sotto ogni avvenimento P?-triottico, che portano in ogni sagra le loro caviglie nervose e le pettinature come le wsegna Renzo Ventura, e che talvolta si ad.ornano di segni di guerra o cli battaglia con fronte non mesta, ma orgogliosamente sorridente, se porgete orecchio quando le maestrine madrine di gagliardetti pronunciano i discorsi, consegnando ai maschi la loro insegna; se ponete mente con quale fervido sguardo esse scrutino la persona dei nostri uomini politici più rappresentativi, vi persuaderete che solo i gladiatori, dai corpi splendenti in mezzo alle arene sangui.. nose, possono realizzare il loro ideale! Il gladiatore, dal corpo affittato ad un imprenditore e impegnato al combattimento, è per esse certamente qualcosa cli più eccitante del soldato che sotto la U11ifonne imposta dalla legge, è cittadino: il soldato puzza di pezza da piedi, il gl:adiatore tramanda odore cli impero! E l'impeto impetiale delle nostre impareggiabili fanciulle, l 'an.sia della consacrazione alla patria sono tali, da indurle forse a preferire che gli nomini da esse eletti portino • il tricolore, piuttostochè al1'occhiello sotto forma di nastrino o clj distintivo, addiritttu-a marchiato a ferro roYente sui validi omeii, com'esse lo portano impresso nel loro cuore. Anzi - se questa petizione consegue il suo obbietto - nelle scuole dei Gladiatori, la marchiatura dei più Yigorosi campioni potrà sostituire vantaggiosamente la con;;egna dei gagliardetti, o il battesimo delle navi, costituendo tutto 11nnuovo ramo o categoria di sagre 1 squisitamen.. te e divinamente italiana (l'on. Lupi ne curerà la coordinazione, ordinando, com' egli suole: « Intendo che la ceri11unda si s,..,;ol.gacon. la massim .a so/.en11-itàpossibile »). Vedremo così le nostre ardenti licenziate del Liceo Femminile avanzarsi intrepide -ç-ersoi giovani atleti, acconciamente di~posti per offrire qualche_ parte carnosa al marchio indelebile che - per usare lo stile del commendatore Arangi<> Ruiz_ - segnerà le loro carni giovani con...~crate alla gloria olimpionica: e le madrine dei gladiatori cli Stato stampiglieranno le spalle o le coscie dei gioYani atleti, con la stessa coscienziosità e diligenza con cui le loro nonne stampi-. gliava.no la sfoglia di pasta all'uovo, consacrando, uno per uno, gli agnellotti alla gloria della tavola domenicale: e l'odore del bruciaticcio salirà gradevole alle loro narici sottili, come, nei tempi del rinunc-L-1tarisn10 ventraiolo, &1.liva alle nari delle loro nonne l'odore del brodo cli cappone. lniluenzesulla politiaaestera Non ho bisogno poi di dilunganni sulla opportunità delta mia proposta, per quanto si attiene alla politica estera. La ripresa dei giochi gladiatori, negli anfiteatri imperiali, farebbe com.- prendere agli sportmen in flanella che l' ora di Roma è suonata: pcrchè la lott.~ delle stirpi non soggiace ai listini di borsa, e la storia del n10nclo non si fa nelle botteghe di cambio. Le bistrate donne galliche, dagli uteri atrofizzati, sapcebbe10 finalmente che le inesauste 1nadri italiane hanno un tale gettito, da forniue abbondantemente, non so1o i campi e le ptùsanti officine, ma anche l'arena : e verranno a stormi ad accovacciarsi siti gradini degli anfiteatri, sbavando <li concupiscenza dinanzi allo splendore virile delle n1e111bra.e della carne giovane dei gladiatori di Ca.mpan,ia o di Basilicata : ma invano, percbè, con spregiudicato senso politico, l'autorità pi-e-

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