La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 36 - 20 novembre 1923

146 Attribt1ire pertanto alla cooperazione il compito di creare la base materiale di sviluppo produttivo, considerata inclispensabile presupposto della cultura, la quale è dichiarata a sua volta necessaria a preparare l'adesione dei contadini al principio cooperativistico, significa assegnai-le l'ufficio di fornire la condizione necessatia all:a stessa premessa della prnpria 'possibilità di attuazione. Il vizio logico del ragionamento è evidente; e lo sciogliment0 e.li simile nodo gordiano per mezzo cli quei processo d'i continuo (111.,a. lento) sviluppo, che )'Iarx cbia.maYa della prax·ls che si rovescia, sarebbe opera dei secoli, non del paio di decenni di cui parla Lenin. In reaJtl1.Lenin Yorrebbe, con realismo più materialistico, s\'lluppare la èooperazione col darle e una quantità di privilegi· economici, finanziari ·e baucari », u vantaggi di carattere materiale e sussidi cli Stato superiori alle soyvenzioni che si danno alle imprese priYate ». Coffi) confida Lenin, i contadini vi saranno ath"atti; ma egli Jion si poue il prob1enrn: il designato sah·atore, che comincia con l'essere parassita àell'economia nazionaJe, come convertirà Ia sua ftuizione cli parassita in quella. cli SalYato-re? e i mezzi per sussidiarlo onde li trarrà lo Stato, le cui azieude restan già al disotto delle pri,ate e in condizioni di passiYità? La inferiorità dello Stato a questo compito, di ·serra d'incubazione del cooperativismo, s'aggraYerehbe con lo stesso diffondersi della cooperazione. Esso non può contate quindi che sulla concessione <lei privilegi, la quale tuttavia può operare nel sen;;o di distogliere il tanto invocato capitaJe priYato -- messo in concliz.ioni cli inferiorità - dall'attfrità ricostiutt1;ce dell'economia russà, o di spingerlo ad assumere la maschera della cooperazione per fruire dei privilegi eone-essile. E questa seconda eventualità si Yerifica in larga misura. La cooperazione cli ccnsumo (col Centrosoy,is) e quella agricola (col Selskosoy11s), han certo assunto un noteYole sviluppo in Russia. lVIa 1o stesso Wise, che in un importante articolo in The Labou.r J!Iaglizine (aprile 1923) attribuisce al la cooperazione una funzione preminente nella futura ricostruzione del commercio interno ed estero della Russia e nella educazione politica ed economica del popolo, non nascondeva, tr_. 1e difficoltà contro le quali essa deve lottare, la concorrenza. del commercio priYato, che fa sensibili progressi, la di.ffidenza dei contadini, e la falsa cooperazione - non essendo le cooperati.ve di produzione per gran parte altro- che a. pseudocooperatiYe, costituite da piccoli capitalisti, che s-i mettono insieme sotto questa maschera, per godere dei Yantaggi e dei privilegi accordati dallo Stato alle Cooperati.-e •. Questo fenomeno di un. capitalismo in formazione, mascherantesi sotto l'apparenza protettrice di istituzioni operaie fa\·orite dalle leggi vigenti, si era cominciato a prod.un:e già prima della instaurazione della nuorn politica economica. E della sua diffusione sin d'allora si era allarmato Tomski, presidente della Confederazione russa del la\·oro, il quale, nel suo studio su La struttu1a organica dei Sindacati} si preoccupava dello spirito capitafutico animante le Comuni (artele) cli lavoro degli artigiani (Kustari). Sia per la in.filtrazione di commercianti e piccoli iabbricanti ro\·inati dalla rivoluzione, sia per le tendenze spontanee degli stessi l{ustari, osser• vava il Tomski, queste artele mirano a conservare la sostanza dell'economia capitalistica, cioè la libera concorrenza, e persino lo sfruttamento dell'operaio salariato. , Essendo rappresentanti della piccola economia e de1 mestiere già sorpassati, questi e1ementi sono penetrati da una ideologia conservatrice della produzione individualista, e, in fOTza del numero loro, possono disorganizzare completamente le fila del proletariato economicamente- organizzato :a. :'Ifa la ten<lem.a capitalistica si rivelava già alJ 1osservazione del Tomski in un momento ult€:- riore del suo proct:Sso di s\·iluppo negli artigiani i.solati (dal netturale al dentista, clall'imbia.nchino o da.I farmacista al sarto, etc) : la caratteristica loro - notava il Tom.ski - ~ , l'inàipen• denza nel campv econoonico, 1a libera concorrenza co:m.e11unico regolatore dei guadagni, la pos-- sibi lità e la tendenza ad estendere l'impresa; in fine, tutto ciò che si esprime col detto popolare padrone di se stesso•· Ora da padrmu di se stesso ]'imprenditore, che allarga la su.a azienda, cliventa anche padrone di altri. E il fatto si avverava anche prima della nuorn politica economica: di fronte ai la-· boratori e alle officine , che lavoravano in piena libertà come in regime capitalista>, il governo comubista cominciava con l'ammettc--rH ufficia.1mente quando non impiegassero più di 10 opc.--rai se con mezzi meccanici e non più di 20 se senza m.ez.zi meccanici; ma (osservava già il Bianchi parecchi mesi prima della proclamazione della nuova politica economica) e le necessità del momento fanno chiudere un oc<:hio anche su queste limitazioni di personale; e dove sorse il bisogno, e do,-e l'attività dell'individuo fu più pronta, queste organizzazioni presero maggiore estensione"· Ed ecco un cammino analogo a questo (ben noto alla storia) dall'artigianato !ibero al libero capitalismo industriale, profilarsi ora per le cooperati ve, cui è consentito un parziale impiego .di salariati e concessa l'esenzione del controllo .LA RIVOLUZIONE LIBERALE della ispezione operaia e conta.din...-i: il cam-ntino dalla cooperativa alla societ* per azioni, da padrona di se stessa a pa<Jrona di altri. E tanto più, naturahnente, per le pseudocoope.rative cli piccoli capitalisti. Naturalmente lo spirito d1 questa cooperazione non può essere che la mira del vantaggio privato, senza connessione o preoccupazione cli interesse generale. i\'Ia c'è di più. L'Economices/w.ia Zisn al principio del marno 1922 (Rosta del 5 marzo e A 1Jan. O! J marzo), face,·a questi rilievi di indiscutibile gravità: « La libertà del cpnnnercio, cla noi proclamata, fu finora disciplinata da una serie cli decreti che aveYauo lo scopo cli salvaguardare i diritti ed i pti ,·ileg-i dei con~rzi cooperati vi nel campo del1 'attl\·ità com.i-nerciale. Noi suppone"\·amo che i c-onsoni cooperativi sarebbero riusciti ad assicurarsi uua influenza' diretti va sul n1ercato. Ma il diritto concesso alle aziende statali~ cli realizzare una parte della loro produzione, e lo svi. luppo preso dal sistema delle concessioni in ap .. palto, h:1.nno lancìato sul merca;to un.a quantità di prodotti che non possono essere tenuti entro il limite del commercio cooperati"'vo. Il commercio privato qnincli, causa ulla certa debolezza cli singole organizzazioni cooperative, s'è talmente sviluppato, che 11011,solo le Cooperati'Ue non. pa.. droneggi.ano più il 1nercato, ma esse stesse ·ricor• rono allJopera di pri?;a.ti ». « -E'il 31 maggio 1923 lo stesso giornale clichiaraYa che il commercio privato è ancora n10lto plù importante di quello delle Società cooperath·e (in 16 provincie oltre 63 mila imprese pri- \·ate contro meno di 3 mila cooperative)i e che il commercio dei prodotti agricoli è tt4.tto nelle mani di commissionari prh~ati, contro i quali la cooperativa ag,ricola non p.uò lottare. Non senza ragione, dunque, Kalini.1], il nuovo presidente de1la Rèp-ubblica elci Sovieti, nell'ls-vest1a del 24 maggio 1923, rilevando l'ostilità profonda dei contadini a tutto ciò che sa di comunismo, rimproverava ai comunisti. cli non conoscer la campagna e cli 1lon capire il c011tadiuo. iVIaanche se volessi1no supporre che - in vista dei privilegi accordati alla cooperazione nel commercio estero (col diritto di aver propri organi <..:ommercialiall'estero e diritti preferenziali nel mercato del cuoio e delle pelliccie, ecc.) e nella produzione (con· esenzione dal controllo della ispezione operaia e -contadina alle loro imprese, nella quali è pur anunesso un parziale impiego di salariati) -- i contadini in più larga misura ne costituis:Seto e mettessero -in azione, resterà semp-re il fatto che, stimolate per via dell'interesse e del privilegio, queste cooperative non saranno ce_llule del socialismo, ~ome Lenin s'illudeva, ma organismi commerciali e capitalistici, YOlti alla conquista c1e1 p~ofitto. L'organisn1o su basi commerciali} che è il cardine, su cui ogni attività economica oggi si vuole imperniata in Russia. dagli stessi dirigenti comunisti, non ~ che riconoscimento del regno della economia a 1nerciJ come s~lo compatibile con la presente fase di sviluppo storico. ,. E i1 principio commerciale è il euneo introdotto e sospinto nelle fencliture della legislazione comunista: che non può se non aHargar]e progressivamente. L'iniziativa privata e il capitale privato e l'interesse personale, cui lo Stato si aggrappa come a tavole cli salvezza, non operano se non allargando via via le maglie dalla propria libertà: in u.11 tempo più o me.1]0 lungo, con stenti maggiori o minori a seconda delle circostanze e del! 'azione del potere politic°t le forze produttive borghesi in via di sviluppo rieS<·ono a crearsi il regime più consono ai loro bisogni e alle esigenze generali del momento storico. Il monopolio dizl cornrnizrcioizstizro Il nwnopolio del comrn.ercio estero è anch'esso un campo nel quale questo processo vien già delineandosi in lW modo tipico. In teoria hl gestione esc-lus-iva degli scambi con l'estero 11011 era che uno degli aspetti, in cui si esercitava la funzione dello Stato comunista, cli unico regolato11e della produzione e distribuzione sociale per i bisogni sociali. Ma quando le masse COT]tacline si sottraggono invincibilmente a simile dominio, la fina.lit?t del monopolio del commercio estero diventa quella di cui parlava Boris Stcinin nell'Econom. Zisn clell'8 dicembre 1921, ossia r la nece.c;sità d1 creare un.a forma cli. sfrultamento delle energie economiche da parte dello Stato, che permetta: 1° la creazione c1i un sopra.valore notevole, di cui lo Stato ~~L pienamente di- ~porrc, e 2° la creazione in.torno allo Stato, a mezr.,o del lavoro <li iniziativa piccolo borghese, di un ambiente che possa offrire allo Stato il modo cli flcavare delle 12:ntratesussidia.rie•- ~'la già lo Steinin cr,;servava che la nuova politica economi.ca, con procfultori e consumatori indipendenti dallo Stato ali 'interno, non consentiva la comp1eta nazjonalizr..azione del commer. cio e.stero; ed esigeva invece un • sistema di permessi per generi cli merci •, in cui lo St.alo • si limiti ad essere un semplice regolatore dd commercio est.ero •. g questo còmpito cli semplice regola/ore, eh<' è quello stesso esercitato (iu misura: variabile a seconda delle circostanze) da tutti gli Stati capitalistici con la politica doganale, è solo rimai-:to al Commissariato del commercio es.tero in Russia. Krassin in ripttutc dichiarazioni della primavera 1922 a ìVIosca e a Genova, e in un articolo dell'ls-uestia. del 13 marzo 1922 spiegava coTne il nw-nopoiio mirasse ad arginare la cupidigia dei capitalisti1stranieri. L'esempio delJ'Austria ammoniva che in un naese che è esaurito dalla fame, la cui vita econ~mica è sfasciata il cui denaro ha quasi completa1nente perduto 1 la forza rl18.cqtùsto, non può tent::re l'apertura delle frontiere; « il libero commercio significherebbe la svendita della R~ssia e iL sacchegio cli quan.to re~ sta della ricchezza dello Stato. Nelle attuali condizioni la Russia non •è in grado cli introdurre . u11 sistem.a di imposte clog::maJi rapido e sicuro ... Per ciò tutto il commercio estero deve passare attraverso :il [i.Uro del Commissariato». E Bogacloffi presidente del Consiglio dell 'Econ. Nazionale, confenna.va nel maggio 192 3 : « se noi dichiarassimo libero il commercio estero sa;·emmo invasi da gioielli falsi, da latte condensato. da leccornie, da vasellame a buon me.reato e d~ o~ni genere di merci inutili ai contadino russo. La nostra industria è iucapace di lotta.re contro la concorrenza estera, anrhe se 1a p1·oteggessimo con\ tariffe doganali elevate sino a 4 volte il val~re rlell 'oggetto Sttl mercato estero di provern~nza. Le_ stesse considerazioni si possono apphca.re all'mdustria pesante: la menoma concorrenza estera sarebbe fatale; quindi nessuna libertà cli commercio ». Tuttavia le difficoltà cli stabilire un sistema clogn·11ale 11011 hanno tolto che• una tariffa cloo·anale sia stata infrodotta fin cl-alfa primav~a del 1922, sia pttre con le cautele dichiarate da Kra.ssin. a Genova: a: una stabilità delle tariffe, per quanto ammissibile in m.assima non è cli f~tto applicabile uei paesi ad economia disorga111zzata. Le tariffe debbouo essere modificate secondo le mutazioni dei cambi e le necessiJl:à di protezione dell'industria nazjonale ». ~ra questa introduzione cli un sistema di protezione doganale e la stessa funzione di sentplice regolatore o filtro attiibu:ita al Com.missariato del commercio estero, son state possibili e ap-. 1parse uecessa.rie solo in quanto il 1nonopol·10 d.i Stato fu abolito coi decreti 13 marzo e 16 ottobre 1922, concedenti a privati ed imprese private di contrarre affari riguaròanti i1nportazioni ed esportazione cli merci, sebbene col Yincolo di sottoporre al Commissariato i contratti per le ricerche Nel gennaio r922 K.restinski aveva fatto presentare a Londra l' a: assicurazione che . al più. tardi alla fin~ cli giugno cesserebbe il monopolio del com,mercio estero ». E nel gennaio 1922 già la. Pra.1Jda. annunciava. la costituzione della « prima. società ntssa di importazione ed esportazione,, (un'anonima mista per azioni, assegnate in parte al Commissariato e in _parte al capitale privato indigeno e straniero). E alle Cooperative era concesso il di•ritto cli tenere proprie rappresentanze coinmerciali all'estero, per negoziare direttamente acquisti e vendite; e nel dicembre r922 anche le ditte straniere con succursale a Pietrogrado erano autorizzate a111acquisto ed esportazione di mercanzie russe per le proprie sedi estere. C'l (come de1 resto qggi in tutti gli Stati europei per parte dei Ministeri delle finanze) una vigilanza regolatrice dello Stato; ma il processo in corso non si fermerà al pttnto già toccato; chè le esigenze della sviluppo economico non consentiranno l'ruTesto slùla china, per la quale han già sospinte> lo Stato dei Sovieti. Lenin scriveva, nell'articolo del 7 novembre 1'92I : • Noi adottammo, dopo il febbraio r92r, in luogo del precedente metodo rivoluziona.rio - che si!:{ni.ficò tUla negazione completa. di tutto ciò che era vecchio e doveva essere sostitu.ito da forme nuove, - dei modi cli procedere m.olto • diversi e -riform1Sti. Oggi non vogliamo distrugger.e le vecchie basi economiche e sociali del commercio, della piccola industria, ma 11ogl1:a1noanz-i attirare 1-l commiercio e flfridustria •· Ma in connessione con questo forz..:'lto mutamento di inqirizzo, le necessità dèlla vita pongono nuove condizioui e impongono nuovi problen1i, con una forza cui lo Stato dei Sovieti soggiace, per quanto si sforzi cli dominanla. RODOLI•'O l\tlONDC)LVO. PIERO fi □BETTI - Editor~ TORINO - Uia XX Settembre, 60 , I1n:rninente : LUIGI EINAUDI LE LOTTE DEL LAVORO L. 10 Questo volume, col quale incominciamo l'edizione delle opere complete cli Luigi Einaudi, è uno doi più forti saggi del pensiero economico italiano. Data l'importanza eccezionale del libro bisognerebbe che gli amici ci mandassero sul,ito la loro prenotazione e ne trovassero altre (si mandano schede di prenotazione a richiesta) perc-hè ci riesca più facile dc:termmare la tiratura. Chi ci trova 1,2 prenotazioni avrà una copia del libro in dono. " b'Eao DEbbA STflffiPA " il ,ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENTE in Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opllScoli esplicativi e tariffe con s~raplice biglietto da visita. REVISIONE LIBERALE h'OIVlDEltl\IISTIGIS~O Prendiamo dunq'ue, c1a.· un punto cli vista. affatto esterno, le difese del misticismo. Ogni filosofia relativista porta. con sè la necessità psicologjca della trascendenza.. L'insistere "Oggi, di fronte alla disperazione Jucida cli tante coscienze, in una affermazione idealistica 1 sarebbe come anelare a tenere l'elogio d'eila oa1..zia in un manicomio. 11 Inunora.le debolezza.-,, sogghignerà il professore promosso di fresco alla cattedra di filosofia teoretica per merito. di ge-ntilianesfouo fascista. • l\1a c-hi non sia corazzato contro ]'ansia e ]'angoscia che ci circondano, cla11'ottiinismo professionale del vincitore cli concorsi, e si pi-eoccupi del.la realtà quale è, senza cercare cli contorcerla in spire dialettiche, deve pur ammettere che le premesse psicologiche c1e11'ora che passa non _comportano che due sole soluz.ioni : od una mistica rinuncia od un virile pessimismo. Io credo che ogni osservatore :in buona. fede debba. ammettere con me questa realtà del distacco se1npre ·più forte clegH spi:t-:it.idalla concezione idealistica della vita: storicista. od attuaJ1Sta che essa sia. E ciò ammesso, appare evidente rhe, qualunque ~ia la c.onclusione çui giungano questi spiriti angosciati, sia che accolgano una soluzione trascendente od una negazione pe:;simista, il loro atteggiamento di fronte alla realtà politica verrà a coincideré in una 1nistica nega• zione della società e d.ello stoto. L'es-tas,i cristia- • na ed i1 1.tirvana buddhista n~n comportano problemi e positivi atteggiamenti politici. Premessa necessaria all1inst.aurazione di UDa lotta politica decente nel nostro paese, sarebbe, per c-omune consenso, la restaurazione di 1.t.no stato dJanimo li'beTale; cioè la restaurazione negli rufimi cli certi principi e sentimenti - quali il I'ispetto per la libertà, la dignità, la vita umana, la comp,rensione dei valori morali ed intellettuali ecc. - che oggi paiono in-imecliabilmente perduti. Ma dopo il terremoto rela,ti vista, dopo la devasta:-~ione prodotta. dagli odi faziosi, la parola della dignità e della libe1-f:à,la voce pacata della iagione suonano invano. Libertà e dignità non esercitano il 1oro fascino severo su chi è stanco non de11a guerriglia soltanto, ma della lotta stessa. Ma nel distacco dalla triste realtà quotidiana, ne11'animo solitario cli chi sdegna le viltà e non si piega sotto le violenze, sorge spontanea la voce de11'amore. Non è so'gno letterario di arca.di travestiti da eremiti, nè gemebondo sos.piro di animucc:ie timide Pinvocazione accorata che da tante parti si volge alla Chiesa. Il fatto che i più tra gli invocanti siano consapevoli dell 'insiclia bassamente reazionaria che alla Chiesa si tende, e che la paventino e la combattano, infonde alla loro in.vocazione un senso clfrei quasi dram,matico, ed _alla loro Speranza un'ansia che la tramuta in passione. ~on per la sola Italia faziosa e stanca delle sue funzioni, oppressa ed incapace di reagire contro l'oppressione, sub-na oggi un'ora cattolica, ma per~tutta questa Europa caotica, ove sta agonizzando la nostra. civiltà. L'ttnità spirituale dell'Europa non può essere salvata che dalla comune coscienza cristiana. Noi non poss-iamo certo ancora rispondere, mentre i termini del problema vanno appena delineandosi se di questa coscienza possa vedersi interpTet~ ancora una volta la Chiesa cli Roma, o se l'eterno fermento eretico dell'Evangelo rossa vivificare una nuova Chiesa Universale. Una. cosa è certa.: che le eresie disgregatrici di L11tex-oe di Calvino sono sconfitte. La nostra umanità ha più bisogno di 1111.itàche <li lotta. Ed al centro della ricostituita unità Europea potrebbe anche stare -- purchè sapesse decidersi - il Vescovo cli Roma.. Così non cle ì\ifaistre o Veuiliot, ma Novalis, col suo sogno di unità cattolica dell'Europa, formerebbe il fulcro cli questo ritorno cattolico. PTERO BURRESI. Il torto di Burresi è di 11olersi decidere ad una afje-rnwzim1e consolata, dopo aver dimostra.lo con noi /lesige?1za di wna sospensio·ne liberale e pes• simisla insieme. Altri11umti non si sdprebbe per• cliè alla Chiesa cattolica ntm- si debba preferire la li I [nten,acio11ale. li fatto è che q,ieste ri-uelazfo. nidi verftà? da O:[iente o da occidente, sono troppo lucide e determinate per co11.'Vi11cereno-i} gente disillusa tli tutte !e profezie, ma 1um. perciò sfiduciata. Nel 1924 Rivoluzione Liberale deve arrivare a 3000 abbonati. Perciò abbiamo èlispo- :;to perchè tutti i nuovi abbonati per il 1924 r1ceva110gratuitamente la rivista già in queste ultime settimane dell'anno vecchio. Preghiamo vivamente gli amici di rinnovare subito l'abbonamento ; chi lo rinnoverà prima del 15 dicembre riceverà in dono il bel volumetto di E. Berth, La France au milieu du monde. • Chi ci trova un nuovo abbonato può richieder-ci in dono, men tre ci spedisce la cartolina vaglia, Il problema italiano di A. Di Staso.

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