La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 24 - 28 agosto 1923

98 llE Caro Gobetti, La lettura di Ri1Jo/.1tzioneLibera/e è valsa - tra l'~ltro - a pormi nuovamente un antico quesito; che mi si ripropone, per un verso o per l'altro, tutte le volte che m'accade ripensare alla politica propriamente detta-. Se si considera il nostro tempo o dal solo punto di vista economico, o da un punto di vista tecnico, o da un qualunque altro punto di vista oggettivo; è faci1e arrivare a delle affermazioni stabili. Non che ci aiuti la tradizione, anche in quei campi. Moltissimo è mutato e si è chiarito; e ci vorranno forse dei decenni per formalizzare ed esprimere quanto viene via via risultando, da questo decennio di crisi. :Maè già possibile, per spiriti che abbiano raccoglimento, indipendenza ed iniziativa, acquistare delle certezze, in quei campi; e liberarsi dal dubbio interiore. Non si richiede che il tempo, perchè l'ingombrante e vistosa nuova esperienza si faccia strada; ed acquisti narrazione, sistema, parola. E si deve confidare, per questa concretizzazione, in una minoranza giovanile di abili e di eletti; che certo è sorta, in seno alla grande esperienza della guerra; che si tiene ancora in disparte, appuno per le sue non volgari qualità d'approfondimento. Questa fresca minoranza (ed è già un errore chiamarla minoranza, perchè è fatto naturalmente di prescelti; e sfugge al confronto delle quantità e del numero) è già in via. • Un rinno,Tatoavvenire - per la Scienza, diret• tamente intesa e per sè stante; per la tecnica; ed, in genere, per le attività umane imparziali e, in qualche modo, indifferenti - è cosa certa. Ed è affidata a~ futuro, con regolarità. Ma mi turba da tempo, dicevo - e Rivoluzione Liberale è stato un nuovo stimolo a questo turbamento antico - la questione del fin dove e fin quanto possano valere come principio attivo; e cioè, propriamJtte, come forza politica presente, certi fervori di schietta indole ideale ; cbe si manifestano in una cert'altra minoranza giovanile (anche essa degnissima), che s'è formata coltivando in prevalenza le astrazioni, i sentimenti e - in qualche modo - l'estetica della storia; e pofta ieri come oggi, nel giudizio, una attitudine piuttosto stilistica cbe concretizzatrice; o (nel migliore dei casi) piuttosto critica che creativa. Vedo, in Rivoluzione Liberale - come altrove - parecchi giovani che provengono dall'Arte. Di questa loro eletta provenienza, si riconosce il tenore nei loro scritti; per l'intimità del dettato; la -vibrazione del convincimento espresso; quella certa specifica efficacia nel sentire e nel dire ; ed - in genere - per quell 'alcunchè d 'inesprimibile e d'interiore, che distingue la libertà dell'Arte ed il suo puro esercizio. Ed è bene che ciò accada. Per ragioni che q u1 è inutile accennare (tanto, la vita è lunga; ed io spero, caro Gobetti, che noi c'incontreremo un giorno anche su questa più larga idea) nulla può predisporre alla profondità, al senso di responsabilità; ed, in genere, a quanto v'è di più difficile e di assoluto, nelJ!uomo, meglio della vicinanza all'Arte, e d1una sua, pur non raggiunta, ambizione sentita. Ma - poichè di questo si tratta - quanto può specificamente valere, nella complessa e ruvida vita presente, quest'attitudine puramente speculativa; se addirittura non soltanto immaginativa e in qualche modo eroica? Lç dirò che, se qualcosa mi preoccupa nella gioventù presente (parlo di quella in cui spero; e a cui prima accennavo. L'altra, che pure non è meno buona, è destinata a sacrificarsi e a ser .. vire) è appunto un persistente, giovanile distacco fra la rinnovata, macra realtà del nostro tempo (prevalentemente tecnica, freddamente oggettiva; ove la fatica degli uomini, e la loro elevazione, si formalizza in problemi esteriormente scientifici) e questo tono sintetico, idealistico, generalizzante; che deriva ai giovani appunto da un largo uso del sentimento. Kon vorrei che queste considerazioni sembras. sero o troppo fredde, o troppo scettiche, o materialistiche; com'è di moda dire, oggi, tutte le volte che si resiste all'irragionevolezza degli entusiasmi; ed anche quando lo si cerchi fare con Pimparzia1e e l 'inec.cepebile nonna dell'amore. Si tratta, più precisamente, di questo. Che una rinnovazione giovanile, qual'è necessario -ivvenga, deve aderire meglio alla natura del tempo nostro. Conoscerlo meglio; pos,;edeme più profondamente la complessa e concreta noz.ione. Accanto al risveglio più precisamente ideale, va desiderato un risveglio analitico, scientifico; del quale non si vede finora traccia. Fin'oggi per esempio, in Economia, non si vede alcuna forza nuova, alcun nuovo sintomo. Ep· pure in qu.el campo v'è da rinnovare non dico le leggi (le quali restano ferme quasi tutte) ma la fenomenologia, quasi interamente. Chi non s'accorge che. tutto ciò ch'è accaduto in questo nltimo decennio è, in quel campo, completamente nuovo? E non ci si accorge che da quelle novità si può salire a nuove certezze ideali? Parlando, come accade in casi simili, sunteggiando quotidiane e minuziose esperienze interiori, m'accorv,o di tenermi nell'impreciso; e devo confidare nell'intuito integratore di chi LA RIVOLUZIONE LIBERALE legge. Comunque, passerò a qualche accenno più r:onc-reto,per g:u.adagnare in evidenza. Accanto a scritti acuti e solidi, bo visto pas- ~are in Rivoluzione Liberale - come altrove - s~ritti apprezzabilissimi sotto altri aspetti : o per vastità di congettura; o per acutissimo umorismo; o per potere sintetico. Ma non pochi di questi ne bo visti (o mi pare) compenetrati piuttosto da uno spirito ideatore, che da un potere costruttore. Finiscono col costituire dei quadri per sè stanti; ricavati dal tempo ed assunti fino all'indipendenza della creazione: Immagine, pla~ stica di una certa tendenza; w·a tenuti, per que• sta loro natura congetturale e semiartistica, nella solitudine della creazione. E' esatto tutto ciò, rispetto la natura del tempo nostro: Di quel tempo, nel quale dobbia1110 operare? E' bello, è alto; ma oggi domina il mondo un problema che richiede attenzioni talvolta più modeste, più obbiettive. Io vorrei, caro Gobetti, che la nuova buona generazione si ponesse dei problemi e delle attività che il liberalismo tradizionale poteva benissimo trascurare (Perchè, in quel tempo,• 11ou .erano nati i fenomeni storici, cui quelle attività devono ora riferirsi) ; e che il socialismo pose ed usò male, perchè si lasciò traScinare dall'immaginativa scientifica, ch'è il peggior simulacro dello studio. Intendo problemi d'ordine economico, sociale, tecnico; indagini concrete, in altre parole. Tutto il passato, se non da cambiare (non credo nelle palingenesi, nè nell 'enore assoluto dei vecchi) è da guardare con occhio nuovo. Non so fin dove questo mio invito riesca comprensibile. Intendo (come accennavo poc'anzi) che il riassunto di certi Convincimenti e di certe prolungate esperienze interiori è sempre difficile; e diventa quasi impossibile; quando -- com'è ora - si vive in tempo di novità. Ma spero, comunque, d'aver posto comprensibilmente almeno una questione di stile; che può riassumersi in questa proposizione: Che il nostro tempo, ricchissimo di fenomeni pratici, richiede un'attenzione pratica che fin'oggi •(nel risveglio della gioventù migliore) non si vede neppure abbozzata. Eppure, essa è assolutamente· necessaria per far della politica; e, senza d'essa, le buone forze corrono il rischio d'isterilirsi e di perdere quell'attitudine all'azione, ch'è condi~ zione di vita. Non ci accade, proprio oggi, di vedere dei trionfi dovuti in gran parte all'eserCÌzio, senz'altro, di una fattività? Nè si creda che ciò sia un caso, o un'aberrazione, o una follia di razza. E1 superficiale dire cosL Più semplice,. mente si deve dire che quei successi derivano, fra Paltro, dall 'aderenz.a.di uno stile col carattere di un tempo. E tutto questo (è inutile diminuire o illudersi) è sostanza della storia. Suo MARIO GRIECO. NOTA La Ri'Voluzione Libera/e è una rivista di problemi politici nel senso dell' Unità? O nello stesso titolo, in cui abbiamo voluto ricordare la storia, non c'è già pretesa o presentimento di altro? La nostra imp•ressione è cbe a queste domande, pur quando gelosamente le nascondevamo, gli scrittori e i lettori di R. L. abbiano dato sempre una rispos~, d'istinto, che constatava o postulava nell'opera nostra un compito e una volontà di formazione spirituale. In questo senso, senza para,Josso, la R. L., pur avendo bandita la letteratura potè sembrare una rivista di poesia. Ciò non si deve solo al fatto, notato dal Grieco, che alcuni degli scrittori vengono da un noviziato artistico; chè sarebbe incidente e non caratteristica. Le preoccupazioni integrali e armoniche che ci assistono banno ben altra importanza nel fornire questi effetti e questo colore all'opera nostra. Il fine nostro più chiaro è di inserirci nella vita politica del nostro paese, cli migliorarvi i coStumi e le idee, intendendone i segreti : ma non pensiamo cli raggiun~ gerlo con un'opera di pedagogisti e di predicatori: la nostra capacità di educare si esperimenta realisticamente in noi stessi; educando noi, avremo educato gli altri. Abbiamo più fiducia negli uomini che nella cultura, per cui discutendo di idee G. nostra ri5erva costante, se non dichiarata, è nella nostra convinzione cli fare per questa via delle esperie1:1ze, senza compromM:tere il futuro. Può essere che per alc-tmi di noi la ;><>liticac, oi suoi imprevisti e con ] 'iniziazione dipk·matica, costituisca una. sorta di esperienza artistica di tutto l'uomo. Nel nostro disinteressato studio si può appunto sorprendere questa indipendenza e serenità impassibile - Grieco la chiama eroica - che non saprei• dire se sia più propria del creatore cli mondi fantastici o del reggitore di popoli. E qui saremmo solo a metà tra la repugnanza per l'intellettualismo tecnico o le pretese illuministiche e l'avversione ad ogni estetismo o dilettantismo. &-nonchè a spiegare più profondamente i caratteri della nuova generazione bastano a questo punto la nostra famigliarità con le questioni politiche e la. volontà di trasformare le preoccupazioni culturali in preoccupazioni di civiltà. Le doti del demiurgo e del diplomatico si rivelano alla nostra esperienza troppo unprovvisate e diventa necessario rimediarvi con la profondità dello storico. Se 1'invito di Mario Grieco è diretto verso questa esigenza e contro quel pericolo· esso è nostro e coglie la nostra preoccupazione centrale. Ne d si potrà rimproverare di discutere più di problemi spirituali che di problemi economici, lipendendo la cosa non dalle intenzioni ma dall'op,- portunità. Per dimostrare la nostra attenzione anche in questo campo, basta guardare al tono oltre al titolo degli argomenti : non appena del resto ci parve di udire una voce di economista nuovo, questa di !Yiario Grieco, la volemmo, e . l'abbiamo, tra noi. Ma a dimostrare la necessità del tono di Ri1Joluzione Liberale non basterebbe il fatto curiosissimo che proprio Mario Grieco economista debba cominciare la sua collaborazione con una nota di psicologia? Gli è che la scienza si completa poi nell'arte, lo studio dell'esatto " dell'obbiettivo si perfeziona nel senso dell 'imprevisto e dell'indefinito, e la nostra vita è l'uno e l'altro e l'uno e l'altro si richiedono all'espe. rienza politica. Se dovessimo fermare ·il discorso con una definizione diremmo che la nostra sarà nel suo a- ·spetto più originale, una generazione di storici: storici tanto se ci applicheremo all'economia come se al romanzo o alla politica. La generazione' vociana, di romantici inespressi, ha dato il suo tipo nel poligrafo (Prezzolini, Slataper, Ambrosin-i, Borgese, ecc.): e dovettero adattarsi a sembrare poligrafi per lunghi anni anche i due uomini più notevoli e più originali d'el tempo che, del resto, raramente apparvero nella giusta luce. tra i loro coetanei : Papini e Amendola. Noi, maturati dalla guerra, nonchè inespressi sicuri sino all 'aridezza., ci rivolgiamo più indietro a uomini come Croce e Salvemini e Fortunato che appena adesso ci pare di intendere come si deve: e avendo cominciato come poligrafi espertissimi già ne siamo stanchi e cerçhiamo altri ostacoli. Nessuno come noi, che abbiamo· tanta simpatia per i vociani, ne scorge cosl vivamente le ingenuità e i pericoli. E bisognerà, per il futuro, ~he contiamo su questo cinismo cosl Vivamente post-romantico e post-enciclopedista. Potete aver fiducia in noi, anche se i tempi ct hanno chiesto troppo. Le responsabilità a cui J fascismo ci ha costretto ci danno un senso cli orgoglio: ma dovete pensare che la nostra sicurezza ba vent'anni. Mai giovinezza fu condannata a più chiusa e severa austerità; mai vi fu un donchisciottismo cosi disperatamente serio e antiromantico. Abbiamo dovuto abbandonare la letteratura per diventare paladini e quasi rappresentanti della civiltà e delle tradizioni. Ora il far questione di stile, l'appellò alle armonie storiche, la fiducia nella creazione è la legittima difesa di questa nostra solitudine di eretici, è la nostra rivincita "dìstorici contro la cronaca.. PIERO GODETTI. LASPERANDZICAAMBIPARDRONE Vorrei fare qualche osservazione in. margine al~ lo studio del Salvatorel1i sulle origini e i caratteri del fascismo nazionalista. Della tesi dell'A. resta qualche punto in, ombra, come, p. es., perc.hè nel fascismo non sia prevalsa quella tale mentalità bissolatiana dì cui erano tanti accenni nel pensiero di Mussolini ed in quelle del Comitato Centrale di Milano, composto di ex-socialisti ed ex-anarchici in prevalenza. Ed anche qualche pnnto di cui si aspetta il logico ~viluppo, come le osservazioni sulla monarchia e lo Stato liberale, i quali < sono, in Italia, tutt'uno: o si mantengono ambedue o cadono assieme ». Tutto lascia credere che la Monarchia abbia rinunziato no·n sappiamo per quanto, certo il più lungo tempo possibile, al tradizionale liberalismo, il quale sarebbe accoppato per chi sa quanto, se il partito popolare, piegando sempre piùa destra e più o meno fondendosi• col fascismo, riuscisse ad una conciliazione sempre maggiore, non importa se teoretica purchè pratica, fra Stato e Chiesa, alla creazione cioè di una destra conservatrice illiberale e reazionaria. Ma mi sia concesso d'insistere, se pur è stato fatto da altri, sull'importanza che 1a guerra, cosi com'è stata da noi condotta, ha avuto sulla determinazione del presente stato di cose. Bisognerebbe anzitutto vedere più chiaramente da qllali sogni più o meno messianici siano moss.i e tormentati nel pro~ fondo uomini costretti a prove inerarrabili e messi ogni giorno a faccia con la morte, gli eserciti cioè di Europa da Cromwell e da Lutero in poi, e come poi, vincitori o vinti, una volta sciolte le file e rimpatriati, abbiano avuto nei loro paesi, a costituzione più o meno salda, vario influsso, vi abbiano modificato animi ed idee, promossi moti patriottici, militaristici, o popo~ lareschi ed anarchici, e dove e perchè e sino a che punto abbiano trionfato. E riflettere al profondo disprezzo e odio per i vari partiti, per l'Italia ufficiale, per tutta l'Italia che era indietro, ai vari fronti interno aereo sanitario ecc., ecc., chiusa ne11apiù cieca inco1np-rensionee nella più cinica indifferenza ,del quale si è nutrito cosi addentro il fante per lunghi anni, al suo senso incommensurato di sè, del suo sacrificio, del suo valore, di fiducia illlmitata nella. propria intelligc-nzae forza; scnti1ncnti tutti che sfociavano nel. l'unico desiderio di finirla una buona volta non già con l'Austria, ma con quell'Italia ora detta, dì volgere le armi proprio indietro, su quella a \., Udine degli imboscati dei donnaioli, dei mcdagliatissimi figli di papà; e badare che non rillscl, esso fante, con la rivolta di Caporetto a creare da noi una Russia comunarda forse pct'· chè non era ancora pronto un. nostro MussoliniTrozki, non che gliene passasse la voglia; e che poi tornato vincitore, cioè con la prova provata che la ragione era dalla parte sua e che tutti quegli altri miserabili respiravano solo perchè era piaciuto a lui, veniya da costoro accolto come un incomodo, uno per cui non c'è più posto e che meglio avrebbe fatto a crepare, e nemmeno c'è onore, chè è· più del posto, per ìa sua ba•- diera o, che è lo stesso, per lui. E questo fante doveva fare « la politica •, cbe è il nostro male endemico, e doveva anche inquadrarsi nei Tee~ cbi partiti! A proposito dei quali, mi consenta l'A., manca al suo volume un capitolo, il più gustoso forse, sul o: Sovversivismo del Governo-,, il quale si va paternamente occupando ,da tanti anni, come è risaputo da tutti, di noi meridionali, e, dopo le famose inchieste agrarie sulle condizioni dei contadini nel Mezzogiorno d'Italia, accentuò quei famosi metodi· elettorali (certo per raddrizzar !ore> la spina dorsale ed insegnare e aiutare un po' di quella tale lotta di classe con la minuscola.) a carico delle spalle dei nostri cafoni, ai quali il fascismo agrario pare solo una colossale organizzazione per le carezze elettorali (l'epoca dei mazzieri è finita?); con la facoltà, s'intende, di ammirare di nuovo i Commissari di P. S. spalleggiati dai vari Re Nicola, nonchè di ricorrere alla nostra giustizia.· Ora anche gli evoluti operai del Nord han.no provato che le loro spalle no• sono più rispettabili di quelle dei nostri scannapane. E sl che non è mancato chi, quindici anni fa, lì aveva avvisati del rischio che, non difea.• dendo noi ,correvano per se stessi ! Per concludere, noi meridionali abbiamo qualche conto particolare con i vari governi e con i vari partiti; e non è colpa nostra se non ci siamo èommossi troppo, non ne dispiaccia al S., dei perjcoli corsi, nelle giornate del radiosomaggismo da qualche cugino del Re. (A proposito, chl ci darà la revisione di quel mirabile tessuto cli bugie che sono le memorie di papà Giolitti?). E, che ne sia del presente, siamo stati contro quello dei socialisti, di Giolitti· e dei cattolici, che i• conservatorismo nel 1915, come dice il Vinciguerra, ed è stato sempre, con noi, per intelligenza delle nostre cose e buona disposizione d'anima, sempre conservatorismo, anche se. democratico'; non foss'altro che per qualche speranza di mutar padrone. Fortuna che Iddio no:q. ha un giorno fisso per. pagare. Perchè noi del Mezzogiorm>, gli ascari per elezione e per forza, abbiamo J.a.. sciato cadere, con indifferénza, le varie monarchie che si sono snccedute sul nostro suolo. Altro che sentimento di sudditanza! E' questa, per chè nessuno si scandalizzi, un'osservazione di uomini di destra, che ne tremavano, dall'on. Marselli al Villari e a Benedetto Croce. T. FIORII. La speranza di 11i1ttarpadrone creò nel Mezz., giorno quel/o stato d'animo di aspettazione e df incoraggiamento che fu 1tno dei fattori indiretti <ieL successo del fascis1no : 'Val-sea impedire H pronuncia1nento di un'opposizione cosciente e forte, come pote1Jaessere ispirata da Amendala o da Nitti. Bisogna confessare che i costumi politici dell'Italia gio!ittiana nel Sud non potewno su,5citar invidia o attacca·rnento : il Jascis1no dei mazzieri fu sempre 1tn metodo assai abusato. MG q·u:estorisentirn.ento e questo scontento come non . bastarono a giustificare i/ fascismo (nella critica del fascismo, Fiore è con noi) non possono bastare per ·un gi1tdizio sul decennio giolittiano, che, dal 900 fino a/L'impresa libica esclusa ebbe ne/ Sud il merito singolare di garantire un perio.do di pace, tranq1tillità e progresso economico e aiutò anche indirettamente gli italiani ad imparare i metodi e la psicologia della politica e della :vita moderna,. Perciò la sostituzione del fascismo al giolittismo non è stata., purtroppo, soltanto un muta;r padrone. PIERO 60BETTI - Editor2 TORINO - Ula XX Settembre, 60 PACCO ARTE Per Lire 25 invece di 32 Spediremo a chi ne tara richiesta 1 Felice_ Casara.ti Pii.tare, 50 riprodudu7.1on 1 con testo criti<:o di Piero Gobetti, edizione di L. 20 Enrico Pca : Rosa di Sian, dramma L. Cesare Lodovici: L'Idiota, commedia L. Tommaso Fiore: Eroe svegliato asceta perfetto . . L. 4 4 4 Spedire vaglia d·i L. 25 aWeditore. Chi vuol.e la spedizione raccomandata aggiunga L. r. • I

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