14 JOTE DIPOltITICli I~TE~Nll Il Governo fascista vuol essere la rivendicazione dei diritti dei combattenti ; ma tanto I 'on. De Vecchi che !'on. Mussolirli non banno ancora capito che il solo fatto dell'obbligo militare conferisce al suddito la qu_alità di cittadino. Dalla qualità di cittadino consegue quella di organizzato. Non è possibile (non è permessa!) a dei sudditi l'organiz.za.zione: gli schiavi in- :fatti, cd i servi della gleba non l'avevano, e quando l'ebbero, col Cristianesimo e colla corporazione, diventarono ipso facto cittadini. Il riconoscere poi i limiti dati dalle due realtà moderne: sindacalismo e giornalismo; è ricono,-. scere la struttura democratica della società, e l'interdipendenza delle istituzioni civili. Contradditorio quindi e anacronistico il tentativo di voler colpire la proporzionale, che della doppia qualità di milita.re e di cittadino è la genuina espressione; tentativo che può esser raffrontato a quello di De Vecchi riguardo ai mutilati. La Camera dovrebbe prenders, la sua allegra vendetta per la sistematica svalutazione e pel discorso al Senato, coll'opporsi compatta alla riforma Acerbo, molto più che in tal modo salverebbe il prestigio e lo spirito della democrazia. Bisogna lasciare al Governo fascista la responsabilità d'una tale riforma: la statistica mediante un decreto--legge, con un atto d'autorità. Cosl almeno si saprà che la Monarchia ha abdicato, e che la Costituzione è andata a gambe all'aria. Comunque sia, sarà una situazione chiara quella che ne conseguirà. Saprei'o almeno che la volontà nazionale fissata in un libero patto tra il popolo e la dinastia, non è stata rispettata; e che un governo personale è sorto, sulle mace1ie di quello impersonale rappresentato dallo Stato. E sapremo anche che la dignità del cittadino è stata retrocessa all'umiltà del suddito; ma non avremo il rimorso d'essere stati dei sufridi, bensi delle vitti me. D'altra parte noi siamo anche contrari alla riforma elettorale Acerbo, oltre che per delle ragioni politiche, per delle ragioni morali : quantunque noi non siamo fra quelli che co11fondouo la morale colla politica. In questo caso però, siccome la riforma nasconde la debolezza cl 'un ripiego, noi crediamo di doven1e denunciare )'inconsistenza politica; iu quanto che, attraverso ad una manovra elettoralistica, quindi riformistica, si vogliono raggiungere ·obbiettivi rivoluzionari. Noi diciamo perciò ancora una volta che se il fascismo s't mantenuto il movimento rivolmdonario che era in origine, ha il dovere di uscire dall'equi,·oco e di chiarire i suoi fini. Col discorso tenuto al Senato l'on. ~1usso1ini non ha dissipato l'equivoco lamentato; nonostante la sua proclamata modestia d'aspirazioni, e fedeltà alla Monarchia. Identico dovere d'altra parte a noi pare che dovesse sentire d'avere anche la dinastia, se non vuole venir meno ai suoi doveri storici che le , impongono la difesa delle libertà statutarie. Tanto il Parlamento che la Corona dovrebbero sentire che nella difesa del suffragio universale diretto sta la difesa della libertà e della C05tituzione; e do,·rebbero di consegue11za prendere posizione. E' il loro dovere di fronte al popolo ed alla storia. La debolezza dell'on. MtLssolini consiste nell'avere un temperamento irascibile, arrabbiato; l' on. :lfussolini perde l'esatta cognizione delle cose: e allora si dibatte, sbufla e sbrajta, come un epilettico. I discorsi di Padova e quello non più grave di Venezia, più i1 ritorno alla maniera forte minacciato 11eldiscorso al Senato, non possono e.sser stimali ragionamenti pacati i non foss'altro perchè sono contra<lditori. La slavofobia veneta non è: infatti il « rinunciatarismo • ultrasforz.iano del discorso al Seuato, e de11a pratica. I toni stessi sono diversi: espressione <le11'intcriore dualismo dell'on. Mussolini. L'on .. Mussolini non può dimenticare la sua origine, nl: l'elemento e i mezzi de1la sua fortuna, e non ci meravigHamo di riudire di quan<lo in quando dalla sua bocca gli accenti demagogici che primi l'han fatto salire; pcrchè 1'il1u~ stre uomo di Romagna nonostante il suo volontarismo ha eminente ciò che il \Veininger chiama e il temperamento femminile de1l'uomo politico•, e cioè l'impossibilità di vivere senza l'adulazione delia folla, Da ciò la continuala pratica dcg1i amorosi sensi. L'inutile verbosità del Presidente non I: qui11di c:hc scnc;o di scontentezza verso un si: stesso iposlatiz7..alo in ipotetici nemki. Questa è la sua tragedia. JJisa,·ventura che non s'accorga che i: lutta personale, e voglia estenderla a tutla la ~azio11e per oggettivarla o drammatizzarla! Tale soggettività del Duce I: dimentica per,', dell' insegnamento storico hegeliano primitivamente accettato sotto la forma della lotta di classe; perchl: non ammettendo l'impresczndibità dell'opposizione quale manilest:uione della libertà ed oggettività del pensiero, considera senz'altro gli awersari politici del fascismo, ncmiçi personali suoi. lJa ciò la necessità d'w1a milizia pretoriana (che diverrà sempre più disciplinata e regolare man mano che l'on. Mussolini verrà a.ssorbito dalla Monarchia, o solidificherà la sua 1,0.,iziom -L A :R. t V O L U Z I O N E L I B E R A L E politica); e da ciò anche l'orientazione sempre· più spiccata verso l'egotismo letterario. • Nel corrispondeiltc politico di questa soggetgetti vità risiede l'immaturità politica del nostro popolo, e la spiegazione della vittoria fascista. Solo pochi dei 40 milioni d'italiani, sentono d'essere dei cittadini, mentre tutti gli altri sono ancora dei sudditi. l,luaudo l 'on. Mussolini biasima il trasformismo in uomini che la politica giolittiana aveva slombati, non tien calcolo che esso è l'espressione immancabile del servilismo rinato sotto la ferula della violenza. Cinico poi si dimostra allorchè incita gl'italiani al carattere ed al coraggio, e nell'istesso tempo toglie loro le garru.Izie costituzionali con una riforma dei codici che li div:ide in due arbitrarie ed assurde categorie aventi doveri e meriti diversi, e con una riforma elettorale intenzionalmente deforma, trice del libero e diretto suffragio dell'elettore. Comunque, anche il cinismo può essere istruttivo. Contro un'illusione Una vecchia illusione che poi bisogna combattere è contenuta nelle parole dette dal Sen. Rolando Ricci ,nel suo discorso di 1isposta a quello del Presidente del Consiglio. Egli ha detto che 1\l stabilità del Governo fascisla è garantito da due fatti, uuo positivo, l'altro negativo: rappresentato il primo dal consenso della maggioranza del Paese ; ed il secondo dalla mancanza d'un successore. Non entriamo nel merito della verità o meno di tale affermazione, perchè sentiamo di dover subito dire che questa appunto è la mentalità abdicataria della nostra borghesia: eterno Diogene in cerca dell'uomo. Due anni fa sui giornaìi e nei discorsi venivan dette le stesse pal'Ole. Una volta per sempre occorre dichiarare che di « unti del Signore :o non ce n'è più bisogno; ma che è invece necessario guardar bene in faccia la realtà, per chiarire ed accettare una precisa situazione. Si tratta di riconoscere le forze vere del Paese e di valorizzarle traverso il Parlamento, la proporzionale e la legge, per coufeiire ai partiti la fisionomia di organi costitutivi dello Stato. Se tale necessità fosse stata capita dall'on. Giolitti, quanto l'è sempre stata da Don Sturzo, non avremmo avuto 1a pseudo-dittatura fascista che con più volgarità perpetua la dittatura vera per nn trentennio esplicata dall'uomo di Dronero. Dal che si vede come il fascismo sia la filiazione legittima del giolittismo. ARMANDOCAVALLI. DIALOGHI VENEZIANI " ELITES Il EPJOFHID SARMATI Candido. - Lo sapete che qualcuno ha notato in città la vostra assenza - ostinata, ha insinuato qualche altro - durante le leste pel viaggio del Presidente del Consiglio l • Pococurante. - O sopravvissuta, impeniten.tc Venezia goldoniana! E questi signori, che mostrano tanto interesse a seguire i miei passi pare che non conoscano poi niente dei miei gusti e del1e mie abituclini. In questi gion1i sono tornato tutto solo in Palazzo Ducale, per riprendere il filo di qnei miei studi di pittura decorativa che voi sapete. Poi, come accacle al mio pensiero vagabondo, andando passio passino e molto a zig zag, cominciai a tirare i fili di altri gomitoli. Che volete, nella sala del Gran Consiglio, per esempio, seguendo con l'occhio, nel fregio quelle teste stilizzate di Dogi, come si fa a noq essere preso dai ricordi? Candido. - Altro! E fu cosi che vi vennero fatte quelle considerazioni sulla 1nalinco11ia della storia di Venezia, che mi accenna vate poc'anzi? Pococurante. - Sicuro: e pili ci ripenso e più sento il peso e Ja malinconia cli questa storia, esteriormente cosi spettacolosa e pomposa - una storia che pare già intenta a preparare la m:1tcria, su cui il Veronese illuminerà la sua lc~genc1a pittorica - ; e poi -cosl mo11ot01:a e -i ; '...: !:~!!::i s.n.1 intima struttura. F,' questo il l\.: t:::o i!JC\ :tabi le dei regimi a fondo, diciamo ccsl, patriarcale e statico, nei quali il potere esecutivo, <li fatto, assorbe tutto quello che c'è cli vitalità politica e spinge i cittadini all'acquiescc:nza passiva, e quindi a11a sonnolen:;,,a1 .ill'infiacchimento morale. A furia di ricacciare i cittadini nelle loro pareti domestiche e nei 1idottz spensierati, l'oligarchia Ye11clafìnl a questo modo, che un generale cli ge11io e alcune migliaia di soldati straccio11i, che: avevano molta fame, un giorno ci passarono sopra. E un oligarca della dodicesima ora aYeva 1111 sobba17..oa pensare che ormai e non si era più sicuri neanche nel proprio letto • ... Candido. - Tn sostanza, vvi siete <lisposto a trovare più sorgente di vita nc11'Ilalia comunale, per quanto turbata <:cl incoc;;t..antc. Mi pare che: porgiate orecchio con simpatia, come gi:ì facc\'a Macaulay, al tracli,ionale g, ido d 'allarme : - Popolo, popolo! :\fuoiano i tiranni ! Pococuranle. - Sl, 11011 nego, e il vostro ricordo mi piace :-Son perchè io c1eda al milo ciel popolo-arcangelo, come non CJ'c<loal mito i<lillico della purezza della vita a~restc, alla • salubrità dell'aria,, ecc. Ma nella campagna, come in me--tzoal popolo, si trova il concime : materia grezza 1 anche materia sporca, ma ricca di azoto. Ma probabilmente queste oggi sono eresie o idee incendiarie. Oggi sono di moda le Jliles ... Candido. - Avessero saputo per lo meno tro- \'are uua parola italiana ... Pococura-nte. - Già ... ma i: uso inveterato del nostro nazionalismo. Sono di moda le élites, dunque; le quali altrove sono prese per quello che valgono, cioè per una ùe1Ie tante creazioni ideologiche, che al più possono servire come un punto di riferimento, più o meno metaforico, ne11a critica dottrinaria. Tra noi, mercè la baldanzosa ignoranza che ci dà la salute e il buon umore, la cosa è presa sul serio e alla lettera. E allora che cosa succede? Che siccome a tutti piace - specialmente ai villani rifatti - di avere a buon mercato, per decisione, mettiamo di un giornalista ufficioso, una specie di tesser; per entrare, sedersi, sbafare, se nel caso, nei sa~ Ioni dell'alta società politica, e di guardare dall'alto della balconata di primo piano la canaglia; non c'è quasi nessuno che non voglia tentare di acchiappare a volo questa facile· carta di nobiltà, e quindi succede quello che succecle in tutte le folle, quando tutti si levano sulla punta dci piedi. Todos òarones I Quando penso agli equivoci ed ai pericoli che si annidano dentro queste formule astratte, che al principio sono Ie marottes degli uomini d'in~ gegno, e poi diventano subito ]a comoda pre~ da d 'intellettuali di terz'orcline, di paltonieri e di traffichini, mi viene voglia di essere indulgente verso certe formule un po' grossolane della democrazia, le quali per lo meno non sono accampate sul vuoto, ma possono richiamarsi ad una propria tradizione di avvenimenti concreti di storia vissuta da grande parte della umanità'. Quando mi accosto un poco a queste coreografiche élites e comincio a riconoscere i miei polli: Tizio, Caio, Sempronio ... Oh Dio! che cimieri <li cartone e che lacce mal lavate! Comprendo allora tutta la profondità della sentenza cli Renan : e Senza il signor Homais saremmo tutti arsi vivi :o. Candido. - Sentimenti di questo genere mi è parso di intravvedere in alcune delle molte critiche mosse recentemente a quel Dizionario dell'Omo Sal1>atico di Papini e 'Giuliotti. Lo avete letto anche voi, cd avete visto che brutte accoglienze? Pure io non metterei quei due scrittori in nessuna delle categorie citate cla voi. Nou mi paiono persone spinte da bassi istinti o iuteressi, checchè Yenga. detto cla qualcuno, per reazione a quel loro stile veramente un po' da beceri - e che, in conficlenz..1.,mi pare più montatura da letterati che altro. Pococ1tranle. - Precisamente. E<l è per questo che anche io sono incline a guardare qne1 fenomeno H da nn altro ,·erso. Ho letto anche io questo arcigno ed innocuo Omo Sal-va:ico, e 11011 mi sono potuto difendere veramente cla1l'ug-gin che dà la monotona ripetizione di cose viete; ma più di tutto mi ha preso una grande tristez. za, non solo pe1 trovarmi clava11ti ad uno sforzo di pensiero non riuscito (i maligni sogghigna-· no, a me dà sempre dolore); ma anche per le fragili iJlusioni, Che ve<le\'o accarezzare da qnesti uomini oramai ne11a maturità, ecl uno di essi passato per tante prove, e che si presentano come certi giovanottini di proviucia, rh sbarcano in città ron un bagnglio di letture nn po' arretrate e un'aria di guastatori. A questi lumi di luna, quando un senatore nnzionnlista può affermare che 1 'esercito è istituito per imporre con !a forza il con:,;enso verso un governo, i pacifici scrittori dell'Omo si divertono a tirare sassi nella piccionaia clelln dern()('rnr,ia. La clemocrazia1 in Italia? E' una farsa I Essi scambiano 80sia per .l\nfitrione e s1illudo110 cli anelare itmitnzi a tutti, con la scure, ucl abbattere foreste tropicali ed aprire nuove strade ... E ci s0110 stati gli uomiui furbi che si sono serviti e si servo110 di questi ingenui di razza· letteraria pilt racilmente che degli altri, perchè questi uHimi sono più allucinati, e raramente si accorgono che i furbi, saltato che hanno snlle loro spalle, li lasciano al cantone a preclicnre. Cre(lete pnrc, c:aro Candido: è una clelle tnnte applirazio11i cli quello che dice Machiavelli intorno alla inanità dei • pro'eii disarmali 11. E su per g-iù si ripetono gli stessi cITelli. Cirolamo Sa,·onaroln, al quale allude Machia\'clli, invocwa il , novello Ciro 1), nella persona di Carlo VITf, per contribuire alla purificazione dei costumi cli Firenze. Carlo Vlll si giovò anche rlelle fantasticherie di frntc Cirolamo, Fi1en:,c anelò a rotoli e i costumi rimasero que11o che crnno. 1 successi dei prorcti cli oggi non sono di molto dissimili. Quanto alla Chiesa cli Roma, di cui si compiac-- ciouo di prescnlar:>i come i campioni privilegiati, ho paura che ne abbiano un'idea molto imprecisa. !\ella scorsa quaresima, mi pare, un frate spagnuolo, paùre Colasnnz, intraprese una campagna contro il malcostume delle donne rlcll'alta società madrilena, e, infervorato nella sua missioue, un bel g-iorno mise in berlina anche le scollature, secondo lui, itHk-corose, della regi- "" Vittoria. Effetto impensato della sua buona fede fu che il suo vescovo lo sospese e lo punl. l'io XI ha mamlalo giorni la alla n:gina Vittoria una magnifica rosa artificiale, di cui si è par1ato nei giornali. Ecco un altro fatto. 11 Te1nps di ieri portava ,wa nuorn versione della mozte di Rodolfo di Absburgo. E' una versione comunicata dalla eximperatrice Eugenia all'ambasciatore e scrittore francese Paléologue. Il povero arciduca 11011 sarebbe stato ammazzato per vendetta o per altro, ma si sarebbe suicidato per amore della sua amante, cbe la ragion di Stato l'obbligava a lasciare. ]Ifa il punt.o, sul quale vorrei farvi riflettere è questo : assassinato a suicida, Rodollonou worl in grazia di Dio, e l'imperatrice Eugenia racconta - per la prima volta, per quanto mi sappia. - come, ciò non pertanto, Francesco Giuseppe ottenne da Leone XIII clie il figlio fosse seppellito cristianamente e con esequie solenni. Il card. Rampolla non voleYa, ma Leone XIII si fece piegare da gravi ragioni diplomatiche. Esempi di questo genere sono iun1u.uerevoli nella Chiesa Cattolica, che ha una flessibilità, che è proprio agli antipodi della selvaticheria immaginata da certi letterati ~attolici. Due istituzioni storiche, iu Europa, sono più facili o.l, comProrncsso, su di una qua11tità di cose : l'Inlpcro inglese e la Chiesa di Roma. 11 che vnol <lire che sono le istituzioni più forti di Europa. Infatti, quando mai Ca.libano è stato un forte? AU~lTOR 'IANTUM. " h'EaO DEhbfl 5TflffiPfl ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste, fondato nel 1901, ha sede ESCLUSlVAMaNTEin· Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplicativi e tariffe con semplice biglietto da visita. BILYCHNIS Rivistamensile ll1ast~ata di studi nllglosl Critica llibli= - Storia del Cristianesimo e delle religioni - Psicologia, filosofia - Arte religiosa - Morale - Questioni vive - Correnti moderne del pensiero religioso - Vita religiosa in Italia e all'Estero - Cultura dell'anima - Rassegne di studi - Rivista delle riviste italiane estraniere - Bollettini bibliografici - Notiziario. COLLABORATORI: P. Arcari - A. Calderini - V. Cento - A. Chiappelli - P. Chiminelli - G. A. 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EVERIK0.• li sentimento religioso d, F. Amiel. - L. 4. 4° R. NAZZARI. • La dialettica di Proclo e ,e soprao•1Jento della filosofia c·ristiana. - L. 4. 5° G. P1cir.1. - G. TyrrelL e ÌL s110 epistolario. (Con una tavola). - L. 4. 6° A. TILGIIEtL - La -Jisi01,e greca della vita - L. 5. 7° UGO REDAN0.• L'Idea dello Spirito in sa .. Paolo. - L. 4. 8° G. COSTA.• Storia e Ci1>i//(Ì. - L. 5. 9° F. Mo,11GLHK0. - IL messaggio di G. Ma<- zin1. - L. 4. 10°-11° . 1\Io1nccA.• Le It:ttcre di Igna=io d, Anlioclda e di l'olicarpo. li 11wrlirio di Polìt:arpo. (Prefazione, traduzione e note). - L. y. 12° Fn. A- FE1m.m1. • Religione e .Hagia. L. •. ln corso di stampa: 13•-14• AnEL :\LCAI~. - .\'apoléo11 et la Rtlz• i;io11. Jdtes et sentiments de Napolto11 à l'égard de fa Jieltgion (con due tavole). - L. 7. 15• \/tNCENZO CENTO. - Religione e Morale nei pensiero di G io1Janni Gentile. A 1,roposito dei , Discorsi di Religione» (con una tamia). Da P"bblicarsi neL 2° semestre 1923: A. IlEnMS'l' .• Fede cristiana in itn 111isl1co i11dia11p (Saclhu Sundar Sing). - Studio e .!\11• tolog,a. Vr.Amr,.rrno Sor.onoF. Tre discorsi in niemo~ ria di F. Dostoje-csl<ij. (Traduzione, intro:l11z10ne e nole di Ettore Lo Gatto). PrnTno lll1c,;os1. - I limiti della religiosità. A bbo1Zame11to annuale alla Ri'Vista (12 fasci- ('oli) eil ai quaderni (6 fascicoli): Per l'Italia L. 25 - Semestrale L. 15. - Per l'Estero L. 50. 1Jfrezio11e ed Amm.inistrazioue: Via Crc:sccu. li11•>, ~ - (Roma :13). l'umo GouET'fl - Direttore-responsabile O.G.E.n. - Corso Principe Odclone, 34 , Torino
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