La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 20 - 26 giugno 1923

b RIVISTI\ STORICI\ SETTIM/\Nf\LE DI POLITICI\ ESCE CONTO CORRENTE POSTALE .. Diretta da PIERO_GOBETTI- Redazionee Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 IL MARTEDÌ Abbonamentoper il 192,3(con diritto agli arretrati) L. 20 • Estero L. 30. SostenitoreL. l00 Un numeroL. 0,50 Anno Il ~ N. 20 - 26 Qjugn#1923 SOMlfAR~O: L. E'Ar,VATORELL_i: Il problema della ~oliiica cstern ltali11nn. - BmwEnm: La politica di Luigi XVIII.'- 8. Del glorn,llsmo in Jl•lia. J'relodlo gcneriro. - Po!dllù: L. E>n.nv: Dlrhia• razione d amore. - G. A.: Uegrne plebiscitarie. - U. M. di L.: Gli Ingegneri. - G. AN8AI,DO: L'Armatn della ,lladelon. - A. CAVALLI: Note di politica fnt<lrna. - Audi tor tantum: •Eliles• t Pror-,ti dl,annft!i. ILPROBLEMA DELPLOALITICA ESTERITA LIANA L'06igenza maggiore e più urgente, per l'Italia d'oggi, è quella di rifarsi, o di farsi le ossa: intendendo, per ossa, la struttura ~ lo sviluppo di un'economia moderna, adeguata alla natura ed alle esigenze del!?era capitalistica in cui viviamo e - secondo ogni ragionevole previsione - continueremo a vivere per un pezzo. Non si dirà, speriamo, che il porre come essenziale, per l'Itaha, un problema economico, significhi fare del materialismo; si tratterebbe, se mai, di materialismo storico, rettamente, e cioè . idealisticamente, inteso. Va da sè, insomma, che il porre all'Italia l'esigenza del suo sviluppo capitalistico significa, in pari tempo, indicarle tutl,1, una serie di altri valori da realizzare, politici, etici, culturali. Fra le condizioni richieste per questo sviluppo economico d'Italia, primeggia quella di. una politica estera adatta allo sco1jo: e cio~ tale da favorire 1-aricostruzione, l'assestamento e lo sviluppo dell'economia mondiale, promovendo in pari tempo l'inserzione in essa, e la partecipazione sempre più intensa, dell'economia italiana. Quest-a esigenza della politica italiana, rico-nosciuta generalmente - salvo da alcuni politici nazionalisti, che credono distruggerne la realtà parlando ironicamente di « ricostruzionismo" - la si formula per lo più dicendQ che l'Italia deve fare una politica di pace. Ma questa formulazione dice troppo poco e troppo: non si tratta soltanto di mantenere la pace, e neppure di mantenerla in ogni caso ed a qualunque costo; ma, invece, di mantenere, e, dove mancano, di ristabilire, nella situa_zione politica internazionale (più particolarmente in quella europea e mediterranea) le condizioni necessarie per quella ricostruzione e quello sviluppo economici di cui si è parlato sopra. Che una tale esigenza si debba cercare di attuarla pacificamente, fino ai confini estremi del possibile, va da sè, perchè la guerra è per se stessa un fatto -.ntieconomico, e dunque in contrasto colle esigenze medesime. Senonchè potrebbe darsi il caso che, ad un certo punto, il mantenimento della pace risultasse più antieconomico di una guerra; e così sarebbe certamente ove avesse per risultato la progressiva, inesorabile distruzione delle forze produttive europee. La politica attuale della Francia nella Ruhr può dare un'idea di una simile eventualità. Non possiamo, dunque, identificare senz'altro la politica di ricostruzione ccono-- mica con la politica di pace ad ogni costo, e tanto meno con quella del mantenimento puro e semplice dello statu quo. E' evidente che l'attuale _situazione europea, prodotto della guerra, dei trattati di pace, e della politica intesista nel suo complesso, è tutt'altro che favorevole alla economia europea, compresa quella italiana. Ora osservando bene, si scorgono in Europa, oggi, due correnti: una che tende a mantenere questo stato di cose antieconomico, ed anzi ad aggravarlo; l'altro che tende invece ad eliminarlo gradualmente. Potremo chiamare le due correnti -· con termini necessariamente un po' convenzionali, ma insomma abbastanza adatti - la prima, nazionalista, e la seconda, democratica ; o anche, più in breve, destra e sinistra. Una analisi dei maggiori problemi di politica internazionale e dei contrasti interni in seno ai diversi Stati europei, mostrer~bbe facilmente come, pure attraverso le d1fterenze locali e le complicazioni dei singoli casi, la distinzione reaga, ed abbia veramente un. valore generai~. Avendo compwta una s1m1le analisi molte volte (per es., nell'articolo « La Quarta Internazionale», in Stampa del 30 marzo u. s., ed ora in Naz-ionalfascismo, p. 172), io qui mi dispenso dal ripeterla. Basterà, del resto ricordare il problema tedesco e quello ru;so (i due problemi più importanti, sebbene il primo assai più del secondo e pregiudiziale rispetto ad esso, della ricostruzione economica europea) perchè ognuno sia indotto a constatare da sè l'urto delle due correnti da noi indicate. Aggiungiamo piuttosto che, quando si parla di corrente democratica in opposto a quella nazionalista, non si deve intendere già che essa escluda interessi e valori nazionali; anzi, essa trae origine e forza proprio dalla sua coincidenza con le esigenze nazionali di certi Stati (In• ghilterra, Germania, Russia). Soltanto, tali esigenze nazionali coincidono con quelle esigenze generali della ricostruzione economica. europea, mentre le esigenze nazionali, vere o presunte, di altri Stati vi contrastano. Il problema essenziale della politica estera italiana è dunque d'inserirsi in quella corre1ite di politica intemazionale che abbiamo chiamato democratica, o di si:rfistra, e di promuoverne lo sviluppo e il successo. Non soltanto l'Italia corrisponderà; per tal via, a quella esigenza primordiale del suo svilù'ppo economico; ma avvierà in pari tempo a soluzione felice i problemi singoli e specifici della sua situazione internazionale. I quali sono, oggi, in sostanza, tre: stabilire rapporti normali colla Jugoslavia; im- ,iedire la formazione, ai propri conOni tcrestri, di una coalizione ostile; espandersi economicamente nei Balcani e nell'Orienk asiatico. Che questo terzo scopo non possa ('sser raggiunto se non aUraverso un equilibrio pacificatore delle diverse nazionalità, superante gli esclusivismi e gli imperialismi di ciascuna di esse, è evidente per sè medesimo: non si commercia là dove c'è uno stato di guerra o di guerriglia continue, là dove le frontiere sono chiuse e la vita· economica è arrestata. Ma anche i nostri rapporti con la Jugoslavia non si normalizzeranno, finchè questa, cambiata l'atmosfera europea, non si sarà persuasa che il meglio è per lei di dedicarsi al proprio sviluppo economico, rinunziando alle costose ed infruttifere infatuazioni del na.zionalismo. Infine; la coalizione franco-slava ai nostri danni sarà allontanata definitivamente quando la Francia compirà essa medesima quella conversione da destra' a sinistra, dal nazionalismo alla democrazia, che sola potrà procurare a lei le riparazioni e la sicurezza, e pace all'Europa intera. LUIGI SALVATORELLJ. Lfl POLITlCfl DI LUIBI XUIII' ~el turbnto ordine interno del fascismo, nel periodo d'una ricaduta parla.meutarc, Nlnssolini sconta il non aver assunt.a piena responsabilità della rivoluzione nazioualistica con la giusta investitura d1uu mandato plebiscitado. • Da che il personaggio di Cesare apparve, ogni c'èsarismo, cioè deposizione <li oligarchia e con- ,ceutrazione di poteri nel capo militare 1 fu legittimata mercè delegazione personale e <liretta. Anche Mussolilii è capo militare perchè mandat:ario1 in sostn.11za, clelPesercito; il quale 1 finto nel diritto attuale, superiore alle competizioni di parte 1 non potendo più operru·c i colpi cli Stato diretti del divo Giulio o di Napoleone, munisce di armi, contro le libertà e i corpi, persone interposte. Di fatto' Mussolini è investito dai comandi militari: idealmente è investito dalle neeessità di difesa del principio nazionale. :Manca l'investitura di diritto - il plebiscito. All'indomn11i della marcia su Roma, Mussolini avrebbe otteuuto direttamente, a milioui di voti di m.aggiorauz.a 1 poteri pieni per un settennato o decennio, restandogli, in que3to pcricdo di costituzione sospesa ma non abrogata, a render conto solo ai capi dell'esercito, ultima istanza 1 in ogni caso. Si sarebbe liberato a questo modo1 11011 solo del Parlamento, ma anche clel fascismo che più clcl Parlamento ora lo frastorna. Avrebbe ùisposto sen1.a patti dei componenti dell'antico regime i qu.ali oggi riarmano hn·ecc contro lui irriducibili ambizioni e vauità; mentre la fazione sua 1 che per incapacit:ì non può aiuta1·lo a governare, si cruccia che ]a prestazione d'opera di poteri da essa abbattuti, possa a buon diritto chiamarsi collaborazio'ne. :Kapoleone assunse gli uon1i11i della rivoluzione e ne soppresse gli istituti : Luigi XVIII fece il contr;uio. Sebbene _preceùente non fosse ùi buon augnrio, Mussolini s'è attenuto alla politica della ;Restaurazione. :Ma, a prevenire un.a rivincita di parlamentari, fra1nassoni, editori cli giornali e altri componenti l'idealistica oligarchia italiana, le cui facoltà e prerogative non sono in principio soppresse 1 :Mussolini ha mantenuto anche I 'esercito privato che lo levò sopra costoro. In questa milizia Yolontaria, un regime nuovo è in etnbrione contenuto che non rinunzia ad affermarsi contro il serbato regime antico. Sotto i manganelli, levati sulla sua testa, lo stato parlamentare è costretto a rimettere anima e volontà nelle mani del dittatore, il qttale, allogato nell involucro vuoto ,lo adopera e muove a proprio talento come ce1ti crosL'lcei fanno entro conchiglie abbandonate dal mollusco. Iu luogo cli annullare, in una nuova f0nnazio11e1 fascismo e Parlamento, l\1ussolini li erige 1u10 a minaccia dell'altro, arbiti·o egli fra i due. Questo gioco s'è svilnppnto nelle simnlta11eità delle dola.zioni e ilcgli omaggi allo Statuto: nella sostituzione delh censura statale con minaccic <li saccheggio delle tipografie: col raddoppiamento che paralizza, senza a.J;Dputarli, gli organi dello Stato, Gran Consiglio accanto al Consiglio dei ?\Iinistri, milizia nazionale accanto al] esercito, eccetera. Sistema clastico di pressioni indirette sugli elementi dello Stato liberale-democratico, perchè legittimino la dittatura schiva d"I Jeg-ittim.arsi in conformità della legge sua propria. Dissimulata dalla facciata statutaria, essa guadagna, o crede di guadagnare, forza e prestigio> specialmente all'eskro, dove è trasferito i1 centro di gravità ù1ogni nazione continentale. In qnelle Che per me sono le categorie clelh storia attuale -- stato tiaz.ionale e crisi europea : insularismo e continentalità: egemonia mondiale anglo-sassone e sistema demo-nazionale - la dittatura òi Muss'olini è dunque uno stai.o cli tipo continentale, cioè militare che, per opportunità cliplomatic~, 11011 si libera delle forme di governo insulari, e vi si adatta svuotandole di ogni contenuto, anzi concimandole di disprezzo per megl.io sfruttarle. Solo in Italia si clànno rivoluzioni calde di testa e fredde di cuore, e disegni politici fini, sottili e tortuosi c01ne questo di i\lussolini. II tutto appartiene a qHe1la sp<.>-c:ideesignata 1 iu parecchie lingue europee, cou la parola italiana, ùubbiamente encomiastica 1 di comAna ;ione. L è cosa italianis~ima in quanto ha cli nobiltà, ciot. Pintento di assicurare allo Stato italiano un m2s~ simo di efficienza all'interno e all'estero 1u,r.:~ di acco1te transazioni tra gli eleme;.ti ideali eh~ le compongono. lVIa italiru1issima anche in qua!lto ha d'ignobile: la passh·a accettaz one, C0"n1e presupposto di fatto, cl'uu p•aese che tocca la contemporaneità solo perchè possiede se11tiruento nazionale allo stato grezzo 111adoYe è ,·~.na lettera il diritto moderno e nòn sentito 1 'habeas corpus, e liberismo o demo(::razia niente altro che insegna per affaristi 1 domestici e mezz..ani. Niussolini si adopera sinceramente per un 1Ital,t.1. fo1ie, ma non si preoccupa menom 1mente di una Italia civile. Il compito specifico che egli si dà, la difesa del principio nazionale minacciato dai propri trascorsi, si svolge fuori di qnel!a che fu categoria della politica romantica, il progresso civile e morale dei popoli. Salva la romanticissima ostenta.zione di energia, 11:nssolini, e ogni altro patriota oclien10, somiglia 'ai politici del Ri11ascime11to 1 ottimi tecnici, a<lercnti alla r~altà, ma presi in particolarismi che nessuna ragicnc ideale potette attingere: R non ai politici del Risorgimento, i11trnnsigenti 11el principio, inflessibili nella fede europei per universalità di pensare e sentire, e italiani solo in quanto europei. Se si occupasse di sto,riogrn.fia, ì\Ins~- lini ,.stan;pl,é bent ~on gH ,.3alt.at.ori <li ..\.Iachfa- \'Clli, ndi.ttorn dell'attività politica ad arte ,, potenza, e contro gJi avversari che nel machiavellismo condannano l'isterilimento ùella politica a Yirtuosità. Ma vi (; forse una nuova posizione cli questa quistione nella ricerca di quanto il pe:,siero del Segretario fiorentino ebbe in sè di quella incapacità che esso scoprirn negli it2• liani del cinquecento a tenere il passo col resto <l'Europ~. E, ritonian<lo a ~fussolini, non sc."lilbra ir-.JTse. oggi - domani 1a scena potrebbe esser mutata, ma oggi - noI! sembra che, lo slancio, e la splendida audacia <: l'innegabile virtuosità sue si compiano, a traverso un 1,·acuocircolo, in se medesime, come accadde agli scaltrissimi italiani del quattro e cinquecento; Su due fattori faceva egli assegnamento: un Parlamento mercato e un fascismo milizia. Un corpo vile e morto strumento d!nn'anima viva e pura. Or ecco che 1':1ni1112.si conta.mina della putredine del carpa. Ecco che quella poìtiglia sen1.a con;iotati che i· la Camern.. italiana, preuLe vendetta, non già, consapevolmente, in persona. degli invertebrati che la cor1pongono, benst \·endetta lnvolontaria, implicita. nella su.a soprn.v~·i\"enza. o coatinuiti:.. La lue elettorale ha contagiato parte del. fa..<cismo e disgustata un'altra parte. )1antenuta in officio una Camera dove la dittatura conta una Ycntina di voti su oltre cinquecento, ::\.!nssolini s'è posto nell'ingrata necessità non solo di coartarla, ma di umiliarla; e da questo in\'llimento prende ·vigoi:,e it grido C"he l'aula d' .\ug-i.l sia vuotata e riempit3. pulitamente con gente DUO"':~, ossia di fascisti. :\Ia più prende corpo il fante, sma di una Camera :fiorente di quattrocento fu....~- sti, come chi dicesse quattrocento Padovani, D('.' Vecchi o i\1isu1i, più :Mussolini inclina '-"erso la bolgia dove le camicie nere aveYano da acccnàcr~ fuochi di bivacco. 0~1elcl'ironico spettacolo della rivo1uzi0ne antiparlam.entare affannata nella ric:-ercadel 1niglior sistema elettorale possibil1:; e che talvolta, dngli occhi di firunma e sangue, ]ascia tralucere addiritiura il borghese rimpianto del co 1 legio uninominale... In certi mo,;:nenc; :Mussolini, non si crederebbe, assume i tratti ai~ quanto cuneensi, del veC'Chio Giolitti~ Ju ~itri ricorda Lenin. Molto italiana, questa situa1Joue, troppo 'iLa• liana! " ~on bisogna àimenticare - &CriYe :Marfo Viudgue-rra uel Fasc1s,no -:.nsto àa un solitari,, - che una delle caratteristiche della tattica mussoliniana è quella di tenere varie pentole a bolJjre. ll'Iussolini non chiude mai le porte per Je quali ~ passato. E<l è pdSS3to per parecchie po,·- te ». Sta bene: ma ci.ii ma.i, in Italia tenne il potere in nome di un principio solo? La forza di clriuclere, anzi di sbattere dietro di sè le porte risiede in un.a fibrn ciYile che la. storia religics:i e politica d'Italia non ha temprato ancorn. Umiltà premiata: il Signore tiene le grandi cab.strofi lontane dal nostre capo. BERGERETA 11che se i motbi di critica di Bergt::rct sono concordi co11 quelli di R. L., non bisogna credere che identici riescano i due pensieri. lJcrgerct,. per chiarire il suo articolo con le parole di • 1rna sua lettera recente, crede che -il liberalismo abbia. in po:itica « senso li1nitato e preciso di an certo j,rogramma (libero scambio, sufjragio ristretto ( ?), regime parla111e11tare) incompatibile con la necest.itù na::;ionale obbietfi-vamcnte riconoschita, e COHtrastan!e con la stvria religiosa e ci-"vile degli italimti ». So!tanto per q·uesle premesse missiroliane - 1·afjorzafc dal pensiero, che è per uoi più 'l!n,im;nagine che wn co11cctto, clre il li.- beralisino sia u11 fcno111e110insular11, '111eritre le es:fJerienzc contine11tali sono t-zltt'c nazionali - Bera:eret è indotto a giustificare ùi liuen puramente astratta il fascis1110COiilc go,:en1O di d.ifcsa11azi01rnle. TuttW'~·ia la s·ua « fid11cia in una solidarietà non astratltrn?cntc 1i.1na11n,bcns1 europea, cont111cntale. » lo gitida per altra -:.•ia, ad una ...,al71fa- :io11e storica 11O1~tropt 1O di-:•eTsa dalla nostra.

LA RIVOLUZIONE LIBERALE DEL GIORNALISMO IN ITALIA Preludio generièo Che lo spoglio della letteraturn periodica, e. peggio dei quotidiani, 5ia officio naturalmente atto a persuadere le meuti della Ulliversal fralezza e caducità delle cose, dell'estrema brevità dei nostri odii e amori e desideri, e della con• t.inua e sola costnnte mubbilità, nouchè degli e"•enti, del moclo di ginrlicare pensare e sentire: i: \·e1ità corr.unemenk. osservata da chi iutrn.- prenda, <'omc 0gg-i J1oi (pei cc,nsolar la noia e seconclar la pigrizia dei nostri benevoli lettori), questa melanccuica fatica. Da un8. siffatta constatazione della \·auità e debolezza dei pensieri e delle azioni registrati nelle cronache, molti, fennandosi sopratutto a considerare la leggcre;~- za spensierata e giornaliera dei co;nmenti, uc . trassero addirittura la negazione in blocco del gionmlismo. inteso come una potenza. corruttrice, e quasi u11amassoneria, che avesse per iscopo dì i1wilire-, con il culto dell'abilità ingegnosa e pronta, superfici_a!e e paradossaic, ogni ouesi..o maturo e dureYole sforzo. ~ella Voce del 1909, per es., Prez:-:.olini definiva il giorualismo 11 soffocatore d 'intelligenze n e la fatica dei redattori « ,·ita di prostihvjone:,: che non sono certa• mente titoli onore\·oli; nè giustificati, se no11 forse dall 'irn della polemica. Si tratta, a dire il vero, ài clichiarazioni apocalittiche, ispirate al-· l'ottimismo moralista che era in uso a quei tewpi, e in quel clima. J.n verità audrà cercata per altre vie. 11 merito che, sopra ogni altro, pare a noi debba reuden·, se noll grade\·ole, certa1ne11te benefica e salutare, la lettura dei giornali, è appunto la possibilità di ritroYare descritti su nno stesso pi:!=!.no=t\·Yenimenti grandi e piccini, cose che non degn2m1110 rl'un sol sguardo e fatti che scat~narono tutte le nostre passioni, la ri\'oluzione fascista,fe J:1. ~rouaca del ..-eglionissimo. l\ e può deril:are, con un senso di melanconica i11d.ifferenza, qnell 'attcggiamento di benigna sopportazione, che è i"orse il pili opportuno per chi '\·uol correre 1e de ùel mondo e degli uomini. Chè ~e anche la somma delle nostre constatn• zioni Yarrà ad avviiire il nostro orgoglio; e la <liSarnina deila letteratura periodica avrà esercitato sulla nostra co:-::cie11zuan 'influenza analoga (per ciò cbe rigu~.rda i risultati) a quella che puù derivare della lettura rlell'Apo'logie de Rai• mond Sebo1ut, non certo noi vorremmo dolerci 50\"erchiameute •della nostra esperienza. Ci si aY- "·ez7.,a 1 a poco a poco, a sollevarci, dalla cronaca minuta dei fatti, e dalle passeggiere impressioui dei dettagli, dei paradossi, delle ideologie, ad urur più austera, serena e desolata contemplazione: e spesso l'occhio nostro che pur a terra ·mira, si distoglie dalla quotidiana lettura per riYolgersi al cielo, Yale a dire a un fondame11to stabile e sicuro, che ci chiami a sè mostrandoci te sue bcile==e e/eme. ?\on si saprebbe pertanto tro\·ar modo migliore e più misurato di ritornare sull'argomento che oggi ci appassiona (I 'esame particolareggiato e la spregiudicata descririone della mentalità italica, ue11e sue apparenze e uclla sostanza), cii questo che abbiamo sceito, dcsiderosj quasi di scrivere, senza pretese, fa 9toria de' ;ostri tempi. Jnyece d'una. poJ.emica settaria, faremo, secondo le naturali tendenze del nostro spirito, un discorso accademico. Relati \"3rnente obbietti\·o, se 110ndel tutto spassionato. I lamenti che spesso risuonano, per opera anche di persone intelligenti e di buon gusto, sull'influenza diseducatrice del giornnlism.o, dcri• van <li solito dal considerare il gion1ale quasi un nuovo genere di letteratura frettolosa e spuria. In \'C:rit:à la poesia, e tutto ciò che ha attinenza cou le lettere e l'a1te in genere, entra solo ,ii straforo nei quotidiani : nè sarebbe opportu• no, e tanto meno garbato, richiedere ai giornalisti attitudini e risultati estranei al loro ufficio. .i: Orecchio ama pacato La musa e mente arguta <.: cor geuti1e :1 : cioè, non propriamente il pubblico misto ed informe delìe gazzette. La sostan7.,a vi n~nte dei giornali e'; la passione politica, intesa in iargo senso, così da comprendere anche gli entusiasmi popolari per la nascita di u11 principe e il mutrimonio di u11a duchessa e la vittoria di Uil campiom" cic1ista e il morboso intéresse per i processi dei vtleni o elci sangue. ~ei tempi di agitazione civile più intensa e tumultuosa, il giornaJismo acquista nuo\·o impulso e senlé pill immediata la sua ragion d'esser<:; deca<le nelle epoche più riposate e obliose. L'nnima <li questi notiziari è costit11ita ùal tessuto di quegli <Xli ed amori, simpatie, invidie c<l aspirazioni, che per essere fragili brevi e incostanti, non son meno la sostanza più appariscente e tormentosa de11a nostra umanità. E nessulla ct?t forse fu più adatta a compn.-ntlerc con amore I 'onesta fatica di chi s'adopera a seguiré o mutare 0 dirig-ere l'incostante rnlonta dei partiti, delle classi e delle iolle, di questa nostra che ha visto, jn Italia e fuvri, un cosl intenso, se pur frct~ toloso (: caotico, tumulto d'aspirazioni e di lotte politiche . . r'\ lla rinascenza. dei cuori, s'accompagna, come suole av\·enire, t111adesolante immaturità dei cen·elli : ma proprio non tanto ai cern::lli, qua11to ai cuori si dirige ] 'opera del gion1ali~1110 1 come in genere ]'atti\·ità dei politicanti. .\nch<: noi cii qi1csta yasionc b I 1><:a,che pare rra essera il IJ italica ed curosegno (11011 ti,() a se più ouorevole o ..iufame) •de' tempi, abbiamo, a modo nostro e secondo le 1lostre deboli forze, partecipato. Odi e amori, aspirazioni e simpatie, sono stati e sono anche nostri. Cosl abbiamo iiuparato a leggere ogni 111attino il gionrnle con uu fervore pressochè religioso; e entrando nelle au.le cli qualche redazione, ci parve talora c1 'esser .in un tempio, e saluta1nmo le dattilografo quasi come sacerdotesse. :\nelle per ciò il cli~ scorso, se ritrarrà dal nostro umore di oggi una tal quale obbiettività, uon potrà essere, come dicemmo, del tutto· spassionato. :\!essi da. parte i pregiudizi protestanti, 11011ci avdciue1·emo dunque al giornalismo italiano c,;n l'animo di quel cepperello (della i·oce), per di• scutere sul valore e sulla profondità dei cronisti letterari cd artistici, o per rammaricarsi soverchiamente dello spazio più o me110 grande, che questa o quella gazzetta possa concedere alla crouaca scandalosa. Neanche vorremo istituire paragoni tra i nostri e i grandi gioruali d'oltre Alpe. I quali, sarà vero che, quando li si apre; u par d 1entrare nel cervello stesso della nazione; non di quella che gioca o che chiacchiera.; sl deila nazione che °pensa, che opera, che fa il c_hiai·o e ·10 scnro sulle terre del paese e sui mari del mo11do ». Tuttavia un paralle)o non è possibile: e non sapremmo neppure inu11agi11a1jdla figura d' 1rn Italiano, che lcgges.se quotidianan1cnte qualcosa cli simile :il Times o al Nfanchcste-r G1tardìau. Il 11ostr'ogiornalismo ritrae, dalle sue origini storiche, ce'rte particolari qualità, che. potran rinscire m1ti,Patiche e magari esser veramente dauuose, 111.a sono iuta.iito quelle che sono e a \·olerle mutare si farebbe forse peggio. ~ato fra le ideologie e 1e fo1ioui del ~isorgi-- mento rc1,nantico e rivoluzionario, cresciuto tra l'accidia pettegola e l'eloquenw letteraria dell'Italia nmbertinn, fiorente oggi che la politica la !anno .i retori, i poeti e i filosofi; il giornale italia1:,.osi ~ fog-giat--◊ questa Sua faccia tra il fazioso e l'accademico, Cbe 1uirabilrne11te risponde all'anima ù 'u.n popolo abituato a confondere piacevohnente la politica con la letteratura. In quelle pagine, gli scrittori strettamente politici e d 'e· conomia, che altrove sarebbero la 1naggio,ranza1 rappresentano délle eccezionì, molto rispettabili veramente, forse 1e cose più degne che vi si possan trovare, ma insomma delle eccezioni, che va'lgon soltanto a confermare' la regola. Ve;·amcut•.:1 chi badi a.Ila saperficie 1 si potrebbe fors'ancbc parlar di differeuzc e progressi nel giornalismo italiano degli ultimi \·ent'anni. All'ignonwtc e a\·yenturosa baldanza elci frequentatori cli treni intern.aziouali ~ di première.s, e alla polentic~~ scintillante e paradossale dei redattOri politici, si è sostittùto il gusto di un Hnguaggio chian,. p1·eciso ,contesto (fin che si può) ·di ragionan1euti e di sillogismi, in uua parola filosofico. La cronaca dei libri, dei concerti, delle commedie, ~ diventata oggi, o almeno si chiama, aucbe sulle colcnne clei quotidiru1i, critica letteraria, teatrale, musicale. Gli artico1i di fondo, perduto il tono frizzante e mordace delle \·ecchie battaglie, hanno acquistato un Yiso grave e posato, sdegnoso delle metafore e dei pettegolezzi. Si tratta, in realtà, di differenze soltanto esteriori: la sostauz.a è sempre quella, forse oggi con più fastidio e desolata monotonia. Pcrcbè, se non ci s.ì vuote accontenta.re delie apparcuze, eh i vorrà disti ngucrc snl serio la povera e franca piacevolezza di uu Barz.i'ui, o la retorica smagliante ed incerta di u11 Rastignac, daila dialettica tenue e azzardosa di j\1issiroH? E. 1 sempre lo stesso spaccio di mo.nctc false, don; importa più il suono. e lo scintillìo che ao11 il valore effettivo; senonchè oggi a tuttociò s'agghmgc 1a tedi<?sa oste11taz.ionc d'una cultura superiore più adocchiatn. che posseduta. Se l'oratoria vnol Cssere la sostan1..a, come della politica, cosl del giornalismo, diremo che l'eloquenza più diffusa ccl ascoltata in Italia, non è quella più persuasiva per precisione cli argomenti e ricchezza di notazioni concrete, ma sempre que11a che si fa forte dei paraclossi, dei 1notti, dei lazzi, delle triue d'accatto. Con che non si nega che Yi siano delle ecc.:c:- ;,,ioui, e non i;olo di uomini isolati. E neanche: si vuol dire che quelle altre cose non abbiano nna qualche loro piaccvole--1.:za,per quanto effimera; e pet· giunta aduggiata ora dalla smania fiìosofica: cosl che vien fatto di ripensare cou nostalgia alla vecchia e sana razza dei cronisti quasi letterati, come Scarfoglio. 31a insomma quello l.: il colore non solo clominanlc: naturale; e il giornalismo italiano, cosl come oggi si presenta nel suo complesso, (; certamente il mig-lior..edei giornalismi italiani possibili. Lamentar l'incostanza e la \·a.porosità delle opinioni, la manca111...adi una tradizione di precetti e, di consuetudini, la virulenza odiosa delle polemiche, la prodncialità della crouaca, sarebbe vana e risibil que:rcla. Per antico ttso, nd nostro paese, le fazioni e le accademie han \·iln fragile e: breve:, e 1ntercssauo il pubblico ù '1111 municipio, o al pilt cli una regione. Chi rifletta alla precaria csislcuza di coteste fazioni ed accademie, e delle ideologie che le rappresentano, l!On si meraviglierà troppo constnl-~ndo cbe g'li unici giornali in Italia, che abiauo una tradizione abbastanr.a precisa t relativan1entc:: antica, u11 pubblico ,·a.sto e costante, un bilancio florido e autonomo, son proprio quei pochi eh(: sfuggono nllc: caratteristiche del quadro genernlc, per ric:utràre ne11a categoria ristretta ma fortunata delle eccezioni. In mezzo a tante vite disorganizzate o parassitarie ·o brevi, in n1ezzo a tanti ·revire~ men.ts di opinioni, sono i soli che possau vantare una linea politica sufficientemente diritta e una solida for;,:,a:&nanziaria. Oltre il ristretto numero dei fedeli, un gran pub1ico 1i legge, a111mirando 1-1. ricchezza e precisione delle notizie, il tono quasi europeo - o 1neno provinciale - dei commcuti, e una certa serietà nelle informazioni e • ponderazione dei giudizi. Gli amori più intensi, ma divisi, vanno alle altre gazzette: la Jettura del grande quotidiano del Nord è un'abitudine regolare, elle non scuote gli adepti e 11011 eccita le passioni. 11 contenuto dottrinario e pedagogico, che è pur l'esse11za cli questi giornali, non lascia quasi traccia negli animi della maggioranza dei lettori: facilmente offuscato dalle altre voci più facili e· scintillanti cd am.ene. Qui .appunto ~;i deYe riconoscere il maggior difetto cli coteste forti tradizioni protestanti, le q'tlali, pur seguite da un vasto pubblico, non riescono a creare una fertile e durevole cooperazione (li idee e di laYoro, o ci riescono solo Jen~a:r;neute <: con molti ripieghi. i\1a su questo problema converrà ritornare, per distinguere più profoudamente, e tener conto dei dettagli. I11ta11to è cetro che un pi l1 vasto consenso di pubblico inton10 a questi -giornali, almeuo Delle apparenze, esiste. E non senza ragioni profondamente obbiettive ,ispirate a un attento esame della statistica delle vendite e degli introiti, nè solo pe1· Seguire nostre pe1·sonali simpatie, che forse ci insegnerebbero altri e più segreti cammini, raccogli.eremo le analisi particolari del nostro discorso intoruo all'esame centrale dei due maggiori quotiùiani protestanti d_'ltalia: il Corriere di Milauo e la Stanipa di Torino. S. POS':ll.."'ILI.,E ·okhiarazìone d'amore Parf,ire ... obliare ... sognare forse? Questo è il 111-0110logcohp non sa.rò solo, credo, ad tmer 1nOrc ·morato più d.'u:na 7.:olta, ri~ùolgendo l'anim.o con nostalgia profonda ai lontani e fa1Jolosi lidi d'un parad·lso perd-uto, e per un istante ritro~iJato nella. fantasia - o addirittura. su.Ila carta· geografica, il ph't bel cano'Vaccfo da sogni che lJingcg110 ·umano e-i abbia donato. Partire. Lasciare questa 1Jecchia Europa i·mpastata •di mo1-te e di sangue, do~.;eogni 1non.tc. ogni fi1t11ie, ogni pietra è card.cadi ricordi d.'odio. I naziona/.is·ini esaspe•rati ci lacera110, la poli• Uca ci a';J1Jelena, ci soffoca, ci brucia. Se11to dire che è grande, che è iwvitliabile sorte questa cl-le ci è toccata, di confonde1·e la fimnmella della. nostra vii.a a codesta gran. fimn• 1ìW, a codesta fornace, che è supremamente bello 11 ,..Jh.icre ardendo e non sentire il male». E sarà. N!a lascio ad alll~i tali eroici furori: io, po- -verùio, non ·mi sento di tenipra. siffatta. Partire, obliare. Cercare sotto altri cieli il n·uo- ,..JOllisso. Farci liberi coloni oltremare, nelle ape1·le pianu.re senza vestigia archeologiche, sen, za 1nemorie illustri, in terre le q1rnLi altra storia 110n lta11110che la storia naturale, do1Je i cong fini ci sono ma non si indo--iJinano, noti soltanto ai lontani, che 11 hanno segnati su. un parallelo o S'1t nn ·meridiano senza esserci ·niai stati, confini custoditi dagli animali sel'Vatici, dalle forest.e e dalle steppe -i-i,·J-iolate.Circondarci di sani _tig"lioli che non andranno all'Uni1Jersità e non porteranno colletti i1tmnidati, che non dipenderanno dal fele_fouo nè dal.la fcn·o--i;ia... • .lfa t11tio ciò ,10n è --:e;o: è an:coni un detrito di lct.teratu.ra che Jcnnenta decomponendosi in fondo al 11ostro ruorc pieno di sentimenti e di -velleità d'acca/.to. In. --..ierilà, se potessimo per un 1non1.ento di- .ù. entare, corpo ecl anima, abilan,ti del pianeta Marte, jJOtren1mo certo osservare le faccende del nostro ,..ùecchio·inondo con I.o stesso interesse di- "Jerlito col q1urle qui in terra osservia·1no le guer• re delle formiche. A11zi, 11e trarre11w10 forse un a:rgome11to a ripro--Ja della sapien=a di·vina: creat11re cosl p·iccoline e sanno. fars-i tanto male! 111agià i non +emotissimi A1nericani, che guar• dano un. po' le cose 11ostre (a meno che s'i. tratti ili accaparrarsi f,elrolio o d.i risc,iotere dollari) con occhio d'abitanti d'i j\,farte, ci dànno -un tantino di nausea ... Chi si sente di fare s11l serio l' A 11tericano? Noi, siamo, po~Jcre crealurc, co,ne i galli, c11e so/tani.o da piccini si possono far ca·111biaredi casa: dopo è troppo tardi, e, se non scappano perdutam.enle, vagano sconsolati nella n1iova dimora, con ,niagolii tristi e paurosi. Non ·imp-unc• mente 1101abbiamo sorbito il --..,eJenodella 111Le11sa e comjJlicala ••ila C'i?..dle;i11sensibilmente abbiCI.. 1110preso 110n so e Ile contagio dal cont.atlo tielle vecchie 1H1ira inlrise e patinate di sloria 'llOst1·a -- dàUi all'u:n.tricc ! _ Ormai questa. essenza ci si è dist-illata dentro, e in poche 1;occe di sangue sono i semi di 1nillen11i di cii·iltà che neppure couosciamo, ma che of,cr<1110in noi silen-:;iosame11te, continua,111e11tc, ineluttabilm.cnte. S"-iamo incatenati a questi luoghi, non possiamo ,·espirare altra aria clic questa, noiallri cocainomani della civiltà, della cullura e della politica! Non possiamo strapparci diL qu.es/.o -::ecchio suolo. Co. noscete forse 1rna can.::oHe pih disperata.mc11te napoletana di q1<estn? • Mc voio scurdà 'o cielo, tutt',: canzo11e e 'o 111arc, mc voio scurclà Napule ... 11. A col·ui 11iedesimo che la canta, essfL d'ice : « Ci sei 11ato, e sei napoletano per la ·;;ita !J,. Chi besteni.tnia,. ,rende OrtJaggio a Dio. 1 Siamo segnati per la "Jita dal 11rarc),io euiàfieo, abbe-verati d·i q_uesta atmosfera, e la nostra stessa im.prccazione è '1t:n segno s1,prem.o d'amore, è im. grido, fatto ròco e stridente dalla "Jiolenza della passione, di q'l!esto aniore infiltrato nelle ossa,. nella can1e, nel sangue. Non ~ razionale? ?l0t1 t limpido? non è classica-mente composto? e perciò 110n sarebbe 1Jeran-ien.teumano? Ma, da qu.an...- do Nietzsche distrusse la leggenda della olimpie, serenità ellenica, credete -voi ancora alla umanità. sinoni11-w di equilibrio_, di 1nisura, di riposante eu:ritniia? NoJ 110. E' torbido, è confuso, t ti,, rann.ico arnore, e perciò 1Jerissi·mo, -zimanissim• a.·more. La -volontà è itnpotente a troncare quest• legmne. Legm·1i.eim·mediato, recondito, invisibile, fatto d'mnaro e di dolce, d·i disgusto e di desi• deTio, di ribellione e d'abbandono, profondo e opaco co1ne una forza della natura, che c'è e ti s'i-nipone pri-rna che tu abbia ne·in111-enotentat• di 1'cnderti ragione dell'esser su.o. lierranno poi i. razionalisti a sisteniare tutt, ciò in ben ordinate catene di deduzio11i. Per queste costruzioni e giu .. stificazioni cJè senipre tempo : le Danaidi della ragione ragionante han110 qui il loro coinpito non ignobile, di niotiVaretappa per tappa l'accettazione della -vita e ren· derla omogenea, digeribile, trasparente, accetta• bile senza undliazione della nostra coscien=a or• gogliosa e insaziabile. I o dichiaro la guerra - dice-va Napoleone. - Penseranno poi i 1niei le:. gali a tro1Jarne J.eragioni giu.ridiche. Napoleone era la vita, i giuristi erano la scienza. O piutto~ sto Napoleone era una scienza superiore ed ir~- nica, che conosce~,..:ab.ene la scienza stessa e i suoi ·ministri. • • * Du.nq11e niente addio, 1Jecchia Europa, 'Vtc~ chia terra maledetta ed amato. Tutt'al più, chi più dispera partirà. per dare un nuovo cielo ai suoi figli o appena ai figli dei figli. Ma nesun• di noi potrà, lontano, esser altro che un profug• pieno di oscuro rimorso e d'inconfessato terrore: Odi et amo. Questo seritùnento profondo e contradd.itorio nti dice che sono da1,•1Jeroeuropeo e, ahimè, figi.io del secolo. LUIGI EMERY. Gli Ingegneri Bisogna sapersi rallegrare delle cose 'in ap-- parenr..a più ostiche. Gli studenti d'ingegneria ormai 1o sa11110 i laureati a pieni voti 1 il meglio elle gli possa capitare è di farsi commessi viaggiatori di articoli di mode, o commercianti di liquori, o rappresentanti e piazzisti. per qualche nuova invenzione. Si potrebbe osservare che inolti non meritano di più, se ci s'erano iscritti per assicurarsi il posto in batteria invece chein trincea; 1ua poi, a guardar bene, si vede che è proprio una fortuna. Era gente sicura del fatto suo, perchl: CJ tecnica :a ; teneva in pugno, con la manuale scienza del I-Iiitte, il cuore della civiltà presente e leradici del tempo :ivvenire-, la Yita si faceva per loro limpida e schietta, come 11n cnmpc- sàturc; di beni riposti da far fruttare suscitaudo le latenti energie; il ritmo della loro 1zione era iuagico : di. ogni ·cosa essi avevano il segreto e b paclrouanw., attonita restando la povera genle irreale, che altroye aveva messo le speranze e~l i sogni. Il successo confermava quasi punto per punto tale loro prospettiva; s'era mediocre, era colpa dell'incomprensione e degli altrui ritardi, dei me--tzi :insufficienti, dell'opinione restìa: tutti retrogradi mali a loro estranei che si sa.r~b· bero fugati propagando la scienza, a furia di luci fredde e di raggi ROntgen. ~on AYenarins, l\>lach e Poincaré: ma l'ostilità alla loro professione, l'impossibilità della carriera. e l'indifferente negazione dei loro propositi impone una revisione del valore di quel!~ scienza cui s'erano, con cieca praticità, affidati. Non una teoria clell'idealismo 1 ma il crollo rli quella realtà esterna che s'erano foggiata quale, gentilmente complice materia delle loro imprese fruttuose, il rnnL·usi nel loro confronto d'un mondo che doYC:\'aesser fisso e in.:i.lterabilc nelle leggi li convinse d'una realtà più profonda che clcYono conquistare in sè pezzo per pezzo, rìbelle alle formule, imprevedibile e proterva. E' finito il tempo della lcggiaclra alchimia; nel segreto dell'algebra non stanno più in potenza i tesori. Quando tutti gl' ingegneri si saranno ammuffiti a t.irar Je son1me su i registri, o si saranno imp11zzoliti nei magazzini tra i barili cli sardelle e ,li grappa, a vincere l'odiosa sta.11chezza. saranno [orse finalmente capaci d'am..1.re, gioYcutù sottc:nala, la loro antica scienza. u. i\I. ,jj 1,. ---~-- Regime plebiscitario C'è in Italia, oggi, una situ.azibne paradossale. E si può esprimere in questa formula: che noi, sostenitori del suffragio universale, <lclla proporzionale, del governo di maggiora111..a, difendiamo - coscientemente ocl incoscicutcmcnte - i sistemi meno plebei e piìt aulici di govc:rno: e che il Presidente <lei Consiglio, i suoi collaboratori, i s.noi giornalisti, lutti assertori delle élites e dell':1vvcnto di una nuo\·a :tristocrazia, vanno cercando jrnldessamente l'applauso della folla, la popolarità a q11alunquc costo, e dirnoslrano di tenerne conto come <li trna. pre-zios.issirna. consacraziom.:. CrovA~Nr .-\!'<S\T,J\IJ.

LA RIVOLUZIONE LIBB.RALE Studi su.Ila Fra.:n.oia. L'ARMATA DELLA MADELON L'or;linameuto militare francese 110n è ::ifiatto « democratico li. Le leggi e i regoL.1.menti che lo detern1immo sono certo· democraticissimi : ma tanto in guerra che in pace - si è ben lontani dalla stolta idea cli ~prire gli alti gradi, o semplicemente l'ufficiala.lo, ai più Yalorosi: dal concepire l'esercito -come una. specie di « scuola ru1ica » del menar le maui, in cui, chi è più intrepido, ba diritto di rie_cvcrè la promozione a sottotenente, anche se ~ •un tramvicrc o un garwne parrucchiere. l tempi na,Poleoi1ici son pnssati : gli ufficiali tram• vieri e parrucchieri la Fra11cia ce 1i lascia a noi. In realtà, noi italiani, siamo tanto infetti dalla bago}ogia del a:: self,111adciaan ,, della a: carriera aperta a lntti" e sin.Uli cotiandoli democratici, che non riusciamo a. comprender~ pilt una cosn essenziale per una solida organizzazione militare. B cioè: Ja tradizione cli f:uniglia. Radicate 11ei loro chatcau.x perduti in fondo ai dipartimenti, ci Son6 migliaia di famiglie cli piccola nobiltà frau~sc, che hanno fatto una riconciliazione di convenienza con ntariauna, e che rinsanguano ogni m)no i quadri di Saint Cyr e dell'Annuario Milit.'lre con i loro figli. Tutto ciò 11011accade - solt...'1.ntonei romanzi apologetici <li De Vogue e di ·Henry Bordeaux; tutto ciò si ripete coi' ritmo delle generazioni, coll'oscuro travaglio cli inte11igeuze· tutte pratiche., tutte routiniè1·es, destinate forse a rifiorire ·nel gra;id chef di domrini. Da noi, la tradizione militare si forma. cosi: il papà è: militare, il :Gglio gode la mezza di fa\·ore negli .istituti di educazione milit:·u-e: il figlio sarà dunque n1ilitai·e come il papà. Questa uon è tradizione : è. semplicemente t11L.'t ap-plicazione ài ..regole tolte cl.al libro della lesina. La famiglia. in cui. di padre in figlio tntti sono impiegati dello S,tato esiste anche chi noi, oh se esister Mà :Òon ne ·escono fuori altro che <lei lanzichenecchi della burocrazia. (2ueHa ·spiua dorsale dell'ufficialità francese era ln guerra adeguatan1ente rinforzata dagli uf- '.f1c~::ildi i com].)lement~, ili reclutameùto vario, ..ma .in cui alle professi~ni liberali si univa una foite percentuale di « agriculteurs 11, di 11 entre- -prenenrs agricols », di e. fermiers ,,, di grossi fat~ tori, insomma: ordinariamente, avevano il grado cii adjutan.t, soltanto, con funzioni ed assegni di .t1;;ileute e sottotenente: restando però bene inteso c11e, a guerra finita, sarebbero rimasti nei qtmdri col grado antico. Erano tutti gente anzian.2., di istruzione limitata ma di grande prati'é?,. 4eili uoiui_ui e di grande res,ponsabilità. Essi , ,n,onchiedcYano affatto all'avventura della guerra ·nna ~ posizione ir, allo stesso modo che gli ufficiali loro S\1periori noh chiedevano alla vita miHtarè i mezzi cli sussistenz.a. Per gli uni e per gli ,altri, Ia g11crra non era affatto una II guerra rivolu7ion.,1..da D, ovvero « l'ultima guerra »: ma mm grOGsa peripezia che ogni generazione di francc-51deve prima o poi affrontare, ciascuno al ,posto militare corrispondente alla sua condizione :;,~ciale: e nella provincia francese, vi prego, una gcrarchfrt sociale c'è. Nessuna traccia di spirito toliardico: anzi nessuna traccia di goliardi ve- ~titi c~a ufficiali e spediti al fronte a seriç dai Depositi Rifornimento Uomini. Gli uffici.ali itaHani, in Francia, suscitavano la meraviglia ge• nern..le per la. loro giovinezza: di simili sbarbatc11i i francesi non conoscevano altro che gli aviatori: Guyermer, Fock, et emcore! Esporre . a ttn militare francese i sistenlÌ allora vigenti nel nos:tro reclutamento ufficiali, era come contargli una favola: non li meravigliava iapt◊ la promozione in massa della giov.eutù universitari.a, quanto la j}romozione dei sottufficiali. Qul essi ern.no veramente offesi nelle loro coilce7,io11idelle •co~e nm.ane e divine. a Mais pou:r les types qui se sont distingués, ·'"'.:ou.sa1Jez bien mtssi la 1n.edaill'e militair'e! ... Qu.elqu.e. chosc com.m~ la l.egion. d'hon:neitr! ... Et alors? ». illOrs, mi indicavano gli 11.djutans del reparto 1 anzian.i o gio\·ani, i sergenti, i caporali, medagliati, citati tre o q1:at.tro volte e rimasti nei ··ranghi: a Jl-Ja.isnatwrellemcnt: il /aut bien. ~que q·ueLq·u/1,n/asse le S01!-s-offs, --voyons!... ». Tranne casi assolutamente eccezionali, nessuna pronioz.ionc per merito di guena, nessun corso straordinario veÌliva a trasformare quei sottufficiali eosl meritevoli in mediocri ufficia.Ji. 'Si nnda\'a aclngio nel fard degli spostati: nn7.i si a.vcYa la ~ensaziouc che in un paese cosi ricco di élite cont.1{lina1 paesana, non ci fosse neSsuu bispg110 cli prcu<lcre quei cu-ltivateu.rs <li saldo cuore e di mente stretta, senza le abitudini e i pregiuclizì della buona società, di prenderli e di gettarli nel calderone di una ufficialità fatta a m.:lcchina. Questo, del resto, uon passava neppur': per 11. testa agli interessati, i quali compreu<levano perfettamente che le loro capacità ,militari erano cli una portata da « sottufficiali s.cclti » : precisamente come le loro capacità borghesi era.no di una portata di piccoli ferniiers 1 · di qucJli che durante Ja settimana rimestano co1·2ggios'a.mcntc il Iètame e ca:17.,an~gli zoccoli di legno per anelare al mernato. La democrazia era cacciata dal campo dell'orgauica militnre, come dev'essere; ma nessuna ar- ··:U;;ta a\-e\·a più della fraÌlcése 1'appm·enza cli e~· y UUI se.re « democratica.,. Gli osservatori italiani degli anni di guerra, specialmente, confondevano democrazia con cameratismo e educazione, nel tratto di superiore a iuferiore. <;::hiha pratica di vita militare sa quale benefica influenza esercitino sulla vita del reggimento ufficiali superiori signori, con uu ce1to patrimonio, al ridosso delia minaccia di shette-t7-C finanziarie connesse cou il siluramento eventuale. Il èaporalismo brutale è proprio delle annate cli sposta.ti, con delle ufficialità di impiegati legati per la gola al loro stipeÙdio. Il eaclornisruo è un regime appl;°cabile solo a uuo stato 1naggiore di travet, « democratic,unente, reclutato fra la piccola borghesia nullateuente. La democrazia ciel reclutamento degli ulliciali fa gemere i soldati. L'impressione più viva che dava ]'armata francese in guerra, era questa: uiia annata di signori. Gli iuglesi e gli americani mangiavano molta • marmellata, avevano il rasoio gillette, ecceter~: ma solo i soldati francesi erano trattati dal supctiore senza 9uell 'ingenua famigliarità goliardica dei nostri giovani ufficiali, ma come uomini serii, come rispettabili cittaù.ini, riuniti per una gravissima necessità, cu.i 11011 si sospettava neppure elle qualcuno fosse tentato di sottra,I"si, Due picco1i fatti possono dare un 'idea di questa atniosfera. Questo: l'ufficiale nou congeda 111ai .1 'infe.riore cni ha dato qualche incon1b.enza, o che lascia il reparto, seuza stringergli la 1~1ano. ,Quest'al,tro: l'indicazio~e dei capi cli vestiari~ neces\arii per rimet~ere a nuovo uua co~P.agnfa., sono sempre - per obbligo fatto ,all'ufficiale - accompagnati clal_leinisure : tre pa.ia di ,~carpe del numero 38. (iÒ conosco molti alti ufficiali addetti al ,,ei:v1zio cli intendenza, i quali- .non hanno mai_.compseso che un. soldato .col <JJiede lungo 38 non .PUÒ camminare ~con. uua $Garpa .numero 36 : « Sotto le. armi., d .vuole- altro che q,;e·ste balle! , ),. • • Questo trattamento dignitoso e privilegiato rispetto a quello vigente in altre armate - il soldato franct½e lo ~pj:>rez?..avea lo esigf".a. ·Neanche pèr lui esisteva la m·ifol.ogia dell'« u.ltima g11efra », o quella del1a -~fiberazione dei popoli bppreSsi » : nesSuu j)fiuistro gli pro~ise rriaj lp spartizione d'elie terre.:. in~olte, e ues'sun. ufficio· P., gli cliJ)ins'e nta'i l'intervento· americaµo come la i>alinge'riesi' ·della politìCa internazionale. :Bisog'na ahche riconoscere la estrema· stupidità di queste favo1e, paragonate alie. tr8clizi~tù viventi in ogbi casolare di 'Francia : 1'. « allno- dei p 1russiani >, 'i battaglioni dei ~ mobiles ~, Una guerr.a, ricordata da tutti, perduta: Ìl feroce servizio militare obbligatorio instaurato dalla Terza Repubblica • rapport à ces prussiens , : altre reminiscenze più orgOgliose e terribili, di leve in massa, di guene, portate in paesi lontani, e vinte: la convinzione che solo i ·francesi potessero in qualche modo affrontare i tedeschi; perchè, quante ag1i altd ... a Mais alors, pour le ·boche, il n1y a, qu.e le jrançais, ~iJous•l---i1oye..z.! », gtidavano beffardamente i territoriali spediti in fretta e ftllia a tappare i buchi dell'offensirn del marzo 1919, quando·incontravano gli inglesi, militi <lell' « ultima guerra per la libertà e per il diritto,, che battevano in ritirata. E in quel marzo, e nel maggio seguente·, nelle ore pitì gravi, qua}e ferocia era in questi paesani! Clemeneeau s0lo li comprese e li sqddisfece con le fucilazioni cli Vince)1ues : il palo <li Vincennes [n l?. \"endetta offerta ai paesani sui « parigots .11, .sugli uomini di banco, sui giornalisti, su tutta la cana" glia: quando nei villaggi demoliti della So1nme arrivavano i fogli parigini con i particolari ri<.;lle esecuzioni, allora, allora, la Vecchia Gallia ricom1Jariva1 schernitrice e feroce, nei commenti, nelle occhicte, nei cachinni dei soldati che senti vano di difendere la terra, la terra grassa, la terra ricca, con..ro i prussiani e contro i bauchlCri loro amici, e che volevallo sbattere al suolo anelli che la minacciavano di contribuzioni e queÙi che ì; infettavrrno di ipoteche ... A· •eì vo1utb vedere l'ufficio P. all'opera, c011 questa gente. Altre canzoni occorrono, in ·verit~. più bel.le: bisogna che il fremito sanguinario sia nascosto· sotto la vernice della « gioire coquette , ... li maresciallo Foch, in rappresentanza de1FAct1dMnie, che 11el1920ceh::bra a Fontenay-sous., Bois l'anniversario della Il' Madelon », con una cerimonia mez:;,,0-bacchica, mezzo-religiosa: ecco , qualche <'os~ che risponde bene ai gusti della Francia guerriera e contadina, assai meglio del missionariswo angìosassone !... "~el 1915, a Fontenay-sous-Dois, viveva una umile fantesca chiamata Made]on: essa versava da bere ai borghesi e sopratutto ai militari... La !'t{aclefonnon era severa ... (< Quand on lu-i fJrena la taill'e ou le 1n.enton, elle so1wit... c'est tou.t le 1nal qu'elle sait /aire ,, come si esp_rimevano sul suo <'Onto gli ingenui trov·atori dell'epoca. A quest'epoca, c'era la grande miseria del paese di Francia, in vaso all'Est dai tedeschi, a Nord clagli inglesi, ad Ovest dagli americani e a Snd dalle razze gialle, rosse e 11cre... E allora Dio si valse della ìVfadclon per inci blre i figli del te,.,-oir a salvare H loro bel paese : pcrchè 1a Divina Provvidenza si vale anche degli strumenti pil1 tnniH .. ." ». Nella pattia cli Giovanna d'Arco e del giovaodarchismo è possibile che un giorno si favoleggi cosl. Che la Francia l'abbia sai vata la fantescà di Fontenay-sous-Bois, può essere che se lo ere, clano: ehe l'abbiano salvala gli altri, llOll lo ercde:ra.11110 mai. {Juale ~ l'atteggiamento di una armata cosl eomposta verso un grande capo vittorioso? lo ebbi occasione cli osservare la posizione del generale Mangio nel periodo più éclaianl della sua carriera, dalla controffensiva <lei 14 luglio del '18 all'inse<liamento nel quartiere generale ùi Magonza, in terra conquistata. Allora la decima armata,-- 1a ::;ua - lo chiamava J'honime du bled, per la sua provenienza coloniale. Nella foresta cli Vjl]cr-Colteret, molli reparti diretti alla .fronte lo avevano l'isto arrampicarsi su pel ]e scale degli osservatori piazr..ati sugli alberi, snello e picg-hevole come nn tenentino. • C'est rien peptre, le lype! ,, dicevano fra loro i soldati soddisfatti. Godeva fama di non risparmiare gli uomini, e sopratutto di fare macellare i negri, i senegalesi. « Quc c'est que 1J0ulez-1Jous, 1non ami? L'hi'l.ler af,proche; s'ils ne donnent à present~' ils 'VOnt tous me 1nourir de bronchit:; ,,. E i senegalesi donnaient Jargamente. De-t resto, la riputazione di macellaio non ba mai nuociuto ai generali francesi, purchè sappiano dare 1'impr'essione di una condotta brilJante, C non facciru10 delle cappuccinate, non stiano appa1tati nei loro quartieri generali come dei grandi Manitous alla guerra. L'unico comandante cli armata che tenesse a fare l'juaccessibile, 1'0limpico, era Franehet cl'Esperet. Entro Airze, la cittaélina champenoise dov'egli aveva il comando, io potevo circolare, pèrehè ero ufficiale: ma i soldati, di' qualw1que uaziOnalità, dovevano girare al largo. Lo stesso 1egiine che vigeva sotto Caùorna, quàndo, per esempio, i reggimenti in marcia dovevano fare dei larghi giri per non infettare con la loro presenza di lebbrosi il Quartier Generale di semplici corpi d'armata. Franchet d'Esperet era impopolarissimo, e la sua armata fu ben sodclisfattà quando lo mandarono a coinandare il Corpo inter-alleato 'di Salonicco. ' Tutt'altra ·ru·ia che a<l Ai!7.e tirava a Bellen, 1iel Soissonnais, donde Mangin diresse l'ultima offensiva nel settore di Laon. Tutti ì reparti acc:antc::nati nc1le vicinanze sapev~no l'ora precisa in cui Clemenceau era ·arrivato in auto per discorrere col suo· generale del cuore: a L'unico gC:uerale di eui il vecchio si fidi •, ~iceva quella gente cli guerra piena di orgoglio per il suo capo. a Quest'oggi, il vecchio gli ha promesso il bastone di Maresciallo se si arriva a Laon ,. - Alors, ·mon 'Vie1tx, ça 'Va chau,ffer! L'h01nme du bled, t•lsais, i.l en-est foit! 11 « Plac' de la Concorde, l'E· 'toile, l'Arc de Tri01np.he, tout I! niond) descend! Tu.. ·uas -voir!... li. Grandi cose i suoi soldati si aspetta vano .da Mangin : grandi e misteriose cose, di ritornì trionfali in patria, m~ pill triÒnfali di quelli degli altri generali, perchè la 3a Armata era quella che aveva e dato D <lipiù, nella grande 0:ffensiva di autunno. L'allegi·ezza per l'armistizio fu. temperata in 1nolti umili cuori dalla notizia che 1\1angin era furibondo, che per due giorni si era chiuso a chiaYe, piantando 11 il comando, .per poter sbraitare con comodo la sua rabbia perchè tutto era finito cosl presto, sen,..a che si fosse gitp1ti con una battaglia manovrata al Reno, senza il. 1\1arcsciallato, sen7..aniente. Leggenda o realtà,. gli umori clell'nomo del blecl furOno assoluk1.mcnte giustificati dalle migliaia cli uomini che si erano logorati per la sua fortuna. Poi vennero i giorni di l\1agonza, l'inverno radioso, il primo inverno passato da vii-1citori sul Reno. Sotto l'occhio degli stranieri, e per farsi he1la con tutte le pa.vane e le pavanjglie della vittoria, l'armata cambiò umore, cliven.tò irriconoscibile, quasi pretoriana. l\1angin alloggiava come un principe nel palazzo del Granduca di Assia. Attorno, nelle cittadine delia beata Rheing.au, le truppe si facevano delle sbornie di parate, c11..eigli cli tanto in L.1.ntoassisteva. Pareva una le,'a in massa di eroi convenzionali, come se ne incontrano sulle alture e sulle colline della poesia gallica, dai giorni di d'Urfés, l 1autore di Astrea, fino al tempo republicano di Richepin e di Rostand: J}ru·evache tutti gli ufficiali cli ca- .\·alleria eroi da boudoir dei romapzi francesi si fossero clati app-untan1ento sul Reno, Armata 1-fangiu. Ogni soldato metteva· tw.a. cura particolare a parer bell~, a mantenere bene a pioillbo le pi'eghc del cappotto, ad aggraffarsi bene la fou.ra 'raggère : le sentinelle facevano il loro su e giù con una rigidezza e una correttezza da grognards, come quelli che compariscono. nelle rapp,resenta- ,doni· na.poleo11iche alla Porte Saint-IVIartìn : i trombettieri dei cbasseurs che traver&1vano Th-fa~ gonza ogui gion10, per il cambio della guanlia al Palazzo del Général-G0t1\·ernateur, prima cli imboccare i clairons per le battute della Sa-inbre el Nleu,5e, facevano volteggiare sopra le teste gli ottoni due volte, con il gesto prescritto dai regolan1enti francesi, che certo deve essere stato escogitato da qualche amante di generale, tanto è grazioso: ma i trombettieri di :Magonza lo facevano a--,,,,eicntent·ion, linsciva un muore. L'ebbrezza cle11'uniforme -· una se11sazio11csquisita e ineffabile, riservata, nornrnlmente, ai giovani tenenti cli vcnt'a.nui - tntta l'armata J\Iangin se la sentiva formicolare nel sangne.' Nell'aspetto del generale 1\1:angin, e nelle sne co111parseesterioti, c'era una trasforma1ionc perfettamente corrispondente a quella <le'lla sua armata. J.I suo aspetto, l'ambieutè della. sua princi8S pesca residenza, le persone del seguito, tutto era pervaso da tll1 soffio di ancien regime. Il generale compari va non raramente allo Stadthealcr, nelle rappresentazioni riservate per la guarnigione francese. L<· ballerine, sni foglietti-J}rograinma. si adornavano del titolo solleticante di • première da-nseuse de l'armée du Rhi-n •· Per burla, s'intende! Le , stelle» parigine cantavano dei cou,Plels della Madelim, op))Ortnnamente composti in locle della X Armata e del sno comandante: il pubblico militare li riprendeva in coro, indirizzandoli al palchetto, in cui il generale face• va da cavaliere servente ad nna dama della Croce Rossa, che porta un gran nome della finan7..a della '.:.:apitale. Mangin era elegante. Malgrado la mascella <l'acciaio vantata <lai giornali nazionalisti, i baffi neri tagliati all'americana, gli occhi da filibustiere, non era marziale: ma elegante, sì. Le manine curate come una signora. VisibilLssiino, alla prima OCC'.hiatal,o sforno fatto dall'uomo del bled per comparire più , Cavalier • che « Che11alier ,, più. « Marquis, e é horwme a. ferw,Ms » che mde organiz,..atore di truppe negre. L'uomo 110nera soddisfatto di Magon,..a: si preparava per Parigi. Clemenceau se ne dovette accorgere: senza preavviso, senza spiegazioni, due mesi clopo gli toglieva il comando dell'Armata del Reno, clandogli come onorevolissimo eompenso, il maresciallato, abi, quanto diverso da quello sperato nel quartiere generale di Bellen ! Il ministero Leygues gli affidava una missione molto coreografica al Brasile, al Cile, in Argentina. Lontano, lontano. E cosi fini... Altri tipi occorrevano alla Repubblica., per le necessità create dal trattato di Versailles : generali poco guerrieri, molto diplomatici, accaparranti_ charniants. Se ne trovarono. Le Rond e De Metz pare che. non abbiano mai veduto una caserma, che non si siano mai frustati le cuoia su una piazza <l'armi : hanno la più rara civetterja del militar"° di carriera : quella di fare il borghese. Così discreti, che pare si vogliano scusare di portare la divisa dopo l'ultima delle guerre. ])fa che finezza! Tutto il Quay d'Orsay, più j guanti bianchi di Saint-Cyr. Da!la testa al p_ollice del ·piede, salottieri. Grancli servitori della republiea, senza dubbio: percbè ad essi manca il prestigio del pa11aché, e non resta che il 1avoro di mina e di contromina nelle commis,sioni interalleate, nei territori di occupazione. Il generale De Metz, commissario civile nel Palatinato, già richiamato da Millerand perchè pareva troppo compromesso, ma poi rinviato a Spira, indispensabile, insostituibile, è il grande agente del separatismo renano. Le Rond gli teneva bordone, fino a un anuo fa, aj capo oppç,sto del_la Gennania, in Alta Sie,. sia. Fece -di tutto: plebisciti, ·insurrezioni, funerali sol~llllÌ agli italiani ammazzati dai polacchi; pareva persino che tenesse conto dei generali alleati. Di sera, i visitatori erano introdotti presso cli lui, a Oppeln, nel palazzo del Comando, da· due camerieri stile rue de Varen• n.es : le ordinanze, 1 piantoni, tutto quello che sapeva di militare era abolito presso questo generale maneggiatore di plebisciti: a11'infuori, mi ricordo, di un sergentine dei chasse·urs che pareva l'Arcangelo San Michele tutto ben pettinato che troviamo nei quadri di Guido Reni, cui fosse stato concesso l'uso della /01irragère per poter servire nelle armate. della Republica. Le Rond, piccolino, smilzo~ un gran naso adunco, un parlare da maestro di -dizione, attendeva il modesto visitatore in J}iedi, sotto il busto della Rej}ublica dalle poppe fiorenti. Dopo q"#che menwgnera dichiarazione sui pasticci dell'Alta Slesia, Le Rond diceva: « :Ma ritorniamo, vi prego, al nostro discorso ». 11 « nostro discorso , erano reminiscenze di Anatole France, pillole di oro depositate da Gaston de la Fouchardière nelle colonne: dell'Oe·y.:v-re - giornale «loschissimo» -; perchè iVI. le Général President era eclettico. Dopo mezz'ora di conversazione piacevolissima il cruneriere privato ci riconsegnava al San Michele con la fourragère, costui preveniva il caporale del corj}O di guardia che vigilava all'ingresso particolare del generale: e vi ritrovavate in piazza, al bnio dello stato d'assedio che è sempre pitì buio del solito, perplessi sulle menzogne udite, ma dolenti. che il colloquio fosse finito cosi presto:· perchè quel bugiardo era pur l'tll1ico ruuabile europeo di Of>peln - ad eccezione, s'intende, di Antonio Baldini, che a quei giorni e a quelle ore se ne stava seduto al buffet <lella Stazione, tutto taciturno per una cotoletta di cuoio presentatagli dal tavoleggia.nte. Questi - fatta eccezione, s'intende, di Antonio Bal<lini ! - sono taluni aspetti e taluni Uomini c1C1•a1rmata francese. Nelle sue grandi · 1inee, e nei suoi caratteri fondamentali, è l'annata dei a rurali 11. 'lnqua- <lrata dai suoi capi legittimi, i rappresentanti de! ceti possidenti delle provincie, gente con molte tradizioni, molti pregiudi?i, molti mo_rti che si fanno sentire, ess·a non tradisce la Propria natura, i discorsi, i voti, i rancori dei dipartimenti lontani donde· è uscita, delle case -padronali cou le tappe;,..zerie a :fiorami e i letti col baldacchino, delle jermes ampie come reggie, piene di g1:azia cli Dio. Domina l'Europa, provocando la chinstUTLdelle fabbriche, delle officine, delle miniere, delle banche - di tntte le • macl, • nes » che il rurnle di Frunci.'1, in fondo, sospetta e teme. GIOVA:S:SI A~SAJ,D0.

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